Bioagricoltura biomasse biogas. Manca una legge coerente per agevolare lo sviluppo ecosostenbile ed economicamente produttivo del settore. Piero Gattoni, Presidente CIB – Consorzio Italiano Biogas, è intervenuto a Bruxelles ad un meeting moderato dall’europarlamentare e rapporteur della RED2 Sean Kelly e organizzato della Green Energy Platform, aggregazione europea di produttori di biocarburanti coordinata da Farm Europe, think tank impegnato nell’elaborazione di strategie energetiche che si sviluppano a partire dalle economie rurali.

Il presidente Piero Gattoni ha dichiarato: “Il biometano potrà rivelarsi una bioenergia rinnovabile fondamentale per l’evoluzione sostenibile del sistema energetico italiano ed europeo e per sostenere il processo di greening dei trasporti, a patto che il mercato possa raggiungere livelli produttivi congrui.
L’agricoltura può giocare un ruolo da protagonista in questo sforzo e, nel farlo, può azzerare le proprie emissioni nette di gas climalteranti, grazie al modello Biogasfattobene® che ruota attorno alla pratica del doppio raccolto già adottata con successo da molte aziende agricole e allevamenti italiani associati a CIB. I nostri imprenditori agricoli hanno dimostrato nell’ultimo decennio che si può produrre più biomassa dallo stesso campo senza che l’alimento del biodigestore (fuel) vada a sottrarre spazio alla produzione di cibo e foraggi (food/feed).
Anzi le aziende agricole del biogas italiano sono di norma più competitive nella produzione di food a ragione di un miglior uso del suolo, della riduzione dell’uso dei fertilizzanti chimici, del riutilizzo degli scarti e grazie ad una rinnovata fertilità organica del suolo sviluppata secondo i principi dell’agroecologia.
Per questo ritengo necessario procedere a una revisione dei contenuti della Red2 – in particolare l’Allegato IX Parte A –, dove si dichiara che le colture aggiuntive ad alto contenuto di amido non sono ammesse per la produzione di biometano avanzato. La nostra posizione è semplice: se la coltura è “aggiuntiva” rispetto a quella normalmente programmata per la produzione di cibo e foraggi, che senso ha limitarne la tipologia? Ciò che conta è l’efficacia fotosintetica e la capacità di aumentare la fertilità organica del suolo.
CIB ritiene che questo passaggio conduca a una forte limitazione della futura produzione di biometano agricolo e a un depotenziamento del contributo complessivo che l’agricoltura potrebbe portare alla lotta contro il cambiamento climatico non solo tramite la produzione di un gas rinnovabile ma con una ritrovata funzione dei suoli agricoli come serbatoi di carbonio. Chiediamo quindi di valorizzare la produzione aggiuntiva di biomassa per ettaro e per anno in quanto tale, a prescindere dalla sua tipologia”.

Lo studio ECOFYS riconosce che la cover crop/sequential cropping genera biometano avanzato a basso rischio ILUC, perché si registra una produzione addizionale di carbonio organico e questa avviene mantenendo o migliorando la qualità del suolo, con basso impatto sul consumo d´acqua, senza impatti negativi sulla biodiversità dell’azienda agricola e contribuendo positivamente alla decarbonizzazione delle emissioni dei trasporti.
In relazione alla mitigazione delle emissioni, con la produzione della seconda coltura, in aggiunta alla principale, si dispone di sostanza organica che altrimenti non sarebbe prodotta e che, invece, in parte è convertita in biogas e in parte torna nel terreno sotto forma di digestato con conseguente ed effettivo incremento del carbonio stoccato nel suolo.
Questo rappresenta un valore aggiunto del biogas/biometano da cover crop di grandissimo peso ambientale ai fini del contenimento delle emissioni di CO2.

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