Quarantena e Resurrezione. Era il 4 novembre 1966 quando Firenze fu sommersa dall’alluvione. Metri di fango misti a gasolio e liquidi fognari invasero abitazioni, negozi, musei, chiese, opere d’arte.
Ero un bambinetto e, col passare dei giorni, cominciai a vedere furgoncini carichi di ragazzi e ragazze vestiti con jeans, camicie colorate, che parlavano lingue straniere per me.
Venivano da tutto il mondo per ripulire la città da quella disgrazia nauseabonda. Li chiamarono “Angeli del Fango“.
Alcuni si stabilirono a Firenze, per sempre. Più avanti negli anni ebbi il privilegio di conoscerne alcuni e diventammo amici.
Non si può dimenticare nè essere più gli stessi.

Lo Scrutatore non Votante
Nella bellissima canzone di Samuele Bersani il bravo cittadino controlla che gli altri seguano le regole scrupolosamente, ma si astiene, non partecipa: “e dice: oh, issa, ma non scende dalla macchina… prepara un viaggio ma non parte”.
Negli anni ’70, anch’essi terribili per molti versi, nacquero quei grandi temi sociali e ambientali che ancora oggi tengono tutte le prime pagine, irrisolti. Generarono la consapevolezza della partecipazione. Svilupparono il volontariato.
Poi quel germe si è sterilizzato, travolto da una corsa accelerata dalle tecnologie che hanno risucchiato l’autocoscienza individuale e imposto la velocità del rincorrere sempre, contro i tempi del riflettere e pianificare.

Apatia, Simpatia, Antipatia, Empatia
Parole importanti, tutte formate dalla radice della parola greca “pàtheia” che semplicisticamente tradurrei “passione”.
Oggi siamo sommersi nell’apatia, la mancanza di passione, di interesse, di coinvolgimento. Delusi dai nostri simili e assillati dai tools tecnologici.
Nutriamo la simpatia e quindi desideriamo stare con (sùn in greco) coloro che troviamo affini e stiamo distanti da coloro che ci stanno antipatici: abbiamo tutti i mezzi digitali a buon mercato per diffamarli sui social e prenderne le distanze istantaneamente.
Infine, l’empatia (en = dentro e pàtheia = passione) significa partecipazione, condivisione: l’altruismo dell’essere e del fare solidale.

Motivi sociali, politici ed economici, che non è il caso di approfondire, hanno fatto in modo che l’empatia stia diventando un atteggiamento raro, sempre meno praticato.
Ci illudiamo di condividere, di partecipare ai valori con i nostri “like”, che purtroppo sono sterili manifestazioni tecnologiche di simpatia.
Non di partecipazione. Di certo non di empatia.

Il paradosso del distanziamento
L’individualismo è ben radicato. Sempre meno ci si parla fra persone (addirittura in famiglia) mentre si “digitano” tastiere e schermi touch.
Un distanziamento tecnologico è in atto da decenni, progressivo e inarrestabile.
Che soddisfa e alimenta l’apatia in cui scivoliamo ogni giorno, progressivamente ed inarrestabilmente.

Da soli si va veloci, insieme si va lontano
Ho citato gli Angeli del Fango del 1966. Da quel momento si sviluppò fertilissima la cultura dell’associazionismo: volontariato sociale, sanitario, ambientale, educativo, artistico, professionale.
Si chiama TERZO SETTORE.
Oggi purtroppo le Associazioni hanno forti crisi di identità.
Mancano persone di polso che abbiano la leadership di portarle al raggiungimento di nobili obbiettivi.

Quanti settori necessitano di obbiettivi ambiziosi e quante attività di sviluppo sostenibile ci sarebbero!
– industriali
– agroalimentari
– turistiche
– lavoratori
– categorie produttive
– professionisti e manager
– salvaguardia e sviluppo sociale
– ambientale
– sanitario
– educativo
– salvaguardia artistica
– … di controllo istituzionale e spending review

Anziani, indigenti, medici, professionisti e anche imprenditori abbandonati a se stessi.
Tavoli di lavoro, di programmazione e organizzazione?
Nulla!
Tutti outsider in mezzo alla tempesta, circondati da un rumore di fondo sterile e sempre più assordante.
Indagini e numeri raccolti senza metodo e presentati disaggregati, solo per dare l’impressione di “essere sul pezzo”.

Un imperativo professionale è la formazione permanente
Associazioni professionali qualificate devono tenere aggiornati i manager giorno per giorno, fornendo loro la conoscenza che il tempo lavorativo non permette più di cercare ed approfondire individualmente. E distinguere e valorizzare così i talenti.

In ambito sociale, ambientale, artistico, quanti di noi avrebbero la volontà di fare, secondo le proprie caratteristiche, ma da soli non sappiamo entrare nell’attivismo costruttivo?
Oppure, quelli che già lavorano con altruismo, sono sconosciuti ai più, ai “like” di massa.
Talenti sopiti, un capitale umano e sociale oggi disperso, da valorizzare – e gli eventi come oggi hanno il potere di farlo, come lo fece l’alluvione del 1966.

Convinto da anni nell’ambientalismo e nello “sviluppo sostenibile”, un giorno mi sentii rispondere; “Tu vorresti che un miracolo fermasse tutto per poi risorgere!”
Ecco, oggi non c’è stato un miracolo.
E’ stato un virus biologico, attecchito nelle nostre abitudini, che si è diffuso con le modalità di un virus tecnologico.
Il miracolo sta nello spirito dell’altruismo che si è acceso.
Ora bisogna pianificare e ricostruire la resurrezione, in modalità “insieme”.

E controllare attentamente “gli sciacalli e le iene” che a tutti i livelli ne approfitteranno.
Ripensiamo costruttivamente allo strumento del TERZO SETTORE.
Buona Pasqua!

Enrico Rainero, 11 aprile 2020