Author: enrico

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Fotovoltaica eolica idroelettrica idrogeno ed altre energie green: l’impegno di Anie Rinnovabili, Italia Solare, ANEV e H2IT per dare impulso agli investimenti nazionali ed esteri.

La corsa verso la transizione energetica sta trasformando le priorità industriali e politiche in Italia e in Europa, mettendo al centro gli investimenti nelle fonti rinnovabili, che hanno raggiunto nel 2022 la cifra record di 495 miliardi di dollari in tutto il mondo (fonte: “Le Filiere del futuro” promosso da Fondazione. Symbola e Italian Exhibition Group).
Lo dimostra anche l’impegno assunto dall’Italia con il PNRR, che alloca oltre 23 miliardi di euro in progetti di investimento, riforme legislative e introduzione di nuovi paradigmi e tecnologie.
In questo contesto, il nostro Paese può essere leader della transizione energetica, soprattutto per quanto riguarda gli ambiti ricerca e sviluppo, innovazione e brevetti. Infatti, con 21.378 imprese attive nelle rinnovabili1, l’Italia può contare su una filiera in grado di competere in un mercato dominato soprattutto da produttori extra-europei. Per supportarne lo sviluppo, occorre però una visione strategica d’insieme, la creazione di una forte collaborazione tra imprese che producono le tecnologie chiave della transizione energetica e istituzioni e la messa a punto di un quadro normativo e finanziario stabile, attrattivo e sostenibile. Solo così le imprese italiane potranno contribuire attivamente al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, e contenimento della dipendenza energetica.

Investimenti privati, case history e gli strumenti per lo sviluppo delle filiere green
È per questo che, in occasione di un convegno ospitato da KEY – The Energy Transition Expo 2024, il più importante evento italiano dedicato alle energie rinnovabili, Anie Rinnovabili, Italia Solare, ANEV e H2IT – Associazione Italiana Idrogeno si sono confrontate, insieme agli esponenti del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e di Invitalia, sul tema degli investimenti privati nazionali ed esteri per lo sviluppo delle filiere green e per la decarbonizzazione dei sistemi produttivi. A tal proposito, a fine 2023, Mimit e Invitalia hanno attivato con le quattro associazioni un tavolo di lavoro per promuovere l’Italia come sede di investimenti qualificati nei principali settori della transizione energetica.

Il seminario ha inoltre posto le basi per una più stretta collaborazione tra pubblico e privato per attrarre competenze tecnologiche innovative.

Al convegno hanno partecipato anche investitori ed aziende del settore, con la presentazione di case history di successo. Ampio spazio è stato dedicato anche ai finanziamenti messi a disposizione dalla Commissione Europea per lo sviluppo di tecnologie innovative per la produzione di energie rinnovabili, e agli investimenti per dare impulso alla componentistica.

Le Associazioni al lavoro per un’Italia leader nelle rinnovabili
Nell’ottica di rendere ancora più proficuo il lavoro con il Ministero, Anie Rinnovabili, Italia Solare, ANEV e H2IT stanno lavorando ad un manifesto per lo sviluppo della filiera delle rinnovabili in Italia. Secondo le associazioni, è fondamentale effettuare un’analisi delle capacità industriali nazionali, con particolare riguardo alla componentistica, e sviluppare piani strategici che si integrino in un contesto europeo, avvalendosi di misure di supporto economicoesistenti e promuovendo la creazione di reti tra imprese per favorire la crescita, l’innovazione e la competitività. Sottolineano, inoltre, l’importanza di accelerare le iniziative previste dal Net Zero Industry Act, rendendo le misure di supporto economico facilmente accessibili e accompagnate da finanziamenti adeguati. Le strategie dovrebbero, inoltre, concentrarsi non solo sulle tecnologie innovative, ma anche sulla valorizzazione di quelle mature.

Anie Rinnovabili, Italia Solare, ANEV e H2IT, ribadiscono la volontà di lavorare con il Governo per valorizzare l’industria nazionale, colmare i gap esistenti e migliorare o creare strumenti specifici che rientrino in una visione strategica condivisa anche a livello europeo.

Le posizioni delle Associazioni

Alberto Pinori, Presidente di ANIE Rinnovabili, ha dichiarato: “E’ ampio il nostro apprezzamento per la crescente attenzione rivolta all’industria delle fonti rinnovabili elettriche. L’industria italiana di questo settore ha potuto contare finora su misure indirette che hanno sempre contribuito a sostenere la domanda e mai orientate verso l’offerta. Di fronte alla sfida epocale della transizione energetica, ANIE Rinnovabili auspica uno straordinario sviluppo nel nostro Paese dell’industria della componentistica. La sfida è importante, e lo è ancora di più se guardiamo a paesi quali la Cina e gli Stati Uniti che hanno messo a disposizione risorse e misure di sostegno piuttosto rilevanti. Il Net Zero Industry Act europeo è fondamentale per collocarsi nel giusto sentiero di crescita. ANIE Rinnovabili plaude il Ministero delle Imprese e del Made in Italy per il supporto e gli strumenti messi in campo per l’avvio delle iniziative imprenditoriali. Si tratta di iniziative CAPEX e/o OPEX intensive che richiedono un impegno nel lungo termine. L’industria upstream delle fonti rinnovabili elettriche non apporta benefici solo in termini di decarbonizzazione, occupazione e PIL, ma è fondamentale per la sicurezza energetica.”

“Il Governo Italiano ha giustamente identificato l’eolico, insieme al fotovoltaico, come principale tecnologia rinnovabile per raggiugere gli obiettivi di decarbonizzazione e transizione energetica del nostro Paese, a partire dagli scenari di sviluppo delle rinnovabili rappresentati nel PNIEC che l’Italia si è impegnata a raggiugere entro il 2030 – ha dichiarato Davide Astiaso Garcia, Segretario Generale di ANEV. – Tali obiettivi potrebbero essere compromessi dal sistema poco efficiente dei procedimenti autorizzativi che, malgrado le semplificazioni introdotte presentano ancora criticità burocratiche notevoli. Serve difatti un cambio di passo, sebbene, nonostante i dinieghi costanti delle Soprintendenze e le lungaggini del processo autorizzativo, l’eolico nel tempo ha dimostrato di sapere affrontare le sfide della transizione energetica e dell’evoluzione tecnologica assicurando una performance in termini di produzione di energia “pulita”, di gestione operativa e di logistica nelle fasi di realizzazione degli impianti che hanno confermato le potenzialità e la maturità tecnologica in grado di contribuire in maniera importante al superamento della crisi energetica attraverso il raggiungimento degli obiettivi di elettrificazione dei consumi e di decarbonizzazione.”

“Il tavolo di lavoro che si è costituito tra il MIMIT e le associazioni è di estrema importanza per individuare gli strumenti più efficaci al fine di riportare l’industria delle rinnovabili, e in particolare del fotovoltaico, in Italia – ha commentato Paolo Rocco Viscontini, Presidente di ITALIA SOLARE. – È fondamentale puntare a economie di scala, mantenendo una grande attenzione verso tutta la supply chain per ridurre la dipendenza dai paesi extra europei della produzione di componenti necessari alla realizzazione degli impianti rinnovabili. Inoltre, si sottolinea la necessità di mantenere un livello di mercato down stream elevato che rappresenta un requisito imprescindibile per attrarre investimenti nel settore, a tal fine è importante garantire una pianificazione della politica energetica di lungo termine.”

“In un mondo che cerca risposte concrete alla sfida climatica, l’energia dell’idrogeno emerge non solo come promessa, ma come realtà su cui puntare nell’immediato – ha dichiarato Alberto Dossi, Presidente di H2IT. – L’azione congiunta delle istituzioni italiane ed europee è necessaria per lo sviluppo di una filiera idrogeno ancora giovane ma altamente competitiva e tecnologica. Parliamo di un comparto che può essere decisivo per rendere l’Italia più indipendente sotto il profilo energetico, e che ha le carte in regola per essere leader a livello europeo. Eppure, è ancora un settore in cui i grandi investimenti sono quasi sempre arrivati dai privati: dai dati del nostro Osservatorio H2IT è emerso che il 70% degli investimenti sono stati finanziati attraverso fondi propri delle aziende. Grazie anche al PNRR finalmente la situazione sta cambiando, ma occorre essere vigili e non sprecare questa grande occasione. Siamo felici di partecipare a momenti di confronto come questo e di portare le voci della filiera idrogeno all’attenzione dei decisori politici, con l’obiettivo di consolidarne la crescita e sbloccarne l’enorme potenziale.”

ANEV – Associazione Nazionale Energia del Vento – è l’associazione di protezione ambientale, riconosciuta ai sensi della Legge 8 luglio 1986 n. 349, costituita nel luglio 2002 che vede riunite oltre 100 aziende rappresentanti il comparto eolico nazionale in Italia e all’estero, tra cui produttori e operatori di energia elettrica e di tecnologia, impiantisti, progettisti, studi ingegneristici e ambientali, trader elettrici e sviluppatori che operano nel rispetto delle norme e dei regolamenti Associativi. L’ANEV è l’Associazione italiana aderente alle corrispondenti associazioni Europee e Mondiali quali il WWEA-GWEC-WindEurope. Tra gli scopi dell’Associazione vi è quello di concorrere alla promozione e utilizzazione della fonte eolica in un rapporto equilibrato tra insediamenti e natura, nonché quello di promuovere la ricerca e lo sviluppo tecnologico finalizzato all’utilizzo della risorsa vento e all’uso razionale dell’energia, oltre che alla diffusione di una corretta informazione basata su dati reali. L’ANEV si pone, grazie alla sua esperienza specifica e all’alta professionalità degli associati, come l’interlocutore privilegiato nell’auspicato processo di collaborazione con le Istituzioni e con tutti gli organi di informazione sensibili ai temi ambientali e interessati alla divulgazione di una corretta narrazione basata sull’analisi scientifica dei dati diffusi.

Federazione ANIE aderente a Confindustria, con oltre mille aziende associate e circa 400.000 addetti, rappresenta il settore più strategico e avanzato tra i comparti industriali italiani, con un fatturato aggregato di 92,6 miliardi di euro e 26,7 miliardi di export per le tecnologie elettrotecniche ed elettroniche nel 2022. Le aziende aderenti ad ANIE Federazione investono in Ricerca e Sviluppo il 4% del fatturato, rappresentando più del 30% dell’intero investimento in R&S effettuato dal settore privato in Italia.
ANIE Rinnovabili è l’associazione che all’interno di ANIE Federazione raggruppa le imprese costruttrici di componenti e impianti chiavi in mano, fornitrici di servizi di gestione e di manutenzione, produttrici di elettricità in Italia e all’estero nel settore delle fonti rinnovabili: fotovoltaico, eolico, biomasse, geotermoelettrico, idroelettrico e solare termodinamico. Nel 2022 l’industria italiana delle Energie Rinnovabili ha registrato un fatturato totale pari a 7,3 miliardi di euro, di cui 3,1 miliardi di euro di esportazioni.

H2IT – Associazione italiana idrogeno aggrega grandi, medie e piccole imprese, centri di ricerca e università che lavorano nel settore dell’idrogeno. Conta attualmente 152 soci che rappresentano tutta la catena del valore dell’idrogeno dalla produzione fino agli usi finali, comprendendo aziende che si occupano della logistica dell’idrogeno per il suo trasporto, distribuzione e stoccaggio, imprese che sviluppano le tecnologie quali elettrolizzatori e celle a combustibile, aziende della componentistica, imprese che sviluppano sistemi per l’utilizzo dell’idrogeno nei settori della mobilità, del residenziale della produzione di energia e dell’industria.
Costituita nel 2005, H2IT si è posta di raggiungere gli obiettivi di stimolare la creazione dell’infrastruttura per l’uso dell’idrogeno, essere portavoce degli attori del settore e assicurare un ruolo di leadership per l’Italia nel mercato mondiale.

ITALIA SOLARE è un ente del terzo settore che sostiene la difesa dell’ambiente e della salute umana supportando modalità intelligenti e sostenibili di produzione, stoccaggio, gestione e distribuzione dell’energia attraverso la generazione distribuita da fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaico. Promuove inoltre la loro integrazione con le smart grid, la mobilità elettrica e con le tecnologie per l’efficienza energetica per l’incremento delle prestazioni energetiche degli edifici.
ITALIA SOLARE è l’unica associazione in Italia dedicata esclusivamente al fotovoltaico e alle integrazioni tecnologiche per la gestione intelligente dell’energia.

www.italiasolare.eu

www.anie.it

www.h2it.it

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Fotovoltaico 2023 più che raddoppiata la potenza connessa rispetto al 2022. Raggiunti i 30 GW di potenza installata e oltre 1,5 milioni di impianti.

Al 31 dicembre 2023 in Italia risultavano connessi 1.594.974 impianti fotovoltaici per una potenza totale pari a 30,28 GW, della quale il 28% (8,56 GW) è imputabile al settore residenziale (con impianti > 20 kW), il 50% è ascrivibile al settore commerciale e industriale C&I (20 kW = P < 1 MW) e il restante 22% afferisce al comparto utility-scale (P > 1 MW).

Nel 2023 raddoppio rispetto al 2022
Durante l’anno passato in Italia sono stati connessi 373.929 impianti fotovoltaici, ovvero il 23% degli impianti connessi complessivamente in Italia, per una potenza pari a 5,23 GW. Nel 2023 si registra un aumento, rispetto al 2022, del +85% in relazione alla numerosità di impianti collegati e un incremento del +111% in relazione alla potenza connessa. Tale crescita è stata trainata principalmente dal settore residenziale e dal settore C&I. Infatti, il 43% (2,26 GW) della potenza connessa lo scorso anno è relativa al comparto residenziale, il 35% (1,82 GW) è imputabile al C&I e solo il 22% (1,16 GW) è attribuibile al settore utility scale. Se si considera il 2023 sul 2022 l’incremento è stato pari a +83% per il residenziale, +168% per il C&I e +103% per i grandi impianti.

Superbonus e caro energia spingono le connessioni
I principali driver che hanno guidato tale aumento sono stati rispettivamente il meccanismo del Superbonus e l’aumento dei prezzi dell’energia. Quest’ultimo ha avuto un impatto reale solamente a partire da inizio 2023.
Infatti, la potenza fotovoltaica attribuibile al settore C&I connessa mensilmente è stata in media di: 56 MW durante il 2022, di 120 MW durante la prima metà del 2023 e si è stabilizzata intorno ai 180 MW durante la seconda metà del 2023. Mentre il PUN medio semestrale durante il 2022 è stato rispettivamente di: 248, 358, 136 e 118 Euro/MWh.

“L’aumento del prezzo dell’energia ha avuto un effetto importante sulle connessioni degli impianti fotovoltaici industriali in media con uno scarto di 6-9 mesi, tale isteresi è dovuta al lasso di tempo che passa tra la richiesta delle offerte e la realizzazione dell’impianto – spiega Paolo Rocco Viscontini, Presidente di Italia Solare -. Un trend tuttavia che non ha registrato una battuta di arresto quando i prezzi dell’energia sono tornati a scendere e questo è dovuto al fatto che le imprese hanno ben compreso i vantaggi del fotovoltaico, che permette di assicurare il prezzo dell’energia per almeno 20 anni, mettendo al riparo le aziende da qualsiasi rischio di altre impennate”.

Negli ultimi mesi dell’anno passato si è verificato anche un picco di crescita delle connessioni di grandi impianti (P > 10 MW): durante il Q4 2023 sono stati infatti connessi 8 impianti fotovoltaici di tale taglia, per un totale di 341 MW, dei quali 227 MW durante il solo mese di dicembre. Evidente l’impennata dell’ultimo periodo se si considera che tra gennaio 2020 e settembre 2023 sono stati connessi 420 MW. L’esplosione di connessioni utility scale degli ultimi mesi potrebbe rappresentare soltanto l’inizio di una crescita costante nel tempo, tanto più che secondo i dati di Elemens dal 2019 al 2023 sono stati autorizzati oltre 12 GW di grandi impianti e oltre 2/3 della capacità non risulta ancora in costruzione.

La Lombardia guida la classifica delle regioni
Spostando l’attenzione a livello locale, al 31 dicembre 2023 la Lombardia grazie a 907 MW di nuove connessioni durante l’anno passato, ha varcato la soglia dei 4 GW di potenza connessa cumulata, mentre Veneto (3,16 GW) ed Emilia-Romagna (3,03 GW) hanno superato la soglia dei 3 GW di potenza connessa cumulata e stanno raggiungendo la Puglia (3,30 GW). In termini di numerosità di impianti è sempre la Lombardia a guidare la classifica, seguita da Veneto ed Emilia-Romagna.

Se si analizza la segmentazione settoriale si nota che la maggior parte di impianti C&I e utility scale è localizzata al centro e al sud Italia ed è il Lazio ad avere la maggior potenza di impianti utility scale (920 MW), seguito da Puglia (848 MW) e da Sicilia (801 MW), se invece si considerano gli impianti di taglia C&I è la Puglia a registrare la maggior potenza connessa (1.638 MW), subito dietro la Lombardia (1.197 MW) e l’Emilia-Romagna (948 MW).

Osservando le connessioni avvenute durante il 2023, si nota che la maggior quota di potenza relativa al settore C&I è stata connessa nel Nord del nostro paese (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia Giulia, Liguria ed Emilia Romagna), che ha ospitato il 67% (1.214 MW) della potenza connessa afferente a tale settore, seguito dal Centro Italia (Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo e Campania) con il 20% (363 MW) e da Sud e Isole (Molise, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna) con il restante 13% (242 MW).

Anche prendendo in considerazione la potenza connessa durante lo scorso anno imputabile alla taglia 1 MW < P < 10 MW, è sempre il Nord la zona ad aver ospitato più connessioni, con il 70% (515 MW) della potenza totale connessa imputabile a tale taglia, seguito da Sud e Isole e Centro con i restanti 17% (129 MW) e 14% (107 MW).

Infine, nel corso del 2023 sono stati connessi 12 impianti utility scale, per un totale di 417 MW, di cui 6 sono localizzati fra Sicilia e Sardegna, per un totale di 222 MW. Gli altri 8 impianti sono invece distribuiti fra Basilicata, Lazio, Piemonte e Puglia.

ITALIA SOLARE è un ente del terzo settore che sostiene la difesa dell’ambiente e della salute umana supportando modalità intelligenti e sostenibili di produzione, stoccaggio, gestione e distribuzione dell’energia attraverso la generazione distribuita da fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaico. Promuove inoltre la loro integrazione con le smart grid, la mobilità elettrica e con le tecnologie per l’efficienza energetica per l’incremento delle prestazioni energetiche degli edifici.

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Legno e biomuratori per edilizia futura: Conlegno a Klimahouse 2024 per sostenere un uso normato e sostenibile del legno nell’edilizia del futuro.

Conlegno, consorzio servizi legno e sughero che da 25 anni tutela e promuove la biodiversità e il patrimonio forestale, è stato tra i protagonisti dell’edizione 2024 di Klimahouse, una delle più importanti manifestazioni dedicate all’efficienza energetica e alla sostenibilità in edilizia.

Conlegno dal 2008 si impegna attraverso progetti e aziende consociate a favorire un impiego normato, ma soprattutto sostenibile, del legno nell’edilizia strutturale.
Questo perché il legno si sta facendo strada e sarà protagonista dell’edilizia del futuro: il legno è in grado di fissare grandi quantità di C02 sottratte dall’atmosfera, il legname tagliato in modo sostenibile può dunque ridurre le emissioni di carbonio di un edificio fino al 60%; non solo, il legno è il materiale strutturale sostenibile per eccellenza, essendo di origine naturale, facile da riutilizzare, riciclare e destinabile a filiere circolari.

La questione dell’edilizia sostenibile è ormai da alcuni anni al centro di un dibattito a livello internazionale e il Nuovo Bauhaus Europeo, iniziativa lanciata direttamente dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, ha dato nuova linfa al dibattito. Un progetto che intende scoprire nuovi modi di vivere nei territori del futuro, in città capaci di coniugare sostenibilità, inclusività e bellezza, promuovendo materiali basati sulla natura.

“È fondamentale promuovere l’uso di bio-materiali a lunga durata, come il legno di qualità, nell’edilizia, dato che oggi solo il 3% dei materiali utilizzati nelle costruzioni europee è costituito dal legno” afferma Sebastiano Cerullo, Segretario Generale di Conlegno. “Al contempo bisogna preparare la forza lavoro a questo nuovo tipo di edilizia. È necessario incentivare lo sviluppo di nuove competenze, migliorando e riqualificando in Unione Europea almeno 3 milioni di lavoratori edili: i muratori dovranno diventare bio-muratori, infatti per usare il legno in edilizia bisogna prima conoscerlo”.

Una domanda però sorge spontanea: se aumenterà la richiesta di legno – e dagli Studi FAO si stima che il consumo di legno a livello mondiale passerà dai circa 2,2 miliardi attuali ai 3,2 miliardi del 2050 – ci sarà materia prima in futuro?

“La risposta è nella selvicoltura sostenibile” continua Sebastiano Cerullo. “Questo non vuol dire, come spesso si sente dire, non tagliare gli alberi, ma tagliarli in modo intelligente, seguendo le regole di una gestione forestale sostenibile, un concetto dinamico e in evoluzione che mira a mantenere e valorizzare i valori economici, sociali e ambientali delle foreste a beneficio delle generazioni presenti e future”.

Conlegno ha iniziato la propria attività nel settore del legno strutturale organizzando i primi corsi di formazione per Direttore Tecnico di Produzione per elementi strutturali in legno. Da allora è stato costante l’impegno del consorzio per favorire, tramite i suoi comitati tecnici, un impiego normato e sostenibile della materia prima legno.

Inoltre il Consorzio gestisce il marchio S.A.L.E. (Sistema Affidabilità Legno Edilizia), che ha lo scopo di identificare le Aziende costruttrici di edifici in bioedilizia rispettose della normativa vigente ed in grado di garantire realizzazioni confortevoli, durevoli e di qualità: non a caso molti istituti di credito lo richiedono come condizione imprescindibile per rilasciare un mutuo.
Infine, nell’edilizia sostenibile Conlegno ha attivi tre progetti, tre Valutazioni Tecniche Europee (ETA) volte a valorizzare l’utilizzo del legno massiccio, a cui partecipano più di 120 imprese del settore legno italiano provenienti da tutta Italia. Queste valutazioni certificano l’utilizzo corretto e normato di tipologie di alberi come abeti e castagni, una tipologia costruttiva che esiste solo in Italia e a cui Conlegno è riuscita a conferire la marcatura CE, permettendone quindi l’uso in edilizia.

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Decreto Comunità Energetiche Rinnovabili. Italia Solare soddisfatta per l’entrata in vigore del decreto; ora si operi affinché le CER possano dare un concreto sviluppo alla transizione energetica.

L’entrata in vigore a partire da ieri del Decreto che dà il via alle comunità energetiche rinnovabili e alle configurazioni di autoconsumo condiviso è un’ottima notizia.
Il processo è stato lungo e articolato, siamo stati il primo Paese in Europa ad avviare la fase sperimentale, ma da questo momento si apre la strada al reale potenziale delle CER nel contribuire in modo sostanziale alla transizione energetica.

L’obiettivo del DM CER è di 5 GW al 2027
ITALIA SOLARE, considerando l’esperienza maturata, ipotizza al 2023 almeno altri 12 MW da questa tipologia di impianti, vale a dire che le comunità energetiche potrebbero concorrere per circa il 15% al raggiungimento dell’obiettivo del fotovoltaico entro i prossimi sei anni.
Inoltre, le CER aumentano consapevolezza e consenso su impianti, piccoli e grandi. Sotto questo profilo, il contributo delle comunità energetiche agli obiettivi 2030 può essere ben superiore a quanto possano indicare i numeri.

“Finalmente in Italia prendono avvio le CER e possiamo mettere a terra il lavoro fatto negli ultimi anni, forti della sperimentazione e oggi anche di basi normative concrete. Come ITALIA SOLARE, che ha contribuito in modo sostanziale all’avvio delle CER, auspichiamo che il testo del decreto, che stiamo ancora studiando, definisca tutte le condizioni necessarie affinché gli operatori possano da questo momento avviare i numerosissimi progetti che sono pronti a partire e svilupparne di nuovi. Il processo di approvazione del testo ha richiesto parecchio tempo, ora confidiamo che i passaggi operativi previsti rispettino le tempistiche stabilite”, commenta Andrea Brumgnach, Vicepresidente di ITALIA SOLARE e coordinatore del gruppo di lavoro CER e autoconsumo dell’associazione.

ITALIA SOLARE è un ente del terzo settore che sostiene la difesa dell’ambiente e della salute umana supportando modalità intelligenti e sostenibili di produzione, stoccaggio, gestione e distribuzione dell’energia attraverso la generazione distribuita da fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaico. Promuove inoltre la loro integrazione con le smart grid, la mobilità elettrica e con le tecnologie per l’efficienza energetica per l’incremento delle prestazioni energetiche degli edifici.
“ITALIA SOLARE è l’unica associazione in Italia dedicata esclusivamente al fotovoltaico e alle integrazioni tecnologiche per la gestione intelligente dell’energia”.

italiasolare.eu

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CONAI aumenta contributi ambientali imballaggi in alluminio, carta, plastica. Riduzione, invece, per quelli in bioplastica. A seguito di una serie di rialzi dei costi legati alla raccolta dei rifiuti di imballaggio, in un quadro di generale inflazione, e alla contestuale riduzione dei ricavi della vendita di imballaggi post-consumo segnalati dai Consorzi CIAL, COMIECO e COREPLA, ha valutato lo scenario delle relative filiere di riciclo – peggiorato oltre le attese – e ha constatato la riduzione delle riserve patrimoniali dei tre Consorzi. È stato quindi necessario approvare la richiesta di aumento del contributo ambientale (o CAC), presentata dai suddetti consorzi, per gli imballaggi in alluminio, carta e plastica al fine di assicurare il servizio di raccolta differenziata, riciclo e recupero dei rifiuti di imballaggio.

Nell’attuale congiuntura economica gli aumenti sono stati varati tempestivamente al fine di contenerli il più possibile e di distribuirli, a partire dal 1° aprile 2024, nel resto dell’anno.

Contestualmente, grazie al consolidamento della fase di start-up del Consorzio BIOREPACK, d’intesa con quest’ultimo CONAI ha deciso una riduzione del contributo ambientale per gli imballaggi in bioplastica compostabile.

Nel corso del prossimo anno CONAI monitorerà periodicamente l’evoluzione dei principali fattori di difficile previsione ma che possono incidere sugli equilibri economico-finanziari dei Consorzi.

Resta inoltre confermata dal 1° gennaio 2024 la riduzione del CAC per gli imballaggi in legno da 8 euro/tonnellata a 7 euro/tonnellata, già annunciata la scorsa estate.

Gli imballaggi in alluminio
Il contributo per gli imballaggi in alluminio passerà da 7 euro/tonnellata a 12 euro/tonnellata.
Un aumento che è conseguenza di una progressiva riduzione dei valori dei rottami a fronte di un aumento delle quantità di rifiuti gestite da CIAL. Fattori che impattano negativamente sul bilancio del Consorzio, con effetti diretti anche sulle riserve patrimoniali, da riequilibrare per far fronte al possibile protrarsi della situazione di difficoltà del mercato dei rottami.

Gli imballaggi in carta
Il contributo base per gli imballaggi in carta passerà da 35 euro/tonnellata a 65 euro/tonnellata.
Dopo la riduzione a 5 euro/tonnellata, in vigore dal giugno 2022 a ottobre 2023, quando gli straordinari valori dei maceri avevano reso possibile questa revisione al ribasso, oggi i fattori principali dell’aumento sono: riduzione oltre le attese, iniziata nell’autunno 2022, dei valori di mercato dei maceri; aumento delle quantità di rifiuti di imballaggio gestite da COMIECO, nonostante la contrazione dell’immesso al consumo riscontrata nel 2023; necessità di riportare le riserve patrimoniali del Consorzio a un livello idoneo a garantire la continuità negli impegni di raccolta e riciclaggio. Queste riserve, infatti, per effetto della diminuzione del CAC sopra richiamata, fra la seconda metà del 2021 e il 2023 sono state progressivamente ridotte di oltre 150 milioni di euro.
Non cambiano, per il momento, i valori degli extra-CAC da applicare agli imballaggi poliaccoppiati a base carta idonei al contenimento di liquidi (20 euro/tonnellata), a quelli di tipo C (con componente cellulosica superiore o uguale al 60% e inferiore all’80%, pari a 110 euro/tonnellata) e a quelli di tipo D (con componente cellulosica inferiore al 60% o non esplicitata, di 240 euro/tonnellata). Una valutazione a questo proposito è prevista nel corso del 2024, con effetti sul 2025.

I valori del CAC per la carta saranno quindi i seguenti:


Gli imballaggi in plastica
Il contributo medio per gli imballaggi in plastica passerà da 294 euro/tonnellata a 398 euro/tonnellata.
Tra il 2022 e la prima parte del 2023 i valori medi del contributo ambientale per gli imballaggi in plastica hanno infatti subito una significativa e graduale diminuzione per effetto della positiva situazione economica registrata dal Consorzio COREPLA a partire dal 2021; ciò ha consentito di attingere anche alle riserve patrimoniali per far fronte al fabbisogno da CAC. Il contributo medio per gli imballaggi in plastica nel 2021 era pari a 398 euro/tonnellata, nel 2022 a 327 euro/tonnellata e nel 2023 a 294 euro/tonnellata.

Dal 1° aprile 2024 il contributo medio ritornerà dunque ai valori del 2021, data l’esigenza di ricostituire le riserve atte a garantire la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica. Queste riserve, nel corso del 2023, si sono notevolmente ridotte, anche per effetto di una diminuzione dei ricavi delle aste (cui è ragionevole guardare, per il 2024, con moderato ottimismo, dal momento che molti prevedono un’evoluzione dei valori in miglioramento) oltre che di un aumento dei costi di raccolta e selezione (che il Consorzio COREPLA ha già cercato di ottimizzare dove possibile) legati principalmente all’impatto dell’inflazione sui corrispettivi ANCI-CONAI.

Per l’anno 2024 restano confermate le nove fasce in vigore dal 2023, con valori sempre più legati ai costi necessari per avviare a riciclo le tipologie di imballaggi inclusi in ciascuna fascia.

Non subiscono aumenti le fasce A1.2 e A2, recentemente adeguate.

La fascia A1.1 passerà da 20 a 24 euro/tonnellata.
La fascia B1.1 passerà da 20 a 224 euro/tonnellata e la fascia B1.2 passerà da 20 a 233 euro/tonnellata. Due fasce che registrano gli incrementi più consistenti: hanno infatti beneficiato maggiormente, tra la seconda parte del 2022 e il 2023, della possibilità di attingere alle riserve, alle quali avevano contribuito in modo determinante per effetto dei valori straordinari delle aste.
I valori del CAC per queste fasce tornano quindi a quelli ordinari pre-2021, nonostante l’inflazione registrata nel biennio 2022/2023.

La fascia B2.1 passerà da 350 a 441 euro/tonnellata; la fascia B2.2 passerà da 477 a 589 euro/tonnellata; la fascia B2.3 passerà da 555 a 650 euro/tonnellata; la fascia C passerà da 560 a 655 euro/tonnellata.

Sempre a partire dal 1° aprile 2024, alcune tipologie di imballaggi cambieranno fascia di appartenenza.
Le vaschette in XPS passeranno dalla C alla B2.3, grazie allo sviluppo di una filiera sperimentale di riciclo promossa negli ultimi anni.
Gli imballaggi rigidi in PP con etichette coprenti in qualunque polimero, a prescindere dalla presenza o meno di perforazioni/punzonature, ora in fascia B2.2, saranno ricollocati tutti in fascia B2.1 per via di un efficientamento dei processi di selezione.
Bottiglie, barattoli e flaconi in PET opachi e/o con etichetta coprente non punzonata, oltre alle relative preforme, passeranno dalla fascia B2.3 alla B2.2, grazie al consolidamento della filiera di riciclo di questi articoli.

Le liste aggiornate degli imballaggi in plastica nelle 9 fasce contributive saranno a breve disponibili sul sito CONAI.

Ecco i valori dei CAC dal 2024 per le plastiche in sintesi:


Gli imballaggi in bioplastica compostabile
Il contributo per gli imballaggi in bioplastica compostabile passerà da 170 euro/tonnellata a 130 euro/tonnellata.
Una riduzione resa possibile dal contenimento dei costi operativi del Consorzio BIOREPACK e dall’utilizzo delle riserve patrimoniali generatesi in questi primi anni di attività.

Le procedure semplificate per l’import
Le rimodulazioni avranno effetti anche sulle procedure forfettarie/semplificate per importazione di imballaggi pieni, che tornano a valori comunque inferiori a quelli del 2021.
Il contributo mediante il calcolo forfettario sul peso dei soli imballaggi (tara) delle merci importate (peso complessivo senza distinzione per materiale) passerà dai 70,00 euro/tonnellata a 69,00 euro/tonnellata dal 1° gennaio 2024 (come già annunciato a luglio 2023) e a 98,00 euro/tonnellata dal 1° aprile 2024.
A decorrere dal 1° aprile 2024 l’aliquota da applicare sul valore complessivo delle importazioni (in euro) per i prodotti alimentari imballati passerà da 0,11% a 0,15% e per i prodotti non alimentari imballati da 0,06% a 0,08%.

I contributi forfettari/aliquote saranno quindi i seguenti:

www.conai.org

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Floatech eolico offshore europeo. Sviluppato un codice di simulazione open source e un nuovo modello di stima del costo unitario di produzione dell’energia.

Si è concluso all’Università di Berlino, con un workshop finale riservato ai partner e agli addetti ai lavori, il progetto europeo Floatech, dedicato allo sviluppo della tecnologia eolica offshore galleggiante.
Nella due giorni sono stati presentati i principali risultati ottenuti nel progetto che, con la sua estensione Floatfarm, rappresenta il futuro dell’eolico offshore.

Il primo giorno è stato riservato ai soli partner di progetto, che hanno presentato e discusso, con taglio tecnico spinto, i risultati ottenuti. Il secondo giorno è stato, invece, dedicato alla stampa e ad un pubblico ampio di addetti ai lavori, a cui l’Università di Berlino, quella di Delft e Seapower hanno illustrato i principali risultati del progetto con un approccio più divulgativo.

La compagine coinvolta nel progetto comprende 9 partners provenienti da 4 paesi europei (Francia, Olanda, Germania e Italia). Nel corso del progetto, finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 e coordinato dall’università di Berlino (TU Berlin), sono stati affrontati diversi temi connessi all’eolico offshore galleggiante.
Uno degli obiettivi fondamentali del progetto è stato lo sviluppo e la validazione di un codice di simulazione open source, QBLADE-OCEAN, per l’analisi del comportamento delle turbine galleggianti, che implementa soluzioni di modellazione avanzata e consente di considerare, in maniera integrata, la risposta dei diversi sottosistemi (aerogeneratore, controllo, piattaforma, ormeggi, strutture) che compongono un sistema complesso come una turbina eolica galleggiante.

Sono stati, inoltre, sviluppati due diversi sistemi di controllo innovativo, il primo orientato a ridurre le oscillazioni della piattaforma e le fluttuazioni di potenza di una turbina galleggiante, il secondo inteso a ridurre gli effetti della scia in una fattoria di turbine galleggianti, mirando ad un incremento della produzione energetica complessiva.
Nell’ambito di Floatech, Seapower, oltre ad aver collaborato a diversi tasks dedicati a tali obiettivi, è stata impegnata come work package leader in una delle attività conclusive del progetto, connessa con la valutazione tecno-economica delle tecnologie di controllo sviluppate, costruendo un modello di stima del Levelized Cost Of Energy (LCOE), un parametro che rappresenta il costo unitario di produzione dell’energia per MWh generato.

Oltre ai ricercatori dei team direttamente coinvolti nel progetto, che hanno presentato i principali risultati raggiunti, all’evento finale sono intervenuti diversi attori del settore delle energie rinnovabili, tra cui Enrico Degiorgis (Policy Officer del RTD DG dell’Unione Europea) e Lizet Ramirez (Wind Offshore Senior Analyst presso WindEurope), che ha condotto una panel session sul futuro del settore offshore galleggiante, cui hanno partecipato esponenti del mondo accademico e dell’industria del settore.

SEAPOWER scrl, società consortile a responsabilità limitata, è un centro di ricerca pubblico-privato, che da circa 30 anni opera nel settore della ricerca applicata alle fonti di energia rinnovabile. Nato come gruppo di ricerca all’interno dell’Università degli Studi Federico II di Napoli, successivamente la realtà si trasforma in una vera e propria azienda e oggi è un centro di ricerca di cui lo stesso ateneo è socio. Le competenze del gruppo di progettazione spaziano dall’ingegneria aerospaziale alla meccanica, navale, ambientale ed elettrica; inoltre, il centro si avvale dei laboratori dell’Università Federico II, quali la galleria del vento e la vasca navale per i test dei prototipi.
Per quanto riguarda il mondo dell’offshore, SEAPOWER sta dedicando particolare interesse allo sviluppo tecnologico di impianti eolici galleggianti, anche partecipando a progetti europei.

www.seapowerscrl.com