Bottle to Bottle riciclo bottiglie plastica. CoRiPET, il consorzio volontario tra produttori, converter e riciclatori di bottiglie in PET, riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente, ha studiato un processo virtuoso di economia circolare “Bottle to bottle”, sensibilizzando al riciclo della plastica per creare nuove bottiglie in PET riciclato (o rPET).
La mission di CoRiPET consiste nel gestire direttamente il fine vita delle bottiglie e dei boccioni in PET immessi sul mercato dai propri associati, facendoli rientrare in un modello di economia circolare.
Il Consorzio quindi provvede ad installare apposite apparecchiature di deposito e di compressione delle bottiglie, contenitori di acqua, in prossimità dei principali punti di affluenza dei consumatori.
IL PET: UN’OPPORTUNITÀ
Leggero e resistente agli urti, naturalmente trasparente e incolore, il PET (Polietilentereftalato) è la materia plastica utilizzata nell’industria alimentare per imbottigliare acqua, olio, latte, succhi e altre bevande.
La bottiglia in PET è stata scelta come imballaggio alimentare, perché fornisce un’ottima barriera, preserva le caratteristiche del liquido contenuto, è igienica e sicura.
A differenza di imballaggi realizzati attraverso l’unione di più plastiche o altri materiali, la bottiglia in PET rappresenta una scelta ecologica: realizzata unicamente in plastica PET è facilmente riciclabile, attraverso un procedimento meccanico.
GLI OBIETTIVI
Gli obiettivi del consorzio Coripet sono:
– incrementare i livelli di raccolta e di riciclo delle bottiglie in PET, avvicinando in modo innovativo il mondo della produzione, dei consumi e del riciclo;
– creare la filiera italiana del “bottle to bottle” producendo rPET idoneo al diretto contatto alimentare;
– fornire ai propri associati tutte le conoscenze e gli strumenti per allinearsi in modo corretto alla recente normativa europea sull’uso delle plastiche.
CRC – Contributo di Riciclo Coripet
Il Contributo di Riciclo Coripet (CRC) è la forma di finanziamento attraverso la quale Coripet ripartisce i costi di gestione del fine vita degli imballaggi immessi sul mercato dai propri Consorziati Produttori e Converter assolvendo così agli obblighi derivanti dall’EPR (“Extended Producer Responsibility”).
I valori del CRC dal 1° agosto 2022 al 31 dicembre 2023 sono i seguenti:
Descrizione materiale Contributo per il riciclo CRC (euro/ton.)
Boccioni distributori acqua 16,0
Preforme, bottiglie, altri contenitori 16,0
Tappi, chiusure e coperchi 465,0
Tappi con tecnologia tethered 16,0
Etichette bottiglie 465,0
Materie prime 16,0
Qualora un Consorziato introduca tappi, chiusure e coperchi progettati per rimanere solidali con il contenitore (tappi con tecnologia tethered), in conformità alla direttiva SUP, tale tipologia di imballaggio sarà soggetta, previa verifica da parte del Consorzio, allo stesso contributo previsto per le Preforme, bottiglie, altri contenitori.
Dal 1° gennaio 2022 e fino al 31 luglio 2022 vengono applicati i seguenti valori per il Contributo di Riciclo CORIPET (CRC):
Descrizione materiale Contributo per il riciclo CRC (euro/ton.)
Boccioni distributori acqua 145,0
Preforme, bottiglie, altri contenitori 145,0
Tappi, chiusure e coperchi 500,0
Etichette bottiglie 500,0
Materie prime (granulo) 145,0
Geotermia Transizione Energetica. AIRU e UGI, facendosi interpreti delle esigenze ed aspettative di tutti gli operatori del settore teleriscaldamento e del settore geotermoelettrico propongono la formazione di un Tavolo Tecnico che valuti il significativo contributo che la geotermia può dare alla transizione energetica del Paese e le proposte operative per il raggiungimento degli obiettivi UE al 2030 e al 2050 da presentare urgentemente al Ministro per la Transizione Ecologica.
L’uso sostenibile delle risorse geotermiche ha la potenzialità per dare un’accelerazione significativa alla transizione energetica ed ecologica, in particolar modo per raggiungere gli obiettivi indicati dall’UE per quanto riguarda il taglio delle emissioni climalteranti del 55% e l’aumento del contributo da fonti rinnovabili del 40% entro il 2030.
La configurazione geotermica del territorio nazionale offre eccellenti opportunità per la produzione di energia elettrica sul lato tirrenico del Paese, dove sono presenti operatori nazionali ed internazionali pronti a sviluppare progetti geotermici, e anche vastissime prospettive per fornire energia termica a larga e piccola scala su gran parte del territorio italiano, usando le risorse nel medesimo sito dove c’è la domanda.
Con le sue caratteristiche di stabilità e continuità di esercizio, la geotermia offre ottime prestazioni contribuendo significativamente al mix energetico rinnovabile nei tre settori principali: produzione elettrica, mediante impianti di abbattimento gas ad alta efficienza o ibridi innovativi, utilizzo del “calore geotermico” per riscaldamento e raffrescamento, anche con l’ausilio di pompe di calore (Geoscambio), e teleriscaldamento di complessi edilizi, città e per l’industria, anche in forma integrata con recupero del calore di scarto.
Pur essendo una tecnologia in costante sviluppo, il tasso di crescita della geotermia per la produzione geotermoelettrica è ancora troppo basso, soprattutto a causa di 3 criticità:
1. Elevati costi iniziali per l’esplorazione, la perforazione e la valutazione delle potenzialità,
2. Procedure complesse e tempi eccessivamente lunghi per ottenere i permessi e le concessioni (circa 4-8 anni),
3. Scarsi investimenti in Ricerca ed Innovazione e carenza di misure di sostegno per far decollare il settore e per creare nuovi posti di lavoro.
Una decina di progetti sono in attesa di autorizzazione ed altri in iter autorizzativo
Essi avrebbero da soli la capacità complessiva di generazione elettrica di oltre 700 GWh/anno, pari a un decimo della quota di nuova energia da fonte rinnovabile da immettere in rete, indicato dal Ministro Cingolani come obiettivo al 2030 per l’Italia.
Allo scopo di superare le barriere allo sviluppo della geotermia in Italia e in sintonia con associazioni, ordini professionali e istituti di ricerca, AIRU e UGI, con il sostegno dell’European Geothermal Energy Council (EGEC), chiedono azioni concrete ed immediate per colmare il vuoto legislativo che questo settore lamenta.
In particolare essi chiedono:
– la creazione di un’unica Autorità Geotermica Nazionale, che si occupi della governance e coordinamento del settore, definizione delle linee guida e piano strategico di sviluppo, valutazione dei progetti, rilascio permessi e concessioni;
– l’armonizzazione e standardizzazione delle procedure, in linea con quanto previsto dal PNRR;
– il sostegno alla filiera industriale geotermica di alto livello che esporta tecnologia italiana in tutto il mondo;
– l’attivazione di meccanismi incentivanti per un periodo limitato, analogamente a quanto esiste in altri Paesi, al fine di condurre il settore verso l’autosostentamento sul mercato;
– l’investimento e l’incentivazione di progetti geotermici finalizzati alla produzione elettrica sia per impianti a circuito chiuso sia per impianti geotermici ad alto rendimento e efficienza ambientale, in base alle caratteristiche della risorsa;
– l’investimento in progetti e infrastrutture in ambito urbano per il teleriscaldamento sostenuto dalla risorsa geotermica disponibile in loco (un recente studio dei Politecnici di Milano e Torino ha evidenziato un potenziale geotermico già utilizzabile di oltre 10 TWh termici);
– il finanziamento ai centri di ricerca per rilanciare la formazione di base e applicata;
– il finanziamento di progetti strategici per il futuro per l’estrazione di Litio ed elementi rari dai fluidi geotermici e per lo studio delle potenzialità geotermiche dei fluidi supercritici;
– l’inclusione delle tecnologie geotermiche con pompa di calore per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di efficienza energetica degli edifici;
– l’accelerazione nell’emanazione delle relative normative e decreti attuativi.
27 gennaio, 2022
Comunicato congiunto AIRU e UGI con il sostegno di EGEC
Bruno Della Vedova, Presidente UGI
Lorenzo Spadoni, Presidente AIRU
Philippe Dumas, EGEC Secretary General
Tassonomia europea: prezioso strumento per investire nella transizione, ma rimangono nodi su dati ESG e informative. Sono i punti chiave del paper pubblicato dal Forum per la Finanza Sostenibile, dedicato al Regolamento sulla Tassonomia delle attività economiche eco-compatibili.
Il provvedimento è strettamente integrato con altre misure europee: l’obiettivo è aumentare la trasparenza del mercato.
La tassonomia europea delle attività eco-compatibili rappresenta un utile strumento per gli investitori per finanziare una transizione inclusiva verso la neutralità climatica. È necessario però continuare a lavorare sugli aspetti informativi. Servono maggiori sforzi sia per aumentare la disponibilità di dati chiari e coerenti sulla sostenibilità delle imprese, sia per rendere più accessibili le informazioni destinate a consulenti e investitori sui prodotti finanziari sostenibili.
Sono questi i punti principali messi in luce dal paper “Tassonomia UE e altre normative sulla finanza sostenibile: implicazioni per gli operatori finanziari”, pubblicato dal Forum per la Finanza Sostenibile. Il paper è frutto di un gruppo di lavoro promosso dal Forum tra i propri soci, per la condivisione di esperienze, buone pratiche e criticità riscontrate nella concreta applicazione del Regolamento europeo sulla tassonomia (2020/852).
Il documento analizza le implicazioni dell’atto normativo nell’ottica della sua integrazione con gli altri recenti provvedimenti europei sul tema della finanza sostenibile e la sostenibilità delle imprese: da una parte la Direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (2014/95, NFRD) e la proposta per un suo aggiornamento (proposta di direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese, CSRD), dall’altra il Regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (2019/2088, SFDR).
Ciascuno di questi provvedimenti, incluso quello riguardante la tassonomia, è funzionale alla produzione e alla raccolta di dati che servono a soddisfare i requisiti di trasparenza dell’altro. Insieme, queste misure costituiscono un unico sistema regolatorio che ha l’obiettivo di incrementare la trasparenza del mercato.
“Il Forum per la Finanza Sostenibile monitora con attenzione il progressivo sviluppo della tassonomia europea, che rappresenta un valido strumento per la classificazione degli investimenti sostenibili all’insegna di una maggiore trasparenza e disclosure. Un provvedimento importante che tuttavia potrà dispiegare le sue potenzialità positive se terrà in considerazione i vincoli e aumenterà le opportunità della finanza sostenibile”, dichiara il Segretario generale del Forum, Francesco Bicciato.
Tassonomia per finanziare la transizione
Il paper evidenzia le significative potenzialità della tassonomia come strumento a supporto delle decisioni di investimento. Sulla base dei dati pubblicati dalle imprese in risposta al Regolamento – il fatturato, gli investimenti in conto capitale e le spese operative relativi alle attività allineate alla tassonomia – gli investitori potranno infatti analizzare le aziende tenendo conto del loro impatto ambientale e dei progetti di decarbonizzazione. Inoltre, la maggiore disponibilità di informazioni supporterà sia le auto-valutazioni delle imprese rispetto ai propri rischi e impatti climatici, sia il dialogo degli investitori con le società investite e permetterà una maggiore trasparenza per quanto riguarda gli strumenti finanziari che si propongono di raggiungere obiettivi di sostenibilità.
Disponibilità e qualità dei dati ESG
L’efficacia delle normative europee sulla trasparenza dipende dalla disponibilità di dati affidabili e comparabili in tempi coerenti con l’entrata in vigore dei requisiti previsti dalla tassonomia. Al tempo stesso, la rendicontazione delle imprese deve essere effettuata secondo standard comuni e, in caso di utilizzo di stime e dati forniti da data provider, occorre trasparenza sulle metodologie di calcolo per contrastare il rischio di greenwashing.
Una criticità riguarda le tempistiche in cui i dati saranno disponibili, e conseguenti disallineamenti.
La trasparenza delle informative per consulenti e investitori
Secondo quanto previsto dai provvedimenti della Commissione Europea di marzo e aprile 2021, investitori e consulenti dovranno integrare valutazioni sui rischi di sostenibilità nella selezione e nel monitoraggio degli investimenti e tenere conto delle preferenze di sostenibilità dei clienti nel processo di profilazione. In questo ambito, dal paper emerge con chiarezza l’importanza di migliorare conoscenza, comprensibilità, efficacia e accessibilità delle informative precontrattuali e delle rendicontazioni periodiche dei prodotti dichiarati sostenibili.
Per valutare tutte le possibili conseguenze degli investimenti e soddisfare in modo appropriato le aspettative di sostenibilità della clientela, sarà sempre più rilevante il ruolo dei consulenti finanziari.
Il Regolamento sulla Tassonomia
Il Regolamento UE 2020/852 ha introdotto nel sistema normativo europeo la tassonomia delle attività economiche eco-compatibili, una classificazione delle attività che possono essere considerate “sostenibili” in base all’allineamento agli obiettivi ambientali dell’Unione Europea e al rispetto di alcune clausole di carattere sociale.
La Commissione è al lavoro per l’emanazione di una serie di atti delegati che serviranno a completare le disposizioni della tassonomia e per la sua graduale estensione anche agli aspetti sociali. Il Regolamento si integra strettamente con la direttiva sul reporting non finanziario (NFRD) e la proposta per il suo aggiornamento ed estensione (CSRD, direttiva sul reporting sulla sostenibilità dell’impresa), sia anche con il Regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (SFRD).
ll Forum per la Finanza Sostenibile è nato nel 2001. E` un’associazione non profit multi-stakeholder: ne fanno parte operatori del mondo finanziario e organizzazioni della società civile interessate agli effetti ambientali e sociali dell’attività finanziaria. La missione del Forum è promuovere la conoscenza e la pratica dell’investimento sostenibile, con l’obiettivo di diffondere l’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nei prodotti e nei processi finanziari.
Il Forum per la Finanza Sostenibile è membro di Eurosif, lo European Sustainable Investment Forum.