Stay warm Save energy: Insulating EU homes could reduce energy demand by 44%, saving up to 777 TWh. A new study released by BPIE (Buildings Performance Institute Europe) shows that improving the insulation of existing residential buildings in the EU would significantly contribute to securing the bloc’s energy independence and achieving the EU target of reaching climate neutrality by 2050.
Improved insulation of EU residential buildings would result in a reduction of energy demand for heating in buildings by 777 TWh, or 44% compared to 2020: 46% in gas savings, 44% in heating oil savings and 48% in coal savings.
“The results speak for themselves,” says Oliver Rapf, BPIE Executive Director. “Buildings must be treated as vital infrastructure contributing to EU energy security and climate neutrality. Deep renovation should be one of the EU’s highest priorities facing the energy crisis.”
In this analysis, BPIE modelled two renovation scenarios until 2050: The 2% Renovation Scenario and the Full Renovation Scenario.
The 2% Renovation scenario – following the goal renovation rate prescribed by the European Commission in the Renovation Wave Strategy – assumes that a 2% renovation rate is reached by 2030 and remains at that level until 2050. The Full Renovation scenario assumes that after 2030 the average renovation rate (now at 1%) will continue to grow at the speed needed to renovate all existing residential buildings before 2050.
The analysis shows that achieving a stable 2% renovation rate is insufficient to achieve EU climate goals and significantly contribute to energy independence. Under this scenario, 30% of buildings will be left unrenovated by mid-century and 235 TWh of potential final energy savings will be wasted.
To fully benefit from the savings potential (777 TWh), the entire residential building stock must therefore be renovated.
To reach EU climate neutrality goals by 2050, this means the current renovation rate of 1% must be at least doubled by 2030, reach 3% by 2035, and 4% by 2040.
Achieving this level of ambition means that EU building policies must carefully align short-term actions with long-term needs and ambitions.
“Building renovation activity must seriously ramp up in this decade,” continues Rapf. “The final negotiations of the EPBD in the coming months should define deep renovation as the standard and agree renovation requirements which deliver on this standard, are fair and backed by attractive financial support for all who need it.”
The report concludes that the EPBD recast should require that financial programmes and advisory services prioritise projects achieving deep renovations. Minimum Energy Performance Standards (MEPS) should be designed on a differentiated basis according to ownership structure, and focus on worst-performing buildings across all segments first. Even in a step-by-step approach, all renovations and especially the first step should pull the building out of the worst-performing category. Public funds including emergency relief, recovery funds and subsidy schemes should all be designed towards supporting deep renovations of buildings. Member States should not wait for a ban of fossil fuel boilers to be introduced by the EPBD, and should stop fossil fuel subsidies immediately.
BPIE (Buildings Performance Institute Europe) is Europe’s leading centre of expertise on decarbonising the built environment, providing independent analysis, knowledge dissemination and evidence-based policy advice and implementation support to decision-makers in the public, private, and non-profit sectors. Founded in 2010, BPIE combines expertise on energy efficiency, renewable energy technologies, and health and indoor environment with a deep understanding of EU policies and processes. A not-for-profit think-tank based in Brussels and Berlin, our mission is to make an affordable, carbon-neutral built environment a reality in Europe and globally.
– BYinnovation is Media Partner of BPIE
Calcestruzzo sostenibile e duraturo ispirato da una ricetta degli antichi romani. A svilupparlo è DMAT, una startup italiana in procinto di sbarcare negli Usa che, grazie ai suoi innovativi prodotti, ispirati da uno studio chimico-archeologico pubblicato da Science, permetterà di produrre su larga scala una nuova generazione di materiali da costruzione.
Eretto 1905 anni fa, l’edificio del Pantheon è arrivato intatto fino ai nostri giorni affrontando terremoti, incendi, intemperie e l’incuria dei secoli.
A indagare il segreto alla base della resilienza del calcestruzzo con cui fu costruito all’epoca degli antichi romani è una ricerca cominciata nel 2017 e guidata dal chimico Admir Masic – professore associato di Ingegneria Ambientale del MIT-Massachusetts Institute of Technology, l’università più all’avanguardia nella ricerca e nello sviluppo dei materiali – che ha identificato gli elementi che ne hanno permesso la straordinaria longevità.
Partendo da questo studio – appena pubblicato dall’autorevole rivista Science Advances (la prima rivista ad accesso aperto dell’American Association for the Advancement of Science (AAAS), la casa editrice no-profit dietro Science) – la startup italiana DMAT, deep tech company specializzata in materiali d’avanguardia, ha iniziato a sviluppare una tecnologia innovativa per creare nuove tipologie di calcestruzzi durevoli e sostenibili, senza aumentarne i costi di produzione.
Fondata da Paolo Sabatini, che è anche coautore della ricerca appena pubblicata, insieme allo stesso Masic e, tra gli altri, al connazionale Carlo Andrea Guatterini, e al francese Nicolas Chanut, DMAT è appena sbarcata negli Stati Uniti dando vita a una newco che si occuperà anche dello sviluppo e commercializzazione dei calcestruzzi con queste nuove caratteristiche. Certificata in Svizzera dall’Istituto di Meccanica dei Materiali, questa nuova generazione di calcestruzzi è caratterizzata dalla capacità di autoripararsi. La tecnologia di DMAT garantisce inoltre un significativo abbattimento dei costi e delle emissioni di CO2 rispetto ai prodotti oggi presenti sul mercato. Il primo calcestruzzo di nuova generazione ad entrare sul mercato si chiama D-Lime e combina performance di durabilità e sostenibilità mai raggiunte prima. Questo prodotto permette infatti di allungare la vita e la qualità delle costruzioni attraverso la sua capacità di auto-riparare eventuali crepe. Un processo che, analogamente al cemento romano studiato da Masic, viene attivato dall’acqua che, invece di ammalorare il materiale, richiude le fessurazioni con un processo simile a quello della cicatrizzazione dei tessuti biologici. Il calcestruzzo sviluppato da DMAT consente anche un risparmio del 20% di emissioni di CO2. La realizzazione del calcestruzzo D-Lime è affidata direttamente ai produttori che, tramite un piano di licenze destinato ai produttori, alle aziende di costruzione e agli sviluppatori immobiliari, potranno applicare direttamente la nuova formula senza
modifiche agli impianti produttivi.
La tecnologia di DMAT permetterà di realizzare prodotti che a parità di performance consentiranno di ottenere un risparmio fino al 50% dei costi. Le tecnologie di DMAT rispondono alle nuove esigenze di un mercato, quello del calcestruzzo, che oggi vale circa 650 miliardi di euro e che è chiamato a rispondere all’urgente sfida di decarbonizzare i propri processi produttivi, tra i più impattanti del pianeta: la sua filiera industriale è infatti responsabile del 8% delle emissioni di CO2.
Il calcestruzzo è il materiale più utilizzato dall’uomo, ogni anno ne vengono prodotte 33 miliardi di tonnellate, 18 volte il peso della produzione globale di acciaio e otto quello di tutte le automobili prodotte nella storia. L’equivalente del peso di 5 miliardi e mezzo di elefanti. Grazie ad esso, ogni anno vengono costruiti quattro milioni di edifici, più di 11mila al giorno.
“La missione di DMAT è quella di rendere più green e performante un ecosistema dai volumi enormi come quello del calcestruzzo. Per riuscirci, lavoriamo e continueremo a lavorare inseguendo due macro-obiettivi: aumentare la durabilità di questo materiale diminuendone l’impatto ambientale. Oggi siamo l’unico player che riesce a garantire un miglioramento della performance strutturale del 50% con una riduzione delle emissioni di CO2 del 20%. Un risultato straordinario, soprattutto se si considera che permettiamo di raggiungerlo senza costi aggiuntivi, ma, anzi, offrendo il prezzo più competitivo sul mercato” spiega il Ceo di DMAT Paolo Sabatini.
“I volumi di richiesta di calcestruzzo del mercato globale e le finalità per cui viene utilizzato – dall’edificazione di infrastrutture strategiche alla costruzione di alloggi e luoghi di lavoro realizzati in ogni angolo del pianeta con costi contenuti – spiegano da soli quanto esso sia realmente uno dei prodotti più democratici della nostra epoca.
La cattiva reputazione che talvolta ancora oggi accompagna questo materiale è soprattutto legata ai problemi di durabilità nel tempo e all’impatto ambientale della sua filiera produttiva, in particolare all’utilizzo di uno dei suoi ingredienti principali, il cemento.
Anche il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo definisce la sostenibilità come un driver di progresso che deve poggiare su tre pilastri: la sostenibilità economica, sociale e ambientale. Oggi il calcestruzzo integra i primi due di questi bisogni. DMAT si concentra sul terzo, sviluppando tecnologie che rendono più green e longevo uno dei prodotti più indispensabili alla società contemporanea.
La sua competitività economica e accessibilità globale sono già un dato di fatto. Noi lavoriamo ogni giorno per farne un materiale sostenibile al 100%”.
DMAT è una società deep tech specializzata nella ricerca, sviluppo e commercializzazione di calcestruzzi all’avanguardia. DMAT sfrutta la sua rete globale scientifica e aziendale per tradurre rapidamente scoperte rivoluzionarie in soluzioni ad alte prestazioni, sostenibili e pronte per l’industria.
Fondata in Italia, DMAT ha appena aperto una newco negli Stati Uniti. Il primo prodotto ad arrivare sul mercato è D-LIME, un calcestruzzo ad alte prestazioni che unisce sostenibilità e durabilità grazie ad una tecnologia “autoriparante” che sigilla eventuali crepe formate nel materiale.
Informazioni sulla Ricerca Titolo: “Hot Mixing: Mechanistic insights into the durability of ancient Roman concrete” Autori: Admir Masic, Linda M. Seymour, Janille Maragh del MIT, Paolo Sabatini della società DMAT, Michel Di Tommaso dell’Istituto di Meccanica dei Materiali in Svizzera, e James Weaver del Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering dell’Università di Harvard.
Corsi Real Estate Facility. Il Consorzio Cise del POLITECNICO DI MILANO promuove i seguenti corsi formativi e di aggiornamento per il 2023.
CORSO DI AGGIORNAMENTO
Progettare, governare, contrattualizzare i servizi di FACILITY MANAGEMENT
Il corso si articola in 4 moduli, ciascuno dei quali rappresenta un pacchetto formativo tale da poter essere frequentato anche singolarmente.
MODULO 1 | 3 marzo 2023
PROGETTARE IL FACILITY MANAGMENT
MODULO 2 | 10 marzo 2023
STRUMENTI E TECNOLOGIE PER IL FACILITY MANAGEMENT
MODULO 3 | 17 marzo 2023
CONTRATTUALISTICA NEL FACILITY MANAGEMENT: DALLA FASE DI ACQUISTO ALLA SELEZIONE DEI FORNITORI
MODULO 4 | 24 marzo 2023
WORKPLACE E SPACE MANAGEMENT
www.rec.polimi.it/facility-management/
CORSO DI AGGIORNAMENTO
GESTIONE FISCALE dei patrimoni immobiliari
Il corso online di 4 ore affronta il tema fiscale in ambito immobiliare alla luce delle ultime novità normative.
MODULO on-line | 14 aprile 2023
www.rec.polimi.it/gestione-fiscale-dei-patrimoni-immobiliari
CORSO DI AGGIORNAMENTO
VALUTAZIONE IMMOBILIARE: metodi, tecniche e strumenti professionali
Il corso si articola in 7 moduli, ciascuno dei quali rappresenta un pacchetto formativo tale da poter essere frequentato anche singolarmente.
MODULO 1 | 5 maggio 2023
METODI E TECNICHE PER LA VALUTAZIONE DI EDIFICI/PATRIMONI IMMOBILIARI
MODULO 2 | 12 maggio 2023
COME MISURARE E INCREMENTARE LA REDDITIVITÀ DEGLI ASSET IMMOBILIARI
MODULO 3 | 19 maggio 2023
LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO IMMOBILIARE
MODULO 4 | 26 maggio 2023
LA VALUTAZIONE DEI AREE E PROGETTI DI SVILUPPO
MODULO 5 | 9 giugno 2023
LA VALUTAZIONE DI HOTEL E ATTIVITÀ RICETTIVE
MODULO 6 | 16 giugno 2023
LA VALUTAZIONE DELLA GDO E DEGLI SPAZI RETAIL
MODULO 7 | 23 giugno 2023
LA COMMERCIABILITÀ DEGLI IMMOBILI
www.rec.polimi.it/valutazione-immobiliare/
REC nasce all’interno del Politecnico di Milano come un centro di competenza internazionale con una propria esclusività: il Real Estate.
REC oggi è soprattutto un laboratorio di innovazione: un centro di competenze e ricerca, con un’esperienza più che ventennale.
Le tre anime di REC sono il sapere accademico di eccellenza, il rapporto privilegiato con il mondo delle aziende e dei professionisti, il legame forte con le istituzioni. Transdisciplinarietà, esperienza e cura del sapere
Politecnico di Milano | Dipartimento ABC | Real Estate Centre REC
Via Bonardi, 9 – 20133 Milano
PropTech Monitor PoliMI. L’ecosistema PropTech, analisi e trend dall’Italian PropTech Monitor del Politecnico di Milano.
Sono stati presentati il 16 dicembre presso l’Aula Magna del Politecnico di Milano gli ultimi risultati dell’analisi sul livello di digitalizzazione del settore real estate in Italia, condotta dall’Italian PropTech Network (IPN) del Politecnico di Milano.
Il convegno Italian PropTech Monitor, arrivato alla sua V edizione, si è aperto con un punto di vista europeo portato dal Chairman della European PropTech Association, Dirk Paelinck.
L’attenzione delle istituzioni europee oggi è concentrata sull’attrarre investimenti per incrementare la sostenibilità ambientale dell’ambiente costruito proprio attraverso la digitalizzazione.
A seguire, il gruppo del Politecnico di Milano, guidato dai professori Stefano Bellintani e Andrea Ciaramella e dalla dott.ssa Chiara Tagliaro, ha delineato le tendenze dell’ecosistema PropTech italiano, commentando i risultati dell’indagine annuale di IPN.
Monitor
I dati, presentati da Silvia Leoncini e Alice Paola Pomè, pongono l’attenzione sul protagonista della giornata, l’Italian PropTech Monitor (IPM).
Lo strumento di IPN è arrivato a contare un totale di 273 aziende PropTech, mostrando un continuo incremento e un progressivo consolidamento del fenomeno in Italia.
Un nuovo cluster si aggiunge ai quattro già definiti negli anni scorsi, il ConTech (Construction Technology), che aggrega le soluzioni del settore delle costruzioni.
L’indagine annuale a cui ha partecipato il 25% delle 273 PropTech Italiane rivela che le PropTech nel nostro Paese sono realtà di piccole dimensioni (l’80% sono realtà di massimo 20 componenti), giovani (70% dei componenti sono Gen-Y), prevalentemente maschili (65% dei componenti uomini) e collaborative (1 PropTech su 2 ha avviato collaborazione con altre PropTech e aumenta la collaborazione con gli operatori più tradizionali). Le PropTech italiane risultano lavorare nella fase di gestione del ciclo di vita (40% dei rispondenti), principalmente offrendo servizi di Property management, Asset management e Facility/Workplace management. Pur avendo un connotato fortemente italiano (il 70% dichiara di avere strategie di espansione in Italia), il 28% delle PropTech rispondenti sta pianificando un’espansione in Europa.
“Interessante porre l’accento sul fatto che Il PropTech italiano”, dice Alice Paola Pomé, dottoranda del Politecnico di Milano che collabora con IPN nell’ambito della sua ricerca, “sta rivoluzionando i processi e i prodotti del real estate grazie all’introduzione principalmente di tecnologie come “Big Data Analytics”, “IoT” e “Artificial Intelligence”.
Concorda anche Daniele Levi Formiggini, Head of Real Estate – Neprix (sponsor dell’evento), che sostiene che “le nuove tecnologie delineano una profonda trasformazione del real estate e del modo in cui nel prossimo futuro progetteremo, costruiremo, gestiremo e commercializzeremo gli immobili”.
L’intervento di Veronica Soriano, Head of International Relations Italian Metaverse Association, spinge il pubblico a immaginare il futuro dello spazio, guardando a un real estate virtuale. Un nuovo luogo dove non si incontrano barriere fisiche, dove si parla di digital possession e dove si creano delle community.
L’attenzione di Maurizio Bernardo, Chairman di Assofintech, si concentra sull’importanza di fare ecosistema, annunciando un futuro evento proprio in collaborazione con IPN tra PropTech, FinTech, InsurTech e ConTech.
Infine, a commentare i risultati di IPM, è intervenuto Massimo Bollati, Direttore trasformazione digitale – Agenzia del Demanio, mostrando come anche gli enti pubblici italiani stanno virando verso nuove forme di digitalizzazione dei loro sistemi.
IPN Italian PropTech Network nasce all’interno di REC, Real Estate Center del Politecnico di Milano, un hub di innovazione e conoscenza dedicato al mondo Real Estate, animato dalle idee dove processo metodologico e sapere strutturato facilitano la circolazione di opportunità e ricerche.
L’Italian PropTech Network costituisce una piattaforma dove il sapere accademico del Politecnico di Milano incontra le aziende del settore del Real Estate presenti sul territorio italiano per uno scambio sinergico di innovazione e crescita.
In linea con la mission del Politecnico di Milano, IPN si prefigge l’obiettivo concreto di contribuire e supportare l’intero sistema italiano: siamo al servizio dei player italiani del real estate, supportati dalle ricerche del PropTech monitor.
CENSIS italiani e la casa. Presentato il primo Rapporto Federproprietà-Censis: gli italiani, un popolo di proprietari.
Il 70,8% delle famiglie italiane è proprietario della casa in cui vive (e il 28,0% di queste è proprietario di altri immobili), l’8,7% gode della casa in usufrutto o a titolo gratuito, il 20,5% vive in affitto.
L’Italia è uno dei Paesi con il più alto numero di proprietari di abitazioni: la proprietà immobiliare è un fattore costitutivo della nostra società, inscritto nel dna degli italiani.
La proprietà non è una prerogativa solo dei benestanti: nel quinto delle famiglie più povere, il 55,1% è proprietario dell’abitazione in cui vive e la percentuale aumenta via via fino all’83,9% tra le persone più abbienti.
La percentuale di famiglie proprietarie è più elevata tra le coppie con figli (73,9%) e tra i residenti nelle piccole città (il 76,1% nei comuni piccolissimi, fino a 2.000 abitanti, e il 74,3% in quelli con un’ampiezza demografica tra 2.000 e 10.000 abitanti).
Sono alcuni dei dati contenuti nel 1° Rapporto Federproprietà-Censis «Gli italiani e la casa», realizzato con il contributo scientifico della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) e in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti (CDP).
Bene rifugio e specchio della propria identità
Secondo l’indagine realizzata dal Censis, per il 91,9% degli italiani la casa è un rifugio sicuro, soprattutto dopo l’esperienza del Covid. L’89,7% si sente tranquillizzato dal fatto di essere proprietario dell’abitazione in cui vive. Per l’83,1% la casa riflette anche la propria identità e la propria personalità. E il 54,5% vorrebbe aiutare figli o nipoti ad acquistare la prima casa, perché l’immobile di proprietà resta la pietra angolare della sicurezza economica e esistenziale.
La casa multifunzionale
La pandemia ha contribuito a rendere multifunzionali le abitazioni e molte attività continuano a essere svolte in casa. Al 47,1% degli italiani capita ancora di lavorare da remoto (il dato sale al 54,5% tra i giovani di 18-34 anni che lavorano). Il 96,3% degli studenti si dichiara attrezzato per seguire le lezioni in modalità Dad.
Ma il 63,0% degli italiani non si si limita a restare in casa solo per svolgere le funzioni essenziali, per poi uscire: addirittura il 78,0% vi trascorre gran parte del tempo libero.
In casa gli italiani fanno sport (il 43,7%, il 60,0% dei giovani), cucinano (l’89,3%, il 94,8% dei giovani) e coltivano parte delle loro relazioni sociali (l’84,5%, il 90,9% dei giovani). Al 17,7% degli italiani (il 23,6% tra gli anziani) capita di curarsi in casa o di ricevere assistenza a domicilio.
Il comfort abitativo
Spazi adeguati e alloggi comodi. Per l’87,2% degli italiani gli spazi della propria abitazione sono adeguati e ben suddivisi, e la casa è confortevole. Il 29,5% ha apportato cambiamenti importanti alla propria abitazione a seguito alla pandemia per adeguare gli spazi alle nuove esigenze: lo hanno fatto di più le coppie con figli (36,4%), i 18-34enni (45,6%) e i residenti nelle zone centrali delle grandi città (37,0%). Cresce l’attenzione per la salubrità degli ambienti e la sostenibilità della casa: l’88,9% ritiene salubre la propria abitazione, per l’86,0% ha un effetto positivo sulla propria salute fisica e mentale.
L’84,4% è comunque pronto a renderla più sostenibile attraverso il controllo dei consumi energetici. Il 71,4% dichiara che la propria abitazione è già dotata di infissi che evitano la dispersione del calore.
Un valore economico da rilanciare
Il 51,7% dei proprietari di casa è convinto che il valore della propria abitazione non sia aumentato negli ultimi dieci anni. In effetti, tra il 2010 e il 2019 i prezzi degli immobili residenziali in Italia sono diminuiti del 16,6% (mentre nello stesso periodo nella media dei Paesi europei aumentavano del 19,4%), per poi registrare un rialzo del 4,6% tra il 2019 e il 2021 e un +5,2% nel secondo trimestre del 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Sono però fortemente aumentati i costi legati alla casa (bollette, condominio, ecc.): per il 76,5% degli italiani tali costi pesano «molto» sul budget familiare e per il 71,7% le tasse che ruotano intorno alla proprietà immobiliare sono troppo alte.
Disagio abitativo e housing sociale
Il 5,9% degli italiani vive in condizione di deprivazione abitativa. A questo dato si aggiunge il disagio degli studenti fuori sede, che possono contare su un numero di posti letto pari ad appena l’8% del totale degli studenti fuori sede italiani.
Una soluzione innovativa è certamente l’housing sociale, avviato dal Piano nazionale di edilizia abitativa, che prevede un sistema integrato di fondi immobiliari con al centro il Fondo Investimenti per l’Abitare gestito da CDP Immobiliare Sgr. L’obiettivo è di mobilitare fino a 4 miliardi di euro sui territori, con la partecipazione di investitori terzi, tramite 29 fondi immobiliari locali per la realizzazione di 20.000 alloggi e 7.500 posti letto in 110 comuni.
«Dal Rapporto emerge come la funzione sociale della casa si sia evoluta da mero luogo del privato e della relazionalità familiare in una direzione sempre più multifunzionale», ha detto Giovanni Bardanzellu, presidente di Federproprietà. «È aumentato il valore sociale della casa, che però non ha trovato rispondenza nel suo valore economico. Anzi, la casa è oggi vista come una sorta di catalizzatore di tasse e costi, questi ultimi aggravati ulteriormente dalla guerra russo-ucraina che si è innestata sull’economia mondiale già scossa fortemente dalla pandemia. È il momento in cui la politica deve intervenire per eliminare o almeno frenare l’evidente salasso fiscale che tartassa la casa, in modo da sfruttare il suo forte valore sociale per recuperare l’antico valore economico».
«Il Rapporto del Censis, confermando il ruolo della casa come bene rifugio, attribuisce al social housing la capacità di fornire una risposta alle nuove esigenze abitative nazionali», ha detto Giancarlo Scotti, Direttore Immobiliare di Cdp e Amministratore Delegato di Cdp Immobiliare Sgr. «Da oltre dieci anni Cdp, attraverso il Fondo Investimenti per l’Abitare (Fia), ha contribuito a promuovere interventi immobiliari di social housing in Italia, consolidando un modello virtuoso di collaborazione tra istituzioni pubbliche e istituzioni private. La questione abitativa riguarda un numero crescente di famiglie e individui che, pur in presenza di un reddito stabile, riscontrano difficoltà di accesso all’abitazione sul libero mercato, temi ancor più acuiti dalla pandemia e dalla difficile congiuntura economica. Da qui la rilevanza crescente del bene casa nella più ampia configurazione di infrastruttura sociale. Proprio nell’ottica di rafforzare l’impegno di Cdp in uno dei campi di intervento previsti nel Piano strategico è stato promosso un nuovo strumento, il Fondo Nazionale dell’Abitare Sostenibile, che intende dare una risposta alle nuove tendenze socio-demografiche stimolando interventi di rigenerazione urbana destinati alle tre S dell’abitare: social, student e senior housing».
«In questi tre anni di pandemia, per gli italiani la casa è diventata un centro di servizi alla persona: ufficio, scuola, università, cinema, talvolta succursale di un ospedale. Abbiamo capito quanto sia fondamentale attrezzare la propria abitazione, avere cura delle mura domestiche, rendere l’ambiente in cui viviamo sano ed efficiente», ha detto Alessandro Miani, presidente della Sima. «Abbiamo investito sulla funzionalità e la salubrità dei nostri appartamenti per sfuggire al virus e continueremo a farlo anche quando il Covid sarà un lontano ricordo. Sima chiede al legislatore di assecondare questa nuova domanda di sicurezza e valore che arriva dai proprietari e dagli inquilini italiani. La casa è un aspetto fondativo della nostra società. È tempo di generare politiche del buon abitare, le nostre proposte sono a disposizione di tutti».
Questi sono alcuni risultati del 1° Rapporto Federproprietà-Censis «Gli italiani e la casa», realizzato con il contributo scientifico della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) e in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti (CDP).
Il Rapporto è stato presentato da Francesco Maietta, responsabile dell’Area Consumer, Mercati privati, Istituzioni del Censis, e discusso da Giovanni Bardanzellu, Presidente di Federproprietà, Chiara Braga, Segretaria di Presidenza della Camera dei Deputati, Maria Domenica Castellone, Vicepresidente del Senato della Repubblica, Maurizio Gasparri, Vicepresidente del Senato della Repubblica, Alessandro Miani, Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), Fabio Rampelli, Vicepresidente della Camera dei Deputati, Giancarlo Scotti, Amministratore Delegato di Cdp Immobiliare Sgr, Andrea Tobia Zevi, Assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative del Comune di Roma, moderati da Giampaolo Roidi, Giornalista dell’Agi.
Real Estate Re-Think the future: qual è lo stato di salute del settore Real Estate e, soprattutto, quali sono le dinamiche che coinvolgeranno nel prossimo futuro l’intera filiera?
Questi e molti altri saranno i temi al centro dell’evento che Credit Village organizza in un inedito format che vede lo svolgersi della plenaria dedicata al settore immobiliare, intitolata “RE-think the future”
Due plenarie mattutine, dedicate alle due industry, che confluiranno in un’unica sessione pomeridiana, in cui i due mondi del Real Estate e del Credit Management si incontreranno per trovare punti di contatto e nuove sinergie da poter sviluppare in un ecosistema unico.
La plenaria dedicata al Real Estate si aprirà con uno speech che illustrerà i dati del mercato a cura di Lia Turri – Partner PwC Italia, Real Estate Leader.
Lo spazio dell’intervista one-to-one sarà dedicato alle nuove esigenze dei consumatori e vedrà protagonisti Alessia Pirolo – Deputy Managing Editor Europe React News, che intervisterà Daniele Pastore – Direttore Generale Intesa Sanpaolo Casa.
La prima sessione di lavori, intitolata “La trasformazione del living & residenziale, tra life quality e sostenibilità” darà modo ai più autorevoli operatori del settore – dagli studi di progettazione alle imprese di costruzione, passando per docenti universitari e grandi investitori – di esprimere il proprio punto di vista sui cambiamenti del residenziale derivanti da fattori imprevedibili, come la pandemia e il conflitto bellico, e da valori sempre più contemporanei e diffusi, come life quality e rispetto ambientale: lo sviluppo residenziale e la riqualificazione immobiliare, il build-to-rent, lo sviluppo delle RSA, student e senior housing.
Prenderanno parte alla Round Table, moderata da Pirolo, Giuseppe Carone – Direttore Il Prisma, Paolo Micucci – CEO City Life e Head of European Engineering & Project Management Generali Real Estate, Marialisa Santi – Presidente Fondazione dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Milano e Marta Stella – Consigliere Delegato Borio Mangiarotti.
La seconda sessione, intitolata “Hospitality 360°: dalla finanza alla rigenerazione urbana e sociale” esplorerà il settore dell’hospitality a tutto tondo: dai trend di mercato alle opportunità legate al business, fino agli strumenti che la finanza può mettere a disposizione del settore per rigenerare gli asset e valorizzarne il potenziale con progetti di utilità sociale. A moderare la tavola rotonda Eleonora Chioda, Giornalista Esperta in Innovazione, che darà la parola a Paolo Caffi, Dottore Commercialista e Revisore Contabile, Manuel D’Avanzo – Direttore Generale Solido Holding, Elena Perriello – Head of Portfolio & Asset Optimization – Divisione Distressed Credit illimity, Marco Zalamena – Partner e Hospitality Leader EY, Claudio Zampetti – Responsabile Sviluppo e Relazioni Istituzionali In.tech.
Nello spazio dedicato all’intervista one-to-one dal titolo “Real Estate Tokenization”, verranno intervistati Lorenzo Rigatti – Co-fondatore e CEO BlockInvest e Davide Schiffer – Amministratore Delegato Borgosesia.
I lavori continueranno con la terza sessione dedicata al tema “PropTech: la contaminazione digitale nel settore immobiliare” che illustrerà le più interessanti ed innovative soluzioni proposte dalle Tech Company per il settore immobiliare, che stanno influenzando i modelli di business e le best practice in tutte le aree della filiera. Dopo un focus a cura di Anna Ruzzene – Partner PwC Italia, Finance Transformation, seguirà la Round Table moderata dalla giornalista Eleonora Chioda, che vedrà gli interventi di Stefano Bellintani – Professore Associato, REC – Real Estate Center Politecnico di Milano, Luca Bonacina – Co-Founder & Head of Technology CherryNpl, Renato Ciccarelli – CEO Abilio, Luigi De Luca – Real Estate Manager KRUK Italia, Paolo Scalia – Head of Sales idealista/data Italia.
Lo spazio dell’intervista one-to-one sarà dedicato al tema degli investimenti innovativi nel Real Estate e vedrà protagonista Guido Lombardo – Amministratore Delegato Gardant Investor SGR, intervistato dalla giornalista Alessia Pirolo.
Infine, l’ultima sessione della giornata, intitolata “Nuovi modelli di investimento e ruolo strategico delle valutazioni nel Real Estate” affronterà il tema delle dinamiche di funzionamento dei più innovativi modelli di investimento immobiliare, dalla cartolarizzazione alle operazioni di financing, e del ruolo strategico delle valutazioni immobiliari, settore in evoluzione di estrema rilevanza. Alla Round Table, moderata da Massimo Famularo, Chief Financial Editor, Credit Village, interverranno Marco Ghirimoldi – Real Estate Manager 130 Servicing, Leonardo Grechi – Chief of Operations Walliance, Giacomo Morri – Faculty Deputy for Corporate Finance & Real Estate SDA BOCCONI – Andrea Zamboni – General Counsel Edrasis Group.
La plenaria del pomeriggio, intitolata “Building the bridge: Credit Management e Real Estate si incontrano” vedrà lo svolgersi di due tavole rotonde. La prima sarà un think thank dei più autorevoli decision maker (C-Level) dei principali player delle industry del Credit Management, Real Estate, Technology e PropTech che si confronteranno sugli scenari futuri e sulle sinergie e potenzialità che il nuovo ecosistema potrà offrire. A moderare la discussione Jole Saggese – Caporedattore Centrale di Class CNBC, mentre sul palco saliranno Mirko Briozzo – Amministratore Delegato Gardant, Andrea Clamer – Head of Distressed Credit Division illimity, Giovanni Gilli – Presidente Intrum Italy, Victor Ranieri – Country Manager Italia Casavo, Riccardo Serrini – CEO Gruppo Prelios.
La seconda sessione è dedicata al punto di vista delle Associazioni delle categorie maggiormente impegnate nella trasformazione in atto, che si confronteranno su quale sarà l’impatto sul conto economico delle aziende, l’occupazione, il mercato e da ultimo, ma non ultimo, le aziende ed i consumatori- debitori. Alla tavola rotonda moderata da Jole Saggese prenderanno parte Antonio Campagnoli – Presidente Fiabci, Giuseppe Piano Mortari – Direttore Operativo Assofin, Silvia Rovere – Presidente Assoimmobiliare, Gianfranco Torriero – Vice Direttore Generale ABI e Francesco Vovk – Presidente UNIREC.
Un appuntamento da non perdere per restare aggiornati rispetto a tutti i principali trend che si stanno affermando nel settore del Real Estate e per orientarsi nel nuovo ecosistema che si sta delineando.
1 dicembre – Milano, Centro Congressi Allianz MiCo
– BYinnovation è Media Partner di Credit Village Day
PIL della filiera edilizia: nel 2021 la produzione vola: +19,7% per un totale di €475 miliardi. La filiera determina 1/3 del PIL nazionale e dà lavoro a 2,8 milioni di persone (+7,7%). Al convegno inaugurale di SAIE, la Fiera delle Costruzioni, presentato il Rapporto Federcostruzioni. Ance, altro boom del Superbonus: +€8,2 miliardi in valore soltanto a settembre.
Il sistema delle costruzioni continua a sorreggere l’economia del Paese. Nel 2021 il valore della produzione dell’intera filiera si è attestato a quota €475 miliardi, in aumento di ben 78 miliardi rispetto al 2020 (+19,7%) e di €51,6 miliardi rispetto al 2019 (+11,4%).
Da solo determina circa un terzo del PIL italiano, la cui crescita del +6,6% dell’ultimo anno è da attribuire in buona parte proprio all’edilizia, anche grazie allo stimolo dei Bonus fiscali e degli importanti investimenti del PNRR. Sono queste le principali evidenze del Rapporto 2021 di Federcostruzioni, presentato in occasione del convegno inaugurale di SAIE, La Fiera delle Costruzioni, Progettazione, edilizia, impianti, l’appuntamento annuale più importante per il comparto.
La crescita non riguarda solo la produzione ma anche l’occupazione
Gli addetti del comparto si attestano nel 2021 a poco più di 2,8 milioni di unità, con un incremento di +200 mila unità (+7,7%) rispetto all’anno precedente, ben il 12% della forza lavoro nazionale.
Bene anche gli investimenti: dopo il calo del 2020, secondo l’analisi di Ance, nel 2021, il settore ha messo a segno un ottimo +16,4%. Fondamentale il ruolo della riqualificazione abitativa, che grazie agli incentivi come il Superbonus 110% e il bonus facciate, ha visto aumentare il livello di investimenti di oltre il 20%.
“Il nostro Paese, per attenuare i rincari dell’energia e i loro effetti su famiglie e imprese, deve mettere in atto, oltre alle azioni compensative, costose e sostenibili per poco tempo, anche interventi regolatori di natura strutturale come il tetto UE al prezzo del gas, il disaccoppiamento del prezzo dell’energia da quello del gas e destinare parte della produzione nazionale di gas e l’energia delle fonti rinnovabili alle imprese energivore a un prezzo calmierato – ha commentato Paola Marone, Presidente Federcostruzioni. “Per consentire una riqualificazione del patrimonio immobiliare, chiediamo al nuovo Governo di mettere tra le priorità della sua agenda la strutturazione dei bonus, su un lungo periodo e con regole, e dei meccanismi finanziari a sostegno, che possa anche risolvere le questioni in sospeso sulla cessione del credito.
Per garantire l’attuazione del PNRR, chiediamo adeguare i bandi ai rincari dei materiali e dell’energia, commisurare l’importo delle gare alla dimensione delle nostre imprese, oltre naturalmente a monitorare l’emanazione del Codice dei Contratti previsto per il prossimo marzo 2023. Una filiera delle costruzioni più dinamica contribuirà a non fare andare il Paese in recessione salvaguardando l’occupazione e tanti settori trainanti della nostra economia. Ringraziamo SAIE, che da oltre 50 anni è la fiera di riferimento per le costruzioni, per averci dato la possibilità di affrontare questo tema così importante nell’evento inaugurale.”
Ed è proprio sul tema Superbonus 110% che Ance è intervenuta nel corso dell’evento inaugurale di SAIE, presentando gli ultimi dati.
A settembre si è rafforzata l’ottima performance dello strumento fiscale: alla fine del mese, secondo i dati del monitoraggio Enea – MISE – MITE, gli interventi legati all’efficientamento energetico sostenuti dal Superbonus 110% sono 307.191, per un ammontare corrispondente di €51 miliardi (di cui €38,8mld, il 76%, si riferiscono a lavori già realizzati). In un solo mese (31 agosto – 30 settembre 2022), si registra un ulteriore e consistente aumento del 25,9% in numero e del 19% nell’importo, ovvero più di 63.000 interventi aggiuntivi, per un valore corrispondente di circa €8,2 miliardi.
A livello di distribuzione regionale, al primo posto c’è sempre la Lombardia (47.288 interventi per un valore di €8,6 miliardi, seguita da Veneto (37.675; €5 miliardi) e Lazio (26.938; €4,8 miliardi), seguiti dall’Emilia-Romagna (24.439; €4,2 miliardi).
Buone anche le performance di quattro regioni meridionali: Sicilia, Puglia, Campania e Sardegna.
Sull’argomento si è soffermata anche Federica Brancaccio, Presidente di Ance, che ha dichiarato: “La nuova circolare delle Entrate sgombra finalmente il campo dai dubbi che in questi mesi hanno paralizzato la cessione dei crediti da bonus edilizi. Ora però è necessario che la nuova maggioranza di Governo lanci un segnale di fiducia, invitando anche Poste e Cdp a ripartire per ridare slancio al mercato. Al tempo stesso dobbiamo guardare al futuro e pensare a soluzioni strutturali per una politica industriale di settore orientata alla sostenibilità”.
Il convegno – a cui hanno partecipato tra gli altri Paola Marone, Presidente Federcostruzioni; Federica Brancaccio, Presidente ANCE; Tommaso Foti, Onorevole; Daniele Manca, Senatore; Raffele Laudani, Assessore all’Urbanistica del Comune di Bologna; Leonardo Fornaciari, Ance Emilia Area Centro; Giorgio Lupoi, Presidente OICE; Armando Zambrano, Coordinatore della Rete delle professioni; Celso De Scrilli, Vice Presidente BolognaFiere; Ivo Nardella, Presidente di Senaf (la società del Gruppo Editoriale Tecniche Nuove che organizza SAIE) – è stata l’occasione per capire lo stato dell’arte della filiera, con un approfondimento sui bonus e sugli altri temi del momento, dalla riqualificazione sostenibile del patrimonio immobiliare pubblico e privato, all’aumento dei prezzi dell’energia e dei materiali.
SAIE è stata occasione per mettere al centro tutti i temi principali del sistema delle costruzioni e dell’ambiente costruito: efficienza energetica, sostenibilità ed integrazione edificio-impianto, cantiere, innovazione, infrastrutture, digitalizzazione, transizione ecologia, nuove esigenze dell’abitare e del costruire, con un punto di vista preciso che mantiene l’Uomo al centro. Quattro i saloni tematici: Progettazione e Digitalizzazione; Edilizia; Impianti; Servizi e media, e qui un’anteprima di tutte le iniziative speciali già attive.
“Riunire attorno ad un tavolo i principali protagonisti delle costruzioni e le istituzioni, è il modo migliore per inaugurare la nuova edizione di SAIE – ha dichiarato Ivo Nardella, Presidente Gruppo Tecniche Nuove e Senaf, società organizzatrice di SAIE. “Il settore ha dimostrato di poter trainare il Paese ma le nuove sfide che ci attendono, come la riqualificazione energetica e l’inflazione, hanno accelerato il bisogno di soluzioni sempre più innovative, sia dal punto di vista dell’azione politica che sotto il profilo tecnico. Per questo siamo orgogliosi di aver messo a disposizione delle imprese e degli operatori del settore non solo una vetrina per tutte le loro novità di prodotto e servizi, ma anche un punto di riferimento per conoscere le eccellenze del comparto, allargare il proprio network e dialogare sulle questioni più importanti per il futuro: PNRR, bonus, formazione, sostenibilità e nuove opportunità. Ci aspettano quattro giornate intense e ricche di spunti per il domani delle costruzioni.”
“Siamo molto contenti di ospitare a BolognaFiere l’edizione 2022 di SAIE – ha detto Celso De Scrilli, Vice Presidente di BolognaFiere – un evento di grande importanza per il nostro gruppo, per la città e per la filiera delle costruzioni. Diamo il benvenuto alle imprese e agli operatori del settore che hanno deciso di esporre a Saie e di visitare i nostri padiglioni, cogliendo un’occasione unica di confronto e conoscenza. Il Salone delle costruzioni presenta quest’anno un format espositivo rinnovato che valorizza i prodotti e le soluzioni per l’edilizia e l’impiantistica, mettendo al centro delle iniziative speciali e delle aree dimostrative i temi dell’innovazione, della sostenibilità e della formazione. La filiera delle costruzioni è tra i protagonisti della ripartenza del nostro Paese e la piattaforma SAIE, grazie all’alternanza tra i quartieri fieristici di Bologna e Bari, uniti da una partnership strategica, è diventata un punto di riferimento imprescindibile per gli operatori e le imprese del settore presenti in tutto il territorio italiano”.
SAIE, La Fiera delle Costruzioni, giunta alla sua 55esima edizione, si è tenuta a BolognaFiere con 430 aziende in esposizione e 48 associazioni partner. 22 le iniziative speciali e 127 i convegni, in un percorso articolato in quattro saloni tematici – Progettazione e Digitalizzazione; Edilizia; Impianti; Servizi e media.
Al centro della manifestazione tutte le tematiche più importanti per il presente e il futuro delle costruzioni: cantiere, sostenibilità, innovazione, efficienza energetica, digitalizzazione, integrazione edificio-impianto, transizione ecologia, le persone e le loro nuove esigenze dell’abitare e, di conseguenza, del costruire.
Milano città spugna. Gruppo CAP realizzerà 90 opere di drenaggio urbano per i comuni della Città metropolitana e offrirà inoltre le proprie competenze per sviluppare progetti anche al di fuori del territorio servito.
Dal PNRR 50 milioni di euro per realizzare 90 progetti di drenaggio urbano sostenibile in 32 Comuni
Si chiama progetto Milano città spugna e vedrà coinvolto Gruppo CAP, il gestore del servizio idrico della Città metropolitana di Milano, che ha ottenuto l’ammissione al finanziamento dal Ministero dell’Interno per uno dei bandi nell’ambito del PNRR presentato proprio dalla Città metropolitana di Milano.
Le risorse consentiranno all’utility lombarda di realizzare interventi di riqualificazione per prevenire allagamenti, contrastare l’erosione del suolo e gli effetti del cambiamento climatico su tutto l’hinterland milanese, ponendosi come punto di riferimento per la progettazione e la realizzazione di interventi di urbanistica sostenibile.
Per la prima volta, inoltre, Gruppo CAP guarda al di là del suo territorio per operare accanto ad AMAP, Azienda Municipalizzata Acquedotto Palermo, con l’obiettivo di potenziare il sistema fognario del Comune di Alia.
“Partecipare alle opere finanziate dal PNRR significa dare un contributo concreto per costruire il futuro del nostro Paese” spiega Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo CAP. “Quello che intendiamo realizzare è un vasto programma di interventi di riqualificazione ambientale che coinvolge l’intero territorio su cui operiamo e che svilupperemo grazie alle competenze tecniche, giuridiche e gestionali che ci hanno permesso di ottenere questo importante finanziamento”.
Gruppo CAP si è presentata come stazione unica appaltante e soggetto attuatore di Città metropolitana di Milano, con la possibilità di guardare a un ampio territorio fatto di 200 Comuni.
Elemento essenziale oggi per confrontarsi con progetti ambiziosi e importanti, come quelli del progetto Milano Città Spugna, che mira a realizzare molteplici interventi di Drenaggio Urbano Sostenibile per far sì che le città siano in grado di assorbire l’acqua piovana, soprattutto negli eventi più intensi, senza intasare le reti fognarie e evitando allagamenti.
Il finanziamento del PNRR, pari a 50.194.050 euro, consentirà di riqualificare un’area complessiva pari a 530mila metri quadrati attraverso interventi si basano sulle cosiddette “Nature Based Solutions”, ovvero su processi naturali che sfruttano piante ed elementi vegetali per assorbire acqua e inquinamento, prevedono la sostituzione dell’asfalto con superfici permeabili in grado di far filtrare l’acqua e allo stesso tempo mitigare le isole di calore nel tessuto urbano.
Si tratta di un concetto relativamente recente, utilizzato dalla Commissione Europea per identificare strategie, azioni, interventi, basati sulla natura che forniscono servizi ambientali e vantaggi socio-economici capaci, qualora svolti in contesto urbano, di aumentare la resilienza delle città: aiuole, parcheggi, tetti e mura verdi, boschi urbani, sistemi di gestione alternative delle acque piovane, agricoltura urbana.
Gli interventi del progetto Milano Città Spugna promuovono l’urbanizzazione sostenibile, stimolando la crescita economica e contribuendo a rendere le città più attraenti per chi le vive.
I sistemi di drenaggio urbano sostenibile, inoltre, contribuiscono a migliorare il benessere dei cittadini, ripristinare gli ecosistemi degradati migliorandone la resilienza, a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e migliorare la gestione del rischio idraulico-idrologico.
A Trezzano sul Naviglio è previsto un intervento di alleggerimento della rete di drenaggio mediante realizzazione di sistemi di drenaggio urbano sostenibile (SUDS) che coniugheranno elementi gestionali/funzionali con opere di deimpermeabilizzazione della strada.
A Cesano Boscone i SUDS consentiranno di integrare la gestione sostenibile delle acque meteoriche del parcheggio con la riqualificazione della piazza, per rendere lo spazio urbano maggiormente efficiente e fruibile e, al tempo stesso, migliorarne il valore estetico/paesaggistico.
A Solaro verrà completamente riqualificata un’area che consentirà da una parte una gestione più sostenibile delle acque meteoriche stradali, e dall’altra di offrire ai cittadini uno spazio urbano maggiormente fruibile e dal maggior valore estetico e paesaggistico.
A Rho verranno ripensate e riqualificate diverse aree parcheggio, sempre in ottica di drenaggio urbano.
Gli interventi totali sono 90 e coinvolgono 32 Comuni
Gli interventi erano stati proposti da Gruppo CAP insieme a Città metropolitana di Milano già alla fine del 2021, a soli 15 giorni dall’approvazione da parte del Ministero dell’Interno del Decreto n. 152, che definiva i criteri di attuazione nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Oggi Gruppo CAP per la prima volta guarda al di fuori del territorio servito direttamente per aprirsi al mercato e offrire il proprio know how e competenze anche a soggetti terzi. È il caso del progetto che CAP realizzerà per AMAP, Azienda Municipalizzata Acquedotto di Palermo, per la riqualificazione e potenziamento della rete fognaria del Comune di Alia. L’appalto, del valore di circa 212mila euro, prevede le fasi di studio di fattibilità, quantificazione costi e ingegnerizzazione del progetto, ed eventualmente la realizzazione. Si tratta di una sfida per l’utility lombarda, che allo stesso tempo certifica la sua capacità di confrontarsi su realtà diverse e distanti ponendosi come partner credibile e competente.
Cartografia geologica e geomorfologica. Il geologo è il professionista fondamentale per la mitigazione dei rischi. “Frane sismoindotte” , più specificatamente le frane che ti attivano in concomitanza o immediatamente dopo terremoti anche di modesta o media entità, sono state il focus del convegno che si è tenuto a Palermo, presso il Dipartimento di Scienze della Terra e Del Mare, organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi, dalla Fondazione Centro Studi del CNG, e dall’Ordine dei Geologi della Sicilia in collaborazione con lo stesso Dipartimento di Scienze della Terra e del Mare di UNIPA ed il Corso di Laurea in Scienze Geologiche, con il patrocinio dell’ISPRA, dell’Autorità di Bacino e del Dipartimento Regionale di Protezione Civile.
Accademici, professionisti e tecnici delle Istituzioni pubbliche, si sono incontrati per discutere sulle applicazioni geologiche che riguardano la pianificazione territoriale, la gestione dei rischi e lo sfruttamento delle risorse naturali, sulla base di un comune strumento di lavoro: la ‘‘Cartografia Geologica e Geomorfologica’’.
A sostegno di tale necessità interviene il Prof. Attilio Sulli, Direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e Del Mare, DiSTeM, secondo il quale ‘‘la carta geologica costituisce il prodotto della conoscenza aggiornata e scientifica di elevata qualità, uniforme su tutto il territorio e basata su tecniche scientifiche e rigorose, accompagnata da livelli informativi che permettono di gestire dati geologici e territoriali di varia natura’’.
La cartografia geologica, nota anche come “la mappa che cambiò il mondo”, assume quindi il ruolo di strumento essenziale di sintesi e comprensione del territorio, delle sue potenziali trasformazioni per effetto di fenomeni naturali e dell’interazione con l’urbanizzazione e le attività antropiche in genere.
La cartografia geologica si pone come strumento preliminare ad ogni pianificazione urbanistica per la gestione ordinaria, per la mitigazione dei rischi e per la gestione dell’emergenza.
Il progetto CARG (CARta Geologica), fermo da diversi anni per scelte che hanno azzerato le risorse utili al suo completamento, di recente è entrato nella cosiddetta “nuova fase”, mediante finanziamenti volti ad implementare fino ad almeno il 50% la copertura del territorio nazionale.
‘‘Le informazioni contenute nella carta geologica e nei livelli informativi associati – prosegue Sulli – sono uno strumento conoscitivo indispensabile per la prevenzione dei rischi, per la tutela ambientale, per la corretta individuazione e gestione delle risorse naturali e in definitiva per un uso sostenibile del territorio.’’
La cartografia geologica e geomorfologica, pertanto, contribuisce ad ottenere informazioni cruciali anche e soprattutto in un’ottica di acquisizione di maggiore senso critico su uno o più aspetti legati al territorio, nel quale il ruolo del geologo risulta fondamentale, tant’è che, come giustamente evidenzia Sulli, “la professione del geologo non è assolutamente in crisi, i laureati in geologia trovano lavoro in tempi brevissimi”.
Più geologi al territorio è il coro unanime degli autorevoli relatori, ma al tempo stesso più territorio sotto il controllo dei geologi, come sottolinea Salvo Cocina, Dirigente Generale del Dipartimento della Protezione Civile della Sicilia, secondo il quale “occorre rincorrere assolutamente una corretta pianificazione, istituendo presidi idrogeologici del territorio e responsabilizzando i professionisti”, citando anche casi in cui manufatti edificati negli anni 90 sono stati realizzati all’interno di aree esondabili e quindi ad elevato rischio.
I lavori che hanno caratterizzato l’intero pomeriggio sono stati moderati e indirizzati dal Vice Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Filippo Cappotto, che a conclusione del convegno ha evidenziato come ‘‘oggi viviamo un momento cruciale e decisivo per le discipline geologiche: nel Paese c’è la giusta consapevolezza dei georischi e della necessità di una maggiore salvaguardia dell’ambiente; i geologi con la loro capacità univoca di leggere la terra e l’ambiente hanno assunto un ruolo centrale e propositivo nelle politiche di gestione del territorio, e non è pensabile che il territorio possa più fare a meno di loro”, rafforzando la necessità di “procedere alla cartografazione di tutte le aree potenzialmente interessate da dissesto indotto da sisma, al fine di conseguire quella tanto desiderata prevenzione dai rischi naturali”.
Si rafforza ancora di più l’attività del Consiglio Nazionale dei Geologi sul territorio italiano, in sinergia con gli Ordini territoriali e in collaborazione col mondo Accademico e della Ricerca: in quest’ottica si inquadra l’attività formativa nella sede del Dipartimento di Scienze della Terra e Mare (DiSTeM) con relatori impegnati da anni e all’avanguardia nelle tematiche affrontate dall’evento.
di Domenico Angelone
Sustainable Cities Index 2022, studio pubblicato da Arcadis che valuta la sostenibilità complessiva di 100 tra le principali città del Mondo, sulla base di 3 pilastri fondamentali: Persone, Pianeta e Profitto. Quest’ultimo criterio è da intendersi come “capacità di crescita” , non solo come mero indicatore della redditività di una città o paese.
Milano al 51° posto in classifica globale, è tra le prime 20 città del mondo per i punteggi “Pianeta”. Roma è tra le prime 30. Le posizioni delle città italiane sono dovute principalmente ad alcuni indicatori economici, pur rimanendo sempre tra le migliori 70 città del mondo.
Oslo è la migliore in assoluto, seguita da molte città europee insieme a Tokyo, Seattle e San Francisco, posizionate tra le prime dieci città più sostenibili.
Sebbene la Top 10 abbia ottenuto i punteggi combinati più alti, nessuna città si è classificata tra le prime dieci in tutti e tre i pilastri del rapporto.
Ciò indica che l’eccellenza in una sola categoria non è sufficiente per garantire sostenibilità complessiva a lungo termine e che la corsa all’Accordo di Parigi 2030 è solo uno dei fattori necessari alla creazione di un mondo più sostenibile.
L’Arcadis Sustainable Cities Index del 2022 rappresenta la quinta edizione dal 2015 e adotta una visione olistica della sostenibilità, per evidenziare le sfide in evoluzione che le città devono affrontare, alla luce dell’emergenza climatica, dell’impennarsi dell’inflazione e del costo della vita.
I dati chiave per valutare la classifica generale delle città includono l’esposizione ambientale ai disastri naturali, l’accessibilità abitativa e l’equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.
“L’aumento del costo della vita ha interessato molte città in tutto il mondo ed è importante notare che alcune tra quelle considerate dal rapporto, sono già ad un punto limite”, ha dichiarato Massimiliano Pulice, Amministratore Delegato di Arcadis Italia. “La nostra ricerca ha rilevato che molte città stanno rapidamente diventando, o già lo sono, inaccessibili alla maggioranza dei suoi abitanti. Una città redditizia di per sé, non è sostenibile se a pagarne il prezzo sono i suoi cittadini”.
Il rapporto mette in guardia le città dalla mera ricerca della redditività, che produce aumenti proibitivi del costo della vita senza considerare esigenze più ampie: al crescere dei divari di ricchezza aumentano le disuguaglianze, i senzatetto e la disoccupazione, come si è verificato drammaticamente in città come San Francisco, Miami e San Paolo. Al contrario, le città che reinvestono i loro profitti in servizi e politiche sociali e in azioni ambientali che migliorano la qualità della vita dei cittadini, come Stoccolma, Tokyo e Amsterdam, possono trovarsi su un percorso di maggior successo verso la sostenibilità a lungo termine.
“In Italia – continua Pulice – vediamo come la strategia vincente per perseguire il cambiamento in ottica sostenibile sia data dal connubio equilibrato e collaborativo tra pubblico e privato. Non è sufficiente remunerare un investimento privato senza che questo sia sostenuto dall’interesse pubblico e viceversa. L’interesse degli investitori deve coincidere con la ricerca delle amministrazioni locali nella progressione sociale. C40, il bando di Reinventing Cities, si dimostra un’iniziativa di successo in grado di plasmare comuni e città assecondando cittadini e finanziatori in uno schema di gioco win-win, sostenibile sotto ogni aspetto. Milano si conferma un terreno fertile per opportunità di questo tipo. Aspettiamo Roma, che pure avrebbe infinite potenzialità, la quale sta ancora facendo i conti con un sistema lontano da queste consapevolezze”.
Le città incluse sono state scelte per fornire una panoramica dell’ambiente urbano mondiale, della copertura geografica, dei livelli di sviluppo economico, delle aspettative di crescita futura e delle sfide della sostenibilità. Gli indicatori sono stati valutati da esperti di Arcadis e le metriche sono state selezionate in base alle informazioni disponibili sulle città e alla credibilità delle fonti.
Arcadis è leader mondiale di consulenza e progettazione nell’ingegneria civile e ambientale. Presente in 70 Paesi con oltre 29.000 dipendenti, dal 1888 porta valore ai propri clienti, offrendo soluzioni su misura, fondate sulla sostenibilità, la salute e la sicurezza del territorio e dei cittadini.
Arcadis Italia conta su oltre 170 persone negli uffici di Milano e Roma. Presente sul mercato italiano dal 2008, si colloca tra le prime società specializzate nella rigenerazione urbana, nella progettazione della bonifica del territorio, nel trattamento delle acque e nella progettazione di edifici ed insediamenti industriali sostenibili. Arcadis affianca i suoi clienti per l’intero ciclo di vita degli asset che sviluppa e gestisce nella loro ideazione, creazione, riqualificazione e digitalizzazione.