SmartEfficiency con Decreto Crescita, Superammortamento, Iperammortamento, Sabatini 2019. Gli imprenditori, dopo aver progettato gli impianti tecnologici per abbattere gli sprechi energetici, oggi avviano i lavori per rendere più competitive le proprie aziende. (altro…)
Biometano agricolo in rete nazionale. Inaugurato a Faenza il primo impianto di produzione di biometano agricolo in Italia. La cooperativa vitivinicola Caviro, socia di CIB – Consorzio Italiano Biogas, produrrà biocarburante avanzato partendo dal biogas generato con la digestione anaerobica dei sotto-prodotti del ciclo produttivo e da reflui di allevamenti della zona.
Un primo importante passo verso la decarbonizzazione del settore dei trasporti.
Piero Gattoni, presidente CIB – Consorzio Italiano Biogas dichiara: “L’immissione in rete del primo metro cubo di gas rinnovabile di origine agro-industriale è un momento storico per tutta l’agricoltura italiana. Caviro è un esempio virtuoso di coesistenza tra agricoltura e produzione di gas rinnovabile che mi auguro potrà essere presto seguito da altri. Gli investimenti delle aziende italiane del settore in attività di ricerca e sviluppo e il supporto attivo del CIB, che da sempre favorisce le sinergie e il trasferimento tecnologico tra il mondo dell’industria e quello dell’agricoltura, sta dando i risultati auspicati. Il biometano è un biocarburante avanzato che può giocare un ruolo primario nella transizione energetica e non solo. L’esempio di Caviro dimostra come la cooperazione e il modello di azienda circolare possano essere un prototipo vincente per rafforzare la competitività del settore agroindustriale e per contribuire alla decarbonizzazione del settore energetico favorendo, al contempo, la tutela ambientale”.
Il CIB – Consorzio Italiano Biogas rappresenta il comparto italiano della produzione di biogas e biometano in agricoltura e intende essere il punto di riferimento per tutto il settore.
Il CIB è la prima aggregazione volontaria che riunisce aziende agricole produttrici di biogas e biometano da fonti rinnovabili, le aziende o società industriali fornitrici di impianti, tecnologie e servizi per la produzione di biogas e biometano, Enti ed Istituzioni che contribuiscono a vario titolo al raggiungimento degli scopi sociali, di diffusione e promozione della tecnologia della digestione anaerobica per il comparto agricolo.
Il CIB, strumento tecnico voluto dai produttori per i produttori, è attivo sull’intero territorio nazionale e rappresenta tutta la filiera della produzione di biogas e biometano in agricoltura.
Il CIB è inoltre socio fondatore di EBA (European Biogas Association). Possiede pertanto il titolo per rappresentare gli interessi del settore anche a livello delle Istituzioni Europee nell’orientamento delle Direttive Comunitarie.
Design ufficio e produttività. Luce naturale, presenza di piante e studio degli spazi possono ridurre lo stress, incrementare la creatività e migliorare la salute e il benessere dei lavoratori.
È davvero possibile aumentare la produttività dei dipendenti cambiando il design dell’ufficio? Tutte le aziende sognano una produttività alle stelle, ma cos’è che fa davvero la differenza? Gli architetti sostengono da sempre che il design possa essere determinante e oggi sono diversi gli studi che dimostrano che determinate caratteristiche dell’ufficio possono avere un impatto concreto – positivo o negativo – sui nostri livelli di produttività.
Gli esperti consigliano di approfittare della pausa pranzo per esplorare la natura, così da allontanarsi dall’ufficio e rilasciare un po’ di stress.
E se invece le aziende portassero la natura all’interno dell’ambiente di lavoro?
Nel 2014 uno studio dell’Università di Exeter ha svelato che arredare un ufficio con delle piante può aumentare la produttività del 15%. I ricercatori hanno esaminato l’effetto degli “uffici verdi” sulle percezioni dei dipendenti in merito a qualità dell’aria, livello di concentrazione e livello di soddisfazione dell’ambiente di lavoro e hanno scoperto che la presenza di piante all’interno dell’ufficio influisce in modo significativo su queste tre variabili.
UFFICIO – GIUNGLA
Un ulteriore studio, questa volta dell’Università di Harvard, ha svelato che migliorare la qualità degli spazi interni (nuovamente attraverso la presenza delle piante, ad esempio) raddoppia le performance cognitive di chi li occupa. Insight che oggi vengono utilizzati nelle sedi delle aziende di tutto il mondo, compresa quella di Apple in California, dove sono stati piantati circa 10.000 alberi lungo tutto il campus, con l’obiettivo di favorire l’accesso alla natura ai dipendenti e, di conseguenza, aumentare i loro livelli di produttività.
Anche per questo motivo, Spaces ha iniziato una collaborazione con Sprinklr, azienda specializzata che in Belgio e nei Paesi Bassi fornisce piante da ufficio di discrete dimensioni e coltivate in maniera sostenibile. A seguito degli studi sopracitati che provano scientificamente che c’è una connessione tra piante e produttività, questa partnership si pone come obiettivo la riduzione dello stress dei dipendenti, l’incremento della creatività, il miglioramento della salute e, infine, l’aumento della produttività stessa.
CI VUOLE PIÙ LUCE
Diverse ricerche hanno constatato che, oltre alla natura, i livelli di luce degli stabili hanno anch’essi un impatto sulla produttività. Il libro Ethonomics: Designing for the Principles of the Modern Workplace dimostra che allontanarsi da uffici scialbi, concepiti come cubicoli senza colore, illuminati da una luce fioca, non solo migliora l’umore dei dipendenti, ma ne aumenta anche la produttività.
Nel Regno Unito, a quanto pare, chi lavora passa circa 22 ore al giorno al chiuso. Non ci sorprende, quindi, che, a causa dell’esposizione minima che abbiamo al mondo esterno, le aziende provino in tutti i modi a portare la luce naturale all’interno dei propri uffici. Nel 2018 una ricerca dell’Università di Cornell ha segnalato che i dipendenti che lavorano in ambienti illuminati dalla luce solare hanno registrato una diminuzione dell’84% di affaticamento agli occhi, mal di testa e vista annebbiata: tutti sintomi che riducono la capacità di lavorare fruttuosamente. Le location pensate per Spaces sono uniche nel loro genere, con una massima esposizione alla luce del giorno in più spazi possibili: stanze inondate di luce naturale, terrazze sul tetto e balconi. Il tutto tarato sul semplice obiettivo di supportare i propri membri nel loro impulso verso un ambiente di lavoro più piacevole che stimoli la produttività.
DISTRAITI
Il layout dell’ufficio gioca un ruolo significativo anche per la salute e il benessere dei propri dipendenti. Nella sede di Google a New York i lavoratori hanno accesso a una parete da arrampicata, pensata come luogo in cui i dipendenti possono rilasciare la tensione e tornare alle proprie scrivanie in uno stato d’animo migliore di quello con cui le avevano lasciate. Da Spaces il segreto sta nella scelta: i membri possono scegliere tra una serie di spazi aperti in cui lavorare, fare chiamate e riunioni con altre persone, ma anche aree private e silenziose per quando si ha bisogno di uno stimolo diverso.
HEALING OFFICES
Questa flessibilità sta alla base della partnership tra Spaces e lo studio di architettura D/Dock. Il concetto di D/Dock Healing Offices sfrutta una metodologia di design che contribuisce alla produttività e al benessere dei dipendenti. Dal clima interno, all’uso di materiali sostenibili, alla possibilità di personalizzare la propria postazione di lavoro, l’azienda ha notato che i cambiamenti giusti portano all’aumento del 10% della produttività dei lavoratori, con un incremento generale dei livelli di energia e riduzione dello stress. Oltre alla progettazione degli uffici di Google e Microsoft ad Amsterdam, D/Dock si è occupata della realizzazione di numerosi uffici Spaces in tutto il mondo.
Non ci sorprende che sempre più aziende pongano quindi un’enfasi particolare nell’identificare le giuste caratteristiche per i propri uffici, in modo da aiutare i propri dipendenti ad essere più produttivi e contribuire alla loro salute e alla loro felicità. Il risultato è proprio questo: maggiore produttività, più tranquillità ed employee retention.
10 ANNI DI SPACES
Quest’anno Spaces celebra il suo 10° anniversario. Spaces, all’avanguardia nel mondo del co-working e degli uffici flessibili, in 10 anni ne ha fatta di strada: da un’unica sede ad Amsterdam a leader del mercato con 180 sedi in America, Europa, Oceania, Asia e Africa. Spaces mira ad aprire la sua duecentocinquantesima sede il prossimo anno.
Spaces è un ambiente di lavoro creativo dallo spirito imprenditoriale unico. I nostri spazi di lavoro dinamici promuovono il pensiero, la creatività e la collaborazione e i nostri team ti fanno sentire a casa.
In Spaces, riteniamo che il lavoro riguardi persone e idee. L’unione di tecnologia e persone responsabilizzate ha dato vita all’economia moderna, ed è la base da cui partiamo per sviluppare spazi di lavoro stimolanti e dal design accattivante, in cui i nostri infaticabili team si prendono cura di tutti i dettagli, permettendoti di concentrarti esclusivamente sulla nascita di nuove, fantastiche idee.
L’energia della nostra community è la linfa vitale della nostra cultura: persone interessanti che fanno cose entusiasmanti. Durante i nostri eventi puoi sempre conoscere persone nuove ed entrare in connessione con il fermento che ti circonda. La nostra priorità è permetterti di espandere le tue reti e di confrontarti e condividere idee con persone che la pensano come te.
Sei una piccola azienda, un imprenditore o un dipendente di una multinazionale? Da noi puoi sempre collegare il tuo portatile. Abbiamo lavorato per costruire una community composta da innovatori e rivoluzionari che amano ciò che fanno. Ecco perché non c’è nessun altro come Spaces.
Traghetto ibrido Lago Maggiore. Il trasporto sostenibile non si limita alle imbarcazioni di nuova costruzione. ABB userà la sua innovativa tecnologia per convertire alla propulsione ibrida San Cristoforo, una motonave da 386 tonnellate operante sul Lago Maggiore, in modo da incrementarne l’efficienza energetica e ridurne al contempo le emissioni.
La conversione della San Cristoforo, costruita nel 1965 prevede l’installazione di un sistema elettrico propulsivo a batterie che consentirà alla motonave di operare in modalità ibride e a zero emissioni.
L’opera di ammodernamento utilizza le soluzioni di propulsione ABB, tra cui batterie e relativo sistema di gestione e controllo della carica.
Il traghetto, di proprietà di Gestione Governativa dei Servizi Pubblici di Navigazione sui laghi Maggiore, Garda e Como, trasporta fino a 450 passeggeri e 27 veicoli. A seguito della conversione, i passeggeri della San Cristoforo beneficeranno di una navigazione più confortevole grazie alla riduzione di rumore, vibrazioni e fumi di scarico.
“Questo ammodernamento permetterà alla San Cristoforo di operare ancor più nel rispetto dell’ambiente. Siamo felici di lavorare con ABB, considerata l’impareggiabile esperienza del Gruppo nel progettare, sviluppare ed implementare soluzioni propulsive ibride” ha dichiarato Alessandro Acquafredda, Direttore Generale Gestione Navigazione Laghi.
Il progetto di retrofit segna il debutto della soluzione Onboard Microgrid di ABB, una piattaforma compatta in corrente continua destinata a piccoli natanti recentemente presentata che ha lo scopo di ottimizzare l’efficienza propulsiva e ridurre dei consumi, grazie ad una gestione controllata della potenza disponibile.
“Onboard Microgrid permetterà al traghetto di ottimizzare l’efficienza energetica grazie ai benefici della propulsione ibrida”, continua Alessandro Acquafredda,”e di gestire al meglio lo spazio in sala macchine; inoltre, è efficiente in termini di tempo e semplice da installare”
“Il nostro Onboard Microgrid si rivolge ad uno specifico settore del mercato. Le imbarcazioni più piccole giocano un ruolo importante nel futuro dello shipping, che sarà elettrico, digitale e connesso” ha dichiarato Juha Koskela, Managing Director, ABB Marine & Ports.
Il nuovo Onboard Microgrid si basa sui principi del premiato sistema di distribuzione di energia ABB Onboard DC Grid™, la cui comprovata capacità permette alle imbarcazioni più grandi di risparmiare fino al 20% di energia. Con il lancio della nuova soluzione, di dimensioni compatte, ABB permette risparmi simili anche alle piccole imbarcazioni che operano su brevi distanze. Onboard Microgrid può essere utilizzato su imbarcazioni alimentate a batterie, fuel cell o ibride.
“Il progetto San Cristoforo rappresenta una pietra miliare per ABB: una concreta dimostrazione delle capacità del Gruppo di modernizzare navi di qualunque tipo e dimensione, migliorandone l’efficienza energetica grazie ai benefici della propulsione ibrida” ha dichiarato Jyri Jusslin, Head of Global Service, ABB Marine & Ports.
ABB è in prima linea a livello mondiale nello sviluppo sostenibile, con oltre la metà delle sue entrate globali derivanti da soluzioni che affrontano direttamente le cause del cambiamento climatico.
Cruise ships poisoning city air with sulphur as much as cars. Cruises docking in Barcelona are spewing out five times more SOx than the city’s 560,000 cars every year, according to the T&E study, which is based on satellite data of ship movements.
Palma Mallorca (Spain) and Venice and Civitavecchia in Italy are the next worst hit, with Southampton in England the fifth worse for SOx emissions from cruise ships. These emissions form sulphate aerosols and fine particles that harm human health and cause acid rain and acidification of the seas.
T&E said these ports and their countries are so exposed because they are major tourist destinations, where cruise ships make prolonged port calls.
T&E’s shipping policy manager, Faig Abbasov, said: ‘Luxury cruise ships are floating cities powered by some of the dirtiest fuel possible. Cities are rightly banning dirty diesel cars but they’re giving a free pass to cruise companies that spew out toxic fumes that do immeasurable harm both to those on board and on nearby shores. This is unacceptable.’
Cruise ships also belch out poisonous nitrogen oxides (NOx) equivalent to 15% of Europe’s car fleet every year. In Marseille, where 57 cruise ships called in 2017, they emitted almost as much NOx as one-quarter of the city’s 340,000 passenger cars. SOx, ultrafine particles (PM2.5) and NOx cause premature death, including from lung cancer and cardiovascular disease, and lead to childhood asthma.
Diesel cars have been the focus of the air pollution crisis in Europe’s cities, but along the coasts of countries such as Norway, Denmark, Greece, Croatia and Malta a handful of cruise ships are responsible for more NOx than the majority of their domestic car fleets.
The next European Commission will face calls to implement a zero-emission port standard for cruise ships as soon as possible, and then extend it to other ship types. T&E also recommends extending low emission control areas (ECAs), currently in place only in the North and Baltic Seas and English Channel, to the rest of the European seas. Furthermore, the report recommends turning low emissions control areas into zero emission control areas to equally address air pollution and GHG emissions.
T&E said the new global standard for low-sulphur fuel, to be implemented from 2020, is welcome but won’t bring an improvement in ports as high-sulphur fuel is already banned there for cruise ships.
Faig Abbasov concluded: ‘There are enough mature technologies to clean up cruise ships. Shore-side electricity can help cut in-port emissions, batteries are a solution for shorter distances and hydrogen technology can power even the biggest cruise ships. The cruise sector are apparently not willing to make the shift voluntarily, so we need governments to step in and mandate zero emission standards.’
High performance buildings. New and innovative platform makes a step forward to benchmark high energy performance buildings and improve the planning of the buildings of tomorrow!
With the target established by the European Commission (EC) of a full decarbonisation by 2050, the EU recognises the need to steer to a high-quality building stock. However, it is often the case that buildings do not perform as originally planned, because of their design and/or their use. The H2020 EU-funded project ExcEED launches a new platform orchestrating seamless integration of heterogeneous data related to building energy performances. The platform aims at accelerating energy awareness, analysis of energy performance and benchmarking across buildings in different EU regions.
The lack of reliable or comparable data in many Member States hampers effective policy making and represents a key barrier in understanding the status of the European building stock. Learning from what has been recently built is therefore a must, as well as improving environmental quality and performances of our buildings. This is where the ExcEED project comes in, to support the owner of buildings data in learning more about the energy efficiency of his buildings and benchmarking to highlight and achieve energy and costs savings. Moreover, ExcEED can support policy makers by taking the pulse of the actual energy consumed by the building stock, improving the future design and establishing this way a robust return of knowledge mechanism.
The platform provides insights on the energy performances of single buildings and districts in operational conditions, both related to energy consumption and indoor environmental quality. The platform is made of a range of tools allowing automatic calculation of dedicated Key Performance Indicators (KPIs), as well as algorithms for geo-clustering and benchmarking. The ExcEED web-based Indoor Environmental Quality survey allows to collect information from the buildings’ occupants regarding air quality, thermal comfort, visual comfort and acoustic performance. The geo-cluster tool helps to select, cluster and display buildings performance by geographic area, highlighting common spatial patterns and regions per group of energy indicators.
The ExcEED platform is now ready to be exploited and filled in with buildings data coming from building monitoring systems, projects, other European databases or tools. To comply with the EU General Data Protection Regulation (GDPR), the data uploaded by the user to the dashboard will be kept anonymous and confidential.
Assessing the gap between designed and as-built performance of a building allows for better planning and tighter regulation, that help creating an energy efficient, healthy and comfortable built environment, central in the EU 2050 vision. Building managers, designers, building owners, industry and policy makers should all benefit from the return of knowledge mechanism developed by ExcEED.
The platform is freely available until September 2019 to those uploading buildings data. Access to the platform is available upon filling of the following form.
Partners of ExcEED: EURAC (Coordinator), BPIE, WATTICS, 3E, HOVAL.
ExcEED stands for European Energy Efficient building district Database: from data to information to knowledge.
This project has received funding from the European Union’s Horizon 2020 research and innovation programme under grant agreement No 723858.
Giornata Mondiale Oceani. 33mila bottigliette al minuto nel Mediterraneo. Il nuovo report del WWF denuncia inefficienza nella gestione dei rifiuti plastici da parte di tutti i Paesi del Mediterraneo. L’effetto ‘plastica’ si traduce in perdita di miliardi di euro e aumento dell’inquinamente. Nove, incluse le principali mete turistiche, tra le aree più inquinate.
C’è un’incapacità diffusa dei paesi del Mediterraneo di gestire i propri rifiuti di plastica e questo si traduce in livelli record di inquinamento nel Mare Nostrum provocando costi enormi all’economia regionale, dell’ordine di centinaia di milioni di euro ogni anno. Il nuovo report del WWF, lanciato oggi alla vigilia della Giornata Mondiale degli Oceani, esamina i sistemi di gestione della plastica di tutti i Paesi del Mediterraneo e valuta le loro azioni per contrastare questo tipo di inquinamento nel processo di produzione e distribuzione.
Ogni anno 570 mila tonnellate di plastica finiscono nelle acque del Mediterraneo: e come se 33.800 bottigliette di plastica venissero gettate in mare ogni minuto. L’inquinamento da plastica sta continuando a crescere e si prevede che entro il 2050 l’inquinamento nell’area mediterranea quadruplichi. Discariche e inceneritori sono ancora i principali metodi per la gestione dello smaltimento rifiuti in tutta la regione.
Il nuovo report WWF “Fermiamo l’inquinamento da Plastica: come i Paesi del Mediterraneo possono salvare il proprio mare” fa emergere a tutti i livelli i principali fallimenti e le responsabilità dei produttori, delle autorità pubbliche e dei consumatori, tali da rendere il sistema di gestione della plastica altamente inefficiente, costoso e inquinante.
Nel report il WWF definisce un piano di azioni politiche e iniziative che l’area mediterranea e i singoli Paesi devono sviluppare per raggiungere un’economia sostenibile e circolare che riduca a zero la produzione di rifiuti dal sistema di gestione della plastica.
ITALIA TRA DUE FUOCHI
Il nostro Paese da un lato subisce gli impatti pesanti dovuti all’inquinamento da plastica avendo la maggiore estensione costiera nel Mediterraneo, dall’altro contribuisce all’inquinamento essendo il maggiore produttore di manufatti di plastica della regione e il secondo più grande produttore di rifiuti plastici. I numeri del report WWF parlano chiaro: il nostro Paese ogni anno riversa in natura 0,5 milioni di tonnellate di rifiuti plastici e produce 4 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui l’80% proviene dall’industria degli imballaggi. Il turismo allo stesso modo è parte del problema e ne è ‘parte lesa’: il flusso turistico incrementa del 30% la produzione di rifiuti plastici nei mesi estivi ma spiagge e mare sporco allontanano i turisti. L’effetto negativo della plastica in natura colpisce tutta la Blue Economy: quella italiana è la terza più grande d’Europa ma l’inquinamento, secondo il report WWF, le fa perdere circa 67 milioni di euro l’anno. I settori più colpiti sono proprio il turismo (30,3 milioni di euro) ma anche la pesca (8,7 milioni di euro), il commercio marittimo (28,4 milioni di euro) e bonifiche e pulizia (16,6 milioni di euro).
La presidente del WWF Italia Donatella Bianchi ha dichiarato: “Il meccanismo di gestione della plastica è decisamente guasto: i paesi del Mediterraneo ancora non riescono a raccogliere tutti i propri rifiuti e sono lontani dal trattarli con una modalità efficiente di economia circolare. Il cortocircuito sta nel fatto che mentre il costo della plastica è estremamente basso mentre quello di gestione dei rifiuti e dell’inquinamento ricade quasi totalmente sulla collettività e sulla natura. Dall’altro lato, perché facciano passi in avanti, il sistema di riciclo dei rifiuti plastici è ancora troppo costoso. Tutti i Paesi dovrebbero rivedere la catena del ciclo di vita della plastica, ridurre drasticamente la produzione e il consumo di plastica e investire seriamente in sistemi innovativi di riciclo e riutilizzo, in cui la plastica non venga sprecata. L’unica rotta possibile per contrastare con efficacia l’inquinamento da plastica dal Mediterraneo è questa”.
Le attività che si svolgono lungo le coste sono responsabili della metà della plastica riversata in mare. Ogni giorno, su ogni chilometro di costa si accumulano in media oltre 5 kg di plastica che è dispersa nel mare. La costa della Cilicia, in Turchia, è la più inquinata del Mediterraneo, ma anche altre comunità costiere sono particolarmente colpite e in molti casi si tratta delle principali mete turistiche come Barcellona, Tel-Aviv, Valencia, la spiaggia di Marsiglia e Venezia e le coste prossime al Delta del Po.
In Italia i rifiuti plastici marini impattano su turismo, pesca e tutti i settori marittimi, con un danno complessivo che si aggira attorno ai 641 milioni di euro ogni anno in tutto il bacino mediterraneo.
“Alcune iniziative e alcune politiche ambiziose sono state intraprese dai diversi Paesi: queste dovrebbero essere condivise e sviluppate per diventare davvero efficaci. I Paesi del Mar Mediterraneo, le aziende e i cittadini dovrebbero assumersi ciascuno le proprie responsabilità e insieme contribuire ad un sistema di gestione circolare della plastica senza piu’ scarti e rifiuti”, conclude Giuseppe di Carlo, Direttore della Mediterranean Marine Initiative del WWF.
Per sensibilizzare e mobilitare i cittadini locali e i turisti contro l’inquinamento da plastica il WWF ha fatto salpare la sua vela Blue Panda: da luglio a novembre la barca ambasciatrice per il mediterraneo toccherà le coste di Francia, Italia, Turchia, Tunisia e Marocco. A luglio sarà protagonista di una settimana di eventi lungo le coste dell’Argentario.
Il WWF ha anche lanciato un appello a tutti i governi del Mediterraneo e dell’UE, in quanto membri della Convenzione di Barcellona, ad assumere un impegno vincolante congiunto e un’azione nazionale per salvare il Mar Mediterraneo dall’inquinamento da plastica. Il prossimo incontro si terrà a Napoli nel mese di dicembre 2019.
8 GIUGNO GIORNATA MONDIALE OCEANI GLI APPUNTAMENTI IN ITALIA.
La Campagna GenerAzioneMare del WWF prosegue con le attività di volontariato previste nel Tour spiagge #plasticfree, celebrando così gli Oceani con eventi di pulizia dalla plastica: (7 giugno) in Emilia la spiaggia di punta di Marina Terme di Ravenna mentre 8 giugno in Molise, a Montenero di Bisaccia e della Sicilia, alla Foce del Fiumefreddo.
Altri appuntamenti sono previsti anche il 15, 16 e 17 giugno con operazioni di pulizia anche dei fondali grazie a WWF SUB.
PLASTICA, UN SISTEMA GUASTO
– Le imprese del Mediterraneo mettono sul mercato 38 milioni di tonnellate di manufatti in plastica ogni anno, ma non coprono i costi di gestione dei rifiuti eccessivi che contribuiscono a generare. Inoltre, dato il basso costo della plastica vergine, le aziende non stanno investendo nella progettazione di nuovi prodotti che riutilizzino, riducano e sostituiscano la plastica.
– I cittadini e i turisti, la maggior parte provenienti da Francia, Italia e Turchia, producono oltre 24 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica ogni anno. In molti comuni costieri il turismo estivo incrementa del 30% la produzione di rifiuti plastici. Oltre la metà dei prodotti in plastica finisce nella spazzatura in meno di un anno dalla sua produzione. Inoltre, molto spesso cittadini e turisti non suddividono i rifiuti in modo corretto, danneggiando così il sistema di riciclaggio.
– I governi e i comuni locali gestiscono in maniera scorretta un allarmante 28% dei propri rifiuti. i rifiuti che sfuggono alla raccolta finiscono in discariche abusive o disperso in natura, con l’alta probabilità di riversarsi poi nei fiumi o nei mari. Ogni anno sono circa 2,9 i milioni di tonnellate di rifiuti che vengono gettati in discariche abusive o dispersi, specialmente in Egitto e Turchia. Analogamente, 170 discariche del Marocco, identificate come da chiudere, operano ancora.
– Discariche e inceneritori sono ancora i principali metodi di gestione dei rifiuti in tutta la regione. Molti paesi, incluse Grecia e Croazia, devono ancora implementare un sistema di tasse per disincentivare il conferimento in discarica dei rifiuti.
– A peggiorare le cose, molti dei paesi che hanno ancora problemi con la gestione dei loro rifiuti importano anche grandi quantità di rifiuti da altri paesi. Questo significa che la plastica, raccolta ed esportata, per essere riciclata da queste nazioni finisce poi nelle discariche, negli inceneritori o nelle discariche a cielo aperto. Dopo il 2018, quando la Cina ha ridotto l’importo dei rifiuti di plastica, la Turchia è diventata una dei 10 paesi principali per importazione di rifiuti, la maggior parte provenienti da UK, Belgio e Germania.
– I costi operativi per il riciclaggio rischiano di restare proibitivi a causa dei costi di raccolta e di separazione dei rifiuti, delle costose tecnologie, e della limitata fornitura di plastica riciclabile. Pochi paesi nella regione hanno raggiunto tassi significativi di raccolta differenziata per la plastica, che garantirebbero uno stabile approvvigionamento per il riciclaggio. L’Italia è uno dei pochi paesi che ha implementato la catena di raccolta differenziata di plastica, raccogliendo il 38% dei suoi rifiuti di plastica. In Grecia, Turchia e Tunisia si stima che il 50% dei rifiuti raccolti per il riciclaggio è contaminato e non riciclabile e dunque non recuperabile. I paesi meridionali riciclano meno del 10% dei loro rifiuti.
Sulla base delle ricerche, il WWF incoraggia i governi del Mediterraneo a stringere un Accordo Globale per eliminare la plastica in natura entro il 2030 e supportarsi l’un l’altro per raggiungere gli obiettivi. Le autorità pubbliche, le imprese e i cittadini devono unire le forze per costruire un sistema efficace di gestione della plastica. Firma qui la petizione per l’accordo globale sulla plastica
Elementi chiave del rapporto
– I 22 paesi e territori che compongono la regione mediterranea producono il 10% di tutti i beni di plastica, rendendolo il quarto produttore di plastica al mondo. La produzione di plastica in tutti i paesi del Mediterraneo provoca anche l’emissione di a 194 milioni di tonnellate di anidride carbonica ogni anno, simile a sei volte le emissioni annuali di CO2 di Londra.
– Solo il 72 % dei rifiuti di plastica viene gestito attraverso un trattamento controllato dei rifiuti, con alcuni paesi che si comportano meglio di altri.
– Tre paesi mediterranei, i due terzi della plastica immessa in natura provengono da: Egitto, Turchia e Italia.
– Le attività costiere contribuiscono alla metà della plastica che entra nel Mar Mediterraneo e il 30% arriva dalla terra attraverso i fiumi. L’80 % dell’inquinamento marino plastico nel Mediterraneo ritorna a terra entro un decennio, inquinando le spiagge e le coste. L’Italia e la Turchia accumulano il maggior numero di detriti di plastica delle coste ogni anno
– Il turismo perde fino a 268 milioni di euro all’anno per l’inquinamento plastico
– La raccolta dei rifiuti rimane un problema in diversi paesi del Mediterraneo, lasciando ogni anno 3,6 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica non raccolti.
– 6,6 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica sono mal gestiti ogni anno. Quasi la metà di questo è rappresentato dall’Egitto, seguito da Turchia, Italia, Algeria e Marocco.
– le discariche a cielo aperto e i siti di smaltimento dei rifiuti illegali persistono, in particolare in Nord Africa.
– Il conferimento in discarica rimane il metodo più usato per lo smaltimento dei rifiuti nella maggior parte dei paesi e non tutte le discariche soddisfano gli standard sanitari richiesti.
– I paesi del Mediterraneo hanno riciclato 3,9 milioni di tonnellate di rifiuti nel 2016, ma i tassi di riciclo variano in tutta la regione. Inoltre, a causa dei materiali di bassa qualità, in media il 40% della plastica raccolta viene perso durante il processo. (il rapporto non tiene conto di questa perdita).
– Dal 2018, la Turchia è diventata uno dei primi dieci importatori di rifiuti a livello globale, provenienti principalmente da Regno Unito, Belgio e Germania.
In Europa, i costi operativi per il riciclo della plastica sono di circa € 924 per tonnellata, mentre il prezzo medio di vendita del materiale plastico secondario è di 540 euro per tonnellata.
Pertanto, il riciclo rimane ampiamente non redditizio.
Millennials pro ambiente. Investimenti per migliorare la salute del Pianeta, concrete strategie green e valori di sostenibilità a cui ispirarsi. Ecco cosa cercano i millennial quando pensano al posto di lavoro ideale: ben l’86% di loro infatti si ridurrebbe lo stipendio pur di far parte di un’azienda responsabile.
Per attrarre i migliori talenti gli esperti consigliano quindi d’integrare al meglio la CSR, trasformando i nuovi collaboratori in reali vettori di cambiamento.
In un mondo in cui le tematiche ambientali ricoprono un ruolo sempre più centrale, sono soprattutto i millennial e i collaboratori più giovani a pretendere che la propria azienda agisca in maniera responsabile. Si tratta di un fenomeno che sta coinvolgendo numerose imprese e organizzazioni a livello internazionale: da una recente indagine statunitense pubblicata dalla CNBC è infatti emerso che l’86% dei millennial accetterebbe una riduzione del proprio stipendio pur di lavorare per un’azienda rispettosa dell’ambiente e che applichi concrete politiche di CSR. E ancora, secondo una ricerca di GreenBiz, 2 giovani su 3 non lavorerebbero per un’azienda che non abbia un forte impegno in campo ambientale e l’85% vorrebbe avere l’opportunità di farsi promotori del raggiungimento di obbiettivi legati alla CSR. Ma non è tutto, perché il modo in cui un’azienda gestisce le sue relazioni sociali, economiche e ambientali presenta un forte impatto sul suo successo: da una ricerca americana pubblicata su Forbes è infatti emerso che le politiche di responsabilità sociale porterebbero a un aumento del 30% del capitale annuo. Ma quali sono i consigli degli esperti per agire in maniera più responsabile, attrarre i migliori talenti e trasformare i propri collaboratori in vettori di cambiamento? Le aziende dovrebbero integrare più a fondo la responsabilità sociale d’impresa in tutte le funzioni organizzative coinvolgendo in prima linea i dipendenti nelle politiche di sostenibilità ambientale e recuperando in questo modo la loro fiducia.
È quanto emerge da uno studio condotto dal Gruppo Sodexo sui Work Place Trend e diffuso in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, proclamata nel 1972 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e celebrata ogni anno il 5 giugno. Lo studio, consultabile gratuitamente, evidenzia come i collaboratori possano rappresentare i nuovi vettori di cambiamento per l’azienda.
“Al giorno d’oggi, per eccellere, le organizzazioni devono prestare attenzione non solo agli aspetti economici della propria attività ma devono farsi promotrici del cambiamento nei confronti di problemi sociali e ambientali, posizionando i collaboratori in prima linea – afferma Stefano Biaggi, Amministratore Delegato di Sodexo Italia, leader mondiale nei Servizi di Qualità della Vita – Per questo motivo continueremo a monitorare i nostri progressi in termini di responsabilità sociale con il nostro programma Better Tomorrow 2025, contribuendo alla creazione di un domani migliore per le persone, le comunità e l’ambiente. In termini di riduzione degli sprechi, ad esempio, Sodexo è partner fondatore dell’International Food Waste Coalition, associazione non profit che riunisce imprese di tutto il mondo impegnate nella riduzione dello spreco alimentare. Ma non solo, ci impegniamo concretamente anche per la fornitura di servizi che consentano di ridurre le emissioni di carbonio: a sostegno di questo impegno abbiamo recentemente rinnovato la partnership con SeDiciAlberi, per sostenere un importante piano di riforestazione in Nicaragua”.
L’importanza del coinvolgimento dei collaboratori come nuovi vettori di cambiamento è un pensiero condiviso da Pedro Tarak, presidente e co-fondatore di Sistema B International, un’organizzazione globale dedicata alle nuove economie che promuove la creazione di “B Corp”, ovvero aziende socialmente responsabili: “Chi dirige un’attività deve riconoscere che gran parte della forza lavoro pensa che lo scopo delle aziende non sia solo aumentare i profitti. La nuova sfida per essere competitivi non è essere i migliori del mondo, bensì migliori per il mondo. Le aziende devono rapportarsi con i collaboratori a livello umano, consentendo loro di essere se stessi e continuare a offrire l’opportunità di sostenere i programmi e le cause che ritengono importanti”.
Dello stesso avviso è Jon Duschinsky, innovatore canadese con oltre vent’anni di esperienza nell’ambito delle ONG: “I collaboratori puntano i propri valori sul lavoro ed è per questo che vogliono vedere la propria azienda agire nel rispetto dell’ambiente e del progresso sociale”.
Nonostante la volontà di fare del bene, molte aziende devono affrontare un’ondata di sfiducia da parte dei lavoratori e del mercato globale sui temi di responsabilità sociale.
Da un’indagine pubblicata su The Guardian è infatti emerso che il 63% dei lavoratori ritiene gli amministratori delegati poco credibili e poco attenti a questa tematica.
Pensiero condiviso da Fabian Dattner, nota attivista australiana e socio fondatore di Dattner Grant: “Compiere scelte responsabili per il bene comune non è più sufficiente perché fiducia e leadership sono in crisi. Le aziende devono lavorare sulla ricostruzione della fiducia, sedendo al tavolo con i diversi team e accettandone le critiche anche se dure”. Dello stesso avviso è Marion Darrieutort, CEO di Edelman: “La fiducia è il cuore di ogni attività e sta collassando ovunque. Per questo motivo è necessario creare una cultura aziendale dove business e responsabilità sociale siano allineate, dando ai collaboratori i giusti mezzi per far sì che il cambiamento avvenga”.
Ecco infine le 3 principali aree individuate dagli esperti sulle quali le aziende devono focalizzarsi per avere un impatto migliore sul futuro:
1. Ridefinire il significato di azienda socialmente responsabile
Le organizzazioni dovrebbero rendere conto del proprio impegno in materia di CSR sulla base di indicatori come l’impatto economico, la trasparenza e il benessere dei propri collaboratori.
2. Coinvolgere e ispirare i collaboratori
Le aziende dovrebbero impiegare le proprie energie in programmi globali che consentano ai collaboratori di entrare in contatto con colleghi e organizzazioni in tutto il mondo e avere un ruolo attivo nella ricerca delle soluzioni.
3. Superare la crisi di sfiducia
Le aziende devono intervenire per modificare il diffuso clima di sfiducia creatosi negli ultimi anni, permettendo ai collaboratori di diventare reali agenti del cambiamento sociale.
Equity crowdfunding per ambiente. Le campagne di successo su CrowdFundMe: le startup che operano nell’ambito della sostenibilità piacciono al mercato e anche agli investitori. In Italia su 10.075 startup innovative, 1.475 sono riconducibili al settore green.
Se ci sono temi caldi nel mondo dell’innovazione e delle startup, ultimamente quello dell’ambiente è sicuramente ai primi posti. Il rispetto per il nostro pianeta e l’ecosistema passa dai comuni gesti quotidiani che tutti possiamo mettere in atto, alle grandi o piccole innovazioni che permettono a giovani aziende di contribuire in maniera importante alla sostenibilità globale.
E quando queste aziende fanno campagne di equity crowdfunding, riescono a catalizzare l’interesse del mercato e anche quello degli investitori.
“Un progetto che decide di raccogliere fondi su una piattaforma di equity crowdfunding deve riuscire prima di tutto a stimolare l’interesse degli investitori con una presentazione chiara e immediata”. Racconta Tommaso Baldissera Pacchetti Ceo di CrowdFundMe. “Detto questo, ci sono sicuramente argomenti in grado di mettersi in evidenza più facilmente e quelli legati al green e all’ambiente sono fra questi, perché toccano tematiche verso le quali siamo tutti più sensibili”.
L’ambiente piace agli investitori
“Secondo i dati del Registro delle Imprese, riferiti al primo trimestre 2019, in Italia sono 1.475 le startup innovative riconducibili al concetto di green (imprese ad alto valore tecnologico in ambito energetico) su un totale di 10.075. – Racconta il Ceo di CrowdFundMe – Si tratta quindi di un ambito che nel nostro Paese risulta particolarmente importante”.
Fra le aziende “verdi” che hanno condotto delle brillanti campagne di equity crowdfunding su CrowdFundMe c’è PCUP, la startup che rende conveniente rinunciare all’usa e getta, trasformando la scelta dell’ecologia da un costo a un’opportunità di guadagno. Ha già venduto più di 10.000 bicchieri in silicone riutilizzabili, sicuri e adatti per i grandi eventi.
La campagna appena conclusa ha raccolto 419.400 euro in overfunding del 280%.
Settore diverso, ma con un tema green altrettanto forte, Orange Fiber è una PMI innovativa che ha trovato il modo per sfruttare gli scarti della lavorazione delle arance, trasformandoli in un tessuto paragonabile alla seta che ha attirato l’attenzione di grandi nomi della moda come Salvatore Ferragamo e il gruppo H&M.
La sua campagna di equity crowdfunding su CrowdFundMe, iniziata poche settimane fa e tuttora in corso, ha subito portato a casa un investimento di 100mila euro da Angels for Women – il network di business angels per imprese al femminile promosso da AXA Italia.
Si occupa invece di imballaggi NakPack che permette di spedire bottiglie di vetro con la massima sicurezza, azzerando il rischio di rottura, utilizzando protezioni riciclabili realizzati completamente in cartone. La campagna di equity crowdfunding partirà a breve su crowdfundme.it mentre è già in corso la raccolta promossa da Zeroundici.
Dal Politecnico di Torino, la startup innovativa progetta e assembla biciclette elettriche che offrono un’esperienza senza precedenti. Oltre ai benefici diretti dovuti all’esercizio fisico e alla sostenibilità ambientale, porta quelli indiretti di un mezzo che non ha costi di carburante e assicurazione e non prevede grosse spesse di manutenzione ordinaria.
Fra le prime campagne di CrowdFundMe vale poi la pena ricordare quella di BiorFarm che mette in contatto diretto chi produce il cibo in modo sostenibile con chi lo porta a tavola. Permette di adottare o regalare alberi e ricevere a casa i frutti freschi bio appena raccolti. La campagna su CrowdFundMe ha attirato l’attenzione di H-Farm e Google ed ha raccolto 300mila euro con un overfunding del 375%.
CrowdFundMe è un portale italiano di equity crowdfunding che sostiene le società, supportando sia l’investitore sia l’imprenditore con tutti gli strumenti e le garanzie necessarie per favorire il buon esito dei progetti proposti. CrowdFundMe è lo strumento con il quale le imprese possono proporre al pubblico i propri progetti e ottenere i finanziamenti necessari allo svolgimento della loro attività.
Un canale ideale in cui gli investitori e gli imprenditori si incontrano per la riuscita del loro comune intento: far fruttare un’idea vincente, traducendola in realtà.