Gennaio 2024

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CONAI aumenta contributi ambientali imballaggi in alluminio, carta, plastica. Riduzione, invece, per quelli in bioplastica. A seguito di una serie di rialzi dei costi legati alla raccolta dei rifiuti di imballaggio, in un quadro di generale inflazione, e alla contestuale riduzione dei ricavi della vendita di imballaggi post-consumo segnalati dai Consorzi CIAL, COMIECO e COREPLA, ha valutato lo scenario delle relative filiere di riciclo – peggiorato oltre le attese – e ha constatato la riduzione delle riserve patrimoniali dei tre Consorzi. È stato quindi necessario approvare la richiesta di aumento del contributo ambientale (o CAC), presentata dai suddetti consorzi, per gli imballaggi in alluminio, carta e plastica al fine di assicurare il servizio di raccolta differenziata, riciclo e recupero dei rifiuti di imballaggio.

Nell’attuale congiuntura economica gli aumenti sono stati varati tempestivamente al fine di contenerli il più possibile e di distribuirli, a partire dal 1° aprile 2024, nel resto dell’anno.

Contestualmente, grazie al consolidamento della fase di start-up del Consorzio BIOREPACK, d’intesa con quest’ultimo CONAI ha deciso una riduzione del contributo ambientale per gli imballaggi in bioplastica compostabile.

Nel corso del prossimo anno CONAI monitorerà periodicamente l’evoluzione dei principali fattori di difficile previsione ma che possono incidere sugli equilibri economico-finanziari dei Consorzi.

Resta inoltre confermata dal 1° gennaio 2024 la riduzione del CAC per gli imballaggi in legno da 8 euro/tonnellata a 7 euro/tonnellata, già annunciata la scorsa estate.

Gli imballaggi in alluminio
Il contributo per gli imballaggi in alluminio passerà da 7 euro/tonnellata a 12 euro/tonnellata.
Un aumento che è conseguenza di una progressiva riduzione dei valori dei rottami a fronte di un aumento delle quantità di rifiuti gestite da CIAL. Fattori che impattano negativamente sul bilancio del Consorzio, con effetti diretti anche sulle riserve patrimoniali, da riequilibrare per far fronte al possibile protrarsi della situazione di difficoltà del mercato dei rottami.

Gli imballaggi in carta
Il contributo base per gli imballaggi in carta passerà da 35 euro/tonnellata a 65 euro/tonnellata.
Dopo la riduzione a 5 euro/tonnellata, in vigore dal giugno 2022 a ottobre 2023, quando gli straordinari valori dei maceri avevano reso possibile questa revisione al ribasso, oggi i fattori principali dell’aumento sono: riduzione oltre le attese, iniziata nell’autunno 2022, dei valori di mercato dei maceri; aumento delle quantità di rifiuti di imballaggio gestite da COMIECO, nonostante la contrazione dell’immesso al consumo riscontrata nel 2023; necessità di riportare le riserve patrimoniali del Consorzio a un livello idoneo a garantire la continuità negli impegni di raccolta e riciclaggio. Queste riserve, infatti, per effetto della diminuzione del CAC sopra richiamata, fra la seconda metà del 2021 e il 2023 sono state progressivamente ridotte di oltre 150 milioni di euro.
Non cambiano, per il momento, i valori degli extra-CAC da applicare agli imballaggi poliaccoppiati a base carta idonei al contenimento di liquidi (20 euro/tonnellata), a quelli di tipo C (con componente cellulosica superiore o uguale al 60% e inferiore all’80%, pari a 110 euro/tonnellata) e a quelli di tipo D (con componente cellulosica inferiore al 60% o non esplicitata, di 240 euro/tonnellata). Una valutazione a questo proposito è prevista nel corso del 2024, con effetti sul 2025.

I valori del CAC per la carta saranno quindi i seguenti:


Gli imballaggi in plastica
Il contributo medio per gli imballaggi in plastica passerà da 294 euro/tonnellata a 398 euro/tonnellata.
Tra il 2022 e la prima parte del 2023 i valori medi del contributo ambientale per gli imballaggi in plastica hanno infatti subito una significativa e graduale diminuzione per effetto della positiva situazione economica registrata dal Consorzio COREPLA a partire dal 2021; ciò ha consentito di attingere anche alle riserve patrimoniali per far fronte al fabbisogno da CAC. Il contributo medio per gli imballaggi in plastica nel 2021 era pari a 398 euro/tonnellata, nel 2022 a 327 euro/tonnellata e nel 2023 a 294 euro/tonnellata.

Dal 1° aprile 2024 il contributo medio ritornerà dunque ai valori del 2021, data l’esigenza di ricostituire le riserve atte a garantire la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica. Queste riserve, nel corso del 2023, si sono notevolmente ridotte, anche per effetto di una diminuzione dei ricavi delle aste (cui è ragionevole guardare, per il 2024, con moderato ottimismo, dal momento che molti prevedono un’evoluzione dei valori in miglioramento) oltre che di un aumento dei costi di raccolta e selezione (che il Consorzio COREPLA ha già cercato di ottimizzare dove possibile) legati principalmente all’impatto dell’inflazione sui corrispettivi ANCI-CONAI.

Per l’anno 2024 restano confermate le nove fasce in vigore dal 2023, con valori sempre più legati ai costi necessari per avviare a riciclo le tipologie di imballaggi inclusi in ciascuna fascia.

Non subiscono aumenti le fasce A1.2 e A2, recentemente adeguate.

La fascia A1.1 passerà da 20 a 24 euro/tonnellata.
La fascia B1.1 passerà da 20 a 224 euro/tonnellata e la fascia B1.2 passerà da 20 a 233 euro/tonnellata. Due fasce che registrano gli incrementi più consistenti: hanno infatti beneficiato maggiormente, tra la seconda parte del 2022 e il 2023, della possibilità di attingere alle riserve, alle quali avevano contribuito in modo determinante per effetto dei valori straordinari delle aste.
I valori del CAC per queste fasce tornano quindi a quelli ordinari pre-2021, nonostante l’inflazione registrata nel biennio 2022/2023.

La fascia B2.1 passerà da 350 a 441 euro/tonnellata; la fascia B2.2 passerà da 477 a 589 euro/tonnellata; la fascia B2.3 passerà da 555 a 650 euro/tonnellata; la fascia C passerà da 560 a 655 euro/tonnellata.

Sempre a partire dal 1° aprile 2024, alcune tipologie di imballaggi cambieranno fascia di appartenenza.
Le vaschette in XPS passeranno dalla C alla B2.3, grazie allo sviluppo di una filiera sperimentale di riciclo promossa negli ultimi anni.
Gli imballaggi rigidi in PP con etichette coprenti in qualunque polimero, a prescindere dalla presenza o meno di perforazioni/punzonature, ora in fascia B2.2, saranno ricollocati tutti in fascia B2.1 per via di un efficientamento dei processi di selezione.
Bottiglie, barattoli e flaconi in PET opachi e/o con etichetta coprente non punzonata, oltre alle relative preforme, passeranno dalla fascia B2.3 alla B2.2, grazie al consolidamento della filiera di riciclo di questi articoli.

Le liste aggiornate degli imballaggi in plastica nelle 9 fasce contributive saranno a breve disponibili sul sito CONAI.

Ecco i valori dei CAC dal 2024 per le plastiche in sintesi:


Gli imballaggi in bioplastica compostabile
Il contributo per gli imballaggi in bioplastica compostabile passerà da 170 euro/tonnellata a 130 euro/tonnellata.
Una riduzione resa possibile dal contenimento dei costi operativi del Consorzio BIOREPACK e dall’utilizzo delle riserve patrimoniali generatesi in questi primi anni di attività.

Le procedure semplificate per l’import
Le rimodulazioni avranno effetti anche sulle procedure forfettarie/semplificate per importazione di imballaggi pieni, che tornano a valori comunque inferiori a quelli del 2021.
Il contributo mediante il calcolo forfettario sul peso dei soli imballaggi (tara) delle merci importate (peso complessivo senza distinzione per materiale) passerà dai 70,00 euro/tonnellata a 69,00 euro/tonnellata dal 1° gennaio 2024 (come già annunciato a luglio 2023) e a 98,00 euro/tonnellata dal 1° aprile 2024.
A decorrere dal 1° aprile 2024 l’aliquota da applicare sul valore complessivo delle importazioni (in euro) per i prodotti alimentari imballati passerà da 0,11% a 0,15% e per i prodotti non alimentari imballati da 0,06% a 0,08%.

I contributi forfettari/aliquote saranno quindi i seguenti:

www.conai.org

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Floatech eolico offshore europeo. Sviluppato un codice di simulazione open source e un nuovo modello di stima del costo unitario di produzione dell’energia.

Si è concluso all’Università di Berlino, con un workshop finale riservato ai partner e agli addetti ai lavori, il progetto europeo Floatech, dedicato allo sviluppo della tecnologia eolica offshore galleggiante.
Nella due giorni sono stati presentati i principali risultati ottenuti nel progetto che, con la sua estensione Floatfarm, rappresenta il futuro dell’eolico offshore.

Il primo giorno è stato riservato ai soli partner di progetto, che hanno presentato e discusso, con taglio tecnico spinto, i risultati ottenuti. Il secondo giorno è stato, invece, dedicato alla stampa e ad un pubblico ampio di addetti ai lavori, a cui l’Università di Berlino, quella di Delft e Seapower hanno illustrato i principali risultati del progetto con un approccio più divulgativo.

La compagine coinvolta nel progetto comprende 9 partners provenienti da 4 paesi europei (Francia, Olanda, Germania e Italia). Nel corso del progetto, finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 e coordinato dall’università di Berlino (TU Berlin), sono stati affrontati diversi temi connessi all’eolico offshore galleggiante.
Uno degli obiettivi fondamentali del progetto è stato lo sviluppo e la validazione di un codice di simulazione open source, QBLADE-OCEAN, per l’analisi del comportamento delle turbine galleggianti, che implementa soluzioni di modellazione avanzata e consente di considerare, in maniera integrata, la risposta dei diversi sottosistemi (aerogeneratore, controllo, piattaforma, ormeggi, strutture) che compongono un sistema complesso come una turbina eolica galleggiante.

Sono stati, inoltre, sviluppati due diversi sistemi di controllo innovativo, il primo orientato a ridurre le oscillazioni della piattaforma e le fluttuazioni di potenza di una turbina galleggiante, il secondo inteso a ridurre gli effetti della scia in una fattoria di turbine galleggianti, mirando ad un incremento della produzione energetica complessiva.
Nell’ambito di Floatech, Seapower, oltre ad aver collaborato a diversi tasks dedicati a tali obiettivi, è stata impegnata come work package leader in una delle attività conclusive del progetto, connessa con la valutazione tecno-economica delle tecnologie di controllo sviluppate, costruendo un modello di stima del Levelized Cost Of Energy (LCOE), un parametro che rappresenta il costo unitario di produzione dell’energia per MWh generato.

Oltre ai ricercatori dei team direttamente coinvolti nel progetto, che hanno presentato i principali risultati raggiunti, all’evento finale sono intervenuti diversi attori del settore delle energie rinnovabili, tra cui Enrico Degiorgis (Policy Officer del RTD DG dell’Unione Europea) e Lizet Ramirez (Wind Offshore Senior Analyst presso WindEurope), che ha condotto una panel session sul futuro del settore offshore galleggiante, cui hanno partecipato esponenti del mondo accademico e dell’industria del settore.

SEAPOWER scrl, società consortile a responsabilità limitata, è un centro di ricerca pubblico-privato, che da circa 30 anni opera nel settore della ricerca applicata alle fonti di energia rinnovabile. Nato come gruppo di ricerca all’interno dell’Università degli Studi Federico II di Napoli, successivamente la realtà si trasforma in una vera e propria azienda e oggi è un centro di ricerca di cui lo stesso ateneo è socio. Le competenze del gruppo di progettazione spaziano dall’ingegneria aerospaziale alla meccanica, navale, ambientale ed elettrica; inoltre, il centro si avvale dei laboratori dell’Università Federico II, quali la galleria del vento e la vasca navale per i test dei prototipi.
Per quanto riguarda il mondo dell’offshore, SEAPOWER sta dedicando particolare interesse allo sviluppo tecnologico di impianti eolici galleggianti, anche partecipando a progetti europei.

www.seapowerscrl.com

ESG investors committed to transition, according to a survey by Deutsche Bank’s Private Bank Chief Investment Office (CIO).
Investors, especially in Europe, remain committed to achieving environmental, social and governance (ESG) goals and are concerned about the economic transition.

The annual survey of private clients and institutional investors showed that climate change remains the biggest environmental issue for investment decisions, even though the number citing it (44 percent) has fallen since last year’s survey.

“Investors are focused on the economic transition to a low carbon economy,” Markus Müller, Deutsche Bank’s Private Bank CIO ESG and Global Head of the CIO said. “Despite the backlash against ESG in some public debates, our survey shows a strong commitment to the issue, especially among European investors. Companies that can deliver on their transition plan and show their credentials will benefit from investor support.”

The survey also showed that investors favour regulation to protect the environment
But when it comes to company transition plans, they prefer to see market-driven solutions like better production processes, technology improvements and consumer education, versus policy-led initiatives.
The findings also reveal that while investors understand climate risk and are concerned about the need for economic transition, still only a small proportion of investors consider themselves well-versed in ESG.
Even with the significant rise in ESG investing in the past three years, especially during Covid-19, still only 15 percent of investors said they had a good knowledge of ESG, while just 3 percent identified themselves as ESG experts.

“There is a gap between what investors know needs to be done for the economy to transition, and how ESG investing can help with the transition. Clearly, much more investor education is needed,” Müller added.

Investment opportunity vs risk management
The energy transition is the most preferred (18 percent) investment opportunity, compared to investing in Artificial Intelligence, manufacturing and the circular economy.
While investors expect environmental change to impact individual asset classes and see nature as a key factor in individual investment decisions, faith appears to be waning in the ability of ESG to manage portfolio risk. Lower than last year’s survey, 37 percent of respondents strongly or slightly agree that ESG factors can help manage portfolio risk.

Higher expectations from women
The survey also found a difference in attitudes between men and women. More women (27 percent) would avoid an investment if sustainability related factors do not meet their expectations compared to men (19 percent), and more women (54 percent) wanted more information on company transition plans, compared to men (40 percent). Seventy percent of women believed stronger international regulation is required to protect the ocean and biodiversity, compared to 58 percent of men.

Spotlight on Germany, Spain and Italy
The CIO received 1759 survey responses between June and the end of July this year, with the majority of responses (around 55 percent) from Germany, followed by Spain (18 percent) and Italy (16 percent).
Between these three European nations, there was a difference in the degree of investor belief and strong conviction in ESG.
More investors in Italy agreed that ESG factors will improve performance and manage risk, when compared to responses from German and Spanish investors.
On the other hand, German investors were less likely to strongly agree to the survey’s ESG propositions and more likely to strongly disagree. They were also more skeptical about ESG’s impact on portfolio performance and risk, or the availability of ESG product solutions.
However, the bulk of investors across Italy (78 percent), Spain (74 percent) and Germany (73 percent) strongly or even slightly agreed that investors need more information on how companies plan to transition to a sustainable business model.

www.db.com

report

Coordinamento FREE Comunità Energetiche: Soddisfazione per il via libera di Bruxelles, ma ora attendiamo il Decreto del Governo in tempi rapidi.

«Siamo molto soddisfatti del via libera della Commissione Europea al Decreto italiano sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Ora che si sono superati questi ostacoli ci aspettiamo una rapida pubblicazione del decreto affinché le CER possano essere rapidamente operative e far imboccare al nostro Paese, anche grazie al grande interesse fino ad ora dimostrato da tutti, la direzione di una decarbonizzazione che possa generare benefici diffusi, soprattutto per cittadini e imprese. – dichiara il Presidente del Coordinamento FREE, Attilio Piattelli, commentando le notizie sulle CER provenienti dal MASE e dalla Commissione Europea – Notiamo con piacere che non ci sono differenze sostanziali rispetto alle bozze circolate in questi mesi, se non il limite che impone un tetto ai benefici per le imprese in caso di superamento di determinate soglie di condivisione dell’energia. In tal caso la destinazione dei benefici economici conseguenti potrà essere solo a favore di membri o soci delle CER, diversi dalle imprese, e/o per finalità sociali aventi ricadute sui territori ove sono ubicati gli impianti. Tutto il resto del provvedimento sembra rimanere invariato, ma è necessario emanare rapidamente, oltre al Decreto, anche il bando da 2,2 miliardi di euro a favore dei piccoli comuni previsto dal PNRR».

« Un suggerimento che ci sentiamo di offrire è quello di monitorare lo sviluppo delle CER nelle aree metropolitane. Infatti, per quel che riguarda il criterio geografico limitato all’appartenenza della stessa cabina primaria di consumatori facenti parte della CER e degli impianti di produzione, si segnala che, pur riconoscendone una logica di ottimizzazione del carico sulle reti, l’applicazione nelle grandi città potrebbe trovare qualche difficoltà per le poche superfici a disposizione per la realizzazione degli impianti di produzione. – prosegue Piattelli – In tal caso, in futuro potrebbe valere la pena, solo per le aree metropolitane e dopo un primo periodo di attuazione del decreto, ipotizzare di estendere il perimetro delle cabine primarie anche ad aree limitrofe alle città per inglobare, zone industriali e artigianali con maggiori superfici a disposizione. Le aree metropolitane hanno bisogno delle CER perché queste faciliterebbero certamente l’elettrificazione dei consumi domestici e della mobilità ma anche perché potrebbero svolgere un ruolo rilevante a favore delle fasce più vulnerabili della popolazione, che spesso si trovano nelle periferie dei grandi centri abitati. Come sempre il Coordinamento FREE è a disposizione delle istituzioni per fornire il proprio contributo».

Il Coordinamento FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) è un’Associazione che raccoglie attualmente, in qualità di Soci, 24 Associazioni in toto o in parte attive in tali settori, oltre ad un ampio ventaglio di Enti e Associazioni che hanno chiesto di aderire come Aderenti (senza ruoli decisionali) ed è pertanto la più grande Associazione del settore presente in Italia.
Il Coordinamento FREE ha lo scopo di promuovere lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nel quadro di un modello sociale ed economico ambientalmente sostenibile, della decarbonizzazione dell’economia e del taglio delle emissioni climalteranti, avviando un’azione più coesa delle Associazioni e degli Enti che ne fanno parte anche nei confronti di tutte le Istituzioni.

www.free-energia.it