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Reshoring delle aziende in Europa ed in USA. Le grandi aziende europee e statunitensi hanno in programma di investire per la reindustrializzazione 3,4 trilioni di dollari nei prossimi tre anni.

La riconfigurazione delle supply chain e delle capacità produttive globali, finalizzata ad avvicinarle o a farle rientrare nei mercati domestici, è un processo che sta prendendo piede in Europa e negli Stati Uniti.

Secondo il report del Capgemini Research Institute, “The resurgence of manufacturing: reindustrialization strategies in Europe and the US”, il 47% delle grandi organizzazioni europee e statunitensi ha infatti già investito nel reshoring della produzione manifatturiera, mentre il 72% sta attualmente sviluppando una strategia di reindustrializzazione (1) o ne ha già una.
La maggior parte ha avviato queste strategie negli ultimi due anni. La maggioranza dei leader aziendali ritiene inoltre che la reindustrializzazione aiuterà le loro organizzazioni a raggiungere gli obiettivi climatici, con una riduzione delle emissioni di carbonio prevista in media del 13,6% nei prossimi tre anni.

Gli investimenti in “reshoring”, “nearshoring” (2) e produzione domestica, così come la costruzione o l’ammodernamento di impianti produttivi, sono in aumento in Europa e negli Stati Uniti allo scopo di aumentare la resilienza e ridurre al minimo il rischio di gravi interruzioni. La maggior parte di questi finanziamenti è destinata a iniziative sul mercato interno, pari al 54% degli investimenti cumulativi degli ultimi tre anni.
Tuttavia, problematiche quali la carenza di competenze, la scarsità di materie prime e la mancanza di incentivi comporteranno probabilmente un aumento degli investimenti a breve termine al di fuori del mercato nazionale, soprattutto attraverso nearshoring e “friendshoring”. (3)

“Questo studio evidenzia l’entità della mobilitazione e degli investimenti dei leader aziendali per reindustrializzare l’Europa e gli Stati Uniti. La produzione locale e il nearshoring stanno diventando fondamentali per mitigare i molteplici rischi prevalenti nei paesi occidentali e per rafforzare la sovranità economica e la sicurezza”, ha dichiarato Eraldo Federici, Manufacturing, Aerospace & Life Sciences Director di Capgemini in Italia. “I leader aziendali stanno accelerando le iniziative strategiche volte a potenziare la resilienza e la flessibilità della supply chain, a ristabilire la sicurezza nazionale in settori strategici, a raggiungere gli obiettivi climatici e a riconquistare lo status di potenza industriale di cui godevano un tempo l’Europa e il Nord America. Si tratta di un cambiamento strutturale a cui le organizzazioni dovranno adeguarsi”.

I fattori chiave del processo di reindustrializzazione
– Resilienza della supply chain: per quasi il 70% delle organizzazioni intervistate, la necessità di promuovere la resilienza della supply chain e la capacità di adattarsi e rispondere rapidamente alle interruzioni operative è uno dei principali driver della reindustrializzazione.
Sostenibilità: la maggioranza (55%) delle organizzazioni è ottimista riguardo alla possibilità che la reindustrializzazione possa contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici, soprattutto per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di gas serra (GHG) Scope 3.
– Tensioni geopolitiche: la maggioranza (63%) delle organizzazioni riconosce alla produzione locale un’importanza strategica per garantire la sicurezza nazionale. Una percentuale simile (62%) si aspetta che la sua importanza in settori strategici come veicoli elettrici, farmaci/vaccini e semiconduttori si rafforzi in futuro.
Legislazione e incentivi: per quanto le organizzazioni riconoscano che gli incentivi accelerino gli investimenti per la produzione interna, in particolare in aree di importanza strategica nazionale come semiconduttori, batterie ed energie rinnovabili, meno della metà (49%) ritiene che le politiche e i regolamenti governativi siano di supporto ai loro sforzi di reindustrializzazione.

Reindustrializzazione per promuovere la crescita sostenibile e l’innovazione
Il 62% delle organizzazioni sta investendo in tecnologie per migliorare la sostenibilità dei propri processi di reindustrializzazione. Le gigafactory sono considerate un elemento chiave nel percorso verso una reindustrializzazione sostenibile: oltre la metà (54%) dei dirigenti intervistati in ambito automotive, batterie ed energia afferma infatti che la propria organizzazione sta attualmente costruendo una gigafactory o ha in programma di farlo entro i prossimi cinque anni.

La maggioranza degli intervistati (68%) ha espresso fiducia nel potenziale della reindustrializzazione di guidare l’innovazione e il progresso tecnologico, in particolare attraverso 5G ed Edge, AI generativa e Digital Twin nel prossimo triennio.

La reindustrializzazione richiederà una forza lavoro altamente qualificata
La metà dei partecipanti allo studio ritiene che la reindustrializzazione favorirà la crescita dei posti di lavoro a livello nazionale in vari settori. Tuttavia, per soddisfare questa domanda sarà necessaria una forza lavoro manifatturiera qualificata, come riconosciuto dal 72% delle organizzazioni.
Secondo le previsioni, la quota di forza lavoro del settore manifatturiero con competenze digitali avanzate in ambiti quali gestione della supply chain, analisi dei dati, intelligenza artificiale e machine learning passerà dall’attuale 31% al 53% nei prossimi tre anni.

(1) Con il concetto di “reindustrializzazione” intendiamo la riconfigurazione delle catene di fornitura e della capacità produttiva, compreso il “reshoring” e il “nearshoring” della produzione, nonché la diversificazione e gli investimenti nella manifattura e nella produzione nazionale.
(2) Nell’ambito di questo studio, per reshoring si intende il ritorno della produzione nel mercato nazionale o nel paese in cui ha sede l’azienda. Per nearshoring si intende lo spostamento della produzione in un paese vicino o limitrofo.
(3) Il friendshoring è una pratica commerciale in crescita che prevede che i network della supply chain si concentrino su paesi considerati alleati politici ed economici, in modo da ridurre ulteriormente l’esposizione al rischio.

Metodologia di ricerca
Il Capgemini Research Institute ha intervistato 1.300 dirigenti di organizzazioni con un fatturato annuo superiore a 1 miliardo di dollari negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Europa, tra cui Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Paesi scandinavi e Spagna. Queste organizzazioni operano in 13 settori industriali e manifatturieri chiave. I dirigenti intervistati sono di livello direttivo e hanno lavorato in diverse funzioni aziendali, tecnologiche e produttive. Il sondaggio globale si è svolto nel febbraio 2024.

Capgemini, partner globale per la trasformazione tecnologica e di business delle aziende, supporta i suoi clienti nella loro transizione verso un mondo più digitale e sostenibile, creando impatto positivo per le imprese e la società. Capgemini è un gruppo responsabile e diversificato di 340.000 persone presente in più di 50 paesi nel mondo.
Oltre 55 anni di esperienza rendono Capgemini un partner affidabile per i suoi clienti, in grado di fornire soluzioni innovative per le loro esigenze di business. Capgemini offre servizi e soluzioni end-to-end, dalla strategia e progettazione all’ingegneria, grazie alle sue competenze all’avanguardia in ambito AI, cloud e dati, alla sua esperienza settoriale e al suo ecosistema di partner. Nel 2023 il Gruppo ha registrato ricavi complessivi pari a 22,5 miliardi di euro.
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Il Capgemini Research Institute è il think-tank interno di Capgemini dedicato a tutto ciò che è digitale. L’istituto pubblica lavori di ricerca in merito all’impatto delle tecnologie digitali sulle grandi aziende tradizionali. Il team fa leva sul network mondiale di esperti Capgemini e lavora a stretto contatto con partner accademici e tecnologici. L’istituto possiede centri di ricerca dedicati in India, Singapore, nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Recentemente, è stato nominato il miglior istituto di ricerca al mondo per la qualità dei suoi lavori da una giuria di analisti indipendenti.

www.capgemini.com

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report

Carburanti green per trasporto marittimo: tanti progetti in UE ma zero in Italia. Mentre nell’Unione Europea cresce la produzione pianificata di carburanti verdi, l’Italia non riesce ad attrarre capitali per avviare progetti per la sintesi di questi vettori, necessari alla decarbonizzazione del trasporto marittimo.

È quanto emerge dalla mappatura dei progetti europei per la produzione di idrogeno verde (e carburanti sintetici da esso derivati), realizzata da Transport & Environment, la principale organizzazione ambientalista indipendente in materia di trasporti.
L’analisi mostra che, qualora tutti i progetti maturassero sino alla fase di produzione, quasi il 4% (corrispondente, in termini energetici, a circa 1 Mtep) del trasporto marittimo europeo potrebbe essere alimentato con carburanti verdi entro il 2030, creando nuovi posti di lavoro nel continente e avviando il processo di decarbonizzazione del settore.

L’Italia rischia di essere tagliata fuori
L’Italia fatica ad attrarre investimenti e, se non ci saranno tempestivi stimoli di politica industriale, rischia di rimanere ai margini della nascita di una nuova industria strategica, replicando quanto sta già accadendo nella transizione all’e-mobility.

Carlo Tritto, Policy Officer per Transport & Environment Italia, ha commentato: “La transizione del settore marittimo verso carburanti neutri dal punto di vista climatico offrirà grandi opportunità industriali, economiche e occupazionali. Proprio per questo è preoccupante dover rilevare l’assenza dell’Italia all’appello per lo sviluppo di una nuova industria, che promette di prendere piede in molti stati europei. Il nostro Paese sembra non comprendere fino in fondo il ruolo che questi carburanti avranno. Lo si vede bene dalla proposta di PNIEC sin qui circolata, dove i volumi nazionali di consumo di e-fuels, da qui al 2030, vengono pianificati per il 93% per il trasporto su strada, mentre appena il 7% è riservato ai settori hard to abate come l’aviazione e il marittimo”.

In UE almeno 17 progetti esclusivi per lo shipping, ma solo un terzo sono sicuri
Ad inizio 2024, sono almeno 17 i progetti europei volti alla produzione di carburanti sintetici a base di idrogeno verde – più comunemente chiamati e-fuels – da impiegare nel settore marittimo. Se tutti questi progetti vedessero la luce, contribuirebbero a soddisfare circa il 4% (1.06Mtep) del fabbisogno totale di energia dello shipping europeo al 2030 (28 Mtep circa), avviando il settore verso la decarbonizzazione. Ad oggi, però, sono appena 6 i progetti sicuri di ricevere i finanziamenti necessari alla produzione; i due terzi dei progetti sono ancora in attesa di una decisione in merito. Ci sono ulteriori 44 progetti che potrebbero fornire idrogeno al settore marittimo, portando a 61 i progetti totali mappati da T&E: ma la loro eventuale produzione potrebbe essere contesa da altri settori industriali “affamati” di idrogeno.

Le incognite dei produttori: incertezza riguardo alla domanda e agli investimenti necessari
Se tutti i progetti mappati da T&E raggiungessero la fase di produzione, si conseguirebbe facilmente l’obiettivo introdotto dal FuelEU Maritime – il Regolamento UE che definisce la quota minima di carburanti verdi da impiegare nel settore – pari al 2% al 2034. Tuttavia, la maggior parte dei progetti deve ancora ricevere finanziamenti e nessuno, tra quelli che si prevede riforniranno specificamente il settore navale, è attualmente operativo. I produttori di e-fuels individuano come principali ostacoli il rischio di una domanda troppo bassa (quindi un’incertezza relativa alla capacità del settore marittimo di assorbire la futura produzione) e le incertezze determinate da un quadro regolatorio che non orienta in maniera chiara il futuro energetico del settore, in specie riguardo allo sviluppo di vettori capital intensive. L’incertezza degli scenari mette a rischio, oltre a milioni di tonnellate di combustibili verdi, anche molta potenziale occupazione: si stima che – a livello globale – la transizione energetica del trasporto marittimo potrebbe generare circa 4 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2050.

Danimarca e Spagna in testa alla corsa per gli e-fuels
La sola Danimarca rappresenta più della metà di tutti i volumi di idrogeno previsti per i 61 progetti mappati da T&E. Ma guardando alla produzione di carburanti destinati esclusivamente al trasporto marittimo, la Spagna è il Paese con maggiore potenziale, con un terzo dei volumi previsti. Nonostante la sua natura insulare, il Regno Unito ha pochissimi progetti mentre – oltre all’Italia – anche la Grecia sembra non essere interessata da piani di sviluppo. Eppure si tratta di Paesi con una forte vocazione navale.

L’ammoniaca sintetica sembra avere grande potenziale per il settore marittimo
Nel lungo periodo, i piani di produzione annunciati sembrano premiare l’ammoniaca sintetica come opzione più efficace per sostituire i carburanti fossili. Questo combustibile rappresenta il 77% dei volumi della produzione prevista. A oggi, tuttavia, nessuno di questi progetti poggia su una decisione finale di investimento.

Pericolo stallo. “L’UE intervenga”
Carlo Tritto ha concluso: “Il trasporto marittimo sembra essere di fronte al dilemma dell’uovo e della gallina: da un lato i produttori di carburanti aspettano segnali di domanda più chiari da parte degli operatori navali, prima di effettuare grandi investimenti. Gli operatori marittimi, dal loro canto, aspettano che tali carburanti diventino più diffusi ed economici prima di firmare accordi di fornitura. In questo stallo, l’Unione Europea dovrebbe intervenire fissando obiettivi minimi sia dal lato dell’offerta che della domanda, fornendo così certezza di investimento sia ai produttori di carburante che alle compagnie di navigazione”.

L’appello di T&E agli Stati UE: “Introdurre un sotto-obiettivo di e-fuels di 1,2%”
Nel recepire la Direttiva UE sulle rinnovabili (RED III), T&E raccomanda agli Stati membri di introdurre un sotto-obiettivo di e-fuels nel trasporto marittimo di almeno 1,2%, come suggerito dalla revisione della Direttiva. Questo fornirebbe garanzie non solo agli attuali progetti già finanziati, ma specialmente agli ulteriori progetti in attesa di una decisione finale di investimento. Secondo T&E, sarebbe inoltre auspicabile reinvestire i proventi del mercato del carbonio dell’UE – recentemente esteso anche al trasporto marittimo (ETS) – proprio per sostenere i progetti nascenti, avviando quanto prima il processo di decarbonizzazione del settore.

Transport & Environment’s (T&E) vision is a zero-emission mobility system that is affordable and has minimal impacts on our health, climate and environment.
Since we were created 30 years ago, T&E has shaped some of Europe’s most important environmental laws. We got the EU to set the world’s most ambitious CO2 standards for cars and trucks but also helped uncover the dieselgate scandal; we campaigned successfully to end palm oil diesel; secured a global ban on dirty shipping fuels and the creation of the world’s biggest carbon market for aviation – just to name a few.
Credibility is our key asset. We are a non-profit organisation and politically independent. We combine the power of robust, science-based evidence and a deep understanding of transport with memorable communications and impactful advocacy.
Our staff in Brussels, Rome, Madrid, Berlin, Warsaw and London collaborate with our 63 national member and supporter organisations in 24 countries across Europe. All together our members and supporters represent more than 3.5 million people.
We coordinate the International Coalition for Sustainable Aviation (ICSA), which has observer status at the International Civil Aviation Organisation (ICAO) and are members of the Clean Shipping Coalition (CSC), which has observer status at the International Maritime Organisation (IMO).
We hold a seat on the board of ECOS, and are members of the Green 10 group of European environmental NGOs, Agora Verkehrswende, the Platform for Electromobility, the Coalition for Energy Savings, the Renewable Grids Initiative and the Electrification Alliance.

www.transportenvironment.org

SOLIDS Parma 2024 chiude con successo. Superato del 30% il numero dei visitatori rispetto all’edizione precedente.

Anche la seconda ed ultima giornata di fiera ha visto protagoniste le aziende con le loro proposte tecnologiche per la lavorazione, la trasformazione, l’analisi, il trasporto e lo stoccaggio dei materiali in polveri, granuli e dei solidi sfusi.

“Siamo molto felici di come è andato l’evento: abbiamo aperto con la presenza di oltre il 30% di aziende in più rispetto allo scorso anno e possiamo già dire che anche il numero dei visitatori è notevolmente aumentato” – ha dichiarato Ginevra Colombo Ercole, Responsabile dell’evento SOLIDS Parma – “Abbiamo deciso di rendere questo evento biennale e di collocarlo a febbraio e non più a giugno. Una scelta concordata con i nostri partner, con gli espositori e con le industrie con cui lavoriamo, che crediamo possa permetterci di espanderci e di dare risposte sempre più adeguate alle esigenze del nostro mercato di riferimento”.

Grande spazio anche agli approfondimenti, a partire dalla conferenza sulla “Scorrevolezza delle polveri e dei materiali granulari”, tenuta dall’Ing. Andrea C. Santomaso, Professore Associato al Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova.
La scorrevolezza è una proprietà che descrive la facilità con cui le particelle di polvere fluiscono o si muovono l’una rispetto all’altra ed è un parametro importante in diverse applicazioni industriali, come la manipolazione, il trasporto, il dosaggio e la miscelazione delle polveri.
Una buona scorrevolezza delle polveri può avere un impatto fondamentale nel settore industriale, perché consente di migliorare l’efficienza dei processi, garantire una miscelazione uniforme delle polveri in un prodotto, prevenire blocchi e intasamenti nei sistemi di movimentazione e ridurre il rischio di esplosioni, che possono verificarsi quando le polveri vengono disperse nell’aria.

Nel corso della mattinata si è tornati a parlare di plastica nella tavola rotonda dedicata al riciclo organizzata da RePlanet Magazine.
Ad intervenire, tra gli altri, Valentina Brunella, Prof.ssa in Chimica Industriale, Gruppo Materiali Polimerici, del Dipartimento di Chimica all’Università di Torino, che ha detto: “Nell’Università è aumentata l’attenzione all’industria, sia in termini di collaborazione sia nell’introduzione di argomenti correlati ai corsi di laurea. L’Università, grazie anche ai finanziamenti provenienti da Regione, fondi PNRR e altro, possiede strumentazioni all’avanguardia che un’azienda non necessariamente ha a disposizione o ha le competenze per utilizzare. Ecco perché spesso lavoriamo a progetti e ricerche ad hoc che coinvolgono i materiali giunti a fine vita che le aziende ci chiedono di rimettere in circolo, tra cui quelli polimerici: i PET sono quelli che si prestano maggiormente, ma c’è una grande attenzione anche alla devulcanizzazione. La plastica non deve essere abbandonata, è un materiale dotato di una forza incredibile, non solo all’inizio, ma anche alla fine della sua vita”.

Nel pomeriggio, si è tornati a parlare di Super Intelligenza nel talk show organizzato da Tecnoedizioni, dedicato alle tecnologie all’avanguardia e le innovazioni che stanno rivoluzionando l’industria. A questo proposito, particolarmente interessanti sono stati i sistemi di automazione industriale evoluta portati da PROTEO Engineering, una delle prime realtà italiane a misurarsi con i paradigmi legati a Industry 4.0 e, oggi, a Industry 5.0. In particolare, a catturare l’attenzione degli operatori professionali presenti in fiera sono state le tecnologie abilitanti per la lavorazione dei granuli e delle polveri che evidenziano la capacità di integrare l’intelligenza artificiale (AI), unità operative centralizzate (UOC), digitalizzazione e assistenti virtuali, come ProMate, nei sistemi impiantistici delle industrie, rendendoli estremamente efficienti e all’avanguardia.

A chiudere la serie di convegni sui temi caldi del settore, si sono tenuti l’incontro sui software di manutenzione preventiva integrati nei sistemi di vagliatura, con la case history portata da Cuccolini S.r.l Virto Group e quello sulle normative e la sicurezza nelle messe a terra con gli esperti di ATEX Italia.

SOLIDS IN BREVE
Il termine “SOLIDS” indica “tutto ciò che è possibile raccogliere in un mucchio”. Per questo l’evento è in grado di mettere insieme aziende che trattano diverse categorie merceologiche appartenenti a settori eterogenei: dall’alimentare (si pensi a chicchi di caffè, farina, pasta, cereali) all’agrario (mangimi, fertilizzanti, sementi), da quelli della gomma e della plastica a quelli chimico-farmaceutico e cosmetico, da quelli della lavorazione dei metalli e del vetro a quello del riciclo.

SOLIDS Parma fa parte del circuito di SOLIDS EUROPEAN SERIES, il più grande network europeo di fiere professionali per i solidi sfusi, che annovera le edizioni ad Anversa, Rotterdam, Cracovia, Dortmund e Parma. 1.150 espositori incontrano 15.000 visitatori.

REMBE, in qualità di pioniere nello sviluppo di sistemi per lo sfogo delle esplosioni senza fiamma, ha cambiato radicalmente il mondo della protezione contro le esplosioni già negli anni Ottanta. Con Q-Box R3leaf, gli ingegneri tedeschi ora un nuovo sviluppo destinato a rivoluzionare ancora una volta lo sfogo delle esplosioni senza fiamma.

Easyfairs organizza e gestisce eventi che riuniscono le community con l’obiettivo di “visitare il futuro”. Attualmente organizziamo 110 titoli di eventi leader di mercato in 12 paesi (Algeria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito) e gestiamo otto location per eventi in Belgio, Paesi Bassi e Svezia (Anversa, Gand, Mechelen-Bruxelles Nord, Namur, Gorinchem, Hardenberg, Malmö e Stoccolma). La nostra passione è quella di “semplificare” la vita dei nostri clienti e di aumentare il ritorno sugli investimenti e il ritorno sul tempo investito dalle community professionali grazie alle nostre formule all-in, alla tecnologia avanzata e all’approccio incentrato sul cliente. Le nostre iniziative digitali offrono a queste community eccellenti opportunità di networking e di business durante il corso dell’anno. Il Gruppo Easyfairs impiega 800 talenti altamente qualificati, utilizza i migliori strumenti tecnologici e di marketing e sviluppa brand con una forte attrattiva per i nostri stakeholder. Per il quinto anno consecutivo, Deloitte ha conferito a Easyfairs lo status di “Best Managed Company” nel 2023. Easyfairs è all’11° posto tra i migliori organizzatori di fiere al mondo, secondo la classifica annuale STAX.

SOLIDS Parma tornerà l’11 e 12 febbraio 2026, in Fiere di Parma

– BYinnovation è Media Partner di SOLIDS Parma 2024

www.solids-parma.it

www.easyfairs.com

Mercato Smart city 2023 vale 1 miliardo di euro in Italia. Il 2023 ha segnato un risultato storico per il mondo delle Smart City.

Per la prima volta, infatti, il mercato italiano ha raggiunto un miliardo di euro, +11% rispetto al 2022. Allo stesso tempo, però, l’anno appena trascorso ha segnato una crescita meno marcata rispetto agli anni precedenti (+23% nel 2022), frenata dalle priorità dettate dal PNRR e dai tentennamenti su alcuni fondi del Piano destinati ai comuni. Altre zone del mondo corrono di più. Nel 2023 il mercato della Smart City è cresciuto mediamente del 21,9% in Europa, nel 20% negli Stati Uniti e del 20,6% in Asia.

Nel 2023 aumentano i comuni che hanno avviato progetti legati alla Smart City (12% contro il 10% del 2022). Considerando gli investimenti pubblici nel 2023, il 23% del valore di mercato è dato da iniziative legate all’illuminazione pubblica e il 21% alla Smart Mobility. A seguire Smart Metering e Smart Grid. Permangono però ostacoli significativi allo sviluppo di queste tecnologie: la carenza di personale (52%), la mancanza di risorse economiche (48%) e di competenze interne ai comuni (47%). I comuni che sono riusciti, nonostante tutto, a portare avanti progetti di Smart City hanno poi effettivamente colto benefici in linea o addirittura superiori alle aspettative (78%). L’86% dei comuni ha inoltre intenzione di avviare progetti nei prossimi tre anni.

Le città Smart sono percepite dai loro abitanti come più sostenibili (50% vs 36% di chi abita in città non considerate Smart), inclusive (50% vs 32%), innovative (49% vs 25%) ed efficienti (49% vs 34%). Gli Italiani considerano Milano come la città più smart d’Italia. A seguire Bolzano e Trento.

Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Smart City della School of Management del Politecnico di Milano*, presentata oggi al convegno “Smart City: alla ricerca di una strategia vincente”.

“Nell’ultimo anno il mercato della Smart City è aumentato, ma a ritmi più contenuti rispetto agli anni precedenti – spiega Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Smart City -. Un rallentamento legato al PNRR, una vera e propria “lama a doppio taglio” per i comuni italiani. Da una parte ha portato con sé ingenti investimenti e riforme che potranno abilitare molte progettualità per rendere più smart i nostri territori. Dall’altra, è stato uno strumento “totalizzante”, che non ha lasciato ai comuni molte risorse per sviluppare progetti caratterizzati da un alto livello di “smartness”. Il confronto con le principali economie mondiali, poi, non è positivo: 11 nazioni del G20 hanno già adottato una strategia sulle Smart City, ma tra queste non figura l’Italia”.

“Il futuro dei centri urbani intelligenti passerà anche da due trend che, seppur in ambiti diversi, stanno raccogliendo un grande interesse da parte dei comuni italiani – commenta Matteo Risi, direttore dell’Osservatorio Smart City -. Da una parte, la volontà di collaborare tra comuni per creare un ecosistema intelligente più ampio in un’ottica di Smart Land, un approccio ancora poco diffuso (23%), ma prospettato dal 59% di coloro che hanno sviluppato progetti. La seconda tendenza riguarda l’Intelligenza Artificiale. Circa un comune su 3, infatti, intende lavorare nel prossimo futuro utilizzando l’AI a supporto dei propri processi e delle proprie decisioni, sfruttandone la potenza e la versatilità, ma con un occhio attento alla gestione dei rischi e alle regole imposte dal nuovo AI Act”.

I Comuni
Una delle principali problematicità legate alle Smart City è che mancano figure tecniche con le competenze necessarie. Solo il 23% dei comuni italiani le possiede all’interno del proprio organico, il 21% si affida a esperti esterni, mentre il 56% non ha alcun tipo di competenza né interna né esterna (69% nei comuni di piccola dimensione). Le principali lacune riguardano l’uso di tecnologie innovative (67%), come IoT, AI e Digital Twin, oltre al possesso di concrete capacità di gestione di progetti (47%). Nel triennio 2021-2023 gli ambiti applicativi più adottati e di maggior interesse sono stati: Sicurezza e sorveglianza (65%), Coinvolgimento attivo dei cittadini (55%) e Illuminazione (51%). Nei prossimi tre anni, fino al 2027, crescerà ancor di più l’ambito della Sicurezza e sorveglianza (76%), mentre al secondo posto si collocheranno le Comunità energetiche rinnovabili (66%). A seguire il Coinvolgimento attivo dei cittadini (63%).

Quasi metà delle 44 città italiane con più di 100.000 abitanti possiedono una strategia o un approccio che presuppone un pensiero strategico riguardo alle Smart City. 9 comuni possiedono una strategia formalizzata e pubblica, mentre altri 12 hanno in corso e/o hanno concluso iniziative che si inseriscono in un approccio strategico non formalizzato o, se formalizzato, non di pubblico dominio. Non c’è, invece, alcuna parvenza di un piano strutturato per i restanti 23 comuni sopra ai 100.000 abitanti. Considerando tutti i comuni Italiani, sono il 7% le realtà locali che hanno dichiarato di adottare una strategia incentrata su questi temi, una scelta che ha poi garantito ottimi risultati dall’implementazione dei progetti di Smart City (oltre le loro aspettative nel 33% dei casi contro l’11% della media).

I cittadini
Il tema della Smart City si fa sempre più strada tra il grande pubblico. Secondo l’indagine svolta in collaborazione con BVA Doxa, il 69% degli intervistati, infatti, conosce il concetto, ma spesso ancora in modo superficiale. Milano è percepita come la città più Smart, seguita da Bolzano e Trento. Seguono diverse città del Centro-Nord, mentre il Sud e le Isole non rientrano nella top 10. La percezione dei cittadini sembra poi essere disallineata rispetto alla realtà: se i comuni italiani nell’ultimo triennio si sono occupati prevalentemente di sicurezza, engagement e illuminazione, agli occhi dei cittadini le principali iniziative realizzate sono altre e riguardano, ad esempio, la gestione digitale degli adempimenti e dei pagamenti (48%), il potenziamento della connettività (38%) e la raccolta dei rifiuti (38%). Nonostante questi disallineamenti, le città Smart sono comunque percepite dai loro abitanti come più sostenibili, inclusive, innovative ed efficienti rispetto a quelle che presentano un grado minore di “smartness”. Queste osservazioni mettono in luce la stima che i cittadini nutrono per i comuni attivi nel promuovere progetti che garantiscano benefici tangibili ai loro residenti. Infine, i cittadini pongono particolare enfasi sulla sicurezza urbana (60%) come priorità che essi darebbero ai comuni per i prossimi anni. Chiedono poi di investire nella sostenibilità, in energie rinnovabili e incentivi economici. Molti di loro, d’altronde, conoscono le CER e 6 italiani su 10 si dichiarano pronti a parteciparvi, aspettandosi vantaggi sia in termini di riduzione dell’impatto ambientale sia nel risparmio economico sulle bollette energetiche.

*La ricerca del 2023 è stata realizzata in collaborazione con: A2A Smart City, BVA Doxa, Dassault Systèmes, Edison Next, Enel X, Google Cloud e TIM Enterprise, IFAB – International Foundation Big Data and Artificial Intelligence for Human Development, Movyon, Municipia – Gruppo Engineering, Targa Telematics – Viasat; Almaviva, Blimp, Cassa Depositi e Prestiti (CDP), Cellnex Italia, Cyclomedia Technology B.V., Drimlab, Easypark Group, Gruppo Maggioli, Hikvision Italy, Lutech, Rekeep, Schréder, Simet, Urmet

Gli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano nascono nel 1999 con l’obiettivo di fare cultura in tutti i principali ambiti di Innovazione Digitale. Oggi sono un punto di riferimento qualificato sull’Innovazione Digitale in Italia che integra attività di Ricerca, Comunicazione e Aggiornamento continuo. La Vision che guida gli Osservatori è che l’Innovazione Digitale sia un fattore essenziale per lo sviluppo del Paese. La mission è produrre e diffondere conoscenza sulle opportunità e gli impatti che le tecnologie digitali hanno su imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini, tramite modelli interpretativi basati su solide evidenze empiriche e spazi di confronto indipendenti, pre-competitivi e duraturi nel tempo, che aggregano la domanda e l’offerta di Innovazione Digitale in Italia.
Le attività sono svolte da un team di quasi 100 tra professori, ricercatori e analisti impegnati su circa 50 differenti Osservatori che affrontano i temi chiave dell’Innovazione Digitale nelle Imprese (anche PMI) e nella Pubblica Amministrazione: 5G & Beyond, Agenda Digitale, Artificial Intelligence, Big Data & Business Analytics, Blockchain & Web3, Business Travel, Cloud Transformation, Connected Car & Mobility, Contract Logistics “Gino Marchet”, Customer Experience B2b, Cybersecurity & Data Protection, Data Center, Design Thinking for Business, Digital & Sustainable, Digital B2b, Digital Content, Digital Identity, Digital Transformation Academy, Droni e Mobilità Aerea Avanzata, eCommerce B2c, EdTech, Export Digitale, Extended Reality & Metaverse, Fintech & Insurtech, Food Sustainability, FUTURES | Sense Making by System Thinking, HR Innovation Practice, Innovative Payments, Innovazione Digitale nella Cultura, Innovazione Digitale nel Retail, Innovazione Digitale nelle PMI, Intelligent Business Process Automation, International Observatory on Electronic Invoicing, Internet Media, Internet of Things, Life Science Innovation, Omnichannel Customer Experience, Platform Thinking Hub, Professionisti e Innovazione Digitale, Quantum Computing & Collaboration, Sanità Digitale, Smart AgriFood, Smart City, Smart Working, Smart Working nella PA, Software & Digital Native Innovation, Space Economy, Startup Hi-tech, Startup Thinking, Supply Chain Finance, Supply Chain Planning, Tech Company – Innovazione del Canale ICT, Travel Innovation

osservatori.net

Smart Building Community per efficienza immobiliare. L’Italia è caratterizzata da un parco immobiliare obsoleto, che vede l’84,5% degli edifici italiani costruiti prima del 1990 (contro il 65,6% della Francia e il 75,3% della Germania), e da un basso tasso di rinnovamento edilizio, che in Italia è pari allo 0,85% all’anno (contro l’1,7% di Francia e Germania).

Considerando la posizione in cui l’Italia si trova attualmente, il tema della riconversione in ottica efficiente e smart degli edifici è di assoluta rilevanza, proprio in virtù dei benefici a livello ambientale ed economico per i cittadini attivabili.
Infatti, da un punto di vista ambientale, secondo le stime di The European House – Ambrosetti, nel Paese l’efficientamento degli edifici può portare ad una riduzione fino al 33% dei consumi energetici e fino al 5% di quelli idrici, abbattendo inoltre le emissioni di CO2 di circa il 20-24%. Da un punto di vista economico, invece, se gli edifici più vetusti del parco immobiliare italiano fossero dotati di tecnologie smart i cittadini risparmierebbero 17-19 miliardi di Euro netti all’anno e verrebbero abilitati investimenti per oltre 330 miliardi di Euro. Non per ultimo, in questo scenario potenziale, la filiera sarebbe in grado di abilitare la creazione di ulteriori 200 mila posti di lavoro qualificati e specializzati.

Tre sono le possibili direzioni chiave per agire a favore della trasformazione in chiave smart del patrimonio immobiliare del nostro Paese in modo da facilitare il contributo agli obiettivi di decarbonizzazione e riduzione dei consumi energetici previsti dal “Fit for 55” e dalla Direttiva Europea sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici (EPBD).

1. Promuovere una revisione del sistema di incentivi
Secondo la Community Smart Building, è urgente una revisione del sistema di incentivi che permetta di valorizzare e includere tutte le componenti che rendono smart un edificio, legate sia all’organismo edilizio esterno che a quello interno. Gli incentivi sono uno strumento imprescindibile per favorire gli interventi da parte di cittadini, aziende e pubbliche amministrazioni, con aiuti fiscali ed economici che possono facilitare i lavori. La revisione dovrà essere finalizzata a incentivare la messa a norma digitale delle abitazioni, sia per gli edifici in fase di nuova costruzione sia per gli edifici in ristrutturazione.

2. Introdurre un “Libretto della casa” a valenza legale
Per mappare in modo puntuale gli interventi e perché questi abbiano un riscontro dimostrabile per il proprietario, sia in termini di sicurezza che di valore dell’immobile, la Community propone di istituire un “Libretto della casa” a valenza legale che sia riconosciuto da tutti gli stakeholder connessi al settore residenziale. Per essere efficace, il Libretto dovrebbe rispettare alcune caratteristiche, quali:
– Essere rilasciato da un esperto qualificato e certificato
– Certificare e tenere traccia di tutti gli interventi effettuati negli edifici, sia di nuova costruzione sia in via di ristrutturazione o riqualificazione energetica
– Garantire una mappatura delle tecnologie smart disponibili, aggiornata annualmente e coordinata con gli incentivi disponibili
– Indicare i benefici attesi in termini di risparmio energetico, economico e di riduzione delle emissioni, nonché i benefici legati alla salute e al comfort
– Contenere informazioni sul potenziale sostegno finanziario e tecnico
Mettere a norma per mettere a reddito: valorizzare dal punto di vista monetario gli interventi smart che permettono la messa a norma digitale dell’edificio

3. Rafforzare e costruire le competenze necessarie alle filiere industriali delle tecnologie dell’Edificio Intelligente
Sul tema formazione e competenze, la Smart Building Community ha identificato alcune linee d’azione concrete, tra le quali le principali sono:
– Sviluppare nuovi programmi di formazione in materia di Smart Building, attraverso esperienze pratiche e con chiari risultati di apprendimento, in termini di qualifiche professionali, a supporto di tutti gli operatori della filiera estesa.
– Creare un cluster nazionale sulle tecnologie degli Edifici Intelligenti e istituire in questo contesto un centro di competenza e di trasferimento tecnologico che colleghi sistema della ricerca e mondo delle imprese, dove è possibile consultare online i corsi disponibili.
– Rendere obbligatoria la formazione nel caso di grandi appalti pubblici di riqualificazione edilizia, istituendo ad esempio una clausola condizionata alle competenze in tema di riqualificazione smart.

Oltre a un lavoro sulle competenze mancanti e quindi da “costruire”, è necessario anche rafforzare i sistemi di formazione già esistenti potenziando i programmi formativi attraverso curricula dedicati al settore degli Smart Building, incentivando la collaborazione tra aziende e ITS attraverso tirocini mirati a sviluppare le competenze necessarie alla filiera e istituendo percorsi di formazione dedicati alle competenze informatiche necessarie per la gestione di un Edificio Intelligente.

In occasione dell’evento, sono state inoltre portate all’attenzione degli interlocutori istituzionali le evidenze della ricerca realizzata da The European House – Ambrosetti sulla conoscenza del concetto di Smart Building, che confermano la necessità di favorire una maggiore consapevolezza sul tema. Una vasta maggioranza degli italiani (oltre il 64%) ha dichiarato di avere informazioni scarse, generiche o nulle riguardo al concetto di Smart Building e oltre un quarto ha la percezione di costi elevati delle tecnologie e degli interventi (26,9%).

“Con la recente pubblicazione della Direttiva sull’Efficienza Energetica degli Edifici (Energy Performance of Building Directive – EPBD), si rafforza il ruolo del settore degli edifici per il raggiungimento dei target di decarbonizzazione stabiliti per il prossimo futuro. L’obiettivo prioritario di ridurre del 16% i consumi energetici degli edifici entro il 2030 rappresenta senza dubbio una sfida per l’Italia. Tuttavia, il nostro Paese può contare su una filiera legata agli Edifici Intelligenti in grado di generare un elevato valore economico e occupazionale. Nel 2022, la filiera estesa degli Smart Building ha generato 174 miliardi di Euro di fatturato e 38 miliardi di Euro di Valore Aggiunto, dando occupazione a circa 515.000 individui. Non solo. La filiera ha un significativo potenziale moltiplicativo nel sistema economico: ogni 100 Euro investiti nella filiera estesa dell’Edificio Intelligente in Italia se ne generano ulteriori 187 nel resto dell’economia e per ogni 100 unità di lavoro dirette se ne attivano ulteriori 178 nel Paese”, ha sottolineato Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Responsabile dell’Area Scenari & intelligence di The European House – Ambrosetti.

La Community Smart Building è un’iniziativa lanciata nel 2022 da The European House – Ambrosetti con l’obiettivo di rappresentare una piattaforma di confronto di alto livello e di produzione di conoscenza sui temi più rilevanti in tema di «edificio intelligente» all’interno di una visione strategica integrata e di un modello operativo condiviso, per favorire il dialogo e le relazioni tra gli attori dell’industria e il sistema istituzionale, producendo contenuti e proposte per promuovere l’evoluzione del parco immobiliare italiano come opportunità di crescita e di modernizzazione del Paese e garantire il miglior contesto normativo e le migliori policy a supporto.
Secondo la Community, lo Smart Building è “un hub di servizi automatizzati real time e adattivi, integrabile con l’organismo edilizio e l’ecosistema esterno, dotato di tecnologie connesse, interoperabili e sostenibili che permettono l’ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse idriche e energetiche, dei costi di realizzazione e gestione, la massimizzazione del well-being e della sicurezza degli individui”.

Il concetto di “Smart Building” sottende una filiera industriale e di servizio ad alto valore aggiunto, che produce un significativo valore economico ed occupazionale per il sistema-Paese, coinvolgendo 350mila aziende che, considerando solo il “pro-quota” relativo all’ambito dell’Edificio Intelligente, producono un fatturato di 174 miliardi di Euro e 38 miliardi di Euro di valore aggiunto, occupando 515mila professionisti. Inoltre, attivando ulteriori 187 Euro nell’economia per ogni 100 Euro di investimento diretto nella filiera. La Community Smart Building 2024 include realtà fortemente rappresentative della filiera di riferimento, quali: ABB, ANCE Lombardia, BTicino, Celli Group, Comoli Ferrari, KONE, MCZ, Principe Ares, Progetto CMR, Tekser e Veos.

The European House – Ambrosetti è un gruppo professionale di circa 300 professionisti attivo sin dal 1965 e cresciuto negli anni in modo significativo grazie al contributo di molti Partner, con numerose attività in Italia, in Europa e nel Mondo.
Il Gruppo conta tre uffici in Italia e diversi uffici esteri, oltre ad altre partnership nel mondo. La sua forte competenza è la capacità di supportare le aziende nella gestione integrata e sinergica delle quattro dinamiche critiche dei processi di generazione di valore: Vedere, Progettare, Realizzare e Valorizzare.
Da più di 50 anni al fianco delle imprese italiane, ogni anno serviamo nella Consulenza circa 1.300 clienti realizzando più di 250 Studi e Scenari strategici indirizzati a Istituzioni e aziende nazionali ed europee e circa 120 progetti per famiglie imprenditoriali. A questi numeri si aggiungono circa 3.000 esperti nazionali ed internazionali che ogni anno vengono coinvolti nei 550 eventi realizzati per gli oltre 17.000 manager accompagnati nei loro percorsi di crescita.
Il Gruppo beneficia di un patrimonio inestimabile di relazioni internazionali ad altissimo livello nei vari settori di attività, compresi i responsabili delle principali istituzioni internazionali e dei singoli Paesi.
Dal 2013 The European House – Ambrosetti è stata nominata nella categoria “Best Private Think Tanks” – 1° Think Tank in Italia, 4° nell’Unione Europea e tra i più rispettati indipendenti al mondo su 11.175 a livello globale (fonte: “Global Go To Think Tanks Report” dell’Università della Pennsylvania). The European House – Ambrosetti è stata riconosciuta da Top Employers Institute come una delle 141 realtà Top Employer 2023 in Italia.

www.ambrosetti.eu

Innovare Vale nel mondo immobiliare. Scenari Immobiliari e Dils hanno presentato il Report “Innovare Vale” nel corso dell’INNOVATION FORUM 2024.

Tecnologia, intelligenza artificiale, nuovi servizi alle persone e al mercato
L’industria immobiliare, in un contesto in continua trasformazione, rappresenta, e continuerà a rappresentare, uno dei pilastri fondamentali dell’economia. Per dare una spinta allo sviluppo del Paese, risulta fondamentale la componente dell’innovazione applicata al comparto del real estate, che nei prossimi anni sarà in grado di generare ricadute importanti sulla ricchezza del Paese e dei suoi abitanti. Grazie all’innovazione, infatti, in Italia la filiera immobiliare potrà generare 610 miliardi di euro di ricchezza nel 2030 (dai 510 del 2023, con circa il 9 per cento degli occupati).
La proiezione al 2050 arriva al 31 per cento del PIL nazionale, coinvolgendo 2,5 milioni di addetti. Questi sono alcuni dei dati che emergono dal Report “INNOVARE VALE – I megatrend al 2030 e 2050 come motori di sviluppo e valore” presentato da Scenari Immobiliari e Dils nel corso dell’INNOVATION FORUM 2024.

Innovazione e tecnologia costituiscono uno dei cinque fattori strutturali, assieme a popolazione e società, territorio e ambiente, politica e geopolitica, istruzione economia e lavoro che, collegati a innumerevoli elementi trainanti, o driver, dell’economia e del sistema di connessioni e relazioni, portano all’identificazione dei cosiddetti “megatrend”, che disegneranno gli equilibri economici, i piani politici, le strutture sociali, le scelte ambientali e i valori del domani. Efficienza, tecnologia, qualità e cultura saranno quindi i cardini del futuro, non solo a livello globale, ma anche del Paese Italia.

Come emerge dal Report di Scenari Immobiliari e Dils, analizzando le possibilità di sviluppo sociale ed economico, immaginando una crescita del valore del Paese anno su anno sfidante ma cauta e un andamento in contrazione della popolazione (54,3 milioni di abitanti al 2050), è possibile ipotizzare un prodotto interno lordo al 2050 di circa 2.500 miliardi di euro, con distribuzione pro-capite di circa 46 mila euro.
In questo contesto, ogni euro di valore aggiuntivo generato dalle industrie del futuro dipenderà da tre componenti fondamentali: per il 28 per cento da efficientamento produttivo di processo (tecnologia e specializzazione), per il 17 per cento da gestione del rischio (competenza manageriale, tecnica e finanziaria) e per il 55 per cento da nuovi mercati (megatrend).

“I megatrend illustrati nel Rapporto – ha dichiarato in apertura dei lavori Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari – mostrano un mondo in profonda trasformazione, con una crescente competizione e alla ricerca di nuovi percorsi in ambito sociale ed economico. La riduzione della popolazione in Italia e il calo dell’attività edilizia privata non hanno come conseguenza una contrazione dell’industria dei servizi immobiliari. Anzi, diventa sempre più importante l’innovazione di prodotto per modificare il patrimonio esistente. L’ibridazione delle funzioni sarà la chiave di lettura dei prossimi anni”.

Il peso dell’industria immobiliare (servizi più costruzioni più sviluppo) nel 2023 è stato del 21,6 per cento sul Pil con poco meno di un milione di addetti. Nel 2030 potrebbe salire al 23,5 per cento per arrivare al 26,1 per cento nel 2050.

Le stime di Scenari Immobiliari e Dils al 2050, partendo dai tassi di variazione del Pil in considerazione di debito pubblico, occupati, investimenti, obiettivi, raccontano un’aspirazione più che una possibilità, certamente un’opportunità ma anche obblighi, necessari per rendere possibile una evoluzione estremamente articolata e incerta.

“Osservando lo scenario economico in costante evoluzione oggi in Italia – commenta Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari – emerge chiaramente la necessità di un efficientamento legato alla componente dell’innovazione di tutte le attività produttive, essenziale per la crescita del valore aggiunto pro-capite. La limitata produttività italiana dipende da molti fattori e il tema dell’efficacia non riguarda solo l’industria ma anche la pubblica amministrazione. L’obiettivo è una transizione che permetta uno sviluppo significativo e sostenibile nella triplice prospettiva ambientale, economica e sociale, con una crescita reale del prodotto non inferiore all’1,1 per cento medio annuo. Il contributo dell’efficientamento sarebbe in media di mezzo punto percentuale annuo, ripartito tra il miglioramento quantitativo e qualitativo delle professionalità, una più efficace organizzazione del lavoro supportata dall’innovazione tecnologica, capace essa stessa di generare innovazione di prodotto e processo, e una governance efficace. L’occupazione in questo scenario potrebbe crescere con una progressiva maggior partecipazione di donne e giovani”.

“Il settore immobiliare a livello internazionale e anche in Italia si trova a fare i conti con numerosi cambiamenti, che stanno portando a riconsiderare la modalità di fruizione degli spazi e le relative funzioni, anche alla luce dell’evoluzione della domanda”, ha aggiunto Giuseppe Amitrano, founder e CEO di Dils. “Alcuni segmenti tradizionali dovranno essere ripensati per adattarsi alle nuove necessità determinate da uno stile di vita contemporaneo e nel rispetto degli standard ESG. Allo stesso tempo, si stanno sviluppando anche nel nostro Paese nuove asset class legate a macro-trend sociali ed economici come healthcare ed education. Sulla sanità, nel mondo real estate esistono già alcuni esempi le RSA e gli ospedali privati. L’education è invece un settore ancora poco esplorato dal punto di vista degli investimenti immobiliari, benché animato da una domanda crescente di formazione di qualità”.

SCENARI IMMOBILIARI Istituto indipendente di studi e di ricerche analizza i mercati immobiliari, e in generale, l’economia del territorio in Italia e in Europa. Fondato nel 1990 da Mario Breglia, l’Istituto opera attraverso le sedi di Milano e Roma e può contare su un ampio numero di collaboratori attivi sul territorio nazionale ed europeo. Un personale altamente qualificato e multidisciplinare, proveniente da esperienze professionali diversificate, è in grado di fornire servizi a elevato valore aggiunto in tutta la filiera immobiliare (esclusa l’intermediazione).

Dils è il nuovo nome di Redilco & Sigest, azienda leader nel real estate, presente sul mercato da più di cinquant’anni e protagonista del processo di trasformazione e rinnovamento dell’intero settore attraverso le leve dell’innovazione e della digitalizzazione. Con un team di oltre 200 professionisti e uffici a Milano, Roma e Amsterdam, Dils è il punto di riferimento per imprese nazionali e multinazionali, investitori, operatori finanziari e privati per la ricerca e lo sviluppo delle migliori opportunità di investimento.
Offre ai propri clienti un servizio a 360 gradi nella consulenza, nell’intermediazione e nei servizi immobiliari integrati nei settori Uffici, Retail, Logistica, Hospitality, Living & Residenziale.
Con l’acquisizione di Van Gool Elburg, società di servizi immobiliari con oltre 45 anni di esperienza in Olanda, Dils ha ufficialmente avviato il progetto di internazionalizzazione per esportare la vision e il modello distintivo di business sviluppati con successo in Italia in altri mercati europei.

www.scenari-immobiliari.it

dils.com

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Competenze green in Engineering e Manufacturing. Ingenn ricerca figure tecniche specializzate. In un contesto in cui le imprese italiane sono sempre più orientate alla sostenibilità, Ingenn, la società di Head Hunting unicamente focalizzata nella ricerca e selezione di profili tecnici e ingegneri, incrementa le ricerche di figure specializzate in ambito green.

Le imprese italiane investono nella transizione green
Nel 2024, la transizione verso un’economia più verde ha assunto un ruolo di rilievo per le aziende del comparto manifatturiero e della produzione industriale. La consapevolezza dell’impatto ambientale delle attività economiche sta crescendo, anche a livello istituzionale; secondo i dati forniti dall’Istat, il contributo del PNRR destinato alla transizione green raggiungerà i 59,5 miliardi di euro, pari al 31,05% dell’importo totale del PNRR, e ciò permetterà, da un lato, di favorire la transizione verde all’interno del territorio italiano e, dall’altro, di consentire alle aziende di trasformare le sfide climatiche e ambientali in opportunità.

La richiesta di green jobs aumenta
Sono molti gli incentivi fiscali previsti per incrementare l’efficienza energetica e per il potenziamento delle industrie eoliche, idriche e fotovoltaiche. Tali incentivi sono diventati elementi fondamentali nella generazione di opportunità occupazionali. Secondo i dati elaborati dal Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con Anpal, tra il 2023 e il 2027, il mercato del lavoro italiano richiederà a quasi 2,4 milioni di occupati competenze green di livello almeno intermedio e a oltre 1,5 milioni competenze green di livello elevato. L’aumentata domanda di competenze green avrà un impatto significativo soprattutto nel comparto manifatturiero e della produzione industriale. Solo nel 2023, si stima che siano stati stipulati circa 160.000 contratti per professionisti quali ingegneri dei materiali, progettisti di impianti per la produzione di energia e ingegneri edili e ambientali.

Ingenn ricerca figure specializzate per le aziende a supporto della transizione ecologica
In un contesto così specializzato e in continua espansione, ricercare personale altamente qualificato diventa una sfida rilevante per le imprese del comparto manifatturiero e della produzione industriale.

“Senza dubbio, la ricerca di professionisti con competenze specifiche in transizione ecologica richiede un approccio innovativo e mirato” afferma Umberto Petri, Executive Director di Ingenn. “Ogni giorno ci interfacciamo con realtà che ricercano figure con le conoscenze e le competenze necessarie per sostenere le iniziative aziendali legate alla transizione ecologica. Nell’ultimo periodo abbiamo notato un significativo aumento di richieste per i cosiddetti green jobs, tra cui spiccano figure come ingegneri ambientali, tecnici fotovoltaici e progettisti specializzati nelle energie rinnovabili. Pensiamo che questa tendenza di crescita continuerà nel corso dell’anno, alimentata dalla sempre maggiore consapevolezza e attenzione verso la sostenibilità ambientale.”

Ingenn è la società di Head Hunting unicamente focalizzata nella ricerca e selezione di profili tecnici e ingegneri. Expertise verticale, competenze ingegneristiche e tecnologia al servizio del comparto manifatturiero e della produzione industriale.

www.ingenn.it

Solids Parma evento dedicato a lavorazioni sfusi, all’industria della lavorazione delle polveri, dei granuli e dei solidi sfusi: si entrerà nel mondo della sensoristica, dell’intelligenza artificiale, della robotica, dei sistemi collaborativi e dell’automazione industriale.

Quali sono le tecnologie più avanzate per la lavorazione dei materiali nel campo della robotica e come possono supportare l’industria di processo?
A questa ed altre domande darà risposta SOLIDS 2024, unico evento italiano che espone le macchine per la movimentazione, lo stoccaggio, l’analisi e la trasformazione dei materiali in forma polverulenta, granulare e dei solidi sfusi.
Tra le numerose tecnologie esposte per la lavorazione dei materiali, gli espositori presenteranno anche soluzioni applicate alla robotica, alcune delle quali brevettate, e risponderanno alle domande dei visitatori, tutti operatori professionali specializzati che ricoprono ruoli decisionali negli acquisti e nelle forniture.

Tecnologie applicate alla robotica in esposizione
A SOLIDS verranno esposte le tecnologie legate alla robotica per il riempimento, lo svuotamento, il dosaggio, il trasporto meccanico, il trasporto pneumatico, la vagliatura e selezione, lo stoccaggio, la miscelazione e la pallettizzazione. E dunque sistemi robotici di insacco e pallettizzazione per granuli e polveri, soluzioni robotizzate per la preparazione di microdosaggi e di ordini di picking di prodotti in sacchi. Alcune aziende presenteranno impiantistica elettrica industriale, antincendio, antiesplosione, impianti e sistemi di automazione industriale evoluta per industria 4.0 e 5.0, con tecnologie di controllo di processo, robotica, automazioni industriali, alcune delle quali in grado di risolvere problemi di intralogistica, oltre che di efficientamento produttivo e riduzione degli errori umani.

Tipologie di lavorazioni eseguite dai robot sui materiali
Se in passato la delocalizzazione della produzione era una scelta quasi obbligata per competere con le realtà low-cost nel magma del mercato globale, adesso quello sull’automazione robotizzata sembra essere l’investimento migliore per incrementare la produttività e la qualità e ridurre la produzione di scarti. La robotica, infatti, consente di introdurre rapidità, ripetibilità e precisione in quasi tutte le fasi dei processi industriali. I robot possono eseguire lavorazioni che coinvolgono il trattamento di materiali in polvere e granuli, comuni in diversi settori, come l’industria alimentare, farmaceutica, chimica e metallurgica, portando vantaggi significativi in termini di precisione, sicurezza e automazione.
Ad esempio, possono essere utilizzati per:
– Movimentazione e Trasporto di Materiali: hanno la capacità di spostare materiali in polvere o granuli da un punto all’altro, riducendo il rischio di contaminazione e migliorando l’efficienza e possono essere integrati con sistemi di aspirazione o sistemi di trasporto a coclea per la movimentazione sicura di questi materiali.
– Miscelazione e Dosaggio: possono essere programmati per miscelare e dosare materiali in polvere o granuli con precisione ed essere integrati con bilance di precisione o sistemi di dosaggio per garantire che i componenti vengano misurati con accuratezza.
– Riempimento e Confezionamento: possono eseguire operazioni di riempimento e confezionamento, ad esempio, riempiendo contenitori o sacchi con materiali in polvere o granuli ed essere utilizzati anche per sigillare o etichettare i contenitori dopo il riempimento.
– Trattamenti Termici e di Superficie: possono eseguire trattamenti termici o trattamenti di superficie su materiali in polvere o granuli, applicando, ad esempio, rivestimenti o eseguendo operazioni di sinterizzazione in ambienti controllati.
– Controllo di Qualità e Ispezione: possono essere equipaggiati con sistemi di visione o sensori per eseguire controlli di qualità e ispezioni, come la verifica della consistenza del materiale, la rilevazione di impurità o il controllo del processo di produzione.
– Manutenzione e Pulizia: possono essere utilizzati per attività di manutenzione e pulizia in ambienti di produzione che trattano materiali in polvere e granuli, aiutando a mantenere gli standard di sicurezza e igiene.

In sintesi, i robot sono ampiamente utilizzati per una varietà di lavorazioni che coinvolgono materiali in polvere e granuli. Grazie alla loro precisione, flessibilità e capacità di automazione, possono essere adattati a diversi compiti, migliorando l’efficienza produttiva e riducendo i rischi per la sicurezza degli operatori umani.

Superintelligence
È l’uso della super intelligenza al servizio dell’industria la vera e propria rivoluzione per il settore manifatturiero e di processo: una sorta di salto quantico verso l’efficienza, la produttività e la sicurezza. Al centro di questa innovazione si trova l’applicazione di sistemi di intelligenza artificiale (AI) capaci di apprendere, ragionare e prendere decisioni in modo autonomo, superando i limiti delle capacità umane.
La superintelligence, applicata nella lavorazione di materiali sfusi, si configura come un potente catalizzatore per ottimizzare i processi produttivi, analizzando grandi quantità di dati per identificare schemi, tendenze e aree di miglioramento, includendo la gestione delle scorte, la pianificazione della produzione e la riduzione degli sprechi. Può essere impiegata per il controllo della qualità attraverso sensori e sistemi di visione per rilevare difetti o contaminazioni, migliorando la qualità del prodotto finale e riducendo gli scarti; per la manutenzione predittiva, analizzando i dati delle macchine e degli impianti per prevedere quando potrebbero verificarsi guasti o malfunzionamenti, aiutando a ridurre i tempi di inattività e aumentando l’efficienza operativa; per automatizzare processi complessi come miscelazione, dosaggio, riempimento e confezionamento con l’ausilio di algoritmi intelligenti, con cui è possibile ottenere maggiore precisione e consistenza nel processo produttivo; per l’analisi dei dati relativi ai materiali sfusi, come proprietà fisiche, chimiche o termiche, e per fare previsioni su come questi materiali reagiranno a determinati processi, favorendo la ricerca e lo sviluppo di nuovi materiali o prodotti.

È importante sottolineare il potenziale di questa trasformazione, ancora in parte inesplorato, che può portare alla riqualificazione e valorizzazione delle persone, chiamate a collaborare con i sistemi di AI, acquisire nuove competenze e sviluppare nuove capacità per operare in un ambiente di lavoro altamente tecnologico e innovativo. La superintelligenza sarà al centro del dibattito del talk show Search & Tech “Superintelligence!” (a cura di Tecnoedizioni Group), il 5-6 giugno dalle ore 14:00.

Gli Approfondimenti
Da non perdere anche la tavola rotonda, il 5 giugno alle ore 11:30, moderata da Franco Canna, direttore di Innovation Post, sulle “Tecnologie abilitanti come l’Intelligenza Artificiale, la Robotica e l’Automazione”, per esplorare argomenti all’avanguardia e scoprire le nuove modalità di finanziamento per catalizzare l’innovazione industriale.

Nuove modalità di finanziamento: catalizzare l’innovazione industriale e finanziare processi di innovazione
A SOLIDS 2024 rappresentanti di aziende, ricercatori ed esperti di finanza agevolata si confronteranno sui nuovi programmi di finanziamento volti a stimolare l’innovazione nel settore industriale e sbloccare il potenziale per una crescita e una competitività future. Mai come oggi le imprese hanno bisogno di strumenti e risorse per sviluppare nuove tecnologie, creare prodotti rivoluzionari e migliorare i processi di produzione, ma spesso si trovano ad affrontare ostacoli nell’ottenere i finanziamenti necessari per trasformare le loro intuizioni in prodotti e servizi tangibili.

SOLIDS IN BREVE
Il termine “SOLIDS” indica “tutto ciò che è possibile raccogliere in un mucchio”. Per questo l’evento è in grado di mettere insieme aziende che trattano diverse categorie merceologiche appartenenti a settori eterogenei: dall’alimentare (si pensi a chicchi di caffè, farina, pasta, cereali) all’agrario (mangimi, fertilizzanti, sementi), da quelli della gomma e della plastica a quelli chimico-farmaceutico e cosmetico, da quelli della lavorazione dei metalli e del vetro a quello del riciclo.

SOLIDS Parma fa parte del circuito di SOLIDS EUROPEAN SERIES, il più grande network europeo di fiere professionali per i solidi sfusi, che annovera le edizioni ad Anversa, Rotterdam, Cracovia, Dortmund e Parma. 1.150 espositori incontrano 15.000 visitatori.

5 – 6 giugno Fiere di Parma

– BYinnovation è Media Partner di Solids Parma

www.solids-parma.it

www.solids-european-series.com