Maggio 2023

Alluminio uso e riuso. Il sistema italiano di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggi in alluminio è una eccellenza nel panorama europeo, in linea con i principi del nuovo Piano d’Azione per l’Economia Circolare del Green Deal europeo. 

È quanto emerge dai risultati dell’assemblea annuale di CIAL-Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio.

Nel 2022 è stato avviato a riciclo il 73,6% degli imballaggi in alluminio immessi sul mercato (ovvero 60.200 tonnellate) e, con il recupero energetico, il totale di quelli complessivamente recuperati cresce e si avvicina al 78%.
Il tasso di riciclo degli imballaggi in alluminio in Italia ha quindi già superato abbondantemente gli obiettivi al 2025 (50%) e al 2030 (60%).
Numeri importanti che hanno consentito di evitare emissioni serra pari a 423mila tonnellate di CO2 e di risparmiare energia per oltre 185mila tonnellate equivalenti di petrolio.

La scelta dei criteri di gestione della filiera del packaging in alluminio garantisce un rapporto costo-risultato tra i più efficienti d’Europa, realizzando un eccellente modello di sostenibilità sociale, economica ed ambientale accanto a una relazione estremamente costruttiva con il territorio, grazie all’azione combinata di istituzioni, imprese, operatori, cittadini e comuni.
L’efficienza e l’efficacia del sistema italiano di raccolta differenziata e riciclo è ancor più evidente se consideriamo lo spaccato del tasso di riciclo per le lattine in alluminio per bevande che per il 2022 è pari al 91,6%, in linea con quello dei paesi i cui sistemi sono basati sul deposito cauzionale e di gran lunga superiore al tasso medio di riciclo europeo del 73%.

“Per gli imballaggi in alluminio si supera il concetto ‘usa e getta’ e si afferma sempre più quello ‘usa e ricicla’ così come il concetto ‘mono-uso’, genericamente associato al settore del packaging, non si addice al packaging in alluminio, materiale per natura disponibile per un ‘uso infinito’. Sono due cambi di paradigma che esprimono molto bene la natura e la missione del sistema italiano di gestione del packaging in alluminio.” dichiara Carmine Bruno Rea, Presidente di CIAL (recentemente nominato Consigliere di Amministrazione di Conai – Consorzio Nazionale Imballaggi in rappresentanza della filiera alluminio, categoria produttori).

“L’alluminio è facile da raccogliere e da riciclare e noi in Italia lo facciamo molto bene. I risultati lo dimostrano” prosegue Rea “ma è anche utile sottolineare quanto l’alluminio sia il materiale ideale per la produzione di imballaggi (lattine per bevande, scatolette per alimenti, bombolette aerosol, tubetti, vaschette, foglio sottile in rotoli e per involucri, tappi, chiusure e capsule per il caffè, ecc.) perché è leggero, malleabile, resistente agli urti e alla corrosione ed è in grado di garantire un effetto barriera che protegge dalla luce, dall’aria, dall’umidità e dai batteri in linea, quindi, con gli altissimi standard richiesti nei settori food e beverage per una lunga e sicura conservazione, a tutela della salute umana e con un contributo imprescindibile alla prevenzione della formazione del rifiuto organico e alla riduzione dello spreco alimentare e degli scarti. Tutti elementi che rendono il packaging in alluminio, sempre più coerente con i principi della Prevenzione e quindi con le politiche e i modelli di sviluppo socioeconomico della Green Economy.”

I numeri CIAL nel 2022
– 243 imprese consorziate.
– 430 operatori convenzionati, 246 piattaforme e 12 fonderie su tutto il territorio nazionale garantiscono la raccolta, il trattamento, il riciclo e il recupero dell’alluminio.
– 5.547 Comuni (il 70% dei Comuni italiani attivi) collaborano con CIAL alla raccolta differenziata degli imballaggi in alluminio, nell’ambito dell’Accordo Quadro Anci-Conai, su tutto il territorio nazionale. Sono 46,5 milioni di cittadini coinvolti (il 79% degli abitanti italiani serviti).
– Quantità di imballaggi in alluminio immesse nel mercato italiano: 81.800 tonnellate.
– Recupero totale degli imballaggi in alluminio in Italia (quota di riciclo + quota di imballaggi avviati a recupero energetico): 63.600 tonnellate.
— Riciclo: 60.200 tonnellate di imballaggi in alluminio, pari al 73,6% del mercato
— Recupero energetico: 3.400 tonnellate (quota di imballaggio sottile che va al termovalorizzatore)
– Grazie al riciclo di 60.200 tonnellate di imballaggi in alluminio sono state evitate emissioni serra pari a 423mila tonnellate di CO2 e risparmiata energia per oltre 185mila tonnellate equivalenti petrolio.

AL 100% responsabile
– L’alluminio è riciclabile all’infinito.
– Il riciclo dell’alluminio garantisce un risparmio energetico del 95% rispetto ai processi tradizionali.
– Il 75% di tutto l’alluminio da sempre prodotto nel Mondo è ancora in uso.
– In Europa si ricicla la più alta quantità di alluminio pro capite nel Mondo.
– Oggi la produzione italiana si basa al 100% sul riciclo.

CIAL – Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio nasce nel 1997 con il compito di avviare a riciclo e recupero gli imballaggi di alluminio, alla fine del loro ciclo di vita, provenienti dalla raccolta differenziata fatta dai Comuni, contribuendo così al recupero di una preziosa materia prima, evitando sprechi e salvaguardando l’ambiente. Lattine per bevande, scatolette, vaschette, bombolette e foglio sottile in alluminio diventano, quindi, risorse fondamentali e imprescindibili per una crescita economica sostenibile e pulita, proprio come l’industria italiana del riciclo, tra le prime al Mondo per le importanti performance ambientali che riesce a esprimere. È per il rispetto dell’ambiente, per l’eliminazione delle discariche e per la valorizzazione economica di risorse riutilizzabili che CIAL opera da 25 anni nel nostro Paese – per nome e per conto delle imprese consorziate (produttori e utilizzatori di imballaggi in alluminio e riciclatori e recuperatori) – promuovendo la raccolta e il recupero e sensibilizzando milioni di cittadini con la collaborazione delle pubbliche amministrazioni.

www.cial.it

Comuni Sostenibili 2030: l’Italia è in ritardo sugli Obiettivi dell’Agenda. I Comuni devono essere protagonisti concreti e base del cambiamento.

Marco Filippeschi, coordinatore del comitato scientifico della Rete dei Comuni Sostenibili, è intervenuto all’evento “Mettere a terra la strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile. Il sistema multilivello di strategie regionali e agende locali”, organizzato a Milano da ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) all’interno del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2023.

“Bisogna alzare la testa. L’allarme lanciato dal segretario generale dell’Onu Guterres è inquietante. L’Agenda 2030 si sta attuando molto parzialmente e le resistenze sono fortissime. L’Italia, purtroppo, è fra i paesi in grave ritardo e con un governo che si oppone alle politiche più coraggiose dell’Unione europea, come nel caso della mobilità elettrica e della decarbonizzazione energetica. Servono una spinta politica di denuncia dei ritardi e una mobilitazione sulle azioni grandi e piccole per raggiungere gli obiettivi.
Il monitoraggio rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030 può dare una forte spinta dal basso. L’azione dei comuni è fondamentale. Spesso troviamo una sensibilità che è trasversale alle appartenenze politiche e dobbiamo farla esprimere appieno. La nostra sperimentazione, quella della Rete dei Comuni Sostenibili, punta a dare trasparenza all’azione amministrativa e ad affermare la pratica del monitoraggio volontario come impulso per realizzare agende locali impegnative tramite percorsi partecipativi.
È un metodo che ricerca il rapporto diretto con i comuni, senza automatismi, e che implica azioni concrete nei territori, con effetti misurabili anno per anno. Può integrarsi con altri sistemi di monitoraggio, sempre che si punti a produrre azioni concrete” ha dichiarato Marco Filippeschi.

La Rete dei Comuni Sostenibili è un’associazione nazionale senza scopo di lucro aperta all’adesione di tutti i comuni italiani e unioni di comuni, a prescindere dalla dimensione, collocazione geografica e colore politico dell’amministrazione comunale.
L’associazione promuove politiche per la sostenibilità ambientale, sociale, culturale ed economica, con un progetto innovativo e concreto, valorizzando le buone pratiche e accompagnando le amministrazioni locali alla territorializzazione e al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030.
È nata nel 2021 su iniziativa dell’Associazione delle Autonomie Locali Italiane (ALI), Città del Bio e Leganet, in collaborazione con ASviS, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile e in sinergia con il Joint Research Center della Commissione europea.
Nel primo anno e mezzo di attività hanno aderito quasi 80 comuni e città ed è in costante espansione con oltre 300 manifestazioni d’interesse.

www.comunisostenibili.eu

Energia falsi segnali di ottimismo: mercati tranquilli solo in apparenza: è necessario pianificare impianti a fonti rinnovabili per mettersi al riparo da nuove turbolenze energetiche, geopolitiche, speculative.

Il prezzo di borsa dell’energia cala del 20% nelle ore di produzione del fotovoltaico
Nel mese di marzo in Sardegna si sono registrate 85 ore con un prezzo sotto i 20 €/MWh e ben 42 con prezzo a zero, mentre Calabria, Sicilia e il sud hanno riportato 28 ore con il prezzo sotto i 20 €/MWh.
In prospettiva ci si aspetta che il solar captured-price diminuisca sensibilmente all’aumentare della potenza fotovoltaica installata e potrebbe verificarsi la cosiddetta “cannibalizzazione” del prezzo, con diverse ore in cui i prezzi zonali diventano nulli o negativi e il prezzo di cattura del solare si riduce drasticamente.
È quanto riporta l’ultimo report di ITALIA SOLARE sull’andamento dei prezzi del mercato elettrico.

“Ora più che mai è indispensabile pianificare gli sviluppi di nuova capacità da fonte rinnovabile, integrandola nel sistema e nel mercato energetico, così da disporre di forniture certe e convenienti. In particolare nelle ore di produzione da fotovoltaico il prezzo registrato in borsa (e quindi “catturato” dagli impianti fotovoltaici stessi) è scontato del 20% rispetto alla media giornaliera, fatto che dimostra l’assoluta competitività dell’energia solare nel contesto attuale e prospettico”, spiega Stefano Cavriani, Consigliere di ITALIA SOLARE e co-coordinatore del gruppo di lavoro mercati dell’associazione.

Lo scenario
Dopo il crollo dei prezzi avvenuto nel corso della prima metà del 2020, dalla ripresa post-pandemia il mercato dell’energia ha registrato una costante salita.
I prezzi sono esplosi da settembre 2021, con l’avvio della stagione termica 2021-2022, quando è risultata evidente la riduzione delle forniture di gas dalla Russia.
L’invasione dell’Ucraina a fine febbraio 2022 ha infatti innescato una fase di assoluta incertezza e volatilità sui mercati energetici che, tra alti e bassi, è proseguita per tutto il 2022 con picchi di prezzo durante l’estate (giugno-settembre 2022) quando molti Paesi, in primis Italia e Germania, hanno inseguito ogni metrocubo di gas, a qualsiasi prezzo, pur di riempire gli stoccaggi in vista dell’inverno 2022-2023.

L’estate 2022 è stata caratterizzata da notevole siccità in tutta Europa, con la conseguente pesante riduzione della produzione idroelettrica e l’impossibilità di poter raffreddare adeguatamente le centrali termoelettriche ubicate lungo i fiumi.
Alla fine del 2022 il prezzo medio dell’energia si attestava intorno ai 300 €/MWh e le aspettative per il 2023 e 2024 quotavano prezzi superiori ai 200 €/MWh.

Le temperature straordinariamente miti registrate per tutto l’inverno 2022-2023, insieme alla notevole riduzione del consumo da parte delle industrie, hanno determinato una caduta dei consumi di gas del 20-25% rispetto ai valori storci, che hanno determinato il crollo dei prezzi del gas che è passato da 130 €/MWh a 40 €/MWh in meno di 3 mesi.

Nonostante la perdurante siccità, nel corso del 1° trimestre 2023 il PUN medio è stato 157 €/MWh, circa il triplo di quello che era nel 2019 (52 €/MWh), un prezzo che rende ancora oggi conveniente la realizzazione degli impianti fotovoltaici sia a livello residenziale sia a livello industriale.

L’offerta di gas dalla Russia è calata dell’85%, ma gli approvvigionamenti via LNG (USA e altri fornitori internazionali, in parte dalla stessa Russia ‘sotto mentite spoglie’) consentono al momento di supplire e procedere senza tensioni particolari.
Ma la competizione con l’Asia (Cina, Giappone, Sud Corea, India etc.) potrebbe innescare nuove impennate e il futuro resta incerto.

“La crisi è tutt’altro che risolta e il nostro futuro energetico è ancora a rischio. Per esempio, uno dei motivi per cui in Italia i prezzi sono scesi è anche la massimizzazione, voluta da un decreto del Governo Draghi, delle centrali a carbone, che consente a tali impianti di offrire in borsa energia elettrica a prezzo zero, anche se i costi di produzione vengono ovviamente recuperati in altre voci in bolletta”, spiega ancora Stefano Cavriani.

I prezzi della CO2
Il rialzo del PUN, avvenuto durante la seconda metà del 2021, è stato causato anche dal cambiamento del prezzo delle quote CO2 che, come si può osservare, è aumentato di 40 € circa tra aprile 2021 e dicembre 2021.
Durante il 2022 tale prezzo è oscillato intorno agli 80 € per poi salire strutturalmente al di sopra di tale soglia durante il Q1 2023, sfiorando i 100 €, grazie ai segnali della ripresa economica europea.
Negli ultimi mesi i prezzi dei futures dei permessi CO2 hanno addirittura superato i 100 €, raggiungendo i massimi storici.

ITALIA SOLARE è un ente del terzo settore che sostiene la difesa dell’ambiente e della salute umana supportando modalità intelligenti e sostenibili di produzione, stoccaggio, gestione e distribuzione dell’energia attraverso la generazione distribuita da fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaico.
Promuove inoltre la loro integrazione con le smart grid, la mobilità elettrica e con le tecnologie per l’efficienza energetica per l’incremento delle prestazioni energetiche degli edifici.
ITALIA SOLARE è l’unica associazione in Italia dedicata esclusivamente al fotovoltaico e alle integrazioni tecnologiche per la gestione intelligente dell’energia.

www.italiasolare.eu

report

Circular Cities Declaration (CCD) report celebrates and highlights the great steps cities, many of them ICLEI members, across Europe are taking to support the transition to a circular economy. From Maribor’s circular economy strategy and Budapest’s community composting initiative, to Ghent’s repair cafés and Haarlem’s world-leading target for 100% of local procurement to be circular by 2030, the report and the city profiles present many exemplary and replicable solutions.

Throughout 2022, CCD signatories have been submitting individual reports sharing their key activities and interventions in the field of circular economy, and the challenges they have experienced. In total 40 reports were submitted, covering activities from 2021 and 2022.

ICLEI Europe, with support from the Ellen MacArthur Foundation, led a comprehensive analysis of these submissions, with the CCD report as a result. The two organisations note that this is the widest ever assessment of circular economy practices across European cities. It has identified eight key trends for how circularity is implemented in Europe’s urban areas, as well as the four main barriers hindering a circular economy.

Half of the 40 cities discussed in the report have circular economy strategies in place or in development.
Cities who need support with the development of one can benefit from the increasing amount of circular initiatives set up at European level to support them. Moreover, the report makes evident that there is a lot of potential to accelerate the circular transition. Beyond just city authorities, residents, national governments and the private sector all have levers they can pull to help achieve circularity.

The report highlights that the circular transition is happening across all of Europe in big and small cities, and across different sectors
For example, Leuven (Belgium) is setting up digital platforms to support repair services; Torres Vedras (Portugal) is using public procurement to invest in sustainable school meals; Copenhagen (Denmark) is using innovation to find radical new solutions for waste management; Ljubljana (Slovenia) encourages citizens to create their own circular solutions; La Spezia (Italy) requires the reuse of existing structures in construction; and Helsinki (Finland) enables food redistribution to make local food systems more regenerative.

Despite all this good news, the report does not turn a blind eye towards the challenges.
Progress towards making cities circular is not as fast as it could be due to a lack of skills and knowledge. Furthermore, a lack of finance options is holding back the pace of transition to a circular economy. The private sector and national governments must help unlock new opportunities. As purchasers of goods and services, cities can contribute to this by using their buying power to lead by example and drive change among their suppliers. Finally, citizens must be aware of their own crucial role. They shape cultural norms and political expectations – these need to adapt alongside the changes brought in by urban authorities if cities are to become truly circular.

The report’s great emphasis on the role of cities in achieving the circular transition fits the broader aims of the Circular Cities Declaration.
It was set up to not only support cities in achieving circularity, but also to highlight the crucial role they have in this process.

Cities are hubs of humanity and centres of economic activity
As Sarah O’ Carroll, Cities Lead at Ellen Macarthur Foundation, notes: “Our cities are uniquely positioned to drive the transition to a circular economy. Though they’re resource and energy intensive, they’re also innovative, interconnected, and home to concentrations of capital, data, and talent. Embedding circular economy principles in cities can result in meaningful change locally, and drive transformation across a nation. This report highlights the growing will, of cities of all sizes, to transition to a circular economy. While progress is not as fast as it could be, due to a lack of skills, knowledge, and finance, it’s inspiring to see many systemic circular solutions already underway at city level.”

Filipe Araujo, vice-Mayor of the City of Porto, echoes the key role of cities in the circular transition: “Shifting from a linear to a circular economy is essential if we want to achieve decarbonization and stay within planetary boundaries. It represents nothing less than a paradigm shift, as closing and shortening material loops means adopting completely new ways of producing and consuming. As cities, we have a number of policy levers at our disposal which can have a strong influence. We strongly believe that we can show the way forward, and lead and mobilise both people and organisations towards the circular transition.”

Simon Clement, coordinator for the Circular Economy at ICLEI Europe notes that “the CCD aims to have 150 signatories by the end of 2025. This would give a further boost to the circular economy in Europe and send a clear signal that there is a viable alternative to the linear economy. It is clear that the fight against climate change (and beyond the necessity to stay within planetary boundaries) cannot be won with the current “take-make-waste” approach. We would therefore like to invite cities and regions from all over Europe reading this report to join the CCD community and help leverage the action needed.”

The ICLEI members who have contributed to the report are: Ghent (Belgium); Copenhagen (Denmark); Espoo, Helsinki, Lappeenranta, Oulu, Tampere, Turku (Finland); Grenoble, Lille Metropole (France); Freiburg (Germany); Budapest (Hungary); Haarlem (Netherlands); Braga, Guimaraes, Torres Vedras (Portugal); Oslo (Norway); Ljubljana, Maribor (Slovenia); Murcia (Spain); Malmö, Umea (Sweden); and Izmit (Turkey).

ICLEI – Local Governments for Sustainability is a global network of more than 2,500 local and regional governments committed to sustainable urban development. Active in 125 countries, we influence sustainability policy and drive local action for low emission, nature-based, equitable, resilient and circular development. ICLEI Europe provides Members in Europe, North Africa, the Middle East and West Asia with a voice on European and international stages, a platform to connect with peers and tools to drive positive environmental, economic and social change. ICLEI Europe works closely with an extended network of local and regional governments and partners on a broad range of topics.

The Circular Cities Declaration (CCD) has been set up to support cities in their transition from a linear to a circular economy and to emphasise the critical and effective role that they play in this transition, while also providing a shared vision of what a circular city is. The Declaration has been developed by a broad partnership of stakeholders, led by ICLEI Europe to ensure that the vision and commitments contained are ambitious, yet achievable, and reflect the needs of all.

www.iclei.org

circularcitiesdeclaration.eu

report

Next (re)generation MIND. PlusValue partner ESG. “Rigenerazione Urbana” è stato il tema del convegno svoltosi durante la MIND Innovation Week il 9 maggio, mettendo a confronto proposte e programmi di recupero e riqualificazione del patrimonio immobiliare su scala urbana, che puntino a garantire qualità e sicurezza dell’abitare sia dal punto di vista sociale sia ambientale, in particolare nelle periferie più degradate.

Si tratta di interventi che, rivolgendosi al patrimonio edilizio preesistente, limitano il consumo di suolo salvaguardando il paesaggio e l’ambiente.
Per rimanere attrattive e vivibili, oggi le città hanno bisogno di essere ripensate sotto diversi punti di vista.
– ruolo della rigenerazione urbana nella creazione di valore sostenibile e sociale
– la città dei 15 minuti, in relazione a mobilità e servizi
– consumo di suolo zero e come rendere reale questo slogan
– living e nuove proposte urbane.

Come portare avanti un’agenda comune con esperti del settore e decisori politici sul tema della rigenerazione urbana, agendo ciascuno con i propri mezzi e strumenti ma d’accordo a perseguire finalità comuni.

by Lendlease, PlusValue, SDA Bocconi, T-Factor

“Civic Nature” – Viaggio nella biodiversità urbana a MIND, Herbula Wild Garden
Inaugurazione del giardino temporaneo “Herbula Wild Garden” con l’installazione “Civic Nature, un percorso esperienziale nella natura urbana a MIND”, che combina analogico e digitale.
L’evento, all’aria aperta e pensato per tutte le età, si apre con un talk sul ruolo di MIND e sull’importanza della sua biodiversità all’interno della rete ecologica milanese, tenuto da esperti di Terra Viva, LAND e Polifactory.

by PlusValue, Polifactory, LAND, Terra Viva, T-Factor

MIND Innovation Week. Sei giorni di racconti e creazioni, di elementi di futuro che riempiranno i luoghi reali del distretto con una serie di appuntamenti – da quelli professionali a quelli aperti al pubblico – fisicamente ospitati dai singoli centri di produzione che li hanno generati, negli spazi pubblici e privati del distretto.

PlusValue, fondata nel 2015, con sedi a Londra e Milano, è una società di advisory che da anni supporta istituzioni ed aziende leader di settore ad adottare nuovi modelli di crescita sostenibile. Operando al crocevia dei temi di innovazione e sostenibilità, PlusValue è leader nello sviluppo di importanti progetti di trasformazione urbana, affiancando aziende di real estate nella valorizzazione di asset esistenti, come nel caso di MIND – Milano Innovation District, partnership pubblico-privata per lo sviluppo del più grande distretto dell’innovazione in Italia sulle Scienze della vita e lo sviluppo urbano sostenbile.
Da anni inoltre lavora sui temi della finanza ad impatto con Banca Europea degli Investimenti, Nazioni Unite e investitori privati.

– BYinnovation è Media Partner di PlusValue

www.mindmilano.it/mind-innovation-week

plusvalue.cloud

Piacere Biodiversità! In occasione della Giornata mondiale della biodiversità, che ricorre il 22 maggio, Slow Food Italia sceglie di celebrare in due modi diversi la straordinaria ricchezza del pianeta in termini di varietà di forme di vita animale e vegetale. Lo fa attraverso il gusto, come è nel dna dell’associazione da oltre 30 anni, organizzando due divertenti degustazioni.
Il Gioco del Piacere, storica iniziativa che unisce i valori del cibo buono, pulito e giusto allo spassionato appagamento dei sensi, torna infatti nel 2023 con un’edizione dedicata ai formaggi da prati stabili e pascoli e rivolta al pubblico di curiosi e appassionati, e con un’edizione dedicata ai mieli per insegnanti, alunne e alunni delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie.

Biodiversità: unica garanzia di resilienza, e quindi sopravvivenza per l’umanità
«Lo scorso dicembre, i rappresentanti dei Paesi riuniti nella Cop15 hanno raggiunto un accordo storico: il Global biodiversity framework è un piano ambizioso che mira a ridurre la perdita di biodiversità entro il 2030, con un approccio fondato sui diritti umani, in primo luogo il diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile, e include forti riferimenti al ruolo delle popolazioni indigene, all’agroecologia e alla tutela della biodiversità. Tuttavia, nonostante l’urgenza, non sarà semplice raggiungere questi obiettivi. Per questo è necessario allearci con i cittadini di tutte le età, a partire dai più piccoli, per passare dall’accordo all’azione, come recita il tema dell’edizione 2023 della Giornata mondiale della biodiversità – sottolinea Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia –. Per celebrare questa giornata abbiamo scelto di riportare al centro il piacere della conoscenza attraverso il gusto, puntando su due progetti centrali per Slow Food Italia in questo 2023: uno nuovissimo – per salvare prati stabili, i pascoli e i loro custodi – l’altro – gli Orti Slow Food – storico e consolidato, ma che attraversa proprio ora una fase di rilancio e apertura a nuovi fronti».

Per fare tutto, ci vuole un prato
Da tutta Italia, nelle scorse settimane, Condotte Slow Food, cuoche e cuochi aderenti all’Alleanza Slow Food, ma anche soci e singoli simpatizzanti hanno prenotato i kit di degustazione. Nella box recapitata a chi ne ha fatto richiesta, ci sono cinque tagli di formaggio da 500 grammi ciascuno, un vasetto da 250 grammi di miele millefiori di alta montagna del Presidio Slow Food e tutto il necessario per scoprire come sia possibile che quei caci siano così buoni, così sani, così diversi. Il segreto sta nella materia prima, il latte: a far la differenza è l’alimentazione degli animali, il luogo e il modo in cui sono cresciuti. L’aria che hanno respirato, il rispetto che i pastori hanno rivolto loro, i prati su cui hanno pascolato, le erbe e le infiorescenze che hanno brucato.
Nel kit del Gioco del Piacere, solo uno dei cinque caci non proviene da prato stabile e scoprirlo farà parte del gioco. Venerdì 19 maggio alle 18.30, in diretta Zoom, gli oltre mille fortunati che hanno acquistato il kit saranno guidati in una gustosa degustazione alla scoperta dell’intruso e, soprattutto, del valore della biodiversità dei prati.

Il progetto Salviamo i prati stabili è stato avviato grazie al sostegno di Eataly e del Consorzio del Parmigiano Reggiano Dop per combattere il fenomeno che ha portato, negli ultimi anni, alla perdita di buona parte di questi ecosistemi fragili ma fondamentali, sia in pianura, sia in montagna, dove abbiamo già perso, negli ultimi 50 anni, il 45% dei pascoli. Promuovere la tutela e la diffusione di questi prati ricchissimi di biodiversità significa mettere in discussione il modello di zootecnia intensivo dominante: riportare gli animali fuori dalle stalle migliorando il loro benessere; arginare l’avanzata delle monocolture che devastano i paesaggi di pianura per produrre mangimi, dire stop alla cementificazione selvaggia; sostenere la rinascita delle terre alte e difenderle dai rischi (slavine, incendi, dissesti idrogeologici) dovuti all’abbandono; contribuire in maniera importante all’assorbimento di Co2 e quindi contrastare la crisi climatica.

A scuola di biodiversità
Il 22 maggio, 100 classi delle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado celebreranno la Giornata mondiale della biodiversità con un assaggio delle attività di educazione alimentare ideate nell’ambito del progetto Orti Slow Food. In tutta Italia, 2500 tra studentesse e studenti riceveranno un kit contenente una selezione di due mieli – un millefiori di alta montagna alpina del Presidio Slow Food e un miele di acacia – e i materiali utili a guidare la degustazione con descrittori specifici per ognuno dei cinque sensi.
Per Slow Food, le attività di educazione con i bambini e la formazione permanente in età adulta sono un elemento essenziale: per accrescere la consapevolezza sui sistemi alimentari e le politiche del cibo, e permettere così di compiere scelte giuste in favore della biodiversità, di un cibo buono per l’ambiente, per chi lo produce, per il nostro palato e la nostra salute.
Il progetto, storicamente sostenuto da Pastificio Di Martino e Irritec, in oltre 20 anni ha coinvolto più di 1000 scuole e formato oltre 3000 insegnanti. Nel 2023 – grazie al sostegno di UniCredit – Slow Food ha deciso di rilanciarlo coinvolgendo 100 nuove classi in tutta Italia, per un totale complessivo di oltre 330 classi e circa 8 mila studenti impegnati a fare l’Orto Slow Food durante l’anno scolastico.
Il Gioco del Piacere del 22 maggio coinvolge circa 2500 studentesse e studenti di 24 scuole dell’infanzia, 50 primarie e 26 secondarie in 39 province da 16 regioni diverse, in prevalenza Sud Italia e isole, che hanno richiesto di partecipare all’iniziativa nelle scorse settimane.

www.slowfood.it

ESG valore finanza: un nuovo studio di Bain & Company ed EcoVadis dimostra il miglioramento. Le attività ESG, che riguardano la sostenibilità, la diversità e la soddisfazione dei dipendenti, sono correlate a una maggiore crescita e redditività per le aziende: lo ha rivelato uno studio congiunto di Bain & Company ed EcoVadis.

Lo studio, intitolato “L’impegno in ambito ESG crea valore?” ha valutato qual è stato l’impatto delle attività e dei risultati ESG su 100.000 aziende, l’80% delle quali private. La ricerca fornisce nuove prospettive sui vantaggi delle prestazioni ESG per le società private e sottolinea l’importanza per le società di private equity di considerare i fattori ESG nel loro approccio.

“I nostri risultati forniscono un’ottica che prima mancava nel dibattito sulla correlazione tra attività ESG e performance finanziaria”, ha dichiarato Axel Seemann, advisory partner di Bain & Company. “I nuovi dati dimostrano che risultati ESG positivi sono una caratteristica delle aziende di successo. Ciò dovrebbe incoraggiare le società private e gli investitori a raddoppiare con fiducia l’impegno in ambito ESG. Ci aspettiamo solo che questa correlazione si rafforzi man mano che i dati ESG diventeranno più ricchi e variegati”.

La ricerca ha evidenziato come i vari aspetti delle attività ESG rilevati nelle schede di valutazione EcoVadis, tra cui l’implementazione di pratiche per ridurre le emissioni di carbonio e migliorare l’approccio DEI, l’integrazione della sostenibilità nei processi di gestione e l’approvvigionamento sostenibile, sono correlati sia ai risultati ESG che alle prestazioni finanziarie. I risultati mostrano che, oltre a portare benefici al pianeta e alla società, le attività ESG sono associate a una maggiore crescita del fatturato e a margini EBITDA più elevati.

Quattro correlazioni tra attività ESG e risultati aziendali
-1. Le aziende con maggiore presenza femminile nel team esecutivo ottengono risultati finanziari migliori. Le aziende che si collocano nel primo 25% del proprio settore in termini di diversità di genere nei team dirigenziali registrano una crescita annua del fatturato di circa 2 punti percentuali superiore a quella delle aziende del quartile più basso. E i loro margini di profitto EBITDA sono superiori di 3 punti percentuali rispetto allo stesso gruppo.
-2. L’utilizzo di energia rinnovabile è correlato a margini EBITDA più elevati nei settori ad alta intensità di carbonio. Nei settori delle risorse naturali, dei trasporti e dei beni industriali, le aziende che utilizzano più energia rinnovabile hanno margini EBITDA più elevati.
-3. Le aziende che si concentrano su pratiche etiche, ambientali e lavorative all’interno delle loro catene di fornitura sono più redditizie. Queste aziende hanno margini da 3 a 4 punti percentuali superiori a quelle che non si preoccupano delle credenziali ESG dei propri fornitori.
-4. I leader in ambito ESG hanno dipendenti più soddisfatti; le aziende con i dipendenti più soddisfatti crescono più velocemente e sono più redditizie. In tre anni registrano una crescita di fatturato fino a 5 punti percentuali in più rispetto a quelle con dipendenti meno soddisfatti e margini di 6 punti percentuali superiori rispetto alle aziende che sono indietro. Oltre ai principi fondamentali di una retribuzione equa e alla garanzia di un ambiente di lavoro sicuro, i benefici possono includere la formazione professionale, la salute mentale e fisica, l’assistenza all’infanzia e le opportunità di istruzione, tutti fattori che aumentano la soddisfazione dei dipendenti e, di conseguenza, la produttività e la fidelizzazione.

Questi risultati sottolineano i vantaggi che le aziende private possono ottenere intensificando i propri sforzi in ambito ESG, visto che attualmente sono in ritardo rispetto alle società pubbliche. Secondo la ricerca, solo il 35% delle grandi aziende private ottiene il massimo punteggio per la gestione delle emissioni di carbonio, rispetto al 53% delle grandi aziende pubbliche.

“Questi risultati dovrebbero motivare le aziende indipendentemente dal livello di maturità ESG a raddoppiare i propri investimenti per accelerare il percorso verso la sostenibilità”, ha dichiarato Sylvain Guyoton, Chief Rating Officer di EcoVadis. “Per le aziende ancora agli inizi, ciò significa sviluppare sistemi di gestione della sostenibilità con politiche, piani d’azione e reporting. Le aziende in una fase matura possono perseguire funzionalità più avanzate come la gestione rigenerativa delle risorse e la circolarità dei prodotti. In ultima analisi, l’inserimento a cascata di queste pratiche nelle rispettive catene del valore può supportare, ad esempio, le iniziative di decarbonizzazione e circolarità di Scope 3 e mettere questi partner commerciali sullo stesso percorso verso la creazione di valore. La nostra ricerca dimostra che ne varrà la pena”.

EcoVadis è un’azienda guidata da uno scopo, la cui missione è fornire valutazioni di sostenibilità aziendale affidabili a livello globale. Aziende di tutte le dimensioni si affidano a EcoVadis per monitorare e migliorare le prestazioni di sostenibilità delle loro attività e dei loro partner commerciali e aziendali. Le scorecard, i benchmark, gli strumenti per agire sul carbonio e gli insight di EcoVadis guidano un percorso di miglioramento delle pratiche ambientali, sociali ed etiche in 200 categorie industriali e 175 Paesi. Leader di settore come Ferrero, Lavazza, Rete Ferroviaria Italiana, BASF, Bridgestone, Johnson & Johnson, L’Oréal, LVMH, Unilever e JPMorgan sono tra le 100.000 aziende che collaborano con EcoVadis per guidare la resilienza, la crescita sostenibile e l’impatto positivo in tutto il mondo.

Bain & Company è una società di consulenza globale che aiuta gli artefici del cambiamento più ambiziosi a definire il futuro. In 64 città e 39 paesi, lavoriamo al fianco dei nostri clienti come un unico team con l’obiettivo condiviso di ottenere risultati straordinari, superare la concorrenza e ridefinire i settori. Completiamo la nostra esperienza personalizzata e integrata con un vivace ecosistema di innovatori digitali per offrire risultati migliori, più rapidi e più duraturi. Il nostro impegno decennale di investire più di 1 miliardo di dollari in servizi pro bono porta il nostro talento, la nostra esperienza e le nostre conoscenze alle organizzazioni che affrontano le sfide urgenti di oggi in materia di istruzione, equità etnica, giustizia sociale, sviluppo economico e ambiente. Sin dalla nostra fondazione nel 1973, misuriamo il nostro successo in base a quello dei nostri clienti e manteniamo con orgoglio il più alto livello di tutela dei clienti di tutto il settore.

ecovadis.com/it

bain.com

Aziende e solidarietà. Anche dirigenti e manager possono servire in mensa, accogliere, ascoltare e accompagnare chi ne ha più bisogno.

L’indice del rischio di povertà in Italia è ancora molto alto, 16,8%, nonostante la ripresa dopo il periodo più difficile della pandemia (25,3% nel 2020, 25,4% nel 2021). Se a livello nazionale le stime migliorano grazie agli effetti dei principali interventi sui redditi familiari adottati nel 2022 che sono stati inclusi nel calcolo dall’Istat, nelle principali città italiane la forbice delle diseguaglianze sociali continua ad aprirsi.

Opera San Francesco per i Poveri, OSF, è la realtà fondata dai Frati Cappuccini di viale Piave a Milano, che dal 1959 si impegna ad assicurare ai poveri assistenza gratuita e accoglienza così come recita il suo Statuto ufficiale.
Soddisfa bisogni primari come quello di avere un pasto caldo, di potersi fare una doccia e indossare abiti puliti, ma garantisce anche il diritto alla salute con visite mediche e medicinali gratuiti.
Offre inoltre supporto a coloro che si trovano in difficoltà per la ricerca di una casa, di un’occupazione e per la gestione delle relazioni interpersonali.
Questi servizi ai poveri sono garantiti quotidianamente grazie al lavoro dei volontari, colonna portante di Opera San Francesco e alle generose donazioni dei suoi sostenitori, privati e aziende.

Sono sempre di più le aziende che sposano strategie di responsabilità sociale concedendo ai loro dipendenti la possibilità di dedicare ore o giorni a servizi socialmente utili. In Opera San Francesco è possibile fare un’esperienza di volontariato a favore delle persone in difficoltà nei servizi di Mensa, Docce e Guardaroba e nel Centro Raccolta. Il volontariato aziendale è un modo per sensibilizzare e coinvolgere i lavoratori, ma è anche un modo per migliorare l’affiatamento nel team e far crescere il senso di orgoglio e di appartenenza verso l’azienda.

“Sono grata di aver avuto l’opportunità di prestare il mio aiuto alla mensa dei poveri presso Opera San Francesco di Milano – racconta Content Strategist di Softec -. È stata un’esperienza toccante, grazie alla quale ho potuto constatare di persona come l’impegno dei volontari sia encomiabile e quanto sia importante lavorare insieme per costruire una società più giusta e solidale. Partecipare a questo tipo di attività è un’esperienza che consiglio a tutti. La solidarietà è un valore che va coltivato e praticato ogni giorno, e OSF è un esempio concreto di come si possa fare la differenza nella vita di tante persone”.

“Prestare volontariato presso Opera San Francesco – spiega Mattia Stabile, Key Account Manager di Softec – oltre che rappresentare un momento di employer branding, è stata un’esperienza edificante e di alfabetizzazione emotiva in grado di poter suggellare quanto sia importante donare. Quando si riesce a poter offrire in modo libero, si riesce ad ottenere in cambio molto di più di quanto si immagini. La cifra che ne deriva dovrebbe essere una costante presente da rispettare e canalizzare nella nostra quotidianità”.

La Mensa è il servizio storico di OSF, il primo a essere nato, ed è un luogo dove chi vive in difficoltà può trovare gratuitamente un pasto nutriente, equilibrato e completo sia a pranzo che a cena. Dal 1959, data in cui venne inaugurata la prima Mensa, ciò che viene offerto agli ospiti in un ambiente riservato e accogliente, grazie alla disponibilità dei volontari, è sempre lo stesso: pasti caldi, ascolto e conforto. Il servizio negli anni si è modernizzato ed esteso, ora le Mense sono due, e oggi OSF è capace di servire pasti a oltre 2.000 persone al giorno.

operasanfrancesco.it

Rifiuti elettronici miniera di terre rare. Parte la campagna di crowdfunding di RARE, il progetto di un gruppo di ricercatori di Milano-Bicocca che dà nuova vita ai rifiuti elettrici ed elettronici.

Dalle batterie per le auto ibride alla fibra ottica, dai computer agli smartphone, tutto funziona grazie all’impiego di metalli che rientrano tra le terre rare, una classe di elementi chimici utilizzati nei dispositivi elettronici, veicoli elettrici, pale eoliche e molto altro ancora, la cui estrazione dai minerali richiede un processo costoso e inquinante.
La possibilità di reperirli a costi più bassi rispetto a quelli attuali e contenendo l’impatto sull’ambiente è una sfida decisiva per l’Europa, dipendente in gran parte dalle importazioni di queste materie.
E lo è ancor di più nell’ottica della transizione ecologica.
A raccogliere questa sfida è un gruppo di giovani ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca. Il sistema messo a punto impiega due tipologie di rifiuto: grazie alle nanotecnologie, le terre rare vengono “estratte” da apparecchi elettronici in disuso utilizzando un dispositivo realizzato con materiale poroso partendo dagli scarti dell’industria chimica e dell’acciaio.

Il progetto RARE ha partecipato alla quinta call Bicocca Università del Crowdfunding, il programma di finanza alternativa dell’Ateneo che promuove lo sviluppo di progetti innovativi e idee imprenditoriali e ha incassato il sostegno di EIT RawMaterials, consorzio europeo che si occupa delle materie prime non fossili a supporto della transizione energetica che da quest’anno è partner di #BiUniCrowd.
E’ partita la raccolta fondi su Produzioni dal Basso, prima piattaforma italiana di crowdfunding e social innovation.
È la prima delle tre campagne previste per questa edizione di Bicocca Università del Crowdfunding.
RARE avrà sessanta giorni di tempo per raccogliere cinquemila euro, ma già tagliato il traguardo del 50% dell’obiettivo scatterà il contributo dell’azienda partner che coprirà la restante parte della somma.

Il team RARE è formato da Lorenzo Viganò e Daniele Montini, dottorandi in Scienza e Nanotecnologia dei Materiali, e si avvale dell’esperienza, sia nell’ambito applicativo che in quello divulgativo, di Barbara Di Credico, professore associato di fondamenti chimici delle tecnologie nel dipartimento di Scienza dei Materiali.
Della comunicazione si occupa Jessica Bosisio, dottoranda in Economia e Management dell’Innovazione e della Sostenibilità presso l’Università di Parma.
I ricercatori hanno preso parte alle attività di team building che Bicocca Università del Crowdfunding realizza in collaborazione con l’associazione Street Is Culture.
Ne è nato anche un jingle che accompagnerà la campagna di raccolta fondi.

«Attualmente – spiegano i membri del teami componenti dei dispositivi elettronici sono riutilizzati solo in minima parte. Si riciclano materiali come il rame, l’alluminio e il ferro ma pochi riescono a riciclare le terre rare. Recuperare scarti industriali per creare le nuove materie prime adatte alla cattura di questi elementi chimici permetterebbe di abbattere i costi che comportano gli altri metodi di recupero. In questo modo, inoltre, si promuove un’idea di economia circolare dove i rifiuti non vengono eliminati, ma si cerca di dar loro una seconda vita. Noi vogliamo sviluppare un dispositivo sostenibile e attento all’ambiente, in grado di recuperare le terre rare dei rifiuti elettronici. Attraverso specifici trattamenti di questi rifiuti, gli ioni delle terre rare possono essere trasferiti in acqua e successivamente catturate dal nostro dispositivo. Ulteriori trattamenti permetteranno di recuperare le terre rare e, idealmente, renderle riutilizzabili per la produzione di nuovi dispositivi elettronici e tecnologie».

«L’invasione Russa dell’Ucraina – osserva Fabio Pegorin, Business Development Manager di EIT RawMaterials – ha ulteriormente messo in risalto l’importanza per l’Unione Europea di riuscire a rafforzare le filiere locali per un approvvigionamento stabile e sostenibile di metalli e minerali necessari per la transizione energetica.
È imperativo quindi, non solo sostenere progetti che mirano all’estrazione mineraria sostenibile di questi materiali strategici ma anche incentivare nuovi approcci e tecnologie come quelli proposto dal progetto RARE che mirano ad estrarre gli stessi da prodotti che li contengono e che hanno raggiunto il fine vita, tutto questo in un’ottica di economia circolare».

È possibile sostenere il progetto RARE anche con un piccolo contributo collegandosi alla pagina dedicata sulla piattaforma di Produzioni dal Basso. Per ogni donazione è prevista una ricompensa secondo il sistema delle campagne di reward based crowdfunding che da sempre caratterizza #BiUniCrowd.

www.produzionidalbasso.com

progetto RARE

Censis Territorio e Reti nel 56mo Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2022. La transizione ecologica nei territori calcolata con il Green&Blue Index.

Il punteggio dell’indice Green&Blue permette la comparazione di ogni provincia italiana con un benchmark rappresentato dalla «provincia ideale» alla quale è attribuito un punteggio pari a 100.
La città metropolitana più avanti nella transizione ecologica è Firenze (punteggio pari a 80,1). Seguono Bologna (78,9) e Torino (78,5). A distanza dalle altre città metropolitane, Napoli (69,5). Tra le province con più di 500.000 abitanti Bolzano ottiene il punteggio più alto, poi Trento (80,1) e Brescia (78,9). Chiude la provincia di Cosenza (74,1).
Tra le province tra 300.000 e 500.000 abitanti, sono Pordenone (80,0), Parma (79,4) e Potenza (79,2) a ottenere i punteggi più elevati. Tra le province con meno di 300.000 abitanti, è La Spezia a ottenere il punteggio più alto, seguita da Nuoro.

Made in Italy: una certezza anche in periodi di crisi
L’export di quattro settori del made in Italy (abbigliamento e moda, alimentari e bevande, arredo casa e automazione-meccanica) vale 288 miliardi di euro, quasi il 60% del totale dell’export.
La punta di eccellenza è rappresentata dai materiali da costruzione in terracotta italiani (distretti di Sassuolo e Scandiano, Imola e Faenza, Impruneta, Vietri), che coprono oltre il 24% di tutto l’export mondiale del prodotto.
I prodotti in pelle (che comprendono le scarpe e gli accessori dell’alta moda) e le bevande rappresentano circa il 10% di tutto l’export mondiale nei rispettivi settori.
Rispetto al 2019, sono i prodotti farmaceutici e chimici a registrare un aumento consistente nelle esportazioni in molte regioni italiane.
In molte delle regioni italiane sono sensibilmente aumentate anche le esportazioni dei prodotti in metallo, di mezzi di trasporto e dei prodotti chimici, in particolare in Liguria, Lazio, Sardegna e Friuli Venezia Giulia.

Sostenere la crescita per contrastare la povertà energetica
Nel 2021 il 6,5% delle famiglie italiane era in ritardo con il pagamento delle bollette (dato in linea con la media europea). Ancora più numerosi sono coloro che affermano di non riuscire a riscaldare adeguatamente la propria abitazione: l’8,1% delle famiglie, un dato superiore di 1,2 punti percentuali al dato europeo. La pandemia non ha modificato il quadro geografico della povertà energetica, che persiste in particolare nei Paesi del sud-est del continente: in Grecia, Bulgaria e Croazia la percentuale di chi è in arretrato con il pagamento delle bollette è superiore al 9% e rimane fra le più alte anche quella di quanti non riescono a riscaldare la propria casa.
In tutti i Paesi dell’Unione, la fascia di popolazione maggiormente colpita è quella con bassi livelli di reddito e in particolare dei single con figli a carico.

La terra del vino
La dimensione territoriale e la qualità della produzione. In Italia la superficie destinata alla coltivazione di uva da vino è di 661.000 ettari, il 97% della quale ha fornito nell’ultimo anno 68,7 milioni di quintali di prodotto. Tra il 2020 e il 2021 si è assistito a una riduzione del 3% della superficie coltivata e del 5% della produzione totale. Se si raffronta la superficie dell’Italia con quella coltivata a uva da vino, quest’ultima è pari al 2,2% del totale e coprirebbe un territorio grande più della Liguria e poco meno del Friuli.
La Sicilia è la regione italiana a maggiore estensione della coltivazione (103.000 ettari), seguita dal Veneto (95.000 ettari) e dalla Puglia (88.000 ettari). Le due regioni meridionali rappresentano da sole circa il 30% di tutta la superficie coltivata a uva da vino in Italia, e in entrambi i casi la copertura del loro territorio a coltivazione di uva da vino supera il 4%.
Il Veneto, con una quota sul totale nazionale pari al 14,4%, è la regione con la più alta incidenza di terreni coltivati a uva da vino.
La ricchezza e la varietà dei territori regionali assicura una produzione totale di vino che nel 2021 si è attestata poco sotto i 49 milioni di ettolitri, con una riduzione rispetto al 2020 del 6,2%.
Un terzo circa della produzione ha riguardato il vino da tavola, poco sotto la soglia dei 20 milioni di ettolitri è la quantità di vino a denominazione di origine protetta, mentre è vicina ai 12 milioni quella relativa ai vini a indicazione geografica protetta.

Il Pnrr e i tempi delle opere pubbliche
Nel Mezzogiorno sono necessari mediamente 3,5 anni per realizzare un’opera pubblica, un anno in più rispetto al resto del Paese.
A livello nazionale servono 18 mesi dalla progettazione, nelle sue varie fasi, alla pubblicazione del bando o dell’avviso di gara: un arco di tempo superiore a quello che serve per l’affidamento e poi l’esecuzione dell’opera (15 mesi).
Il Pnrr ha previsto che entro il 2024 dovrebbe ridursi di almeno il 15% il tempo dell’esecuzione dei lavori, corrispondente a circa un mese, e a meno di 100 giorni (per i contratti superiori alle soglie di cui alle direttive Ue sugli appalti) il tempo medio tra la pubblicazione del bando e l’aggiudicazione dell’appalto, corrispondente a poco più di 3 mesi.
Tuttavia, poiché i tempi lunghi sono dovuti ai passaggi burocratici, è necessario aumentare l’efficienza delle stazioni appaltanti.
Le amministrazioni locali e regionali hanno avviato il 67% delle procedure, una percentuale che arriva all’80% in Calabria e Sardegna.

Il Censis, Centro Studi Investimenti Sociali, è un istituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964. A partire dal 1973 è diventato una Fondazione riconosciuta con Dpr n. 712 dell’11 ottobre 1973.
Il Censis svolge da oltre cinquant’anni una costante e articolata attività di ricerca, consulenza e assistenza tecnica in campo socio-economico.
Tale attività si è sviluppata nel corso degli anni attraverso la realizzazione di studi sul sociale, l’economia e l’evoluzione territoriale, programmi d’intervento e iniziative culturali nei settori vitali della realtà sociale: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti economici, i media e la comunicazione, il governo pubblico, la sicurezza e la cittadinanza.
Il lavoro di ricerca viene svolto prevalentemente attraverso incarichi da parte di ministeri, amministrazioni regionali, comunali, camere di commercio, associazioni imprenditoriali e professionali, istituti di credito, aziende private, gestori di reti, organismi internazionali, nonché nell’ambito dei programmi dell’Unione europea.
L’annuale «Rapporto sulla situazione sociale del Paese», redatto dal Censis sin dal 1967, viene considerato il più qualificato e completo strumento di interpretazione della realtà italiana.

www.censis.it