Climate Crunch rischi transizione per investitori. Verso l’obiettivo net-zero: Gruppo Pictet nel rapporto “Climate Crunch: i rischi di transizione verso l’obiettivo net-zero” segnala tre rischi di transizione per gli investitori.
La maggior parte degli investitori concorda oggi sul fatto che la creazione di un’economia net-zero non sia più una scelta ma una necessità; tuttavia, da qui a 5 o 7 anni il processo di transizione potrebbe rivelarsi particolarmente difficile.
È quanto emerge da un recente rapporto commissionato all’Institute of International Finance da Pictet Asset Management.
Lo studio, intitolato “A closer look at the transition risks of net zero”, individua in particolare tre rischi di transizione che gli investitori dovranno monitorare attentamente nei prossimi anni.
Il primo riguarda un probabile importante aumento del debito pubblico
Infatti, se i governi continueranno a finanziare la metà della spesa totale richiesta a livello mondiale, solo gli investimenti necessari a conseguire gli obiettivi net-zero potrebbero tradursi in un incremento dell’indebitamento statale di oltre 50 000 miliardi di dollari USA entro il 2030 e di più di 215 000 miliardi entro il 2050, ossia oltre un terzo dell’innalzamento del debito pubblico previsto fino al 2050.
Il secondo rischio di transizione è relativo al contraccolpo economico che investirà le aziende
Le leggi e i regolamenti studiati oggi per penalizzare le industrie responsabili di alti livelli di emissioni di anidride carbonica – come la carbon tax e il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere UE – faranno inevitabilmente lievitare i costi per le imprese. Attualmente la carbon tax si applica a meno del 25 per cento delle emissioni di CO2 prodotte dall’uomo. Se venisse estesa, causerebbe presumibilmente un aumento dei costi produttivi in quasi tutti i settori. Sempre secondo il rapporto, le aziende riuscirebbero ad assorbire, almeno in parte, questi costi di transizione trasferendoli perlopiù al consumatore finale sotto forma di rialzo dei prezzi di merci e servizi. A risentirne sarebbero quindi i consumi e, in ultima analisi, la crescita del PIL. Stando all’IIF, se dovesse realizzarsi uno scenario simile, il PIL reale globale potrebbe subire un calo compreso tra l’1 e il 4 per cento entro il 2030 rispetto alle previsioni odierne.
Il terzo effetto collaterale della transizione è legato all’instabilità dei mercati finanziari
I grandi progetti d’investimento, soprattutto quelli statali, potrebbero essere caratterizzati da una gestione non ottimale; più ingenti le somme stanziate, maggiori gli sprechi e i danni potenziali. Di conseguenza, le probabilità di un errato impiego dei capitali – e relativi asset con valutazioni eccessivamente alte o basse – aumenterebbe considerevolmente.
Evgenia Molotova, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management ha affermato: «Con questo studio non vogliamo in alcun modo sminuire l’importanza dell’impegno assunto su scala mondiale nei confronti dell’obiettivo net-zero, che è fondamentale per garantire il futuro benessere del pianeta. Si tratta però di un percorso complesso e caratterizzato da sfide impegnative, soprattutto nella fase iniziale della transizione energetica, che potrebbero avere impatti rilevanti sull’economia e sui mercati finanziari. Trascurare questi rischi potrebbe rivelarsi oneroso per tutti. È essenziale quindi assumere un approccio più pragmatico, consapevoli che per costruire un’economia sostenibile sarà inevitabile continuare a investire in molti dei settori attualmente a generazione intensiva di carbonio.»
Sonja Gibbs, Managing Director e Head of Sustainable Finance di IIF, ha aggiunto: «L’obiettivo net-zero prefissato a livello mondiale è di cruciale importanza, ma il prezzo da pagare sarà alto in termini di nuove sfide da raccogliere e rischi da affrontare nel settore finanziario. Per poterlo conseguire occorrerà una profonda trasformazione sotto il profilo della produzione, dei consumi, degli investimenti e delle prassi commerciali, nonché un contributo significativo da parte del mondo aziendale. Gli investitori hanno la possibilità di svolgere un ruolo essenziale e proattivo nel favorire e accelerare la transizione verso un futuro sostenibile dimostrando di aver compreso le sfide e i rischi che questa comporta.»
Il Gruppo Pictet, fondato a Ginevra nel 1805, è uno dei principali gestori patrimoniali e del risparmio indipendenti in Europa. Con un patrimonio gestito e amministrato che ammonta a circa 705 miliardi di euro al 31 marzo 2024, il Gruppo è controllato e gestito da otto soci e mantiene gli stessi principi di titolarità e successione in essere fin dalla fondazione.
Il Gruppo Pictet, con oltre 5.400 dipendenti, ha il suo quartier generale a Ginevra e altre sedi nei seguenti centri finanziari: Amsterdam, Barcellona, Basilea, Bruxelles, Dubai, Francoforte, Hong Kong, Londra, Losanna, Lussemburgo, Madrid, Milano, Montreal, Monaco di Baviera, Nassau, New York, Osaka, Parigi, Principato di Monaco, Roma, Shanghai, Singapore, Stoccarda, Taipei, Tel Aviv, Tokyo, Torino, Verona e Zurigo. Pictet Asset Management (“Pictet AM”) comprende tutte le controllate e le divisioni del Gruppo Pictet che svolgono attività di asset management e gestione fondi istituzionali.
Fra i principali clienti si annoverano alcuni dei maggiori fondi pensione, fondi sovrani e istituti finanziari a livello mondiale.
L’Institute of International Finance è l’associazione mondiale del settore finanziario che conta oltre 400 soci in più di 65 Paesi. Si prefigge lo scopo di sostenere il settore finanziario nella prudente gestione dei rischi, mettere a punto prassi consolidate, sostenere politiche normative, finanziarie ed economiche a tutela dell’interesse generale dei soci, promuovere la stabilità finanziaria a livello mondiale e una crescita economica sostenibile.
Vi aderiscono banche commerciali e d’investimento, gestori patrimoniali, compagnie di assicurazione, fondi sovrani, hedge fund, banche centrali e per lo sviluppo.
Settimane Investimento Sostenibile e Responsabile. Tema di quest’anno è l’importanza di agire subito per costruire un presente e un futuro più sostenibili, pacifici e inclusivi.
La finanza sostenibile svolge un ruolo cruciale, poiché garantisce risorse economiche insostituibili e prezioso know how.
In programma oltre venti appuntamenti e la presentazione di cinque ricerche
Le Settimane dell’Investimento Sostenibile e Responsabile (Settimane SRI)
Lo storico e più importante appuntamento in Italia dedicato al tema, tornerà dal 24 ottobre al 7 novembre prossimi, con una nuova edizione ricca di novità. La rassegna è promossa e organizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile, con il supporto di numerosi sponsor e partner.
Tema focus di quest’anno è l’importanza di agire subito per costruire un presente e un futuro più sostenibili e inclusivi. Nello scenario di policrisi, più volte analizzato nelle ricerche del Forum, la finanza sostenibile svolge un ruolo cruciale, poiché garantisce risorse economiche insostituibili e prezioso know how per contrastare il cambiamento climatico, ripristinare la biodiversità e ridurre le disuguaglianze sociali.
Numerose le novità della 13° edizione, che da quest’anno punta per i suoi appuntamenti principali sulla partecipazione esclusivamente in presenza, con l’obiettivo di favorire un confronto e un’interconnessione crescenti tra i diversi attori del mondo della finanza sostenibile. I risultati delle ricerche del Forum, realizzate in collaborazione con altri partner, saranno presentati quest’anno in conferenze articolate in una sessione plenaria e due sessioni tecniche, con l’obiettivo di unire all’analisi dei risultati anche una parte di approfondimento su temi concreti al centro del lavoro quotidiano degli operatori.
La manifestazione si aprirà il 24 ottobre a Milano, con una giornata tutta dedicata alle piccole e medie imprese che vedrà la presentazione la ricerca “Finanziare la transizione sostenibile delle PMI: aziende e operatori finanziari a confronto”, realizzata dal Forum in collaborazione con BVA Doxa.
Il 6 e il 7 novembre saranno le due giornate dedicate agli investitori istituzionali, con la presentazione, a Roma, di studi ormai consolidati e forti di importanti serie storiche.
Il 6 novembre, nel pomeriggio, si terrà la presentazione dei risultati della ricerca “Gli investimenti sostenibili delle Fondazioni di origine bancaria”, giunta alla quinta edizione e realizzata dal Forum in collaborazione con Acri e MondoInstitutional.
Il giorno successivo si aprirà con la conferenza dedicata all’indagine “Gli investimenti sostenibili degli investitori previdenziali italiani”, che giunge quest’anno alla decima edizione, realizzata dal Forum in collaborazione con Mefop e MondoInstitutional. Nel pomeriggio, focus invece sul settore delle imprese di assicurazione, con la presentazione dei risultati della terza edizione dell’indagine “La sostenibilità nel settore assicurativo italiano”, condotta dal Forum e da ANIA.
In calendario ci sono inoltre numerosi webinar, che si focalizzano sulle tendenze e i fenomeni emergenti del mondo della finanza sostenibile, visti da diverse angolazioni. In particolare, durante le Settimane SRI è previsto un webinar di approfondimento sulle novità di policy per la finanza sostenibile, a livello europeo e nazionale. Inoltre, in calendario ci sono il webinar dell’Accademia italiana della finanza sostenibile (la rete di docenti universitari e ricercatori/trici attivi/e sui temi degli investimenti sostenibili promossa e coordinata dal Forum dal 2015), e il 30 quello del progetto ESGeneration Italy, il progetto avviato da Borsa Italiana – Gruppo Euronext, FeBAf e Forum per la Finanza Sostenibile, parte della rete globale FC4S.
Le Settimane SRI ospiteranno anche uno spazio di confronto tra gli operatori di finanza sostenibile e gli Enti del Terzo Settore, con la presentazione a Roma del nuovo report di Cantieri ViceVersa (6 novembre), il progetto promosso insieme con il Forum Nazionale del Terzo Settore e giunto quest’anno alla sesta edizione.
Ad arricchire il calendario delle Settimane SRI ci saranno inoltre diversi eventi promossi da organizzazioni non profit associate al Forum. Infine, non mancherà il consueto appuntamento con la rassegna culturale “Sostenibilità ad arte”, promossa dal Forum e da Associazione Hendel. Quest’anno il calendario prevede, il 25 ottobre, una serata dedicata alla violenza finanziaria di genere, con la proiezione del docufilm “Libere di… VIVERE” di Global Thinking Foundation, e il 26 ottobre il consueto concerto dell’Orchestra La Risonanza.
“Il susseguirsi di crisi ambientali, sociali e umanitarie mostra chiaramente che bisogna davvero agire subito per costruire un presente e un futuro più sostenibili e inclusivi, nel segno della pace. In questo gli operatori della finanza sostenibile hanno la possibilità e la responsabilità di dare il loro contributo, fondamentale perché possono apportare risorse insostituibili e know how di grande valore. Le Settimane SRI di quest’anno rifletteranno su questi temi e daranno spunti importanti per passare dal pensiero all’azione”, dichiara Francesco Bicciato, Direttore Generale del Forum per la Finanza Sostenibile.
“Le Settimane SRI rappresentano ormai un punto fermo nel calendario finanziario nazionale. Sarà un’importante occasione per approfondire, da una parte, lo stato di salute degli investimenti sostenibili e la loro diffusione presso diverse categorie di investitori, e dall’altra le ultime novità normative in materia di finanza sostenibile”, dichiara Massimo Giusti, Presidente del Forum per la Finanza Sostenibile.
Gli sponsor di questa edizione sono: Anima SGR, AXA Investment Managers, BDO, BPER Banca, Cassa Depositi e Prestiti, DPAM, ENPACL, Etica SGR, EY, Finance & Sustainability, Fondo Priamo, HDI Assicurazioni, Payden & Rygel, Prometeia Advisor Sim, Reale Mutua Assicurazioni, Riello Investimenti SGR.
Le Settimane SRI 2024 si svolgono con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
I media partner di questa edizione sono: Avvenire, Citywire, ESGnews, ETicaNews, FocusRisparmio, Fundspeople, Materia Rinnovabile, MondoInstitutional, WeWealth. Il Forum per la Finanza Sostenibile Ente del Terzo Settore
Il calendario, in continuo aggiornamento, conta già oltre 20 appuntamenti.
Le iscrizioni si apriranno il 27 agosto.
Il Forum per la Finanza Sostenibile è un’associazione non profit nata nel 2001. La base associativa è multi-stakeholder: ne fanno parte operatori finanziari e altre organizzazioni interessate all’impatto ambientale e sociale degli investimenti. La missione del Forum è promuovere la conoscenza e la pratica dell’investimento sostenibile, con l’obiettivo di diffondere l’inclusione dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nei prodotti e nei processi finanziari. Il Forum per la Finanza Sostenibile è membro di Eurosif, lo European Sustainable Investment Forum.
24 ottobre – 7 novembre
Finanza sostenibile e biodiversità. La tutela della biodiversità è essenziale per la salute umana e per tutti i settori economici, che dipendono in modo diretto o indiretto dagli ecosistemi terrestri e marini.
Per converso, la perdita di biodiversità e il collasso degli ecosistemi rappresentano una grave minaccia.
Per questo, è fondamentale, accanto all’azione climatica globale, includere la biodiversità in tutti i processi di investimento, finanziamento e assicurazione.
Durante la conferenza, organizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile con il supporto di ADVANT Nctm, Axa Investment Managers ed Etica Sgr, nel contesto dell’Italian Business @ Biodiversity Working Group (con Etifor e Regione Lombardia), sarà presentato il paper “Finanza sostenibile e biodiversità”, frutto di un Gruppo di Lavoro avviato dal Forum con i propri Soci.
Il documento fornirà delle prime linee guida agli operatori finanziari interessati a includere la tutela della biodiversità nelle proprie politiche, processi e prodotti. Il convegno sarà l’occasione per un confronto tra operatori ed esperti su questa sfida cruciale e sul contributo fondamentale che la finanza sostenibile può dare per conservare la biodiversità.
Dopo la plenaria, sono previste due sessioni tecniche parallele: “Come si misura la biodiversità: metriche e dati per il monitoraggio e la valutazione degli impatti” e “Strumenti finanziari per investire in biodiversità”.
La conferenza è la prima sessione della giornata “Finanza, imprese e istituzioni: un percorso condiviso per la biodiversità”.
Nella sessione del pomeriggio, dal titolo “Imprese, finanza e biodiversità: come contribuire a un futuro Nature Positive?” è previsto il lancio dell’Italian Business @ Biodiversity Working Group.
Durante la conferenza pomeridiana, operatori finanziari, imprese e istituzioni potranno scoprire, guidati da alcuni dei maggiori esperti del settore, cosa significa intraprendere un percorso di questo tipo.
Programma
09:30-10:00
Accoglienza e registrazioni
10:00-10:05
Saluti di benvenuto
Roberto Laffi, Direttore Generale Territorio e Sistemi Verdi, Regione Lombardia
10:05-10:10
Introduzione ai lavori
– Francesco Bicciato, Direttore Generale, Forum per la Finanza Sostenibile
10:10-10:25
Presentazione del paper su finanza sostenibile e biodiversità
– Alessandro Asmundo, Senior Policy Officer, Forum per la Finanza Sostenibile
– Arianna Lovera, Research Manager, Forum per la Finanza Sostenibile
10:25-11:15
Tavola rotonda
– Cristina Colombo, ESG Analyst, Etica Sgr
– Riccardo Sallustio, Partner, ADVANT Nctm
– Demis Todeschini, Head Of ETF Sales Italy AXA Investment Managers, Visiting Professor, Università di Bergamo
Modera: Emanuele Bompan, Direttore, Materia Rinnovabile
11:15-11:35
Keynote speech
– Alessandro Valentini, Sustainable Finance Specialist, World Economic Forum
11:35-11:40
Conclusioni
– Francesco Bicciato, Direttore Generale, Forum per la Finanza Sostenibile
11:40-12:00
Coffee break
12:00-13:00
Sessioni tecniche parallele
Sessione tecnica 1 Come si misura la biodiversità: metriche e dati per il monitoraggio e la valutazione degli impatti
– Benedetta Lucchitta, Research fellow, Sustainable urban regeneration Lab, e centro di ricerca DIRB, Università Bocconi
– Elena Stoppioni, Presidente, Save the Planet
– Alessandra Zampieri, Director, Directorate for Sustainable Resources, JRC
Modera: Alessandro Asmundo, Senior Policy Officer, Forum per la Finanza Sostenibile
Sessione tecnica 2 Strumenti finanziari per investire in biodiversità
Italian Business @ Biodiversity Working Group
– Maria Alejandra Lizcano Solano, Biodiversity & Ecosystem Services Specialist, Etifor
– Alessandra Norcini, Dirigente Struttura Natura e Biodiversità, Regione Lombardia
– Isabel Reuss, Senior Climate and Social Advisor, Forum per la Finanza Sostenibile
Modera: Francesco Bicciato, Direttore Generale, Forum per la Finanza Sostenibile
La partecipazione è gratuita, previa iscrizione entro lunedì 24 giugno alle ore 16:00
25 giugno, ore 10:00 – 13:00 – Milano, via M. Gioia 37 (Palazzo Lombardia, sala Marco Biagi, ingresso N4).
Italiani risparmiano per prevenire i rischi. A Italy Insurance Forum, l’evento di IKN Italy che riunisce i più importanti attori del settore assicurativo nazionale e internazionale si è evidenziato che salute (per il 58%) e perdita dell’autosufficienza (per il 50%) sono due delle principali preoccupazioni degli italiani, mentre i rischi catastrofali sono il primo timore per il 4%.
‘Educazione finanziaria e assicurativa’ è stata una delle key-word che è emersa nel dibattito con l’auspicio di uno sforzo congiunto pubblico, privato, media e sistema educativo mirato alle situazioni di fragilità finanziaria, a partire dalla condizione femminile.
La survey realizzata per IKN Italy da BVA DOXA, presentata in anteprima, analizza le principali preoccupazioni dei cittadini italiani nel pensare al proprio futuro.
Dalla ricerca, condotta su un campione di 1000 persone rappresentative della popolazione italiana di età compresa tra i 18 ed i 74 anni, emerge che più di metà degli italiani (58%) indica la salute e la perdita dell’autosufficienza (50%) come due tra le proprie principali preoccupazioni e il 49% ci pensa spesso o molto spesso. Tuttavia, la principale strategia sulla gestione del rischio è quella di utilizzo dei propri risparmi (indicata dal 49%). Allo stesso modo, in caso di eventi catastrofali (principale preoccupazione solo per il 4% degli Italiani) il 25% indica che farà affidamento ai risparmi personali e il 16% addirittura dichiara che farà affidamento ad aiuti statali. È evidente che questa fotografia solleva un tema su quale ruolo la protezione debba avere nell’educazione finanziaria.
“Le Compagnie Assicurative hanno due grandi sfide rispetto al dare risposte agli Italiani: la prima è di offrire soluzioni alle preoccupazioni rispetto all’autosufficienza che superino il ricorso ai risparmi personali o al patrimonio familiare e la seconda è quella di fare crescere la sensibilità alla protezione rispetto agli eventi catastrofali che tragicamente si ripetono nel nostro Paese. Comunicazione di prodotto (si pensi alla Long Term Care), educazione finanziaria, capacità di una realistica autovalutazione della propria situazione sono alcuni dei territori dove i brand devono continuare a insistere” dichiara Simone Pizzoglio, Partner – Head of Finance BVA DOXA.
Davide Passero, CEO di Alleanza Assicurazioni e Country Chief Marketing & Product Officer di Generali Italia dichiara: “ E’ interessante osservare come i macro trend alimentino le nostre preoccupazioni ma allo stesso tempo quanto la popolazione sia più propensa all’”autoassicurazione” che alla stipula di una polizza per potersi proteggere e trasferire i rischi. Tutto questo conferma quello che emerge dal nostro Osservatorio Edufin Index, ovvero la necessità di intraprendere azioni concrete nel campo dell’educazione finanziaria e assicurativa, stante una rilevante parte di italiani al di sotto dei livelli di sufficienza. Occorre quindi uno sforzo congiunto pubblico, privato, media e sistema educativo mirato alle situazioni di fragilità finanziaria, a partire dalla condizione femminile. Senza cognizioni finanziarie e autonomia economica, per le donne non può esservi reale emancipazione. Interpretando la nostra responsabilità sociale d’impresa, come Alleanza siamo impegnati da due anni nello sviluppo di un Piano Nazionale di Educazione Finanziaria e Assicurativa: per il 2024 abbiamo lanciato il Tour dell’Educazione Finanziaria per rafforzare il dibattito e la consapevolezza su questi temi, con il coinvolgimento delle tante nostre Consulenti, a testimonianza che la finanza può essere interpretata con successo al femminile”.
Educazione finanziaria e assicurativa, sostenibilità generazionale, trasformazione digitale, prevenire (per poter gestire meglio) sono le key-words emerse nei tavoli della prima parte della giornata.
Sono oltre 600 i partecipanti e più di 40 le compagnie assicurative rappresentate presenti all’appuntamento, con 20 Case Study da condividere con la platea, alcuni di stampo internazionale come quello di Zurich Santander Insurance America che ha trattato delle strategie internazionali applicabili nell’Industry italiana per avere un impatto concreto sulla sostenibilità al di là dell’offerta dei prodotti green. Tra i temi più attuali, l’importanza della comunicazione e del contatto con il cliente volti ad aumentare la sua conoscenza e la sua fiducia sono fattori particolarmente rilevanti nei mercati emergenti, in cui la sottoscrizione di copertura assicurativa è fortemente condizionata dal ciclo economico, con crescite nei periodi più floridi e forti blocchi nei momenti critici.
La Legge di Bilancio 2024 prevede che le imprese aventi sede legale in Italia o all’estero con una stabile organizzazione nel nostro paese avranno l’obbligo di assicurarsi contro i rischi catastrofali: ne ha parlato Roberto Novelli, Responsabile dell’Ufficio Segreteria di Presidenza e del Consiglio IVASS – Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni, per chiarezza in merito alle implicazioni per il settore. Il tema catastrofale ha un ruolo collettivo in quanto impatta sia su persone che su imprese: il costo complessivo di un evento è maggiore nei paesi che tardano a ripartire.
La mission principale nel contesto attuale deve essere la protezione degli assicurati, attraverso un sistema sostenibile, e salvaguardare la stabilità delle singole compagnie cercando di lavorare al meglio.
Il tema trainante dell’evento è “AI e partnership per proteggere dalle calamità l’Italia che invecchia”, in particolare dell’uso etico dell’AI volto a efficientare la relazione con il cliente e supportare il reperimento dei dati su variabili non popolate per rispondere all’aumento degli eventi catastrofali e all’incertezza macroeconomica.
La collaborazione tra enti pubblici, privati e tecnologie per assicurare il benessere del paziente e colmare così il protection gap è di estrema attualità. Sono in atto, per esempio, nuovi modelli di collaborazione con le assicurazioni da parte degli ospedali, anche se attualmente si tratta di un rapporto complesso, ancora come cliente/fornitore.
Emerge la necessità di sviluppare un rapporto evolutivo tra ospedale di qualità e assicurazioni sia per supportare il paziente, sia per il cost saving.
La giornata è proseguita con approfondimenti più verticali e in chiusura si sono svolte le premiazioni degli Insurance Award, il punto di riferimento per l’eccellenza del settore assicurativo che riflette la volontà del mercato di promuovere l’innovazione attraverso il digitale e la tecnologia per rispondere alle esigenze del cliente moderno e migliorare le performance d’impresa.
40 progetti candidati per 7 categorie.
iKN Italy – Your Knowledge Network
Mission e Valori: iKN Italy accompagna le manager e i manager nella loro crescita professionale con percorsi formativi innovativi e personalizzati ed eventi business che attivano networking e ispirazione. L’indipendenza, l’innovazione e la credibilità sono i valori che guidano l’azienda.
Storia ed Evoluzione: Fondata oltre 35 anni fa come IIR – Istituto Internazionale di Ricerca, l’azienda è stata parte dell’Informa Holding fino al 2013, anno in cui Francesca Cattoglio ha guidato il management buy out. Oggi iKN Italy è caratterizzata non solo da una leadership femminile, ma anche da un team composto al 90% da donne.
Contributo e Impatto: iKN Italy è da sempre in prima linea accanto a professioniste e professionisti d’azienda nell’affrontare le sfide del mercato e l’adozione delle innovazioni più disruptive. Dall’introduzione dei pagamenti digitali fino al cloud computing, dalle prime automazioni industriali fino a RPA e Intelligenza Artificiale Generativa, dal neuromarketing al Metaverso, attraverso i cambiamenti normativi e le oscillazioni del mercato, l’azienda ha aiutato le realtà italiane a restare competitive, generare valore dalle nuove tecnologie, imparare dagli esperti, lasciarsi ispirare dai case study internazionali.
Offerta Formativa: Oggi iKN Italy produce corsi di formazione manageriale ed eventi business in 9 diverse aree tematiche: Energy & Utilities, Sostenibilità & Green, Life Science, Health, Pharma, Project Management & Soft Skill, Data AI & Tech, Banche & Assicurazioni, Retail & FMCG.
– BYinnovation è Media Partner di Italy Insurance Forum
Banca Etica con GABV per stop fonti fossili. Banca Etica insieme ad altre 16 banche leader della Global Alliance for Banking on Values (GABV) hanno aderito all’iniziativa per un Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili per chiedere ai Governi di tutto il mondo di compiere un significativo passo avanti nello sforzo globale per affrontare la causa principale della crisi climatica: la produzione e l’uso di petrolio, gas e carbone.
L’iniziativa è guidata da un comitato composto da organizzazioni della società civile, movimenti indigeni, associazioni di giovani attivisti, esperti e accademici che chiedono ai Governi di negoziare un Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili (Fossil Fuels Non-Proliferation Treaty – FFNPT). Hanno già aderito 1.800 organizzazioni; 75 grandi città (tra cui Roma e Torino); 101 Premi Nobel; 570 membri di parlamenti; 3000 accademici. Alle imprese che aderiscono è richiesto di rendicontare e rafforzare il proprio impegno verso l’abbandono delle fonti fossili e la riduzione delle emissioni.
La GABV è la rete delle banche più responsabili a livello sociale e ambientale del mondo: le istituzioni aderenti sono state tra le prime banche ad aderire al trattato.
Le banche aderenti a Gabv che sostengono l’iniziativa per un Trattato sui combustibili fossili sono:
1. Amalgamated Bank (USA)
2. Banca Etica (Italia, Spagna)
3. BancoSol (Bolivia)
4. Beneficial State Bank (USA)
5. Centenary Bank (Uganda)
6. Clearwater Credit Union (USA)
7. Climate First Bank (USA) 8. Ekobanken (Svezia)
9. Finca DRC (Repubblica Democratica del Congo)
10. Merkur Cooperative Bank (Danimarca)
11. NMB Bank (Nepal)
12. Summit Credit Union (USA)
13. Sunrise Banks (USA)
14. Triodos Bank (Paesi Bassi, Belgio, UK, Spagna, Germania)
15. Unity Trust Bank (UK)
16. Vancity (Canada) 17. Vdk bank (Belgium)
Una campagna globale per eliminare gradualmente i combustibili fossili
L’Iniziativa per un Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili è uno sforzo globale per promuovere la cooperazione internazionale per accelerare la transizione verso le energie rinnovabili per tutti; porre fine all’espansione di carbone, petrolio e gas e infine, eliminare gradualmente e in modo equo la produzione esistente. Il Trattato riflette ciò che la scienza dimostra essere necessario per affrontare la crisi climatica.
La proposta sta conquistando sempre più adesioni a livello globale
Il sostegno arrivato da diversi attori riflette l’urgente necessità di agire per fermare la proliferazione e iniziare a eliminare gradualmente l’uso di carbone, petrolio e gas – i principali motori della rapida accelerazione dell’emergenza climatica e della crescente disuguaglianza. Le banche aderenti alla GABV si uniscono ad altri soggetti interessati come l’Organizzazione mondiale della sanità, il Parlamento europeo e un gruppo crescente di 12 Stati che già chiedono un nuovo trattato internazionale per la transizione dal petrolio, dal gas e dal carbone.
Sebbene gli Accordi di Parigi abbiano fissato un obiettivo climatico globale cruciale, molti governi continuano ad approvare nuovi progetti nel settore del carbone, del petrolio e del gas. Il Production Gap Report 2023 dell’UNEP ha avvertito che i piani di estrazione di combustibili fossili minano le possibilità del mondo di raggiungere i nostri obiettivi climatici globali. Il rapporto rivela che, nonostante gli impegni sul clima, i governi prevedono ancora di produrre circa il 110% in più di combustibili fossili entro il 2030 rispetto a quanto sarebbe compatibile con la limitazione del riscaldamento globale a +1,5°C.
Il ruolo del settore bancario
Secondo il rapporto Banking on Climate Chaos pubblicato nel 2023, da quando è stato firmato l’accordo di Parigi, le banche mondiali hanno pompato 5,5 trilioni di dollari nei combustibili fossili. Un recente rapporto di Topo Finance ha rilevato che se le banche e i gestori patrimoniali più grandi degli Stati Uniti fossero un paese, sarebbero il terzo paese emittente al mondo, dietro Cina e Stati Uniti.
Alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP26 tenutasi a Glasgow nel 2021, le principali banche occidentali si sono impegnate a ridurre la propria impronta di carbonio e a investire in iniziative verdi, con l’obiettivo di raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050. Nonostante gli impegni, il rapporto tra i finanziamenti bancari per l’energia a basse emissioni di carbonio e quelli ai combustibili fossili non raggiunge gli obiettivi prefissati, come rivela una ricerca di Bloomberg NEF. Inoltre, le banche che hanno dichiarato impegni per azzerare le emissioni hanno continuato a concedere ingenti prestiti alle compagnie petrolifere, del gas e del carbone che stanno espandendo le loro attività legate ai combustibili fossili.
Nazzareno Gabrielli, direttore generale di Banca Etica ha dichiarato: “La finanza etica ha tra i suoi principali obiettivi quello di finanziare uno sviluppo che salvaguardi il Pianeta e contrasti i cambiamenti climatici. Per questo le banche etiche da sempre rifiutano di finanziare le fonti fossili e sostengono invece la produzione di energia da fonti rinnovabili, insieme a progetti di mitigazione dei cambiamenti climatici. Banca Etica – insieme ad altre istituzioni della Global Alliance for Banking on Values – ha deciso con convinzione di aderire all’impegno verso un Trattato di non proliferazione delle fonti fossili per migliorare ancora il proprio sforzo verso la salvaguardia del clima e per contribuire a innalzare l’attenzione delle istituzioni politiche internazionali e nazionali e dell’opinione pubblica rispetto all’emergenza climatica che richiede azioni globali molto più incisive di quelle messe in campo fin qui”.
David Reiling, presidente del GABV e amministratore delegato di Sunrise Banks, spiega che il settore finanziario globale deve svolgere un ruolo fondamentale riunendo la comunità imprenditoriale e spingendo verso la transizione dalla produzione di combustibili fossili. “Il Trattato sui combustibili fossili è un accordo vincolante, che segnala che le imprese sono pronte e disposte ad assumersi questo impegno. Firmando questo Trattato, stiamo livellando il campo di gioco e guidando una transizione globale ed equa per soddisfare il nostro Impegno Net Zero entro il 2050. Mi aspetto che un numero maggiore di banche e imprese firmi il Trattato e si unisca alla crescente iniziativa per passare a un futuro più pulito e sostenibile”.
Ali Sheridan, direttore delle partnership dell’iniziativa del Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili, ha sottolineato l’importanza che i settori finanziario e imprenditoriale si uniscano all’appello: “Il sostegno di queste banche è una testimonianza del crescente riconoscimento all’interno del settore finanziario, e in particolare tra le banche più progressiste, del ruolo fondamentale che svolge nell’affrontare la crisi climatica. Allineando le pratiche finanziarie agli obiettivi di sostenibilità e sostenendo iniziative come il Trattato sui combustibili fossili, le banche possono svolgere un ruolo di primo piano e promuovere cambiamenti significativi, oltre a contribuire in modo significativo a promuovere la cooperazione globale tra più stakeholder necessaria per una giusta transizione dai combustibili fossili e per garantire un futuro più pulito, più verde e più giusto per tutti”.
Oltre 3.000 scienziati e accademici, 101 premi Nobel, centinaia di professionisti sanitari, migliaia di istituzioni religiose, un numero crescente di organizzazioni indigene e attivisti giovanili, oltre 100 città e governi subnazionali, più di 600 parlamentari in tutto il mondo e un numero crescente di imprese stanno già chiedendo un Trattato per eliminare gradualmente i combustibili fossili e accelerare una transizione energetica equa.
GABV – La Global Alliance for Banking on Values è una rete di banche indipendenti che utilizzano la finanza per garantire uno sviluppo economico, sociale e ambientale sostenibile. Il loro obiettivo collettivo è cambiare il sistema bancario in modo che sia più trasparente, sostenga la sostenibilità economica, sociale e ambientale e sia al servizio dell’economia reale. La GABV conta oltre 70 membri e opera in 45 paesi in Africa, Asia-Pacifico, America Latina, Nord America ed Europa.
Collettivamente servono più di 60 milioni di clienti, impiegano 80.000 collaboratori e detengono in gestione oltre 210 miliardi di dollari di asset complessivi.
L’iniziativa per un Trattato di Non Proliferazione delle Fonti Fossili è uno sforzo globale per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi promuovendo la cooperazione internazionale per accelerare la transizione verso l’energia pulita per tutti, porre fine all’espansione dei combustibili fossili ed eliminare gradualmente la produzione esistente. Ciò deve essere fatto in modo rapido, equo e finanziato, in modo che nessun lavoratore, comunità o paese venga lasciato indietro, e in linea con ciò che la scienza dimostra sia necessario per affrontare la crisi climatica.
Confabitare preoccupano modifiche bonus edilizi. Pone attenzione sulla rimozione delle barriere architettoniche come priorità urbana e sociale.
Confabitare, associazione proprietari immobiliari, esprime una profonda preoccupazione per le recenti modifiche apportate dall’ultimo Consiglio dei Ministri, dove con un colpo di accetta l’esecutivo vieta la possibilità di utilizzare lo sconto in fattura e la cessione del credito ed elimina la possibilità di utilizzare la remissione in bonis che aveva come data ultima il 15 ottobre.
Le disposizioni di questo decreto sono un duro colpo per tutte quelle persone che hanno deciso di ristrutturare la propria abitazione sfruttando i Bonus Edilizi, così come già accaduto, con la chiusura dell’acquisto dei crediti da parte di Poste a fine 2022, anche questa volta, nel giro di una nottata, il governo cambia lo scenario col quale si possono gestire i bonus edilizi.
“Tanto per fare un esempio” – commenta il presidente nazionale di Confabitare, Alberto Zanni – “in questo momento un proprietario di casa che nel suo mini condominio con grande sforzo è riuscito a terminare e pagare i lavori entro la fine dell’anno e si è ritrovato con 60.000 euro di crediti maturati, riuscendo a cederne 40.000 a Poste Italiane, poichè non era possibile superare questo tetto, si ritrova con 20.000 euro di crediti da cedere ad aziende, istituti o liberi professionisti. Mettiamo che con estrema fatica sia riuscito a trovare un’azienda disposta ad acquistarglieli, e sapendo di non riuscire a fare l’iter burocratico entro i primi di aprile abbia deciso di farlo dopo pagando i 250 euro della remissione in bonis, questa mattina si sveglia sapendo che quella operazione non è più possibile.
Il governo tende a parlare della questione superbonus citando freddi numeri, senza considerare che in realtà stiamo parlando di persone e famiglie. Allora io mi chiedo – continua Zanni – dopo che il bonus psicologico 2024 è stato esaurito in poche ore, il governo così facendo mette a dura prova la tenuta psicologica di molti suoi cittadini incolpevoli.
Lo stop allo sconto in fattura colpisce anche il terzo settore, le onlus, le case popolari, praticamente le fasce deboli che si voleva ancora tutelare”.
Confabitare si è sempre distinta per la particolare attenzione data all’abbattimento delle barriere architettoniche, ed evidenzia con preoccupazione l’impedimento nell’utilizzo dello sconto in fattura per interventi mirati alla rimozione di tali barriere, soprattutto per una fascia di persone con limitate capacità economiche.
“Non è corretto paragonare il bonus barriere architettoniche ad altri bonus edilizi” – commenta Zanni – “perché quest’ultimo è un beneficio sociale fondamentale per coloro che affrontano difficoltà economiche nell’accesso all’abitazione. La possibilità di sconto in fattura per interventi di rimozione delle barriere architettoniche dovrebbe essere garantita: in genere sono gli anziani a richiedere questo incentivo, spesso privi di risorse finanziarie sufficienti per installare dispositivi di accessibilità, per loro tale bonus rappresenta un’opportunità unica per una vita più indipendente e inclusiva. Rimuovere questa possibilità mina profondamente la dignità e i diritti fondamentali di chi vive una disabilità rendendo la sua vita ancora più difficile e isolata”.
Lo stop agli sconti in fattura e alla cessione del credito influenza notevolmente la capacità delle famiglie e delle imprese di finanziare e gestire interventi volti alla rimozione delle barriere architettoniche, senza questi incentivi, sarà più difficile affrontare i costi necessari per rendere gli spazi urbani più inclusivi e accessibili per tutti i cittadini.
“È essenziale” – conclude Zanni – “che la rimozione delle barriere architettoniche rimanga una priorità nella pianificazione e nella gestione urbana”.
ITALIA SOLARE commenta bozza DM Fer X: accelerare l’approvazione per evitare lo stop del mercato in attesa dell’entrata in vigore del decreto.
ITALIA SOLARE ha scritto al ministro Gilberto Pichetto Fratin per chiedere una rapida approvazione del decreto Fer X relativo al sostegno alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili più competitive e l’introduzione di alcune modifiche e precisazioni. Il Ministero ha così organizzato un incontro tra i vertici dell’associazione e il Capo Dipartimento del MASE, Federico Boschi.
“Ringraziamo il Ministero, nella persona del Dr. Boschi, che ha fornito importanti chiarimenti in merito a diversi punti della bozza di decreto circolata in queste settimane, pur sottolineando che si tratta di una bozza in corso di ulteriore affinamento. Il Capo Dipartimento ha inoltre manifestato grande attenzione alle nostre segnalazioni rispetto alle urgenze da risolvere, affinché lo stesso Fer X possa esprimere il suo enorme potenziale. Obiettivo primario rimane infatti che si faccia chiarezza sulle aree da solarizzare e in particolare sulle cosiddette aree di accelerazione previste dall’ultima direttiva sulle rinnovabili e oggetto di una delle riforme del Pnrr.”, ha commentato Paolo Rocco Viscontini, presidente di ITALIA SOLARE, a valle dell’incontro.
In generale l’associazione esprime soddisfazione per il DM Fer X che sta venendo alla luce e il prezzo di riferimento a base d’asta di 85 €/MWh è sfidante ma realistico. È il segnale che il fotovoltaico è finalmente visto come una fonte matura e fondamentale per garantire all’Italia energia pulita ed economica. Accoglie inoltre positivamente le previsioni che garantiscono il pagamento dell’incentivo anche in caso di prezzi negativi e tagli all’immissione di energia, così come la previsione dell’indicizzazione delle tariffe. Secondo l’associazione il pieno successo del Fer X dipende dalla capacità del sistema di garantire un numero di autorizzazioni annue adeguate ai contingenti previsti dal Fer X – al momento adeguate per le aste, ma da rivedere per i registri -, e di assicurare connessione e valorizzazione dell’energia producibile dagli impianti.
Nella lettera ITALIA SOLARE chiede che il decreto diventi operativo al più presto poiché, fatta eccezione per gli incentivi alle CER, al momento non è attivo alcun meccanismo di sostegno alla produzione elettrica da rinnovabili. “È evidente – si legge nella lettera – che l’attesa del DM Fer X limita anche l’interesse per i PPA e ciò, unitamente alle incertezze connesse al credito di imposta del DL Transizione 5.0, può causare un severo blocco del settore. Invitiamo a segnalare l’urgenza anche alle strutture comunitarie, per giungere a una rapida conclusione del confronto”.
Nel testo di bozza vi sono alcuni punti cruciali, in particolare quelli con i quali si dà mandato a Terna e GSE di predisporre, entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto, la proposta di progressione temporale dei contingenti messi a disposizione nelle aste per i successivi 5 anni e la proposta dei coefficienti da applicare alle offerte di riduzione del prezzo di riferimento per ciascuna zona di mercato (commi 7 e 8 dell’articolo 4).
“È del tutto evidente che questi passaggi sono fondamentali per le decisioni di investimento – scrive ITALIA SOLARE -. Riteniamo indispensabile che siano svolti ascoltando le associazioni di categoria in modo da semplificare gli adempimenti successivi all’emanazione del decreto e da indirizzare gli incentivi verso impianti che, considerati anche i vincoli di rete, possano da subito dare un contributo agli obiettivi 2030”.
Allo stesso modo il tema della determinazione dei costi di esercizio soggetti a indicizzazione deve essere concertato con le associazioni. In particolare, il testo deve essere integrato per tenere conto non solo delle richieste di autorizzazione, ma anche delle autorizzazioni già rilasciate e della tipologia di impianti che sono stati autorizzati e della loro localizzazione geografica. Poiché i consumi sono concentrati nelle regioni settentrionali, mentre gli impianti di grandi dimensioni sono prevalentemente al Sud, ITALIA SOLARE chiede di considerare l’opportunità di coefficienti che stimolino l’insediamento di impianti anche nel Nord.
ITALIA SOLARE è un ente del terzo settore che sostiene la difesa dell’ambiente e della salute umana supportando modalità intelligenti e sostenibili di produzione, stoccaggio, gestione e distribuzione dell’energia attraverso la generazione distribuita da fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaico. Promuove inoltre la loro integrazione con le smart grid, la mobilità elettrica e con le tecnologie per l’efficienza energetica per l’incremento delle prestazioni energetiche degli edifici.
“ITALIA SOLARE è l’unica associazione in Italia dedicata esclusivamente al fotovoltaico e alle integrazioni tecnologiche per la gestione intelligente dell’energia”.
Allarme greenwashing per investitori. Il 94% non si fida dei Bilanci di Sostenibilità. È quanto emerge dal rapporto Global Investor Survey stilato da PwC che indaga i possibili impatti su fiducia e reputazione del business aziendale di una comunicazione poco trasparente rispetto ai criteri e alle attività svolte in ambito ESG.
Ciò, come riportato dal The New York Times, allontana gli investimenti nei fondi sostenibili che negli USA, nel corso del 2023, hanno subito una contrazione record di 13 miliardi di dollari (-5 miliardi di dollari solo nell’ultimo trimestre).
“Il bilancio di sostenibilità è un processo che afferma i valori di un’azienda, il modo in cui gestisce e ritiene importanti i criteri ESG e comunica i reali impegni in tema di sostenibilità” dichiara Ada Rosa Balzan, founder, presidente e CEO di ARB S.B.P.A., società benefit per azioni leader nella creazione di progetti ad alto valore scientifico che ha stilato un decalogo con alcuni consigli pratici per la stesura di report di sostenibilità veritieri per non incorrere nel rischio greenwashing.
La scarsa trasparenza da parte delle aziende nella redazione dei bilanci e dei report di sostenibilità mette in fuga gli investitori dagli investimenti nei fondi ESG. Il 94% degli investitori infatti, secondo quanto svelato dal rapporto Global Investor Survey di PwC, non si fida dei rapporti di sostenibilità redatti dalle aziende e la stragrande maggioranza sospetta che questi ultimi siano a rischio greenwashing, contenendo informazioni non veritiere e non supportate da prove concrete circa il reale impegno delle organizzazioni sulle tematiche ESG.
Più di 3 investitori su 4 (76%) desiderano, infatti, poter avere una migliore rendicontazione dei costi reali sostenuti dalle aziende per rispettare gli impegni di sostenibilità prima di valutare un investimento. I bilanci di sostenibilità mascherati dietro al greenwashing mettono a serio rischio la fiducia e la reputazione di un’organizzazione e ciò ha dei riflessi diretti nel mondo finanziario e degli investitori: come riportato anche dal The New York Times il 2023, sul mercato americano, è stato l’anno peggiore per gli investimenti nei fondi sostenibili con un calo di ben 13 miliardi di dollari, di cui quasi la metà (5 miliardi di dollari) registrati solo nel corso dell’ultimo trimestre dell’anno.
Per il secondo trimestre consecutivo nella storia recente, le chiusure di fondi ESG sostenibili (16) hanno superato negli USA i lanci e le nuove aperture (7). Non va molto meglio sul mercato europeo dove, nel quarto trimestre 2023, gli investimenti nei fondi di finanza sostenibile (SFDR) hanno fatto registrare una contrazione pari a 2 miliardi di euro, secondo quanto sottolineato dal report ESMA TRV Risk Monitor, pubblicato a gennaio 2024. Nel 2023, sul mercato europeo, è calata inoltre anche l’emissione delle obbligazioni societarie legate alla sostenibilità (-41%).
La crescente diffidenza degli analisti nei confronti delle attività di reporting aziendale della sostenibilità ha portato a richiedere maggiore chiarezza e coerenza, con l’aspettativa che l’applicazione di regolamenti e standard internazionali più severi per la reportistica in ambito ESG possano avere un ruolo sempre più importante. Il bilancio di sostenibilità, infatti, è un documento che rendiconta gli impatti economici, sociali e ambientali generati dall’azienda nei confronti di stakeholder e shareholder.
“Il reporting aziendale deve continuare a evolversi in modo da fornire informazioni affidabili, coerenti e comparabili su cui investitori e altri stakeholder possano fare affidamento – spiega Ada Rosa Balzan – Gli investitori, infatti, pongono sempre più spesso delle domande specifiche e mirate su come le aziende affrontano questi temi nella loro strategia di business, su come valutano i rischi e le opportunità e su ciò che è veramente rilevante per loro. Lo sviluppo e la stesura di un bilancio di sostenibilità non è, infatti, una mera rendicontazione d’indicatori ma è un processo che afferma, in primis, i valori dell’azienda, la sua governance e comunica in modo trasparente ciò che sta facendo, concretamente, in ambito ESG. Avere un bilancio di sostenibilità redatto secondo i più elevati standard scientifici internazionali e nel pieno rispetto dei criteri ESG e dei 17 principi delle Nazioni Unite contenuti nell’Agenda 2030 (SDGs) aiuta anche a migliorare la reputazione aziendale, favorendo l’attrazione dei giovani talenti”.
L’impegno delle aziende in ambito ESG sta diventando sempre più centrale e dirimente tanto che questi rigidi criteri di rendicontazione fanno quasi paura ai manager: come riportato infatti dal The Wall Street Journal sono sempre di più i dirigenti d’azienda che utilizzano termini come “business responsabile” in alternativa al termine ESG per descrivere le principali iniziative aziendali nel campo della sostenibilità.
Quali sono le principali avvertenze e consigli pratici ai quali un’organizzazione, di ogni settore, ordine e dimensione, dovrà prestare attenzione nella fase di redazione e stesura di un bilancio di sostenibilità, evitando così il rischio di incorrere nel greenwashing?
Ce lo spiegano gli esperti di ARB S.B.P.A, società leader nella consulenza ESG basata su riferimenti scientifici riconosciuti e metodologie oggettive.
Ecco il decalogo con i 10 consigli degli esperti di ARB S.B.P.A. per la redazione di un bilancio di sostenibilità aziendale veritiero e credibile:
1. Mappatura rischi e opportunità: prima di redigere un bilancio di sostenibilità occorre eseguire un check up serio e professionale e una mappatura dettagliata circa il perimetro, i possibili rischi e i focus chiave del report.
2. Il potere dei dati: per dare valore al bilancio di sostenibilità aziendale occorre sempre impiegare dei dati basati su un approccio scientifico di evidenza, misurabili con riferimenti e strumenti oggettivi riconosciuti.
3. No a fretta e improvvisazione: la stesura di un bilancio di sostenibilità richiede dai 4 ai 6 mesi come tempistiche minime e non si può affrontarla quindi con superficialità o peggio ancora con la fretta di dover consegnare il documento.
4. Omissioni vietate: in un bilancio di sostenibilità non bisogna mai omettere eventuali obiettivi fissati l’anno precedente ma non raggiunti. Essendo un documento pubblico l’opinione pubblica e i competitor chiederanno il perché della dimenticanza, con effetti diretti sulla reputazione aziendale.
5. Stakeholder on board: è essenziale il coinvolgimento degli stakeholder sulle tematiche chiave, ingaggiandoli con modalità diversificate e non standardizzate. La qualità dell’ascolto, infatti, non si può ridurre solo ad un questionario inviato in modo asettico, uguale e standardizzato per tutti.
6. Infografiche in aiuto: scegliere le immagini giuste da inserire come accompagnamento ad un report di sostenibilità non significa selezionare le immagini più belle, come ad esempio quelle del sito aziendale, ma quelle che supportano e rendono immediata per tutti la lettura dei dati tecnici.
7. Più di una presentazione aziendale: il bilancio di sostenibilità non è una presentazione aziendale più estesa, è un vero e proprio strumento di gestione organizzativa ed economica, che evidenzia rischi e potenzialità dell’impresa oltre che un potente strumento di marketing.
8. Rispetto della regolamentazione europea: la nuova direttiva “CSRD” che ha rivisto il tema della redazione dei bilanci di sostenibilità comporta ancora più impegno, trasparenza e principi più dettagliati e strutturati nella stesura.
9. Il mercato batte l’obbligo di legge: sempre più spesso è il mercato che sollecita la presentazione del bilancio di sostenibilità per l’accesso ad un bando o per il rinnovo di un contratto, sebbene non vi sia obbligo di legge per tutte le aziende.
10. Learning by doing: Il bilancio di sostenibilità è un lavoro di gruppo, un percorso di sviluppo della cultura aziendale che, spesso, nelle aziende di medie e grandi dimensioni porta all’istituzione di un comitato di sostenibilità che supporta il CDA nelle scelte strategiche aziendali.
Economia eco-digitale raddoppierà in 5 anni, raggiungendo quasi 33.000 miliardi di dollari. Il potenziale inutilizzato delle tecnologie digitali è immenso e secondo le previsioni la transizione verso un’economia eco-digitale (1), guidata dal digitale e dalla sostenibilità, è destinata a raddoppiare entro il 2028.
È quanto emerge dall’ultimo report del Capgemini Research Institute, “The Eco-Digital Era™: The dual transition to a sustainable and digital economy”, elaborato in collaborazione con il Digital Value Lab del Digital Data Design Institute di Harvard. Secondo il report, negli ultimi cinque anni l’implementazione delle tecnologie digitali ha consentito alle organizzazioni di ridurre il consumo energetico di quasi un quarto e le emissioni di gas serra (GHG) del 21%. In questa nuova era caratterizzata da una duplice transizione verso un’economia in grado di offrire non solo valore economico, ma anche ambientale e sociale, una maggiore adozione del digitale stimolerà la crescita economica mettendo al centro la sostenibilità.
Più collaborativa e legata alle piattforme, l’era eco-digitale™ sta dando vita a nuovi modelli di business e flussi di ricavi, nonché a una maggiore efficienza dei costi, grazie all’utilizzo di dati, cloud, ecosistemi collaborativi e prodotti e servizi connessi. Secondo il report, sette organizzazioni su 10 concordano sul fatto che i business model orientati al digitale diventeranno un fattore determinante per la crescita dei ricavi nei prossimi tre-cinque anni. Inoltre, il 60% si aspetta che i business model orientati al digitale generino maggiori ricavi rispetto a quelli tradizionali.
“Nell’era eco-digitale si esplora maggiormente il valore delle tecnologie digitali per le imprese, ad esempio attraverso la scalabilità dei dati e del cloud, facendo in modo che le tecnologie digitali svolgano un ruolo cruciale nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità. C’è anche una rapida evoluzione delle tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale generativa e la biologia sintetica, così come una maggiore collaborazione che dà origine a ecosistemi digitali”, commentano Suraj Srinivasan, Philip J. Stomberg Professor of Business Administration presso Harvard Business School e Head of the Digital Value Lab del Digital Data and Design Institute di Harvard. “Questo cambiamento è davvero fondamentale, intersettoriale e di natura globale. Una delle domande più grandi che le organizzazioni devono affrontare e gestire, man mano che crescono, è sapere cosa centralizzare e cosa decentralizzare in termini di architettura delle piattaforme e, soprattutto, di governance dei dati”.
Le tecnologie tradizionali su larga scala sono destinate a generare il valore più elevato
Si stima che gli investimenti nella trasformazione digitale, dalla scalabilità delle tecnologie tradizionali e dall’implementazione di misure di cybersecurity, alla riqualificazione della forza lavoro e all’automazione dei processi aziendali, genereranno i rendimenti più significativi nei prossimi cinque anni, passando dall’attuale 4% al 14% nel 2028.
Secondo il report, circa la metà delle organizzazioni (48%) sta pianificando o sviluppando attivamente delle strategie volte a sfruttare il potenziale delle tecnologie emergenti, come l’edge computing e l’AI generativa. Tuttavia, tecnologie consolidate come dati, analytics e cloud su larga scala saranno quelle che secondo le organizzazioni forniranno i vantaggi di business più incisivi nei prossimi cinque anni.
“L’economia eco-digitale non ha niente in comune con i precedenti modelli di business, e la società sta sfruttando solo una frazione del potenziale complessivo che tecnologie mainstream come cloud, AI e automazione possiedono”, ha dichiarato Raffaella Santoro, Managing Director di Capgemini Invent in Italia. “Le organizzazioni dovranno fare leva sull’efficienza del loro core business, ottenuta grazie al digitale, al fine di sbloccare gli investimenti necessari per questa duplice transizione. Siamo alle porte di una nuova era di trasformazione e abbiamo solo iniziato a scoprire in che modo le tecnologie digitali possono dare un contributo per ottenere notevoli vantaggi a livello economico, ambientale e sociale”.
L’implementazione delle tecnologie digitali ha aiutato le organizzazioni a diminuire il consumo di energia di quasi un quarto
Solo negli ultimi cinque anni, l’implementazione delle tecnologie digitali ha permesso alle organizzazioni di ridurre i consumi energetici di quasi un quarto (24%) e di diminuire le emissioni di gas serra del 21%. Il report stima che entro il 2028 la percentuale di riduzione delle emissioni globali di gas serra ottenuta grazie all’uso delle tecnologie digitali supererà l’aumento delle emissioni previsto e attribuito al digitale.
Quasi il 40% dei dipendenti totali sarà dedicato alle iniziative digitali nei prossimi 3-5 anni
La forza lavoro globale dovrà subire una trasformazione significativa per stare al passo con i progressi tecnologici su scala industriale. Il 64% delle organizzazioni sta già investendo nella riqualificazione del proprio organico, ma è necessario adottare strutture flessibili che consentano una rapida evoluzione.
Metodologia di ricerca
Il Capgemini Research Institute ha intervistato 1.500 dirigenti di livello senior (a partire dal grado di director) di 1.350 grandi organizzazioni con un fatturato annuo superiore a 1 miliardo di dollari (o un budget annuo superiore a 50 milioni di dollari per le aziende del settore pubblico) e 150 startup dal valore superiore a 1 miliardo di dollari, tutte attivamente impegnate in molteplici iniziative digitali e/o con una strategia digitale integrata. L’istituto ha inoltre condotto interviste approfondite con 26 dirigenti senior ed esperti di settore. Le organizzazioni oggetto dell’indagine sono attive in diversi settori, tra cui automotive, prodotti di consumo, retail, life sciences, banking e wealth management, assicurazioni property e casualty, telecomunicazioni, energia e utility, aerospaziale e difesa, tecnologia, industria manifatturiera e servizi pubblici. Hanno sede in 14 paesi tra Nord America, Europa e area Asia-Pacifico.
(1) Con economia eco-digitale si intende la duplice transizione verso un’economia che offre non solo valore economico, ma anche valore ambientale e sociale. Nell’era eco-digitale™, si esplora maggiormente il valore delle tecnologie digitali per le imprese, il ruolo cruciale delle tecnologie digitali nel raggiungimento degli obiettivi sostenibili, la rapida evoluzione delle tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale generativa e la biologia sintetica, e una maggiore collaborazione che dà origine a ecosistemi digitali.
Capgemini è leader mondiale nel supportare le aziende nel loro percorso di trasformazione digitale e di business facendo leva sul potere della tecnologia. Lo scopo del Gruppo è garantire un futuro inclusivo e sostenibile, sprigionando l’energia umana attraverso la tecnologia.
Capgemini è un’organizzazione responsabile e diversificata di circa 350.000 persone presente in più di 50 paesi nel mondo.
55 anni di esperienza e una profonda conoscenza dei settori di mercato rendono Capgemini un partner affidabile per i suoi clienti, in grado di fornire soluzioni innovative per le loro esigenze di business, dalla strategia alla progettazione alle operation, grazie alle competenze in ambito cloud, dati, AI, connettività, software, digital engineering e piattaforme. Nel 2022 il Gruppo ha registrato ricavi complessivi pari a 22 miliardi di euro.
Il Capgemini Research Institute è il think-tank interno di Capgemini dedicato a tutto ciò che è digitale. L’istituto pubblica lavori di ricerca in merito all’impatto delle tecnologie digitali sulle grandi aziende tradizionali. Il team fa leva sul network mondiale di esperti Capgemini e lavora a stretto contatto con partner accademici e tecnologici. L’istituto possiede centri di ricerca dedicati in India, Singapore, nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Recentemente, è stato nominato il miglior istituto di ricerca al mondo per la qualità dei suoi lavori da una giuria di analisti indipendenti.
Assicurazioni e sostenibilità criteri ESG. “La sostenibilità nel settore assicurativo italiano” è la ricerca realizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile e ANIA, presentata nell’ambito delle Settimane SRI.
I criteri ESG sono inclusi in larga misura nel settore assicurativo italiano e, in molti ambiti, mostrano miglioramenti rispetto ai risultati dello scorso anno.
Lo rileva la ricerca realizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile e dall’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici (ANIA), presentata a Roma nell’ambito delle Settimane SRI, la principale rassegna in Italia sulla finanza sostenibile, promossa e organizzata dal Forum. L’indagine, avviata nel 2022, è giunta quest’anno alla seconda edizione, con una partecipazione pari al 76% del mercato assicurativo italiano in termini di premi raccolti. Il dato è in aumento rispetto allo scorso anno, in cui le compagnie rispondenti rappresentavano una quota di mercato premi pari al 73%.
La ricerca è stata realizzata con il sostegno di Etica SGR, Generali Italia, Reale Mutua, Unipol Gruppo.
Aspetti generali e di governance
– La quasi totalità (circa il 90%) del campione ha istituito una funzione aziendale e/o un comitato ad hoc dedicati ai temi di sostenibilità, per lo più a diretto riporto del CdA o delle funzioni apicali. In merito alle politiche di remunerazione, per la parte variabile delle retribuzioni, anche quest’anno la quasi totalità (il 90%) del campione prende in considerazione il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. Di questa quota, l’83% utilizza indicatori quantitativi (in gran parte associati anche a obiettivi qualitativi).
– Quest’anno l’indagine ha analizzato anche l’inclusione dell’obiettivo della parità di genere all’interno delle politiche di gestione delle risorse umane e i ruoli a cui si applica. Ne è emerso che il 98% del campione tiene conto di tale obiettivo, nella maggioranza dei casi (96%) tramite indicatori quantitativi (accompagnati nel 75% dei casi da indicatori qualitativi); tale obiettivo è esteso a tutto il personale nel 50% dei casi e a tutto il personale e ai membri del CdA nel 41%.
– Per la diffusione dei temi di sostenibilità all’interno della governance delle compagnie di assicurazione, un ruolo fondamentale può essere svolto dalla formazione: il mercato italiano ne ha compreso l’utilità e, infatti, la totalità delle società rispondenti si è già dotata di programmi formativi sui temi di sostenibilità. Questi ultimi sono rivolti principalmente a tutto il personale e ai membri del Consiglio di Amministrazione.
Inclusione dei criteri ESG nelle decisioni di investimento
– Rispetto al ruolo di investitori istituzionali delle compagnie di assicurazione, l’indagine mostra che pressoché la totalità del campione (il 99,98%) include i criteri ESG nelle decisioni di investimento, in particolare nelle decisioni riferite al portafoglio diretto e in delega. Il dato acquisisce ancor più rilevanza se si considera che nel 93% dei casi le strategie SRI sono adottate su una porzione rilevante del portafoglio (75-100%). Anche quest’anno la principale motivazione che spinge le assicurazioni a effettuare investimenti sostenibili è la possibilità di coniugare l’impatto socio-ambientale con un congruo ritorno finanziario.
– Diverse sono le strategie SRI mediante le quali le politiche di investimento sostenibile vengono applicate, con una prevalenza delle esclusioni. È però importante evidenziare la crescente diffusione della strategia dell’engagement e, in particolare, la partecipazione delle compagnie di assicurazione a iniziative di engagement collaborativo.
– Le assicurazioni ricoprono un ruolo decisivo nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e, in particolare, nella mitigazione e adattamento al cambiamento climatico. Dalla ricerca emerge un aumento della consapevolezza sul tema: il 95% del campione misura l’impronta di carbonio del portafoglio e, come nel 2022, ne utilizza i risultati principalmente per identificare le azioni necessarie a ridurre le emissioni associate agli investimenti. Inoltre, il 71% del campione include la neutralità climatica nelle scelte di investimento, in prevalenza attraverso obiettivi intermedi misurabili allineati a standard riconosciuti a livello internazionale.
Inclusione dei criteri ESG nell’attività di sottoscrizione dei rischi
– In riferimento all’attività di sottoscrizione dei rischi, anche quest’anno il campione o già include i criteri ESG nella definizione dell’offerta di prodotti assicurativi danni o prodotti assicurativi vita diversi dai prodotti di investimento oppure ha avviato (o sta proseguendo) valutazioni in merito, indicando come principale opportunità la possibilità di incentivare comportamenti più sostenibili e meno rischiosi nella clientela.
– L’inclusione dei fattori di sostenibilità avviene principalmente tramite la limitazione dell’offerta di prodotti assicurativi per le attività esposte ad alti rischi ESG, l’offerta di prodotti assicurativi per la copertura dei rischi climatici (per lo più legati all’acqua, al vento e alle temperature), nonché l’offerta di prodotti specifici per favorire l’inclusione assicurativa; in quest’ultimo ambito, in particolare tramite coperture assicurative dedicate agli Enti del Terzo Settore e/o alle organizzazioni non profit e attraverso prodotti per favorire la conciliazione vita-lavoro e la genitorialità.
“Grazie alla solida partnership tra il Forum e ANIA, anche quest’anno abbiamo scattato una precisa fotografia dell’evoluzione degli investimenti ESG nel comparto assicurativo. Le assicurazioni sono una categoria fondamentale di investitori istituzionali e la loro crescente propensione alla sostenibilità costituisce un aspetto molto positivo. Questi operatori svolgono un ruolo chiave nella gestione dei rischi e rappresentano dei veri punti di riferimento per gli altri operatori finanziari”, dichiara Francesco Bicciato, Direttore Generale del Forum per la Finanza Sostenibile.
Virginia Antonini, Head of Sustainability and Corporate Communication, Reale Group: “Partner del Forum per la Finanza Sostenibile dal 2018, Reale Mutua non poteva mancare tra i sostenitori della seconda edizione della Ricerca sulla Sostenibilità nel settore assicurativo italiano. Questo è uno strumento utilissimo per sentire il polso del settore rispetto all’approccio che il comparto sta tenendo in relazione al tema dell’integrazione della Sostenibilità nel core business assicurativo. In Reale Group, la sostenibilità è parte essenziale della nostra identità, radicata nella nostra essenza e riflessa in modo saldo all’interno della governance aziendale. In qualità di società benefit, Reale Mutua ha adottato un approccio di integrazione ex ante delle tematiche ESG in tutti i processi aziendali. Le sei finalità di beneficio comune, previste all’interno dello Statuto della Compagnia, intendono prendere in considerazione le esigenze di tutti i nostri Stakeholder: Dipendenti, Soci-Assicurati e Clienti, Organi Sociali, Intermediari e altri canali distributivi, Fornitori di beni e servizi, Collettività e Ambiente, Azionisti delle Società Controllate, Autorità e Agenzie di Vigilanza e Controllo. Riteniamo che solo in questo modo si possa generare quella forza trasformativa che ci permetterà di fare fronte alle sfide globali attuali e future”.
Giulia Balugani, Sustainability Manager, UnipolSai Assicurazioni: “L’indagine conferma il crescente impegno del settore assicurativo per la gestione di impatti, rischi e opportunità legati ai fattori ESG – ormai integrati in tutti i processi aziendali fondamentali – con un focus sulle azioni volte a ridurre le emissioni di carbonio, sia quelle dirette sia quelle legate alla catena del valore. Dalla ricerca emerge, inoltre, che il 21% delle Compagnie ha integrato nei propri piani strategici la promozione di azioni di adattamento per garantire l’assicurabilità dei settori più esposti ai rischi climatici. Quest’ultimo rappresenta una grande sfida per la società dove le competenze del settore assicurativo possono apportare un contributo davvero rilevante, come riconosciuto anche dal regolatore europeo. Pur a fronte della notevole complessità del tema, sarà fondamentale che le Compagnie e il comparto nel suo insieme proseguano e rafforzino il loro impegno in merito”.
Barbara Lucini, Head of Country Sustainability & Social Responsibility, Generali Italia: “Il report mostra un avanzamento complessivo del settore nell’integrazione dei fattori ESG all’interno del business, sia a livello di investimenti sia di sottoscrizione e con un’attenzione ai temi sociali sempre più forte. Un’evoluzione in linea con la strategia “Lifetime Partner 24: Driving Growth” di Generali, che ha nella sostenibilità il suo principio ispiratore e mira a ottenere un impatto sociale e ambientale positivo su tutti gli stakeholder attraverso una piena integrazione dei criteri ESG nel business e nei processi, lo sviluppo di un mindset sostenibile e inclusivo all’interno dell’organizzazione e l’impegno attivo nelle comunità”.
Arianna Magni, Head of Institutional and International Business Development, Etica SGR: “Anche nella seconda edizione della ricerca sul settore assicurativo emerge con chiarezza la maturità e l’impegno crescente nell’integrare considerazioni di sostenibilità nella governance e negli investimenti. Tra i vari parametri in crescita rispetto allo scorso anno, si evidenzia un’ulteriore diffusione della strategia dell’engagement (+16%), un prezioso ed efficace strumento per integrare tematiche legate al lavoro e alla comunità nell’azione volta a contrastare il cambiamento climatico. Vi è un riconoscimento crescente dell’importanza della dimensione sociale nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, soprattutto in termini di impatti sul lavoro e sulla comunità. Raggiungere una transizione giusta, in linea con l’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico 2015, contribuirà ad accelerare l’azione per il clima in modo da raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs)”.
Il Forum per la Finanza Sostenibile è un’associazione non profit nata nel 2001. La base associativa è multi-stakeholder: ne fanno parte operatori finanziari e altre organizzazioni interessate all’impatto ambientale e sociale degli investimenti. La missione del Forum è promuovere la conoscenza e la pratica dell’investimento sostenibile, con l’obiettivo di diffondere l’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nei prodotti e nei processi finanziari. Il Forum per la Finanza Sostenibile è membro di Eurosif, lo European Sustainable Investment Forum.