Author: enrico

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Certificazione pesci di allevamenti intensivi. Un gruppo di attivisti di Essere Animali, organizzazione per la protezione degli animali, il 9 agosto è entrata in azione davanti a un allevamento intensivo di pesci in Italia, con lo scopo di mettere in luce l’incoerenza dell’etichetta rispetto alle reali condizioni degli animali in questi allevamenti.

Gli attivisti hanno portato davanti alle vasche dove sono allevati i pesci uno striscione di 10 metri con lo slogan “Acquacoltura INsostenibile per i pesci”.

L’azione si inserisce nella campagna “Acquacoltura INsostenibile”, lanciata a luglio dall’organizzazione italiana per denunciare le gravi lacune all’interno del sistema di certificazione promosso da API Associazione Piscicoltori Italiani.

La certificazione – inserita all’interno dei sistemi di qualità nazionale (SQNZ) del Ministero dell’Agricoltura – permette infatti di etichettare i prodotti ittici con il claim “acquacoltura sostenibile”, ma il disciplinare che regola quest’etichetta non fornisce una definizione di benessere animale, né menziona criteri chiari per eliminare le principali cause di sofferenza per i pesci negli allevamenti.

Si tratta di mancanze molto gravi considerando che l’OIE, Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale, riconosce i pesci come esseri senzienti, cioè in grado di provare sentimenti come paura e dolore, e il loro benessere è considerato un elemento ormai così importante da essere menzionato esplicitamente in tutti i documenti ufficiali che affrontano il tema della sostenibilità in acquacoltura, dagli orientamenti strategici 2021-2030 della Commissione europea alle linee guida per le aziende sviluppate dalla Global Reporting Initiative.

Secondo i dati dell’Associazione Piscicoltori Italiani, il fatturato dell’acquacoltura italiana nel 2022 ha registrato uno scatto in avanti rispetto all’anno precedente, parliamo di 303,8 milioni di euro di valore per un totale di 53.900 di tonnellate di pesce prodotto. Senza contare che d’estate le preferenze di acquisto e consumo dei consumatori sono più facilmente indirizzate verso i prodotti ittici.
Questo significa che i consumatori potrebbero imbattersi più facilmente in una etichettatura sulla “acquacoltura sostenibile” che rischia di confonderli e spingerli a comprare un prodotto sulla base di informazioni incomplete.

È fondamentale che una certificazione ufficiale incentrata sulla sostenibilità e validata dal Ministero tenga conto del benessere dei pesci in modo concreto e strutturato, integrando come minimo alcuni cambiamenti indispensabili per affrontare nella pratica le criticità di benessere più rilevanti per questi animali.

Per questo Essere Animali richiede al più presto le seguenti modifiche:
1. Integrazione nel disciplinare di una definizione chiara di benessere animale. Una definizione di riferimento è necessaria per poter identificare e interpretare con precisione i criteri di valutazione del benessere dei pesci.
2. Obbligo di stordimento efficace prima dell’abbattimento. Diversi regolamenti e linee guida europei e internazionali ritengono prioritario per il benessere dei pesci garantire uno stordimento efficace prima dell’abbattimento, così come già accade per gli animali terrestri. La maggior parte dei metodi attualmente utilizzati in fase di abbattimento, infatti, causano dolore profondo e sofferenza prolungata nei pesci, che possono anche impiegare interminabili minuti prima di morire. In tema di sostenibilità economica, un recente report prodotto da Essere Animali e Animal Ask mostra come l’implementazione di metodi di stordimento più rispettosi del benessere di trote, spigole e orate incide in modo contenuto, e quindi sostenibile, sui costi totali di produzione.
3. Densità massime e qualità dell’acqua nelle gabbie di mare. Nel disciplinare non vengono forniti parametri di qualità dell’acqua da rispettare per le gabbie di mare ma è fondamentale aggiungere i valori da monitorare regolarmente, e le rispettive soglie. In accordo con le raccomandazioni del report commissionato nel 2022 dall’Aquaculture Advisory Council, un organo composto al 60% da organizzazioni di settore e al 40% da altri portatori di interesse (tra cui le ONG) che ha il ruolo di fornire consulenza alla Commissione europea e agli Stati membri su nuove misure legislative o regolatorie a livello europeo o nazionale in tema di acquacoltura, per poter parlare di benessere animale le densità massime per spigola e orata non dovrebbero superare i 15 kg/m3.
4. Densità massime e qualità dell’acqua per allevamenti a terra. In accordo ancora una volta con le raccomandazioni del report commissionato nel 2022 dall’Aquaculture Advisory Council, le densità massime non dovrebbero superare i 15 kg/m3 per spigola e orata e i 25 kg/m3 per le trote. In linea con le più recenti pubblicazioni scientifiche, andrebbero rivisti e migliorati anche altri parametri di qualità dell’acqua, come temperatura, livello di ossigeno disciolto, concentrazione di ammoniaca e velocità di corrente.

Dichiara Brenda Ferretti, Campaigns Manager di Essere Animali: “Allevare animali in condizione di sovraffollamento per cui non è previsto nemmeno uno stordimento efficace non può essere certificato “Acquacoltura Sostenibile”. Con questa azione abbiamo voluto spronare l’Associazione Piscicoltori Italiani ad accogliere le nostre richieste di integrare nel loro disciplinare le modifiche proposte e ribadire anche che il Ministero dell’Agricoltura può giocare un ruolo importante con queste certificazioni, tenendo conto di tutti i fattori – come il benessere animale e le misure concrete per tutelarlo – e tutti i cittadini, anche quelli che hanno a cuore gli standard di benessere animale, che si sentono e si dovrebbero sentire sempre rappresentate dalle istituzioni”.

www.essereanimali.org

documento AAC ethology to improve farmed fish welfare and production

Bacini di raccolta pluviali riducono rischi alluvionali. A seguito degli eventi meteorologici estremi che si sono succeduti nel mese di luglio sul territorio, BrianzAcque comunica che i parchi dell’acqua e le vasche volano, costruite in questi anni, sono regolarmente entrate in funzione.
Hanno così incamerato e trattenendo milioni di litri d’acqua che altrimenti avrebbero invaso strade e abitazioni, peggiorando una situazione già molto critica.

Se alcuni centri abitati non sono stati alluvionati, come accaduto anni fa, o hanno subito un allagamento limitato, il motivo è in gran parte da attribuire alla lungimirante capacità del gestore del servizio idrico locale di pianificare opere pubbliche infrastrutturali per l’adattamento e la mitigazione del cambiamento climatico.

Ad Arcore, Biassono, Macherio, Nova Milanese, Bellusco, le vasche hanno permesso di reggere il colpo contenendo gli allagamenti a situazioni puntuali dove foglie e rami strappati dal forte vento hanno occluso le griglie di raccolta delle acque.
Proprio sul tema della questione dei danni riconducibili all’intasamento di caditoie, il Presidente e AD di BrianzAque, Enrico Boerci, propone la “promozione di un coordinamento tra BrianzAcque, i vari Comuni, la Protezione Civile, le aziende di pulizia strade e spurghisti, che possa essere attivato ed entrare in funzione nel caso in cui si annuncino allerte meteo per il territorio”.
Le pochissime situazioni in cui si sono verificati problemi seri, infine, sono legate ad una elevatissima intensità di pioggia puntuale e al breve intervallo di tempo tra gli eventi temporaleschi che non ha permesso lo svuotamento dei manufatti.

Le infrastrutture realizzate da BrianzAcque consistono sostanzialmente in invasi sotterranei in grado di aumentare la capacità delle reti fognarie esistenti di ricevere i volumi di acqua generati in maniera repentina e impulsiva dalle superfici urbane impermeabilizzate colpite dai temporali, rilasciandoli poi nel tempo in maniera controllata e non impattante verso gli impianti fognari di valle. Non bisogna infatti dimenticare che le reti esistenti sono state prevalentemente realizzate 40/50 anni fa, e anche di più, secondo criteri di progettazione che facevano riferimento alle superfici urbane e alle piogge dell’epoca.
Il piano di ottimizzazione e ammodernamento che BrianzAcque sta attuando annovera un complesso di opere costose e tecnicamente impegnative, anche per l’impatto generato sulla collettività durante l’esecuzione dei cantieri, che richiede un orizzonte temporale di medio-lungo periodo per essere completato.

Sugli ultimi eventi climatici estremi BrianzAcque ha raccolto dati scientifici e considerazioni del climatologo Alessandro Ceppi, ricercatore del Politecnico di Milano, esperto in meteorologia, idrologia e monitoraggio ambientale. Una analisi che documenta come i fenomeni meteo eccezionali, presi in esame, si siano manifestati ciascuno con proprie peculiarità e con differenti caratteristiche.

LUGLIO MESE PIÙ CALDO NELLA STORIA DEL PIANETA
Il programma Copernicus Climate Change Service (C3S) ha appena annunciato come le prime 3 settimane di luglio siano state le più calde a livello globale e il mese si appresta a chiudere al primo posto come il mese più caldo di sempre sul nostro pianeta. Anche sul territorio brianzolo stiamo vivendo un’estate a due volti: alte temperature fino a 35°C con tassi di umidità elevati si alternano a momenti di violenti nubifragi su diverse aree della Brianza. Sono condizioni meteorologiche estreme che si stanno manifestando sempre più frequentemente sul nostro territorio.

PRECIPITAZIONI SEMPRE PIÙ INTENSE
È ormai noto come i cambiamenti climatici rendano più probabili gli episodi di pioggia intensa attraverso una maggiore evaporazione dai mari divenuti più caldi, e ad una maggiore capacità dell’aria calda di contenere vapore acqueo, dunque acqua precipitabile. Maggiore vapore acqueo in atmosfera significa più energia in gioco per la formazione di precipitazioni intense. Ed è proprio quello che è successo in questo mese di luglio: un’atmosfera carica di energia, un cocktail con elevati valori termici unito alla presenza di un alto contenuto di vapore acqueo che ha provocato intensi temporali innescati dall’arrivo di aria più fresca da nord-ovest.

GLI EVENTI METEO PRESI IN ESAME
Abbiamo analizzato 3 eventi tra più rilevanti accaduti sul territorio brianzolo nel mese di luglio, in particolare il giorno 4, 21 e 24, quando diversi comuni della provincia sono stati colpiti da precipitazioni intense accompagnate da forti raffiche di vento e chicchi di grandine anche di grandi dimensioni.

L’evento temporalesco del 4 luglio è stato significativo tra i comuni di Briosco e Giussano quando nel giro di 1 ora sono caduti 73.4 e 72 mm (1 mm equivale a 1 litro d’acqua su metro quadro).

L’evento del 21 luglio è stato particolarmente intenso sulla città di Seregno, finendo tra le prime pagine dei giornali e telegiornali nazionali. L’evento è iniziato alle ore 10:30 ed è terminato alle ore 11. In 30 minuti sono caduti 50 mm di precipitazione. I temporali sono partiti da ovest circa un’ora prima con un sistema a multi-cella per unirsi in un’unica super cella temporalesca che ha poi generato anche un tornado nel comune di Cernusco sul Naviglio. Nello stesso giorno, un nuovo temporale si è abbattuto la sera tra le ore 20 e 21 causando molti disagi su Monza e dintorni dove le precipitazioni (30 mm in 30 minuti) sono state accompagnate da forti raffiche di vento tra 75-95 km/h.

Un altro evento intenso è stato quello del 24 luglio quando attorno alle ore 13:45 un violento temporale ha colpito la parte centro-sud della provincia di Monza e Brianza con precipitazioni intense con raffiche di vento fino a 100 km/h e grandine.

Nel comune di Agrate si sono registrate precipitazioni fino a 39 mm in 15 minuti
Tutti questi valori sono tipici di eventi di pioggia che nella normalità si verificano mediamente ogni 75 – 100 anni. Nel resto della provincia il vento ha divelto e spezzato alberi, abbattendoli al suolo. Il fenomeno meteorologico si chiama downburst come illustrato nella figura sottostante e nella sequenza di immagine registrate a Seregno durante l’evento.

I danni apportati dal downburst riguardano una superficie ben più estesa rispetto a quella interessata dal passaggio di un tornado che è un fenomeno più localizzato e caratterizzato da raffiche di vento in rotazione ciclonica. Essendo associato a fenomeni temporaleschi è spesso accompagnato da forti precipitazioni e fulminazioni. Inoltre, l’impatto col suolo crea un improvviso scoppio (da qui l’uso del termine burst). Tali scoppi di vento sono molto dannosi, simili a quelli di una tromba d’aria, in realtà i venti della raffica discendente hanno sempre un moto rettilineo e mai rotatorio.

L’azione meccanica e congiunta di vento forte, pioggia e grandine ha ulteriormente aggravato i danni al suolo con alberi abbattuti (un suolo umido è infatti più instabile rispetto a un suolo secco) e tetti scoperchiati.
Un secondo episodio invece ha interessato buona parte della provincia nella sera di lunedì 24 tra le ore 21 e 22 con forti grandinate con chicchi tra 4-8 cm di diametro a seconda delle zone, provocando molti danni ai tetti, panelli fotovoltaici, auto, alla vegetazione, alle colture e un generale blackout elettrico durante la fase critica.

www.brianzacque.it

Diversificare approvvigionamenti acque. Il 4 luglio 2023 è stato il giorno più caldo di sempre sulla Terra. In un contesto di crisi climatica e di riduzione della disponibilità di acqua, è prioritario ragionare sulle fonti di approvvigionamento idrico alternative e come efficientare il loro utilizzo.

La Community Valore Acqua per l’Italia di The European House – Ambrosetti, al via dei lavori che porteranno alla realizzazione della quinta edizione del libro bianco “Valore Acqua per l’Italia”, si fa portavoce di un approccio integrato: potenziare gli invasi e raccogliere le acque meteoriche, riutilizzare l’acqua a fini irrigui e industriali e promuovere la dissalazione dell’acqua marina.

La dissalazione
A livello globale vengono generati 108 milioni di metri cubi al giorno di acqua dissalata; in Italia appena 650 mila (il 5,9% della produzione giornaliera europea). La dissalazione delle acque marine, una delle possibili soluzioni al problema della siccità come emerso dal primo incontro della Community Valore Acqua per l’Italia, viene realizzata nel nostro Paese da 340 impianti (oltre il 50% costruiti prima del 2000) che generano acque impiegate per quasi il 70% nel settore industriale (68,3%) e destinate solo in minima parte all’agricoltura e all’uso civile.

“La dissalazione – ha affermato Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti – ha le potenzialità per diventare una delle soluzioni di un sistema integrato di approvvigionamento idrico nel nostro Paese, con un mercato oggi però fortemente sviluppato nel Medio Oriente e che concentra il 39% della capacità di dissalazione del mondo, l’Europa l’11% dietro gli Stati Uniti (18%) e davanti all’Africa (8%). Il mercato della dissalazione vale oggi 13,6 miliardi di euro (quasi 23 mila impianti attivi) per una capacità produttiva che aumenta mediamente del 6,8% all’anno. La dissalazione dell’acqua non può essere l’unica soluzione al problema delle siccità, ma va inserita in una rosa di soluzioni per uscire da una logica emergenziale e trattare il tema dell’acqua con un respiro di lungo periodo”.

Italia recupera solo 11% dell’acqua piovana e l’età media delle dighe è di 58 anni (92 in Liguria)
Come emerso dai dati elaborati da The European House-Ambrosetti, un’altra leva importante per una strategia di lungo periodo contro la siccità deriva dalla valorizzazione degli invasi e dalla raccolta di acque meteoriche. L’Italia ha la capacità oggi di recuperare solo 5,9 miliardi di metri cubi di acque meteoriche (11% del totale) a fronte di una disponibilità potenziale di 54 miliardi di metri cubi con un impatto importante sulla filiera agricola, industriale, ma anche civile. Tra le infrastrutture più datate sul territorio troviamo le grandi dighe che hanno un’età media a livello nazionale di 58 anni, ma con punte che raggiungono i 92 anni in Liguria e oltre 80 in Valle d’Aosta e Piemonte. Le più recenti in Puglia e Molise, rispettivamente con un’età media di 41 e 35 anni. Negli ultimi 10 anni sono state attivate solo 2 dighe di grandi dimensioni.

Un’altra dimensione su cui agire è il riuso
“Rispetto alla gestione pubblica – ha aggiunto Valerio De Molli – quella industriale favorisce il riuso delle acque depurate per oltre 23 punti percentuali in più. I 18.000 impianti di depurazione raddoppieranno nel breve-medio periodo, ma rimane da gestire il tema della destinazione delle acque reflue: solo il 4% è oggi destinato al riuso diretto, 6 volte in meno della Spagna e 4 volte in meno rispetto alla Francia”.

The European House – Ambrosetti è un gruppo professionale di circa 300 professionisti, di cui il 54% sono donne, attivo sin dal 1965 e cresciuto negli anni in modo significativo grazie al contributo di molti Partner, con numerose attività in Italia, in Europa e nel Mondo.
Da più di 50 anni siamo al fianco delle imprese italiane, ogni anno serviamo nella Consulenza 1.200 clienti, confezionando progetti su misura, in un ventaglio di 14 aree tematiche.
Ci rivolgiamo a imprese di varie tipologie e dimensioni: in particolare, sviluppiamo annualmente 120 progetti per famiglie imprenditoriali. Realizziamo inoltre più di 200 Studi e Scenari strategici , indirizzati a Istituzioni e aziende nazionali ed europee.
Circa 3.000 esperti nazionali e internazionali vengono coinvolti ogni anno nei 500 eventi realizzati per gli oltre 15.000 manager che accompagniamo nei loro percorsi di crescita professionale. Grazie al nostro know-how e alla tecnologia proprietaria a nostra disposizione, realizziamo workshop, seminari, e complessi eventi digitali e phygital di alto livello, nonché percorsi di Formazione e Aggiornamento Permanente.
Da 47 anni organizziamo Lo Scenario di oggi e di domani per le strategie competitive, Forum internazionale di dibattito sui grandi temi attuali, comunemente noto come Forum di Cernobbio per via della località che tradizionalmente lo ospita. Realizziamo anche un Forum di economia e finanza e Summit Internazionali che stimolano il dialogo tra imprese, governi e istituzioni in Italia e nel mondo.
Siamo il 1° Think Tank Privato italiano, 4° nell’Unione Europea, tra i più rispettati e indipendenti istituti a livello globale su oltre 100 Paesi nel mondo, secondo uno studio della University of Pennsylvania.
A nostra volta, diamo impulso a Think Tank e Comunità tematiche che monitorano alcuni degli argomenti chiave di oggi e sviluppano report con il coinvolgimento dei player del settore.

www.ambrosetti.eu

Sustainability Week 2023 engagement collettivo proposto dal Forum per la Finanza Sostenibile. Come nelle edizioni 2021 e 2022, anche quest’anno i Soci del Forum hanno individuato una serie di temi ritenuti prioritari in ambito ambientale, sociale e di governance, che potrebbero essere sollevati con le società presenti all’Euronext Sustainability Week 2023 per verificare le strategie di sostenibilità adottate e i progressi compiuti.

Proseguire il dialogo costruttivo investitori-imprese su temi di sostenibilità
Si pone questo obiettivo l’iniziativa di engagement collettivo che il Forum per la Finanza Sostenibile ripropone in occasione dell’Euronext Sustainability Week 2023, promossa da Borsa Italiana – Euronext, in programma dal 4 all’8 settembre.

L’iniziativa rientra nelle attività di un gruppo di lavoro permanente avviato dal Forum nel 2021 e rivolto alla base associativa con l’obiettivo di favorire iniziative comuni di engagement.

I temi individuati
Per la parte ambientale,
l’allineamento alla tassonomia europea delle attività economiche ecosostenibili, la divulgazione di dati sugli aspetti ambientali tramite le rilevazioni di CDP (ex Carbon Disclosure Project), l’allineamento degli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti agli standard della Science Based Targets initiative (SBTi), l’introduzione di politiche aziendali per la gestione sostenibile delle risorse idriche e per la tutela della biodiversità.

Nella sfera sociale, i temi condivisi dal gruppo di lavoro si incentrano su: la transizione giusta (Just Transition), la sicurezza sul lavoro, la sostenibilità nella catena del valore, l’interazione con le comunità locali, la parità generazionale e la stabilità della forza lavoro.

Per quanto riguarda la governance, i temi identificati per il 2023 riguardano: l’approvazione del piano di transizione climatica da parte degli azionisti, la parità di genere, le politiche di remunerazione, le politiche fiscali e di lobby.

I Soci del Forum hanno inviato una lettera alle società presenti all’Euronext Sustainability Week 2023 per annunciare l’iniziativa e informare le aziende che potrebbero essere coinvolte in azioni di engagement su questi temi. La lettera è firmata da 32 organizzazioni tra asset manager, casse di previdenza, fondi pensione, banche e imprese assicuratrici, con il supporto di altri 16 soggetti non investitori (ONG, società di consulenza, fondazioni e associazioni di categoria).

“L’engagement rimane tra le strategie più efficaci per prevenire il rischio di greenwashing e rappresenta un valido strumento a disposizione degli investitori per sollecitare le aziende a migliorare sempre di più le loro performance ESG, fissando tempistiche e obiettivi chiari. La dimensione collettiva dell’iniziativa di engagement coordinata dal Forum per la Finanza Sostenibile permette di potenziare il ruolo propulsivo degli investitori, con l’obiettivo di portare avanti il dialogo con le aziende investite nel solco dello sviluppo sostenibile e della trasparenza”, ha dichiarato Francesco Bicciato, Direttore Generale del Forum per la Finanza Sostenibile.

Il Forum per la Finanza Sostenibile (FFS), associazione non profit fondata nel 2001, è il punto di riferimento in Italia per gli investimenti sostenibili. La base associativa è multi-stakeholder e comprende 151 Soci, inclusi i principali asset owner e asset manager che operano in Italia oltre a banche, imprese assicuratrici, società di consulenza e rating provider, associazioni di categoria, fondazioni di origine bancaria, sindacati ed enti del terzo settore.
Dal 2015 il Forum ha assunto un ruolo chiave nel dibattito e nella formazione riguardanti l’engagement, inteso come dialogo costruttivo investitori-emittenti su temi di sostenibilità. Nel 2021 il FFS ha avviato un gruppo di lavoro permanente rivolto ai propri Soci con l’obiettivo di favorire iniziative comuni di engagement. I Soci del FFS hanno partecipato alle edizioni 2021 e 2022 della Sustainability Week promossa da Borsa Italiana, sottoponendo alle aziende alcuni temi ritenuti prioritari in ambito ambientale, sociale e di governance.
Anche per l’edizione 2023 della Sustainability Week i Soci del Forum hanno individuato argomenti di interesse comune che potrebbero essere sollevati negli incontri tra investitori (azionisti e/o obbligazionisti) e imprese. Poiché le società presenti alla Sustainability Week potrebbero essere coinvolte in azioni di engagement da parte dei soci FFS su questi temi, si è scelto di condividerli in anteprima con le aziende, dando così l’opportunità di approfondirli e di raccogliere le informazioni necessarie.

Investitori firmatari
Anima SGR, Arcano Partners, Azimut Capital Management SGR S.p.A., BancoPosta Fondi SGR, Banor SIM, Camperio SIM, Cometa, Coopfond, Ersel, Etica Sgr, Finint Private Bank, Fondaco SGR, Fondo Pegaso, Fondo Perseo Sirio, Fondo Priamo, Fondo Scuola Espero, Fondoposte, Solidarietà Veneto – Fondo Pensione, Groupama Asset Management, IMPact SGR, ITAS Mutua, Kairos Partners SGR, Nordea Asset Management, Raiffeisen Capital Management, Sella SGR, Zurich Italia

Si ringraziano tutti i Soci FFS partecipanti al Gruppo di Lavoro
ADVANT Nctm, ANASF, Arpinge, Assofondipensione, CFA Society Italy, DeA Capital Alternative Funds SGR S.p.A., ECCO, Finance & Sustainability SRL, Fondazione Sodalitas, Impronta Etica, Legambiente, NATIVA, Nummus.Info, Riello Investimenti Partners Sgr, WWF Italia.

Finanzasostenibile.it

Settimanesri.it

Investiresponsabilmente.it

Consip per il PNRR alle P.A. Le gare realizzate da Consip al 30 giugno 2023 sono 59 (valore bandito pari a 19,4 mld/€) per supportare i progetti PNRR delle PA. A fronte delle gare sono già stati attivati contratti “pronti all’uso” su 45 iniziative (e un totale di 171 lotti), per un valore complessivo di 14,6 mld/euro.

Sono tutte iniziative che recepiscono nella documentazione di gara o nella fase post gara i requisiti DNSH (Do No Significant Harm – in materia di impatto ambientale) e quelli previsti dall’art.47 del DL 77/2021 (tutela della parità di genere).

Per quanto riguarda i settori, 40 iniziative (su 59 totali) si concentrano nel settore ICT (servizi per l’adozione del cloud, per la sanità digitale, ma anche hardware e software), 13 sono realizzate in ambito Sanità (per il rinnovo del parco apparecchiature di diagnostica), 6 riguardano il settore Mobility (autobus e veicoli a basso impatto ambientale).

A seguito di queste gare, sono già stati attivati 45 contratti per un valore di 14,6 mld/€ (e un totale di 171 lotti). Il valore residuo dei contratti attualmente disponibile è di oltre 8 mld/€.

In ambito PNRR, oltre a mettere a disposizione delle PA contratti di acquisto “pronti all’uso” e strumenti di negoziazione per effettuare in modo rapido le acquisizioni funzionali ai progetti, Consip è impegnata su due ulteriori linee di azione:
– formazione e tutoraggio dei buyer pubblici per l’utilizzo degli strumenti digitali di acquisto. Al 30 giugno 2023 sono stati formati 22.894 buyer attraverso 324 webinar ed è stata svolto tutoraggio per la conclusione di 621 transazioni attraverso gli strumenti di e-procurement.
– progetti per l’evoluzione del sistema nazionale di e-procurement. Al 30 giugno 2023, prosegue l’implementazione dello Smart Procurement (estensione del perimetro di digitalizzazione degli strumenti di acquisto) e dell’interoperabilità fra sistemi gestionali (ANAC, RGS, Infocamere).

www.consip.it

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Vacanze in foreste FSC che combattono la crisi climatica. Si trovano in Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana e Sardegna: sono aree che producono servizi per la comunità circostante e aiutano a riconnettere le persone con alberi e Natura. Viverci una esperienza è il modo migliore per conoscere da vicino il ruolo dei boschi per combattere la crisi climatica.

Con 11 milioni di ettari di boschi, l’Italia è al secondo posto per copertura forestale in Europa e offre straordinarie possibilità per una vacanza o una esperienza “slow”, dove si concentrano ambiente e benessere, storia e culture, usi civici e antiche leggende. Meglio ancora se poi la scelta privilegia la scoperta di località dove le comunità locali hanno sviluppato nei secoli un forte attaccamento alla risorsa forestale, affinando sistemi di gestione e uso sostenibile che hanno permesso la convivenza di coltivazioni, pascoli e biodiversità.
Non solo: negli ultimi anni e complici gli effetti dei cambiamenti climatici, sono stati riscoperti i servizi di supporto alla vita che le foreste offrono costantemente: tra questi, la cattura e lo stoccaggio di CO2, la conservazione delle risorse idriche, della biodiversità e della ricchezza del suolo, oltre all’accogliere attività turistico-ricreative e culturali.
Ecco quindi quattro opportunità turistiche in aree certificate FSC in Italia, situate in altrettante regioni: qui si è deciso di puntare decisamente non solo sulla gestione responsabile ma anche sulla valorizzazione dei servizi naturali connessi ad alberi e boschi che posso diventare tappe interessanti di un itinerario estivo alla scoperta del Belpaese.

La Sughereta Sperimentale Cusseddu-Miali-Parapinta (Tempio Pausania, Sardegna)
Nello storico distretto del sughero sardo in provincia di Sassari (Comune di Tempio Pausania) è possibile scoprire questa foresta che si estende per circa 67 ettari e che secondo i dati dell’ultimo inventario (2021), conta oltre 30 mila piante di sughera, roverella, leccio e frassino.
È gestita dal Servizio della Ricerca per la Sughericoltura e la Silvicoltura di Agris Sardegna ed è sia un’area produttiva capace di fornire 1.600 quintali di sughero ogni dieci anni, sia un luogo dove si testa la resistenza delle piante a patogeni e le loro capacità di recupero, oltre che la rinnovazione artificiale del bosco – da qui appunto la definizione di “sperimentale”.
Ma è anche un luogo che ospita una particella, denominata “Bosco Naturale”: lasciata a libera evoluzione a partire dagli anni ’60, consente di testare le dinamiche di un bosco che non viene interessato da attività umane per lungo tempo.
È infine, casa di un’infinità di specie locali; tra queste, 400 specie di piante, 14 specie di Orchidee, 218 specie fungine, oltre che a 42 specie di uccelli e di mammiferi come il cinghiale, il riccio, la volpe, la donnola, la martora e la lepre.
Dal 2005 la Sughereta Sperimentale è certificata secondo gli standard di gestione forestale FSC, a cui è stata aggiunta nel 2021 la verifica della conservazione e valorizzazione dei servizi ecosistemici: a cominciare dallo stock di carbonio, equivalente a 8.881,78 tonnellate di anidride carbonica assorbita, e alla protezione della biodiversità.
Le attività di gestione hanno consentito il ripristino e la manutenzione di sorgenti, pozzi e canali di scorrimento, così come il consolidamento delle sponde con essenze adattate agli ambienti umidi.
Per conservare il suolo si è poi proceduto alla rinaturalizzazione di vecchi rimboschimenti e alla realizzazione di nuovi a scopo naturalistico, assieme ad una serie di indagini che hanno consentito di analizzare le caratteristiche fisico-chimiche del suolo e di predisporre le misure per la sua tutela e miglioramento.

L’Oasi Zegna (Biella, Piemonte)
Situata nelle Alpi a circa mezz’ora di auto dal centro di Biella, l’Oasi Zegna nasce dall’idea dell’imprenditore Ermenegildo Zegna di restituire alla comunità un’area di 100 chilometri quadrati che, grazie ad interventi di rimboschimento e messa in sicurezza, oggi ospita 700 ettari di faggete, 300 di abetine e 400 di boschi misti, completamente aperti al pubblico.
Qui sono oltre venti itinerari naturalisti per gli amanti del trekking o del nordic walking, della bicicletta, delle passeggiate a cavallo e dello sci nei mesi più freddi, ma si possono anche seguire corsi e seminari di yoga, meditazione e qi gong, oppure partecipare a percorsi di meditazione e mindfulness camminando nei boschi dell’Oasi.
Non manca ovviamente l’attenzione alla conservazione della biodiversità, che comprende un importante progetto di monitoraggio delle popolazioni Carabus Olympiae, un coleottero endemico che ha rischiato l’estinzione a causa della pressione antropica e che ora è tornato a occupare queste zone grazie ad una migliore gestione forestale e pastorale.
Certificata FSC dal 2022, oggi l’Oasi ha aggiunto la verifica di tutti e cinque i servizi ecosistemici forestali: stock di CO2; conservazione delle fonti idriche, della biodiversità e del suolo; miglioramento dei servizi turistico-ricreativi e culturali.

Il Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano
Trekking, arrampicate, pedalate in bici, sky running e escursioni a cavallo: nei 26.149 ettari del Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano c’è davvero spazio per tutte le esperienze. Istituito nel 2001, ricade sotto il Man and the Biosphere-MAB, un programma scientifico intergovernativo avviato dall’Unesco per promuovere la tutela della biodiversità e le buone pratiche dello sviluppo sostenibile.
Vanta una straordinaria ricchezza di ambienti abitati da specie come il lupo, il muflone, il capriolo, il cervo, la poiana, il falco pellegrino, l’aquila reale, il tritone alpestre ed endemismi come la festuca, la veccia, il palèo genovese e la primula appenninica.
I paesaggi vari ricompresi in questa area offrono al visitatore la possibilità di passeggiare alla scoperta di antichi pascoli (Giunchiglie di Logarghena), castagneti, abetine e faggete, nelle quali è possibile anche scorgere qualche pianta secolare e un’antica segheria idraulica, ora divenuta un rifugio per escursionisti (Abetina Reale). Al momento è l’unico parco nazionale italiano ad essere certificato secondo gli standard FSC, traguardo raggiunto nel 2022, a cui è seguita la verifica di tutti e cinque i servizi ecosistemici. La CO2 al momento stoccata in questa area è pari a 1.755.845,02 tonnellate.

Il Complesso forestale regionale di Rincine (Firenze, Toscana)
Situato in provincia di Firenze, con i suoi 1.448 ettari il Complesso forestale regionale di Rincine fa parte dell’area gestita dall’Unione dei Comuni Valdarno e Valdisieve e interessa i Comuni di Londa, S.Godenzo e Dicomano.
Le aree sono popolate in maggioranza da faggi e cerri, ma è possibile trovare anche conifere, impianti di douglasia, rimboschimenti di pino nero e castagneti. Oltre ai sentieri per trekking, bici o cavallo, è possibile scoprire le bellezze di quest’area attraverso una serie di percorsi specifici: il sentiero selvicolturale ad esempio, che permette di apprendere le tecniche di gestione del bosco appenninico; due percorsi specifici per famiglie, di facile accessibilità e pensati anche per le esigenze dei più piccoli; “le buone erbe”, una passeggiata tra boschi di latifoglie e conifere, prati, pascoli e brughiere alla scoperta delle piante da sempre utilizzate dall’essere umano per i più svariati impieghi.
I boschi di Rincine sono ricompresi, unici nel panorama italiano, all’interno del network delle Foreste Modello, una rete internazionale che promuove forme innovative e sostenibili di governance forestale. Sono inoltre certificati FSC dal 2013, e come altre 13 realtà forestali nel nostro Paese, hanno eseguito la verifica degli impatti di gestione sui servizi naturali per quanto riguarda miglioramento e mantenimento dello stock di carbonio e delle attività turistico-ricreative.

Il Forest Stewardship Council (FSC) è un’organizzazione non governativa e no-profit che include tra i suoi 900 membri internazionali gruppi ambientalisti e sociali, comunità indigene, proprietari forestali, industrie che lavorano e commercializzano prodotti forestali, gruppi della grande distribuzione organizzata, ricercatori e tecnici, che operano insieme allo scopo di promuovere in tutto il mondo una gestione responsabile delle foreste.
FSC Italia nasce nel 2001 come associazione no-profit, in armonia con gli obiettivi di FSC International. Il marchio ha assunto un ruolo di primo piano nel mercato dei prodotti forestali quali legno, carta e prodotti non legnosi (come ad esempio il sughero), collocando il nostro Paese al secondo posto nella classifica internazionale e al primo in quello europeo per quel che riguarda le certificazioni FSC della Catena di Custodia (Chain of Custody, CoC).
Il marchio FSC identifica infatti i prodotti contenenti legno proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. La foresta di origine viene infatti controllata e valutata in maniera indipendente in conformità a questi standard (principi e criteri di buona gestione forestale), stabiliti ed approvati dal Forest Stewardship Council International tramite la partecipazione e il consenso di tutte le parti interessate.

www.fsc-italia.it

Rimodulati i contributi CONAI per carta, legno e vetro. CONAI, dopo confronto con i Consorzi COMIECO, RILEGNO e COREVE, valutato lo scenario attuale della filiera del riciclo degli imballaggi ha rimodulato nuovamente il contributo ambientale (o CAC) per gli imballaggi in carta, legno e vetro.

Gli imballaggi in carta
Dal 1° ottobre 2023, il contributo per gli imballaggi in carta e cartone passerà da 5 euro/tonnellata a 35 euro/tonnellata.
Tra luglio 2020 e luglio 2022 il contributo per la carta si è progressivamente ridotto da 55 a 5 euro/tonnellata. Ciò grazie all’incremento dei valori della carta riciclata sul mercato e alla condizione delle riserve economiche di COMIECO.

La rimodulazione del contributo, oggi, è dovuta a diversi fattori
Rispetto alle previsioni per il 2023, si sono ridotti i ricavi dalla vendita del materiale. Sono inoltre diminuiti i volumi degli imballaggi immessi al consumo e assoggettati al CAC; questo decremento è dovuto principalmente alla contrazione della produzione industriale nelle principali economie mondiali, per le note congiunture internazionali. Il tutto in un contesto di aumento delle quantità di raccolta in convenzione.
Le riserve patrimoniali di COMIECO si sono quindi ridotte sensibilmente al di sotto della soglia voluta e necessaria per garantire la continuità rispetto agli impegni di raccolta e riciclaggio.
Non cambiano i valori degli extra CAC da applicare agli imballaggi poliaccoppiati a base carta idonei al contenimento di liquidi, a quelli di tipo C (con componente cellulosica superiore o uguale al 60% e inferiore all’80%) e a quelli di tipo D (con componente cellulosica inferiore al 60% o non esplicitata).

I valori del CAC per la carta saranno i seguenti:

Gli imballaggi in legno
Dal 1° gennaio 2024, il contributo per gli imballaggi in legno passerà da 8 euro/tonnellata a 7 euro/tonnellata.
Il decremento è correlato a diversi fattori, tra cui un aumento dell’immesso al consumo nel 2021 e 2022 che ha determinato una situazione economica positiva.

Gli imballaggi in vetro
Dal 1° ottobre 2023, il contributo per gli imballaggi in vetro passerà da 23 euro/tonnellata a 15 euro/tonnellata.
Una variazione al ribasso che è conseguenza di diverse situazioni congiunturali. La continua crescita dei prezzi del materiale ceduto in asta, che nella prima parte del 2023 si sono mantenuti superiori a quelli già molto alti del 2022. E la riduzione dei costi di gestione legata al diminuire delle quantità conferite al sistema consortile.
Anche per COREVE, inoltre, le riserve patrimoniali si mantengono sufficientemente alte per permettere una diminuzione del CAC.

Le procedure semplificate per l’import
Le rimodulazioni avranno effetti anche sulle procedure forfettarie/semplificate per importazione di imballaggi pieni.
Il contributo mediante il calcolo forfettario sul peso dei soli imballaggi (tara) delle merci importate (peso complessivo senza distinzione per materiale) passerà dagli attuali 59 a 70 euro/tonnellata dal 1° ottobre 2023 e a 69 euro/tonnellata dal 1° gennaio 2024.
L’aliquota da applicare sul valore complessivo delle importazioni (in euro) diminuirà da 0,12 a 0,11% per i prodotti alimentari imballati, a decorrere dal 1° ottobre 2023; resterà invece invariata quella relativa ai prodotti non alimentari imballati (0,6%).

I contributi forfettari/aliquote saranno i seguenti:

conai.org

Corretto riciclo dei RAEE: Ecolamp costituisce il punto di riferimento per le imprese, puntando a massimizzare la raccolta non solo grazie alla gestione dei RAEE domestici ma offrendo servizi personalizzati al mondo professionale.

Ecolamp, Consorzio non profit per il recupero dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, ogni anno assicura a corretto trattamento oltre 2.500 tonnellate di RAEE. Di questi, circa il 60 per cento arriva dal circuito domestico, grazie ai conferimenti dei privati cittadini presso le isole ecologiche o, con la formula dell’uno contro uno e dell’uno contro zero, presso i punti vendita della distribuzione. Il restante 40 per cento Ecolamp lo raccoglie attraverso i servizi dedicati al mondo professionale, sviluppati nel tempo per soddisfare le esigenze di grandi e piccole imprese e per ogni tipologia di rifiuto elettrico.

Oggi Ecolamp si rivolge al mondo B2B con un’offerta completa e modulabile
È possibile richiedere il ritiro e lo smaltimento di tutte le tipologie di RAEE attraverso una piattaforma digitale ( aladdin.ecolamp.it ) semplice e intuitiva, affiancata da un servizio clienti per un supporto completo.
In particolare, Extralamp è il canale storico del Consorzio, rivolto agli installatori illuminotecnici e a tutte le imprese che devono smaltire tubi neon e altre tipologie di sorgenti luminose;
ExtraPRO è destinato al ritiro e trattamento dei RAEE del raggruppamento R4 come piccoli rifiuti elettrici, plafoniere, cabine elettriche, pannelli fotovoltaici e molto altro;
ExtraRAEE è il canale per il conferimento di grandi bianchi, TV e monitor (RAEE dei raggruppamenti R1, R2, R3), pile, accumulatori e toner. Consente di mettere a confronto l’offerta dei migliori operatori di zona e selezionare la più vantaggiosa.
Infine, per i siti autorizzati allo stoccaggio di sorgenti luminose, la convenzione Waste-in prevede il trasporto ed il trattamento dei RAEE di illuminazione a condizioni preferenziali.

Ecolamp riserva inoltre, per i propri consorziati – Produttori e Importatori di apparecchiature elettriche ed elettroniche – il servizio EcoService, che consente di offrire alla clientela un pacchetto che non solo includa l’acquisto del prodotto nuovo, ma anche il ritiro e lo smaltimento a norma delle apparecchiature sostituite.

Il consorzio Ecolamp si propone quindi, con la gamma dei servizi offerti, come partner strategico per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità sempre più spesso perseguiti dalle imprese in un’ottica ESG ( Environmental, Social, Governance). Una collaborazione che favorisce al contempo l’incremento dei RAEE correttamente riciclati e la realizzazione di un’economia di tipo circolare.

“Le criticità nell’incrementare la raccolta dei rifiuti tecnologici, emerse con maggiore evidenza nell’ultimo anno, richiedono adeguamenti concreti del sistema RAEE. – commenta Fabrizio D’Amico, Direttore Generale di Ecolamp – Sembra chiaro che le attività professionali di installazione, manutenzione e ammodernamento di impianti possano portare alla raccolta di quantità importanti di rifiuti elettrici, anche di natura domestica. Ecolamp, che da oltre quindici anni ha attivato canali dedicati ai conferimenti dei professionisti, oggi è in grado di offrire una gamma di servizi adatti alle diverse esigenze di questi utenti. L’obiettivo è sempre quello di contribuire alla crescita dei RAEE correttamente gestiti e riciclati”.

Ecolamp è il consorzio senza scopo di lucro dedito alla raccolta e al trattamento delle Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche giunte a fine vita (RAEE). Nato nel 2004 per volontà delle principali aziende nazionali e internazionali del settore illuminotecnico del mercato italiano, oggi riunisce oltre 350 produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Dal 2015 Ecolamp è tra i soci fondatori di Eucolight, l’associazione europea nata per dare voce ai Sistemi Collettivi RAEE specializzati nei rifiuti di illuminazione. Ecolamp porta avanti con impegno numerose attività per sensibilizzare cittadini e operatori del settore, coinvolgendo l’unione pubblica sul tema del corretto riciclo dei RAEE. Oggi Ecolamp, in un’ottica di economia circolare, garantisce il recupero di oltre il 95% dei materiali di cui questi rifiuti sono composti e il corretto smaltimento delle sostanze inquinanti, evitando che vengano disperse nell’ambiente.

www.ecolamp.it

Carta dei Diritti degli Oceani. Il Genova Process per il riconoscimento dei diritti dell’Oceano presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Il Genova Process pone il capoluogo ligure al centro di un percorso straordinario, parallelamente allo svolgimento della The Ocean Race, il giro del mondo delle imbarcazioni a vela con equipaggio, terminato nei giorni scorsi con il traguardo per la prima volta in Italia, proprio a Genova.
Il Blue District ospita tutti i workshop del Genova Process, iniziativa che mette nuovamente il capoluogo ligure al centro dell’attenzione mondiale nell’ambito delle politiche e azioni di sostenibilità, per la salvaguardia dei mari e degli ambienti costieri, grazie anche alla sinergia con The Ocean Race.

Ad accogliere i partecipanti del primo workshop è stato il Sindaco di Genova, Marco Bucci: «Il mondo di Ocean Race porta ancora una volta la nostra città al centro dell’interesse internazionale. Non solo per lo sport, ma anche per i contenuti legati alla tutela dell’ambiente e del mare. E’ per noi un’occasione straordinaria e motivo di grande orgoglio essere sede degli incontri che porteranno alla definizione dei principi di una potenziale Dichiarazione dei Diritti degli Oceani. In quel documento, che verrà presentato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York nel settembre 2023, ci sarà molto di Genova, del nostro amore per il mare e del nostro legame con il pianeta blu: una risorsa fondamentale per la vita, la crescita sostenibile, che abbiamo il diritto e il dovere di tutelare in quanto parte integrante della nostra esistenza”.

Il Presidente di The Ocean Race, Richard Brisius, molto legato alla città, avendo vissuto in Liguria e partecipato al giro del mondo a vela su barche italiane ha delineato la genesi del Genova Process e come questa iniziativa si inserisca nel più ampio progetto di sostenibilità Racing with Purpose della regata. Nel suo ottimo italiano Brisius ha detto: «Come velista ho questo legame speciale con l’oceano. Lo sport della vela apprezza il fair play e regole giuste, ma non c’è fair play per l’oceano. Abbiamo bisogno di una governance e di una gestione più nitida, che possiamo creare attraverso una Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Oceano – un set di regole che permetta a tutti i mari di prosperare. Se succederà, vedremo un cambiamento di paradigma nella protezione dell’oceano».

Alla conferenza hanno preso parte anche Michelle Bender, giurista e direttore delle campagne sull’oceano dell’Earth Law Center, una ONG con sede negli Stati Uniti che lavora per il riconoscimento dei diritti della natura attraverso azioni di lobbying giuridica e di educazione e Antonio Di Natale, il biologo marino con importanti incarichi e relazioni internazionali, che ricopre il ruolo di consulente scientifico per conto del Comune di Genova. «Esistono già leggi sui diritti della natura – ha spiegato Michelle Bender – ma non partono da quelli che sono gli interessi superiori del mondo. Hanno un punto di vista legato all’uomo e ai suoi bisogni. La natura è una entità legale e deve avere una voce. Come esistono i diritti dei bambini, lo stesso deve accadere per la natura. Avere una carta dei diritti degli oceani significa avere più protezione e in questo senso va fatto un cambio etico per trattare il nostro ambiente in modo migliore. Gli oceano sono in grave pericolo. La plastica è solo uno dei problemi, il più visibile. Obiettivo di tutti noi deve essere quello della conservazione e tutela dell’ambiente marino e vogliamo che sia stabilito un diritto e che ci sia quindi una presa di responsabilità a livello globale».

Parte del gruppo centrale di esperti degli Innovation workshop, Antonio Di Natale ha sottolineato l’importanza di una migliore conoscenza dell’oceano per poter attuare efficaci politiche di protezione. «La ricerca scientifica e il patrimonio culturale legato al mare sono alla base del Genova Process, gli elementi fondamentali per conoscere meglio il contesto nel quale ci muoviamo, e dunque per la definizione dei principi dei diritti dell’oceano, che vogliamo presentare ufficialmente ai Governi e all’attenzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel Settembre 2023, durante gli eventi collegati a The Grand Finale a Genova. Sono felice di poter dare il mio contributo, insieme a molti altri scienziati ed esperti da tutto il mondo che ho contribuito a selezionare con The Ocean Race, e che la città di Genova abbia un ruolo di tale rilevanza sulla scena globale».

Al workshop partecipano 25 esperti di diritto internazionale, politica, diplomazia e scienze oceaniche, alcuni in presenza e altri collegati online dai propri paesi.

“Genova è in prima linea nel portare avanti iniziative in materia di sostenibilità ambientale e degli oceani”, ha sottolineato Matteo Campora, Assessore all’ambiente e alla transizione ecologica del Comune di Genova. «L’Action Plan Genova 2050 verso un’economia sostenibile resiliente, il Pums per una mobilità urbana ad emissioni zero, Genova come primo Green Port del mondo entro il 2030, il progetto C-City ed il protocollo d’intesa con ESA ed Enel per il monitoraggio delle microplastiche in mare, l’operazione Fondali Puliti, il lavoro del Centro di Educazione Ambientale e della Guardia Costiera Ausiliaria per la pulizia di spiagge e mari dai rifiuti, i sea-bin sono solo alcune delle azioni e dei progetti che fanno di Genova un modello nazionale e internazionale per la tutela dei mari e degli oceani. La nostra città è pronta ed orgogliosa di fare la sua parte per questo importante Genova Process».

I workshop del Genova Process raccoglieranno i risultati che emergono dai The Ocean Race Summit, sviluppati in collaborazione con 11th Hour Racing, premier partner di The Ocean Race, a cui prendono parte personaggi chiave del mondo dello sport, dell’industria, della politica e della scienza, insieme ad appassionati sostenitori degli oceani.
Nell’incontro a Genova sono analizzati i risultati del “The Ocean Race Summit” che si è tenuto lo scorso 21 marzo alle Seychelles con la partecipazione di Wavel Ramkalawan, presidente della Repubblica delle Seychelles, Patricia Scotland, segretario generale del Commonwealth, Mia Amor Mottley, primo ministro delle Barbados e Peter Thomson, inviato speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per l’Oceano.
Si è discusso in particolare sui temi della mancanza di governance e protezione dei nostri mari, sull’impatto del cambiamento climatico, l’importanza delle donne nei ruoli di leadership per la conservazione degli oceani, piani di economia blu e la lotta all’inquinamento.
L’evento delle Seychelles fa parte di una serie di 12 i Summit che esplorano l’idea di dare diritti all’oceano per creare uno sforzo globale collettivo per proteggere i mari.
Il concetto può essere realizzato solo se i diritti dell’oceano sono accolti su scala globale, ed è per questo che The Ocean Race sta lavorando per raccogliere sostegno e slancio con i principali decisori e sostenitori dell’oceano.
Al termine di ogni Summit, gli esperti si ritroveranno a Genova per continuare a sviluppare i principi dei diritti dell’oceano.

smart.comune.genova.it

www.theoceanrace.com

Scarto acido fosforico a fertilizzante agricolo, grazie all’innovativo sistema ideato dalla sede bolognese del Gruppo Argos ST.

Argos Lualma, con la collaborazione di fornitori agricoli, ha introdotto una serie di procedure che permettono di trasformare l’acido fosforico, derivante dal trattamento di ossidazione anodica, da prodotto di scarto a fertilizzante ideale per l’agricoltura

Gruppo Argos ST riduce impatto ambientale delle proprie attività industriali
Presso lo stabilimento di Imola è stato messo a punto un procedimento che consente il riutilizzo degli scarti provenienti da uno specifico processo, ossia l’anodizzazione colorata.
Il trattamento di anodizzazione colorata, che protegge le superfici metalliche dalla corrosione, migliorando le proprietà di numerosi oggetti, determina però la produzione di rifiuti chimici, che possono essere nocivi per l’ecosistema.
Per ridurre l’impatto ambientale a favore di una maggiore sostenibilità Argos ST ha investito in ricerca e sviluppo e messo a punto un innovativo sistema in ambito industriale.

Argos Lualma sceglie di trasformare l’acido fosforico in fertilizzante per l’ambito agricolo
L’anodizzazione colorata è resa possibile dall’utilizzo di una combinazione di acidi, tra cui l’acido fosforico. Attraverso procedure specifiche, messe a punto grazie alla collaborazione di fornitori, Argos Lualma riesce a separare l’acido fosforico dalla miscela complessiva utilizzata per la lavorazione dei metalli anodizzati.
In questo modo, l’acido fosforico viene opportunamente trattato e trasformato in fertilizzante ricco di fosforo, dunque in prodotto finito utilizzabile e commercializzabile nel settore agricolo.

“Da anni ci rivolgiamo a fornitori che siano capaci di portare avanti questa soluzione innovativa – commenta Alberto Lelli, Amministratore Delegato di Argos Lualma – Indubbiamente i processi industriali comportano inquinamento e, nel nostro caso, l’ossidazione anodica determina la produzione di rifiuti chimici che possono avere un impatto negativo sull’ambiente. Essere riusciti a adottare questo sistema è davvero una grande soddisfazione: in questo modo riduciamo l’impatto ambientale delle nostre attività e favoriamo il riutilizzo di prodotti di scarto”.

Il riutilizzo dell’acido fosforico in agricoltura: alcuni vantaggi
Riutilizzare l’acido fosforico proveniente dagli scarti delle attività industriali per impiegarlo in agricoltura come fertilizzante offre diversi vantaggi: il fosforo, infatti, è un nutriente essenziale per le piante, poiché contribuisce allo sviluppo delle radici, alla fioritura e alla fruttificazione.
Inoltre, l’uso di questa tipologia di fertilizzante consente agli agricoltori di garantire alle colture un nutrimento adeguato, riducendo la dipendenza da fornitori esterni.

La pratica del recupero e riutilizzo del fosforo è un ulteriore progresso nella gestione degli scarti di produzione: permette di ridurre gli sprechi e trasformafli in un sottoprodotto utile.

“Come Gruppo siamo orgogliosi di aver sviluppato una soluzione che combina innovazione tecnologica, sostenibilità e processi agricoli. Il nostro obiettivo è continuare a investire nella ricerca e a studiare soluzioni che consentano il riutilizzo degli scarti di produzione, all’interno di ogni stabilimento parte di Argos ST. La tutela della sostenibilità ambientale ad oggi è una dimensione imprescindibile per ogni azienda e noi non possiamo che sentire la responsabilità di offrire anche il nostro contributo”. – conclude Alberto Lelli.

Argos Surface Technologies, nato nel 2020 con il fondo di private equity Gradiente II, gestito da Gradiente SGR. Prende vita dall’unione di importanti realtà nel panorama dei trattamenti e dei rivestimenti superficiali, con l’ambizioso intento di creare una leadership nel settore.
Nel 2020 il Gruppo prende avvio con le acquisizioni di Argos, Impreglon Italia e Aalberts ST. Nel 2021 il gruppo acquisisce le emiliane TSM (oggi Argos TSM) e Lualma Anodica (oggi Argos Lualma) e nel 2022 la bergamasca TEC.RI.MET, la mantovana Foresi e la torinese Rotostatic.
Il Gruppo vanta oggi nove stabilimenti: Borgaro Torinese (TO), Origgio (VA), Opera (MI), Cambiago (MI), Calcio (BG), Gonzaga (MN), Monteveglio (BO), Minerbio (BO) e Imola (BO), con oltre 350 dipendenti e un fatturato che supera i 50 milioni di euro.

www.argos-st.com