Author: enrico

Tessile Buono Sano Pulito Giusto Durevole Slow Fiber per il Made in Italy sostenibile: la nuova rete di 19 aziende, nata dall’incontro con Slow Food Italia, rappresenta un esempio concreto di cambiamento positivo che passa da un processo produttivo sostenibile, volto alla creazione di prodotti belli, sani, puliti, giusti e durevoli, perché rispettosi della dignità della persona e della Natura nel suo delicato equilibrio.

Compriamo troppo e sprechiamo più che mai
Non solo in campo alimentare con il cibo che dovrebbe nutrirci e invece non arriva nemmeno sulle nostre tavole, ma anche nel settore dell’abbigliamento e dell’arredamento, nell’ambito di quella che ormai viene definita a ragione fast fashion.
È questa la presa di coscienza che sta dietro l’incontro tra Slow Food Italia e alcune note realtà del tessile del territorio nazionale che, con coraggio e spirito critico, hanno creato Slow Fiber, un movimento la cui voce, oggi più che mai, squarcia il panorama di un sistema di produzione nocivo e inarrestabile in cui da troppo tempo siamo intrappolati, come consumatori e come imprenditori.

Figlio dell’associazione Slow Food, che da anni è impegnata a promuovere un cibo buono, pulito e giusto per tutti, Slow Fiber propone lo stesso percorso e gli stessi valori nell’ambito del vestire e dell’arredamento, e quindi di rapporto con il corpo e con il bello, inteso anche come etico, giusto e misurato.

“Compriamo troppo e sprechiamo più che mai: non solo in campo alimentare, con il cibo che dovrebbe nutrirci e invece non arriva nemmeno sulle nostre tavole, ma anche nel settore dell’abbigliamento e dell’arredamento, nell’ambito di quella che ormai viene definita a ragione fast fashion. Il percorso intrapreso da Slow Fiber e Slow Food Italia permette a tutti noi di ripensare il nostro posto nel mondo, per abbandonare un pensiero e un linguaggio predatori, a favore di una consapevole umiltà: quella che si prova di fronte a maestosi spettacoli naturali, di fronte ad un’intensa percezione di bellezza che ci fa presagire un senso di giustezza” afferma Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia.
“È necessario un atto di volontà per ripensare il nostro posto nel mondo, per abbandonare un pensiero e un linguaggio predatori, a favore di una consapevole umiltà: quella che si prova di fronte a maestosi spettacoli naturali, di fronte ad un’intensa percezione di bellezza che ci fa presagire un senso di giustezza. Slow Fiber ha deciso di sostenere Slow Food abbracciandone i valori del buono, pulito e giusto: perché la bellezza senza etica è marketing. Quando invece la bellezza implica l’etica è “bene”, e si rifà all’ideale greco del “Kalos Kai Agathos” bello e buono perché, come sostiene il filosofo e saggista bulgaro Todorov, l’esigenza di assoluto si riflette nella scoperta della bellezza.”

La rete Slow Fiber cresce in Italia
Le ultime aziende che si sono unite al Network di Slow Fiber e ne condividono i valori fondativi sono: Albini GroupBotto GiuseppeFinissaggio e Tintoria Ferraris.
Esse rispettano i requisiti necessari per poter entrare a far parte del Network, che consistono in KPI qualitativi e quantitativi, oltre a rientrare a pieno titolo nella tassonomia propria a marchio Slow Fiber costruita sulla base degli indicatori globali di eticità, sostenibilità e responsabilità sociale (ESG, SDGs e GRI).
Questa autoregolamentazione da parte delle aziende, dichiarata nel Manifesto di Slow Fiber, ha il duplice scopo di allinearle nei processi di sostenibilità e di supportare i nuovi aderenti nella realizzazione di percorsi chiari, trasparenti, misurabili.

Albini Group è una delle aziende diventate sostenitori ufficiali di Slow Fiber. “Condividiamo i medesimi valori del progetto nel promuovere la sostenibilità e l’etica del settore tessile, per una filiera più responsabile” dichiarano.
L’obiettivo è dimostrare che è possibile creare tessuti che non siano solo belli, ma anche di alta qualità, durevoli e responsabili. Il tutto nel rispetto verso i dipendenti, i clienti e l’ambiente. Albini Group si impegna a mantenere elevati standard di produzione creando prodotti di altissima qualità che durano nel tempo, ma che promuovano anche la sostenibilità ambientale riducendo gli sprechi e il proprio impatto.

Per l’azienda Finissaggio e Tintoria Ferraris Slow Fiber rappresenta il futuro. “Gli investimenti che facciamo sono volti a continuare un cammino iniziato 60 anni fa che viene tramandato di padre in figlio per le prossime generazioni e che ha al centro i valori che sono racchiusi in Slow Fiber”. L’azienda nasce come nobilitazione di tessuti in lana e con gli anni si sviluppa su altre tipologie e fibre, ma mantenendo un’alta attenzione e cura per il dettaglio. L’etica che li muove nasce dal profondo rispetto verso il territorio che li ospita, verso le persone che contribuiscono tutti i giorni a perseguire i loro scopi: “l’esempio che tutti insieme possiamo dare può contribuire a migliorare il contesto nel quale operiamo” affermano.

Per Botto Giuseppe e Figli la scelta di aderire a Slowfiber è “coerente con la visione sulla moda sostenibile che l’azienda persegue con l’intento di instaurare un rapporto armonioso sia con l’ambiente che con le persone in un sistema di piena e assoluta trasparenza”.
L’azienda, fondata nel 1876 e oggi alla quarta generazione, lavora lana, seta e cashmere per produrre tessuti e filati destinati ai brand della moda e del lusso. L’alta qualità si coniuga ad un’economia incentrata sulla circolarità, sul riciclo e sull’ottimizzazione dei costi energetici. Tutto nell’ottica di promuovere l’uso dell’energia da fonti rinnovabili, come quella solare e idroelettrica. Botto Giuseppe e Figli si fa portavoce dei valori e della diffusione della cultura sostenibile, a favore anche delle generazioni future e rimane fedele alla centralità del suo ruolo come player importante del lusso Made in Italy per la comunità dei clienti e dei fornitori sia in Italia che all’estero.

Queste tre aziende virtuose del tessile si uniscono alle altre sedici che fin dall’inizio hanno costituito la rete consolidata di Slow Fiber:
Oscalitol’OpificioQuagliottiRemmertPettinatura Di VerroneTintoria 2000Angelo Vasino SpaOlcese FerrariTintoria FelliManifattura Tessile Di NoleHolding ModaLane CardateItalfilPatternMaglificio MaggiaVitale Barberis Canonico.
Aziende intergenerazionali che vantano una storia importante nel settore della produzione vestiaria e dell’arredamento, che a oggi impiegano più di 1000 persone e raggiungono un fatturato complessivo di oltre 500 milioni di euro.

L’obiettivo comune a tutte queste aziende sta nella volontà di creare prodotti belli, sani, puliti, giusti e durevoli, nel rispetto dell’ecosistema e della dignità dei lavoratori.
Inoltre, Slow Fiber si impegna attivamente nell’accompagnare le aziende che vogliono prendere parte al cambiamento nel percorso verso la sostenibilità dei loro sistemi di produzione.
Questo perché la forza di Slow Fiber risiede proprio nella rete delle imprese del tessile italiano che attraverso il proprio operare dimostrano che è possibile creare prodotti per il vestire e l’arredare che siano non solo belli e sani, ma anche puliti perché l’impatto ambientale dei processi produttivi è ridotto e giusti perché rispettano i diritti dei lavoratori.

Dario Casalini, fondatore di Slow Fiber, descrive le finalità dell’iniziativa: “Negli ultimi decenni il modello del fast fashion ha imposto una coincidenza tra nuovo e bello. Capi che vengono prodotti in grandi quantità e bassa qualità e creano rifiuti. L’idea è invece quella di recuperare un concetto di bellezza che abbia anche dei valori etici perché essere sostenibili significa avere un atteggiamento intellettualmente onesto e quindi prendere in considerazione tutto il sistema”.

La sostenibilità ambientale e sociale dei prodotti e dei modelli industriali di produzione si è trasformata in brevissimo tempo da opportunità di vero cambiamento a occasione di marketing e comunicazione (spesso semplice greenwashing) e oggi rischia di degenerare, attraverso un complesso florilegio di certificazioni ambientali e normative europee, in green-dumping.
Nel tentativo di correggere le deviazioni della globalizzazione e della delocalizzazione del tessile, si impongono costi sempre maggiori a realtà industriali virtuose che da sempre applicano i principi del buono, sano, pulito, giusto e durevole ma il cui valore distintivo rispetto al modello fast fashion sfugge alla misurazione e non è rispecchiato dalle certificazioni esistenti.
Inoltre è fondamentale e non più rinviabile elaborare un nuovo modello che ponga eguale importanza e attenzione al come vengono realizzati i prodotti rispetto alla loro estetica e funzionalità.
Il soddisfacimento di un bisogno espresso dalla collettività non richiede più una qualsiasi risposta, ma ammette solo risposte e soluzioni che siano buone, sane, pulite, giuste e durevoli lunga tutta la filiera di produzione e tali valori devono essere espressi e rappresentati nel prodotto tessile finale”.

È in questo contesto che è nata l’idea di costruire una rete di aziende che operano nella filiera del tessile con l’obiettivo di promuovere un cambiamento produttivo e culturale nel settore, rendendolo più sostenibile e promuovendo un consumo più consapevole e responsabile.

www.slowfood.it/slow-fiber

manifesto

Parità di genere certificazione premiante. Il gender gap rappresenta ancora un problema in tutto il mondo: siamo infatti lontani dal raggiungimento della parità di genere, e il settore lavorativo non fa eccezione.

La riduzione della disparità di genere rientra tra gli obiettivi di sostenibilità ESG dell’Agenda ONU 2030 e del PNRR: l’aspetto sociale ed etico non può infatti essere lasciato indietro rispetto a quello ambientale e a quello economico.
Proprio per questo, a titolarità del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono stati investiti dei fondi per un “Sistema di certificazione della parità di genere” con lo scopo di accompagnare e incentivare le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree maggiormente critiche per la crescita professionale delle donne.
Il provvedimento fa parte del PNRR, Missione Inclusione e Coesione, componente Politiche per il lavoro.
La Prassi di Riferimento UNI/PdR 125 definisce le linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere.
Tutte le imprese che puntano su uno sviluppo organizzativo all’avanguardia potranno richiedere la certificazione della parità di genere come atto volontario ottenibile in seguito a un audit, da parte di un ente di certificazione accreditato, che verifichi la conformità alla prassi di riferimento sul sistema di gestione per la parità di genere indicate appunto nella PdR 125.

Come funziona la certificazione?
Gli obiettivi della certificazione sono in primis l’adozione di politiche per la parità di genere e per l’empowerment femminile a livello aziendale, ma contribuiscono soprattutto a introdurre una nuova concezione di cultura aziendale, basata sul merito e sulla valorizzazione delle skills e performances individuali e su una maggiore conciliazione della sfera professionale e personale.
Questo include un approccio che tenga conto delle diverse condizioni sociali e fisiche, dei diritti, i benefici, l’accessibilità delle opportunità e degli obblighi di ogni individuo con l’obiettivo di rendere il posto di lavoro un luogo di inclusione.
ICMQ ha ottenuto l’accreditamento Accredia per il rilascio delle certificazioni per i Sistemi di Gestione per la parità di genere secondo UNI/PdR 125:2022 ed è in grado di offrire il servizio di certificazione di conformità alla PdR 125. Il procedimento è analogo a quello degli altri sistemi di gestione e consiste in un audit iniziale (diviso in fase 1 e fase 2) nel quale verrà valutato anche il livello di raggiungimento degli obiettivi, e audit periodici di sorveglianza/rinnovo con cadenza annuale.
Solo i certificati con il marchio UNI e Accredia, insieme a quello dell’organismo di certificazione, permettono di ottenere gli esoneri contributivi per le imprese private, di accedere alle premialità nei bandi di gara e di usufruire degli stessi incentivi alla certificazione.

Parità di genere nelle imprese italiane: altri 169 anni per raggiungerla
Secondo il Global Gender Gap Report 2023, in cui vengono raccolti i dati relativi a quattordici indicatori divisi in quattro dimensioni (salute e sopravvivenza, rendimento scolastico, partecipazione economica e opportunità, empowerment politico) di 146 Paesi in tutto il mondo, serviranno ancora 131 anni per raggiungere la parità di genere. L’Italia, rispetto a un anno fa, ha perso 16 posizioni, scendendo dal 63esimo al 79esimo posto. Il segmento “partecipazione economica e opportunità” fa registrare un lieve miglioramento (dalla posizione 110 alla 104); resta comunque un dato allarmante, se pensiamo che il nostro Paese occupa le ultime posizioni del ranking mondiale e, con il ritmo attuale, ci vorranno 169 anni per colmare il gap nel settore.

La certificazione è elemento premiante nel nuovo Codice degli Appalti
L’ottenimento della certificazione consente di accedere a una serie di benefici, tra cui: sgravi contributivi, nel limite dell’1% dei contributi complessivamente dovuti e di € 50.000 annui per ciascuna azienda; punteggio premiale per la concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti; riduzione della garanzia fideiussoria per la partecipazione a gare pubbliche; miglior posizionamento in graduatoria nei bandi di gara e positivo riflesso reputazionale.
Una recente modifica del nuovo Codice degli Appalti ha indicato come l’azienda, ai fini del riconoscimento del punteggio premiale, debba dimostrare il possesso dei requisiti in tema di parità di genere esclusivamente attraverso la certificazione UNI/Pdr 125 rilasciata da Organismo accreditato, rimuovendo così il riconoscimento di qualsiasi tipo di autocertificazione, inizialmente inserito nel testo. In sostanza, la certificazione accreditata fa la differenza.

Requisiti di accesso alla certificazione
Rispetto alle tradizionali certificazioni di sistema di gestione (qualità, ambiente, salute e sicurezza sul lavoro ecc.), la certificazione per la parità di genere prevede alcuni indicatori prestazionali (KPI) inerenti alle politiche di parità di genere nelle organizzazioni.

A ciascun indicatore è associato un obiettivo
I KPI sono complessivamente 34, divisi in 6 macro aree:
1) cultura e strategia;
2) governance;
3) processi HR;
4) opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda;
5) equità remunerativa per genere;
6) tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.
Se l’organizzazione non raggiunge almeno il 60% degli obiettivi applicabili (differenti a seconda delle dimensioni dell’organizzazione stessa), non può ottenere la certificazione. Inoltre, sono necessari requisiti tipici dei sistemi di gestione e requisiti specifici propri della Pdr 125 come definizione di un Piano Strategico, la sua messa in atto, il monitoraggio e l’impegno alla costante revisione in ottiche di miglioramento, l’istituzione di un Comitato Guida, la Politica per la Parità di genere, un sistema di Whistleblowing e Welfare aziendale, ecc..

Flessibilità nell’applicazione in funzione delle dimensioni aziendali e del settore in cui l’azienda opera
È prevista una classificazione in cluster delle aziende in funzione del numero di dipendenti. In base al cluster di appartenenza dell’organizzazione, è necessario considerare un diverso set di KPI da rispettare.
Sono previste semplificazioni nell’applicazione dei KPI per le organizzazioni appartenenti alla fascia micro e piccola impresa , mentre per le organizzazioni appartenenti alla fascia medio-grande viene applicata la totalità degli indicatori.
La PdR 125 considera inoltre che la disparità di genere sia maggiormente presente in alcuni settori produttivi (edilizia, vigilanza, informatica…), a tal fine, nel definire i KPI quantitativi l’azienda dovrà considerare i valori medi di riferimento delle aziende con lo stesso codice Ateco.

Obiettivo 2026
Entro il 2026, almeno mille imprese italiane dovranno aver superato i test che certificano l’abbattimento di ogni forma di gender gap sui luoghi di lavoro: a oggi (settembre 2023), secondo i dati dello specifico portale governativo istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e Dipartimento per le Pari opportunità e nato per promuovere e far conoscere a cittadini e imprese il sistema nazionale di certificazione accreditata per la Parità di genere, le certificazioni rilasciate sono 588, una cifra ancora ridotta.
Sul portale saranno pubblicati gli avvisi per le misure di supporto per l’ottenimento della certificazione destinati alle piccole e medie imprese e micro imprese; inoltre sono consultabili i dati delle certificazioni emesse e l’elenco degli Organismi di certificazione accreditati.

Le imprese che sceglieranno di certificarsi, potranno contare sul supporto di Unioncamere e del sistema camerale, in virtù di un accordo di collaborazione stipulato con il Dipartimento delle Pari Opportunità in materia di certificazione della parità di genere. Unioncamere si occuperà di mettere a punto la progettazione e organizzazione di servizi per l’introduzione del sistema di certificazione della parità di genere, della gestione ed erogazione dei pagamenti per i costi di certificazione, dell’attivazione di servizi di accompagnamento e assistenza tecnico-consulenziale, della promozione e sensibilizzazione delle imprese. Le risorse stanziate consentiranno, per il momento, di assistere un migliaio di aziende di micro, piccole e medie dimensioni. Di queste, 450 potranno avvantaggiarsi anche della copertura dei costi di certificazione.
È prevista inoltre la creazione, da parte dell’ente, di un elenco di esperti per attività di assistenza tecnico-consulenziale alle PMI sulla prassi di riferimento UNI/Pdr 125:2022 per il raggiungimento della certificazione della parità di genere. Al termine della selezione, l’elenco degli esperti selezionati sarà pubblicato sul sito di Unioncamere.

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F.lli Ibba Best Managed Companies Award di Deloitte Private sesta edizione. F.lli Ibba, storica azienda della GDO alimentare che opera in Sardegna dal 1950, riceve per il sesto anno consecutivo il “Best Managed Companies” Award confermandosi come un’eccellenza italiana d’impresa.
Il riconoscimento è stato consegnato durante la cerimonia di premiazione che si è svolta a Milano nel Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana-Euronext.

Organizzato da Deloitte Private, con la partecipazione di ALTIS Università Cattolica del Sacro CuoreELITE-Gruppo Euronext e Confindustria Piccola Industria, il Best Managed Companies Award è un premio per le migliori realtà imprenditoriali del panorama nazionale.
Le imprese partecipanti vengono affiancate per un programma di crescita dagli esperti di Deloitte Private, in un percorso che stimola ulteriormente il loro sviluppo e potenziamento rispetto a parametri fondamentali di successo dell’Award, cruciali per la gestione di un’impresa.

La selezione delle aziende è stata affidata a una giuria composta da Fabio Antoldi, professore ordinario di Strategia aziendale presso ALTIS Università Cattolica del Sacro Cuore; Renato Goretta, membro del Consiglio di Presidenza Nazionale della Piccola Industria di Confindustria e Marta Testi, CEO di ELITE – Gruppo Euronext.
Il team di esperti ha assegnato il riconoscimento valutando i parametri di strategia, competenze e innovazione, impegno e cultura aziendale, governance e misurazione delle performance, corporate social responsibility, internazionalizzazione e filiera.

La F.lli Ibba è tra le 7 aziende su 79 che si è aggiudicata il premio per il sesto anno consecutivo, riconfermandosi anche nella categoria speciale “Gold Winner”, che premia le aziende che hanno ricevuto il premio per quattro edizioni di seguito.
Il Gruppo opera in Sardegna dal 1950 e da sempre porta avanti un progetto aziendale che si basa sulla volontà di fare rete con la comunità e le aziende locali creando opportunità di sviluppo per il territorio in cui è attiva.

«In questa sesta edizione sono state ben 79 le realtà italiane che, grazie a eccellenti capacità manageriali in uno scenario internazionale complesso, si sono aggiudicate il BMC Award», afferma Andrea Restelli, Partner di Deloitte e responsabile Italia del programma Best Managed Companies. «Oggi, le organizzazioni e i loro leader devono essere sempre più pronti per vincere le numerose sfide e continuare a essere competitive e attrattive sul mercato, facendo leva sulle giuste risorse, competenze e investimenti e ponendo attenzione ai talenti in azienda».

Giangiacomo Ibba, presidente del Gruppo Ibba, ha commentato: “Ricevere questo premio per il sesto anno è per noi motivo d’orgoglio. Un riconoscimento che condividiamo con tutti i clienti che ci scelgono ogni giorno e tutte le persone che fanno parte della nostra grande famiglia: i collaboratori, gli stakeholder e gli imprenditori partner che vivono con passione il nostro progetto imprenditoriale. Questo premio ci invita a guardare ai prossimi traguardi con ottimismo, a crescere sempre con umiltà e lealtà e a continuare a credere nello stesso sogno”.

Abbi Group è un’azienda sarda che nacque nel periodo del dopoguerra dall’iniziativa dei fratelli IBBA che, spinti da una forte passione e spirito imprenditoriale, avviarono un’attività di commercializzazione di prodotti di prima necessità.
Oggi il Gruppo è guidato dalla seconda generazione ed è tra i principali operatori della GDO alimentare in Sardegna e nel Centro Italia con una rete di oltre 350 punti vendita, in parte diretti e in parte di proprietà di imprenditori partner.
Il Gruppo opera, inoltre, nella distribuzione all’ingrosso con l’insegna Centro Cash, da anni punto di riferimento per 16.000 professionisti del mondo Horeca e del retail alimentare.
A gennaio 2023 è diventata Società Benefit, trasformazione che nasce dalla volontà di assumere un impegno formale a favore della comunità, delle persone e del territorio in cui opera.
Abbi Group realizza un fatturato nel mercato al consumo di oltre 850 milioni di euro, impegnando una forza lavoro di oltre 3000 collaboratori.

abbigroup.com

Finanza Sostenibile per proteggere biodiversità: una nuova sfida per gli operatori finanziari. Secondo le Nazioni Unite, entro il 2030 gli investimenti nel settore dovranno triplicare. Allo European Business and Nature Summit, che il Forum per la Finanza Sostenibile ha co-organizzato, è stato riconosciuto il ruolo fondamentale della finanza sostenibile.

Oggi gli investimenti in soluzioni nature-based sono pari a $154 miliardi all’anno (1)
Questa somma deve triplicare entro il 2030, raggiungendo i $484 miliardi all’anno, se si vuole mantenere il riscaldamento globale entro 1.5° e arrestare la perdita di biodiversità, come previsto dagli accordi internazionali. Tali investimenti possono generare non solo benefici ambientali ma anche enormi opportunità economiche, compresi 395 milioni di nuovi posti di lavoro e $10 mila miliardi di dollari di entrate aggiuntive entro il 2030.
Gli operatori finanziari possono dare un contributo fondamentale per l’aumento di questi investimenti e la messa in campo di azioni efficaci. Un ruolo di primo piano riconosciuto anche nella due giorni dello European Business and Nature Summit, la principale conferenza dedicata alla creazione di modelli di business sostenibili che abbiano al centro la biodiversità, tenutasi a Milano.
Il Forum per la Finanza Sostenibile è stato tra i co-organizzatori dell’evento, insieme a Commissione europea, European Business and Biodiversity Platform, Etifor e Regione Lombardia.

“Il settore finanziario è tra quelli più esposti alle conseguenze della perdita di biodiversità, ma al tempo stesso gli operatori finanziari sono tra gli attori fondamentali che possono contribuire a preservarla. Durante lo European Business and Nature Summit, di cui siamo stati co-organizzatori, sono arrivati importanti spunti che metteremo a frutto nel lavoro del prossimo anno per dare il nostro contributo con azioni concrete”, ha dichiarato il Direttore Generale del Forum Francesco Bicciato.

Nello specifico, il Forum ha curato tre sessioni, moderate da Alessandro Asmundo, Research and Policy Officer del Forum, e Isabel Reuss, Senior Social and Climate Advisor dell’Associazione, e dedicate a:
– il superamento del gap di investimenti per la conservazione degli ecosistemi,
– le opportunità finanziarie per la protezione della natura,
– i certificati e i crediti di biodiversità.
Dal confronto sono emerse sfide e opportunità legate agli investimenti in biodiversità: la necessità di dati più accurati e di nuove tecnologie di misurazione e monitoraggio, l’aumento delle partnership pubblico privato e la trasparenza, fondamentale per ridurre i rischi di greenwashing e garantire informazioni affidabili.
Tra le azioni da mettere in campo, c’è la formazione di policy maker e investitori al fine di garantire una comprensione più approfondita della biodiversità e dei suoi impatti. Gli enti regolatori, da parte loro, possono svolgere un ruolo fondamentale attraverso un quadro di regole che consentano alle aziende di segnalare gli impatti positivi agli investitori e l’armonizzazione dei diversi provvedimenti normativi.

Un altro aspetto emerso è la necessità di creare un ecosistema di attori che collaborino per accelerare l’azione per la biodiversità. La sinergia tra pubblico e privato, insieme a regolamentazioni mirate e investimenti responsabili nel settore, è fondamentale per spingere le aziende a intraprendere un percorso verso un’economia a impatto positivo sulla natura.
Proprio per questo il Forum per la Finanza Sostenibile ha dato vita, insieme a Etifor e Regione Lombardia, all’Italian Business & Biodiversity Working Group, che si pone gli obiettivi di sensibilizzare sull’importanza economica della biodiversità, promuovere partnership pubblico-privato per la conservazione degli ecosistemi e allineare le strategie aziendali alle migliori pratiche internazionali.

“L’Italian Business & Biodiversity Working Group è una piattaforma di lavoro aperta per mettere in campo, in modo proattivo, iniziative a impatto positivo. Siamo convinti che l’approccio migliore per preservare la biodiversità sia quello multistakeholder, tipico del Forum: le soluzioni più efficaci per la conservazione degli ecosistemi sono quelle sinergiche, frutto della collaborazione tra imprese, investitori e organizzazioni non governative, in una cornice pubblica che dia sostegno e stimolo a questo tipo di iniziative”, continua il Direttore Generale del Forum Francesco Bicciato.

“L’unica strada realistica per affrontare la sfida di tutela e ripristino della biodiversità – dichiara Alessandro Leonardi Amministratore Delegato di Etifor | Valuing Nature – è scommettere sulle alleanze pubblico-private, sulle sperimentazioni, sull’allineamento collettivo alle migliori pratiche internazionali per salvare il capitale naturale da cui tutti noi dipendiamo. Per questo motivo oggi diamo vita al Italian Business & Biodiversity Working Group, un gruppo di lavoro in grado di mettere in campo know-how di altissimo profilo, consulenze e iniziative concrete aperto a qualsiasi organizzazione privata e del mondo della finanza che voglia contribuire attivamente intraprendendo percorsi virtuosi con impatti positivi e tangibili per la collettività”.

“Regione Lombardia ha fatto della sostenibilità un pilastro dell’azione regionale con l’approvazione del Programma Regionale di Sviluppo-Sostenibile, con la convinzione che è necessario coniugare ambiente-economia-crescita sociale. La salvaguardia e il rafforzamento del capitale naturale devono essere una priorità per l’azione pubblica e nella responsabilità delle imprese che operano sul nostro territorio per garantire la qualità della vita e il benessere di tutti i nostri cittadini. L’Italian Business & Biodiversity Working Group sarà un’opportunità di collaborazione per unire le forze su questo prioritario obiettivo”, dichiara l’Assessore al Territorio e Sistemi verdi della Regione Lombardia Gianluca Comazzi.

(1) Fonte: “State of Finance for Nature 2022”, UNEP-ELD

Il Forum per la Finanza Sostenibile è un’associazione non profit nata nel 2001. La base associativa è multi-stakeholder: ne fanno parte operatori finanziari e altre organizzazioni interessate all’impatto ambientale e sociale degli investimenti. La missione del Forum è promuovere la conoscenza e la pratica dell’investimento sostenibile, con l’obiettivo di diffondere l’inclusione dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nei prodotti e nei processi finanziari. Il Forum per la Finanza Sostenibile è membro di Eurosif, l’European Sustainable Investment Forum.

Settimanesri.it

Finanzasostenibile.it

Investiresponsabilmente.it

Cyber – Privacy secsolutionforum 2023: l’evento dove la cyber security incontra la protezione dei dati. Per favorire lo sviluppo di una cultura comune incentrata sulla sicurezza e sulla protezione dei dati, nasce cyber – privacy secsolutionforum 2023, che il 29 novembre debutterà a Verona, al Centro Congressi del Crowne Plaza Hotel.

L’ evento è un approfondimento che nasce da un connubio di due solide fondamenta: l’esperienza maturata da Ethos Media Group, organizzatore di secsolutionforum, il forum digitale che si è posizionato come punto di riferimento per un pubblico qualificato di operatori, e dal partner Federprivacy, al quale è affidata la direzione scientifica dell’appuntamento congressuale, che si svolgerà esclusivamente in presenza.

Un evento dedicato a cyber security e privacy
L’innovazione tecnologica porta necessariamente all’attenzione di enti e aziende, a prescindere dalle dimensioni, un tema che gli stessi analisti a livello globale indicano come prioritario: la cyber security.
La difesa da attacchi informatici sempre più insidiosi e la protezione dei dati rappresentano oggi il primo rischio da gestire nella quotidianità delle operazioni aziendali e richiedono un radicale cambio di paradigma: occorre puntare sia sulla sintesi di formazione continua, tecnologie e processi sia su strategie di dialettica costruttiva tra i diversi team cybersecurity, IT e privacy.
Competenze diverse, ma complementari, sono necessarie per curare nel contempo la sicurezza dei dati e la conformità con la disciplina della privacy.

cyber – privacy, due facce della stessa medaglia
“cyber & privacy secsolutionforum” unisce due mondi interconnessi che, nella fase attuale, stanno cercando sempre di più di collaborare e di interfacciarsi per creare soluzioni all’avanguardia; l’evento a Verona rappresenta dunque un’occasione davvero unica per comprendere come queste due aree si stiano di fatto integrando e richiedano lo sviluppo di soluzioni convergenti e sempre più raffinate, che alimentano un mercato in costante crescita.
Testare la sicurezza delle applicazioni è essenziale, perché permette di identificare rischi, minacce e vulnerabilità che i cyber criminali potrebbero sfruttare per addentrarsi nei sistemi.
È proprio per questo che la sicurezza fisica e la cyber devono coadiuvarsi, per creare un mondo innovativo; questo può avvenire solo grazie all’intervento dei professionisti (security manager, CISO, …) che oltre a mantenere un alto livello di aggiornamento, giocano un ruolo fondamentale nella cooperazione dei diversi settori riguardanti la security, intercettando anche gli anelli deboli della catena: l’obiettivo dell’evento è quindi di aiutare tutti i professionisti che si occupano di proteggere i dati “a parlare una lingua comune”.

Privacy e sicurezza, la formazione al centro
Interverranno esperti del mondo giuridico e di quello informatico, esponenti della security nazionale, accademici, associazioni, istituzioni e aziende per analizzare trend e scenari di un mercato in costante evoluzione, condividere le migliori pratiche, alla luce delle tecnologie disponibili e delle norme vigenti, e presentare le ultime innovazioni sul fronte del rischio informatico.
Fornire risposte concrete e aggiornare i professionisti della sicurezza, in tutti i settori e a tutti i livelli – CISO, Security manager, Risk manager, Data Protection Officer, IT manager, giuristi d’impresa, Dirigenti d’azienda, Funzionari di Comuni, Enti, Forze dell’Ordine, Consulenti, System Integrator, installatori, impiantisti – è l’obiettivo di questo nuovo evento dedicato a “privacy e cybersecurity”, che si pone anche un’altra importante finalità: alimentare sinergie per interpretare l’evoluzione del settore e immaginare modelli di sviluppo che integrino le migliori competenze e conoscenze nei due rispettivi ambiti. Il programma si articolerà in sessioni plenarie e in seminari di approfondimento e workshop paralleli.

Il sondaggio di Federprivacy
Nel corso dell’evento saranno presentati i dati del sondaggio avviato dall’osservatorio di Federprivacy “Cybersecurity & Privacy, gap e margini di convergenza tra gli addetti ai lavori”, al quale sono invitati a partecipare gli operatori del settore, per facilitare la convergenza e la cooperazione tra professionisti giuridici e informatici.

La partecipazione è gratuita, per garantirsi la presenza è necessario pre-registrasti e sono anche previsti CFP da vari Enti e Istituzioni.

Ethos Media Group è uno degli interlocutori di riferimento in Italia nell’editoria professionale, con una presenza fortemente radicata nel comparto sicurezza. Ethos Media Group si occupa di produzione editoriale, formazione e organizzazione eventi, content management multimediale, con un approccio alla comunicazione a 360 gradi.
Ethos Media Group è parte integrante della Security Media Alliance, partnership internazionale tra testate di eccellenza specializzate nel settore sicurezza. All’interno di questa alleanza strategica, Ethos Media Group rappresenta, con il marchio globale secsolution, comprendente un magazine cartaceo e online e l’evento secsolutionforum, una solida e autorevole realtà di riferimento che ha formato e continua a formare generazioni di professionisti della sicurezza.
Ethos Media Group si distingue nel panorama editoriale e formativo per la capacita` di cogliere l’onda del cambiamento non appena se ne percepiscano i primi segnali. Un “talento” che va di pari passo con la spinta all’innovazione, alla flessibilità e al dinamismo nell’approcciare il mercato.

29 novembre – Verona, Centro Congressi Crowne Plaza

– BYinnovation è Media Partner di secsolutionforum

www.secsolutionforum.it

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La forza di un Gruppo ben coordinato di fornitori, leader ciascuno nel proprio settore, consiste nel poter disporre e offrire una pluralità di soluzioni, invece di un unico fornitore che, pur grande, impone al cliente quelle limitate al proprio catalogo. Per l’efficientamento delle industrie nostre clienti, abbiamo allargato la nostra proposta a partner tecnici e finanziari specializzati in ulteriori aree di intervento, anche nell’ottica delle esigenze di compliance ESG, a favore della green supply chain e dei meriti di credito bancari.

SmartEfficiency diventa SmartEfficiency Group. La forza di un Gruppo ben coordinato di fornitori, leader ciascuno nel proprio settore, consiste nel poter disporre e offrire una pluralità di soluzioni, invece di un unico fornitore che, pur grande, impone al cliente quelle limitate al proprio catalogo.

La volatilità e l’incremento imprevedibile dei costi dell’energia rendono obbligatorio ottimizzare la gestione dell’ecosistema energetico aziendale, sia con l’autoproduzione, sia con il risparmio puntuale in tutti i reparti produttivi, con una visione olistica a 360 gradi.

Nuovi partner industriali e finanziari entrano a far parte delle attività di SmartEfficiency
Per l’efficientamento delle industrie nostre clienti, abbiamo allargato la nostra proposta a partner tecnici e finanziari specializzati in ulteriori aree di intervento, anche nell’ottica delle esigenze di compliance ESG, a favore della green supply chain e dei meriti di credito bancari:
– FOTOVOLTAICO: autoproduzione di energia elettrica per autoconsumo
– COGENERAZIONE e TRIGENERAZIONE: autoproduzione contemporanea di energia termica ed elettrica per autoconsumo
– POWER QUALITY – Eliminazione Energia Reattiva e Armoniche: risparmio degli sprechi di energia, correggendo le distorsioni generate dai macchinari sulla rete elettrica, interna al rifasatore in centrale, con ulteriore risparmio anche nelle manutenzioni impianti.
– COMPRESSORI a INVERTER e RECUPERO ENERGETICO: risparmio nel taglio degli sprechi di energia nella rete di aria compressa e nei motori di potenza, con relativo risparmio nelle manutenzioni impianti.
– ILLUMINAZIONE SMART LED: gestione intelligente degli apparecchi illuminotecnici in funzione delle attività, risparmio degli sprechi di energia e miglior benessere lavorativo.
– GESTIONE CIRCOLARITA’ degli SCARTI: recupero delle dispersioni termiche degli impianti, dei cascami e dei liquidi di lavorazione, con risparmio degli sprechi di energia e valorizzazione dei rifiuti.

“Abbiamo iniziato la nostra attività ben prima degli obblighi delle Diagnosi Energetiche, quando molti consideravano poco strategiche le nostre proposte di efficientamento.” dichiara Enrico Rainero, fondatore di SmartEfficiency. “Oggi installiamo apparati che si ripagano in 12 mesi grazie al risparmio in bolletta, senza considerare nessun incentivo. Perfino il fotovoltaico ha un ROI spesso inferiore a 4 anni.
Il nostro modello operativo si differenzia sia da quello dei venditori d’assalto delle grandi utility, attenti più a fare fatturato che a portare soluzioni personalizzate per le aziende clienti, sia dai piccoli installatori, con minore esperienza, poco aggiornati sulle ultime tecnologie e poco affidabili nelle garanzie pluriennali.
Con i nostri partner finanziari si può subito far generare cassa all’azienda cliente, appena terminata l’installazione dell’impianto, perchè
siamo precisi nei progetti, efficaci nelle tecnologie, vantaggiosi economicamente

SmartEfficiency è la rete di professionisti, imprese produttrici e di installazione, istituti finanziari, che affianca gli imprenditori ed i manager per migliorare le performance energetiche con diagnosi ed interventi nelle aree produttive strategiche per raggiungere l’efficienza con le migliori soluzioni tecnologiche e finanziarie.
SmartEfficiency ha fatto parte dei tavoli di lavoro con ENEA nel 2016 per il perfezionamento delle Direttive sulla Diagnosi Energetica nel settore Retail e per la Commissione Europea nel 2017 sulle Comunità Energetiche SMARTER EMC2.
Le attività industriali di SmartEfficiency sono affiancate e rinforzate dal brand BYinnovation che promuove le best practices innovative e di sostenibilità delle aziende clienti e di tutto il sistema produttivo italiano.

contatti: tel. 02.2641 7228 – mail info@smartefficiency.eu

Settimane SRI di Finanza Sostenibile. Tema della dodicesima edizione delle Settimane SRI, promosse dal Forum per la Finanza Sostenibile, sarà il superamento dei pregiudizi nei confronti degli investimenti ESG e la necessità, anche economico-finanziaria, di accelerare la transizione ecologica.
Durante gli eventi saranno presentate cinque nuove ricerche focalizzate su investitori istituzionali, mercato retail e PMI e un paper che risponde alle recenti critiche alla finanza sostenibile.

Due settimane di incontri e di approfondimenti per fare il punto sulle opportunità e sulle sfide associate alla finanza improntata ai criteri ESG (ambientali, sociali e di buona governance), con il contributo di relatori e relatrici di alto profilo provenienti dal mondo finanziario, imprenditoriale e accademico.
Tornano dal 14 al 28 novembre le Settimane SRI, la principale rassegna dedicata alla finanza sostenibile in Italia promossa e organizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile.

Giunte alla dodicesima edizione, le Settimane SRI prevedono anche quest’anno un ricco palinsesto di eventi, che include nove conferenze in presenza con diretta streaming (a Milano e a Roma) e sei webinar.

Come evidenzia l’ultimo rapporto dell’IPCC (il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite) pubblicato lo scorso marzo, per limitare i danni del cambiamento climatico bisogna agire subito: a livello globale, la transizione verso un modello di sviluppo equo e sostenibile richiede investimenti 3/6 volte superiori ai $600 miliardi attuali.
Una cifra di gran lunga inferiore ai costi dell’inazione, che – secondo il World Economic Forum – possono arrivare fino al 18% del PIL globale. Il contributo della finanza sostenibile si rivela dunque essenziale per orientare gli investimenti pubblici e privati verso attività in grado di garantire un rendimento economico e, al contempo, di generare impatti positivi dal punto di vista sia ambientale che sociale.

Le Settimane SRI 2023 in breve
Anche quest’anno nel corso delle Settimane SRI saranno presentate cinque nuove ricerche realizzate dal Forum per la Finanza Sostenibile, in collaborazione con diversi partner.
Si comincia il 14 novembre, a Milano, con l’indagine sulla propensione all’investimento sostenibile dei risparmiatori italiani, che includerà un approfondimento sulla sostenibilità nel settore agroalimentare.
Come di consueto, saranno poi presentate le ricerche sugli investitori istituzionali, nel quadro di eventi ad hoc che si terranno a Roma dal 22 al 24 novembre, con riferimento a: operatori previdenziali (nona edizione), Fondazioni di origine bancaria (quarta edizione) e compagnie assicurative (seconda edizione).

Un’altra novità delle Settimane SRI 2023 è la presentazione (prevista per il 16 novembre) del paper “La finanza sostenibile oltre i pregiudizi”, documento di sintesi di un gruppo di lavoro avviato quest’anno dal Forum per la Finanza Sostenibile con il coinvolgimento della base associativa.
A partire dalla confutazione delle critiche agli investimenti ESG attraverso argomentazioni basate su prove tecniche e scientifiche, il paper analizza le principali sfide della finanza sostenibile e individua possibili soluzioni in grado di rendere le metodologie SRI sempre più solide e incisive.

Anche quest’anno troverà spazio nel programma delle Settimane SRI il webinar organizzato insieme con l’Accademia Italiana per la Finanza Sostenibile (17 novembre), la rete di docenti universitari e ricercatori/trici attivi/e sui temi degli investimenti sostenibili promossa e coordinata dal Forum dal 2015.
Il webinar illustrerà i risultati di nuovi studi relativi al rating ESG. Inoltre, il programma delle Settimane SRI includerà l’evento annuale di ESGeneration Italy, il progetto avviato da Borsa Italiana – Gruppo Euronext, FeBAf e Forum per la Finanza Sostenibile, parte della rete globale FC4S (Financial Centres for Sustainability).
Il webinar sarà l’occasione per uno scambio di esperienze e best practice a livello internazionale: in particolare, quest’anno il focus sarà sul possibile allargamento della platea di investitori per finanziare la transizione sostenibile.
Previsti, inoltre, due webinar promossi in collaborazione con i Soci del Forum, in cui si approfondiranno gli strumenti di valutazione ESG e il ruolo degli investimenti sostenibili nel settore agroalimentare.

Le Settimane SRI ospiteranno anche uno spazio di confronto tra gli operatori di finanza sostenibile e gli Enti del Terzo Settore, con la presentazione a Roma del nuovo report di Cantieri ViceVersa (21 novembre), il progetto promosso insieme con il Forum Nazionale del Terzo Settore e giunto quest’anno alla quinta edizione.

Le Settimane SRI si concluderanno, a Milano, con la presentazione della nuova ricerca focalizzata sulle piccole e medie imprese italiane.
In particolare, l’indagine di quest’anno si concentrerà sulla cosiddetta “policrisi”, sugli effetti della congiuntura sulle PMI e sulle opportunità insite nei progetti e negli investimenti in chiave sostenibile.

Ad arricchire il calendario delle Settimane SRI ci saranno, infine, tre eventi promossi da partner e organizzazioni non profit associate al Forum.

“Con l’edizione 2023 delle Settimane SRI il Forum per la Finanza Sostenibile prosegue nel suo lavoro di analisi del contributo che gli investimenti ESG possono dare per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Il 2030 è dietro l’angolo, lo spostamento di volumi di capitale verso settori a impatto ambientale e sociale positivo non è più rimandabile. Per questo motivo occorre stabilire una roadmap e creare, attraverso regole e incentivi chiari, le condizioni necessarie alla transizione. Dati scientifici alla mano, mostreremo in occasione degli appuntamenti delle Settimane SRI come gli investimenti sostenibili non solo portino benefici alle comunità di riferimento, ma siano vantaggiosi anche da un punto di vista economico-finanziario”, ha commentato Francesco Bicciato, Direttore Generale del Forum per la Finanza Sostenibile.

“Le Settimane SRI oggi non rappresentano solo un appuntamento fondamentale per gli addetti ai lavori, ma sono un punto di riferimento ineludibile per ogni operatore finanziario ed economico. Ogni anno si allarga sempre più l’orizzonte e si scoprono nuove frontiere. La finanza sostenibile è ormai patrimonio diffuso e queste giornate serviranno a verificare il cammino fatto, ma soprattutto a disegnare i nuovi obiettivi e risultati attesi”, ha dichiarato Massimo Giusti, Presidente del Forum per la Finanza Sostenibile.

La dodicesima edizione delle Settimane SRI è patrocinata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
I media partner dell’iniziativa sono Avvenire, Citywire, ESGnews, ETicaNews, FocusRisparmio, Fundspeople, MondoInstitutional, Vita, WeWealth.

Il Forum per la Finanza Sostenibile è un’associazione non profit nata nel 2001. La base associativa è multistakeholder: ne fanno parte operatori finanziari e altre organizzazioni interessate all’impatto ambientale e sociale degli investimenti. La missione del Forum è promuovere la conoscenza e la pratica dell’investimento
sostenibile, con l’obiettivo di diffondere l’inclusione dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nei prodotti e nei processi finanziari. Il Forum per la Finanza Sostenibile è membro di Eurosif, l’European Sustainable Investment Forum.

Le iscrizioni apriranno il prossimo 4 ottobre.

14-28 novembre

finanzasostenibile.it

settimanesri.it

investiresponsabilmente.it

Bioeconomia delle Foreste di Legambiente con il Report Foreste 2023 e un focus dedicato alle aree urbane. In Italia il patrimonio forestale e boschivo è cresciuto negli ultimi decenni coprendo il 36,7% del territorio nazionale e oltre 11 milioni di ettari di superficie.
Ma non decolla il verde urbano: nel 2022 su 105 capoluoghi la media è di appena 24 alberi/100 abitanti.

Numeri insufficienti per il raggiungimento degli obiettivi della Strategia dell’UE sulla biodiversità di piantare 3 miliardi di alberi entro il 2030 e dell’obiettivo 11 dell’Agenda Onu di città più sostenibili e inclusive.

Il Paese in ritardo anche su pianificazione e gestione sostenibile delle foreste, valorizzazione delle filiere e delle produzioni made in Italy, la prevenzione degli incendi boschivi.

Legambiente indirizza al Governo Meloni e alle istituzioni 5 proposte
Gli ecosistemi forestali sono fondamentali per contrastare la crisi climatica ma l’italia non gestisce in maniera sostenibile questa importante infrastruttura verde; e le foreste urbane e periurbane giocano un ruolo fondamentale per rigenerare le città e migliorare la salute pubblica, ma le città italiane sono in forte ritardo, faticando ad essere sostenibili e più verdi.
A fare il punto è Legambiente che in occasione del VI Forum nazionale “La Bioeconomia delle Foreste. Conservare, ricostruire, rigenerare” organizzato a Roma, in concomitanza alla Giornata mondiale della città, ha presentato il report Foreste 2023 con dati e numeri alla mano e un focus dedicate alle aree urbane.

Se in Italia il patrimonio forestale e boschivo negli ultimi anni è cresciuto, arrivando a coprire il 36,7% del territorio nazionale estendendosi per più di 11 milioni di ettari (1), il verde nelle aree urbane non decolla.
Nel 2022 nella Penisola su 105 capoluoghi monitorati da Legambiente, nell’ambito di Ecosistema Urbano, la media è di soli 24 alberi/100 abitanti con: 43 città con una dotazione superiore o uguale a 20 alberi/100 abitanti, 18 città con meno di 10 alberi/100 abitanti e 10 città con 5 o meno di 5 alberi/100 abitanti. Modena (117 alberi/100ab), Cremona (99 alberi/100 ab) e Trieste (96 alberi/100 ab) le città più attente e virtuose (2).
I numeri sugli alberi piantati sono ad oggi insufficienti per il raggiungimento degli obiettivi della Strategia dell’UE sulla biodiversità che propone di piantare 3 miliardi di alberi entro il 2030.
Rispetto al verde pro-capite Legambiente ha calcolato, su base dati Istat 2021, che su 105 capoluoghi esaminati, la media di verde pro capite in Italia si attesta intorno ai 53,7 metri quadrati (3).

Preoccupano anche i ritardi che l’Italia sta accumulando nella pianificazione e gestione sostenibile delle foreste, nella valorizzazione delle filiere forestali e della produzioni made in Italy, nella prevenzione degli incendi e il contrasto alla deforestazione e l’illegalità del settore, nello sviluppo degli spazi verdi e nella realizzazione degli interventi indicati dalla legge n. 10/2013, che compie 10 anni, e che prevede che tutti i comuni sopra i 15mila abitanti si dotino di un catasto degli alberi, piantino un nuovo albero per ogni bambino nato/adottato e che producano un bilancio del verde a fine mandato.
Ancora lontano, da parte dell’Italia, anche il raggiungimento dell’obiettivo 11 dell’agenda 2030 dell’Onu per lo Sviluppo Sostenibile che chiede ai 193 Paesi delle Nazioni unite che l’anno sottoscritta, tra cui l’Italia, “città e insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”.
Una buona notizia riguarda, invece, il fatto che l’Italia si sia dotata del primo cluster nazionale del legno, avviato a luglio 2023 dal MASAF.

Di fronte a questo quadro, il VI Forum nazionale “La Bioeconomia delle Foreste. Conservare, ricostruire, rigenerare” – organizzato a Roma presso la libreria Spazio Sette e in diretta streaming sui canali social di Legambiente e sul sito de La Nuova Ecologia – è stato l’occasione per l’associazione ambientalista per confrontarsi, insieme ad esperti, rappresentanti politici istituzionali e aziende, sul grande tema delle strategie della Ue e nazionali per tutelare la biodiversità e le foreste e contrastare la crisi climatica e sulle politiche urbane da mettere in campo per recuperare i tanti ritardi ed avere città più sostenibili, più verdi e vivibili.

Da qui l’appello al Governo e alle istituzioni ai quali Legambiente indica cinque azioni prioritarie su cui è fondamentale accelerare il passo:
– 1) implementare gli impegni per la Strategia Forestale Nazionale per raggiungere i target al 2030 di aumento della capacità di assorbimento della CO2 di superfici e suoli forestali e di rafforzamento della bioeconomia circolare, rendendo trasparenti il settore e le filiere produttive.
– 2) dare piena applicazione, con controlli e verifiche, della Legge 10/2013 “Nuove norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”.
– 3) incentivare sulla base del “Cluster nazionale Italia Foresta Legno”, la nascita di cluster regionali, per rafforzare il made in Italy, aumentare la produzione interna di prodotti forestali e accelerare la transizione ecologica utilizzando più i prodotti forestali per sostituire l’uso della plastica e il cemento in edilizia.
– 4) completare con successo i progetti del PNRR dedicati al verde urbano, scongiurandone i tagli previsti, fondamentale per combattere le ondate di calore in ambito urbano e quindi la crisi climatica.
– 5) promuovere un piano nazionale di messa a dimora di alberi e il verde pubblico urbano, puntando sulla crescita sostenibile del vivaismo e la ripresa dei vivai pubblici.

“Ripensare e rigenerare le aree urbane rendendole più verdi, sostenibili e accessibili – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente – significa prendersi cura della salute di cittadine e cittadini e rendere le città più resilienti alla crisi climatica. Oltre che tutelare gli ecosistemi forestali, promuovere una bioeconomia circolare che valorizzi il ruolo multifunzionale delle foreste è l’unico modo per raggiungere gli obiettivi UE su clima e biodiversità. Noi continueremo a piantare alberi attraverso le nostre campagne e celebrando la Festa dell’Albero, ma il Governo e le istituzioni agiscano in primis completando i progetti del PNRR dedicati al verde urbano, applicando la Legge 10/2013 sugli spazi verdi urbani, promuovendo un piano nazionale di messa a dimora di alberi per orientare le strategie sul tema, per migliorare la vivibilità e il benessere dei cittadini”.

“C’è ancora molto da fare per proteggere e valorizzare la nostra ricchezza di ecosistemi forestali e molte regioni sono in ritardo nella gestione forestale sostenibile, nella pianificazione e certificazione delle foreste. Persistono ritardi nel contrasto all’illegalità nella filiera legno-energia e la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento – spiega Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente – incidono fortemente sui ritardi del Paese per raggiungere gli obiettivi al 2030 e per contrastare efficacemente la deforestazione a livello globale. Bisogna incrementare i boschi con popolamenti maturi e senescenti (foreste primarie o vetuste) con l’obiettivo di tutelare il 30% del territorio e destinare a riserva integrale il 10% delle foreste e realizzare hot-spot di biodiversità forestale. Il Cluster Italia Foresta Legno di recentemente avviato dal MASAF, ad esempio, è uno strumento utile per rafforzare il made in Italy e aumentare la produzione interna di prodotti forestali, anche per ridurre la dipendenza dall’estero (importiamo l’80% del fabbisogno di prodotti legnosi), e crediamo vada implementato in tutte le Regioni per accelerare la transizione ecologica e utilizzare di più i prodotti forestali per sostituire l’uso della plastica e il cemento in edilizia”.

L’importanza delle foreste urbane
Studi sulla rimozione di PM10 e dell’ozono da parte delle foreste urbane e periurbane in 10 Città Metropolitane italiane dimostrano che 1 ettaro di foresta urbana rimuove mediamente 8,5 kg/anno di PM10 e 35,7 kg/anno di ozono (4).
Le stime FAO dicono che aumentare del 10% gli spazi verdi urbani può contribuire a ritardare l’insorgere di problemi di salute di ben cinque anni.
Non solo: oltre ad avere una funzione sociale, culturale ed estetica, nelle città gli alberi favoriscono l’approvvigionamento dell’acqua, incrementano la permeabilizzazione del suolo, costituiscono rifugio per fauna e biodiversità, riducono l’effetto “isola di calore”, trattengono gli inquinanti atmosferici e attutiscono i rumori fino al 70% (5).

Le altre priorità per Legambiente
Legambiente oltre alle cinque priorità indicate a Governo e istituzioni, ha presentato anche un pacchetto di interventi che devono andare di pari passo con le cinque azioni chiave.
In particolare, occorre:
– mantenere gli ecosistemi forestali sani e resilienti, con politiche di gestione sostenibile e valorizzazione del patrimonio verde;
– proteggere almeno il 30% del territorio forestale italiano e destinarne il 10% a riserva integrale;
– realizzare un sistema omogeneo di monitoraggio, ricerca e conoscenza delle foreste;
– implementare il sistema e il registro dei crediti di carbonio, regolandone il mercato volontario;
– prevenire i rischi naturali e ridurre le minacce, anche applicando la pianificazione e certificazione forestale su larga scala;
– sostenere la bioeconomia circolare e le infrastrutture verdi;
– utilizzo a cascata del legno a fini energetici e aumentarne l’impiego come materiale di sostituzione in edilizia, negli imballaggi e nelle filiere agro-alimentari;
– promuovere l’utilizzo del materiale legnoso recuperato e rigenerato;
– riconoscere i servizi ecosistemici generati dalla gestione forestale sostenibile attraverso sistemi di valutazione univoci, integrati e con azioni economiche e fiscali a supporto del settore;
– rispettare la Deforestation Law e ridurre le importazioni, migliorare le utilizzazioni delle filiere forestali nazionali.

Festa dell’albero 2023
La ventottesima edizione di Festa dell’Albero, la storica campagna di Legambiente, sarà celebrata nel weekend dal 17 al 19 novembre in vista della Giornata nazionale degli alberi indetta per il 21 novembre.
Sono in programma decine di eventi in tutte le regioni italiane organizzati dai circoli locali e le scuole per mettere a dimora alberi che contribuiranno a raggiungere gli obiettivi del progetto europeo Life Terra di cui Legambiente è unica referente italiana.
Le messe a dimora di alberi nelle città italiane sono anche frutto delle donazioni del 5 per mille in favore di Legambiente.

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(1) Ecosistema Urbano
(2) Alcuni valori potrebbero essere influenzati da una classificazione che non sembra ancora essere del tutto univoca e omogenea tra gli enti locali e lo si vede anche dai numeri dichiarati da alcune città al confronto con i dati storici.
(3) Il dato include il verde storico, i grandi parchi urbani, le aree a verde attrezzato (piccoli parchi e giardini di quartiere), le aree di arredo urbano, i giardini scolastici, gli orti urbani, le aree sportive all’aperto, le aree destinate alla forestazione urbana, le aree boschive, il verde incolto e altre tipologie minori quali orti botanici, giardini zoologici e cimiteri.
(4) Manes et al., 2012 – Ecological applications; da Manes et al., 2016 – Ecological Indicators)
(5) World Resources Institute, 2019

Legambiente è un’associazione senza fini di lucro, fatta di cittadini e cittadine che hanno a cuore la tutela dell’ambiente in tutte le sue forme, la qualità della vita, una società più equa, giusta e solidale.
Un grande movimento apartitico fatto di persone che, attraverso il volontariato e la partecipazione diretta, si fanno promotori del cambiamento per un futuro migliore.
Abbiamo fondato la nostra missione sull’am­bientalismo scientifico, raccogliendo dal bas­so migliaia di dati sul nostro ecosistema, che sono alla base di ogni denuncia e proposta.
Da 40 anni ci battiamo per un mondo migliore, combattendo contro l’inquinamento, l’illegalità e l’ingiustizia per la bellezza, la tutela, una migliore qualità della vita.

www.legambiente.it

report

Dopo il diploma lavoro tecnico. Più di 1 studente su 3 vorrebbe, ma famiglie e orientatori hanno spesso “piani” diversi. Chi ha detto che i giovani non vogliono più fare i lavori tecnici?

Immaginando il proprio futuro dopo gli studi, a più di uno studente su tre (39%) piacerebbe svolgere un mestiere di questo tipo, dall’autoriparatore all’elettricista al tecnico manutentore e programmatore fino all’addetto all’assemblaggio e alle macchine industriali.
È il dato che emerge dallo studio di Gi Group Holding e Fondazione Gi Group in collaborazione con Skuola.net e La Fabbrica.
Un dato ancor più significativo se si considera che questi profili sono proprio tra i più richiesti, e carenti, sul mercato del lavoro di oggi.
Ma non è tutto rose e fiori, perché spesso il desiderio dei ragazzi e delle ragazze finisce per non ricevere adeguato supporto, fino a essere messo anche nel cassetto, di fronte alle aspettative diverse delle famiglie e alla direzione spesso tracciata dalle stesse attività di orientamento a scuola.

Versante genitori, oltre 7 su 10 (72%) vorrebbero vedere il proprio figlio o la propria figlia all’università
Le facoltà sono di gran lunga la prima opzione per i genitori con figli al liceo e agli istituti tecnici, e la seconda per chi ha figli agli istituti professionali, subito dopo l’ingresso nel mercato del lavoro.
A questa prima forma di pressione sociale si aggiungono le attività di orientamento a scuola che, evidenziano 8 studenti su 10 (76%), sono anch’esse sbilanciate verso l’università, traducendosi per lo più in presentazioni di facoltà e corsi di laurea.
L’orientamento, poi, inizia troppo tardi: solo uno studente su dieci (11%) lo comincia entro la terza superiore, il 33% non prima della quinta e uno su quattro addirittura non lo ha mai fatto (26%).

Non è forse un caso, allora, che solo uno studente su cinque (21%) dichiari di conoscere bene o abbastanza bene i percorsi ITS e IFTS: per lo più si tratta di ragazzi (31%) mentre le loro coetanee si fermano al 17%, riproponendo anche a questo livello una differenza di genere storicamente radicata in Italia per le professioni tecnico-pratiche.
E se un altro 29% di studenti ne ha sentito qualche volta accennare, per il restante 50% è buio totale.

Non va meglio con i docenti: negli istituti tecnici uno su quattro (25%) non li conosce, percentuale che sale al 46% nei licei
Situazione ancora peggiore per gli IFTS, pressoché sconosciuti al 57% dei docenti degli istituti tecnici e al 70% di quelli liceali. Ma più in generale, è l’apprendistato di I livello a non aver fatto breccia: ben il 58% dei docenti non ha informazioni su queste opportunità di inserimento lavorativo, dato che sale al 77% tra i genitori.

Dalla ricerca emerge quindi come i programmi di orientamento siano in larga misura poco adeguati ad accompagnare gli studenti verso un percorso post-diploma – professionale, formativo, universitario – che valorizzi appieno le loro attitudini, propensioni e competenze, e poco attenti a supportarli nella più ampia conoscenza di sé e nella costruzione consapevole di un percorso di vita.

Tra le lacune da migliorare – in attesa dei possibili effetti della riforma – gli studenti vorrebbero più esperienze pratiche in grado di avvicinarli per davvero al mondo del lavoro, come stage e tirocini (31%) e visite o incontri in realtà lavorative (23%). Dai docenti e dai genitori arriva invece l’auspicio di ricevere maggiore formazione per affiancare meglio i ragazzi – un’esigenza particolarmente sentita dai docenti più giovani, della Generazione Z e Y, dove a desiderarla è addirittura il 61% dei professori.

Per accompagnare i giovani verso il percorso post-diploma più idoneo a ciascuno, Gi Group Holding e Fondazione Gi Group presentano la nuova edizione di Destination Work, l’iniziativa che si propone di offrire agli studenti un orientamento più consapevole al mondo del lavoro e affiancarli nella costruzione di una prospettiva concreta di futuro. Realizzata in collaborazione con La Fabbrica, Fondazione Sodalitas e Skuola.net, l’edizione di quest’anno sarà dedicata agli studenti delle scuole superiori, ma anche ai docenti e alle famiglie che accompagnano i giovani in questo delicato momento di scelta. L’iniziativa metterà a disposizione, in forma totalmente gratuita, eventi e approfondimenti fruibili online tramite piattaforma dedicata. Inoltre, per gli studenti sarà possibile prenotare una sessione di orientamento personalizzata con un esperto HR di Gi Group Holding, per una consulenza mirata che li aiuti a conoscere tutte le alternative post-diploma e porre, con consapevolezza, le basi del loro futuro.

“Permettere alle persone di realizzarsi è il cuore del nostro impegno per il Lavoro Sostenibile, che non può dirsi tale se non coinvolge le nuove generazioni mettendole al centro delle nostre attività” – afferma Chiara Violini, Presidente di Fondazione Gi Group – “Per questo, e a maggior ragione di fronte al drammatico fenomeno dei NEET, siamo entusiasti di lanciare la nuova edizione di Destination Work, quest’anno dedicata agli studenti delle superiori ma anche a famiglie e a docenti perché siano punti di riferimento consapevoli nella scelta post-diploma. Ringrazio tutte le nostre persone che su base volontaria daranno il loro contributo di tempo e competenze.”

“Il mondo del lavoro cambia così rapidamente da far invecchiare “i buoni consigli” dei genitori, perché l’esperienza pregressa non sempre è al passo con i trend emergenti” – dichiara Daniele Grassucci, Direttore di Skuola.net – “Stesso dicasi per quanto riguarda i docenti che sono chiamati dal sistema scolastico ad orientare le scelte degli studenti.
Il risultato? Una crescita inesorabile di NEET, uno stigma nei confronti dei mestieri tecnico-pratici che lascia sguarniti molti posti di lavoro, una moria di matricole che si iscrivono all’università ma abbandonano prima del traguardo. Risulta quindi urgente intervenire orientando non solo gli studenti ma anche i loro adulti di riferimento.

“Questa ricerca è stata per noi de La Fabbrica una ulteriore opportunità di approfondimento rispetto a come i docenti si occupano di orientamento a scuola. Spesso troppo tardi e con strumenti e conoscenze non sempre adeguati “– conclude Angela Mencarelli, CEO di La Fabbrica – “Sono però fiduciosa che le nuove linee guida dell’orientamento volute da Ministero dell’Istruzione e del Merito porteranno a un cambio di passo. In particolare, le attività di orientamento saranno obbligatorie a partire dal primo anno delle scuole secondarie di 1° e le aziende e le agenzie per il lavoro saranno sempre più chiamate in causa per far parte della comunità educante, per affiancare i docenti nell’informare, formare e ispirare studenti e studentesse.”

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