People-powered energy system: activating the community energy market for bioenergy. In the updated Renewable Energy Directive II (RED II), the EU clearly considers community energy as a key factor for future Renewable Energy (RE) market uptake and mandates Member States to implement regulatory frameworks for enabling and facilitating this process.
At the same time, several barriers prevent citizens from becoming (bio)energy producers and bioenergy projects to be more appealing. Among others, lack of preparedness for communities to tap the full bioenergy market potential1, lack of bioenergy stakeholders’ awareness of the potential of communities and missing/ unsupportive (local, regional and national) framework and policy conditions.
For a people-powered energy system, the Horizon 2020-funded project BECoop (2020-2023) aims at putting communities in charge of their local renewable (bio)energy generation.
Although significant progress has been made in the EU towards a more effective clean-energy transition, there is still an increasingly uneven penetration rate of RE across energy sectors.
Remarkably, a rather slow penetration in the EU heating and cooling sector is observed, which accounts for 51% of EU’s total energy consumption and is expected to account for the largest share of demand by 2050. Understanding the need for accelerating efforts, the EU has adopted a target for a 1.3% annual increase in renewable heat during this next decade.
Alongside the challenging nature of increasing RE heating penetration, there is, at the same time, a significantly untapped RE market uptake potential that should be seriously considered, bioenergy.
Deriving from living organic materials, bioenergy can be used to produce, among else, electricity, heat, and fuels. Even though not fully exploited, it holds, in practice, the highest potential for replacing fossil fuelled heat and remains the leading technology in the EU RE heating sector. As experts therefore suggest, the expansion of bioenergy projects across Europe would be of crucial importance for meeting the EU-established targets.
Apart from scientific and technological innovations, renewable energy uptake also relies on peoples’ perceptions. In this context, energy communities and cooperatives (RESCoops) provide an ideal framework, they can empower a more effective, fair, and democratised clean-energy transition, holding a series of benefits: they help fight climate change and reduce GHG emissions, contribute in mitigating energy poverty, support job creation, energy supply security and more.
Community bioenergy schemes can play a catalytic role in the market uptake of bioenergy heating technologies, yet their deployment nowadays remains significantly slow.
While there are, arguably, numerous energy cooperatives established across Europe, their vast majority focuses on exploiting solar and wind energy with biomass-based communities accounting for only a minor share of existing RESCoops. In addition, energy communities’ dispersion and range appear restricted, with 80% of them located in either Germany or Denmark, whereas, in terms of production, electricity takes the lion’s share, in contrast to heating.
There is a clear need for unlocking and activating the underlying market potential of community bioenergy, and that is exactly what BECoop, a new Horizon 2020-funded project, aims to do. The ambition of BECoop is to foster a broad deployment of bioenergy heating technologies across Europe, by providing the necessary conditions, technical as well as business support tools and by boosting demand and start de-risking community bioenergy investments.
The project aims to make community bioenergy projects more appealing to potential interested actors and to foster new links and partnerships among the international bioenergy community. The project will investigate and specify the community bioenergy market uptake facilitators and barriers and, building upon this information, further empower policymakers to introduce enabling frameworks for community bioenergy.
4 pilot cases across Europe (Spain, Greece, Poland, Italy) will target existing energy communities seeking to include bioenergy heating projects (district heating, pellets stove, forest biomass), and local/national authorities aiming at initiating novel bioenergy community structures in support of their clean energy transition goals. The selected cases represent diverse framework conditions, community bioenergy maturity, RE penetration in the heating and cooling market and socioeconomic environments, thus, providing a highly complementary synthesis of evidence.
1 This is mostly due to the cost of establishing such projects and the required project development effort and time. Additional barriers such as technical or business, as well as limited awareness of the multiple benefits prevent bioenergy projects from emerging. Finally, the know how and good practices established in one region are not easily transferrable to another.
This project has received funding from the European Union’s Horizon 2020 research and innovation programme under grant agreement No 952930.
Kyoto Club e Transport-Environment: destinare 41 miliardi del Recovery Plan alla mobilità sostenibile. 41,15 miliardi del PNRR per una ripresa sostenibile del settore trasporti italiano. Puntare su mobilità urbana e regionale, elettrificazione dei trasporti e transizione ecologica dell’industria automotive. Queste le proposte di Kyoto Club e Transport Environment illustrate nel nuovo rapporto Un Piano di Ripresa e Resilienza per la mobilità sostenibile che sarà commentato oggi in occasione del convegno annuale di Kyoto Club sull’Accordo di Parigi. Risorse che mettano al centro le città, insieme ad una green and just transition del settore produttivo del comparto trasporti.
Secondo Kyoto Club e Transport Environment, che hanno visionato la bozza del Consiglio dei Ministri del 7 dicembre 2020 del PNRR, il Recovery Plan italiano è troppo sbilanciato sulle grandi opere, che assorbirebbero la maggior parte delle risorse in modo inefficiente sia dal punto di vista della necessaria e rapida decrescita delle emissioni di CO2 che è urgente indurre nel settore, sia dal punto vista sociale ed economico. Per decarbonizzare il settore e rilanciare i trasporti in versione green servirebbero piuttosto: un deciso impulso alle reti per la ciclabilità, la pedonalità e la rigenerazione dello spazio urbano, azioni mirate per l’elettrificazione dei trasporti, il potenziamento del TPL elettrico, della mobilità condivisa e degli hub intermodali nelle stazioni, la logistica delle consegne merci a emissioni zero e un’adeguata rete di ricarica per permettere alla mobilità elettrica di continuare con il trend positivo che ha caratterizzato il 2020.
“L’obiettivo di dedicare risorse e progetti alla mobilità urbana, prevista dai PUMS delle città, diviene “uno dei tanti” obiettivi e non assume quel ruolo centrale che merita per il suo peso e impatto, per migliorare i servizi per cittadine/i e imprese. Nella bozza del testo, invece, si punta ancora una volta a potenziare le grandi opere AV piuttosto che dare priorità al trasporto locale e regionale e al potenziamento delle reti ferroviarie del mezzogiorno. Resta in sospeso il giudizio sui singoli progetti e la loro qualità, dato che sono indicati in modo aggregato e sommario, senza una definizione puntuale delle risorse assegnate. Cosi come andrà verificata la sostenibilità complessiva del PNRR, che non può limitarsi alla parte green del 37%” specifica Anna Donati, coordinatrice del gruppo di lavoro Mobilità sostenibile di Kyoto Club.
Servono inoltre politiche industriali decise per permettere al settore industriale di stare al passo con i tempi e scongiurare il rischio che l’Italia resti tagliata fuori dalla rivoluzione elettrica della mobilità. L’elettrificazione dei trasporti rappresenta una delle più importanti rivoluzioni industriali del secolo odierno e una necessità impellente per il settore, che a fronte di mancanza di innovazione potrebbe trovarsi in gravi difficoltà. Grazie ai fondi stanziati dal PNRR possiamo accelerare la spinta alla riconversione della nostra industria in chiave ecologica e garantire un futuro solido al settore automotive e relativa forza lavoro.
“Questa è la nostra occasione per portare a compimento quella transizione verso un’economia a zero emissioni nette al 2050, realizzando la filosofia che è alla base dell’Accordo di Parigi e del più recente Green Deal Europeo. Tra le varie misure sottolineiamo quelle per una reindustrializzazione Green del nostro comparto dei trasporti in modo da recuperare il ritardo che abbiamo accumulato. L’indicazione di una data, il 2030, oltre la quale si potranno vendere solo auto elettriche rappresenta uno stimolo formidabile per accelerare gli investimenti in questa nuova filiera. È arrivato il momento di dare risposte concrete alla crisi che stanno attraversando cittadini e cittadine.” sostiene il direttore scientifico di Kyoto Club, Gianni Silvestrini.
In merito alla governance del PNRR le associazioni chiedono inoltre l’istituzione di un Comitato permanente di consultazione delle associazioni ambientali, al fine di assicurare che la quota parte green del fondo (almeno il 37%) sia spesa a favore della transizione ecologica e che il 100% sia stanziato nel rispetto dei criteri della sostenibilità.
Veronica Aneris, Direttrice di T&E per l’Italia aggiunge “Questi soldi li stiamo chiedendo in prestito alle generazione future ed è doveroso assicurare la costruzione di nuove e solide fondamenta per lo sviluppo sostenibile e la transizione ambientale, energetica e sociale di cui abbiamo urgente bisogno. Utilizzare queste risorse per continuare ad alimentare l’economia business as usual, basata sui combustibili fossili, sarebbe non solo un grave errore strategico, ma anche eticamente inaccettabile. Le competenze in materia di ambiente e sostenibilità devono essere al centro del processo del PNRR sia nella fase di pianificazione e selezione dei progetti che in quella attuativa ed operazionale. Per questo chiediamo l’istituzione di un Comitato consultivo di responsabilità ambientale che veda coinvolte anche le associazioni ambientali.”
In Italia, nel 2018 le emissioni di gas serra dai trasporti sono state pari a 108 mln di tonnellate di CO2, equivalenti al 26% delle emissioni totali. Rispetto al 1990, le emissioni nei trasporti invece di ridursi, come prescritto dagli accordi internazionali sul clima, sono aumentate.
Il raggiungimento del nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del blocco UE, recentemente portato per il 2030 dal 40% al 55%, richiede una drastica riduzione delle emissioni del settore trasporti nei prossimi 10 anni.
ph. © Enrico Rainero