Acimac, Amaplast e Ucima 2021. La produzione di macchine per ceramica, per plastica e per packaging: +22% nel primo semestre 2021. Bene tutti gli indicatori per i tre settori del made in Italy che insieme valgono 13 miliardi di euro
Un primo semestre che segna una decisa svolta per le aziende di beni strumentali rappresentati da Acimac (Associazione Costruttori Italiani Macchine Attrezzature per Ceramica), Amaplast (Associazione Nazionale Costruttori di Macchine e Stampi per Materie Plastiche e Gomma) e Ucima (Unione Costruttori Italiani Macchine Automatiche per il Confezionamento e l’Imballaggio), che insieme valgono circa 13 miliardi (dato del fatturato aggregato 2020).
Secondo il Mecs, centro studi che elabora i dati per le tre associazioni, nel primo semestre 2021 i tre settori insieme hanno aumentato il fatturato del +22% rispetto allo stesso periodo del 2020 (percentuale ottenuta tenendo conto dei rispettivi pesi di ogni singolo settore sul totale complessivo del fatturato cumulato nel 2020).
Una crescita che da un lato archivia l’anno della crisi internazionale dovuta alla pandemia e dall’altro palesa la grande reattività del mondo dei beni strumentali italiani, capace di rispondere in tempi rapidi a difficoltà e crisi di ogni tipo, grazie a soluzioni sempre nuove e versatili.
Il settore guarda quindi con fiducia al prosieguo dell’anno, anche per altri indicatori di scenario già positivi: gli ordini rispetto a 12 mesi fa sono saliti del +38% mentre si attesta a circa 6 mesi il dato della produzione assicurata.
I dati, forniti sempre dal centro studi Mecs, confermano quindi una volta di più il posizionamento strategico dei tre comparti, in prima linea per la ripartenza economica del Paese nel post-pandemia, e per diverse ragioni storiche: la posizione di leadership tecnologica nel mercato globale, le risorse costantemente investite in ricerca e sviluppo, il know how di una filiera concentrata soprattutto in 4 regioni: Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto.
Dando uno sguardo verticale, risalta la crescita di Acimac, il cui fatturato nel primo semestre è aumentato rispetto al 2020 del +54%. Una risalita ancora più significativa se si guarda al primo semestre 2019, con cui la differenza è del +12,8% a dimostrazione di un rimbalzo più strutturale che congiunturale. Il deciso aumento riguarda entrambi i mercati, sia quello domestico (+55,6%), sia l’export (+53,5%).
Nel 2020 il comparto ha dovuto far fronte alla chiusura dovuta al lockdown nei mesi di marzo e aprile, condizione sfavorevole che si è aggiunta all’esaurirsi dell’effetto traino degli incentivi fiscali di Industria 4.0 in Italia e a un rallentamento degli investimenti nei mercati internazionali iniziato nel quarto trimestre 2018. Tuttavia, nella seconda metà dell’anno il comparto ha rallentato la frenata, attestandosi alla fine dell’anno a 1,48 miliardi di fatturato.
Per i costruttori di macchine per plastica e gomma il primo semestre 2021 ha fatto registrare un +11% rispetto allo stesso periodo del 2020, con il mercato domestico cresciuto di circa il +19% e quello estero del +15,9%. I mercati internazionali restano però fondamentali per il settore, dato che il 76% dell’intero fatturato realizzato nel 2020 (pari a 3,74 miliardi) deriva dalle vendite all’estero. L’imballaggio è il primo mercato di riferimento dei costruttori italiani e più nello specifico quello alimentare, seguito dagli altri segmenti di packaging.
E a proposito di packaging, le macchine automatiche per il confezionamento chiudono il primo semestre 2021 con un solido +21% rispetto allo stesso periodo del 2020. Tra gennaio e giugno l’export ha segnato un +19,3%, mentre il mercato domestico ha fatto registrare un +31,2%, sempre in confronto al fatturato del primo semestre 2020. Il comparto punta a tornare ai livelli dell’anno record 2019 e la strada intrapresa sembra essere quella giusta (è di solo -1,8% la differenza rispetto al primo semestre 2019). Nel 2020 il settore ha tenuto sfiorando gli 8 miliardi di euro, con buone performance da parte del settore alimentare e cosmetico.
«I tre settori che rappresentiamo – dichiara Mario Maggiani, direttore generale di Acimac, Amaplast e Ucima –, pur con caratteristiche specifiche e differenti performance registrate nel 2020, vedono già in questo 2021 un anno di rilancio. Il terreno comune di innovazione e ricerca delle tecnologie dei nostri associati, insieme alla capillare rete mondiale di assistenza, fanno e continueranno a fare la differenza, pur in uno scenario sempre più competitivo. Nutriamo molta fiducia nella seconda parte dell’anno, anche per le aspettative di crescita che registriamo in molti mercati ed è plausibile pensare che miglioreremo il fatturato totale di 13 miliardi raggiunto l’anno scorso, confermando la leadership mondiale dei costruttori di macchine italiani».
Macchine per plastica e gomma
In particolare, trend positivo per il settore delle macchine per plastica e gomma rappresentato dall’associazione di categoria AMAPLAST nel primo semestre 2021: l’ultima indagine congiunturale svolta dal Centro Studi MECS riferita ai primi 6 mesi dell’anno riscontra una progressione a due cifre per fatturato e ordini, consolidando il clima di ritrovata fiducia del settore, dopo il lungo periodo di difficoltà dovuto alla pandemia. Infatti, rispetto al periodo gennaio-giugno 2020, la variazione di fatturato è pari al +11%. In particolare, si mantiene alto il livello delle vendite domestiche di macchinari, mentre oltreconfine risulta robusta soprattutto la domanda di ricambi.
Sempre nei primi 6 mesi del 2021 le aziende associate hanno registrato una decisa risalita del portafoglio ordini, pari al +46% rispetto all’anno scorso. La ripresa è figlia soprattutto delle rilevanti commesse di impianti da parte di clienti italiani (con un poderoso +134% segnato nel solo ultimo trimestre), ma molto positiva è anche la tendenza degli ordinativi raccolti all’estero, sia per i macchinari sia per la ricambistica (+58%). Alla luce di questo trend, i mesi di produzione assicurata sono in media 6,4.
Il rimbalzo del mercato interno conferma così la maggiore propensione agli investimenti da parte delle aziende nazionali, stimolata anche dagli incentivi (credito di imposta per l’ammodernamento degli impianti e per gli investimenti in tecnologie 4.0) previsti dai piani di politica industriale.
Continuano a mostrare vivacità tutti e quattro i più importanti settori di impiego delle macchine per plastica e gomma. In particolare, medicale imballaggio e automotive evidenziano segnali di crescita che i prossimi mesi dovranno confermare mentre si stabilizza il comparto edilizia.
Rimangono però le incognite legate alla diffusione della variante Delta e, soprattutto, le preoccupazioni per gli ancora alti livelli dei prezzi delle materie prime nonché la relativa scarsa disponibilità, fattori che comportano un allungamento dei tempi medi di consegna e una riduzione dei margini.
Ad aumentare le tensioni, non rallenta la corsa al rialzo dei noli marittimi, arrivati a livelli record; le difficoltà logistiche e i rincari delle spedizioni si verificano in tutti i quadranti geografici e non è escluso che questa tendenza possa proseguire nel corso dell’estate, poiché in questa stagione in genere aumenta la domanda.
Lo stesso Centro Studi MECS ha terminato l’elaborazione dell’Indagine Statistica Nazionale, svolta per la prima volta in forma organica tra le aziende italiane costruttrici di macchine, attrezzature e stampi per plastica e gomma.
Il quadro di sintesi descrive un settore che nel 2020 ha generato un fatturato di 3,74 miliardi di euro, realizzato all’estero per una quota che sfiora il 76% del totale, confermando quindi la storica propensione all’export delle imprese del comparto. Le quasi 350 aziende censite – che occupano poco più di 13.000 addetti – sono concentrate soprattutto in Lombardia (55% del totale), Emilia-Romagna (15%), Veneto (13%).
Si tratta perlopiù di piccole realtà: infatti, circa il 74% delle imprese realizza meno di 10 milioni di euro di fatturato, per un valore complessivo che non raggiunge un quarto del totale, con una minore propensione all’export. Parallelamente, le aziende di grandi dimensioni, pur costituendo solo il 26% del totale, generano il 77% del fatturato e raggiungono quote export superiori all’85%.
Il maggiore livello di analisi dell’Indagine – rispetto alle stime del passato – consente di delineare anche le quote di produzione per applicazione e per tecnologia.
Il primo indicatore evidenzia che è l’imballaggio il primo mercato di riferimento dei costruttori italiani e più nello specifico quello alimentare (30% del fatturato) seguito dagli altri segmenti di packaging (12% circa); l’automotive assorbe il 19% della produzione e l’edilizia l’11%; con quote dal 4 al 2% sul totale seguono, a scendere, il medicale, l’agricoltura, l’elettronica/elettrotecnica e le altre applicazioni.
Quanto alle tipologie di macchinari, si osserva che è la categoria degli estrusori, con il 17% del totale, a rappresentare il nucleo più consistente del fatturato totale di settore; a seguire, gli ausiliari con il 12%, le macchine a iniezione con l’11% e le soffiatrici con quasi il 7%. Gli impianti per il recupero/riciclo e la macrocategoria dei macchinari per gomma sfiorano ciascuna una quota del 6%.