Carta dei Diritti degli Oceani. Il Genova Process per il riconoscimento dei diritti dell’Oceano presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Il Genova Process pone il capoluogo ligure al centro di un percorso straordinario, parallelamente allo svolgimento della The Ocean Race, il giro del mondo delle imbarcazioni a vela con equipaggio, terminato nei giorni scorsi con il traguardo per la prima volta in Italia, proprio a Genova.
Il Blue District ospita tutti i workshop del Genova Process, iniziativa che mette nuovamente il capoluogo ligure al centro dell’attenzione mondiale nell’ambito delle politiche e azioni di sostenibilità, per la salvaguardia dei mari e degli ambienti costieri, grazie anche alla sinergia con The Ocean Race.
Ad accogliere i partecipanti del primo workshop è stato il Sindaco di Genova, Marco Bucci: «Il mondo di Ocean Race porta ancora una volta la nostra città al centro dell’interesse internazionale. Non solo per lo sport, ma anche per i contenuti legati alla tutela dell’ambiente e del mare. E’ per noi un’occasione straordinaria e motivo di grande orgoglio essere sede degli incontri che porteranno alla definizione dei principi di una potenziale Dichiarazione dei Diritti degli Oceani. In quel documento, che verrà presentato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York nel settembre 2023, ci sarà molto di Genova, del nostro amore per il mare e del nostro legame con il pianeta blu: una risorsa fondamentale per la vita, la crescita sostenibile, che abbiamo il diritto e il dovere di tutelare in quanto parte integrante della nostra esistenza”.
Il Presidente di The Ocean Race, Richard Brisius, molto legato alla città, avendo vissuto in Liguria e partecipato al giro del mondo a vela su barche italiane ha delineato la genesi del Genova Process e come questa iniziativa si inserisca nel più ampio progetto di sostenibilità Racing with Purpose della regata. Nel suo ottimo italiano Brisius ha detto: «Come velista ho questo legame speciale con l’oceano. Lo sport della vela apprezza il fair play e regole giuste, ma non c’è fair play per l’oceano. Abbiamo bisogno di una governance e di una gestione più nitida, che possiamo creare attraverso una Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Oceano – un set di regole che permetta a tutti i mari di prosperare. Se succederà, vedremo un cambiamento di paradigma nella protezione dell’oceano».
Alla conferenza hanno preso parte anche Michelle Bender, giurista e direttore delle campagne sull’oceano dell’Earth Law Center, una ONG con sede negli Stati Uniti che lavora per il riconoscimento dei diritti della natura attraverso azioni di lobbying giuridica e di educazione e Antonio Di Natale, il biologo marino con importanti incarichi e relazioni internazionali, che ricopre il ruolo di consulente scientifico per conto del Comune di Genova. «Esistono già leggi sui diritti della natura – ha spiegato Michelle Bender – ma non partono da quelli che sono gli interessi superiori del mondo. Hanno un punto di vista legato all’uomo e ai suoi bisogni. La natura è una entità legale e deve avere una voce. Come esistono i diritti dei bambini, lo stesso deve accadere per la natura. Avere una carta dei diritti degli oceani significa avere più protezione e in questo senso va fatto un cambio etico per trattare il nostro ambiente in modo migliore. Gli oceano sono in grave pericolo. La plastica è solo uno dei problemi, il più visibile. Obiettivo di tutti noi deve essere quello della conservazione e tutela dell’ambiente marino e vogliamo che sia stabilito un diritto e che ci sia quindi una presa di responsabilità a livello globale».
Parte del gruppo centrale di esperti degli Innovation workshop, Antonio Di Natale ha sottolineato l’importanza di una migliore conoscenza dell’oceano per poter attuare efficaci politiche di protezione. «La ricerca scientifica e il patrimonio culturale legato al mare sono alla base del Genova Process, gli elementi fondamentali per conoscere meglio il contesto nel quale ci muoviamo, e dunque per la definizione dei principi dei diritti dell’oceano, che vogliamo presentare ufficialmente ai Governi e all’attenzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel Settembre 2023, durante gli eventi collegati a The Grand Finale a Genova. Sono felice di poter dare il mio contributo, insieme a molti altri scienziati ed esperti da tutto il mondo che ho contribuito a selezionare con The Ocean Race, e che la città di Genova abbia un ruolo di tale rilevanza sulla scena globale».
Al workshop partecipano 25 esperti di diritto internazionale, politica, diplomazia e scienze oceaniche, alcuni in presenza e altri collegati online dai propri paesi.
“Genova è in prima linea nel portare avanti iniziative in materia di sostenibilità ambientale e degli oceani”, ha sottolineato Matteo Campora, Assessore all’ambiente e alla transizione ecologica del Comune di Genova. «L’Action Plan Genova 2050 verso un’economia sostenibile resiliente, il Pums per una mobilità urbana ad emissioni zero, Genova come primo Green Port del mondo entro il 2030, il progetto C-City ed il protocollo d’intesa con ESA ed Enel per il monitoraggio delle microplastiche in mare, l’operazione Fondali Puliti, il lavoro del Centro di Educazione Ambientale e della Guardia Costiera Ausiliaria per la pulizia di spiagge e mari dai rifiuti, i sea-bin sono solo alcune delle azioni e dei progetti che fanno di Genova un modello nazionale e internazionale per la tutela dei mari e degli oceani. La nostra città è pronta ed orgogliosa di fare la sua parte per questo importante Genova Process».
I workshop del Genova Process raccoglieranno i risultati che emergono dai The Ocean Race Summit, sviluppati in collaborazione con 11th Hour Racing, premier partner di The Ocean Race, a cui prendono parte personaggi chiave del mondo dello sport, dell’industria, della politica e della scienza, insieme ad appassionati sostenitori degli oceani.
Nell’incontro a Genova sono analizzati i risultati del “The Ocean Race Summit” che si è tenuto lo scorso 21 marzo alle Seychelles con la partecipazione di Wavel Ramkalawan, presidente della Repubblica delle Seychelles, Patricia Scotland, segretario generale del Commonwealth, Mia Amor Mottley, primo ministro delle Barbados e Peter Thomson, inviato speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per l’Oceano.
Si è discusso in particolare sui temi della mancanza di governance e protezione dei nostri mari, sull’impatto del cambiamento climatico, l’importanza delle donne nei ruoli di leadership per la conservazione degli oceani, piani di economia blu e la lotta all’inquinamento.
L’evento delle Seychelles fa parte di una serie di 12 i Summit che esplorano l’idea di dare diritti all’oceano per creare uno sforzo globale collettivo per proteggere i mari.
Il concetto può essere realizzato solo se i diritti dell’oceano sono accolti su scala globale, ed è per questo che The Ocean Race sta lavorando per raccogliere sostegno e slancio con i principali decisori e sostenitori dell’oceano.
Al termine di ogni Summit, gli esperti si ritroveranno a Genova per continuare a sviluppare i principi dei diritti dell’oceano.