Codice a barre migrazione al 2D. GS1 risponde alle nuove esigenze di mercato e accompagna le aziende in una transizione di cui beneficerà tutta la filiera, migliorando l’esperienza dei consumatori, dei brand e dei distributori.
Dati sulla tracciabilità e la sicurezza, ma anche sulla sostenibilità, sulle caratteristiche nutrizionali e sulla composizione del packaging: sono solo alcune delle informazioni sui prodotti di largo consumo che oggi sono diventate indispensabili per i consumatori e che possono anche permettere a produttori e retailer di migliorare i loro processi. Una mole di dati, spesso dinamici, che richiede un “upgrade” del tradizionale codice a barre, supporto insostituibile per il sistema economico globale. Un’esigenza reale a cui GS1 Italy risponde supportando le aziende nella transizione dal classico codice a barre 1D (lineare) al nuovo e più capiente codice a barre 2D (bidimensionale).
In quest’ottica GS1 Italy ha realizzato “Codici a barre 2D al punto vendita”, la guida introduttiva a supporto della migrazione al codice a barre bidimensionale, per agevolare una transizione graduale e volontaria all’utilizzo, in particolare all’interno dei punti vendita al dettaglio. Adottando i suggerimenti contenuti nel documento, le aziende della distribuzione possono pianificare le implementazioni 2D nella maniera ottimale e riducendo al minimo gli impatti sui processi aziendali esistenti, riuscendo ad abilitare gli scanner dei punti vendita alla lettura e all’elaborazione anche dei codici a barre 2D, oltre che di quelli lineari.
Fedele al suo ruolo di motore di innovazione del mondo del largo consumo (e non solo), tutta la community mondiale GS1 si è data l’ambizioso obiettivo di realizzare questo switch entro la fine del 2027.
«La migrazione al 2D è uno dei punti fondamentali della strategia GS1 dei prossimi anni e noi stiamo attivamente lavorando per affiancare le imprese in questa importante evoluzione, una transizione che coinvolgerà tutta la supply chain e gli stessi consumatori» commenta Andrea Ausili, standard development director di GS1 Italy. «Il codice a barre ha ormai 50 anni ed è nato dall’esigenza di identificare i prodotti rapidamente e senza errori. Ma oggi i bisogni sono cambiati e le informazioni da gestire sono molte di più. Inoltre, si tratta spesso di dati dinamici e che, per essere trasmessi, possono richiedere il collegamento a una pagina web, come accade con i QR code presenti su molti packaging. Il codice a barre 2D è la risposta a queste esigenze poiché facilita la raccolta e la gestione di una notevole mole di informazioni, anche dinamiche».
I codici 2D visti da vicino
I codici a barre bidimensionali si chiamano così perché l’informazione è codificata sia in orizzontale che in verticale. Sono codici più piccoli, privi di barre e spazi perché costituiti solo da un’alternanza di punti, che veicolano molti più dati e la cui lettura è ritenuta più affidabile e meno soggetta a errori.
I codici 2D possono includere più dati rispetto all’attuale codice a barre lineare EAN-13 (come GTIN, data di scadenza, numero di lotto o numero di serie, ma anche link per collegamenti a pagine web con informazioni su ingredienti e allergeni, foto e video dei prodotti, recensioni, ecc.).
Il codice a barre 2D di GS1 ha una duplice forma
– Il GS1 DataMatrix: un codice a barre 2D costituito da “celle” o punti bianchi e neri disposti in uno schema quadrato o rettangolare, noto anche come matrice. Data Matrix permette di correggere gli errori e fornisce tutele e funzionalità aggiuntive per la gestione di simboli stampati male o danneggiati.
Presenta numerosi vantaggi come il design compatto e sono disponibili diverse varianti rettangolari per adattarsi a superfici strette o curve.
– Il QR code: un codice a barre 2D costituito da “celle” o punti bianchi e neri disposti in uno schema quadrato o rettangolare, noto anche come matrice. I QR code sono riconosciuti dal consumatore e dalla maggior parte delle fotocamere per smartphone, e veicolano anche il GS1 Digital Link che favorisce l’indirizzamento del consumatore su pagine web informative.
Per poter essere letti, richiedono però uno scanner a immagine.
Codice a barre 2D: cosa cambia per le aziende
Passando al codice a barre 2D, le aziende adottano uno standard testato e riconosciuto a livello internazionale che offre maggiore efficienza nella gestione e trasmissione delle informazioni di prodotto lungo la filiera fino al consumatore. Possono quindi usufruire di best practice che emergono a livello internazionale e di confronti con esperti che ne supportano l’adozione.
Inoltre, l’uso del QR code contenente un GS1 Digital Link consente di soddisfare alcuni regolamenti normativi (come le informazioni sullo smaltimento del packaging o le informazioni nutrizionali del vino).
Per supportare l’adozione del codice a barre 2D, GS1 Italy sta coinvolgendo i solution provider in modo da offrire soluzioni software e hardware per tutte le aziende.
Per quanto riguarda l’hardware il passaggio da una lettura laser a una a immagine può rivelarsi semplice, visto che, in genere, gli scanner attualmente già in uso sono predisposti anche alla lettura dei codici 2D. Dove occorre innovare è, invece, in ambito software visto che oggi lo scanner legge solo l’EAN-13. Occorre, quindi, un software più intelligente, in grado di leggere e trasmettere più dati.
Dal punto di vista dei fornitori, la sfida sarà aggiungere un codice a barre bidimensionale sul packaging e affiancarlo all’EAN-13. La complessità dipenderà anche dai dati da codificare (i dati dinamici sono più complicati da gestire) e dalle modalità di confezionamento del prodotto.
GS1 Italy. A partire dall’introduzione rivoluzionaria del codice a barre nel 1973, l’organizzazione non profit GS1 sviluppa gli standard più utilizzati al mondo per la comunicazione tra imprese. In Italia, GS1 Italy riunisce 40 mila imprese dei settori largo consumo, sanitario, bancario, della logistica, del foodservice e delle costruzioni.
I sistemi standard GS1, i processi condivisi ECR, i servizi e gli osservatori di ricerca che GS1 Italy mette a disposizione semplificano e accelerano il processo della trasformazione digitale delle imprese e della supply chain, perché permettono alle aziende di creare esperienze gratificanti per il consumatore, aumentare la trasparenza, ridurre i costi e fare scelte sostenibili.
Criticità materie prime ferrose e RAEE. Assofermet ha presentato in Senato il proprio piano per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e lo sfruttamento strategico dei RAEE.
L’Associazione di Categoria che rappresenta il recupero e il riciclo di rottami ferrosi e non ferrosi ha partecipato alle Audizioni presso la Commissione Industria e Agricoltura, dove ha anche presentato la propria posizione sul Piano Minerario presentato dal Ministro Urso.
L’Associazione si è dichiarata favorevole alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, ha messo in luce l’importanza dei RAEE nel raggiungimento degli obiettivi strategici e ha espresso il proprio sostegno all’intenzione annunciata dal Ministro Urso di riaprire alcune miniere italiane, seppur evidenziandone alcune importanti criticità.
Quello delle materie prime critiche è un argomento sempre più centrale nelle scelte strategiche dell’Unione Europea e degli Stati Membri.
In un periodo storico in cui si intrecciano transizione ambientale, trasformazione digitale e contrasti geopolitici, emergono tutte le criticità legate al rifornimento di risorse come litio, bauxite, terre rare e tutte le trenta materie prime critiche individuate dalla Commissione Europea.
La sfida più urgente può essere sintetizzata in un preoccupante squilibrio fra domanda e offerta: a fronte del grande aumento della domanda di materie prime critiche previsto per l’immediato futuro, l’offerta appare sempre più influenzata da rischi e sfide di natura geopolitica, ambientale e sociale.
Alla luce di questo difficile contesto politico ed economico, Assofermet ritiene che il nostro Paese debba diversificare le fonti di approvvigionamento di materie prime critiche quanto più possibile
È necessario diminuire progressivamente la dipendenza da alcuni Paesi da cui si è finora approvvigionata l’Italia e, allo stesso tempo, individuare nuovi Paesi fornitori, oltre a migliorare la capacità di monitoraggio al fine di attenuare i rischi attuali e futuri di nuove perturbazioni sui mercati in fase di approvvigionamento.
Nel proporre misure strutturali sull’approvvigionamento di queste risorse strategiche, vanno tenuti in particolare considerazione i RAEE.
I Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche rappresentano una vera e propria “miniera urbana” per il nostro Paese: al loro interno si trovano importanti materie prime critiche e, se correttamente raccolti e recuperati, questi rifiuti possono diventare una fonte strategica di approvvigionamento.
Tra l’altro, per sei delle undici materie prime critiche maggiormente presenti nei RAEE cosiddetti tecnologici (litio, cobalto, gallio, indio, germanio, tantalio, rutenio, disprosio, neodimio, terbio, rame), la Cina è il principale produttore mondiale, con una quota che arriva fino al 97%.
Considerando i dispositivi domestici e aziendali, ad oggi in Italia soltanto il 37% dei RAEE viene effettivamente raccolto, ampiamente al di sotto dell’obiettivo del 65% fissato dall’Unione Europea.
È interessante che il dato della raccolta sia particolarmente basso per i piccoli RAEE come cellulari, tablet, laptop e altri dispositivi tuttora “abbandonati” nelle abitazioni private.
Assofermet ritiene che il sistema di raccolta vigente debba essere analizzato e riveduto con attenzione per rendere più efficace e sostenibile la gestione dei RAEE.
A questo si aggiunge la carenza strutturale, tipica dell’Italia ma anche del resto dell’Unione Europea, di impianti industriali in grado di estrarre Materie Prime Critiche dai singoli componenti dei rifiuti.
Investire maggiormente sulla realizzazione di queste strutture e sulla raccolta e recupero di RAEE significherebbe arrivare ad avere a disposizione un’ulteriore fonte di materie prime critiche.
Si tratta di una direzione strategica che, oltre a ridurre la dipendenza dall’importazione di risorse fondamentali, segnerebbe il passaggio a una vera e propria economia circolare e porterebbe a un decisivo incremento dell’occupazione.
Per quanto riguarda, invece, il cosiddetto “Piano Minerario” annunciato dal Ministro Urso, Assofermet è sostanzialmente d’accordo con l’iniziativa strategica di aprire nuove miniere per il rifornimento di terre rare e materie prime, ma vanno considerati alcuni elementi di rischio.
In primo luogo, la riapertura di qualsiasi miniera dovrà tenere conto delle importanti difficoltà attualmente esistenti: non solo i fattori geologici, i costi del capitale e i rischi correlati, ma anche la lunghezza e l’incertezza delle procedure di autorizzazione, la difficile ricerca di manodopera specializzata e molti altri aspetti organizzativi che potrebbero costituire un deterrente.
Secondo Assofermet, inoltre, andrebbe promossa una mappatura dei siti minerari disponibili per individuare esclusivamente le opportunità concrete di costituire una filiera di imprese che si impegnino nelle attività di estrazione, lavorazione e trasformazione, senza inutili sprechi di energie e risorse. In ogni caso, il tempo che intercorre tra l’avvio di un progetto e la reale disponibilità dei materiali estratti sul mercato può essere molto lungo: per il breve periodo, sarebbe particolarmente rischioso basarsi esclusivamente sulla riapertura delle miniere per affrontare l’emergenza dell’approvvigionamento di materie prime critiche.
Un ultimo aspetto da tenere in considerazione è che si tratta di attività economiche evidentemente strategiche, molto più di quanto non lo fossero in passato: per questo motivo, potrebbe essere necessario un intervento diretto, forte e prolungato, dello Stato e/o di Cassa Depositi e Prestiti per sostenere un eventuale ricorso alle miniere.
Assofermet è l’Associazione di Categoria che rappresenta a livello nazionale 450 imprese del commercio e della distribuzione in quattro diversi settori: acciai, con aziende attive nel commercio, distribuzione e prelavorazione di prodotti siderurgici; rottami, con impianti che effettuano attività di raccolta, recupero, riciclaggio e commercio di rottami ferrosi; metalli, con le aziende del commercio, distribuzione, prelavorazione e riciclo dei rottami non ferrosi; ferramenta, con imprese del commercio e distribuzione di ferramenta e articoli del fai-da-te. Grazie ad Assofermet le aziende associate possono avere accesso a tutte le più importanti tematiche generali e di dettaglio nel proprio settore di attività, a livello normativo e di mercato. L’associazione è un punto di incontro fondamentale per aziende, media e stakeholder che si occupano di alcuni dei settori più rilevanti per l’economia italiana.
Concretezza per riqualificazione energetica immobili. Le proposte del Coordinamento FREE per promuovere la riqualificazione edilizia degli immobili sono finalizzate a dare continuità al mercato delle ristrutturazioni edilizie e della riqualificazione energetica degli immobili.
Il fine è di avere edifici più sicuri, resistenti, confortevoli, a basso impatto energetico, carbonico e ambientale, ed edifici anche economici in relazione alle spese di gestione, evitando che un settore fondamentale per l’economia nazionale vada in crisi insieme al superbonus 110%.
«Non è nostro compito entrare nel merito se sia stato corretto o meno intervenire sulla rimodulazione del Superbonus 110% e l’interruzione della Cessione del Credito ma è invece utile richiamare velocemente quelli che, a nostro parere, sono stati gli aspetti positivi e negativi dovuti al Superbonus 110% abbinato alla Cessione del Credito per avere bene in mente ciò che va possibilmente salvaguardato e ciò a cui invece bisogna fare attenzione con l’introduzione di misure alternative e con una prospettiva di lungo periodo, per salvaguardare sia le imprese sia il processo di decarbonizzazione », afferma il presidente del Coordinamento FREE, Attilio Piattelli.
Aspetti positivi prodotti dal Superbonus 110% + Cessione del Credito
– stimolo e rilancio dell’economia in un periodo di crisi post covid, soprattutto per PMI;
– grande attenzione e stimolo alla riqualificazione energetica degli immobili;
– sviluppo della filiera a 360°: crescita della capacità di progettazione e messa a punto di soluzioni tecniche di efficientamento energetico, crescita delle competenze per la realizzazione e installazione delle soluzioni di efficientamento, sviluppo di una solida filiera nazionale di produzione di componenti per l’efficientamento energetico;
– facilità di accesso all’utilizzo dei fondi disponibili perché non richiesto alcun impegno finanziario (o impegno molto basso) da parte dei beneficiari delle misure.
Aspetti negativi prodotti dal Superbonus 110% + Cessione del Credito
– spesa per lo Stato oltre le previsioni;
– aumento generalizzato dei prezzi di mercato degli interventi;
– misura sentita come temporanea e quindi maggiore attenzione alla velocità di esecuzione, in alcuni casi a scapito della qualità;
– poca attenzione a premiare le soluzioni più efficienti dal punto di vista energetico e ambientale (es. interventi di riqualificazione energetica ammessi alle stesse condizioni anche sulle seconde case, con distrazione di fondi da interventi che avrebbero potuto portare maggiori benefici di riduzione delle emissioni, attenzione al solo salto di classe energetica senza maggior premio per raggiungimento delle classi più alte).
«Purtroppo la rimodulazione del Superbonus insieme alla eliminazione del meccanismo di Cessione del Credito e il contestuale aumento dei tassi di interesse lascia presagire uno scenario di drastica riduzione degli interventi attesi già a partire dal 2024, con il serio rischio di generare un forte contraccolpo a tutte le imprese, soprattutto PMI, oggi attive nella filiera delle costruzioni e ristrutturazioni. Oltre agli effetti economici, questo impedirebbe il rinnovamento di cui i nostri immobili necessitano per risultare più sicuri, resistenti (sisma ed eventi climatici estremi), confortevoli ed economici nella gestione e avrebbe un forte contraccolpo sugli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra. Le Proposte del Coordinamento FREE mirano a dare continuità agli interventi di riqualificazione, rendendoli più efficaci e meno costosi, attraverso la rimodulazione degli incentivi esistenti e l’introduzione di un fondo di garanzia e conto interessi per facilitare l’accesso ai capitali privati», ha detto Dario di Santo direttore di FIRE.
Per far fronte a tali preoccupazioni, il Coordinamento FREE ha messo a punto una serie di proposte volte a mitigare tutti i possibili effetti negativi richiamati in precedenza, con l’obiettivo di facilitare l’accesso agli interventi, superare, quando necessario, le barriere finanziarie che scoraggiano molti soggetti, dare degli strumenti di lungo respiro che diano stabilità nel tempo ai settori coinvolti, senza però trascurare l’esigenza prioritaria di ridurre la spesa per lo stato a parità di interventi eseguiti.
I punti fondamentali della proposta sono:
1- Associare misure di incentivazione, come le detrazioni fiscali e il conto termico, a misure volte a superare la barriera finanziaria del dovere anticipare tutte le spese legate all’intervento di riqualificazione, rese più onerose dall’aumento dei tassi di interesse.
2- Fare in modo che le politiche di supporto si rivolgano a tutte le fasce di utenza, a partire dalla classe media fino ad arrivare a chi versa in condizioni di ristrettezze economiche.
3- Le politiche devono essere introdotte con un piano di medio lungo periodo, perlomeno fino al 2030, in modo da favorire un positivo e sano rafforzamento della filiera delle costruzioni, e prevedere meccanismi di valutazione e integrazione che favoriscano la loro efficacia.
4- Occorre sfruttare entrambi gli schemi di incentivazione esistenti per rispondere in modo efficace alle diverse esigenze (in termini di supporto economico, barriere da affrontare, tipologia di interventi, priorità, etc.) collegate a famiglie, case popolari, immobili pubblici, imprese, etc.
5- Prevedere la rimodulazione delle detrazioni fiscali affinché premino le soluzioni più efficaci ed impattanti in termini energetico-ambientali, con un intervallo di detrazioni fra il 55% e l’80%.
6- Prevedere l’ampliamento del conto termico affinché copra anche il settore privato in merito agli interventi di riqualificazione energetica e possa essere impiegato dai soggetti che non sono ammessi alle detrazioni fiscali (per incapienza, regime impositivo, etc.).
7- Introdurre una misura specifica, basata sul conto termico, per i soggetti in condizioni di disagio economico, in modo che possano beneficiare della riqualificazione a costo zero con l’investimento anticipato da imprese opportunamente qualificate.
8- Affiancare un fondo di garanzia e un fondo in conto interessi agli incentivi, in modo da superare la barriera finanziaria (ossia la necessità di anticipare tutta la spesa dell’investimento) rendendo più agevole e meno costoso l’accesso ai finanziamenti e favorendo il coinvolgimento di capitali privati. Si potrebbe anche fare uso di cessione del credito e sconto in fattura per alcuni ambiti di intervento.
9- Si ritiene utile in collegamento al punto precedente un accordo con ABI per introdurre “mutui verdi” dedicati alla riqualificazione edilizia slegata dall’acquisto dell’unità immobiliare.
10– Prevedere la raccolta di dati semplificati sui consumi energetici pre e post intervento in modo da consentire una valutazione più affidabile dell’impatto delle misure proposte e consentire l’individuazione delle soluzioni più efficienti ed efficaci dal punto di vista energetico e ambientale.
11– Valutare la possibilità di usare emissioni di Titoli di Stato dedicati alla copertura della spesa pubblica collegata alle misure di supporto per la riqualificazione dell’edilizia.
————————-DETTAGLIO DELLE PROPOSTE CONCRETIZZABILI———————————–
Proposte del Coordinamento FREE per promuovere la riqualificazione energetica degli immobili
Riqualificare il parco immobiliare pubblico e privato è una grande opportunità per il nostro Paese:
– consente di rendere gli immobili – ossia il luogo dove passiamo la maggior parte del nostro tempo – più resistenti (sisma, cambiamenti climatici), salubri, confortevoli, sicuri e meno impattanti (emissioni, consumi di energia e acqua, costi di gestione);
– smuove una filiera fondamentale per l’Italia, quella delle costruzioni e dell’impiantistica, con le relative ricadute in termini di PIL, occupazione ed effetti indotti;
– permette di ridurre le emissioni di gas serra (43% a livello europeo) e contribuisce in modo decisivo al raggiungimento degli obiettivi nazionali e comunitari per l’energia e il clima;
– contrasta i disagi per chi vive in condizioni di fuel poverty, ossia non può permettersi per ragioni economiche un livello di climatizzazione invernale e/o estiva adeguato alle sue necessità.
Si tratta peraltro di una sfida, in ragione dell’elevato numero di immobili con caratteristiche molto differenti (anno di costruzione, tipologia, zona climatica, ubicazione, etc.), della proprietà diffusa e dell’impatto economico rilevante, sia in ottica di spesa capitale, sia di tempi di ritorno dell’investimento lunghi per interventi integrati edificio-impianti.
Per incrementare il tasso di riqualificazione annuo è dunque necessario contare su un sostegno pubblico – quali, per esempio, le detrazioni fiscali e il conto termico – volti a ridurre la spesa capitale per l’investitore e renderla sostenibile (barriera economica).
Questo però non è sufficiente perché gli schemi in vigore prevedono che il sostegno venga erogato nel corso di alcuni anni, e ciò richiede che l’investitore stesso anticipi tutta la somma necessaria.
La barriera economica, in altre parole, non viene superata dagli attuali schemi di incentivazione.
Per ovviare a questo sono stati introdotti in passato, prima per l’ecobonus, poi per il superbonus, i meccanismi della cessione del credito e dello sconto in fattura.
Senza creare debiti agli utenti finali, queste misure hanno generato un forte stimolo agli investimenti. In assenza di tali opzioni, diversi soggetti avrebbero necessità di ricorrere ad un finanziamento per potere coprire la spesa richiesta, o perché non hanno a disposizione risparmi a sufficienza per l’investimento, o perché hanno necessità di conservare i risparmi a disposizione per altre priorità.
Ci troviamo quindi di fronte anche a una barriera finanziaria agli investimenti. Entrambe le barriere risultano particolarmente impattanti per gli incapienti e le famiglie in fuel poverty.
Ecco perché si ritiene fondamentale affiancare agli incentivi la cessione del credito abbinata allo sconto in fattura che, con adeguati aggiustamenti, a nostro parere può continuare a rappresentare uno strumento di sicura efficacia.
In alternativa, qualora si ritenesse non opportuno ricorrere nuovamente alla cessione del credito abbinata allo sconto in fattura o si optasse per limitarlo a casi specifici, un fondo di garanzia abbinato a un meccanismo di incentivazione esplicita, quale il conto termico o l’ecobonus, opportunamente revisionati come suggerito nel seguito.
Il fondo permetterebbe di superare la barriera finanziaria, mobilitando prevalentemente capitali privati.
Di seguito vengono indicate le principali caratteristiche degli strumenti di supporto che il Coordinamento FREE ritiene utili per promuovere la riqualificazione del parco immobiliare.
Detrazioni Fiscali e Conto Termico
Si ritiene importante mantenere sia le detrazioni fiscali sia il conto termico, in ragione delle differenze fra i due strumenti e della possibilità di risultare efficaci con diverse tipologie di utenti finali e di interventi.
Le risorse necessarie potrebbero essere raccolte anche attraverso l’emissione annuale di Titoli di Stato ad hoc, al fine di mobilitare parte dei risparmi fermi sui conti correnti di famiglie e imprese.
Alcuni elementi base:
– Gli schemi devono nascere con un’ottica di lungo periodo, in modo da favorire una progressiva strutturazione e crescita della filiera ed evitare l’insorgenza di fenomeni speculativi.
La nostra proposta è di definire le politiche con un orizzonte almeno fino al 2030, in collegamento con il PNIEC.
– È importante che gli interventi di riqualificazione mettano insieme le varie dimensioni dell’abitare, ossia comfort, salubrità, sicurezza, resistenza agli eventi climatici estremi, riduzione delle emissioni ed efficientamento nell’uso dell’energia e delle altre risorse.
Questo comporta che alle misure di riqualificazione energetica le politiche affianchino, come obbligo o come maggiore stimolo economico, quelle relative alle altre dimensioni.
– In merito alle detrazioni fiscali, si ritiene importante armonizzare i diversi schemi oggi esistenti (superbonus, sismabonus, ecobonus, bonus casa, etc.) sia per razionalizzare gli stessi, sia per renderli più efficaci ed efficienti.
Le soluzioni in grado di portare a un salto di classe energetica superiore e a una maggiore decarbonizzazione vanno premiate maggiormente, pur nell’ambito di un ragionevole rapporto costo-efficacia.
Ciò potrebbe essere conseguito prevedendo aliquote di incentivazione differenziate in funzione della classe energetica raggiunta e dell’entità del salto di classe energetica (criteri di accesso mutuati dal superbonus), mantenendo lo schema di premialità per classe energetica e numero di salti di classe per gli edifici.
Proponiamo le seguenti aliquote:
— 80% classe A o maggiore e salto di almeno 3 classi energetiche;
— 70% classe B con salto di almeno 3 classi energetiche;
— 65% per gli altri interventi che portino l’edificio almeno in classe D e per gli interventi di elettrificazione dei servizi di riscaldamento e climatizzazione accoppiati all’adozione di fonti rinnovabili elettriche e sistemi di accumulo;
— 55% per gli altri interventi di riqualificazione energetica considerati ammissibili dal MASE;
Si propone inoltre di differenziare il recupero delle detrazioni su due livelli: 10 anni, anche per chi vuole accedere al Fondo descritto successivamente, e 5 anni per chi, avendo capienza per recuperare in tempi più rapidi le spese sostenute, non ha necessità di accedere alle risorse del Fondo e preferisce accelerare il recupero delle detrazioni.
• Gli immobili appartenenti a categorie come le case popolari, le scuole, etc. richiedono un supporto maggiore e dedicato.
A tal fine si propone o il mantenimento del superbonus 110% con sconto in fattura e cessione del credito, oppure una misura dedicata a valere sul conto termico con copertura del 100% delle spese sostenute in aggiunta al Fondo di garanzia descritto più avanti, in modo che non sia necessaria capienza fiscale da parte del contribuente.
• In merito al conto termico, si ritiene importante estendere anche al privato la possibilità di supportare interventi di efficientamento energetico per coprire le categorie di utenti finali che hanno più difficoltà a beneficiare delle detrazioni fiscali o che non intendono sopportare direttamente oneri finanziari o non hanno la capacità di organizzazione e interfaccia per gestire gli interventi stessi.
A tale proposito si propone di introdurre una linea per la riqualificazione integrata degli edifici con criteri analoghi a quelli indicati per le detrazioni fiscali in termini di percentuali di copertura dell’investimento e con requisiti di accesso identici, al fine di semplificare i processi di valutazione e il lavoro dei professionisti e delle ditte di settore.
In generale si suggerisce di prevedere la possibilità di allargare il campo di applicazione del conto termico anche agli interventi oggi incentivati con le detrazioni per favorire l’esecuzione dei lavori anche attraverso ESCO, utility e altri soggetti che permettano di evitare oneri finanziari e organizzativi ai clienti finali.
A tal proposito, per i soggetti incapienti/a basso reddito o con problemi di accesso al credito, si potrebbero prevedere incentivi espliciti a copertura vicina al 100% del costo di investimento, da erogare in funzione di stati di avanzamento lavori.
Tramite GSE o altro ente ritenuto idoneo potrebbero essere identificati soggetti qualificati, che agiscano a prezzi convenzionati e si presentino come aggregatori degli interventi a favore dei soggetti incapienti che ne facciano richiesta.
Nell’ottica di alleviare la barriera finanziaria, si propone di portare da Euro 5.000 a Euro 25.000 la soglia entro cui è prevista l’erogazione dell’incentivo in un’unica rata.
Si propone inoltre di introdurre la possibilità di coprire le spese di fattibilità degli interventi con una misura ad hoc esclusivamente dedicata agli incapienti, al fine di stimolare la domanda delle famiglie a basso reddito (la selezione potrebbe avvenire introducendo un limite sull’ISEE), a prescindere dalla realizzazione effettiva dell’intervento.
Per finire si ritiene essenziale rimodulare il contributo economico dei vari interventi tenendo conto dell’evoluzione dei prezzi di mercato.
– Per incentivare i proprietari degli edifici a supportare l’esecuzione degli interventi negli edifici locati si potrebbe poi prevedere la possibilità di sconti sull’imposta sugli immobili in funzione della classe energetica dell’edificio, o esenzioni da tale imposta per un certo numero di anni a seguito dell’esecuzione degli interventi.
– Ai fini del monitoraggio dell’efficacia degli interventi realizzati e non dell’erogazione degli incentivi, va assicurata la raccolta di dati semplificati sui consumi energetici pre e post intervento per gli interventi di riqualificazione integrata dell’edificio per consentire alle Agenzie la costituzione di una banca dati utile come sistema di monitoraggio e funzionale all’ individuazione di eventuali correttivi da apportare alle misure in vigore.
A tal fine si può fare uso dei dati raccolti attraverso le bollette dell’energia.
Proposte per fondo di garanzia
Al fine di superare la barriera finanziaria si propone di costituire un fondo apposito, che vada a sostituire la cessione del credito. A tale proposito sono due le misure che si ritiene possano apportare un contributo positivo, collegate in modo esclusivo alle detrazioni fiscali a dieci anni e al conto termico nell’ottica della riqualificazione integrata degli edifici o di interventi realizzati da soggetti a basso reddito:
– un fondo di garanzia per consentire di accedere a finanziamenti anche da parte di soggetti con merito creditizio non adeguato o per erogare il credito a condizioni più convenienti in termini di tasso di interesse e/o di percentuale di copertura della spesa complessiva (per natura rotativo, quindi in grado di rimettere a disposizione le somme inizialmente impegnate);
– un fondo in conto interessi per permettere di accedere a finanziamenti a tasso agevolato, misura utile in un contesto di rialzo dei tassi di interesse (non rotativo, ma caratterizzato da un alto effetto leva, in quanto le risorse vanno a coprire la differenza sugli interessi).
Entrambe le misure avrebbero lo scopo di facilitare l’accesso a finanziamenti bancari, sia rendendo più semplice l’accensione di finanziamenti, sia riducendo il costo del prestito di denaro. Sarebbe anche possibile potenziare l’efficacia di tali strumenti tramite un accordo con ABI finalizzato a mettere a disposizione delle famiglie dei finanziamenti per la ristrutturazione a condizioni migliorate rispetto ai finanziamenti tradizionali.
Tecnicamente un fondo che già mette a disposizione sia la parte di garanzia che quella in conto interessi in questo settore esiste già ed è il Fondo nazionale per l’efficienza energetica.
Si tratta di una misura che si è dimostrata purtroppo assolutamente inefficace, sia per problemi di disegno della stessa, sia per come è stata gestita.
Al di là di questo, si potrebbe prendere spunto da esso per definire un nuovo fondo con capitalizzazione decisamente maggiore (parliamo di 10-20 volte almeno), individuando l’Agenzia più idonea a gestirlo.
Un’altra opzione cui ispirarsi, vicina per l’entità dei finanziamenti da mobilitare nel corso degli anni, è il Fondo per le PMI gestito da Mediocredito Centrale.
Si ritiene a tale proposito che il modus operandi del Fondo per le PMI, che prevede che il soggetto richiedente si rivolga direttamente alla banca, sia il più idoneo nell’ottica della semplificazione.
L’erogazione del fondo dovrebbe essere molto snella, avvenire in tempi rapidi e sarebbe collegata all’ammissione alle detrazioni fiscali o al conto termico.
Da una prima valutazione approssimativa, che ci riserviamo di verificare con maggiore livello di approfondimento, riteniamo che per mobilitare interventi di efficientamento per complessivi 30 – 50 miliardi di euro all’anno (progressione a crescere negli anni 2024 – 2030) servirebbe una dotazione annua minima per il fondo di garanzia di circa 5 miliardi di euro per il primo anno, con una dotazione a crescere di almeno 1 – 1,5 miliardi all’anno fino al 2030.
L’incremento della dotazione annua serve per sostenere la crescita prevista degli interventi nel corso degli anni.
Per il fondo a copertura degli interessi invece stimiamo una disponibilità di almeno 1 miliardo all’anno che serva ad azzerare o quasi gli interessi sui finanziamenti ricevuti.
(Roma, 14 settembre 2023)
Coordinamento FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) è un’Associazione che raccoglie attualmente, in qualità di Soci, 26 Associazioni in toto o in parte attive in tali settori, oltre ad un ampio ventaglio di Enti e Associazioni che hanno chiesto di partecipare come Aderenti (senza ruoli decisionali) ed è pertanto la più grande Associazione del settore presente in Italia. Il Coordinamento FREE ha lo scopo di promuovere lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nel quadro di un modello sociale ed economico ambientalmente sostenibile, della decarbonizzazione dell’economia e del taglio delle emissioni climalteranti, avviando un’azione più coesa delle Associazioni e degli Enti che ne fanno parte anche nei confronti di tutte le Istituzioni.
FIRE (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia), fondata nel 1987, è un’associazione senza scopo di lucro riconosciuta giuridicamente e attiva nel settore energetico e ambientale, che ha come obiettivi principali della sua attività:
– la promozione di un uso esteso di buone pratiche per l’efficienza energetica, l’impiego fonti rinnovabili e la sostenibilità;
– l’analisi e lo studio delle diverse tematiche legate all’impiego e alla generazione di energia attraverso un approccio concreto, multidisciplinare e non discriminatorio;
– il supporto agli energy manager, agli operatori di settore e a tutti gli stakeholder del settore energetico con attività di informazione, diffusione, formazione, indagine e studio, sviluppo di nuovi strumenti per l’energy management;
– la partecipazione a progetti internazionali mirati a un uso efficiente delle risorse energetiche e ambientali;
– la qualificazione degli energy manager, degli esperti in gestione dell’energia, delle ESCO e degli altri operatori legati all’energy management.
ESG adoption in EU construction and real estate. The new report by the CPEA ESG Working Group provides a snapshot of where different European players within the construction and the real estate industry currently stand in relation to ESG strategy development, implementation and related disclosures, looking at drivers, risks and challenges and potential solutions.
Against a background of a rapid rise in construction and real estate market engagement with ESG related topics and discourses and an equally growing number of ESG initiatives, this new report by the CPEA ESG Working Group provides a snapshot of where different European players within the construction and the real estate industry currently stand in relation to ESG strategy development, implementation and related disclosures, looking at drivers, risks and challenges and potential solutions.
Need for a multi-dimensional ESG approach
According to the findings of the report most of the industry’s ESG engagement and reporting is limited to environmental issues and even here the majority of market participants focus on energy and climate issues and to a much lesser extent on wider environmental aspects such as circularity, biodiversity, pollution or water management.
By mapping the interlinkages and interdependencies between all ESG components, i.e. environmental, social and governance ESG impact areas and associated criteria, Working Group industry experts illustrate that sector stakeholders need to take a wider view if they want to avoid risks of perceptions of ESG-washing in the future. For example, there are direct links between decarbonisation targets and social outcomes which in turn also have a bearing on an organisation’s governance performance.
Contrary to general belief within the industry that governance issues only relate to the organisational level, Working Group also members demonstrate that the corporate level governance structure strongly influences the policy and strategy framework for implementation at the building or site level and, that in turn, data and documentation from the latter help inform strategy development, proof of compliance and support delivery of top-level policies and commitments.
Recommendations
Based on Working Group members’ expertise and practical examples, the report features a series of recommendations for both policy makers and market participants. On the policy side, Working Group members call for the development of an “all in one” Sustainable Buildings Directive based on Level(s), the aggregation and prioritisation of policy initiatives and the introduction of digital building logbooks to overcome existing data barriers. In terms of market practice, recommendations include the creation of a new market rule book with the obligation to prove the case “ESG compliant” on the basis of third-party verified data with penalties for greenwashing and the setting of macro-objectives with ongoing monitoring and regular reviews as part of a longer-term perspective ESG roadmap.