Energy Performance Contracts in PA nella strategia di Procurement per la neutralità climatica. Lo scenario caratterizzato da obiettivi di efficientamento energetico e decarbonizzazione di crescente impatto ed ambizione (20% al 2020; 43% PNIEC al 2030; Fit-For-55% al 2030; neutralità al 2050), pongono il problema della definizione degli strumenti di public procurement più idonei per approcciare target così ambiziosi.

Autore: Andrea Brunetta

La riduzione a zero delle emissioni climalteranti degli edifici implica:
1) imponenti interventi edili di coibentazione degli involucri edilizi caratterizzati da elevati costi e da lunghi periodi di ammortamento per la sostenibilità della spesa;
2) importanti operazioni di riconversione impiantistica tesi alla sostituzione delle centrali termiche a metano con tecnologie elettriche, come le pompe di calore, associate all’autoproduzione e accumulazione fotovoltaica, oltre che alla riqualificazione a LED dell’illuminazione interna, in chiave di sostituzione carbonica.

Questi straordinari obiettivi di neutralità climatica impongono l’adozione di una strategia di public procurement anch’essa straordinaria.
Gli Energy Performance Contracts (EPC) introdotti dal D.Lgs. 102/2014 e integrati nella disciplina dei PPP del Codice dei Contratti Pubblici D.Lgs. 50/2016 (CCP) possono costituire l’asse centrale di questa strategia.

SCENARIO E OBIETTIVI DI NEUTRALITA’ CLIMATICA AL 2050
Lo scenario caratterizzato da obiettivi di efficientamento energetico e decarbonizzazione di crescente impatto ed ambizione (20% al 2020, PNIEC 2030; Fit for 55% al 20230, neutralità energetica al 2050), pongono un problema di definizione di strategia di public procurement più idonea per approcciare simili ambiziosi target.
I predetti obiettivi, se proiettati sull’esteso patrimonio immobiliare pubblico, appaiono nel contempo sia temporalmente prossimi sia quantitativamente e qualitativamente impegnativi: in termini economici, tecnici, procedurali, metodologici.
Le pubbliche amministrazioni registrano importanti spese storiche nella gestione Calore degli immobili di proprietà oltre che discrete spese nell’approvvigionamento di energia elettrica degli edifici, specie per l’illuminazione interna.
La gestione dei relativi contratti di manutenzione e approvvigionamento energetico appare però frazionata e non pienamente integrata in una prospettiva strategica unitaria volta alla riduzione del fabbisogno, ma caratterizzata da interventi episodici e frammentari.
Gli straordinari obiettivi di neutralità climatica al 2050, impongono invece l’adozione di una strategia anch’essa non convenzionale, innovativa, straordinaria.

La riduzione verso lo zero di emissioni climalteranti riferita ai consumi energetici degli edifici (gas ed energia elettrica), implica infatti due principali linee di intervento:
1) imponenti interventi edilizi di coibentazione degli involucri edilizi, coibentazioni verticali, orizzontali e delle superfici trasparenti, caratterizzati da elevati costi ed elevati periodi di ammortamento per la sostenibilità della spesa;
2) sfidanti operazioni di riconversione impiantistica tesi alla sostituzione delle centrali endotermiche a combustione di gas metano, con tecnologie interamente elettriche come le pompe di calore (c.d. sostituzione carbonica), e rafforzamento dell’autoproduzione fotovoltaica oltre che la riqualificazione a led dell’illuminazione interna;

Il suddetto panorama di interventi assume una dimensione difficilmente approcciabile con gli strumenti di appalto tradizionali (Conventional Procurement), ed implicano la definizione di una strategia di approvvigionamento alternativa, non convenzionale, straordinaria.

Una strategia di public procurement basata su appalti tradizionali (c.d. conventional procurement) e finalizzata agli obiettivi sopra delineati rischia di essere inefficace ed intempestiva. Gli schemi di approvvigionamento tradizionali (CP) sono infatti caratterizzati da crescente complessità procedurale, elevato rischio legale-giudiziario, elevata quota di rischio operativo (rischio progettazione, rischio costruzione, rischio gestione) trattenuto dalle PA, notevole rigidità.

Essi non si prestano a costituire strumenti flessibili in grado di incorporare nel tempo dell’esecuzione, in modo dinamico, ulteriori finanziamenti o innovazioni tecnologiche che possono sopravvenire in fase esecutiva.

Lo scenario sin qui tratteggiato sembra suggerire alcune riflessioni circa le caratteristiche che debbano avere gli strumenti di procurement utili ad aggredire degli obiettivi così ambizioni, in un contesto così complesso.
Occorre infatti mettere in campo strumenti approvvigionamento pubblico in grado di rispondere alle summenzionate criticità, in particolare:
– strumenti contrattuali onnicomprensivi, multi-obiettivo, multi-funzione e multiservizi tecnologici, di finanziamento, progettazione, realizzazione, gestione delle opere di efficienza energetica, oltre che di fornitura del vettore energetico;
– strumenti contrattuali che facciano convergere nel medesimo strumento gestione/conduzione/manutenzione di impianti termotecnici ed elettrotermici, e che riuniscano la fornitura dei vettori GAS ed Energia Elettrica in chiave di convergenza energetica, atti a realizzare la sostituzione carbonica e superare il conflitto di interesse latente nella sostituzione carbonica stessa;
– strumenti contrattuali flessibili in grado di inseguire il fabbisogno rapidamente cangiante, offrendo una prospettiva graduale e flessibile di avvicinamento alla neutralità climatica, e in grado di incorporare nuovi obiettivi/finanziamenti pubblici o nuove tecnologie che potranno sopraggiungere nella prospettiva al 2050;
– strumenti contrattuali di durata medio-lunga atti a configurare un equilibrio economico-finanziario in grado di sostenere gli ammortamenti connessi agli elevati tempi di ritorno degli investimenti edilizi relativi alle coibentazioni degli involucri edilizi;
– strumenti contrattuali in grado di combinare e cumulare nella missione della neutralità sia investimenti pubblici sia investimenti privati a ciò finalizzati in chiave di moltiplicatore di investimenti;
– strumenti contrattuali in grado di massimizzare il trasferimento agli operatori privati (come ESCO), le massime quote di oneri e rischi costruttivi e gestionali, nella consapevolezza che essi operatori possono disporre di maggiori livelli di efficienza e tempestività reattiva per l’adeguamento al contesto e l’inseguimento del fabbisogno;
– strumenti contrattuali in grado di definire/monitorare/verificare con accuratezza il raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica prestabiliti e di garantire il monitoraggio e la permanenza dei livelli di performance gestionale atti a garantire nel tempo l’efficienza energetica raggiunta, ed eventualmente intervenire per ripristinarla;

Andrea Brunetta, Master Management MIP-Polimi, manager funzionario pubblico con esperienza 15ennale nella gestione giuridica, finanziaria e tecnica di uffici preposti alla manutenzione del patrimonio pubblico e delle relative gare d’appalto, con particolare specializzazione nella gestione degli aspetti giuridici ed economico-finanziari dei partenariati pubblico privati e dei contratti energetici.
Autore di numerose pubblicazioni in materia dei PPP/EPC, formatore e consulente per diverse Amministrazioni Pubbliche Regionali sulla materia dei PPP/EPC.

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