Non sono green: nucleare, gas, allevamenti intensivi. La pubblicazione della proposta per la “tassonomia UE” con la possibile inclusione del gas fossile e del nucleare nell’elenco degli investimenti sostenibili, elaborata dalla Commissione UE, è attesa entro dicembre.
Gli Stati Membri e il Parlamento europeo avranno quindi quattro mesi per avanzare obiezioni sulla proposta della Commissione, che altrimenti sarà adottata.
«La tassonomia UE potrebbe essere uno strumento utile per contrastare le troppe iniziative di greenwashing a cui assistiamo. Ma purtroppo rischia di trasformarsi invece in un mostro pericoloso, perché il gas fossile e il nucleare non sono affatto green», commenta Ariadna Rodrigo della European Unit di Greenpeace.
Per il clima del pianeta, le emissioni fuggitive di metano, ampiamente sottostimate, rendono infatti il gas una fonte di energia fossile dannosa almeno quanto il carbone, se non addirittura peggiore.
Mentre l’industria nucleare, dopo settant’anni di promesse, è ancora ben lontana dagli obiettivi di innovazione e sicurezza che millanta, e non ha la minima idea di come risolvere il problema delle scorie, se non continuando a rinviare la questione e mantenendo in vita impianti sempre più obsoleti e pericolosi. È quel che accade in Francia dove, senza alcuna consultazione transfrontaliera, si intende prolungare di un altro decennio l’operatività di ben sedici vecchi reattori che distano meno di 200 chilometri dai confini italiani.
I piani della Commissione Europea di includere il gas fossile, il nucleare e gli allevamenti intensivi nella tassonomia sono stati oggetto di critiche severe anche da parte di alcuni Stati Membri, gruppi finanziari, agenzie dell’ONU e ambientalisti, nonché del Gruppo di esperti tecnici della stessa Commissione che aveva redatto le raccomandazioni iniziali della proposta.
Un nucleo di Paesi a favore del gas e del nucleare, guidato dalla Francia, ha però convinto la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a includere gas e nucleare nella tassonomia.
«In questo contesto spicca negativamente anche il ruolo dell’Italia, riassunto dalla posizione del ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani che, a dispetto di ben due referendum nazionali, continua ad appoggiare l’introduzione del nucleare nella tassonomia UE e a promuovere l’impiego del gas fossile come soluzione alla crisi climatica: due follie dal punto di vista dei rischi e degli impatti ambientali», commenta Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia.