Miniera di biometano da rifiuti. Gruppo CAP promuove l’utilizzo di biometano tratto dalla FORSU e FANGHI grazie agli impianti presenti sul territorio lombardo.
70milioni di metri cubi di biometano, capaci di alimentare 200mila auto per 11mila km all’anno ciascuna
Sono reperibili letteralmente a Km0, grazie ai soli rifiuti umidi (la FORSU) e ai fanghi provenienti dalla depurazione delle acque. È questa la miniera di cui dispone la Lombardia, grazie ai 65 impianti per il compostaggio, la digestione anaerobica e aerobica già presenti, e che potrebbe addirittura fruttare oltre 150milioni di metri cubi semplicemente incrementando la raccolta differenziata. Una prospettiva importante sulla strada del miglioramento del mix energetico dell’Italia, in vista dei traguardi posti dalla transizione energetica in atto ma anche dagli ostacoli posti dall’attuale situazione internazionale.
A disegnare lo scenario è Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, una delle più importanti aziende pubbliche del settore, da sempre all’avanguardia sul fronte dell’innovazione tecnologica e dell’economia circolare, che ha aggiornato le stime e le proiezioni fornite da un documento commissionato a Kyoto Club nel 2020, aggiornandolo con i numeri di oggi.
“La transizione energetica è una sfida che dobbiamo affrontare da subito pensando alle nuove generazioni, e le aziende pubbliche devono essere mettere in campo tutto il loro know-how e il loro potenziale industriale” spiega Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo CAP “Dico sempre che la transizione non si può fare senza fare impianti nuovi, e l’economia circolare comincia sfruttando adeguatamente tutto quanto già esiste. Il nostro impegno nel recupero di materie prime seconde, dell’innovazione tecnologica testimonia la volontà di lavorare oggi per costruire il mondo di domani”.
Entro la fine del 2022, infatti, Gruppo CAP è in grado di produrre, sfruttando esclusivamente i propri impianti già esistenti nel territorio sul quale opera, oltre 10 milioni di metri cubi di biogas, da cui ricavare 5milioni di metri cubi di biometano in grado di fornire 51milioni di kwh all’anno, bastanti per alimentare 15.500 automobili per oltre 172milioni di chilometri, più della distanza dalla Terra al Sole. Inoltre, estendendo il trattamento della FORSU anche agli impianti di Pero e Cassano, si potrebbe arrivare a produrre 24milioni di metri cubi di biogas, pari a oltre 13,5milioni di metri cubi di biometano, in grado di fornire 123milioni di kWh all’anno, e bastanti per far viaggiare 41mila auto per 320milioni di chilometri. Energia totalmente green, perché derivante dal trattamento dei fanghi da depurazione, oltre 90mila tonnellate prodotte ogni anno negli impianti di CAP.
Ma si tratta solo del punto di partenza: secondo i calcoli effettuati dai tecnici di CAP, la Città metropolitana di Milano potrebbe recuperare 40milioni di metri cubi di biogas, dai quali si trarrebbero 24milioni di metri cubi di biometano, mentre considerando l’intero territorio lombardo si potrebbero produrre 112.659.000 metri cubi di biogas da cui trarre 67.595.400 metri cubi di biometano, quelli che servono ad alimentare un parco di 204mila auto per una media di 10.000 km ciascuna. Cosa significa in termini di energia? Quasi 600 milioni di kWh all’anno.
“Sono numeri importanti, che potrebbero anche aumentare efficientando la raccolta differenziata della FORSU” aggiunge Andrea Lanuzza, direttore generale di Gruppo CAP ” La Regione Veneto, per esempio, oggi ne raccoglie 110kg all’anno pro capite, un dato leggermente superiore alla Lombardia. “Quota 110” consentirebbe di incrementare la produzione lombarda di biogas da rifiuti fino a oltre 156milioni di metri cubi, pari a quadi 100milioni di metri cubi di biometano. In questo caso, i km percorribili prima di consumarlo tutto sarebbero 2.210.118.756, oppure ci si potrebbero alimentare oltre 283mila automobili”.
In Regione Lombardia sono presenti 65 impianti per il compostaggio dei rifiuti
11 si trovano nella Città metropolitana di Milano, 7 impianti di digestione anaerobica e 7 impianti per il trattamento integrato anaerobico/aerobico. Il biometano (e il biogas in generale) è una fonte rinnovabile programmabile e quindi, a differenza degli impianti solari ed eolici, un impianto a biometano può essere “acceso” quando vi è necessità, per compensare, per esempio, le fluttuazioni dovute all’aleatorietà delle altre fonti rinnovabili. Infine, è possibile sfruttare le infrastrutture di trasporto e stoccaggio esistenti, minimizzando il sostenimento di ulteriori costi infrastrutturali per la trasmissione e lo stoccaggio di energia elettrica che il prevalere di fonti rinnovabili non programmabili inevitabilmente richiede.
Gruppo CAP gestisce 5 impianti per la valorizzazione energetica del biogas da fanghi da depurazione (Bresso, Pero, Peschiera, Robecco e Sesto San Giovanni) e gestirà con la Biopiattaforma di Sesto 1 impianto per il trattamento della FORSU. In particolare, la Biopiattaforma, è un esempio di innovazione tecnologica e di compatibilità ambientale: vero esempio di simbiosi industriale, unisce infatti depuratore e termovalorizzatore in un’unica entità a zero emissioni di Co2.
Gruppo CAP è la realtà industriale che gestisce il servizio idrico integrato sul territorio della Città metropolitana di Milano secondo il modello in house providing, cioè garantendo il controllo pubblico degli enti soci nel rispetto dei principi di trasparenza, responsabilità e partecipazione.
Attraverso un know how ultradecennale e le competenze del proprio personale coniuga la natura pubblica della risorsa idrica e della sua gestione con un’organizzazione manageriale del servizio idrico in grado di realizzare investimenti sul territorio e di accrescere la conoscenza attraverso strumenti informatici.
Per dimensione e patrimonio Gruppo CAP si pone tra le più importanti monoutility nel panorama nazionale. Nel 2022 si è aggiudicato il premio Top Utility Ten Years come Utility italiana più premiata negli ultimi dieci anni.
Device per gestione rifiuti Panasonic TOUGHBOOK. Per molti, ricordarsi il giorno in cui preparare i sacchi e assicurarsi di aver ben separato i materiali riciclabili è il massimo a cui pensare in materia di rifiuti.
Quando il sistema di raccolta funziona lo diamo per scontato, ci viene in mente solo quando c’è uno sciopero occasionale e la spazzatura comincia ad accumularsi nelle strade, o ci dimentichiamo di mettere fuori i bidoni in tempo così non vengono svuotati.
La gestione dei rifiuti rappresenta invece un grosso problema in tutta Europa
Incredibilmente, ogni anno un europeo medio produce 5 tonnellate di immondizia; di queste, in UE solo il 38% viene riciclato, e in alcuni Paesi oltre il 60% dei rifiuti domestici finisce ancora in discarica. Per ridurre queste cifre, l’Unione Europea ha definito delle politiche ambiziose: l’obiettivo è di raggiungere entro il 2050 un’economia a zero emissioni di carbonio, sostenibile dal punto di vista ambientale, toxic-free e completamente circolare. Visto che la gestione dei rifiuti è spesso sotto il controllo delle autorità locali, già sottoposte a pressioni sul bilancio, un elemento essenziale per il successo si baserà su servizi di raccolta più efficaci ed efficienti.
La tecnologia può aiutare
Per molti anni i giri di raccolta della spazzatura non hanno subito cambiamenti radicali. Gli addetti alla raccolta dell’immondizia seguono esattamente lo stesso percorso, raccogliendo i bidoni lo stesso giorno ogni settimana. Ma l’introduzione di applicazioni software intelligenti, e di tecnologie informatiche mobili, sta iniziando a cambiare radicalmente questo approccio.
ALLOY – Piattaforma connessa di gestione delle risorse
La più recente tecnologia per la gestione dei rifiuti può essere posizionata sulle cabine dei mezzi per fornire alle squadre di raccolta, ai supervisori operativi e al personale del call center una visione d’insieme di qualsiasi problema in tempo reale, aiutando la comunicazione e la collaborazione. Per esempio, l’utilizzo di tablet rugged equipaggiati con ALLOY di YOTTA – la piattaforma connessa per la gestione degli asset – rappresenta una soluzione ideale per i fornitori di servizi di gestione dei rifiuti. Il software viene utilizzato in cabina per tracciare in tempo reale i progressi e comunicare con le squadre di raccolta, contribuendo così a ridurre i reclami e individuare le risoluzioni più rapide.
L’aggiunta di sensori e tecnologie di controllo collegate ad ALLOY tramite IoT (Internet of Things) può portare un nuovo livello di opportunità per migliorare la fornitura del servizio. Per esempio, le autorità locali fanno sempre più affidamento su sensori di riempimento, geolocalizzazione, Beacon Bluetooth e rilevamento automatico della posizione per ottimizzare i propri servizi di gestione dei rifiuti. Naturalmente, questo software intelligente può funzionare in maniera efficace solo se le squadre di raccolta si avvalgono di dispositivi affidabili, il che non è facile visto l’ambiente di lavoro ostile per la tecnologia informatica. Polvere e sporco, condizioni climatiche estreme, urti, graffi e vibrazioni sono i problemi più comuni che possono logorare rapidamente un device tablet medio. Ecco perché i dispositivi rugged, come i tablet Panasonic TOUGHBOOK, sono partner ideali per essere utilizzati con le applicazioni intelligenti sviluppate da YOTTA.
Abituata a collaborare con partner esperti nella realizzazione di software per la gestione dei rifiuti, Panasonic può offrire una vera soluzione end-to-end insieme alla consulenza per l’installazione sui veicoli – come soluzioni di aggancio per i mezzi, servizi di progettazione per l’integrazione dei device rugged – tutti certificati secondo le norme di sicurezza europee necessarie. I dispositivi sono rugged dentro e fuori, progettati per resistere alle condizioni di lavoro riscontrabili in un ambiente di gestione dell’immondizia. I display touchscreen luminosi e reattivi sono pratici da utilizzare, anche sotto la pioggia e il sole, con il riflesso dei finestrini e mentre si indossano i guanti.
I dispositivi TOUGHBOOK sono altamente personalizzabili e configurabili per soddisfare esigenze specifiche. Per esempio, se si vuole utilizzare l’IoT è possibile integrare sensori, telecamere, lettori di codici a barre, lettori HF-RFID e molto altro ancora. I device sono concepiti per un’operatività a lungo termine, per cui anche dopo un upgrade tutti gli accessori continuano a funzionare con i nuovi dispositivi. Infine, la connettività è fondamentale, sia per un equipaggio mobile che lavora in grandi città densamente popolate, sia per quelli che si trovano nelle zone più rurali. Le soluzioni TOUGHBOOK sono utilizzate dai servizi di emergenza di tutto il mondo poiché non hanno rivali in termini di connettività, Panasonic è infatti l’unico produttore di computer mobili che progetta e produce le proprie antenne, testate al limite e ottimizzate nella camera anecoica Panasonic.
È chiaro come le soluzioni tecnologiche di oggi possano cambiare radicalmente il servizio fornito, rendendo le autorità locali consapevoli dei problemi di raccolta in tempo reale e aiutandole a risolvere le criticità in modo rapido ed efficiente.
Articolo a firma di Joe Powell – Key Account Manager, Field Service UK&I di Panasonic TOUGHBOOK
Il Gruppo Panasonic è leader globale nello sviluppo di tecnologie e soluzioni innovative per un’ampia gamma di applicazioni nei settori dell’elettronica di consumo, della sicurezza abitativa, dell’automotive, dell’industria, delle comunicazioni e dell’energia.
Al 1 aprile 2022 ha completato la transizione a un sistema di holding, con otto società controllate dalla capogruppo Panasonic Holdings Corporation.
Fondato nel 1918, il Gruppo è impegnato a promuovere il benessere delle persone e della società, conducendo le sue attività secondo principi fondanti applicati per generare nuovo valore e offrire soluzioni sostenibili per il mondo odierno. Il Gruppo ha registrato un fatturato netto consolidato pari a 54,02 miliardi di euro (6.698,8 miliardi di yen) per l’anno conclusosi il 31 marzo 2021.
Dedito al miglioramento del benessere personale, il Gruppo Panasonic è unito nell’obiettivo di fornire prodotti e servizi di qualità superiore che aiutino le persone a vivere al meglio.
Panasonic Connect Europe ha dato inizio alle attività il 1º ottobre 2021, creando una nuova organizzazione Business-to-Business agile e concentrata sui propri obiettivi. Con più di 400 dipendenti l’azienda dirige le operazioni con la sua nuova impresa principale per soluzioni B2B, la “Gemba Process Innovation”, supportata da un’ampia gamma di prodotti commerciali.
Panasonic Connect Europe ha sede a Wiesbaden e comprende le seguenti business unit:
– La Mobile Solutions Business Division assiste gli operatori mobili, migliorandone la produttività con la sua gamma di notebook rugged Toughbook, tablet business e palmari.
– La Media Entertainment Business Division incorpora Visual System Solutions , offrendo una vasta gamma di proiettori ad alta luminosità e affidabilità, oltre a display di qualità eccellente; e Broadcast & ProAV , offrendo soluzioni Smart Live Production da un portafoglio end-to-end composto da telecamere PTZ e di sistema, camcorder, dalla piattaforma IT/IP Kairos, switcher e soluzioni robotiche ampiamente utilizzate per l’acquisizione di eventi live, per le produzioni sportive, la televisione e gli studi xR.
– Business and Industry Solutions offre soluzioni tecnologiche specifiche per i settori retail, logistica e produzione. Concepita per migliorare l’efficienza operativa e l’esperienza del cliente, permette alle aziende di operare al meglio, ogni giorno.
– Panasonic Factory Solutions Europe commercializza una vasta gamma di soluzioni intelligenti per le fabbriche tra cui soluzioni di produzione elettronica, robot e sistemi di saldatura e soluzioni software.
Sostenibilità per i CEO: studio IBM indica che la sostenibilità è tra le massime priorità nelle agende degli amministratori delegati, ma la mancanza di dati crea ostacoli.
Un nuovo studio di IBM Institute for Business Value (IBV) rivela che la sostenibilità è un aspetto sempre più importante nelle agende di tutte le aziende e i CEO la riconoscono come un imperativo e motore di crescita. Ma mentre affrontano pressioni da parte dei consigli di amministrazione e degli investitori, la mancanza di dati affidabili ostacola la loro capacità di agire.
Lo studio, dal titolo Own your path: Practical pathways to transformational sustainability, che ha coinvolto più di 3.000 amministratori delegati in tutto il mondo – di cui 90 in Italia – ha messo in luce che quasi la metà degli intervistati considera la sostenibilità una priorità assoluta per la sua organizzazione, dato in aumento del 37% rispetto al 2021. Tuttavia, più della metà (51%) cita la sostenibilità come una delle sue più grandi sfide nei prossimi due o tre anni e evidenzia come principali ostacoli la mancanza di dati, un ROI poco chiaro e alcune barriere tecnologiche. Mentre il 95% dei CEO riferisce di essere almeno in una fase pilota, solo un quarto (23%) afferma di implementare strategie di sostenibilità in tutta l’organizzazione.
“Ci troviamo ad operare in uno dei periodi più complessi degli ultimi decenni, ove guerra, inflazione, la mancanza di competenze e la crisi sanitaria dovuta al COVID-19 stanno moltiplicando ostacoli e freni alla crescita. Eppure non è il momento di distogliere l’attenzione dalla sostenibilità”, afferma John Granger, Senior Vice President, IBM Consulting. “Nonostante le sfide, i CEO devono rifocalizzare le loro priorità. Molti non riconoscono come dati e tecnologia possano colmare il divario che esiste tra la strategia e la sua esecuzione.”
Alcuni dei risultati più importanti dello studio:
I CEO credono che la sostenibilità possa aiutare a migliorare le prestazioni aziendali
– Quasi la metà (48%) afferma che nei prossimi due o tre anni l’aumento di pratiche che indirizzino la sostenibilità sia una delle priorità per la propria azienda, rispetto a circa un terzo dei rispondenti del 2021.
– Quasi il 70% dei CEO dice di essere parte attiva nella definizione della strategia di sostenibilità.
– Più dell’80% crede che gli investimenti in sostenibilità riusciranno a produrre migliori risultati aziendali nei prossimi cinque anni, e quasi la metà (45%) pensa che la sostenibilità serva per accelerare la crescita.
La pressione da parte degli stakeholder aumenta, ma la mancanza di dati e le barriere tecnologiche creano ostacoli
– Più della metà (51%) dei CEO dichiara che la sostenibilità è però una sfida, rispetto al 32% del 2021, più della regolamentazione (50%), del rischio informatico (45%), delle infrastrutture tecnologiche (41%) o delle interruzioni nelle supply chain (38%).
– La pressione arriva da parte del consiglio di amministrazione (72%), seguito dagli investitori (57%), dai partner dell’ecosistema (49%), dai regolatori (49%) e dai governi (46%).
– Quasi il 60% degli intervistati indica ROI e benefici economici poco chiari tra i principali ostacoli al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, seguiti da mancanza di analisi dei dati (44%) e da barriere normative.
– Il 35% dei partecipanti indica poi tra gli ostacoli anche alcune barriere tecnologiche.
I CEO iniziano a mettere in atto alcune pratiche, sebbene non stiano integrando le strategie di sostenibilità in tutta l’azienda
– Gli intervistati indicano che l’investimento in sostenibilità è più che raddoppiato in termini percentuali rispetto alle entrate negli ultimi cinque anni.
– Quasi due terzi (64%) dei CEO sono fiduciosi di poter raggiungere i propri obiettivi legati alla sostenibilità, e solo il 20% ritiene che quelli previsti dal governo per il loro settore di appartenenza non siano raggiungibili.
In Italia, la sostenibilità crea sfide e aumenta la pressione da parte degli stakeholder
– Anche più della metà (57%) dei CEO italiani afferma che la sostenibilità è una delle sue più grandi sfide, rispetto al 29% del 2021, e sente la pressione più forte da parte del consiglio di amministrazione (79%) e dagli investitori (67%).
– La maggior parte (63%) riconosce la responsabilità dell’impatto che hanno le aziende sull’ambiente, e dichiara che la loro azienda ha completato alcuni (48%) o tutti gli aspetti (32%) della propria strategia di sostenibilità.
*Metodologia
L’IBM Institute for Business Value ha coinvolto nella 25ª edizione della IBM C-suite Study 3.000 CEO appartenenti a 28 settori in 43 paesi. Le conversazioni si sono focalizzate sulle opinioni dei partecipanti relativamente alla leadership; alle responsabilità e le aspettative aziendali, e alla sostenibilità, comprese tendenze, sfide, azioni intraprese e previsioni per il futuro. Lo studio è stato realizzato in collaborazione con Oxford Economics nel 2021 e confrontato con più di 20 anni di sondaggi realizzati annualmente da IBM con i CEO.
IBM Institute for Business Value
Per due decenni, l’IBM Institute for Business Value è stato il think tank della leadership di IBM. Il suo obiettivo è offrire insight strategici basati sulla ricerca e sulla tecnologia che aiutino i leader a prendere decisioni aziendali più informate.
Dalla sua posizione privilegiata che pone l’IBV all’intersezione tra business, tecnologia e società, sono stati intervistati e coinvolti migliaia di manager, consumatori ed esperti ogni anno, sintetizzando le loro prospettive in approfondimenti pratici e dagli outcome realizzabili.
Raccolta plastica e ambiente, 14 mila tonnellate di rifiuti di beni in polietilene raccolte da Ecopolietilene nel primo anno di operatività.
Il consorzio nazionale ha chiuso il 2021 con una forte spinta verso l’economia circolare: crescita esponenziale dei volumi e due progetti per migliorare la qualità della raccolta e potenziare il riuso di questa tipologia di plastica
Nel primo anno di operatività il consorzio Ecopolietilene ha registrato una crescita esponenziale
Nel 2021 la raccolta fatta dal consorzio per la gestione dei rifiuti da beni in polietilene è arrivata a sfiorare le 14 mila tonnellate, mentre i consorziati hanno raggiunto le 117 aziende, tra fabbricanti, importatori, brand owners e distributori. Attivo dal giugno 2020, quando è stato riconosciuto dal Ministero della Transizione Ecologica, Ecopolietilene in pochi mesi si è così affermato quale realtà tra le più dinamiche nel promuovere una reale circolarità per la particolare tipologia di plastica che compone i beni in polietilene.
«Il consorzio sta dando un importante contributo al processo di economia circolare», ha affermato il presidente di Ecopolietilene, Fabio Pedrazzi nella recente assemblea annuale. «I numeri del primo anno di attività descrivono un consorzio decisamente vivo e pronto a giocare, insieme con le aziende consorziate, un ruolo da protagonista nelle sfide ambientali. I beni in polietilene sono molto importanti non solamente per la grande diffusione e presenza che hanno nella nostra vita quotidiana, ma anche per il loro valore circolare: sono infatti riciclabili al 100%».
La raccolta dei rifiuti da beni in polietilene fatta dal consorzio nei dodici mesi del 2021 si è attestata a 13.900 tonnellate. «Questa attività è stata sorretta da un significativo impegno logistico: quasi 2.700 sono state le missioni effettuate in tutta Italia», ha ricordato il direttore generale di Ecopolietilene, Giancarlo Dezio. «Inoltre abbiamo superato anche il target di raccolta che ci eravamo prefissati: dal 60%, previsto in rapporto all’immesso sul mercato dei beni in polietilene l’anno precedente, siamo arrivati a sfiorare il 90%: è questo un dato che rivela gli importanti investimenti che il consorzio sta effettuando per garantire un corretto percorso di trattamento di questa tipologia di rifiuti. Il sistema di tracciabilità messo in atto dal sistema autonomo ci consente di affermare che tutte le quasi 14 mila tonnellate sono state infatti avviate a recupero attraverso gli impianti convenzionati».
Non solo raccolta
Il 2021 di Ecopolietilene è stato contraddistinto anche da un impegno in progetti sperimentali per migliorare la qualità della raccolta e per individuare nuove modalità di impiego delle materie prime seconde ottenute dai trattamenti di recupero. «Un primo progetto pilota per valutare la possibilità di differenziare i beni in polietilene dagli altri rifiuti plastici è stato attuato nella provincia di Cuneo. Qui, in collaborazione con STR, società piemontese che si occupa della gestione e del trattamento dei rifiuti urbani ed Ecolight Servizi, abbiamo iniziato a quantificare questa particolare tipologia di rifiuto in abito urbano, con l’intento di individuare delle possibili nuove modalità di una raccolta differenziata dei beni in polietilene. La sperimentazione è stata estesa alla zona di Treviso in un progetto pilota simile che è tuttora in corso», ha proseguito Dezio.
Inoltre, per favorire un utilizzo della plastica riciclata, Ecopolitilene ha dato vita a un altro progetto. Ha spiegato il direttore generale del consorzio: «Partendo dai teli utilizzati in agricoltura, che sono beni in polietilene, abbiamo sperimentato una raccolta specifica di questi rifiuti e, al contempo, individuato uno sbocco industriale alle materie prime seconde ottenute dai processi di recupero». L’iniziativa, che è stata attuata insieme con il produttore Eiffel e il distributore Aniplast e con il supporto operativo di Ecolight Servizi, Metaplas e Plastimontella, ha dato ottimi risultati: il granulo ottenuto dal recupero dei teli è risultato idoneo alla produzione industriale di un film barriera al vapore, prodotto usato in edilizia.
Ecopolietilene – consorzio per il riciclaggio dei rifiuti dei beni in polietilene, Ecopolietilene è un sistema autonomo, senza fini di lucro e riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare. È composto dalle aziende produttrici, dai distributori e dai riciclatori dei beni in polietilene e nasce dalla professionalità e dal know-how nella gestione dei rifiuti maturata dal Sistema Ecolight, al quale fanno riferimento il consorzio Ecolight ed Ecolight Servizi, società che si occupa della gestione integrata dei rifiuti professionali generati dalle aziende.
FSC Furniture Awards 2022. La quarta edizione del concorso di FSC (la seconda europea) si allarga a ben 20 paesi e innova le categorie in gara, con l’obiettivo di premiare i migliori prodotti, imprese e rivenditori del legno-arredo, in linea con il motto “Better living, healthy forests”
E’ giunto alla quarta edizione l’FSC Furniture Awards e per il 2022 il concorso creato dal Forest Stewardship Council® per riconoscere l’impegno e la sostenibilità delle imprese nei settori dell’arredamento per interni ed esterni si allarga a ben 20 paesi, dopo due edizioni italiane e la prima ad orizzonte europeo nel 2021, con 11 paesi del Vecchio Continente coinvolti.
Possono partecipare i possessori di certificati FSC e ai titolari di licenze promozionali nel settore dell’arredamento che hanno sede in Austria, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Montenegro, Paesi Bassi, Macedonia del Nord, Polonia, Portogallo, San Marino, Serbia, Slovenia, Spagna, Svizzera e Regno Unito.
Tre le principali categorie di premio previste, a loro volta declinate per produttori e retailer: Commitment, Brand e Communication.
I premi FSC Commitment saranno assegnati ai titolari di certificati o licenze che si impegnano a preferire FSC nelle politiche di approvvigionamento e commerciali. Gli FSC Brand Awards riguardano invece le aziende che utilizzano i marchi FSC in modo consapevole e proattivo. Gli FSC Communications Awards premieranno infine le aziende che eccellono nelle attività promozionali e nelle campagne pubblicitarie.
Previsti anche il premio produttore dell’anno per interni e per esterni e il premio rivenditore dell’anno.
“L’iniziativa sta crescendo rapidamente: dopo il successo degli FSC Furniture Awards in Italia – spiega Alexia Schrott, marketing manager di FSC Italia e responsabile del progetto – nel 2021 l’iniziativa è stata estesa a 11 Paesi europei.
Quest’anno il concorso sarà ancora più grande e aperto non solo alle aziende certificate FSC ma anche ai titolari di licenza di marchio FSC attivi nel settore dell’arredamento in 20 paesi europei. Ci sono oltre 12 mila aziende certificate FSC in questo settore in tutto il mondo. L’Europa rappresenta quasi il 50% della quota con la maggior parte delle aziende situate in Polonia, Italia, Regno Unito, Paesi Bassi e Germania.
Dato che rende il concorso particolarmente significativo: gli FSC Furniture Awards coprono infatti i più importanti distretti dell’arredo-design”.
In Italia la certificazione FSC nel settore dell’arredamento (per interni ed esterni) nel 2021 ha contato 608 certificazioni totali, con un +14% rispetto al 2020 e un record di 99 nuove certificazioni. “L’industria del mobile ha la responsabilità di garantire l’origine legale e sostenibile dei materiali e dei prodotti a base forestale.
L’affidabilità di FSC nella promozione della gestione forestale sostenibile ne fa un partner credibile per le aziende del settore, con l’obiettivo di sviluppare le catene del valore del legname sostenibile. Insieme all’industria del mobile miriamo a fornire prodotti e soluzioni sostenibili per consumatori consapevoli, proteggendo i boschi del mondo attraverso una gestione responsabile”.
Per le aziende interessate al concorso è disponibile il sito ufficiale
La domanda di partecipazione può essere presentata tramite la piattaforma online fino alle ore 12 (CET) dell’8 Settembre 2022.
Per informazioni è anche possibile contattare l’ufficio di FSC Italia.
Il Forest Stewardship Council (FSC) è un’organizzazione non governativa e no-profit che include tra i suoi 900 membri internazionali gruppi ambientalisti e sociali, comunità indigene, proprietari forestali, industrie che lavorano e commercializzano prodotti forestali, gruppi della grande distribuzione organizzata, ricercatori e tecnici, che operano insieme allo scopo di promuovere in tutto il mondo una gestione responsabile delle foreste.
FSC Italia nasce nel 2001 come associazione no-profit, in armonia con gli obiettivi di FSC International. Il marchio ha assunto un ruolo di primo piano nel mercato dei prodotti forestali quali legno, carta e prodotti non legnosi (come ad esempio il sughero), collocando il nostro Paese al secondo posto nella classifica internazionale e al primo in quello europeo per quel che riguarda le certificazioni FSC della Catena di Custodia (Chain of Custody, CoC).
Il marchio FSC identifica i prodotti contenenti legno proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. La foresta di origine viene infatti controllata e valutata in maniera indipendente in conformità a questi standard (principi e criteri di buona gestione forestale), stabiliti ed approvati dal Forest Stewardship Council International tramite la partecipazione e il consenso di tutte le parti interessate.
It’s All Retail 2022 BRAINZ lancia la nuova edizione della mostra convegno IT’S ALL RETAIL con 130 Relatori provenienti dal mondo Retail, GDO e Fashion.
Il mondo del Retail sta vivendo una profonda trasformazione e gli investimenti nella tecnologia e nell’innovazione influenzeranno sempre più questi cambiamenti che già oggi il settore sta cercando di affrontare.
IT’S ALL RETAIL rappresenta un’opportunità esclusiva per agevolare l’incontro e il confronto tra Retail, GDO e Fashion con esperti di Soluzioni, Sistemi e Tecnologie.
Che cosa serve a Retail, GDO e Fashion per realizzare l’innovazione ?
Le tematiche suddivise in aree di approfondimento:
– IL FUTURO DEL RETAIL
– IT & TECHNOLOGY
– CRM & MARKETING
– POS & PAYMENT
– HUMAN RESOURCES
– REAL ESTATE & ENERGY EFFICIENCY
– SUPPLY CHAIN & WAREHOUSE
– SECURITY & VIDEO SURVEILLANCE
I partecipanti
TOP MANAGEMENT: Amministratore Delegato – Direttore Generale – Retail Director – Responsabile Strategie – Direttore Vendite – HR Director
MARKETING & CRM: CRM Director – Marketing Director – Loyalty Manager – Ecommerce Director – Chief Digital Officer – Chief Data Officer
IT & TECHNOLOGY: Chief Information Officer – Chief Technology Officer – IT Manager Chief Security Information Officer
POS & PAYMENT: CFO, Finance Director, Direttore Amministrazione e Finanza, Pos & Payment Director, Treasury Director
LOGISTINA e MAGAZZINO: Supply Chain Director, Logistics Director – Responsabile Logistica – Responsabile Magazzino
UFFICIO TECNICO: Energy Manager – Facility Manager – Technical Director – Layout & Store Design – Visual Merchandising – Security Manager – Real Estate Director – Construction Manager
I settori interessati
GDO – RETAIL – FASHION & LUXURY – ECOMMERCE – CONSUMER GOODS
About Brainz
We are an innovative and dynamic organization that provides networking opportunities, skills and strategies to strengthen and develop meaningful & relevant relationships for Business-to-Business.
Thanks to 15 years’ experience of our staff, we are able to organize events that stimulate creativity, development of synergies and networking.
Our events are important meetings focused on strategy, innovation and technology.
To grow your career or your business, it is crucial the experience of meeting people face to face and sharing experiences, skills, knowledge and know-how.
28 Giugno 2022 – Mi.Co. Milano Congressi
– BYinnovation è Media Partner di IT’S ALL RETAIL
To decarbonise homes: EU policies will benefit low-income households across Europe. European Green Deal policies to increase energy renovations and the uptake of clean heating in homes, combined with a smart recycling of carbon pricing revenues, would reduce energy cost and increase the disposable income of low-income households, a new study finds.
The study, by the Institute for European Energy and Climate Policy (IEECP) and commissioned by the European Climate Foundation (ECF), analysed the impacts of EU measures to reduce greenhouse gas emissions from buildings on energy poverty in 10 Central, Eastern and Southern EU countries. It found that the EU Green Deal could deliver a fairer society by giving energy poor households the opportunity to live in energy efficient homes and access to clean and affordable heating. The ten countries covered by the analysis are: Bulgaria, Czechia, Greece, Hungary, Italy, Poland, Portugal, Romania, Slovakia and Spain.
“Our research documents that, if well-designed, the EU Renovation Wave, which is part of the EU Green Deal, can cut low-income households’ energy costs by a third. Introducing three policies simultaneously – minimum energy performance standards for buildings, a phase out on the sale of fossil fuel boilers and a carbon price for heating fuels – would result in the lowest energy costs and the highest disposable incomes in 2050 compared to implementing only one or two of the policies. To ensure low-income households reap the benefits described, substantial public funding is needed,” says Vlasis Oikonomou, IEECP’s Managing Director.
Data from the Energy Poverty Advisory Hub indicate that the number of energy-poor citizens in the EU is between 50 and 125 million people. These Europeans are unable to keep their homes adequately warm and this number is highly likely to rise given the outlook on energy prices.
The EU is increasingly targeting energy poverty in its policy action with a set of building legislation measures, notably the EU Renovation Wave, aiming for a massive renovation of buildings and eradicating energy poverty in the coming decade.
In the five scenarios modelled, IEECP finds that minimum energy performance standards to upgrade buildings to energy label E by 2033 and then to label D by 2040 could make low-income households’ energy bills on average 19% lower in 2050 across the ten countries analysed compared to when no additional policies are implemented1. Such standards would also improve their thermal comfort and health as lower income households tend to live in inefficient homes.
If the standards are introduced in combination with a phase-out of fossil fuel boilers, energy costs will be 30% lower on average compared to business-as-usual in 2050.
If no additional policies are implemented to decarbonise Europe’s buildings, the EU will fail to reach its climate targets and low-income households in the ten countries will be spending on average 19% more on energy than they do now while being left out of the energy transition.
“The study released today is the first of its kind to specifically map the impacts of EU building policies on the lowest income quintile groups at national level, providing clear policy recommendations to address potential adverse effects”, adds Oikonomou.
(1) It should be noted that the study was conservative on the perspective of price rise for both energy and ETS CO2 prices, the expected impacts can then be higher.
IEECP is a non-for-profit, independent research foundation working, since 2015, on science-based climate change mitigation, energy efficiency and renewable energy policy, with an international interdisciplinary team of experts generating and disseminating scientific knowledge.
We work closely with EU institutions, international organisations, national, regional and local governments, think-tanks, NGOs, academics and the business world to lead the transition to climate neutrality and to a sustainable energy future for various sectors. We build valued partnerships with renowned organisations from across Europe as we believe collaboration and creating a community helps carrying our ideas and results further, to shape, together, a low-emissions, resilient future. www.ieecp.org
IEECP’s report series “Study on the impacts of policies to decarbonise residential buildings on energy poverty in Central, Eastern and Southern Europe and mitigation strategies” and summary report “A socially-just EU Renovation Wave”
Architects Against Housing Alienation (AAHA) rappresenterà il Canada alla 18a Mostra Internazionale di Architettura, La Biennale di Venezia, dal 20 maggio al 26 novembre 2023 con il progetto Not for Sale! (non in vendita!).
Per l’occasione Architects Against Housing Alienation (AAHA) trasformeranno il Padiglione Canada ai Giardini nel quartier generale di una campagna attivista per l’edilizia abitativa non alienata, contro il concetto di proprietà e la conseguente forma di architettura come strumento finanziario.
Insieme a AAHA collaboreranno team interdisciplinari e geograficamente distribuiti, formati da organizzazioni di attivisti, sostenitori della non alienazione e architetti: insieme per formulare richieste e creare visioni di audaci progetti architettonici che possano ispirare tutti, canadesi e non solo, a unirsi alla richiesta di alloggi più sicuri, più sani e più equi.
Nello spiegare il progetto che porterà alla Biennale Architettura 2023, AAHA sottolinea come la realtà contemporanea sia plasmata dalla logica estrattiva della speculazione immobiliare, fondata sull’espropriazione coloniale delle terre indigene e sull’invenzione moderna della proprietà fee-simple (a pagamento), ovvero la forma assoluta e irrevocabile di proprietà. La speculazione immobiliare è quindi una forma di estorsione: trasforma le case in beni spazio-finanziari modificando la forma, la funzione e l’estetica delle abitazioni per servire meglio le logiche di accumulo e speculazione della ricchezza. Questo processo violento si traduce in un ambiente urbano sistematicamente razzista, sessista e classista. Un fenomeno globale molto visibile in Canada, un paese la cui economia è ora dominata dal settore immobiliare.
Selezionata e commissionata dal Canada Council for the Arts/Conseil des arts du Canada, “la campagna “Not for Sale!” è unica e tempestiva. Un progetto che risuonerà a livello internazionale poiché il Canada, come gran parte del mondo, deve affrontare sfide complesse e diffuse in termini di accessibilità e disponibilità degli alloggi. Siamo orgogliosi di permettere alle grandi idee artistiche che influenzano il cambiamento sociale di raggiungere un nuovo pubblico”.
Architects Against Housing Alienation (AAHA), il collettivo di curatori formato per la Biennale di Architettura di Venezia 2023, è composto da:
Adrian Blackwell, artista, designer, teorico ed educatore, il cui lavoro esplora la relazione tra spazi fisici e forze politiche e economiche. La sua arte e il suo design sono stati esposti in tutto il Canada, negli Stati Uniti e a livello internazionale alle Biennali di Shenzhen e Chengdu, alla Shanghai Urban Space Art Season, alla Chicago Architecture Biennial e alla Toronto Biennial of Art. Nel 2022 Adrian e David Fortin hanno co-curato il numero 12/13 della rivista Scapegoat– c\a\n\a\d\a: delineating nation state capitalism. Blackwell ha insegnato architettura e urbanistica nelle università di Chongqing, Michigan, Toronto e Harvard ed è attualmente Professore Associato presso la University of Waterloo School of Architecture.
David Fortin è un Métis of Ontario e membro della Indigenous Task Force del Royal Architectural Institute of Canada (RAIC), un’istituzione che cerca “modi per favorire e promuovere il design indigeno in Canada”. Dal 2018 al 2019 ha coordinato un progetto di design abitativo guidato dalla comunità con il National Research Council per le comunità remote settentrionali e ha partecipato come mentore e architetto per l’Indigenous Homes Innovation Initiative amministrata da Indigenous Services Canada. David è un architetto professionista che gestisce uno studio di architettura, lavorando principalmente con le comunità Métis e First Nations di tutto il Canada. Attualmente è professore presso la University of Waterloo School of Architecture.
Matthew Soules è Professore Associato presso la University of British Columbia School of Architecture and Landscape Architecture e fondatore di Matthew Soules Architecture. La ricerca di Matthew si concentra sul capitalismo e l’architettura contemporanei. Il suo ultimo libro, Icebergs, Zombies, and the Ultra Thin: Architecture and Capitalism in the Twenty-First Century, esamina l’ascesa del capitalismo finanziario e il suo rapporto con l’architettura. Il lavoro di Matthew è stato finanziato da numerose organizzazioni, tra cui il Social Sciences and Humanities Research Council e il British Columbia Arts Council, oltre a ricevere una vasta gamma di premi, come l’AIA/ACSA Housing Design Education Award nel 2012. È stato Professore invitato presso l’Università di Harvard e SCI-Arc.
Sara Stevens è una storica dell’architettura e dell’urbanistica. È Professoressa Associata presso la University of British Columbia School of Architecture and Landscape Architecture. La sua ricerca si concentra sui costruttori del ventesimo secolo, esplorando l’economia culturale della pratica architettonica, della finanza e delle competenze settoriali in Canada e negli Stati Uniti. Il suo libro, Developing Expertise: Architecture and Real Estate in Metropolitan, studia lo sviluppo immobiliare nelle città americane del ventesimo secolo e come costruttori, investitori e architetti hanno lavorato insieme per costruire suddivisioni e superblocchi, vicoli ciechi e torri. Nel 2019 Sara ha ricevuto una borsa di studio di ricerca presso il Canadian Center for Architecture, sostenitore del suo secondo progetto di libro, intitolato Building Capital.
Patrick Stewart è un membro della Killerwhale House di Daaxan della Nisga’a Nation. È un architetto pluripremiato con 26 anni di esperienza in architettura. Patrick è stato il primo architetto di discendenza delle Prime Nazioni a possedere e gestire uno studio di architettura nella Columbia Britannica ed è stato eletto Presidente dell’Architectural Institute of British Columbia. Patrick è Presidente fondatore della Task Force indigena del Royal Architectural Institute of Canada RAIC, co-Presidente della RAIC Truth and Reconciliation Task Force e Presidente del Comitato provinciale per i senzatetto aborigeni in BC. È stato anche mentore per l’Indigenous Homes Innovation Initiative, amministrata da Indigenous Services Canada, come un modo diverso di sviluppare, progettare e finanziare progetti con le comunità indigene.
Tijana Vujosevic è Assistente Professoressa presso la University of British Columbia School of Architecture and Landscape Architecture. Tijana ha ricevuto numerose borse di studio e premi, tra cui la MIT Presidential Fellowship, la Gerda Henkel Foundation PhD Fellowship, la American Association of University Women International Fellowship e una borsa di studio biennale con l’Institute of Advanced Studies dell’Università di Strasburgo. Di recente, il Museum of Modern Art di New York (MoMA) ha ripubblicato il suo saggio del 2013 sugli stabilimenti balneari sovietici degli anni ’30, come lettura essenziale durante la pandemia. Il libro di Tijana sulla domesticità comunista è stato recensito in nove riviste accademiche ed era nell’elenco di Owen Hatherley dei libri più importanti del 2017 nell’Architectural Review.
Chris Lee è un graphic designer e Assistente Professore presso il Dipartimento di Design della comunicazione universitaria del Pratt Institute (Brooklyn, NY). La sua ricerca e il suo lavoro creativo indipendente esplorano le implicazioni storiche, pratiche e pedagogiche del documento, in particolare la sua funzione archivistica e probatoria, come genere di progettazione grafica. Ha lavorato per The Walrus Magazine, Metahaven e Bruce Mau Design.
Ali S. Qadeer è un designer di Toronto, educatore presso l’Ontario College of Art & Design University (OCADU), scrittore occasionale e laureato alla McGill University e alla Rhode Island School of Design (RISD). Il suo lavoro e la sua scrittura si concentrano sulla creazione di forme algoritmiche, sulla creazione di strumenti non ortodossi e sulle strutture disciplinari ed economiche che progettano le pratiche contrafforti, nonché sulla sorveglianza e sul managerialismo della piattaforma e sulle controculture del cooperativismo.
Contributori e collaboratori: Affordable Housing Association of Nova Scotia ¦ Shawn Bailey and Lancelot Coar, University of Manitoba ¦ Bâtir Son Quartier, Black Urbanism Toronto ¦ Black Urbanism TO | Brique par Brique | Ian Campbell, Hereditary Chief, Squamish Nation ¦Canadian Cohousing Network ¦ Julia Christensen, Memorial University ¦ Anne Cormier, Atelier Big City ¦ CP Planning | Susan Fitzgerald, fbm Architecture ¦ Gentrification Tax Action | Haeccity Architecture Studio ¦Idle No More | One House Many Nations ¦LGA Architectural Partners ¦ L’OEUF Architectes | Parkdale Neighbourhood Land Trust ¦ Right to Remain ¦ Sarah Silva, Hiy?ám? ta Housing ¦ SvN Architects and Partners ¦ The Studio of Contemporary Architecture ¦ Toronto Tiny Shelters ¦ Ipek Türeli, McGill University.
Organizzazione principale: School of Architecture and Landscape Architecture, University of British Columbia
Organizzazione partner: University of Waterloo School of Architecture
Il Curatore, il Canada Council for the Arts-Conseil des Arts du Canada
Il Canada Council for the Arts/ Conseil des Arts du Canada è il finanziatore pubblico delle arti in Canada, con il mandato di promuovere e facilitare lo studio e la diffusione delle arti, così come la produzione di opere d’arte. Il Consiglio sostiene e investe nell’eccellenza artistica attraverso un’ampia gamma di sovvenzioni, servizi, premi e sponsorizzazioni per artisti professionisti e organizzazioni artistiche canadesi. Il suo lavoro garantisce la diffusione di opere d’arte e letterarie vivaci, diverse e di alta qualità che coinvolgono i Canadesi, arricchiscono le comunità e raggiungono i mercati globali. Infine, attraverso le sue attività di comunicazione, ricerca e promozione, il Consiglio svolge attività di sensibilizzazione e valorizzazione delle arti.
Il Canada Council sostiene con orgoglio da diversi anni la rappresentanza del Canada alla Biennale di Architettura di Venezia e ha recentemente raddoppiato il suo investimento, che ora è di 500.000 dollari. Questo aumento fa parte dell’impegno strategico per aumentare il profilo internazionale dell’arte e degli artisti canadesi.