Aprile 2024

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Trasporti sempre più green per il futuro. Il settore dei trasporti è ancora principalmente alimentato da carburanti derivati dal petrolio, contribuendo a circa il 25% delle emissioni globali di gas serra (GHG).
Le principali economie mondiali stanno incrementando misure per accelerare la decarbonizzazione del settore attraverso l’innovazione tecnologica, il cambiamento delle politiche e una maggiore efficienza.

Gli approcci normativi ai trasporti possono essere suddivisi in quattro categorie principali: sistemi di scambio di quote di emissioni (ETS), norme sulle emissioni dei veicoli, norme sui carburanti e incentivi all’adozione di tecnologie a basse emissioni di carbonio.

Innovazioni nei trasporti aereo, terreste e marittimo

Trasporto aereo
Le compagnie aeree sono disposte ad investire in aerei di qualità migliore e dai consumi più ridotti, con ogni generazione di velivoli più efficiente della precedente anche del 25%.
Ad esempio, le compagnie che utilizzano aerei a fusoliera larga, che un tempo necessitavano di quattro motori per i voli transatlantici, adesso possono fare la traversata con due soltanto grazie ai miglioramenti in termini di potenza ed efficienza.
Questo permette di abbattere i costi del carburante nonché le spese di manutenzione, che costituiscono una quota significativa dei costi delle compagnie aeree.
Sono in via di sperimentazione anche altre tecnologie aeronautiche. Airbus mira a portare sul mercato il primo aereo commerciale a idrogeno entro il 2035: un aeromobile del genere avrebbe quale unico sottoprodotto l’acqua e, se alimentato con idrogeno di provenienza sostenibile, potrebbe rivelarsi una soluzione chiave.
Tuttavia, è necessario ulteriore lavoro in termini di efficienza operativa, ad esempio individuando rotte di volo più semplici, impiegando l’intelligenza artificiale per ridurre la congestione degli aeroporti e stabilendo altitudini e velocità di volo ottimali per limitare il consumo di carburante

Trasporto ferroviario
Il trasporto ferroviario produce 14 g di CO2 equivalente per passeggero-chilometro, rispetto ai 166 g delle automobili e ai 261 g del trasporto aereo[2]. L’UE si è data l’obiettivo di incrementare la quota mondiale del trasporto ferroviario dal 18% al 30% entro il 2030.
A tale scopo è necessario assicurare investimenti adeguati nell’infrastruttura ferroviaria, oltre a una continua tassazione dei veicoli su strada. Le flotte dovranno diventare più efficienti, con treni più grandi per una maggiore capacità di carico e un consumo energetico ottimale. L’elettrificazione delle linee sarà fondamentale, ma il ritmo di adozione è tutt’altro che omogeneo. Inoltre, si potrebbero esplorare anche fonti energetiche alternative come le batterie, i biocarburanti e l’idrogeno.

Trasporto su gomma
L’attenzione dei produttori di veicoli si sta attualmente concentrando sul passaggio dai tradizionali motori a combustione interna (ICE) ai veicoli elettrici a batteria (BEV) o a celle di combustibile a idrogeno (FCEV), tenendo in considerazione che ogni uso richiede un approccio differente.
Ad esempio, gli autobus utilizzati nei centri urbani hanno più facile accesso alle stazioni di ricarica e, grazie alla regolarità dei percorsi e alla necessità di migliorare la qualità dell’aria nelle città, si è registrata una transizione relativamente rapida verso i BEV.
Quest’ultimi, che hanno rappresentato rispettivamente il 29% e il 22% delle immatricolazioni di nuove auto in Cina e in Europa nel 2022, dovrebbero diventare il tipo di autovettura dominante.
Ostacoli non trascurabili sono costituiti dalla costruzione di un’infrastruttura adeguata, per contrastare l'”ansia da autonomia”, e dai prezzi ancora elevati. Il passaggio ai veicoli elettrici favorisce anche l’adozione dei veicoli autonomi (AV), che potrebbero aiutare nell’abbattimento dei costi associati all’assunzione di autisti.

Trasporto marittimo
Tre tipi di navi dominano le emissioni di gas serra del trasporto marittimo internazionale: portacontainer, portarinfuse e petroliere. Queste imbarcazioni hanno una durata di vita compresa tra i 25 e i 30 anni, quindi l’ammodernamento ed una migliore gestione della flotta esistente sono fondamentali per la riduzione delle emissioni.
Le grandi compagnie di navigazione hanno compiuto progressi grazie all’installazione di sistemi di depurazione dei gas di scarico, al cold ironing (il collegamento alla rete elettrica a terra durante l’ormeggio), e al miglioramento della forma di prue ed eliche. Anche la riduzione della velocità, la corretta manutenzione dello scafo e la pianificazione efficiente dei viaggi permettono di abbattere le emissioni complessive.
L’implementazione di queste misure su tutta la flotta globale consentirebbe di ridurre le emissioni di carbonio del 25-30%[6] e rappresenta la via principale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’International Maritime Organisation per il 2030[7]. Tuttavia, gli sviluppi tecnologici sul fronte dei motori e dei carburanti alternativi, in particolare per quanto concerne ammoniaca, idrogeno e metanolo, avranno un impatto maggiore nel medio periodo.
Secondo le previsioni, il metanolo e l’ammoniaca dovrebbero essere particolarmente competitivi dal punto di vista dei costi, oltre che facili da immagazzinare e trasportare. L’anno scorso la società europea di spedizioni/logistica Maersk ha lanciato la prima nave verde alimentata a metanolo, in un viaggio dalla Corea del Sud alla Danimarca.
Per azzerare le proprie emissioni nette entro il 2040, l’azienda mira a trasportare almeno il 25% del carico oceanico utilizzando combustibili verdi entro il 2030.

Per accompagnare la transizione energetica e raggiungere gli obiettivi sulle emissioni di carbonio a questa associati, il settore dei trasporti andrà incontro a una grande evoluzione sia nella tecnologia che nei comportamenti. Le aziende continueranno a innovare i loro prodotti, sotto la spinta dei cambiamenti normativi e grazie alla fornitura di infrastrutture adeguate.

Autore: Joe Horrocks-Taylor, Senior Associate, Investimento responsabile di Columbia Threadneedle Investments

Columbia Threadneedle Investments è un gruppo di asset management leader a livello globale, che gestisce EUR 577 miliardi [1] per conto di clienti individuali, istituzionali e corporate in tutto il mondo.
Il Gruppo, che si avvale delle competenze di oltre 2500 collaboratori, tra cui più di 650 analisti e gestori operanti in Nord America, Europa e Asia, offre un’ampia gamma di strategie azionarie, obbligazionarie e alternative, nonché soluzioni specializzate nell’investimento responsabile.
Columbia Threadneedle Investments è parte di Ameriprise Financial, Inc. (Gruppo altamente diversificato e patrimonializzato quotato al NYSE da 1,4 trilion USD di asset), uno dei principali fornitori statunitensi di servizi finanziari.

www.columbiathreadneedle.it

La Terra è rivestita dai nostri rifiuti tessili. Solo l’1% trova nuova vita. In attesa della nuova normativa europea, serve attivarsi rapidamente per costruire una filiera virtuosa di riciclo, riuso e recupero per tonnellate di scarti e abiti usati che dall’Europa invadono Africa e Asia.

Safe, hub di consorzi di economie circolari punta i riflettori su tema sempre più urgente per tutelare la salute del nostro pianeta: il rifiuto tessile.

Nell’Unione europea, solo l’1% degli abiti usati viene riciclato in nuovi prodotti
Niente, se consideriamo che, mediamente, ogni cittadino dell’Unione acquista circa 26 chilogrammi di prodotti tessili all’anno, e ne butta via quasi 11.
Uno spreco che va a generare anche uno sfruttamento intensivo di risorse naturali: il settore del tessile e della moda è la terza fonte di degrado delle risorse idriche e del consumo di suolo.
Ad esempio, solo per fabbricare una unica maglietta di cotone, si stima che servano 2700 litri di acqua dolce, una quantità pari a quanto una persona dovrebbe bere in 2 anni e mezzo.
Inoltre, la produzione globale di fibre tessili continua a crescere: si stima che entro il 2030 arriverà a 145 mln di tonnellate, nel 2020 era di 109 mln. (dati 2020 Parlamento Europeo).

In attesa che entri in vigore la nuova normativa europea ‘EPR’ (Extended Producer Responsibility), che allarga a tutti i produttori di beni l’obbligo della gestione sostenibile dei rifiuti generati dalle loro filiere produttive, Safe è già attiva con importanti attori del sistema industriale Tessile – Moda per la gestione del rifiuto tessile.
Aziende che attualmente assumono in modo volontario un impegno importante, interpretando le direttive, previste e non ancora in vigore.

Già da alcuni anni, Re.crea e Retex.green, i consorzi rispettivamente di Camera Nazionale della Moda Italiana e Sistema Moda Italia, si sono affidati al Gruppo Safe per costruire una filiera di recupero del rifiuto tessile con standard tecnici e qualitativi ai massimi livelli.

“Il nostro obiettivo – dichiara Giuliano Maddalena, CEO di Safe – è realizzare filiere in grado di puntare al massimo recupero ma anche elaborare disciplinari e sistemi di controllo per evitare infiltrazioni delinquenziali e crimini ambientali. Per questo ci impegniamo tutti i giorni e anche in ambito tessile stiamo portando avanti progetti e attività specifiche per costruire un sistema di gestione del rifiuto tessile sempre più virtuoso”.

In partnership con i produttori associati Safe gestisce tutta la fase di post consumo dei prodotti, ovvero il momento in cui questi beni diventano rifiuti urbani, ma che possono costituire una miniera per filiere del riuso, del recupero di materie prime seconde.
Andando oltre il trattamento del rifiuto tessile, il consorzio prevede anche l’organizzazione di reti di riparazione, re-manufacturing e rivendita qualificata, un ‘riuso garantito’ a servizio delle imprese, e a beneficio dei consumatori.

Safe – Consorzi economie circolari – è l’hub italiano dei consorzi per le economie circolari, che dal 2006 raggruppa quattro sistemi collettivi (Ecoped, Ridomus, Ecopower e Pneulife) senza fine di lucro per il corretto riciclo di apparecchiature elettriche ed elettroniche a fine vita (RAEE), climatizzatori domestici e industriali, pile e accumulatori esausti e pneumatici fuori uso (PFU). A questi si sono aggiunti a partire dal 2022 due importanti consorzi per il recupero dei rifiuti tessili: il consorzio Retex.green, fondato da Sistema Moda Italia, e il consorzio Recrea, fondato dalla Camera Nazionale della Moda Italiana. Grazie a un’organizzazione snella e competente, le oltre 950 aziende aderenti ai consorzi di Safe dispongono di un motore condiviso che consente loro di adempiere in modo appropriato e competente a una corretta Gestione dei Rifiuti, andando anche oltre agli obblighi della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR). Safe garantisce infatti filiere di economia circolare che sono solide, garantite, qualificate, tracciate e controllate. Dal 2011, Ecoped, grazie a Safe, applica Ecoguard®, un sistema di garanzia e di controllo delle filiere RAEE (in particolare R4) ancora oggi unico a livello Europeo. Dal 2017 Safe adotta anche uno stringentissimo Protocollo di Legalità che gli consente di prevenire a monte le infiltrazioni criminali delle sue filiere.
Safe è anche promotore del progetto OltreilGreen, volto a dare un marchio/insegna a tutte le aziende aderenti ai Consorzi che si distinguono per il l’impegno concreto in progetti di economia circolare, andando oltre il semplice rispetto delle normative vigenti.

www.gruppo-safe.it

CNR-Codiger-CdC RAEE per gestione rifiuti. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), la Conferenza permanente dei Direttori Generali degli Enti Pubblici di Ricerca Italiani (Codiger) e il Centro di Coordinamento RAEE (CdC RAEE), l’organismo centrale che si occupa in Italia di ottimizzare la raccolta, il ritiro e la gestione dei RAEE provenienti dai nuclei domestici, hanno sottoscritto un accordo quadro di collaborazione destinato a promuovere in tutti gli enti di ricerca pubblici nazionali la corretta gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche ‘Dual use’ e a favorire la divulgazione scientifica sull’importanza del corret-to riciclo e recupero dei RAEE.

Il termine RAEE ‘Dual use identifica i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) generati dall’utilizzo in attività commerciali, industriali o istituzionali di apparecchiature utilizzate anche in ambito domestico.
Promotore dell’accordo quadro è il Consiglio Nazionale delle Ricerche che nel maggio del 2023 ha sottoscritto con il CdC RAEE un protocollo di collaborazione con le medesime finalità.

In qualità di utilizzatori di numerose AEE e produttori di RAEE ‘Dual use’, tutti gli enti di ricerca hanno infatti l’esigenza di avviare a corretto trattamento questi rifiuti tecnologici.
In base al recente protocollo viene facilitato il ritiro gratuito dei RAEE nei punti di prelievo presso le strutture identificate e il successivo conferimento agli impianti accreditati dal CdC RAEE ad opera dei sistemi collettivi consorziati.

Il Centro di Coordinamento metterà pertanto a disposizione il portale per l’iscrizione dei punti di prelievo dei RAEE dai singoli enti di ricerca ed effettuerà l’attivazione del servizio di ritiro gratuito tramite i sistemi collettivi.
A sua volta il Codiger si attiverà presso tutti gli enti associati per far conoscere e promuovere l’accordo e le relative procedure attuative e operative.
Sul fronte della comunicazione e della divulgazione scientifica, i tre soggetti firmatari svolgeranno attività di informazione e formazione sulla natura e la pericolosità dei RAEE per l’ambiente, ma anche sulle loro potenzialità economiche in termini di ‘sostenibilità’ e, pertanto, sull’importanza del loro corretto riciclo e recupero. Il Cnr metterà a disposizione il proprio know-how e le informazioni acquisite direttamente dall’esperienza attualmente in corso. Il CdC RAEE opererà in sinergia con il Codiger per identificare gli argomenti di maggiore interesse scientifico e per supportare e favorire la diffusione e la divulgazione culturale e scientifica sul corretto trattamento dei RAEE.

“Rafforzare ulteriormente una sinergia tra Enti di ricerca come interscambio di esperienza e opportunità per offrire soluzioni di impatto positivo per il Paese è l’intento del presente Accordo quadro e del lavoro comune tra le istituzioni di ricerca” commenta Giuseppe Colpani, direttore generale del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

“Gli Enti pubblici di ricerca giocano un ruolo importante, non solo e non tanto in qualità di utilizzatori – spesso rilevanti – di apparecchiature elettriche ed elettroniche, e quindi di generatori di rifiuti ma, soprattutto, quali generatori di conoscenza, e cultura, sulla gestione della tecnologia, in un’ottica di circolarità e sostenibilità” afferma Moreno Tivan, segretario generale del Codiger. “È in quest’ottica che va valutata l’importanza di un accordo che si vuole di sistema, indirizzato a promuovere e divulgare la conoscenza scientifica su temi che rivestono importanza crescente l’ambiente in cui viviamo”.

“Questo accordo quadro rappresenta la naturale estensione della collaborazione avviata lo scorso anno con il Consiglio Nazionale delle Ricerche e risponde nei fatti alla volontà del consorzio di ampliare la platea di soggetti a cui mettere a disposizione il servizio gratuito di ritiro dei RAEE provenienti dai nuclei domestici e ‘Dual use’, così da assicurarne il corretto avvio a riciclo e consentire il recupero delle materie prime critiche” dichiara Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE. “Al tempo stesso l’instaurazione di relazioni con nuovi e autorevoli enti nazionali di ricerca contribuirà alla diffusione delle informazioni scientifiche utili a incrementare la conoscenza dell’importanza di una corretta gestione di questa tipologia di rifiuto in Italia”.

Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) è un ente pubblico di ricerca nazionale con competenze multidi-sciplinari, vigilato dal Ministero dell’università e della ricerca (Mur). Le attività vengono svolte attraverso un patrimonio di risorse umane di circa 8.500 dipendenti e la rete scientifica è costituita da 88 istituti di ricerca e da 7 dipartimenti per aree macro-tematiche. In particolare, l’Unità ambiente e gestione rifiuti del Cnr, tra le varie attività svolte, fornisce supporto e consulenza all’Ente sulla gestione dei rifiuti speciali, svolge compiti di indirizzo e di orientamento sulla tutela delle acque, l’inquinamento del suolo, le bonifiche di siti inquinati e l’inquinamento atmosferico. Inoltre, fornisce supporto alle strutture sulle modalità di gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche.

La Conferenza permanente dei Direttori Generali degli Enti Pubblici di Ricerca Italiani (Codiger), associa-zione senza scopo di lucro fondata nel 1994, riunisce tutti gli Enti pubblici di ricerca con l’obiettivo di promuovere il miglioramento della gestione della ricerca italiana coordinando – e contribuendo a metterne a sistema – l’azione.

Il Centro di Coordinamento RAEE è un consorzio di natura privata, gestito e governato dai Sistemi Collettivi sotto la supervisione del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica e del Ministero delle imprese e del made in Italy. È costituito dai Sistemi Collettivi dei produttori di Apparecchiature Elettriche ed Elettro-niche (AEE), in adempimento all’obbligo previsto dal Decreto Legislativo n. 49 del 14 marzo 2014.
Il compito primario del Centro di Coordinamento RAEE è garantire su tutto il territorio nazionale una corretta gestione dei RAEE originati dalla raccolta differenziata, assicurando che tutti i Sistemi Collettivi lavorino con modalità ed in condizioni operative omogenee; il Centro di Coordinamento RAEE stabilisce, inoltre, come devono essere assegnati i centri di raccolta RAEE ai diversi Sistemi Collettivi.

www.cnr.it

www.codiger.it

www.cdcraee.it

Energy Efficiency First made easy: a new tool empowers regions in their local action. Regions and cities play a key role in the energy transition across Europe, as they are the main channel for the implementation of the Green Deal (1), and of its climate and energy objectives.

They are the main players involved in energy transition on-site being in direct contact with the reality and challenges on the ground. (2)
To achieve a reduction of energy consumption of at least 1.7% in 2030 in the EU, as expected in the revised Energy Efficiency Directive (EED), the implementation of the Energy Efficiency First 1st) principle, introduced by its article 33, is crucial.
This will require local and regional authorities to assess energy efficiency solutions in the planning, policy and major investment decisions related to energy systems.

The concerned stakeholders will have to ensure a careful monitoring of the application of the EE1st principle and promote the application of methodologies that allow a proper assessment of the wider benefits of efficiency solutions.
This is where the brand-new online tool launched by the Regio1st LIFE-CET project comes into play: the Regio1st Planning Framework provides a comprehensive, structured approach for regional energy planners in Europe to develop and implement sustainable, cost-effective energy strategies while prioritising energy savings in buildings and energy efficiency solutions in line with the EE1st principle.

The interactive tool is delivering a thorough methodology assessing the various benefits of a wide-range of energy-efficiency solutions.

“The Regio1st online decision-support framework will not only raise awareness about the Energy Efficiency First principle (EE1st) among regional governments and their agencies but will also provide them with a strong benefit assessment methodology. Starting from six regions, we plan to expand the provision of appropriate guidance to regional authorities to embed the EE1st principle in their decisions and implement their energy plans to over 100 regions in the EU.Vlasis Oikonomou, managing director of the Institute for European Energy and Climate Policy (IEECP), coordinator of the Regio1st LIFE-CET project.

Energy efficiency shouldn’t be overlooked at any level of governance, since it is a key lever to achieve further emissions reduction and be Fit for 554, to phase out fossil fuels and to boost EU competitiveness by the development of energy-efficient technologies industry.
By using the Regio1st Planning Framework, planners can address the challenges of energy planning, develop strategies that maximize the benefits of energy efficiency and renewable energy, and create a sustainable, resilient, and economically viable energy future for their communities.

(1) The European Green Deal – European Commission (europa.eu)
(2) Cities and regions are impacted by 70% of the new EU legislation: https://cor.europa.eu/en/about/Pages/default.aspx
(3) Directive – 2023/1791 – EN – EUR-Lex (europa.eu)
(4) European Climate Law – European Commission (europa.eu)

About the Energy Efficiency First Principle
The Energy Efficiency First principle is defined by the European Commission as a far-reaching guiding principle that complements other EU objectives, in the areas of sustainability, climate neutrality and green growth.
While considering security of supply and market integration, the Energy Efficiency First principle aims to ensure that:
– only the energy really needed is produced;
– investments in stranded assets are avoided;
– demand for energy is reduced and managed in a cost-effective way.

Therefore, as described in the Article 3 of the revised Energy Efficiency Directive, the EE1st implementation involves the “Member States to ensure that energy efficiency solutions, including demand-side resources and system flexibilities, are assessed in planning, policy and major investment decisions.”
According to the Directive, in applying the energy efficiency first principle, “Member States shall: […] promote and, […], make publicly available, cost-benefit methodologies that allow proper assessment of the wider benefits of energy efficiency solutions […], taking into account the entire life cycle and long-term perspective, system and cost efficiency, security of supply and quantification from the societal, health, economic and climate neutrality perspectives, sustainability and circular economy principles in transition to climate neutrality”.

The Regio1st project thus developed an online Planning Framework for energy planners in Europe, regional authorities’ technical staff and interested stakeholders involved in formulating sustainable and affordable energy strategies aligned with the EE1st principle.

About the Regio1st Planning Framework
The REGIO1st Planning Framework is organized into eight stages, each containing specific steps that are key to the process. Planners are encouraged to follow the framework in a sequential manner, moving through each stage from preparation to implementation, monitoring, and review. Throughout the process, planners should engage with stakeholders and prioritize energy efficiency measures in accordance with the EE1st principle.
The framework also includes a suite of readily available tools (Excel, PDF, etc.) designed to assist planners through different stages of the process. These tools aid in data collection, analysis, scenario modelling, multi-criteria analysis, and other essential tasks while emphasizing the importance of energy efficiency. By leveraging these tools, planners can streamline the planning process, ensure a thorough and accurate analysis, and make informed decisions that align with the EE1st principle.
The framework is organized into eight stages, each containing specific steps that are key to the process.

About Regio1st
REGIO1st, a project co-funded by the EU LIFE programme, aims to raise awareness about the Energy Efficiency First Principle (EE1ST) among regional authorities and their agencies, as well as support them to incorporate this in decisions related to energy planning. It does so through the provision of appropriate guidance to regional authorities to embed the EE1st principle in their decisions and in the implementation of their energy plans. It starts from six participant regions and expands its reach to over 100 regions in the EU. Within the framework of the project a community of practice for EE1st is also being established, in cooperation with the Covenant of Mayors.
Co-funded by the European Union under project ID 101076088. Views and opinions expressed are however those of the author(s) only and do not necessarily reflect those of the European Union or CINEA. Neither the European Union nor the granting authority can be held responsible for them.
Coordinator: Institute for European Energy and Climate Policy (IEECP)

Partners
– South East Energy Agency (SEEA)
– Medjimurje Energy Agency (MENEA)
– Lokalna energetska agencija Spodnje Podravje
– Fundación Asturiana de la Energía (FAEN)
– Infrastrutture Recupero Energia Agenzia Regionale Ligure (IRE-Liguria)
– FEDARENE
– Institute of Communication and Computer Systems (ICCS)
– Fraunhofer
– Cluster of Bioeconomy and Environment of Western Macedonia (CluBE)

– BYinnovation is Media Partner of IEECP

ieecp.org

project

Riqualificazione smart immobiliare: secondo le stime di The European House – Ambrosetti per la Community Smart Building, la riqualificazione in chiave smart del patrimonio immobiliare italiano avrebbe benefici economici netti positivi tra i 17 e i 19 miliardi di Euro all’anno per i cittadini, equivalenti a una riduzione del 15-19% delle spese per consumi energetici.

Il ritardo dell’Italia nel raggiungimento degli obiettivi “Fit for 55”, ulteriormente evidenziato anche dalla recente Direttiva Europea sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici (EPBD), conferma l’importanza di intervenire sul settore edilizio per obiettivi di decarbonizzazione e riduzione delle emissioni di CO2.

La riqualificazione smart del patrimonio immobiliare italiano non solo attiverebbe diversi benefici dal punto di vista ambientale, ma garantirebbe anche un impatto considerevole sul tessuto economico e sociale del Paese.

Riqualificare in ottica smart gli edifici vetusti del patrimonio immobiliare italiano , infatti, abiliterebbe investimenti per oltre 330 miliardi di euro, con benefici economici netti positivi pari a 17-19 miliardi di euro all’anno per i cittadini diminuendo loro le spese per consumi energetici del 15-19%.

Sono queste alcune delle principali evidenze emerse dalle stime elaborate da The European House – Ambrosetti nell’ambito dei lavori della Community Smart Building, iniziativa nata nel 2022 e che coinvolge le più importanti imprese di questa filiera.

“Affinché la filiera degli edifici italiana sia pronta a rispondere alle esigenze di decarbonizzazione poste dalla Direttiva europea “Case Green”, è fondamentale investire in competenze smart&green”, ha sottolineato Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Responsabile dell’Area Scenari & intelligence di The European House – Ambrosetti. “La rigenerazione del patrimonio immobiliare nazionale passa attraverso le mani di professionisti qualificati e specializzati, per cui sarà chiave rafforzare i programmi di upskilling e reskilling dei lavoratori e sviluppare percorsi di formazione innovativi a partire dalle scuole superiori, gli ITS e le università ”.

Proprio per questo, per fare fronte alla trasformazione del parco immobiliare è essenziale valorizzare anche la professionalità e le competenze qualificate investendo sulla formazione di professionisti che possano rappresentare una risorsa per tutta la filiera.
La diffusione degli Smart Building in Italia potrebbe infatti portare alla creazione di 200.000 nuovi posti di lavoro qualificati e specializzati, considerando 124 mila operatori specializzati, 54 mila installatori, 14 mila tecnici, 11 mila ingegneri e 10 mila progettisti.
Questi sono i dati che emergono dalla mappatura dei profili chiave necessari per il settore sia in termini di competenze che in termini di nuovi posti di lavoro che si verranno a creare, realizzata da The European House – Ambrosetti in collaborazione con le aziende partner della Community Smart Building.

L’Italia parte anche da una posizione privilegiata, dimostrando una forte spinta all’innovazione nell’ingegneria civile classificandosi al 3° posto per richiesta di brevetti in UE-27+UK e confermando quindi una buona propensione in questo ambito.

Anche nel 2023 il focus dei nuovi occupati è stato chiaramente indirizzato verso le competenze smart e green, relative quindi agli interventi di efficientamento energetico e alla sostenibilità ambientale: nell’83,7% delle nuove assunzioni nel settore le aziende hanno richiesto competenze di questo tipo.
Aspetto cruciale per sviluppare nuovi profili adatti all’evoluzione del settore edilizio e degli Smart Building, le aziende si stanno attivando con programmi di formazione e upskilling della forza lavoro come training on-the-job che prevedono percorsi di formazione ad hoc per ciascuna professione, collaborazione con aziende partner e professionisti esterni per formarsi sulle applicazioni e sulle soluzioni innovative richieste dal mercato e partnership con il sistema delle Università e ITS Academy.

The European House – Ambrosetti è un gruppo professionale di circa 300 professionisti attivo sin dal 1965 e cresciuto negli anni in modo significativo grazie al contributo di molti Partner, con numerose attività in Italia, in Europa e nel Mondo.
Il Gruppo conta tre uffici in Italia e diversi uffici esteri, oltre ad altre partnership nel mondo. La sua forte competenza è la capacità di supportare le aziende nella gestione integrata e sinergica delle quattro dinamiche critiche dei processi di generazione di valore: Vedere, Progettare, Realizzare e Valorizzare.
Da più di 50 anni al fianco delle imprese italiane, ogni anno serviamo nella Consulenza circa 1.300 clienti realizzando più di 250 Studi e Scenari strategici indirizzati a Istituzioni e aziende nazionali ed europee e circa 120 progetti per famiglie imprenditoriali. A questi numeri si aggiungono circa 3.000 esperti nazionali ed internazionali che ogni anno vengono coinvolti nei 550 eventi realizzati per gli oltre 17.000 manager accompagnati nei loro percorsi di crescita.
Il Gruppo beneficia di un patrimonio inestimabile di relazioni internazionali ad altissimo livello nei vari settori di attività, compresi i responsabili delle principali istituzioni internazionali e dei singoli Paesi.
Dal 2013 The European House – Ambrosetti è stata nominata nella categoria “Best Private Think Tanks” – 1° Think Tank in Italia, 4° nell’Unione Europea e tra i più rispettati indipendenti al mondo su 11.175 a livello globale (fonte: “Global Go To Think Tanks Report” dell’Università della Pennsylvania).
The European House – Ambrosetti è stata riconosciuta da Top Employers Institute come una delle 141 realtà Top Employer 2023 in Italia.

www.ambrosetti.eu

Economia circolare e rifiuti industriali: Deloitte e Omnisyst insieme per promuovere la gestione sostenibile. Nel 2022 l’Italia è risultata uno dei paesi dell’UE con la miglior performance nel settore del riciclo, registrando 147,8 milioni di tonnellate avviati a recupero
Il mercato dell’economia circolare, a livello globale, potrebbe raggiungere i 2-3 miliardi di dollari nei prossimi anni, generando circa 2 milioni di posti di lavoro

Deloitte Climate & Sustainability, Società Benefit di Deloitte Italia dedicata ai temi del cambiamento climatico e della sostenibilità, e Omnisyst, azienda partecipata in maggioranza da Algebris Green Transition Fund e leader nazionale nella gestione circolare dei residui industriali, annunciano una partnership che ha l’obiettivo di accompagnare i siti produttivi italiani nel percorso verso un’economia circolare. La collaborazione consentirà di combinare la competenza strategica e settoriale del network Deloitte con le soluzioni per le imprese sviluppate da Omnisyst, per affermare e consolidare modelli di business innovativi basati sulla circolarità, anche grazie a una gestione innovativa e sostenibile dei rifiuti industriali.

Secondo il Circularity Gap Report 2024 – presentato da Deloitte e Circle Economy Foundation in occasione del World Economic Forum dello scorso gennaio – nonostante la crescente rilevanza del tema all’interno del dibattito economico, mediatico e politico, soltanto il 7,2% dell’economia a livello globale è davvero circolare, registrando un calo del 2,1% negli ultimi cinque anni (dal 9,1% nel 2018). Nel Circularity Gap Report 2024 si stima che il graduale raggiungimento di un’economia circolare non solo contribuirà a ridurre le emissioni climalteranti del 40%, ma genererà anche quasi 2 milioni di posti di lavoro e diventerà un mercato da 2-3 miliardi di dollari nei prossimi anni.

Rispetto ai trend registrati a livello globale, l’Italia risulta uno dei Paesi dell’Unione Europea con la miglior performance nel settore del riciclo, con percentuali che superano l’80% di rifiuti speciali avviati a forme di recupero. Secondo l’ultimo rapporto Ispra, infatti, i rifiuti speciali complessivamente gestiti in Italia sono pari a circa 178,1 milioni di tonnellate, di cui 147,8 milioni di tonnellate avviati a recupero. Inoltre, il nostro Paese, già nel 2022, aveva raggiunto e superato di oltre 7 punti percentuali l’obiettivo al 2025 del 65% di riciclo del packaging post-consumo e di 1,5 punti percentuali il target del 2030.

La partnership tra Deloitte e Omnisyst mira, dunque, ad accelerare ancor di più i progressi verso l’economia circolare in Italia, attraverso un’offerta di servizi che consenta alle imprese di avvalersi di tecnici e specialisti per la valutazione del loro modello di business relativo alla gestione dei residui industriali.

“Il nostro obiettivo è quello di offrire alle imprese servizi innovativi e science-based, che consentano di integrare pienamente la sostenibilità nel modello di business – commenta Stefano Pareglio, Presidente di Deloitte Climate & Sustainability –. Con questa partnership puntiamo a unire le nostre competenze strategiche con quelle tecniche di un’azienda leader nel settore dei rifiuti industriali. Insieme, accompagneremo le imprese con soluzioni end-to-end mirate ad accrescere il livello di circolarità aziendale”.

Tra gli strumenti proprietari di Deloitte c’è DeCISA (Deloitte Circularity Index Self Assessment), che fornisce alle aziende l’opportunità di quantificare e monitorare la performance sulla circolarità, accompagnandole nell’analisi del proprio modello di business in ottica trasformativa.

“Questa collaborazione segna una tappa cruciale nella nostra missione di favorire un’economia circolare e sostenibile” – dichiara Chicco Testa, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Omnisyst. “Ci permette di potenziare l’impegno verso la trasformazione dei residui industriali da rifiuti a risorse di valore, contribuendo significativamente alla salute del pianeta. Un’ambizione va oltre la gestione tradizionale dei rifiuti. Aspiriamo a rivoluzionare il modo in cui i materiali industriali vengono trattati, puntando sull’innovazione tecnologica e la digitalizzazione. Questo impegno non soltanto tutela l’ambiente, ma stimola anche la creazione di valore economico, in perfetta sintonia con le proiezioni di crescita per il mercato dell’economia circolare. Il passaggio da intermediari nella gestione dei rifiuti a promotori attivi dell’economia circolare rappresenta per Omnisyst un’evoluzione naturale e un impegno verso un futuro più sostenibile”.

“Solo nell’Unione europea si producono ogni anno più di 2,2 miliardi di tonnellate di rifiuti, cifra che sottolinea l’urgenza di rivoluzionare il nostro approccio al consumo e alla gestione delle risorse. In questo contesto, il trattamento efficiente dei residui industriali non è solo una questione ambientale ma diventa un imperativo economico e operativo” aggiunge Luca Valerio Camerano, Managing Director e Senior Partner di Algebris Green Transition Fund. “Omnisyst rappresenta un esempio innovativo di come sia possibile creare valore attraverso la gestione efficiente del ciclo dei rifiuti, ponendosi come partner ideale nell’ottimizzazione dei processi di riciclo e nella gestione dei sottoprodotti, risorse preziose che invece di essere scartate possono essere reintegrate nel ciclo produttivo”.

Nel luglio 2022 Deloitte ha costituito Deloitte Climate & Sustainability, diventando la prima e unica Big Four a creare una Società Benefit interamente dedicata ai temi della sostenibilità e del cambiamento climatico, con lo scopo di affiancare i clienti in una delle più grandi sfide del nostro tempo: la transizione verso un’economia sostenibile. Deloitte Climate & Sustainability è guidata da una collaborazione cross-practice tra le divisioni di Deloitte Italia, garantendo trasversalità, completezza e continuità di servizio. L’offerta dei servizi si articola in otto macroaree: Sustainable Strategy & Governance; Climate & Decarbonization; ESG Disclosure; Circularity & Sustainable Value Chain; Regenerative Cities, Infrastructure & Buildings; Sustainable Finance; Sustainability Data Transformation; Social Framework.

Dal 1995, Omnisyst è il più grande gestore indipendente di rifiuti industriali in Italia. Un partner affidabile, innovativo, certificato e un’azienda per la gestione dei rifiuti industriali che lavora secondo i principi dell’economia circolare, nel rispetto rigoroso della normativa e dell’ambiente. Opera come intermediario senza detenzione, che dispone il recupero e lo smaltimento dei rifiuti per conto dei suoi clienti, e per questo pienamente integrato nel sistema di co-responsabilità amministrative e penali previste dalla legge. Omnisyst è iscritta all’Albo Nazionale Gestori Ambientali, nella categoria 8A, la massima del settore. Non possiede impianti o mezzi di trasporto: così da proporre le soluzioni migliori e più vantaggiose per i propri clienti.

Algebris è una società di gestione del risparmio globale, storicamente specializzata nel settore finanziario. Algebris, ad oggi, conta diverse strategie che spaziano dal settore finanziario, all’azionario Italia, dal credito globale ai crediti immobiliari, fino alle strategie azionarie e obbligazionarie focalizzate sul tema della sostenibilità e scarsità. Una delle strategie del gruppo Algebris incentrate sulla sostenibilità è l’Algebris Green Transition Fund (il “Fondo”), fondo chiuso di private equity Art.9 riservato agli investitori professionali. Il Fondo, investendo in piccole e medie imprese che contribuiscono alla transizione verde, si fonda su tre verticali: transizione energetica, economia circolare e smart city ed è guidato da un team con più di 50 anni di esperienza industriale cumulata nei settori energetici e ambientali, oltre che quelli finanziari.

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Confabitare preoccupano modifiche bonus edilizi. Pone attenzione sulla rimozione delle barriere architettoniche come priorità urbana e sociale.

Confabitare, associazione proprietari immobiliari, esprime una profonda preoccupazione per le recenti modifiche apportate dall’ultimo Consiglio dei Ministri, dove con un colpo di accetta l’esecutivo vieta la possibilità di utilizzare lo sconto in fattura e la cessione del credito ed elimina la possibilità di utilizzare la remissione in bonis che aveva come data ultima il 15 ottobre.

Le disposizioni di questo decreto sono un duro colpo per tutte quelle persone che hanno deciso di ristrutturare la propria abitazione sfruttando i Bonus Edilizi, così come già accaduto, con la chiusura dell’acquisto dei crediti da parte di Poste a fine 2022, anche questa volta, nel giro di una nottata, il governo cambia lo scenario col quale si possono gestire i bonus edilizi.

“Tanto per fare un esempio” – commenta il presidente nazionale di Confabitare, Alberto Zanni – “in questo momento un proprietario di casa che nel suo mini condominio con grande sforzo è riuscito a terminare e pagare i lavori entro la fine dell’anno e si è ritrovato con 60.000 euro di crediti maturati, riuscendo a cederne 40.000 a Poste Italiane, poichè non era possibile superare questo tetto, si ritrova con 20.000 euro di crediti da cedere ad aziende, istituti o liberi professionisti. Mettiamo che con estrema fatica sia riuscito a trovare un’azienda disposta ad acquistarglieli, e sapendo di non riuscire a fare l’iter burocratico entro i primi di aprile abbia deciso di farlo dopo pagando i 250 euro della remissione in bonis, questa mattina si sveglia sapendo che quella operazione non è più possibile.
Il governo tende a parlare della questione superbonus citando freddi numeri, senza considerare che in realtà stiamo parlando di persone e famiglie. Allora io mi chiedo – continua Zanni – dopo che il bonus psicologico 2024 è stato esaurito in poche ore, il governo così facendo mette a dura prova la tenuta psicologica di molti suoi cittadini incolpevoli.
Lo stop allo sconto in fattura colpisce anche il terzo settore, le onlus, le case popolari, praticamente le fasce deboli che si voleva ancora tutelare”.

Confabitare si è sempre distinta per la particolare attenzione data all’abbattimento delle barriere architettoniche, ed evidenzia con preoccupazione l’impedimento nell’utilizzo dello sconto in fattura per interventi mirati alla rimozione di tali barriere, soprattutto per una fascia di persone con limitate capacità economiche.

“Non è corretto paragonare il bonus barriere architettoniche ad altri bonus edilizi” – commenta Zanni – “perché quest’ultimo è un beneficio sociale fondamentale per coloro che affrontano difficoltà economiche nell’accesso all’abitazione. La possibilità di sconto in fattura per interventi di rimozione delle barriere architettoniche dovrebbe essere garantita: in genere sono gli anziani a richiedere questo incentivo, spesso privi di risorse finanziarie sufficienti per installare dispositivi di accessibilità, per loro tale bonus rappresenta un’opportunità unica per una vita più indipendente e inclusiva. Rimuovere questa possibilità mina profondamente la dignità e i diritti fondamentali di chi vive una disabilità rendendo la sua vita ancora più difficile e isolata”.

Lo stop agli sconti in fattura e alla cessione del credito influenza notevolmente la capacità delle famiglie e delle imprese di finanziare e gestire interventi volti alla rimozione delle barriere architettoniche, senza questi incentivi, sarà più difficile affrontare i costi necessari per rendere gli spazi urbani più inclusivi e accessibili per tutti i cittadini.

“È essenziale” – conclude Zanni – “che la rimozione delle barriere architettoniche rimanga una priorità nella pianificazione e nella gestione urbana”.

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