Solar yearly installations almost doubled in 2023, growing by 87% on the previous year. The year brought 447 GW of new solar compared to the 239 GW installed in 2022.
2023’s global new solar installations would cover more than half of India’s annual electricity needs or more than Brazil’s entire consumption.
Compared to Europe, the annual installations would exceed the total yearly electricity consumption of Sweden, Netherlands, Belgium, Finland, Czechia, Austria, Portugal, and Greece – combined.
SolarPower Europe’s annual Global Market Outlook for Solar Power 2024-2028 reveals growth rates not seen in over a decade, since 2010 when the global solar market was only 4% of what it is today.
Solar continues to soar amongst its renewable colleagues, installing 78% of the total renewable energy installed around the world in 2023. This is reflected in the IEA World Energy Investment (WEI) 2024 report, which demonstrates that investment in solar PV in 2023 surpasses all other energy sources combined.
Walburga Hemetsberger, CEO of SolarPower Europe said, “The world has truly entered its solar age. The sky is no longer the limit. How far solar can go will be determined by equitable global access to financing, and the political will to deliver flexible energy systems fit for the renewable reality.”
The top 10 markets represent 80% of global solar installations in 2023 (*), with the leaderboard disproportionately drawn from advanced economies. While the number of advanced solar markets – installing at least 1 GW annually – grew in 2023 to reach 31 countries (**) (up from 28 in 2022), the list does not heavily feature emerging economies. As per the WEI 2024 report, clean energy spending in emerging and developing economies only accounts for 15% of total clean energy investment worldwide. $ 12 trillion USD needs to be deployed to achieve the COP28 target of tripling renewables by 2030 – solar will deliver half of this target.
Looking to the future, the world is set to reach more than 2 TW of total solar capacity this year, having only reached the 1 TW level in 2022. However, between 2024 and 2028, year-on-year growth is expected to slow in the face of high interest rates, an energy crisis resolved – for now, and grids around the world struggling to keep up with renewable demand.
Michael Schmela, Director of Market Intelligence at SolarPower Europe said, “It’s all just a little bit of history repeating – the world revises its solar estimates upwards and we get a glimpse at the vast potential of solar. By 2028, we could be installing more than 1 TW of solar a year. It’s now about setting targets in line with reality, and addressing the familiar challenges – permitting, regulations enabling profitable business models, and the new frontier – system flexibility, through vast amounts of battery storage capacities. The sector is ready to deliver the decarbonised energy system, and policymakers must wake up to the climate and energy security solution on their doorsteps.”
For now, it seems that China will determine the rate of global solar growth, though it continues to be one of the most dynamic, and difficult to predict, markets. In 2023 alone, China installed 57% of global capacity – 253 GW – equivalent to the levels installed globally in 2022.
On the manufacturing side, a massive scale-up of capacity have led to solar panel price collapses of around 50% last year, and a growing consolidation of the solar manufacturing industry in the country.
Sonia Dunlop, CEO of the Global Solar Council said: “China continues to set the pace of the global solar transition. But to keep 1.5C alive, it is more important than ever that we stay united as an industry. No one country or company can achieve this goal on their own. We must work together to build new markets with untapped potential, create fair and resilient supply chains, and inject massive amounts finance for solar to lead the energy transition.”
To better understand solar developments in China, this year’s report covers the country in a dedicated chapter, provided by the Global Solar Council and its member, the Chinese Renewable Energy Industries Association (CREIA).
Launched annually at Intersolar Europe in Munich, the Global Market Outlook for Solar Power is produced in partnership with the Global Solar Council.
(Notes)
To compare annual installations against electricity consumption in various countries, we use a capacity factor of 17%, as estimated by the International Renewable Energy Agency. A capacity factor is the ratio of the actual energy output from a solar power system over a given period to the maximum possible energy output if the system operated at full capacity continuously during that period. Data on electricity consumption in named countries is drawn from 2021 data for India and Brazil via U.S. Energy Information Administration, while European data is from 2023 and Ember.
TWM Textile Waste Management Società Consortile per la Gestione dei Rifiuti Tessili. In vista degli obblighi di legge arriva la risposta di SAFE ai produttori del settore tessile e dell’abbigliamento per la costruzione di una filiera efficiente, verificata e controllata di economia circolare.
Mentre il settore tessile attende, l’entrata in vigore del regolamento EPR – Responsabilità Estesa del Produttore – le imprese hanno già da tempo inserito la circolarità come asset fondamentale della loro strategia di sviluppo, in largo anticipo sulla normativa.
E’ su queste radici che SAFE presenta TWM (Textile Waste Management), la nuova società consortile che trasferisce anche in ambito tessile la ventennale esperienza che il principale hub italiano di economia circolare ha già espresso nella gestione delle filiere di pneumatici fuori uso, batterie esauste e rifiuti elettrici ed elettronici.
Costituito nel 2023 insieme a Envalue Consulting, società di consulenza che raccoglie in un’unica realtà professionisti altamente specializzati nei settori ambientale, della salute e sicurezza sul lavoro e della gestione dell’impresa, la nuova realtà consortile diventa ora pienamente operativa: un sistema efficiente, trasparente e controllato che si basa su una rete capillare di trasportatori, punti di stoccaggio e impianti di trattamento capaci di gestire le operazioni di raccolta e recupero in tutta Italia per consentire ai produttori del settore tessile e dell’abbigliamento di perseguire i propri obiettivi di circolarità ottenendo il massimo riutilizzo e riciclo.
Ogni anno vengono prodotti 100 milioni di tonnellate di rifiuti tessili come output delle fasi di produzione, distribuzione e consumo, causando un inquinamento che è secondo solo all’aviazione con il 10% delle emissioni serra a livello globale e il 4% del consumo di acqua dolce del pianeta. Attivo sull’intero territorio nazionale, con nel radar altri paesi dell’Europa e dell’Area Mediterranea, TWM offre ai Consorzi tessili e alle imprese assistenza tecnica, operativa e organizzativa nella costruzione di soluzioni circolari su misura, open loop o closed loop, progettando sistemi di riutilizzo e di riciclo per tutte le esigenze. E’ in corso anche un intenso lavoro di sperimentazione su una pluralità di fibre tessili secondarie fornite dai produttori.
“L’industria tessile, fra le più importanti del nostro sistema Paese e di gran lunga la più forte in Europa, con il 40% della produzione che arriva dall’Italia, da sempre si distingue per la sua eccellenza qualitativa – commenta Giuliano Maddalena, ceo di SAFE e direttore di TWM – Anche nella gestione dei rifiuti i leader del tessile italiano si dimostrano illuminati, scegliendo già da tempo la strada della circolarità, al di là delle indicazioni di legge, per farne il caposaldo della loro visione di sviluppo”.
La nuova realtà consortile ha già un partner di eccellenza, Retex.green, il consorzio costituito da Sistema Moda Italia – una delle più grandi organizzazioni mondiali di rappresentanza degli industriali del tessile e moda – e da Fondazione del Tessile Italiano.
TWM si caratterizza per la capacità di garantire filiere certificate e controllate in un settore che ancora è minacciato da derive al limite della legalità. Ogni singolo trasporto di rifiuti è, infatti, monitorato in tempo reale da un ufficio specializzato, che accerta che i veicoli siano autorizzati, le quantità trasportate coerenti, e gli impianti di destinazione non eccedano le giacenze autorizzate.
Inoltre ogni anno vengono compiuti audit di campo, controlli merceologici e verifiche reputazionali su ogni singolo operatore della filiera.
I controlli non si limitano a seguire il percorso del rifiuto, ma ‘vanno oltre’, approfondendo cosa accade a valle dell’End of Waste nelle filiere del riutilizzo e del riciclo.
“A spingerci su questa linea – prosegue Maddalena – è stata la consapevolezza degli scempi ambientali provocati fino a oggi dalle filiere del recupero tessile meno controllate. Abbiamo analizzato i fenomeni di smaltimento illecito in Africa e in India e i rapporti del giornalismo di inchiesta, gli articoli che sempre più frequentemente appaiono, le sentenze di magistratura e cassazione nel filone d’inchiesta rifiuti tessili e abiti usati. Da questa analisi è scaturita ancora più decisamente la volontà di sviluppare filiere a rischio zero, abbiamo pertanto adattato i criteri ECOGUARD® di SAFE all’ambito tessile”.
Safe – Consorzi economie circolari
Safe è l’Hub Italiano dei Consorzi per le Economie Circolari, che dal 2006 raggruppa quattro sistemi collettivi (Ecoped, Ridomus, Ecopower e Pneulife) senza fine di lucro per il corretto riciclo di apparecchiature elettriche ed elettroniche a fine vita (RAEE), climatizzatori domestici e industriali, pile e accumulatori esausti e pneumatici fuori uso (PFU). A questi si sono aggiunti a partire dal 2022 due importanti Consorzi per il recupero dei rifiuti tessili: il Consorzio Retex.green, fondato da Sistema Moda Italia, e il Consorzio Recrea, fondato dalla Camera Nazionale della Moda Italiana. Grazie a un’organizzazione snella e competente, le 1000 aziende aderenti ai Consorzi di Safe dispongono di un motore condiviso che consente loro di adempiere in modo appropriato e competente a una corretta Gestione dei Rifiuti, andando anche oltre agli obblighi della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR). Safe garantisce infatti filiere di economia circolare che sono solide, garantite, qualificate, tracciate e controllate. Dal 2011, Ecoped, grazie a Safe, applica Ecoguard®, un sistema di garanzia e di controllo delle filiere RAEE (in particolare R4) ancora oggi unico a livello Europeo. Dal 2017 Safe adotta anche uno stringentissimo Protocollo di Legalità che gli consente di prevenire a monte le infiltrazioni criminali delle sue filiere.
Safe è anche promotore del progetto OltreilGreen, volto a dare un marchio/insegna a tutte le aziende aderenti ai Consorzi che si distinguono per l’impegno concreto in progetti di economia circolare, andando oltre il semplice rispetto delle normative vigenti.
Energie rinnovabili record 2023, con 5,7 GW di capacità installata. Ma non è ancora sufficiente per una autonomia energetica di sicurezza.
Il 2023 è stato un anno record per l’Italia nell’installazione di capacità di energia rinnovabile: ben 5,7 GW, quasi interamente attribuibili al fotovoltaico (5,2 GW), che fanno salire l’installato complessivo a 69 GW. Un notevole salto in avanti rispetto agli anni precedenti, quando si è arrivati ad appena 1,3 GW, nel 2021, e a 3 GW, nel 2022, e che tuttavia non ci permette di essere allineati con gli obiettivi di decarbonizzazione fissati per il 2030 (9 GW l’anno di installazioni secondo il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima).
La ragione di questo mancato allineamento sta soprattutto nella difficoltà a sviluppare il segmento degli impianti di grande taglia, stretti tra le polemiche legate al possibile effetto (peraltro quasi trascurabile) sul consumo di suolo e su un sistema di aste per le tariffe di remunerazione dell’energia prodotta che non è più in linea con il reale costo degli impianti e con l’andamento di mercato del prezzo dell’energia.
Il rischio concreto è che la “vampata” di crescita del triennio 2021-2023 svanisca e con essa molto dell’indotto: fotovoltaico ed eolico infatti hanno contribuito a generare un volume d’affari di 9-10 miliardi di euro nel 2023.
Sono alcuni risultati contenuti nel Renewable Energy Report 2024 (RER) redatto dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, presentato al Politecnico e commentato con le aziende partner della ricerca.
“Gli impianti di grande taglia non crescono – conferma Davide Chiaroni, co-fondatore di E&S e responsabile dello studio – sia nel fotovoltaico (gli impianti di piccola taglia sono oltre il 95% delle nuove installazioni e coprono quasi la metà della potenza addizionale) sia nell’eolico, che infatti ha contribuito con soli 500 MW al record del 2023. Ciò accade anche perché le aste fissate dal Decreto ministeriale FER 1 del 2019 non hanno mai rappresentato un vero acceleratore del mercato, nonostante ben 13 bandi aperti da allora: la maggior parte di essi, per una combinazione di fattori quali la complessità e la lungaggine dei sistemi autorizzativi e l’inadeguatezza della base d’asta per le tariffe, sono andati deserti o quasi.
Nel 2025-2026 ci attendiamo quindi un forte rallentamento delle installazioni, dovuto ai ritardi normativi nell’approvazione dei decreti incentivanti e delle misure abilitanti necessari agli impianti di grande taglia. Questo ci porta a stimare che nel prossimo biennio non si andrà oltre gli 1-1,5 GW l’anno per il fotovoltaico e ai 400-500 MW per l’eolico, ben distanti dai 7 GW e 2 GW, rispettivamente, imprescindibili per raggiungere gli obiettivi del PNIEC al 2030.
È un rischio che non possiamo correre, anche per l’impatto positivo che le rinnovabili hanno sull’economia del Paese: solo nel 2023 hanno contribuito a generare un volume d’affari di 9-10 miliardi di euro, il 60% dei quali, secondo la nostra analisi, rimasto ad aziende localizzate in Italia, e un altro 20% comunque in Europa.
Abbiamo oltre 25.000 imprese impegnate in attività legate a sviluppo, gestione e manutenzione degli impianti di rinnovabili o che producono componentistica, dagli inverter agli altri componenti elettrici, a strutture e materali necessari alle installazioni (purtroppo non si può dire lo stesso di elementi fondamentali come moduli e turbine). Senza un impegno continuo e coordinato da parte dei decisori politici, delle istituzioni e degli attori del settore non realizzeremo il nostro pieno potenziale”.
Il valore congruo del Levelized Cost of Electricity per gli impianti fotovoltaici ed eolici di grande taglia
Un aspetto cruciale da considerare è il Levelized Cost of Electricity (LCOE) per gli impianti fotovoltaici ed eolici di grande taglia che secondo l’analisi condotta da Energy & Strategy si attesa tra i 65 e gli 80 €/MWh, nel primo caso, e tra i 90 e i 100 €/MWh, nel secondo. Se però si aggiunge la necessità di remunerazione del capitale di chi fa un investimento di questo tipo, l’LCOEadjusted, ossia il “valore soglia”, perché sia redditizio cresce di altri 5-10 €/MWh per ogni punto percentuale aggiuntivo di costo del capitale da remunerare. Come evidenziato anche in precedenza, non è quindi un caso che con una base d’asta fissata a 70 €/MWh il Decreto FER 1 del 2019 non abbia negli ultimi anni prodotto risultati importanti, e che solo nell’ultima asta, con il valore alzato a 77,6 €/MWh, si sia vista una partecipazione più nutrita di impianti, permettendo l’avvio di progetti – probabilmente in attesa da tempo – per circa 1 GW. Lo stesso problema, se le tariffe di base non verranno aggiustate di conseguenza, potrebbe verificarsi con il nuovo Decreto FER X, di cui si attende a breve l’uscita.
I valori in gioco, poi, devono essere ancora più alti se si vuole supportare lo sviluppo di applicazioni innovative come l’agrivoltaico (che ha un LCOE tra i 95 e i 115 €/MWh per i maggiori costi di investimento) o l’eolico offshore (che registra valori compresi tra 115-135 €/MWh nella configurazione fissa e tra 150-180 €/MWh in quella galleggiante). E non è soltanto la base d’asta del FER X a rappresentare una criticità, sono tanti i punti non chiari della normativa italiana, come i ritardi cumulati dal decreto Aree Idonee e l’incertezza sul futuro del meccanismo dello Scambio sul posto (SSP).
Bisogna prestare attenzione anche agli impianti di taglia piccola e media
Quelli fotovoltaici (residenziali, commerciali e industriali) garantiscono una buona redditività anche alle attuali condizioni di mercato, con un ritorno dell’investimento intorno ai 10 anni per le casistiche analizzate. Tuttavia, qualora uno dei principali strumenti incentivanti, ossia lo Scambio sul posto (SSP), dovesse davvero terminare a fine 2024, i risultati di tutti i casi analizzati, specialmente in ambito commerciale e industriale, sarebbero significativamente peggiori: si stima che il tempo di ritorno dell’investimento crescerebbe da 10 a 17-18 anni.
Non bisogna dimenticare il revamping dell’installato
Tra il 2016 e il 2020 la perdita di generazione “reale” degli impianti fotovoltaici in Italia è stata pari all’8%, circa il doppio della degradazione fisiologica. In questo contesto, rifacimenti, potenziamenti e interventi di integrale ricostruzione degli impianti diventano elementi essenziali per la decarbonizzazione. I 13 bandi per i rifacimenti hanno incentivato appena 15 MW circa di capacità eolica, che sale a 210 MW per le aste relative alle ricostruzioni integrali e ai potenziamenti degli impianti. Numeri ancora “risibili” se si pensa che l’installato complessivo del solo eolico supera i 10 GW.
Rapporto CONOU su oli usati. Rigenerazione a 98%. Impatto economico +12%. Il consorzio celebra il suo 40esimo anniversario con un Rapporto di sostenibilità che conferma il primato in Europa: 100% di raccolta e 98% di rigenerazione. Adottati gli standard europei di reporting di sostenibilità.
Italia leader nella raccolta e rigenerazione degli oli usati, una filiera più che virtuosa, con un tasso di circolarità prossimo al 100%, che non ha confronti in Europa e che continua a crescere, anche a livello economico, dove segna un +12% dall’anno scorso a oggi.
Ecco cosa emerge dal nuovo Rapporto di Sostenibilità 2023 del CONOU – primo ente ambientale nazionale dedicato alla raccolta e al riciclo di un rifiuto pericoloso, l’olio minerale usato – e alla sua filiera di raccolta e rigenerazione.
L’Italia, quindi, al primo posto in Europa nella gestione circolare degli oli minerali usati, provenienti dal settore industriale e dalle officine, un rifiuto che, se smaltito e rigenerato in modo corretto, può essere una risorsa, ma che, in caso contrario, potrebbe diventare una pericolosa fonte di inquinamento.
Con il Rapporto di Sostenibilità 2023, CONOU conferma gli ottimi risultati raggiunti e si adegua a nuovi standard normativi europei creati dall’EFRAG, (European Financial Reporting Advisory Group), che diventeranno presto obbligatori per tutte le aziende.
“La strada della trasparenza secondo gli standard UE richiede applicazione, continuità e competenza”, ha dichiarato il Presidente del CONOU Riccardo Piunti; “I Rapporti di Sostenibilità chiamano sempre più professionalità ampie e multiformi per gestire, a livello complessivo, gli input tecnici, economici, ambientali, organizzativi che le diverse funzioni aziendali mettono a disposizione. La realtà consortile, non un’azienda ma una galassia di aziende, rende questo compito ancora più complesso. Per questo siamo sempre molto soddisfatti del nostro rapporto di sostenibilità, certificato da un revisore di livello, che fotografa la nostra eccellenza in modo completo e veritiero, il nostro biglietto da visita in Europa”.
Raccolte 183 mila tonnellate di oli minerali esausti, rigenerazione al 98%
Il Rapporto conferma la continuità e il miglioramento dell’attività del consorzio: 183mila tonnellate raccolte, quasi la totalità della quota raccoglibile; di queste, il 98% è stato avviato a rigenerazione grazie al lavoro dei 59 concessionari che, nella attività di raccolta e micro-raccolta (si contano 6.641 conferimenti con 678 automezzi) hanno ritirato l’olio presso 103mila produttori su tutto il territorio nazionale.
Si tratta, in particolare, di siti industriali (12%) e officine (88%). Delle tonnellate raccolte, il 50% deriva dalla micro-raccolta, ovvero di quantitativi ridotti anche in località impervie e lontane dalla grande viabilità che CONOU incentiva favorire la esaustività della raccolta compensando i costi extra del servizio.
La maggior parte delle 183mila tonnellate sono state cedute ai tre impianti di rigenerazione; solo 2.800 tonnellate sono andate nei termovalorizzatori, mentre una quantità minima (600 tonnellate) è stata ceduta a appositi inceneritori per la termodistruzione.
Oltre il 58% del totale raccolto arriva dal Nord e vede in cima alla lista delle regioni produttrici la Lombardia (22%) seguita dal Veneto (12%); le regioni del Centro contribuiscono con una raccolta del 18% (solo dal Lazio arriva il 7% come per la Campania che ne raccoglie la stessa percentuale). Il Sud e le isole arrivano al 23%.
Impatti ambientali: – 127mila tonnellate di CO2 equivalente
Rigenerare gli oli minerali usati ha impatti positivi sull’ambiente. Nel 2023, grazie al lavoro del CONOU e della sua filiera, è stata evitata l’immissione in atmosfera di 127mila tonnellate di CO2 equivalente, gas responsabile dell’effetto serra, con una riduzione del 57% rispetto al sistema alternativo, che prevede la generazione di basi lubrificanti vergini, diesel e prodotti bituminosi.
I dati relativi all’impatto su ambiente e salute parlano chiaro: circa 7 milioni di GJ di combustibili fossili consumati in meno, un miglioramento della qualità del suolo e un minore sfruttamento (90%), 60 milioni di metri cubi di acqua risparmiata, un beneficio in termini di incidenza di malattie dovute all’emissione di particolato inferiore del 92%.
L’impatto economico totale supera 81 milioni di euro
Positive anche le ricadute economiche e occupazionali. L’attività del Consorzio, infatti, ha generato un impatto economico totale pari a 81,3 milioni di euro, registrando un aumento del 12% rispetto al 2022 e dà lavoro a 1.857 persone. Inoltre, l’attività di rigenerazione ha portato un considerevole vantaggio al nostro Paese, che ha diminuito fortemente il fabbisogno di materie prime fossili importate per circa 105 milioni di euro.
CONOU eccellenza in Europa dove la rigenerazione si ferma al 61%
I dati confermano il livello di eccellenza raggiunto dalla filiera CONOU nell’economia circolare in Europa, dove la raccolta monitorata è pari all’82% del raccoglibile, mentre si rigenera appena il 61% (nonostante il contributo dell’Italia) dell’olio raccolto.
Un’eccellenza nata in un Paese come l’Italia, povero di materie prime, che ha perfettamente applicato, grazie al modello consortile, sin dalla sua costituzione, il principio di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR); in base a esso i produttori di un bene non devono solo occuparsi di produrlo e distribuirlo, ma anche di gestirne nel modo migliore il destino, una volta che sia arrivato a “fine vita” e sia divenuto inidoneo all’uso.
SOLIDS Parma 2024 chiude con successo. Superato del 30% il numero dei visitatori rispetto all’edizione precedente.
Anche la seconda ed ultima giornata di fiera ha visto protagoniste le aziende con le loro proposte tecnologiche per la lavorazione, la trasformazione, l’analisi, il trasporto e lo stoccaggio dei materiali in polveri, granuli e dei solidi sfusi.
“Siamo molto felici di come è andato l’evento: abbiamo aperto con la presenza di oltre il 30% di aziende in più rispetto allo scorso anno e possiamo già dire che anche il numero dei visitatori è notevolmente aumentato” – ha dichiarato Ginevra Colombo Ercole, Responsabile dell’evento SOLIDS Parma – “Abbiamo deciso di rendere questo evento biennale e di collocarlo a febbraio e non più a giugno. Una scelta concordata con i nostri partner, con gli espositori e con le industrie con cui lavoriamo, che crediamo possa permetterci di espanderci e di dare risposte sempre più adeguate alle esigenze del nostro mercato di riferimento”.
Grande spazio anche agli approfondimenti, a partire dalla conferenza sulla “Scorrevolezza delle polveri e dei materiali granulari”, tenuta dall’Ing. Andrea C. Santomaso, Professore Associato al Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova.
La scorrevolezza è una proprietà che descrive la facilità con cui le particelle di polvere fluiscono o si muovono l’una rispetto all’altra ed è un parametro importante in diverse applicazioni industriali, come la manipolazione, il trasporto, il dosaggio e la miscelazione delle polveri.
Una buona scorrevolezza delle polveri può avere un impatto fondamentale nel settore industriale, perché consente di migliorare l’efficienza dei processi, garantire una miscelazione uniforme delle polveri in un prodotto, prevenire blocchi e intasamenti nei sistemi di movimentazione e ridurre il rischio di esplosioni, che possono verificarsi quando le polveri vengono disperse nell’aria.
Nel corso della mattinata si è tornati a parlare di plastica nella tavola rotonda dedicata al riciclo organizzata da RePlanet Magazine.
Ad intervenire, tra gli altri, Valentina Brunella, Prof.ssa in Chimica Industriale, Gruppo Materiali Polimerici, del Dipartimento di Chimica all’Università di Torino, che ha detto: “Nell’Università è aumentata l’attenzione all’industria, sia in termini di collaborazione sia nell’introduzione di argomenti correlati ai corsi di laurea. L’Università, grazie anche ai finanziamenti provenienti da Regione, fondi PNRR e altro, possiede strumentazioni all’avanguardia che un’azienda non necessariamente ha a disposizione o ha le competenze per utilizzare. Ecco perché spesso lavoriamo a progetti e ricerche ad hoc che coinvolgono i materiali giunti a fine vita che le aziende ci chiedono di rimettere in circolo, tra cui quelli polimerici: i PET sono quelli che si prestano maggiormente, ma c’è una grande attenzione anche alla devulcanizzazione. La plastica non deve essere abbandonata, è un materiale dotato di una forza incredibile, non solo all’inizio, ma anche alla fine della sua vita”.
Nel pomeriggio, si è tornati a parlare di Super Intelligenza nel talk show organizzato da Tecnoedizioni, dedicato alle tecnologie all’avanguardia e le innovazioni che stanno rivoluzionando l’industria. A questo proposito, particolarmente interessanti sono stati i sistemi di automazione industriale evoluta portati da PROTEO Engineering, una delle prime realtà italiane a misurarsi con i paradigmi legati a Industry 4.0 e, oggi, a Industry 5.0. In particolare, a catturare l’attenzione degli operatori professionali presenti in fiera sono state le tecnologie abilitanti per la lavorazione dei granuli e delle polveri che evidenziano la capacità di integrare l’intelligenza artificiale (AI), unità operative centralizzate (UOC), digitalizzazione e assistenti virtuali, come ProMate, nei sistemi impiantistici delle industrie, rendendoli estremamente efficienti e all’avanguardia.
A chiudere la serie di convegni sui temi caldi del settore, si sono tenuti l’incontro sui software di manutenzione preventiva integrati nei sistemi di vagliatura, con la case history portata da Cuccolini S.r.l Virto Group e quello sulle normative e la sicurezza nelle messe a terra con gli esperti di ATEX Italia.
SOLIDS IN BREVE
Il termine “SOLIDS” indica “tutto ciò che è possibile raccogliere in un mucchio”. Per questo l’evento è in grado di mettere insieme aziende che trattano diverse categorie merceologiche appartenenti a settori eterogenei: dall’alimentare (si pensi a chicchi di caffè, farina, pasta, cereali) all’agrario (mangimi, fertilizzanti, sementi), da quelli della gomma e della plastica a quelli chimico-farmaceutico e cosmetico, da quelli della lavorazione dei metalli e del vetro a quello del riciclo.
SOLIDS Parma fa parte del circuito di SOLIDS EUROPEAN SERIES, il più grande network europeo di fiere professionali per i solidi sfusi, che annovera le edizioni ad Anversa, Rotterdam, Cracovia, Dortmund e Parma. 1.150 espositori incontrano 15.000 visitatori.
REMBE, in qualità di pioniere nello sviluppo di sistemi per lo sfogo delle esplosioni senza fiamma, ha cambiato radicalmente il mondo della protezione contro le esplosioni già negli anni Ottanta. Con Q-Box R3leaf, gli ingegneri tedeschi ora un nuovo sviluppo destinato a rivoluzionare ancora una volta lo sfogo delle esplosioni senza fiamma.
Easyfairs organizza e gestisce eventi che riuniscono le community con l’obiettivo di “visitare il futuro”. Attualmente organizziamo 110 titoli di eventi leader di mercato in 12 paesi (Algeria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito) e gestiamo otto location per eventi in Belgio, Paesi Bassi e Svezia (Anversa, Gand, Mechelen-Bruxelles Nord, Namur, Gorinchem, Hardenberg, Malmö e Stoccolma). La nostra passione è quella di “semplificare” la vita dei nostri clienti e di aumentare il ritorno sugli investimenti e il ritorno sul tempo investito dalle community professionali grazie alle nostre formule all-in, alla tecnologia avanzata e all’approccio incentrato sul cliente. Le nostre iniziative digitali offrono a queste community eccellenti opportunità di networking e di business durante il corso dell’anno. Il Gruppo Easyfairs impiega 800 talenti altamente qualificati, utilizza i migliori strumenti tecnologici e di marketing e sviluppa brand con una forte attrattiva per i nostri stakeholder. Per il quinto anno consecutivo, Deloitte ha conferito a Easyfairs lo status di “Best Managed Company” nel 2023. Easyfairs è all’11° posto tra i migliori organizzatori di fiere al mondo, secondo la classifica annuale STAX.
SOLIDS Parma tornerà l’11 e 12 febbraio 2026, in Fiere di Parma
– BYinnovation è Media Partner di SOLIDS Parma 2024
CONAI per differenziata in 7 nuove città del Centro-Sud. Quasi un milione di euro solo nel primo anno per migliorare la differenziata a Roma, Bari, Napoli, Palermo, Messina, Catania e Reggio Calabria.
Un nuovo piano straordinario, progettato da CONAI, per intervenire in modo strutturale sulla raccolta differenziata nelle sette città principali del Centro-Sud: Roma, Bari, Napoli, Palermo, Messina, Catania e Reggio Calabria.
Un investimento di quasi un milione di euro solo nel primo anno, per un’attività che potrà estendersi su più anni e che vuole migliorare qualità e quantità delle raccolte differenziate dei rifiuti di imballaggio.
Nei sette Comuni su cui CONAI interverrà risiede il 30% degli abitanti delle cinque Regioni coinvolte (Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia): circa sei milioni su diciotto milioni.
«In questi sette Comuni si produce il 30% dei rifiuti prodotti nelle cinque Regioni» spiega Ignazio Capuano, presidente CONAI. «Intervenire su queste città, quindi, può significare un miglioramento dei tassi di intercettazione dei rifiuti di imballaggio, e del loro riciclo, a livello nazionale. L’Europa ci mette di fronte a obiettivi sempre più sfidanti, ma è soprattutto il Pianeta a chiederci un impegno serio e concreto per migliorare ulteriormente i nostri risultati di circolarità: tutelarne le risorse è diventato urgente ed essenziale».
«I Comuni coinvolti si trovano in cinque Regioni in cui ancora oggi la raccolta differenziata ha ampi margini di miglioramento, e si assesta su percentuali comprese fra il 51% e il 58%» commenta Fabio Costarella, vicedirettore CONAI. «Numeri che devono crescere e avvicinarsi a quelli di molte regioni del Centro e del Nord. Anche per questo l’investimento economico è importante: servirà sia alla progettazione sia alla formazione degli operatori, oltre che alle analisi merceologiche e ovviamente a tutte le campagne di comunicazione necessarie a informare e coinvolgere i cittadini».
Il totale degli abitanti di Roma, Bari, Napoli, Palermo, Messina, Catania e Reggio Calabria supera i cinque milioni
Il piano straordinario di CONAI, nel primo anno, ne coinvolgerà oltre un milione e duecentomila. E, nelle città più popolose come Roma, Napoli e Palermo, l’idea è quella di procedere per Municipi.
Il progetto, condiviso con Anci, coinvolge anche tutti i Consorzi di filiera del sistema CONAI (Ricrea, CiAl, Comieco, Rilegno, Corepla, Biorepack, CoReVe), e ha la supervisione del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica.
La sua fase operativa coprirà tutti gli step della gestione dei piani di raccolta. «Si partirà dalla mappatura delle criticità con analisi merceologiche puntuali e dalle valutazioni delle performance del territorio» spiega Fabio Costarella. «Per ogni Comune, poi, sarà effettuata un’analisi di costi e fabbisogni ad hoc, pianificando modelli attuativi e dimensionamento dei servizi sulle specifiche esigenze. CONAI e i Consorzi seguiranno tutte le fasi, da quella di start-up, che includerà la formazione di tutto il personale dedicato e dei facilitatori, fino alla creazione del materiale informativo e a tutta la campagna di comunicazione, oltre che l’assistenza alla fase di startup».
Ambiziosi gli obiettivi comunali di aumento della raccolta differenziata in un orizzonte annuale, anche in questo caso differenti per Comune.
Nei Municipi coinvolti, l’obiettivo per Roma è di passare dall’attuale 45,8% di raccolta al 47,6%, per Napoli dal 40,4% al 43,1%, e per Bari dall’attuale 40% al 45,5%.
Superiori i margini di crescita attesi nelle città più piccole e meno complesse. A Reggio Calabria, dal 41% di oggi, si mira a superare il 55% di differenziata. A Catania, che oggi sfiora il 22%, si vuole al 35%. A Palermo si vuole passare dal 15,1% al 27% circa. E a Messina, che oggi mette a segno il 53,4%, si mira a superare il 63%.
Mercato Smart city 2023 vale 1 miliardo di euro in Italia. Il 2023 ha segnato un risultato storico per il mondo delle Smart City.
Per la prima volta, infatti, il mercato italiano ha raggiunto un miliardo di euro, +11% rispetto al 2022. Allo stesso tempo, però, l’anno appena trascorso ha segnato una crescita meno marcata rispetto agli anni precedenti (+23% nel 2022), frenata dalle priorità dettate dal PNRR e dai tentennamenti su alcuni fondi del Piano destinati ai comuni. Altre zone del mondo corrono di più. Nel 2023 il mercato della Smart City è cresciuto mediamente del 21,9% in Europa, nel 20% negli Stati Uniti e del 20,6% in Asia.
Nel 2023 aumentano i comuni che hanno avviato progetti legati alla Smart City (12% contro il 10% del 2022). Considerando gli investimenti pubblici nel 2023, il 23% del valore di mercato è dato da iniziative legate all’illuminazione pubblica e il 21% alla Smart Mobility. A seguire Smart Metering e Smart Grid. Permangono però ostacoli significativi allo sviluppo di queste tecnologie: la carenza di personale (52%), la mancanza di risorse economiche (48%) e di competenze interne ai comuni (47%). I comuni che sono riusciti, nonostante tutto, a portare avanti progetti di Smart City hanno poi effettivamente colto benefici in linea o addirittura superiori alle aspettative (78%). L’86% dei comuni ha inoltre intenzione di avviare progetti nei prossimi tre anni.
Le città Smart sono percepite dai loro abitanti come più sostenibili (50% vs 36% di chi abita in città non considerate Smart), inclusive (50% vs 32%), innovative (49% vs 25%) ed efficienti (49% vs 34%). Gli Italiani considerano Milano come la città più smart d’Italia. A seguire Bolzano e Trento.
Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Smart City della School of Management del Politecnico di Milano*, presentata oggi al convegno “Smart City: alla ricerca di una strategia vincente”.
“Nell’ultimo anno il mercato della Smart City è aumentato, ma a ritmi più contenuti rispetto agli anni precedenti – spiega Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Smart City -. Un rallentamento legato al PNRR, una vera e propria “lama a doppio taglio” per i comuni italiani. Da una parte ha portato con sé ingenti investimenti e riforme che potranno abilitare molte progettualità per rendere più smart i nostri territori. Dall’altra, è stato uno strumento “totalizzante”, che non ha lasciato ai comuni molte risorse per sviluppare progetti caratterizzati da un alto livello di “smartness”. Il confronto con le principali economie mondiali, poi, non è positivo: 11 nazioni del G20 hanno già adottato una strategia sulle Smart City, ma tra queste non figura l’Italia”.
“Il futuro dei centri urbani intelligenti passerà anche da due trend che, seppur in ambiti diversi, stanno raccogliendo un grande interesse da parte dei comuni italiani – commenta Matteo Risi, direttore dell’Osservatorio Smart City -. Da una parte, la volontà di collaborare tra comuni per creare un ecosistema intelligente più ampio in un’ottica di Smart Land, un approccio ancora poco diffuso (23%), ma prospettato dal 59% di coloro che hanno sviluppato progetti. La seconda tendenza riguarda l’Intelligenza Artificiale. Circa un comune su 3, infatti, intende lavorare nel prossimo futuro utilizzando l’AI a supporto dei propri processi e delle proprie decisioni, sfruttandone la potenza e la versatilità, ma con un occhio attento alla gestione dei rischi e alle regole imposte dal nuovo AI Act”.
I Comuni
Una delle principali problematicità legate alle Smart City è che mancano figure tecniche con le competenze necessarie. Solo il 23% dei comuni italiani le possiede all’interno del proprio organico, il 21% si affida a esperti esterni, mentre il 56% non ha alcun tipo di competenza né interna né esterna (69% nei comuni di piccola dimensione). Le principali lacune riguardano l’uso di tecnologie innovative (67%), come IoT, AI e Digital Twin, oltre al possesso di concrete capacità di gestione di progetti (47%). Nel triennio 2021-2023 gli ambiti applicativi più adottati e di maggior interesse sono stati: Sicurezza e sorveglianza (65%), Coinvolgimento attivo dei cittadini (55%) e Illuminazione (51%). Nei prossimi tre anni, fino al 2027, crescerà ancor di più l’ambito della Sicurezza e sorveglianza (76%), mentre al secondo posto si collocheranno le Comunità energetiche rinnovabili (66%). A seguire il Coinvolgimento attivo dei cittadini (63%).
Quasi metà delle 44 città italiane con più di 100.000 abitanti possiedono una strategia o un approccio che presuppone un pensiero strategico riguardo alle Smart City. 9 comuni possiedono una strategia formalizzata e pubblica, mentre altri 12 hanno in corso e/o hanno concluso iniziative che si inseriscono in un approccio strategico non formalizzato o, se formalizzato, non di pubblico dominio. Non c’è, invece, alcuna parvenza di un piano strutturato per i restanti 23 comuni sopra ai 100.000 abitanti. Considerando tutti i comuni Italiani, sono il 7% le realtà locali che hanno dichiarato di adottare una strategia incentrata su questi temi, una scelta che ha poi garantito ottimi risultati dall’implementazione dei progetti di Smart City (oltre le loro aspettative nel 33% dei casi contro l’11% della media).
I cittadini
Il tema della Smart City si fa sempre più strada tra il grande pubblico. Secondo l’indagine svolta in collaborazione con BVA Doxa, il 69% degli intervistati, infatti, conosce il concetto, ma spesso ancora in modo superficiale. Milano è percepita come la città più Smart, seguita da Bolzano e Trento. Seguono diverse città del Centro-Nord, mentre il Sud e le Isole non rientrano nella top 10. La percezione dei cittadini sembra poi essere disallineata rispetto alla realtà: se i comuni italiani nell’ultimo triennio si sono occupati prevalentemente di sicurezza, engagement e illuminazione, agli occhi dei cittadini le principali iniziative realizzate sono altre e riguardano, ad esempio, la gestione digitale degli adempimenti e dei pagamenti (48%), il potenziamento della connettività (38%) e la raccolta dei rifiuti (38%). Nonostante questi disallineamenti, le città Smart sono comunque percepite dai loro abitanti come più sostenibili, inclusive, innovative ed efficienti rispetto a quelle che presentano un grado minore di “smartness”. Queste osservazioni mettono in luce la stima che i cittadini nutrono per i comuni attivi nel promuovere progetti che garantiscano benefici tangibili ai loro residenti. Infine, i cittadini pongono particolare enfasi sulla sicurezza urbana (60%) come priorità che essi darebbero ai comuni per i prossimi anni. Chiedono poi di investire nella sostenibilità, in energie rinnovabili e incentivi economici. Molti di loro, d’altronde, conoscono le CER e 6 italiani su 10 si dichiarano pronti a parteciparvi, aspettandosi vantaggi sia in termini di riduzione dell’impatto ambientale sia nel risparmio economico sulle bollette energetiche.
*La ricerca del 2023 è stata realizzata in collaborazione con: A2A Smart City, BVA Doxa, Dassault Systèmes, Edison Next, Enel X, Google Cloud e TIM Enterprise, IFAB – International Foundation Big Data and Artificial Intelligence for Human Development, Movyon, Municipia – Gruppo Engineering, Targa Telematics – Viasat; Almaviva, Blimp, Cassa Depositi e Prestiti (CDP), Cellnex Italia, Cyclomedia Technology B.V., Drimlab, Easypark Group, Gruppo Maggioli, Hikvision Italy, Lutech, Rekeep, Schréder, Simet, Urmet
Gli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano nascono nel 1999 con l’obiettivo di fare cultura in tutti i principali ambiti di Innovazione Digitale. Oggi sono un punto di riferimento qualificato sull’Innovazione Digitale in Italia che integra attività di Ricerca, Comunicazione e Aggiornamento continuo. La Vision che guida gli Osservatori è che l’Innovazione Digitale sia un fattore essenziale per lo sviluppo del Paese. La mission è produrre e diffondere conoscenza sulle opportunità e gli impatti che le tecnologie digitali hanno su imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini, tramite modelli interpretativi basati su solide evidenze empiriche e spazi di confronto indipendenti, pre-competitivi e duraturi nel tempo, che aggregano la domanda e l’offerta di Innovazione Digitale in Italia.
Le attività sono svolte da un team di quasi 100 tra professori, ricercatori e analisti impegnati su circa 50 differenti Osservatori che affrontano i temi chiave dell’Innovazione Digitale nelle Imprese (anche PMI) e nella Pubblica Amministrazione: 5G & Beyond, Agenda Digitale, Artificial Intelligence, Big Data & Business Analytics, Blockchain & Web3, Business Travel, Cloud Transformation, Connected Car & Mobility, Contract Logistics “Gino Marchet”, Customer Experience B2b, Cybersecurity & Data Protection, Data Center, Design Thinking for Business, Digital & Sustainable, Digital B2b, Digital Content, Digital Identity, Digital Transformation Academy, Droni e Mobilità Aerea Avanzata, eCommerce B2c, EdTech, Export Digitale, Extended Reality & Metaverse, Fintech & Insurtech, Food Sustainability, FUTURES | Sense Making by System Thinking, HR Innovation Practice, Innovative Payments, Innovazione Digitale nella Cultura, Innovazione Digitale nel Retail, Innovazione Digitale nelle PMI, Intelligent Business Process Automation, International Observatory on Electronic Invoicing, Internet Media, Internet of Things, Life Science Innovation, Omnichannel Customer Experience, Platform Thinking Hub, Professionisti e Innovazione Digitale, Quantum Computing & Collaboration, Sanità Digitale, Smart AgriFood, Smart City, Smart Working, Smart Working nella PA, Software & Digital Native Innovation, Space Economy, Startup Hi-tech, Startup Thinking, Supply Chain Finance, Supply Chain Planning, Tech Company – Innovazione del Canale ICT, Travel Innovation
Smart Building Community per efficienza immobiliare. L’Italia è caratterizzata da un parco immobiliare obsoleto, che vede l’84,5% degli edifici italiani costruiti prima del 1990 (contro il 65,6% della Francia e il 75,3% della Germania), e da un basso tasso di rinnovamento edilizio, che in Italia è pari allo 0,85% all’anno (contro l’1,7% di Francia e Germania).
Considerando la posizione in cui l’Italia si trova attualmente, il tema della riconversione in ottica efficiente e smart degli edifici è di assoluta rilevanza, proprio in virtù dei benefici a livello ambientale ed economico per i cittadini attivabili.
Infatti, da un punto di vista ambientale, secondo le stime di The European House – Ambrosetti, nel Paese l’efficientamento degli edifici può portare ad una riduzione fino al 33% dei consumi energetici e fino al 5% di quelli idrici, abbattendo inoltre le emissioni di CO2 di circa il 20-24%. Da un punto di vista economico, invece, se gli edifici più vetusti del parco immobiliare italiano fossero dotati di tecnologie smart i cittadini risparmierebbero 17-19 miliardi di Euro netti all’anno e verrebbero abilitati investimenti per oltre 330 miliardi di Euro. Non per ultimo, in questo scenario potenziale, la filiera sarebbe in grado di abilitare la creazione di ulteriori 200 mila posti di lavoro qualificati e specializzati.
Tre sono le possibili direzioni chiave per agire a favore della trasformazione in chiave smart del patrimonio immobiliare del nostro Paese in modo da facilitare il contributo agli obiettivi di decarbonizzazione e riduzione dei consumi energetici previsti dal “Fit for 55” e dalla Direttiva Europea sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici (EPBD).
1. Promuovere una revisione del sistema di incentivi
Secondo la Community Smart Building, è urgente una revisione del sistema di incentivi che permetta di valorizzare e includere tutte le componenti che rendono smart un edificio, legate sia all’organismo edilizio esterno che a quello interno. Gli incentivi sono uno strumento imprescindibile per favorire gli interventi da parte di cittadini, aziende e pubbliche amministrazioni, con aiuti fiscali ed economici che possono facilitare i lavori. La revisione dovrà essere finalizzata a incentivare la messa a norma digitale delle abitazioni, sia per gli edifici in fase di nuova costruzione sia per gli edifici in ristrutturazione.
2. Introdurre un “Libretto della casa” a valenza legale
Per mappare in modo puntuale gli interventi e perché questi abbiano un riscontro dimostrabile per il proprietario, sia in termini di sicurezza che di valore dell’immobile, la Community propone di istituire un “Libretto della casa” a valenza legale che sia riconosciuto da tutti gli stakeholder connessi al settore residenziale. Per essere efficace, il Libretto dovrebbe rispettare alcune caratteristiche, quali:
– Essere rilasciato da un esperto qualificato e certificato
– Certificare e tenere traccia di tutti gli interventi effettuati negli edifici, sia di nuova costruzione sia in via di ristrutturazione o riqualificazione energetica
– Garantire una mappatura delle tecnologie smart disponibili, aggiornata annualmente e coordinata con gli incentivi disponibili
– Indicare i benefici attesi in termini di risparmio energetico, economico e di riduzione delle emissioni, nonché i benefici legati alla salute e al comfort
– Contenere informazioni sul potenziale sostegno finanziario e tecnico
Mettere a norma per mettere a reddito: valorizzare dal punto di vista monetario gli interventi smart che permettono la messa a norma digitale dell’edificio
3. Rafforzare e costruire le competenze necessarie alle filiere industriali delle tecnologie dell’Edificio Intelligente
Sul tema formazione e competenze, la Smart Building Community ha identificato alcune linee d’azione concrete, tra le quali le principali sono:
– Sviluppare nuovi programmi di formazione in materia di Smart Building, attraverso esperienze pratiche e con chiari risultati di apprendimento, in termini di qualifiche professionali, a supporto di tutti gli operatori della filiera estesa.
– Creare un cluster nazionale sulle tecnologie degli Edifici Intelligenti e istituire in questo contesto un centro di competenza e di trasferimento tecnologico che colleghi sistema della ricerca e mondo delle imprese, dove è possibile consultare online i corsi disponibili.
– Rendere obbligatoria la formazione nel caso di grandi appalti pubblici di riqualificazione edilizia, istituendo ad esempio una clausola condizionata alle competenze in tema di riqualificazione smart.
Oltre a un lavoro sulle competenze mancanti e quindi da “costruire”, è necessario anche rafforzare i sistemi di formazione già esistenti potenziando i programmi formativi attraverso curricula dedicati al settore degli Smart Building, incentivando la collaborazione tra aziende e ITS attraverso tirocini mirati a sviluppare le competenze necessarie alla filiera e istituendo percorsi di formazione dedicati alle competenze informatiche necessarie per la gestione di un Edificio Intelligente.
In occasione dell’evento, sono state inoltre portate all’attenzione degli interlocutori istituzionali le evidenze della ricerca realizzata da The European House – Ambrosetti sulla conoscenza del concetto di Smart Building, che confermano la necessità di favorire una maggiore consapevolezza sul tema. Una vasta maggioranza degli italiani (oltre il 64%) ha dichiarato di avere informazioni scarse, generiche o nulle riguardo al concetto di Smart Building e oltre un quarto ha la percezione di costi elevati delle tecnologie e degli interventi (26,9%).
“Con la recente pubblicazione della Direttiva sull’Efficienza Energetica degli Edifici (Energy Performance of Building Directive – EPBD), si rafforza il ruolo del settore degli edifici per il raggiungimento dei target di decarbonizzazione stabiliti per il prossimo futuro. L’obiettivo prioritario di ridurre del 16% i consumi energetici degli edifici entro il 2030 rappresenta senza dubbio una sfida per l’Italia. Tuttavia, il nostro Paese può contare su una filiera legata agli Edifici Intelligenti in grado di generare un elevato valore economico e occupazionale. Nel 2022, la filiera estesa degli Smart Building ha generato 174 miliardi di Euro di fatturato e 38 miliardi di Euro di Valore Aggiunto, dando occupazione a circa 515.000 individui. Non solo. La filiera ha un significativo potenziale moltiplicativo nel sistema economico: ogni 100 Euro investiti nella filiera estesa dell’Edificio Intelligente in Italia se ne generano ulteriori 187 nel resto dell’economia e per ogni 100 unità di lavoro dirette se ne attivano ulteriori 178 nel Paese”, ha sottolineato Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Responsabile dell’Area Scenari & intelligence di The European House – Ambrosetti.
La Community Smart Building è un’iniziativa lanciata nel 2022 da The European House – Ambrosetti con l’obiettivo di rappresentare una piattaforma di confronto di alto livello e di produzione di conoscenza sui temi più rilevanti in tema di «edificio intelligente» all’interno di una visione strategica integrata e di un modello operativo condiviso, per favorire il dialogo e le relazioni tra gli attori dell’industria e il sistema istituzionale, producendo contenuti e proposte per promuovere l’evoluzione del parco immobiliare italiano come opportunità di crescita e di modernizzazione del Paese e garantire il miglior contesto normativo e le migliori policy a supporto.
Secondo la Community, lo Smart Building è “un hub di servizi automatizzati real time e adattivi, integrabile con l’organismo edilizio e l’ecosistema esterno, dotato di tecnologie connesse, interoperabili e sostenibili che permettono l’ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse idriche e energetiche, dei costi di realizzazione e gestione, la massimizzazione del well-being e della sicurezza degli individui”.
Il concetto di “Smart Building” sottende una filiera industriale e di servizio ad alto valore aggiunto, che produce un significativo valore economico ed occupazionale per il sistema-Paese, coinvolgendo 350mila aziende che, considerando solo il “pro-quota” relativo all’ambito dell’Edificio Intelligente, producono un fatturato di 174 miliardi di Euro e 38 miliardi di Euro di valore aggiunto, occupando 515mila professionisti. Inoltre, attivando ulteriori 187 Euro nell’economia per ogni 100 Euro di investimento diretto nella filiera. La Community Smart Building 2024 include realtà fortemente rappresentative della filiera di riferimento, quali: ABB, ANCE Lombardia, BTicino, Celli Group, Comoli Ferrari, KONE, MCZ, Principe Ares, Progetto CMR, Tekser e Veos.
The European House – Ambrosetti è un gruppo professionale di circa 300 professionisti attivo sin dal 1965 e cresciuto negli anni in modo significativo grazie al contributo di molti Partner, con numerose attività in Italia, in Europa e nel Mondo.
Il Gruppo conta tre uffici in Italia e diversi uffici esteri, oltre ad altre partnership nel mondo. La sua forte competenza è la capacità di supportare le aziende nella gestione integrata e sinergica delle quattro dinamiche critiche dei processi di generazione di valore: Vedere, Progettare, Realizzare e Valorizzare.
Da più di 50 anni al fianco delle imprese italiane, ogni anno serviamo nella Consulenza circa 1.300 clienti realizzando più di 250 Studi e Scenari strategici indirizzati a Istituzioni e aziende nazionali ed europee e circa 120 progetti per famiglie imprenditoriali. A questi numeri si aggiungono circa 3.000 esperti nazionali ed internazionali che ogni anno vengono coinvolti nei 550 eventi realizzati per gli oltre 17.000 manager accompagnati nei loro percorsi di crescita.
Il Gruppo beneficia di un patrimonio inestimabile di relazioni internazionali ad altissimo livello nei vari settori di attività, compresi i responsabili delle principali istituzioni internazionali e dei singoli Paesi.
Dal 2013 The European House – Ambrosetti è stata nominata nella categoria “Best Private Think Tanks” – 1° Think Tank in Italia, 4° nell’Unione Europea e tra i più rispettati indipendenti al mondo su 11.175 a livello globale (fonte: “Global Go To Think Tanks Report” dell’Università della Pennsylvania). The European House – Ambrosetti è stata riconosciuta da Top Employers Institute come una delle 141 realtà Top Employer 2023 in Italia.