F.lli Ibba Best Managed Companies Award di Deloitte Private sesta edizione. F.lli Ibba, storica azienda della GDO alimentare che opera in Sardegna dal 1950, riceve per il sesto anno consecutivo il “Best Managed Companies” Award confermandosi come un’eccellenza italiana d’impresa.
Il riconoscimento è stato consegnato durante la cerimonia di premiazione che si è svolta a Milano nel Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana-Euronext.
Organizzato da Deloitte Private, con la partecipazione di ALTIS Università Cattolica del Sacro Cuore, ELITE-Gruppo Euronext e Confindustria Piccola Industria, il Best Managed Companies Award è un premio per le migliori realtà imprenditoriali del panorama nazionale.
Le imprese partecipanti vengono affiancate per un programma di crescita dagli esperti di Deloitte Private, in un percorso che stimola ulteriormente il loro sviluppo e potenziamento rispetto a parametri fondamentali di successo dell’Award, cruciali per la gestione di un’impresa.
La selezione delle aziende è stata affidata a una giuria composta da Fabio Antoldi, professore ordinario di Strategia aziendale presso ALTIS Università Cattolica del Sacro Cuore; Renato Goretta, membro del Consiglio di Presidenza Nazionale della Piccola Industria di Confindustria e Marta Testi, CEO di ELITE – Gruppo Euronext.
Il team di esperti ha assegnato il riconoscimento valutando i parametri di strategia, competenze e innovazione, impegno e cultura aziendale, governance e misurazione delle performance, corporate social responsibility, internazionalizzazione e filiera.
La F.lli Ibba è tra le 7 aziende su 79 che si è aggiudicata il premio per il sesto anno consecutivo, riconfermandosi anche nella categoria speciale “Gold Winner”, che premia le aziende che hanno ricevuto il premio per quattro edizioni di seguito.
Il Gruppo opera in Sardegna dal 1950 e da sempre porta avanti un progetto aziendale che si basa sulla volontà di fare rete con la comunità e le aziende locali creando opportunità di sviluppo per il territorio in cui è attiva.
«In questa sesta edizione sono state ben 79 le realtà italiane che, grazie a eccellenti capacità manageriali in uno scenario internazionale complesso, si sono aggiudicate il BMC Award», afferma Andrea Restelli, Partner di Deloitte e responsabile Italia del programma Best Managed Companies. «Oggi, le organizzazioni e i loro leader devono essere sempre più pronti per vincere le numerose sfide e continuare a essere competitive e attrattive sul mercato, facendo leva sulle giuste risorse, competenze e investimenti e ponendo attenzione ai talenti in azienda».
Giangiacomo Ibba, presidente del Gruppo Ibba, ha commentato: “Ricevere questo premio per il sesto anno è per noi motivo d’orgoglio. Un riconoscimento che condividiamo con tutti i clienti che ci scelgono ogni giorno e tutte le persone che fanno parte della nostra grande famiglia: i collaboratori, gli stakeholder e gli imprenditori partner che vivono con passione il nostro progetto imprenditoriale. Questo premio ci invita a guardare ai prossimi traguardi con ottimismo, a crescere sempre con umiltà e lealtà e a continuare a credere nello stesso sogno”.
Abbi Group è un’azienda sarda che nacque nel periodo del dopoguerra dall’iniziativa dei fratelli IBBA che, spinti da una forte passione e spirito imprenditoriale, avviarono un’attività di commercializzazione di prodotti di prima necessità.
Oggi il Gruppo è guidato dalla seconda generazione ed è tra i principali operatori della GDO alimentare in Sardegna e nel Centro Italia con una rete di oltre 350 punti vendita, in parte diretti e in parte di proprietà di imprenditori partner.
Il Gruppo opera, inoltre, nella distribuzione all’ingrosso con l’insegna Centro Cash, da anni punto di riferimento per 16.000 professionisti del mondo Horeca e del retail alimentare.
A gennaio 2023 è diventata Società Benefit, trasformazione che nasce dalla volontà di assumere un impegno formale a favore della comunità, delle persone e del territorio in cui opera.
Abbi Group realizza un fatturato nel mercato al consumo di oltre 850 milioni di euro, impegnando una forza lavoro di oltre 3000 collaboratori.
Cyber – Privacy secsolutionforum 2023: l’evento dove la cyber security incontra la protezione dei dati. Per favorire lo sviluppo di una cultura comune incentrata sulla sicurezza e sulla protezione dei dati, nasce cyber – privacy secsolutionforum 2023, che il 29 novembre debutterà a Verona, al Centro Congressi del Crowne Plaza Hotel.
L’ evento è un approfondimento che nasce da un connubio di due solide fondamenta: l’esperienza maturata da Ethos Media Group, organizzatore di secsolutionforum, il forum digitale che si è posizionato come punto di riferimento per un pubblico qualificato di operatori, e dal partner Federprivacy, al quale è affidata la direzione scientifica dell’appuntamento congressuale, che si svolgerà esclusivamente in presenza.
Un evento dedicato a cyber security e privacy
L’innovazione tecnologica porta necessariamente all’attenzione di enti e aziende, a prescindere dalle dimensioni, un tema che gli stessi analisti a livello globale indicano come prioritario: la cyber security.
La difesa da attacchi informatici sempre più insidiosi e la protezione dei dati rappresentano oggi il primo rischio da gestire nella quotidianità delle operazioni aziendali e richiedono un radicale cambio di paradigma: occorre puntare sia sulla sintesi di formazione continua, tecnologie e processi sia su strategie di dialettica costruttiva tra i diversi team cybersecurity, IT e privacy.
Competenze diverse, ma complementari, sono necessarie per curare nel contempo la sicurezza dei dati e la conformità con la disciplina della privacy.
cyber – privacy, due facce della stessa medaglia
“cyber & privacy secsolutionforum” unisce due mondi interconnessi che, nella fase attuale, stanno cercando sempre di più di collaborare e di interfacciarsi per creare soluzioni all’avanguardia; l’evento a Verona rappresenta dunque un’occasione davvero unica per comprendere come queste due aree si stiano di fatto integrando e richiedano lo sviluppo di soluzioni convergenti e sempre più raffinate, che alimentano un mercato in costante crescita.
Testare la sicurezza delle applicazioni è essenziale, perché permette di identificare rischi, minacce e vulnerabilità che i cyber criminali potrebbero sfruttare per addentrarsi nei sistemi.
È proprio per questo che la sicurezza fisica e la cyber devono coadiuvarsi, per creare un mondo innovativo; questo può avvenire solo grazie all’intervento dei professionisti (security manager, CISO, …) che oltre a mantenere un alto livello di aggiornamento, giocano un ruolo fondamentale nella cooperazione dei diversi settori riguardanti la security, intercettando anche gli anelli deboli della catena: l’obiettivo dell’evento è quindi di aiutare tutti i professionisti che si occupano di proteggere i dati “a parlare una lingua comune”.
Privacy e sicurezza, la formazione al centro
Interverranno esperti del mondo giuridico e di quello informatico, esponenti della security nazionale, accademici, associazioni, istituzioni e aziende per analizzare trend e scenari di un mercato in costante evoluzione, condividere le migliori pratiche, alla luce delle tecnologie disponibili e delle norme vigenti, e presentare le ultime innovazioni sul fronte del rischio informatico.
Fornire risposte concrete e aggiornare i professionisti della sicurezza, in tutti i settori e a tutti i livelli – CISO, Security manager, Risk manager, Data Protection Officer, IT manager, giuristi d’impresa, Dirigenti d’azienda, Funzionari di Comuni, Enti, Forze dell’Ordine, Consulenti, System Integrator, installatori, impiantisti – è l’obiettivo di questo nuovo evento dedicato a “privacy e cybersecurity”, che si pone anche un’altra importante finalità: alimentare sinergie per interpretare l’evoluzione del settore e immaginare modelli di sviluppo che integrino le migliori competenze e conoscenze nei due rispettivi ambiti. Il programma si articolerà in sessioni plenarie e in seminari di approfondimento e workshop paralleli.
Il sondaggio di Federprivacy
Nel corso dell’evento saranno presentati i dati del sondaggio avviato dall’osservatorio di Federprivacy “Cybersecurity & Privacy, gap e margini di convergenza tra gli addetti ai lavori”, al quale sono invitati a partecipare gli operatori del settore, per facilitare la convergenza e la cooperazione tra professionisti giuridici e informatici.
La partecipazione è gratuita, per garantirsi la presenza è necessario pre-registrasti e sono anche previsti CFP da vari Enti e Istituzioni.
Ethos Media Group è uno degli interlocutori di riferimento in Italia nell’editoria professionale, con una presenza fortemente radicata nel comparto sicurezza. Ethos Media Group si occupa di produzione editoriale, formazione e organizzazione eventi, content management multimediale, con un approccio alla comunicazione a 360 gradi.
Ethos Media Group è parte integrante della Security Media Alliance, partnership internazionale tra testate di eccellenza specializzate nel settore sicurezza. All’interno di questa alleanza strategica, Ethos Media Group rappresenta, con il marchio globale secsolution, comprendente un magazine cartaceo e online e l’evento secsolutionforum, una solida e autorevole realtà di riferimento che ha formato e continua a formare generazioni di professionisti della sicurezza.
Ethos Media Group si distingue nel panorama editoriale e formativo per la capacita` di cogliere l’onda del cambiamento non appena se ne percepiscano i primi segnali. Un “talento” che va di pari passo con la spinta all’innovazione, alla flessibilità e al dinamismo nell’approcciare il mercato.
29 novembre – Verona, Centro Congressi Crowne Plaza
– BYinnovation è Media Partner di secsolutionforum
SmartEfficiency diventa SmartEfficiency Group. La forza di un Gruppo ben coordinato di fornitori, leader ciascuno nel proprio settore, consiste nel poter disporre e offrire una pluralità di soluzioni, invece di un unico fornitore che, pur grande, impone al cliente quelle limitate al proprio catalogo.
La volatilità e l’incremento imprevedibile dei costi dell’energia rendono obbligatorio ottimizzare la gestione dell’ecosistema energetico aziendale, sia con l’autoproduzione, sia con il risparmio puntuale in tutti i reparti produttivi, con una visione olistica a 360 gradi.
Nuovi partner industriali e finanziari entrano a far parte delle attività di SmartEfficiency
Per l’efficientamento delle industrie nostre clienti, abbiamo allargato la nostra proposta a partner tecnici e finanziari specializzati in ulteriori aree di intervento, anche nell’ottica delle esigenze di compliance ESG, a favore della green supply chain e dei meriti di credito bancari:
– FOTOVOLTAICO: autoproduzione di energia elettrica per autoconsumo
– COGENERAZIONE e TRIGENERAZIONE: autoproduzione contemporanea di energia termica ed elettrica per autoconsumo
– POWER QUALITY – Eliminazione Energia Reattiva e Armoniche: risparmio degli sprechi di energia, correggendo le distorsioni generate dai macchinari sulla rete elettrica, interna al rifasatore in centrale, con ulteriore risparmio anche nelle manutenzioni impianti.
– COMPRESSORI a INVERTER e RECUPERO ENERGETICO: risparmio nel taglio degli sprechi di energia nella rete di aria compressa e nei motori di potenza, con relativo risparmio nelle manutenzioni impianti.
– ILLUMINAZIONE SMART LED: gestione intelligente degli apparecchi illuminotecnici in funzione delle attività, risparmio degli sprechi di energia e miglior benessere lavorativo.
– GESTIONE CIRCOLARITA’ degli SCARTI: recupero delle dispersioni termiche degli impianti, dei cascami e dei liquidi di lavorazione, con risparmio degli sprechi di energia e valorizzazione dei rifiuti.
“Abbiamo iniziato la nostra attività ben prima degli obblighi delle Diagnosi Energetiche, quando molti consideravano poco strategiche le nostre proposte di efficientamento.” dichiara Enrico Rainero, fondatore di SmartEfficiency. “Oggi installiamo apparati che si ripagano in 12 mesi grazie al risparmio in bolletta, senza considerare nessun incentivo. Perfino il fotovoltaico ha un ROI spesso inferiore a 4 anni.
Il nostro modello operativo si differenzia sia da quello dei venditori d’assalto delle grandi utility, attenti più a fare fatturato che a portare soluzioni personalizzate per le aziende clienti, sia dai piccoli installatori, con minore esperienza, poco aggiornati sulle ultime tecnologie e poco affidabili nelle garanzie pluriennali.
Con i nostri partner finanziari si può subito far generare cassa all’azienda cliente, appena terminata l’installazione dell’impianto, perchè
siamo precisi nei progetti, efficaci nelle tecnologie, vantaggiosi economicamente”
SmartEfficiency è la rete di professionisti, imprese produttrici e di installazione, istituti finanziari, che affianca gli imprenditori ed i manager per migliorare le performance energetiche con diagnosi ed interventi nelle aree produttive strategiche per raggiungere l’efficienza con le migliori soluzioni tecnologiche e finanziarie.
SmartEfficiency ha fatto parte dei tavoli di lavoro con ENEA nel 2016 per il perfezionamento delle Direttive sulla Diagnosi Energetica nel settore Retail e per la Commissione Europea nel 2017 sulle Comunità Energetiche SMARTER EMC2.
Le attività industriali di SmartEfficiency sono affiancate e rinforzate dal brand BYinnovation che promuove le best practices innovative e di sostenibilità delle aziende clienti e di tutto il sistema produttivo italiano.
contatti: tel. 02.2641 7228 – mail info@smartefficiency.eu
Dopo il diploma lavoro tecnico. Più di 1 studente su 3 vorrebbe, ma famiglie e orientatori hanno spesso “piani” diversi. Chi ha detto che i giovani non vogliono più fare i lavori tecnici?
Immaginando il proprio futuro dopo gli studi, a più di uno studente su tre (39%) piacerebbe svolgere un mestiere di questo tipo, dall’autoriparatore all’elettricista al tecnico manutentore e programmatore fino all’addetto all’assemblaggio e alle macchine industriali.
È il dato che emerge dallo studio di Gi Group Holding e Fondazione Gi Group in collaborazione con Skuola.net e La Fabbrica.
Un dato ancor più significativo se si considera che questi profili sono proprio tra i più richiesti, e carenti, sul mercato del lavoro di oggi.
Ma non è tutto rose e fiori, perché spesso il desiderio dei ragazzi e delle ragazze finisce per non ricevere adeguato supporto, fino a essere messo anche nel cassetto, di fronte alle aspettative diverse delle famiglie e alla direzione spesso tracciata dalle stesse attività di orientamento a scuola.
Versante genitori, oltre 7 su 10 (72%) vorrebbero vedere il proprio figlio o la propria figlia all’università
Le facoltà sono di gran lunga la prima opzione per i genitori con figli al liceo e agli istituti tecnici, e la seconda per chi ha figli agli istituti professionali, subito dopo l’ingresso nel mercato del lavoro.
A questa prima forma di pressione sociale si aggiungono le attività di orientamento a scuola che, evidenziano 8 studenti su 10 (76%), sono anch’esse sbilanciate verso l’università, traducendosi per lo più in presentazioni di facoltà e corsi di laurea.
L’orientamento, poi, inizia troppo tardi: solo uno studente su dieci (11%) lo comincia entro la terza superiore, il 33% non prima della quinta e uno su quattro addirittura non lo ha mai fatto (26%).
Non è forse un caso, allora, che solo uno studente su cinque (21%) dichiari di conoscere bene o abbastanza bene i percorsi ITS e IFTS: per lo più si tratta di ragazzi (31%) mentre le loro coetanee si fermano al 17%, riproponendo anche a questo livello una differenza di genere storicamente radicata in Italia per le professioni tecnico-pratiche.
E se un altro 29% di studenti ne ha sentito qualche volta accennare, per il restante 50% è buio totale.
Non va meglio con i docenti: negli istituti tecnici uno su quattro (25%) non li conosce, percentuale che sale al 46% nei licei
Situazione ancora peggiore per gli IFTS, pressoché sconosciuti al 57% dei docenti degli istituti tecnici e al 70% di quelli liceali. Ma più in generale, è l’apprendistato di I livello a non aver fatto breccia: ben il 58% dei docenti non ha informazioni su queste opportunità di inserimento lavorativo, dato che sale al 77% tra i genitori.
Dalla ricerca emerge quindi come i programmi di orientamento siano in larga misura poco adeguati ad accompagnare gli studenti verso un percorso post-diploma – professionale, formativo, universitario – che valorizzi appieno le loro attitudini, propensioni e competenze, e poco attenti a supportarli nella più ampia conoscenza di sé e nella costruzione consapevole di un percorso di vita.
Tra le lacune da migliorare – in attesa dei possibili effetti della riforma – gli studenti vorrebbero più esperienze pratiche in grado di avvicinarli per davvero al mondo del lavoro, come stage e tirocini (31%) e visite o incontri in realtà lavorative (23%). Dai docenti e dai genitori arriva invece l’auspicio di ricevere maggiore formazione per affiancare meglio i ragazzi – un’esigenza particolarmente sentita dai docenti più giovani, della Generazione Z e Y, dove a desiderarla è addirittura il 61% dei professori.
Per accompagnare i giovani verso il percorso post-diploma più idoneo a ciascuno, Gi Group Holding e Fondazione Gi Group presentano la nuova edizione di Destination Work, l’iniziativa che si propone di offrire agli studenti un orientamento più consapevole al mondo del lavoro e affiancarli nella costruzione di una prospettiva concreta di futuro. Realizzata in collaborazione con La Fabbrica, Fondazione Sodalitas e Skuola.net, l’edizione di quest’anno sarà dedicata agli studenti delle scuole superiori, ma anche ai docenti e alle famiglie che accompagnano i giovani in questo delicato momento di scelta. L’iniziativa metterà a disposizione, in forma totalmente gratuita, eventi e approfondimenti fruibili online tramite piattaforma dedicata. Inoltre, per gli studenti sarà possibile prenotare una sessione di orientamento personalizzata con un esperto HR di Gi Group Holding, per una consulenza mirata che li aiuti a conoscere tutte le alternative post-diploma e porre, con consapevolezza, le basi del loro futuro.
“Permettere alle persone di realizzarsi è il cuore del nostro impegno per il Lavoro Sostenibile, che non può dirsi tale se non coinvolge le nuove generazioni mettendole al centro delle nostre attività” – afferma Chiara Violini, Presidente di Fondazione Gi Group – “Per questo, e a maggior ragione di fronte al drammatico fenomeno dei NEET, siamo entusiasti di lanciare la nuova edizione di Destination Work, quest’anno dedicata agli studenti delle superiori ma anche a famiglie e a docenti perché siano punti di riferimento consapevoli nella scelta post-diploma. Ringrazio tutte le nostre persone che su base volontaria daranno il loro contributo di tempo e competenze.”
“Il mondo del lavoro cambia così rapidamente da far invecchiare “i buoni consigli” dei genitori, perché l’esperienza pregressa non sempre è al passo con i trend emergenti” – dichiara Daniele Grassucci, Direttore di Skuola.net – “Stesso dicasi per quanto riguarda i docenti che sono chiamati dal sistema scolastico ad orientare le scelte degli studenti.
Il risultato? Una crescita inesorabile di NEET, uno stigma nei confronti dei mestieri tecnico-pratici che lascia sguarniti molti posti di lavoro, una moria di matricole che si iscrivono all’università ma abbandonano prima del traguardo. Risulta quindi urgente intervenire orientando non solo gli studenti ma anche i loro adulti di riferimento.”
“Questa ricerca è stata per noi de La Fabbrica una ulteriore opportunità di approfondimento rispetto a come i docenti si occupano di orientamento a scuola. Spesso troppo tardi e con strumenti e conoscenze non sempre adeguati “– conclude Angela Mencarelli, CEO di La Fabbrica – “Sono però fiduciosa che le nuove linee guida dell’orientamento volute da Ministero dell’Istruzione e del Merito porteranno a un cambio di passo. In particolare, le attività di orientamento saranno obbligatorie a partire dal primo anno delle scuole secondarie di 1° e le aziende e le agenzie per il lavoro saranno sempre più chiamate in causa per far parte della comunità educante, per affiancare i docenti nell’informare, formare e ispirare studenti e studentesse.”
Credem per transizione ecologica aziende. E’ stato sottoscritto l’accordo con il Fondo Europeo per gli Investimenti per offrire finanziamenti alle imprese clienti che investono in progetti di miglioramento delle performance di sostenibilità ambientale.
Credem, la più solida banca commerciale in Europa, ha sottoscritto un accordo con il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI), istituzione europea che ha l’obiettivo di sostenere la creazione, la crescita e lo sviluppo delle piccole e medie imprese, per offrire finanziamenti alle aziende clienti che intendono investire in progetti di miglioramento delle performance di sostenibilità ambientale con la garanzia del FEI.
Il prodotto “FEI – Sustainability” si pone infatti lo scopo di garantire il 70% dell’importo di mutui finalizzati dedicati alle imprese intenzionate ad attivare progetti di transizione ecologica, investimenti green ed eco-sostenibili.
Tali finanziamenti permetteranno alle piccole e medie imprese clienti di richiedere da un minimo di 25 mila euro fino ad un importo massimo di 1,5 milioni di euro.
I criteri di ammissibilità sono stati concepiti dal FEI sulla base dei principi della Tassonomia Europea per la finanza sostenibile e questo prodotto intende contribuire attivamente all’obiettivo dell’UE di ridurre progressivamente le emissioni di gas a effetto serra e la transizione verso un’economia neutra in termini di emissioni di carbonio entro il 2050.
Il nuovo prodotto fa parte dell’iniziativa “InvestEU”, programma del FEI a sostegno di investimenti in diversi ambiti e settori strategici dell’economia europea. Lo scorso giugno Credem ha sottoscritto con il FEI un accordo che mette a disposizione dell’Istituto un portafoglio pari a 790 milioni di euro complessivi suddivisi su tre garanzie: oltre alla già citata “Sustainability”, è infatti presente un prodotto dedicato all’innovazione e alla digitalizzazione (“Innovation & Digitalisation”) e un altro destinato al supporto delle PMI (“Sme Competitiveness”).
“Crediamo debba maturare nelle imprese di ogni dimensione la consapevolezza che la transizione ecologica ed energetica non sia più un semplice “nice to have”, ma una sfida cruciale, che già ora influenza la loro capacità di competere e crescere”, ha dichiarato Maurizio Giglioli, Direttore Marketing Credem. “Proprio per questo”, ha aggiunto Giglioli, “vogliamo essere al fianco delle imprese non solo attraverso prodotti di finanziamento indirizzati alla sostenibilità, ma anche con servizi di consulenza per orientarne il percorso trasformativo, lo stesso percorso che Credem sta affrontando nel suo contesto di impresa”.
Credem ha quindi accettato la sfida della sostenibilità ambientale e sta svolgendo un ruolo fondamentale nell’allocare le risorse finanziarie verso attività produttive sostenibili. L’impegno è rivolto alla transizione verso modelli di maggiore sostenibilità ambientale, sociale e di governance che interessano tutto il sistema economico. Anche il settore finanziario deve operare per dare il proprio contributo e Credem è consapevole della necessità di migliorare i propri impatti diretti su ambiente e società, cogliendo inoltre l’opportunità di strutturare prodotti e servizi che rispondano alle nuove esigenze della clientela.
L’iniziativa “Sustainability” avviata con il FEI rientra quindi in una più ampia strategia del Gruppo che ha l’obiettivo di misurare e gestire i rischi ambientali e climatici connessi anche ai finanziamenti alla clientela così come richiesto dalle Autorità di Vigilanza Europee. L’Istituto sta infatti predisponendo nuovi strumenti per supportare le aziende nella transizione verso processi a minor emissione di carbonio o che comunque comportino una riduzione degli impatti ambientali.
In tal senso, uno dei primi strumenti predisposti da Credem è l’adesione alla cosiddetta “Nuova Sabatini” nella versione “green”, che agevola il ricorso a finanziamenti da parte delle piccole e medie imprese per l’acquisto (anche in leasing) di macchinari, impianti e attrezzature ad uso produttivo a basso impatto ambientale nell’ambito di programmi atti a migliorare l’ecosostenibilità dei prodotti e dei processi produttivi. Per tali progetti, l’azienda può richiedere un contributo erogato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) con lo scopo di abbattere gli interessi sui finanziamenti stessi.
Lo scorso febbraio è stato invece lanciato il mutuo con garanzia SACE “Green”, che ha come finalità la realizzazione di investimenti volti a perseguire gli obiettivi ambientali coerenti con la normativa europea e italiana ai sensi del cosiddetto “Green New Deal”. Il finanziamento può avere un importo massimo fino a 15 milioni, una durata massima di 10 anni e la garanzia di SACE copre fino all’80% della somma richiesta.
Credem ha inoltre intrapreso un nuovo rapporto di collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti (CDP), accedendo al Fondo Crescita Sostenibile e alle somme rese disponibili, anche in questo caso, dal MIMIT. Lo strumento adottato è il Fondo Rotativo alle Imprese, con un finanziamento composto da un contributo a fondo perduto, da una quota agevolata concessa al tasso fisso dello 0,5% e da una quota bancaria negoziata con il cliente a condizioni di mercato. Le agevolazioni del Fondo per tale strumento sono destinate alla promozione di programmi di ricerca, sviluppo e innovazione o per investimenti a carattere innovativo, elevata sostenibilità e che tengano conto degli impatti sociali nell’ambito delle finalità di transizione ecologica e circolare del “Green and Innovation Deal”.
Sempre più al servizio del RE. Scenari Immobiliari ha presentato il nono “Rapporto sulla filiera dei servizi immobiliari in Europa e in Italia”: Italia prima per crescita con un fatturato di 36,5 miliardi di euro nel 2022 (più 1,4 per cento).
Mentre il mercato immobiliare europeo resta incerto nelle sue previsioni, i settori delle costruzioni e dei servizi immobiliari, nel corso del 2022, sono rimasti solidi e fondamentali nella formazione della ricchezza nazionale, con l’Italia che ha performato meglio della media continentale.
Mentre tra i principali Paesi dell’UE si è registrata una stabilità del peso delle costruzioni sul Pil nazionale (5,7 per cento) e un lieve calo dei servizi (da 12,3 a 11,5 per cento), nel nostro Paese entrambi i comparti hanno fatto registrare un incremento.
Le costruzioni sono passate dal 4,9 al 5,2 per cento, i servizi da 13,7 a 13,9 per cento.
È quanto è emerso a Milano nel corso del seminario di approfondimento FUTU.RE, nel quale è stato presentato il “Rapporto sulla filiera dei servizi immobiliari in Europa e in Italia” realizzato da Scenari Immobiliari in collaborazione con le principali società di servizi italiane (ARTELIA GROUP, COLLIERS ITALIA, RINA Prime Value Services, RINA Prime Property, SIDIEF, CUSHMAN & WAKEFIELD, GENERALI REAL ESTATE, YARD REAAS, ABACO TEAM, AGIRE | GRUPPO IPI, RECCHI ENGINEERING, PRELIOS INTEGRA, THEOP, HILL INTERNATIONAL, REVALO).
“Il settore dei servizi collegati al real estate, dalla gestione all’intermediazione, ha avuto una crescita impetuosa nel corso del ventunesimo secolo in Europa. Nel nostro Paese è praticamente raddoppiato e ha avuto un incremento di quasi il cinquanta per cento negli ultimi dieci anni – ha affermato Mario Breglia, Presidente di Scenari Immobiliari. “Mentre il settore delle costruzioni diminuiva la presenza nei sistemi economici, il comparto dei servizi legati agli immobili è diventato una componente importante nel pil europeo, con una media del 13,6 per cento, contro il 5,7 per cento delle costruzioni, escluso le opere pubbliche. Ritengo che ci siano ancora enormi spazi di crescita, tenendo presente ad esempio che il comparto residenziale è solo lambito dagli operatori professionali e che anche negli altri servono approcci e culture innovative”.
Nel 2022 il fatturato dei servizi immobiliari nei cinque principali Paesi europei è stimato in quasi 355 miliardi di euro, in aumento del 2,7 per cento rispetto al 2021.
La Germania si conferma, ancora una volta, il mercato più performante, con quasi 130 miliardi di euro e un buon livello di dinamicità rispetto al 2021 (più 3,4 per cento).
La Francia ha mostrato una marcata stabilizzazione del fatturato che nel 2022 ha chiuso a quota 76,6 miliardi di euro (più 0,8 per cento).
Anche l’Italia ha visto stabilizzarsi il livello di fatturato rispetto al 2021, con una crescita di 1,4 punti percentuali e un volume di 36,5 miliardi di euro.
Il Regno Unito, per il secondo anno consecutivo, ha fatto registrato un incremento del fatturato con una espansione del tre per cento (82 miliardi di euro contro i 79,6 miliardi del 2020).
La Spagna è caratterizzata da un fatturato in crescita (più 5,6 per cento) dai 28,5 miliardi di euro del 2021 ai 30,1 miliardi del 2022.
L’evoluzione dei fatturati nei diversi Paesi, a seguito di andamenti altalenanti o di forte stabilità, ha portato a una crescita di quasi l’otto per cento durante il periodo 2015-2022.
Dal punto di vista occupazionale il settore delle costruzioni coinvolge il numero maggiore di occupati rispetto a quello dei servizi, con circa di 13,7 milioni di lavoratori in Europa, pari circa il 5,8 per cento della forza lavoro complessiva.
Le imprese attive nel settore sono 3,75 milioni, con una dimensione media di poco superiore ai 3,5 addetti per impresa.
La Germania, con 2,63 milioni di occupati distribuiti in oltre 390 mila imprese e una dimensione media di circa 6,7 addetti per azienda, è ancora una volta il più grande mercato europeo in termini di occupazione e distanzia il secondo, Regno Unito, di quasi 570 mila unità, pari a più di un quarto della forza lavoro occupata in UK.
In Francia, gli 1,84 milioni di occupati nel settore delle costruzioni raggiunti nel corso del 2022, sono il risultato di un costante percorso di crescita (più 14,5 per centro rispetto al 2015) che restituisce un livello di dinamicità secondo solo a quanto fatto registrare dalla Spagna (più 22,4 per cento).
In Spagna, tra il 2015 e il 2022, il numero di imprese è aumentato del 4,5 per cento, passando da 380 mila a oltre 395 mila in aumento anche il numero di occupati, cresciuto del 22,4 per cento, da 1,07 milioni a 1,3 milioni, portando la dimensione media aziendale dai 2,8 addetti del 2015 ai 3,3 del 2022 (più diciassette per cento).
L’Italia, con oltre 1,5 milioni di occupati, in crescita dell’8,3 per cento rispetto al 2015, distribuiti in poco più di 545 mila imprese (più 9,4 per cento rispetto all’anno precedente e più 1,4 per cento rispetto al 2015), risulta ancora caratterizzata da dimensioni medie aziendali ridotte, 2,8 occupati per impresa nel 2022, stabilizzatesi nel medio periodo analizzato (2015-2022) intorno ai 2,7 addetti.
I servizi immobiliari hanno un peso minore rispetto al totale della forza lavoro dei diversi Paesi, con una media europea stabile all’1,1 per cento, per 2,61 milioni di addetti.
A questi si somma un numero di occupati “indiretti” pari a poco meno di un milione di unità. In Italia gli addetti diretti superano le 330 mila unità (più 8,6 per cento rispetto al 2020), cui vanno a sommarsi poco più di 140 mila addetti “indiretti”.
La percentuale sulla forza lavoro complessiva (1,3 per cento) continua a essere allineata alla media europea, mentre ancora molto bassa risulta essere la dimensione media delle imprese, pari a 1,3 addetti per azienda.
Regno Unito e Germania, per numero di addetti e struttura aziendale, rappresentano le principali eccezioni tra i Paesi analizzati, con una dimensione media rispettivamente pari a 5,3 e 3,2 addetti diretti per impresa e un numero di occupati pari a quasi 750 mila e 500 mila.
“Sono diversi i temi che guideranno l’evoluzione al 2030 delle attività dei servizi immobiliari”, ha sottolineato Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari. “Da un lato l’applicazione dell’intelligenza artificiale spinta fino alla realtà aumentata e virtuale, dall’altro i servizi alla persona, siano essi conduttori o occupanti e la gestione attenta degli aspetti sociali. Senza dimenticare la necessità di quantificazione del peso nella creazione del valore. Per poter affrontare tali cambiamenti, le società che operano nel mondo dei servizi immobiliari sono obbligate a mettere in atto investimenti rilevanti in tecnologie e sistemi informatici adeguati, in sviluppo di competenze e in costante aggiornamento.
Nel nostro Rapporto confermiamo l’importanza del comparto nella formazione della ricchezza nazionale, ribadendo l’ampliamento tipologico dei servizi erogati e la crescita delle qualità manageriali di chi guida le società di servizi e le capacità degli operatori. E vogliamo spostare uno sguardo verso il futuro, rimarcando che ancora molte sono le sfide che la filiera si troverà ad affrontare da oggi al 2030, in un’ottica di continua evoluzione del comparto, come ad esempio la quantificazione numerica dell’impatto che le molteplici tipologie di servizi erogati hanno sul valore di mercato degli immobili e la difficoltà di attrarre giovani talenti, nuova forza lavoro, necessaria per lo sviluppo e la crescita del settore”.
Dopo l’apertura dei lavori di Mario Breglia (Scenari Immobiliari), il nono Rapporto è stato presentato da Francesca Zirnstein e Federico Rivolta (Scenari Immobiliari) e successivamente commentato dai responsabili delle società che hanno partecipato al Gruppo di lavoro:
– Paolo Alberti (ARTELIA GROUP),
– Simone Contasta (COLLIERS ITALIA),
– Lorenzo Dei Poli (RECCHI ENGINEERING),
– Manuela Di Marino (RINA Prime Value Services),
– Andrea Di Nicola (RINA Prime Property),
– Giovanni Grifa (CUSHMAN & WAKEFIELD),
– Paolo Paganuzzi (GENERALI REAL ESTATE),
– Laura Piantanida (YARD REAAS),
– Ermanno Pievani (ABACO TEAM),
– Dario Pistone (AGIRE | GRUPPO IPI),
– Corrado Sensale (PRELIOS INTEGRA),
– Giovanni Smaldone (THEOP),
– Andrea Tota (HILL INTERNATIONAL),
– David Vichi (REVALO).
SCENARI IMMOBILIARI Istituto indipendente di studi e di ricerche analizza i mercati immobiliari, e in generale, l’economia del territorio in Italia e in Europa.
Fondato nel 1990 da Mario Breglia, l’Istituto opera attraverso le sedi di Milano e Roma e può contare su un ampio numero di collaboratori attivi sul territorio nazionale ed europeo. Un personale altamente qualificato e multidisciplinare, proveniente da esperienze professionali diversificate, è in grado di fornire servizi a elevato valore aggiunto in tutta la filiera immobiliare (esclusa l’intermediazione).
Sanitation Safety Plan acque depurate è realizzato da Gruppo CAP ed è un modello innovativo sviluppato in Italia e all’avanguardia a livello internazionale per assicurare acqua sicura e di ottima da impiegare in agricoltura e per usi civili.
Una riserva costante, abbondante e indipendente dalle precipitazioni stagionali.
È l’acqua che esce pulita dai depuratori, risorsa sempre più preziosa sia per l’utilizzo civile sia, soprattutto, per l’agricoltura.
Parte da Milano la sfida per rispondere alle pressioni della crisi climatica, della siccità sempre più frequente e a un meteo sempre più imprevedibile, Il Sanitation Safety Plan sviluppato da Gruppo CAP in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, il Politecnico di Milano e l’Università del South Carolina, è un sistema all’avanguardia a livello mondiale, per garantire acqua di ottima qualità, sicura e pronta per essere impiegata in agricoltura.
Dell’importanza crescente e del ruolo sempre più centrale delle acque depurate si è parlato nel corso del convegno “La depurazione ha un nuovo domani”, organizzato da Gruppo CAP, la green utility che gestisce il servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, che ha visto confrontarsi esperti e professionisti del settore idrico italiani e internazionali, con contributi di ARERA, Unesco, Centro Ricerca della Commissione Europea, Legambiente, Coldiretti, dell’associazione Acqua Pubblica Europea e di esperti dai Paesi Bassi, da Berlino e da Israele.
“L’acqua non è un bene illimitato, e la Regione Lombardia è la prima regione in Italia nel comparto agricoltura, e quindi per fabbisogno idrico – ha commentato Massimo Sertori, Assessore Enti Locali, montagna, risorse energetiche e utilizzo della risorsa idrica di Regione Lombardia. – L’attuale sistema irriguo, fatto di controllo dei grandi laghi e di canali, deve sicuramente essere efficientato, magari adottando nuove tecnologie, ma va preservato, perché è al momento il sistema più efficace. In questo senso, l’impiego di acque reflue può essere un elemento da considerare, anche se da solo non potrà rispondere alle necessità dell’agricoltura lombarda”.
Il riutilizzo dell’acqua è considerato un modo efficace per aiutare a risolvere il problema della scarsità d’acqua e della siccità nell’UE e il loro impiego contribuisce a diminuire lo stress idrico del territorio, riducendo l’acqua prelevata dalle falde e consentendo il loro ripristino.
Si tratta quindi di una risorsa essenziale per fronteggiare la crisi climatica in atto.
Basti pensare a quanto accaduto negli ultimi due anni, nei quali si è assistito a periodi eccezionali di siccità, importanti diminuzioni dei livelli di tutti i bacini idrici (soprattutto al Nord) con drammatiche ripercussioni nel settore agricoli
In Italia, il tema era disciplinato da una legge del 2003 superata proprio nel giugno di quest’anno grazie al recepimento della normativa europea 741/2020/EU, che semplifica e promuove la possibilità di riuso delle acque trattate, e si fonda sull’ approccio della valutazione e gestione del rischio, lo stesso alla base del Sanitation Safety Plan di Gruppo CAP.
Allo stesso tempo, la nuova norma allarga la platea dei soggetti coinvolti a partire dal mondo agricolo e della gestione delle acque irrigue, fino all’utilizzatore finale.
“L’utilizzo di acque depurate è oggi un tema dirimente, che va rivisto e adattato anche alla luce della nuova normativa europea, proprio recentemente recepita nel nostro Paese. Grazie al Sanitation Safety Plan, CAP è già pronto a rispondere in maniera adeguata alle nuove disposizioni di legge – ha detto Alessandro Russo, Amministratore delegato di Gruppo CAP. – Fin dal 2019, quando abbiamo adottato il nostro Piano di Sostenibilità, ci siamo dati obiettivi ambiziosi in questo senso: riutilizzare almeno il 50% delle acque che trattiamo entro il 2033. Già oggi siamo arrivati al 41%. Abbiamo calcolato che con i soli impianti gestiti da noi, saremmo in grado di soddisfare il 22% del fabbisogno idrico della Città metropolitana di Milano, pari a circa il 4% dell’intera Lombardia. La sfida ora è creare una sinergia con chi poi questa acqua la deve trasportare e usare: il mondo agricolo. Noi siamo pronti e convinti che la strada sia quella giusta. Il Sanitation Safety Plan è un modello creato in Italia, che rappresenta in assoluto il primo piano di rischio sperimentato nel Paese, e uno dei primi in Europa, Si tratta di un modello frutto della collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, il Politecnico di Milano e l’Università del South Carolina, che grazie a soluzioni 4.0, ha consentito il monitoraggio continuo e il controllo costante della qualità delle acque trattate. I risultati che abbiamo ottenuto sono stati più che positivi, e oggi siamo pronti a replicare il modello su scala industriale”.
Il Sanitation Safety Plan, frutto di una lunga sperimentazione realizzata presso l’impianto di Peschiera Borromeo, uno dei più moderni ed efficienti d’Italia, è uno strumento di gestione della sicurezza delle acque depurate, e offre a tutti gli stakeholder fino al consumatore finale una garanzia sulla sicurezza dei prodotti e dei servizi provenienti dal sistema depurativo. Si pensi agli ortaggi o alle colture irrigate con l’acqua depurata per le quali occorre garantire la massima sicurezza sanitaria.
“Il Sistema Idrico Integrato è cambiato moltissimo nel corso degli ultimi anni, basandosi sulla normativa adottata nel 2003, che ha portato a raggiungere risultati straordinari in termini di efficienza, come del resto ben testimonia il lavoro fatto da Gruppo CAP – ha proseguito l’Assessore Sertori. – Dobbiamo oggi guardare al futuro, per migliorare ancora il servizio, incrementando le economie di scala, contenendo le tariffe e cercando di dare, insieme a tutti gli attori del settore idrico, una risposta amministrativa al passo con le sfide del cambiamento climatico”.
Nel corso del convegno si è sottolineato come l’Italia ha recepito in maniera virtuosa la normativa europea che disciplina il riutilizzo di acque reflue depurate e in particolare ARERA, l’Autorità di Regolazione di Energia, Reti e Ambiente, ha l’obiettivo di promuovere l’utilizzo di acque depurate anche attraverso i propri regolamenti, agendo contemporaneamente sia sul fronte delle utility, che saranno spinte a investire nel miglioramento dei sistemi di depurazione, sia sul fronte delle aziende agricole, operando sulla leva del prezzo delle acque reflue in modo che sia sempre più conveniente impiegarle.
Gruppo CAP è la realtà industriale che gestisce il servizio idrico integrato sul territorio della Città metropolitana di Milano secondo il modello in house providing, garantendo cioè il controllo pubblico degli enti soci nel rispetto dei principi di trasparenza, responsabilità e partecipazione. Attraverso un know-how ultradecennale e le competenze del proprio personale coniuga la natura pubblica della risorsa idrica e della sua gestione con un’organizzazione manageriale del servizio idrico in grado di realizzare investimenti sul territorio e di accrescere la conoscenza attraverso strumenti informatici. Per dimensione e patrimonio, Gruppo CAP si pone tra le più importanti monoutility nel panorama nazionale. Nel 2022 si è aggiudicato il premio Top Utility Ten Years come Utility italiana più premiata negli ultimi dieci anni.