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Calo investimenti efficienza energetica nell’industria, investimenti a -20% nel 2020. Presentato il Digital Energy Efficiency Report 2021, undicesima edizione di Energy&Strategy Group, School of Management Politecnico di Milano

Nel 2020 in Italia gli investimenti per l’efficienza energetica nel comparto industriale (poco più di 2 miliardi di euro, di cui il 90% in tecnologie hardware e solo l’8% in software per il monitoraggio dei cicli produttivi) sono diminuiti del 19,6% rispetto all’anno precedente, ma non è tutta colpa del Covid. Già nel 2018-2019 era in atto una frenata, dopo la crescita del triennio 2015-2017, le cui cause sono da ricercare in un quadro normativo incerto (in particolare per i Certificati Bianchi) e volto in direzioni opposte a quelle segnalate dagli operatori come necessarie per riprendere la crescita. È alle ragioni profonde di questa crisi, e alle soluzioni per uscirne, che è dedicato il Digital Energy Efficiency Report 2021, redatto dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano e presentato oggi.

“Il 2021 ha portato in dote un’ulteriore riforma dei Certificati Bianchi, ma la direzione è ancora quella sbagliata, perché non ha tenuto conto di nessuna delle proposte avanzate dalle imprese del settore – commenta Davide Chiaroni, Vicedirettore dell’E&S Group -. Un intervento incompleto che si traduce in un rischio per il comparto industriale legato all’efficienza energetica, come investitore o come fornitore di tecnologie o servizi. L’approvazione da parte dell’Unione Europea del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è certamente una buona notizia, perché le risorse destinate al Piano Transizione 4.0 potrebbero, secondo le nostre stime, annullare entro il 2023 l’effetto negativo del Covid. Ma non basta: per risolvere i problemi del comparto è necessario andare oltre il PNRR e riprendere in mano seriamente il tema dei Certificati Bianchi. Ci sono lo spazio e il tempo per farlo, le idee e anche la fiducia degli operatori e delle imprese, che guardano agli investimenti in efficienza energetica come a un patrimonio su cui fare leva per l’effettiva ripartenza”.

Entrando nel dettaglio, quasi il 20% degli investimenti in soluzioni hardware ha riguardato interventi sul processo produttivo (373 milioni di euro), il 18% gli impianti di cogenerazione (350 milioni) e il 15% i sistemi di combustione efficienti (circa 300 milioni), il 12% l’illuminazione (240 milioni); in coda sistemi HVAC, motori elettrici, inverter e sistemi di aria compressa (tra il 7% e il 10% degli investimenti totali).
I 168 milioni di euro investiti in soluzioni software, invece, si sono concentrati su monitoraggio e sensoristica di base (oltre il 65% del totale). È indubbio che la pandemia abbia pesato, portando un rallentamento nelle soluzioni digitali e di flessibilità nell’anno in cui invece ci si aspettava un loro balzo in avanti. Tuttavia, il calo degli investimenti in efficienza energetica nel comparto industriale in Italia è stato solo accelerato dal Covid.

Alla ricerca delle cause della crisi: la riforma dei Certificati Bianchi
Nonostante l’introduzione, negli anni, di vari Decreti relativi ai Certificati Bianchi e al loro rilancio, il mercato ha continuato il trend di contrazione: nel 2020 sono stati riconosciuti 1.720.903 Certificati, circa 1.180.000 in meno rispetto al 2019 (-41%, contro il -24% dell’anno precedente).
In buona sostanza, negli ultimi 2 anni il numero di Certificati Bianchi riconosciuti è più che dimezzato e questo ha comportato uno squilibrio sul mercato, con gravi conseguenze verso i soggetti obbligati che hanno riscontrato sempre più difficoltà nell’adempimento degli obblighi previsti dalla normativa. Facendo un confronto dal 2013, nel 2019 la percentuale di copertura è stata significativamente minore (-20%) ed equivalente al minimo previsto per legge.
Il solo calo degli investimenti non giustifica questo andamento del mercato, ma la connessione con la diminuzione della richiesta dei Certificati Bianchi ha prodotto un circolo vizioso: meno concessioni hanno portato a meno domande, e viceversa. Nel 2020, infatti, il 90% delle richieste si è concluso negativamente, ben oltre la soglia che ci si attenderebbe da un processo di valutazione efficiente condotto dal GSE.
Il 31 maggio 2021 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale l’ennesima riforma dei Certificati Bianchi, ma è apparso subito evidente come le proposte avanzate dagli operatori del settore non fossero state accolte, destando grandi perplessità.
Particolarmente sensibile il meccanismo di valorizzazione dei Certificati Bianchi: se si combinano la normativa che regola le Aste, i Certificati Bianchi virtuali e la mancanza di un floor, ossia un meccanismo di minimo valore per la definizione del prezzo, è assai difficile che si possa concretizzare una situazione di mercato favorevole.

Il PNRR e l’uscita dalla crisi. Ma si potrebbe fare di più
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede uno stanziamento di 29,44 miliardi di euro per l’efficienza energetica nel comparto industriale e dei servizi, permettendo di stimare una crescita anno su anno del 17% e di arrivare al 2023 a quasi 3 miliardi di euro di investimenti, cancellando i danni della pandemia. E tuttavia si può aspirare anche a fare meglio: nello scenario “policy driven” disegnato dall’E&S Group, dove accanto al PNRR ci fosse una riforma vera dei Certificati Bianchi, si potrebbe raggiungere al 2023 un livello di investimenti di oltre 3,1 miliardi, pari al 120% di quanto registrato nel 2019.
Al contrario, in assenza di questi strumenti di stimolo lo scenario attuale “as is” avrebbe portato a una crescita lieve degli investimenti nel 2021 (+2% sul 2020), in linea con il 2018-2019, e a una più sostenuta nel 2022-2023, comunque limitata al 5% anno su anno, superando i 2,3 miliardi nel 2023 (il 90% di quelli nel 2019), mentre senza il Covid lo scenario “tendenziale” avrebbe portato gli investimenti a circa 2,9 miliardi.

Focus sulla digital energy: data valorization e data monetization nell’energia
Il Digital Energy Efficiency Report 2021 ha analizzato anche la diffusione in azienda di soluzioni di sfruttamento (valorizzazione o monetizzazione) dei dati energetici. Con data valorization si intende la rielaborazione e il successivo utilizzo dei dati raccolti dalle tecnologie software a supporto di decisioni interne (ad esempio per la negoziazione dei prezzi dell’energia, l’ottimizzazione dei consumi energetici o degli impianti produttivi, la riduzione delle emissioni).
Con data monetization si intende invece la vendita di quegli stessi dati.
Il 67% delle imprese analizzate applica la data valorization (il 78% di esse ha sviluppato la soluzione internamente) e nel 90% dei casi usa i dati raccolti per individuare misure di efficienza energetica e ottimizzare i consumi, nel 60% per negoziare il prezzo dell’energia elettrica con il proprio fornitore.
Meno diffuso (52%) l’utilizzo di dati per l’ottimizzazione degli impianti produttivi e il monitoraggio delle emissioni.
Del 33% che non applica il paradigma, il 70% dichiara che non lo farà nemmeno in futuro.
Molto meno confortanti i dati relativi alla monetizzazione delle informazioni energetiche: ben il 98% del campione dichiara di non applicarla e in larghissima parte di non avere intenzione di farlo nemmeno in futuro (90%).

La survey 2021: il “sentiment” degli energy manager e lo stato di salute delle ESCo
In questa undicesima edizione del DEER, le consuete survey – la prima condotta tra 300 energy manager negli otto settori industriali più “energivori” e la seconda tra oltre 350 ESCo e Utility con servizi di efficienza energetica attive nel mercato italiano – riguardano il tipo di investimenti effettuati nel 2020 e lo “stato di salute” del comparto.
Il 65% degli intervistati dichiara di avere investito in soluzioni hardware per l’efficienza energetica (-4,5% rispetto al 2019), percentuale che sale al 79% per le grandi aziende (-1% sul 2019) e cala al 45% (-11%) per le PMI, da sempre meno propense a questo tipo di interventi.
Infatti, se nel 2018 le percentuali erano simili (88% grandi aziende vs 83% PMI), a partire dal 2019 si è assistito a un netto calo degli investimenti nelle PMI (-27%, contro il -8% delle grandi aziende). Solo il 38% del campione, invece, dichiara di aver investito in soluzioni software nel 2020 (-6% sul 2019), egualmente distribuito tra PMI (35%) e grandi aziende (39%).
Le barriere più rilevanti agli investimenti in efficienza energetica si confermano quelle relative agli eccessivi tempi di ritorno, all’incertezza del quadro normativo e all’interazione critica con il processo produttivo, seppur in flessione rispetto agli anni precedenti.
La pandemia, nonostante i pesanti effetti negativi dal punto di vista economico, si colloca solo al quarto posto.

Nel 2020 le ESCo certificate sono aumentate dell’1,6% rispetto al 2019, in continuità con il trend registrato tra 2019 e 2018 (+1%). Il numero dei dipendenti (in media 27) è invece sostanzialmente stabile, dopo il leggero calo tra 2019 e 2018. I ricavi, principalmente a causa degli effetti della pandemia e della contrazione del mercato dei Certificati Bianchi, sono diminuiti di 3,5 miliardi di euro (-3,8%) sul 2019: il fatturato medio si è attestato a 9,4 milioni di euro e l’Ebitda complessivo è sceso a 336 milioni (con un rapporto sul fatturato pari al 9,3% contro il 9,5% del 2019), a conferma delle ricadute del Covid sull’economia e della maturità raggiunta dal mercato, che limita la marginalità degli operatori.
Confrontando però le aspettative per l’anno in corso rispetto ai dati del 2020, il 31% dei rispondenti ritiene che il proprio fatturato crescerà fino al 10%, il 13,4% fino al 20% e quasi il 18% addirittura oltre il 20%. Solo 1 su 5, invece, si aspetta un trend negativo, a testimonianza di un certo ottimismo tra gli operatori, confermato dal 25% che prevede di aumentare il numero dei dipendenti anche del 10% (per il 40% degli intervistati resterà invariato) e dal 30% che si aspetta un Ebitda in crescita fino al 10%.
Tuttavia, gran parte della crescita del fatturato è legata a interventi nel settore civile, che grazie al Superbonus è visto come una sorta di salvagente dalle ESCo, in particolare da quelle in crisi: uno spostamento così netto di focus potrebbe distogliere le competenze delle ESCo dalla costruzione di un futuro nel comparto industriale e arenarsi quando la spinta data dal Superbonus si esaurirà.

www.som.polimi.it

Recupero del polietilene. Ecopolietilene, consorzio per la gestione dei beni in polietilene, accende i riflettori su un tipo di plastica interamente riciclabile. «Una materia importante dal grande valore ambientale»

Il consorzio Ecopolietilene ribadisce l’importanza di una corretta gestione dei rifiuti derivanti dai beni in polietilene. Realtà nata nel 2017, ma operativa solamente da poco meno di un anno, Ecopolietilene è impegnato nella gestione dei rifiuti derivanti dai beni in polietilene, un particolare polimero plastico che rappresenta circa il 30% del volume totale della produzione mondiale di plastica, ma soprattutto un materiale che è interamente riciclabile.

«Facciamo nostro il messaggio della Giornata dell’Ambiente di quest’anno: il ripristino degli ecosistemi passa necessariamente da un minor sfruttamento delle risorse e da un maggior recupero dei rifiuti. E la plastica è uno dei fronti sui quali serve un impegno maggiore», osserva il direttore generale di Ecopolietilene, Giancarlo Dezio. «Il polietilene è in moltissimi oggetti di uso quotidiano, oltre che nell’industria. La sua peculiarità di essere riciclabile al 100% ne fa un materiale importante all’interno di una visione circolare di gestione dei rifiuti. Raccoglierlo correttamente e affidarlo a una filiera di gestione capace di riciclarlo, è dare un importante contribuito alla sostenibilità e alla tutela dell’ambiente».

In polietilene sono, a esempio, le reti utilizzate in agricoltura, i giochi che si trovano nei parchi, gli spartitraffico e i tubi impiegati in edilizia, ma anche oggetti molti più quotidiani come i taglieri da cucina e i mobili da giardino; sono fatti in polietilene alcune lampade, gli imbuti, scolapasta, portaposate, vassoi, pattumiere e caraffe, in un elenco che potrebbe proseguire quasi all’infinito. Per la sua leggerezza e resistenza, è possibile ritrovarlo in moltissimi oggetti, soprattutto in quelli utilizzati in ambito agricolo e urbano.

«Si stima che in Italia ogni anno vengano prodotti circa 500 mila tonnellate di rifiuti da beni in polietilene. Un volume che, se opportunamente trattato, può rappresentare un valore aggiunto per l’economia e per l’ambiente; un valore che non deve andare sprecato», prosegue il direttore generale del consorzio. «Ecopolietilene rappresenta i produttori, distributori e riciclatori di beni in polietilene e si prefigge di razionalizzare e gestire la raccolta e il trattamento di questa tipologia di rifiuti. Il consorzio vuole sensibilizzare sull’importanza di conferire correttamente questi materiali, soprattutto da parte delle imprese: queste infatti possono alimentare un importante circuito virtuoso, evitando dannose dispersioni nell’ambiente».

Per quanto riguarda i cittadini, «in attesa che possa trovare concretezza una raccolta separata di questi rifiuti, è fondamentale iniziare a distinguere i beni in polietilene per conoscerne l’importanza e il valore ambientale».

Ecopolietilene – consorzio per il riciclaggio dei rifiuti dei beni in polietilene, Ecopolietilene è un sistema autonomo, senza fini di lucro e riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare. È composto dalle aziende produttrici, dai distributori e dai riciclatori dei beni in polietilene e nasce dalla professionalità e dal know-how nella gestione dei rifiuti maturata dal Sistema Ecolight, al quale fanno riferimento il consorzio Ecolight ed Ecolight Servizi, società che si occupa della gestione integrata dei rifiuti professionali generati dalle aziende.

www.ecopolietilene.it

Riciclo packaging alluminio. Le direttive comunitarie stimolano la rapida affermazione di un’economia circolare basata anche sul riciclo dei materiali. Semplici da raccogliere e riciclabili al 100%, gli imballaggi in alluminio facilitano il sistema di gestione dei rifiuti e consentono una diminuzione di CO2 immessa nell’atmosfera. E riducono gli sprechi alimentari.

Un dato allarmante
Nell’Unione europea si producono ogni anno più di 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti. Una quantità immensa, difficile persino da immaginare, figuriamoci da smaltire. Una massa volumetrica colossale, la cui gestione impone a livello comunitario la codificazione di direttive ben definite tese anche a garantire la salvaguardia dell’ambiente.
A marzo 2020 la Commissione europea ha presentato, sotto l’ombrello del Green Deal europeo (la tabella di marcia per raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050), un piano d’azione per una nuova economia circolare basata sulla progettazione di prodotti più sostenibili e sulla riduzione dei rifiuti.
Un modello – circolare per l’appunto – di produzione e di consumo che implica la condivisione, il riutilizzo e il riciclo dei materiali e dei beni esistenti e che supera il tipico modello lineare, ormai del tutto anacronistico, basato sullo schema ‘estrarre, produrre, utilizzare e gettare’.

In materia di ‘economia circolare’, la Commissione Europea ha tra l’altro approvato una serie di misure che puntano alla massimizzazione del riciclo degli imballaggi, qualsiasi sia il materiale di origine.
Nello specifico, per gli imballaggi in alluminio, l’obiettivo è il riciclo del 50% entro il 2025 e del 60% entro il 2030. Traguardi sfidanti in una prospettiva sovrannazionale, ma in Italia, fortunatamente, già raggiunti e superati. Da molti anni, ormai, l’industria italiana del riciclo dell’alluminio si muove a ritmi da record. Il nostro Paese è infatti terzo al Mondo, assieme alla Germania e dopo Stati Uniti e Giappone, per quantità di materiale riciclato: oltre il 70% dell’immesso sul mercato.
E questo grazie anche al quotidiano impegno di CIAL, il Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio, che dal 1997 agisce con il duplice obiettivo di avviare al recupero e al consequenziale riutilizzo gli imballaggi di alluminio giunti al termine del loro ciclo vitale e di promuovere iniziative tese a sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza del riciclo dell’alluminio. In quest’ottica CIAL si fa portavoce di un concetto evoluto di sostenibilità, stimolando la cooperazione dei vari attori coinvolti nella filiera degli imballaggi in alluminio.
È una questione di responsabilità circolare che invita tutti (produttori, Pubblica Amministrazione financo i singoli cittadini) a cooperare in modo fattivo per il raggiungimento degli obiettivi generali di raccolta e di riciclo.

Alluminio 100% responsabile
Leggero, per niente inquinante, riutilizzabile al 100% e per infinite volte. Robusto ma duttile, resistente ma malleabile, bello a vedersi e durevole nel tempo… l’alluminio è utilizzato oggi in svariati ambiti per la produzione di milioni di prodotti e di svariate tipologie di packaging/imballaggi. Queste sue caratteristiche intrinseche lo rendono ‘responsabile per natura’, un alleato fondamentale per modelli sostenibili di produzione e di consumo improntati su un utilizzo efficiente delle risorse naturali. Proprio così, l’alluminio è a tutti gli effetti un materiale ‘permanente’. Basti pensare che oltre il 75% di quanto ne è stato da sempre prodotto è tutt’ora in circolazione. E questo grazie alla sua capacità di non disperdere mai, anno dopo anno, riciclo dopo riciclo, nessuna delle sue proprietà originali. I vantaggi a livello socio-economico sono lampanti.

Meno estrazioni = meno CO2
I processi di estrazione e utilizzo delle materie prime (qualsiasi esse siano) hanno inevitabilmente un grande impatto sull’ambiente e aumentano il consumo di energia e le emissioni di anidride carbonica (CO2). Ebbene, dati alla mano, negli ultimi 20 anni, grazie al progressivo incremento delle attività di riciclo e di riutilizzo, la mancata estrazione di nuovo alluminio ha comportato un risparmio di oltre 6.600.000 tonnellate di CO2. Facile da raccogliere e facile da recuperare, l’alluminio riduce la formazione di rifiuti a monte, in piena sintonia con le direttive comunitarie recepite a luglio e incluse nel Testo Unico Ambientale.

Un effetto barriera contro gli sprechi alimentari
Formati diversi, pesi e dimensioni differenti, tantissimi possibili utilizzi. Lattine, scatolette, vaschette. Bombolette, tappi e tubetti, pirottini per pasticceria. O anche semplici rotoli di fogli sottilissimi… sono incontabili gli imballaggi in alluminio che tutti noi utilizziamo ogni giorno per contenere, proteggere e conservare prodotti alimentari e di altra natura.
L’alluminio è infatti il materiale che più di qualunque altro offre un’eccellente barriera alla luce, ai batteri, all’aria, all’ossigeno e al vapore. Quando è utilizzato come packaging di cibo e bevande, si rivela dunque molto utile per la conservazione del prodotto contenuto, minimizzando di conseguenza la produzione di rifiuto organico e contribuendo in maniera importante alla riduzione dello spreco alimentare.
E inoltre, in caso di delivery e di takeaway (modalità di acquisto/consumo degli alimenti oggi sempre più diffusa, anche in seguito all’emergenza sanitaria in corso), le ‘classiche’ vaschette in alluminio garantiscono a lungo il mantenimento della temperatura ideale del cibo contenuto. Un ulteriore vantaggio da non sottovalutare.

Innovazione tecnologica: prodotti sempre più leggeri per garantire il risparmio della materia prima utilizzata
Fra i traguardi prioritari di CIAL vi è quello di incoraggiare le imprese consorziate ad adottare pratiche sostenibili, a tutto vantaggio dell’ecosistema che ci circonda. Sintomatici, in tal senso, i dati riportati dal recente studio ‘Imballaggi in alluminio.
Trend evolutivo degli ultimi 20 anni’ (Packaging Meeting srl – ottobre 2020) che evidenziano la progressiva evoluzione in chiave ambientale delle imprese consorziate e il loro costante impegno finalizzato, ad esempio, a ridurre lo spessore e di conseguenza il peso – misurabile in grammi, trattandosi di un materiale per natura molto leggero – del packaging in alluminio prodotto.
– Lattine per bevande (33 cl) – Il peso di una lattina è passato dai 14 g del 2000 agli 12,2 g attuali, con un calo del 12%. Ciò ha permesso un risparmio di materia prima utilizzata pari a circa 51,2 t/000.
– Fogli sottili (incarti per cioccolatini/biscotti/formaggi, fogli da incarto domestico e commerciale) – Dal 2000 ad oggi, grazie alla riduzione dello spessore vi è stata una riduzione di peso del 27,5% che ha garantito un risparmio complessivo di circa 2,5 t/000 di alluminio.
– Tappi-Chiusure – Anche le chiusure hanno subito nel tempo una riduzione di peso, pari a circa il 2,5% (variazione media fra le diverse tipologie). Tale diminuzione media ha garantito negli ultimi 20 anni un risparmio complessivo di circa 7,8 t/000.
– Bombolette – Nel 2000 il peso medio delle bombolette in alluminio era di 30 g. In questi ultimi 20 anni la riduzione si è aggirata intorno al 13,2% arrivando nel 2020 a un peso medio di 26,2 g. Il risparmio totale di alluminio in 20 anni è pari a circa 9 t/000.
– Scatolette – Nel 2000 il loro peso medio era di 18 g. La riduzione graduale nel tempo (pari a circa il 6,4%) ha permesso di arrivare nel 2020 a un peso medio di 16,9 g. Il risparmio totale in 20 anni è pari a circa 27 t/000 di alluminio.
– Vaschette di vari formati per uso alimentare – Negli ultimi 20 anni, si è passati da uno spessore medio di 0,08 mm a 0,07 mm e con una riduzione di peso del 15% circa. Ciò ha permesso un risparmio complessivo di circa 9 t/000 di alluminio.

Sommando i risultati ottenuti per le varie tipologie di imballaggi in alluminio analizzate, si arriva a un risparmio totale nel corso degli ultimi 20 anni di circa 107 t/000, con una media annua pari a 5,35 t/000 risparmiate. Ciò ha consentito di ridurre tanti costi di produzione e ha contribuito a un notevole risparmio energetico.

CIAL – Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio nasce nel 1997 con il compito di avviare a riciclo e recupero gli imballaggi di alluminio, alla fine del loro ciclo di vita, provenienti dalla raccolta differenziata fatta dai Comuni, contribuendo così al recupero di una preziosa materia prima, evitando sprechi e salvaguardando l’ambiente.
Lattine per bevande, scatolette, vaschette, bombolette e foglio sottile in alluminio diventano, quindi, risorse fondamentali e imprescindibili per una crescita economica sostenibile e pulita, proprio come l’industria italiana del riciclo, tra le prime al Mondo per le importanti performance ambientali che riesce a esprimere.
È per il rispetto dell’ambiente, per l’eliminazione delle discariche e per la valorizzazione economica di risorse riutilizzabili che CIAL opera da oltre 20 anni nel nostro Paese – per nome e per conto delle imprese consorziate (produttori e utilizzatori di imballaggi in alluminio e riciclatori e recuperatori) – promuovendo la raccolta e il recupero e sensibilizzando milioni di cittadini con la collaborazione delle pubbliche amministrazioni.

www.cial.it

Quando l’elettronica cura corrente e freddo. Per rendere efficienti le macchine deputate alla refrigerazione e ridurre i consumi di energia elettrica, intervenendo sulla stessa rete, è possibile contare sugli apparati denominati SVG (Static Var Generator).
Ecco cosa sono e quali benefici offrono.
di Andrea Ballocchi – pubblicato su ZeroSottoZero
link articolo

Efficienza Power Quality in Capsol. SMARTEFFICIENCY per POWER QUALITY. SmartEfficiency, dopo una serie di monitoraggi dedicati, ha verificato l’opportunità di eliminare la serie di armoniche e l’energia reattiva generate dalle apparecchiature produttive dell’azienda. Sono stati quindi forniti ed installati gli apparati SVG (Static Var Generator) e APF (Active Power Filter) direttamente sulle singole linee elettriche della produzione.

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RAEE oltre 343.000 tonnellate. Il 12° Rapporto Annuale 2019 del Centro di Coordinamento RAEE evidenzia che nel nostro Paese sono state avviate a corretto smaltimento 343.069 tonnellate di Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, registrando una crescita del 10,45%. La Valle d’Aosta si conferma la regione più virtuosa d’Italia per raccolta pro capite, quasi doppia rispetto a quella nazionale, mentre la Toscana spicca tra le regioni del Centro. La Campania è la migliore per quantità assolute raccolte del Sud Italia, ma ha la maglia nera per raccolta pro capite

Sono oltre 343mila le tonnellate di Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) raccolte in Italia nel 2019.
È quanto emerge dall’analisi dei dati resi noti dal Centro di Coordinamento RAEE, l’organismo centrale che organizza l’attività di tutti i Sistemi Collettivi dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche che si occupano della gestione dei RAEE in Italia, e che rappresenta il punto di riferimento per tutta la filiera dei RAEE domestici. Si tratta di un risultato estremamente positivo, in crescita di oltre il 10% rispetto al 2018, che conferma e migliora ulteriormente il trend degli ultimi anni.

I dati più importanti della raccolta RAEE 2019 sono stati presentati nel Rapporto Annuale 2019 che raccoglie e sintetizza i risultati della raccolta conseguiti dai singoli Sistemi Collettivi, ed è pertanto l’unico report in grado di fotografare l’andamento della raccolta di RAEE domestici nella sua totalità a livello nazionale.

Quest’anno il Rapporto Annuale viene proposto in una veste totalmente nuova, ripensato nei contenuti e nella grafica, realizzata da Accent On Design di Milano. Oltre a fornire i risultati più significativi della raccolta a livello nazionale e regionale, il rapporto di quest’anno si propone come strumento informativo a tutto tondo grazie all’inserimento del vocabolario dei RAEE e dello schema di funzionamento dell’intero sistema, dal cittadino ai Sistemi Collettivi.

Per conoscere invece in maniera dettagliata lo stato della raccolta dei RAEE domestici in Italia, il CdC RAEE mette a disposizione un nuovo servizio online, il sito raeeitalia.it, concepito per presentare i dati attuali e storici. La neonata piattaforma web è stata sviluppata integrando il tool Pingendo, strumento per il design e l’aggiornamento di siti web moderni ed affidabili, con Google Data Studio, lo strumento di Data Visualization che permette di realizzare report interattivi ed accessibili da chiunque, su ogni dispositivo.

“Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti dal sistema RAEE nel 2019, grazie all’impegno dei Sistemi Collettivi e di tutti i gestori della raccolta, siano essi Comuni, aziende della gestione rifiuti piuttosto che distributori e installatori di apparecchiature elettriche e elettroniche” commenta Bruno Rebolini, neo presidente del Centro di Coordinamento RAEE. “Si tratta di un risultato molto positivo che conferma e consolida ancora una volta il trend evidenziatosi negli ultimi anni. Il sistema di gestione dei RAEE promosso dai produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche ha migliorato livelli di servizio e di efficienza già particolarmente virtuosi su tutto il territorio nazionale, a conferma che il sistema multi-consortile italiano è un modello di riferimento a livello europeo. Al tempo stesso i produttori di AEE attraverso i sistemi collettivi hanno ulteriormente incrementato i finanziamenti a disposizione dei soggetti che effettuano la raccolta, che tra premi di efficienza, fondo per lo sviluppo delle infrastrutture di raccolta e finanziamenti per la comunicazione locale e nazionale, ammontano a oltre 22 milioni di euro”.

Dati nazionali raccolta RAEE 2019
Nel 2019 i Sistemi Collettivi hanno raccolto complessivamente 343.069 tonnellate di RAEE sull’intero territorio nazionale, quasi 32.460 tonnellate in più rispetto al 2018, valore che corrisponde a un incremento del 10,45% rispetto al 2019, in assoluto la crescita migliore dal 2014. Migliora anche la raccolta media pro capite che si attesa a 5,68 kg per abitante (+10,68%).

Si amplia anche la rete infrastrutturale attiva sul territorio nazionale che comprende 4.367 centri di raccolta comunali, con un ulteriore miglioramento del servizio a disposizione di cittadini e consumatori per il corretto conferimento dei RAEE.

Nel corso del 2019 i Sistemi Collettivi hanno gestito 194.734 ritiri di RAEE sull’intero territorio nazionale, l’8,55% in più rispetto all’anno precedente, corrispondente a una media di 16.288 movimenti mensili.
Le missioni di freddo e clima (R1) e grandi bianchi (R2) hanno registrato un forte incremento rispetto all’anno precedente (+9,42% e +11,07%), ma se guardiamo la crescita del carico medio, quella di R2 è stata superiore all’1,80%, quella di R1 si è fermata al +1,51%. Quest’ultimo raggruppamento ha ancora margini di miglioramento, considerando che la possibilità di ottimizzare i carichi è analoga per la somiglianza delle apparecchiature che li compongono. Particolarmente significativo è l’incremento del carico medio di R4 (+4,17%), direttamente legato alla importante crescita della raccolta di Consumer Electronics e piccoli elettrodomestici.

Il costante efficientamento della movimentazione dei RAEE è andato di pari passo con un tasso di puntualità sempre elevato con valori costantemente superiori al 99%.

Questi risultati sono l’esito della costante attività di sensibilizzazione e promozione della cultura della raccolta dei RAEE, impegno che per due anni dal 2018 ha visto coinvolto in prima persona il Centro di Coordinamento RAEE, promotore della prima campagna di comunicazione nazionale sull’argomento. A questo aspetto si affiancano gli effetti positivi degli Accordi di Programma che coinvolgono, oltre al Centro di Coordinamento RAEE, i produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche, i Comuni, i gestori della raccolta dei rifiuti e i distributori.
Affinché il percorso virtuoso imboccato e consolidato negli anni dal nostro Paese prosegua per conseguire gli obiettivi di raccolta sempre più sfidanti a livello europeo, va ribadita ancora una volta la necessità di rendere urgente e prioritaria l’azione di contrasto alla dispersione e al commercio illegale dei RAEE.

La classifica dei cinque raggruppamenti
Nel 2019 tutti i cinque raggruppamenti nei quali sono suddivisi i RAEE secondo le diverse esigenze di trattamento e riciclo, hanno registrato un incremento: il più significativo, pari al +15,28%, spetta all’elettronica di consumo e ai piccoli elettrodomestici (R4) il cui peso si attesta a 72.609 tonnellate. Si conferma pertanto l’ottimo trend avviato lo scorso anno, indubbiamente favorito anche dalla campagna di comunicazione promossa dal CdC RAEE negli ultimi due anni.
Molto positivo, e pari a al +13,12%, l’incremento dei grandi bianchi (R2) che si confermano la tipologia di apparecchiature a fine vita più raccolte con 115.109 tonnellate, arrivando a rappresentare oltre un terzo della raccolta assoluta. Crescono a doppia cifra (+11,06%) anche freddo e clima (R1) per un totale di 93.432 tonnellate, mentre Tv e monitor (R3) raggiungono quota 59.853 tonnellate (+0,12%). Le sorgenti luminose (R5), infine, superano per la prima volta quota 2.000 tonnellate, confermando seppur a ritmi più contenuti rispetto all’anno precedente (+5,36%) la crescita iniziata nel 2018.

La raccolta geografica
In linea con quanto già emerso negli anni precedenti, anche dal Rapporto Annuale 2019 emerge che l’andamento della raccolta è stato positivo in quasi tutto il Paese. Nord, Centro, Sud e Isole rafforzano ulteriormente i quantitativi di raccolta complessiva rispetto al 2018, seppur con trend differenti anche ampi, tra le diverse aree territoriali. In particolare, il gap dell’area Sud e Isole con il resto d’Italia rimane evidente e riconferma il fatto che, nonostante sia in crescita, la raccolta in queste regioni dovrà procedere a ritmi più sostenuti nel prossimo futuro.
Una situazione similare si osserva nella raccolta pro capite, in crescita in quasi tutto il Paese.

Nelle regioni del Nord la raccolta complessiva cresce dell’8,77% rispetto al 2018 per un totale di poco più di 186.000 tonnellate, con una media pro capite che arriva a 7,40 kg per abitante, ben al di sopra della media nazionale. In termini di raccolta assoluta le regioni registrano un trend positivo, ad eccezione della Valle d’Aosta che segna un calo (-2,28%), pur non intaccando il suo primato nazionale in termini di raccolta pro capite (10,30 kg/ab). Spicca, al contrario l’incremento della raccolta in Liguria che anche nel 2018 è a doppio digit (+14,45%).
Tra le migliori del Paese, anche le raccolte pro capite dell’Emilia Romagna e della Liguria, rispettivamente con 8,08 kg/ab e 7,62 kg/ab. Da sottolineare che quest’ultima nel 2018 ha superato il Trentino Alto Adige che si è sempre distinto per avere una delle raccolte pro capite più alte.

Nel Centro Italia la raccolta di RAEE domestici cresce del 12,26% rispetto all’anno precedente per un totale di 79.525 tonnellate; sale anche la media pro capite che raggiunge i 5,91 kg per abitante, superando nuovamente la media italiana. Tutte le regioni registrano andamenti molto positivi, compresa l’Umbria che segna un’importante inversione di tendenza portando la raccolta dal -0,61% del 2018 al + 8,44% nel 2019. Particolarmente performante il Lazio che evidenzia un incremento nella raccolta superiore al 18%, quarto miglior risultato a livello nazionale.

Sono però il Sud e le Isole a registrare la maggiore crescita nella raccolta a livello di aree, con un incremento del 12,76%, confermando così il trend positivo emerso già nel corso del 2018, che si traduce in una raccolta complessiva di 77.377 tonnellate. Sei regioni su sette evidenziano risultati a segno più, mentre il Molise conferma per il secondo anno consecutivo l’unico trend negativo.
All’opposto, la miglior performance nell’incremento della raccolta – da notare, non solo a livello di area, ma addirittura a livello nazionale – spetta alla Basilicata che registra un incremento nella raccolta del 29,72% favorito dalla presenza di un importante luogo di raccolta.
Molto positivi e sempre a doppia cifra anche i trend di crescita della Sicilia e della Puglia, rispettivamente a +19,18% e +18,85%, che si posizionano così al secondo e al terzo posto a livello italiano per maggiore crescita nella raccolta, ma che ancora stentano in quella assoluta.
A livello di raccolta pro capite, l’area raggiunge quota 4,77 kg/ab, riducendo in maniera significativa il divario rispetto alla media nazionale. A livello di singole regioni, la Sardegna ratifica la seconda posizione a livello nazionale con un pro capite di 8,43 kg/ab, seguita dal Molise con 5,24 kg/ab che così come le restanti regioni dell’area rimangono però tutte al di sotto della media nazionale.

Classifica per regioni
Nella classifica delle regioni, in valori assoluti a livello nazionale la Lombardia tiene stretto il podio con 64.728 tonnellate di RAEE raccolti, mentre in termini di raccolta pro capite, come già evidenziato, la Valle d’Aosta conferma nuovamente la propria leadership.
Nel Centro Italia il Lazio diventa la regione più virtuosa per raccolta complessiva, con 29.547 tonnellate di RAEE raccolti, superando di un soffio la Toscana che rimane invece salda al comando per quanto riguarda la media pro capite, pari a 7,87 kg/ab. Nessuna variazione, invece, nel Sud Italia e isole, dove la Campania si conferma al primo posto nella raccolta assoluta con 18.809 tonnellate di RAEE, mentre la Sardegna è prima per raccolta pro capite, con 8,43 kg/ab.
Maglia nera al contrario per Puglia, Sicilia e Campania in termini di raccolta pro capite, le tre regioni anche nel 2019 occupano infatti le ultime tre posizioni della classifica nazionale seppur con un lieve cambiamento: con 3,52 kg/ab la Puglia è terzultima, seguita al penultimo posto dalla Sicilia con 3,47 kg/ab. Ultimo posto, ancora una volta, per la Campania con soli 3,24 kg/ab, dati abbondantemente al di sotto della media nazionale e lontanissimi dagli ambiziosi obiettivi imposti dall’Unione Europea.

Conclude Rebolini: “Siamo consapevoli che nonostante il cammino fin qui intrapreso e i molti risultati positivi conseguiti, la strada per raggiungere gli sfidanti target imposti dall’Unione Europea continua a essere lunga e con molti ostacoli. Ciò nonostante, anche nel prossimo futuro il Centro di Coordinamento RAEE, insieme ai Sistemi Collettivi e ai produttori, proseguirà il cammino intrapreso ormai dodici anni fa all’insegna del massimo impegno e mettendo in campo risorse reali e concrete”.

Centro di Coordinamento RAEE
Il Centro di Coordinamento RAEE è un consorzio di natura privata, gestito e governato dai Sistemi Collettivi sotto la supervisione del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero dello Sviluppo Economico. È costituito dai Sistemi Collettivi dei produttori di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (AEE), in adempimento all’obbligo previsto dal Decreto Legislativo n. 49 del 14 marzo 2014.
Il compito primario del Centro di Coordinamento RAEE è garantire su tutto il territorio nazionale una corretta gestione dei RAEE originati dalla raccolta differenziata, assicurando che tutti i Sistemi Collettivi lavorino con modalità ed in condizioni operative omogenee; il Centro di Coordinamento RAEE stabilisce, inoltre, come devono essere assegnati i Centri di Raccolta RAEE ai diversi Sistemi Collettivi.

www.cdcraee.it

Fotovoltaico: Sugherificio Molinas raddoppia. SMARTEFFICIENCY per FOTOVOLTAICO. A due anni di distanza dalla messa in attività del primo impianto fotovoltaico da 1 MW/p, il Sugherificio Peppino Molinas & Figli di Calangianus in Sardegna, avvalendosi nuovamente dell’affiancamento progettuale di Enrico Rainero SmartEfficiency, inizia l’installazione di un secondo impianto per la produzione di energia da fotovoltaico di potenza di 1 MW/p.

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Nuova luce su logistica food Abbi Holding a Macomer. SMARTEFFICIENCY per ILLUMINAZIONE. Riqualificazione dell’impianto di illuminazione con nuovi apparecchi LED e monitoraggio consumi.
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Intelligence for better buildings: data from the ExcEED platform. Having comparable performance data coming from buildings that could be converted into information and useful knowledge would largely benefit key stakeholders of the building sector (building managers, designers and policy makers). The generated knowledge would improve existing and next generation buildings, thanks to the improved control, design and energy performance regulations generated.

The H2020 project ExcEED and its collaborative platform turn this into reality: as users add their buildings’ monitoring data, the intelligence embedded in the platform turns raw data into key performance indicators and geoclustered benchmarks, showing where to focus to improve the efficiency of buildings.

The key element of the platform is the user, through the data he or she provides to the platform, resulting in a more comprehensive analysis and benchmarking.

What kind of data is needed in ExcEED? What are they needed for and how are they processed?

The data required to use the ExcEED platform
The unique selling point of the ExcEED platform lies in its combination of metadata and measured data, combined with complex KPI algorithms and geoclustering tool.

Metadata provide an overall description of the building for which monitoring data will be uploaded.
They cover six categories:
– General information over the building (height, heated surface, percentage of glazing…)
– Heating and cooling system specification
– Renewable energy system specification
– Mechanical ventilation system specification
– Lighting values
– Environmental and energy performance certification
The measured data instead can be imported from a number of data sources including utility meters (usually provided by data collectors/aggregators), grid data (e.g. electricity market data from market operators), monitoring data stored in csv files.

When signing up to the ExcEED platform as a user, you first register your site(s), building(s) and devices, for which you will later manually input metadata and automatically upload monitoring data. You will get access to a user-friendly interface where your data can be uploaded with maximum safety. The user interface is divided in three sections:
1. The dashboard homepage section that shows you general information
2. The data section where data and metadata can be uploaded following the instructions
3. The analytics section where data is handled, processed and analysed

The data interface architecture was designed to be extensible and flexible to accept new data requirements, technologies and functionalities. That is why the data management within the platform includes a basic data integrity check, synchronization and aggregation engines designed to process any kind of data, from electrical, gas and water readings to any numeric readings such as operations and environmental data.

What are the data needed for?
The uploaded data feed into our knowledge base and analytics tool, designed to support you in assessing the energy performance of you building portfolio against a wide set of key performance metrics.

You, as user, will interact with the knowledge base to:
– Upload specific streams of time-series data (energy use, operations, environmental conditions, etc.);
– Review the performance of your building through the set of Key Performance Indicators enabled by the data you have uploaded;
– Run geo-clustering analysis on specific performance range you are interested in.

The breakdown analysis tool can be used to understand, extract, compare and visualize the monitoring data uploaded. The tool can be used to compare, for instance, simulated consumption for a certain building with the actual data collected. The breakdowns show your building’s energy use and associated cost, and benchmark it against the energy performance of similar buildings within the same climate zone, size, market or any other metric. You can calculate possible savings by discovering, increasing and decreasing trends over several time periods.

The operations analyser tool allows you to simulate behaviors by turning on and off the consumption in parts of the day. This way it is possible to estimate consumption and cost savings doing a what-if analysis. The tool is useful to quickly evaluate patterns of power consumption and when peak load happens. Through the platform, you are also able to set notifications and alerts in order to keep track of the consumption and cost. After a few weeks learning phase, the tool will alert you in case of abnormal values, while you activate sentinel notifications for your meters. Alert notifications are useful to detect data disruption, incomplete reporting, suboptimal operation of devices.

The ExcEED platform as a milestone to achieve EU energy targets
Moving from traditional offline analysis against outdated datasets to online analysis against continuously updated datasets spanning over buildings from many EU member states, the ExcEED platform paves the way for next-generation building energy performance analysis.

The ExcEED knowledge base was designed around innovative ways to allow users to continuously profile their building estate with information ranging from energy measurements, energy efficient renovations to business metrics and other construction conditions. In such a context, the Knowledge Base of the ExcEED platform plays a central role in enabling the operation of advanced analysis processes that are key to the success of the EU member states in complying with energy conservation targets set from 2020 onwards.

Now it’s up to you to make the most of the ExcEED tool by uploading your data to the platform and start using the benchmarking and clustering tools available. Ready to take the challenge? Register to the platform and upload your buildings data for free.

 

I DATI DALLA PIATTAFORMA EXCEED: INTELLIGENCE PER COSTRUIRE EDIFICI MIGLIORI

La disponibilità di dati comparabili relativi alle prestazioni degli edifici utili a dare maggiori informazioni sugli edifici stessi va a beneficio dei principali stakeholder del settore edilizio (gestori di edifici, progettisti, e politici). La maggiore conoscenza generata porterebbe a un migliaramento degli edifici esistenti e di quelli di nuova generazione, grazie al conseguente perfezionamento del controllo, della progettazione e del rendimento energetico.

Il progetto Horizon 2020 ExcEED e la sua piattaforma vanno in questa direzione. Man mano che gli utenti della piattaforma caricano i dati di monitoraggio dei loro edifici, possono poi trasformare grazie alle diverse funzioni della piattaforma i dati grezzi in indicatori di performance (KPI) e fare benchmark, e quindi comprendere le condizioni necessarie per migliorare l’efficienza degli edifici.

L’elemento chiave della piattaforma è l’utente che, attraverso i dati che carica sulla piattaforma, puo’ ottenere analisi e benchmark più completi.

Che tipo di dati sono necessari in ExcEED? A cosa servono e come vengono elaborati?

I dati necessari per utilizzare la piattaforma ExcEED
Il punto di forza della piattaforma ExcEED e’ nella combinazione di metadati e dati misurati, utilizzati per il calcolo di specifici KPI e per i benchmarks.

I metadati caratterizzano alcuni attributi dell’edificio per il quale verranno caricati i dati di monitoraggio.
Essi si suddividono in sei categorie:
– Informazioni generali sull’edificio (altezza, superficie riscaldata, percentuale di vetrate….)
– Specifiche del sistema di riscaldamento e raffreddamento
– Specifiche del sistema di energia rinnovabile
– Specifiche del sistema di ventilazione meccanica
– Valori di illuminazione
– Certificazione ambientale ed energetica
I dati misurati possono invece essere dati importati da una serie di fonti, dai contatori (di solito forniti da raccoglitori/aggregatori di dati), da sistemi di rete (ad esempio i dati dell’elettricità provenienti dagli operatori di mercato), e da strumenti di monitoraggio (e memorizzati in file CSV).

Quando un utente si iscrive alla piattaforma ExcEED, inserisce i primi edifici e i dispositivi di monitoraggio, per i quali indica poi manualmente i metadati e carica automaticamente i dati di monitoraggio. L’utente avrà accesso a un’interfaccia di facile utilizzo, dove i dati possono essere caricati in piena sicurezza.
L’interfaccia utente è divisa in tre sezioni:
1. La homepage che mostra informazioni generali.
2. La sezione dati dove è possibile caricare dati e metadati seguendo le istruzioni.
3. La sezione analitica in cui i dati sono trattati, elaborati e analizzati.

L’architettura dell’interfaccia dati è stata progettata per essere adeguata a possibili nuovi requisiti, tecnologie e funzionalità dei dati. La gestione dei dati all’interno della piattaforma include un controllo di integrità di base e motori di sincronizzazione e aggregazione progettati per elaborare qualsiasi tipo di dati, dalle misurazioni di elettricità, gas e acqua a qualsiasi valore numerico, come le operazioni e i dati ambientali.

A cosa servono i dati?
I dati caricati confluiscono nello strumento knowledge base and analytics, progettato per supportare l’utente a confrontare le prestazioni energetiche del suo portfolio di edifici in relazione agli indicatori di performance selezionati.

L’utente interagirà con lo strumento per:
– Caricare flussi di dati relativi a serie temporali (consumo energetico, funzionamento, condizioni ambientali, ecc.);
– Esaminare le prestazioni del suo edificio tramite gli indicatori di performance;
– Eseguire analisi di geo-clustering sull’intervallo di interesse specifico.

Lo strumento breakdown può essere invece utilizzato per capire, estrarre, confrontare e visualizzare i dati misurati caricati. Puó essere usato, per esempio, per confrontare i consumi previsti di un determinato edificio con i dati effettivamente raccolti. Le tabelle generate mostrano il consumo energetico dell’edificio dell’utente con i costi associati e lo confrontano con le prestazioni energetiche di edifici simili all’interno della stessa zona climatica, dimensione, mercato o qualsiasi altra caratteristica specifica. È possibile calcolare i risparmi aumentando e diminuendo i valori in diversi periodi di tempo.

Lo strumento operations analyser permette di simulare le performance dell’edificio aumentando e riducendo il consumo di energia in alcuni momenti della giornata. In questo modo è possibile stimare i consumi e i risparmi sui costi tramite un’analisi “what-if”. Lo strumento è utile per valutare rapidamente gli andamenti di consumo energetico e quando si verificano dei picchi di carico. Attraverso la piattaforma, inoltre, è possibile impostare notifiche e avvisi per tenere traccia dei consumi e dei costi. Dopo una fase di raccolta dati di alcune settimane, lo strumento avviserà l’utente in caso di valori anomali, attivando le notifiche per i contatori. Le notifiche di allerta sono utili per rilevare interruzioni dei dati, segnalazioni incomplete, o un funzionamento non ottimale dei dispositivi.

La piattaforma ExcEED: una pietra miliare per il raggiungimento degli obiettivi energetici dell’UE
La piattaforma ExcEED propone nuovi processi di valutazione delle performance di edifici, in particolare quelli di nuova generazione in molti stati membri dell’UE permettendo di passare da analisi “offline” tradizionali di dati obsoleti all’analisi online di dati continuamente aggiornati.

L’interfaccia ExcEED è stata progettata in modo innovativo per consentire agli utenti di tracciare continuamente il profilo del proprio patrimonio edilizio con informazioni che vanno dalle misurazioni energetiche, alle ristrutturazioni ad alta efficienza energetica, alle metriche aziendali e altre condizioni di costruzione. In tale contesto, la Knowledge Base della piattaforma ExcEED svolge un ruolo centrale nel consentire il funzionamento di analisi avanzate, fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico, dal 2020 in poi, da parte degli stati membri dell’UE .

Siete pronti a sfruttare al meglio ExcEED caricando i vostri dati sulla piattaforma e iniziando a utilizzare gli strumenti di benchmarking e clustering disponibili? Inizia la nuova sfida con ExcEED!

Registrati alla piattaforma ,carica i dati dei tuoi edifici, e fai le analisi per capire la performance del tuo edificio. La piattaforma e’ GRATIS e aperta a tutti!

– BYinnovation è Media Partner di BPIE

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