Alluminio uso e riuso. Il sistema italiano di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggi in alluminio è una eccellenza nel panorama europeo, in linea con i principi del nuovo Piano d’Azione per l’Economia Circolare del Green Deal europeo.
È quanto emerge dai risultati dell’assemblea annuale di CIAL-Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio.
Nel 2022 è stato avviato a riciclo il 73,6% degli imballaggi in alluminio immessi sul mercato (ovvero 60.200 tonnellate) e, con il recupero energetico, il totale di quelli complessivamente recuperati cresce e si avvicina al 78%.
Il tasso di riciclo degli imballaggi in alluminio in Italia ha quindi già superato abbondantemente gli obiettivi al 2025 (50%) e al 2030 (60%).
Numeri importanti che hanno consentito di evitare emissioni serra pari a 423mila tonnellate di CO2 e di risparmiare energia per oltre 185mila tonnellate equivalenti di petrolio.
La scelta dei criteri di gestione della filiera del packaging in alluminio garantisce un rapporto costo-risultato tra i più efficienti d’Europa, realizzando un eccellente modello di sostenibilità sociale, economica ed ambientale accanto a una relazione estremamente costruttiva con il territorio, grazie all’azione combinata di istituzioni, imprese, operatori, cittadini e comuni.
L’efficienza e l’efficacia del sistema italiano di raccolta differenziata e riciclo è ancor più evidente se consideriamo lo spaccato del tasso di riciclo per le lattine in alluminio per bevande che per il 2022 è pari al 91,6%, in linea con quello dei paesi i cui sistemi sono basati sul deposito cauzionale e di gran lunga superiore al tasso medio di riciclo europeo del 73%.
“Per gli imballaggi in alluminio si supera il concetto ‘usa e getta’ e si afferma sempre più quello ‘usa e ricicla’ così come il concetto ‘mono-uso’, genericamente associato al settore del packaging, non si addice al packaging in alluminio, materiale per natura disponibile per un ‘uso infinito’. Sono due cambi di paradigma che esprimono molto bene la natura e la missione del sistema italiano di gestione del packaging in alluminio.” dichiara Carmine Bruno Rea, Presidente di CIAL (recentemente nominato Consigliere di Amministrazione di Conai – Consorzio Nazionale Imballaggi in rappresentanza della filiera alluminio, categoria produttori).
“L’alluminio è facile da raccogliere e da riciclare e noi in Italia lo facciamo molto bene. I risultati lo dimostrano” prosegue Rea “ma è anche utile sottolineare quanto l’alluminio sia il materiale ideale per la produzione di imballaggi (lattine per bevande, scatolette per alimenti, bombolette aerosol, tubetti, vaschette, foglio sottile in rotoli e per involucri, tappi, chiusure e capsule per il caffè, ecc.) perché è leggero, malleabile, resistente agli urti e alla corrosione ed è in grado di garantire un effetto barriera che protegge dalla luce, dall’aria, dall’umidità e dai batteri in linea, quindi, con gli altissimi standard richiesti nei settori food e beverage per una lunga e sicura conservazione, a tutela della salute umana e con un contributo imprescindibile alla prevenzione della formazione del rifiuto organico e alla riduzione dello spreco alimentare e degli scarti. Tutti elementi che rendono il packaging in alluminio, sempre più coerente con i principi della Prevenzione e quindi con le politiche e i modelli di sviluppo socioeconomico della Green Economy.”
I numeri CIAL nel 2022
– 243 imprese consorziate.
– 430 operatori convenzionati, 246 piattaforme e 12 fonderie su tutto il territorio nazionale garantiscono la raccolta, il trattamento, il riciclo e il recupero dell’alluminio.
– 5.547 Comuni (il 70% dei Comuni italiani attivi) collaborano con CIAL alla raccolta differenziata degli imballaggi in alluminio, nell’ambito dell’Accordo Quadro Anci-Conai, su tutto il territorio nazionale. Sono 46,5 milioni di cittadini coinvolti (il 79% degli abitanti italiani serviti).
– Quantità di imballaggi in alluminio immesse nel mercato italiano: 81.800 tonnellate.
– Recupero totale degli imballaggi in alluminio in Italia (quota di riciclo + quota di imballaggi avviati a recupero energetico): 63.600 tonnellate.
— Riciclo: 60.200 tonnellate di imballaggi in alluminio, pari al 73,6% del mercato
— Recupero energetico: 3.400 tonnellate (quota di imballaggio sottile che va al termovalorizzatore)
– Grazie al riciclo di 60.200 tonnellate di imballaggi in alluminio sono state evitate emissioni serra pari a 423mila tonnellate di CO2 e risparmiata energia per oltre 185mila tonnellate equivalenti petrolio.
AL 100% responsabile
– L’alluminio è riciclabile all’infinito.
– Il riciclo dell’alluminio garantisce un risparmio energetico del 95% rispetto ai processi tradizionali.
– Il 75% di tutto l’alluminio da sempre prodotto nel Mondo è ancora in uso.
– In Europa si ricicla la più alta quantità di alluminio pro capite nel Mondo.
– Oggi la produzione italiana si basa al 100% sul riciclo.
CIAL – Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio nasce nel 1997 con il compito di avviare a riciclo e recupero gli imballaggi di alluminio, alla fine del loro ciclo di vita, provenienti dalla raccolta differenziata fatta dai Comuni, contribuendo così al recupero di una preziosa materia prima, evitando sprechi e salvaguardando l’ambiente. Lattine per bevande, scatolette, vaschette, bombolette e foglio sottile in alluminio diventano, quindi, risorse fondamentali e imprescindibili per una crescita economica sostenibile e pulita, proprio come l’industria italiana del riciclo, tra le prime al Mondo per le importanti performance ambientali che riesce a esprimere. È per il rispetto dell’ambiente, per l’eliminazione delle discariche e per la valorizzazione economica di risorse riutilizzabili che CIAL opera da 25 anni nel nostro Paese – per nome e per conto delle imprese consorziate (produttori e utilizzatori di imballaggi in alluminio e riciclatori e recuperatori) – promuovendo la raccolta e il recupero e sensibilizzando milioni di cittadini con la collaborazione delle pubbliche amministrazioni.
Comuni Sostenibili 2030: l’Italia è in ritardo sugli Obiettivi dell’Agenda. I Comuni devono essere protagonisti concreti e base del cambiamento.
Marco Filippeschi, coordinatore del comitato scientifico della Rete dei Comuni Sostenibili, è intervenuto all’evento “Mettere a terra la strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile. Il sistema multilivello di strategie regionali e agende locali”, organizzato a Milano da ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) all’interno del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2023.
“Bisogna alzare la testa. L’allarme lanciato dal segretario generale dell’Onu Guterres è inquietante. L’Agenda 2030 si sta attuando molto parzialmente e le resistenze sono fortissime. L’Italia, purtroppo, è fra i paesi in grave ritardo e con un governo che si oppone alle politiche più coraggiose dell’Unione europea, come nel caso della mobilità elettrica e della decarbonizzazione energetica. Servono una spinta politica di denuncia dei ritardi e una mobilitazione sulle azioni grandi e piccole per raggiungere gli obiettivi.
Il monitoraggio rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030 può dare una forte spinta dal basso. L’azione dei comuni è fondamentale. Spesso troviamo una sensibilità che è trasversale alle appartenenze politiche e dobbiamo farla esprimere appieno. La nostra sperimentazione, quella della Rete dei Comuni Sostenibili, punta a dare trasparenza all’azione amministrativa e ad affermare la pratica del monitoraggio volontario come impulso per realizzare agende locali impegnative tramite percorsi partecipativi.
È un metodo che ricerca il rapporto diretto con i comuni, senza automatismi, e che implica azioni concrete nei territori, con effetti misurabili anno per anno. Può integrarsi con altri sistemi di monitoraggio, sempre che si punti a produrre azioni concrete” ha dichiarato Marco Filippeschi.
La Rete dei Comuni Sostenibili è un’associazione nazionale senza scopo di lucro aperta all’adesione di tutti i comuni italiani e unioni di comuni, a prescindere dalla dimensione, collocazione geografica e colore politico dell’amministrazione comunale.
L’associazione promuove politiche per la sostenibilità ambientale, sociale, culturale ed economica, con un progetto innovativo e concreto, valorizzando le buone pratiche e accompagnando le amministrazioni locali alla territorializzazione e al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030.
È nata nel 2021 su iniziativa dell’Associazione delle Autonomie Locali Italiane (ALI), Città del Bio e Leganet, in collaborazione con ASviS, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile e in sinergia con il Joint Research Center della Commissione europea.
Nel primo anno e mezzo di attività hanno aderito quasi 80 comuni e città ed è in costante espansione con oltre 300 manifestazioni d’interesse.
Energia falsi segnali di ottimismo: mercati tranquilli solo in apparenza: è necessario pianificare impianti a fonti rinnovabili per mettersi al riparo da nuove turbolenze energetiche, geopolitiche, speculative.
Il prezzo di borsa dell’energia cala del 20% nelle ore di produzione del fotovoltaico
Nel mese di marzo in Sardegna si sono registrate 85 ore con un prezzo sotto i 20 €/MWh e ben 42 con prezzo a zero, mentre Calabria, Sicilia e il sud hanno riportato 28 ore con il prezzo sotto i 20 €/MWh.
In prospettiva ci si aspetta che il solar captured-price diminuisca sensibilmente all’aumentare della potenza fotovoltaica installata e potrebbe verificarsi la cosiddetta “cannibalizzazione” del prezzo, con diverse ore in cui i prezzi zonali diventano nulli o negativi e il prezzo di cattura del solare si riduce drasticamente.
È quanto riporta l’ultimo report di ITALIA SOLARE sull’andamento dei prezzi del mercato elettrico.
“Ora più che mai è indispensabile pianificare gli sviluppi di nuova capacità da fonte rinnovabile, integrandola nel sistema e nel mercato energetico, così da disporre di forniture certe e convenienti. In particolare nelle ore di produzione da fotovoltaico il prezzo registrato in borsa (e quindi “catturato” dagli impianti fotovoltaici stessi) è scontato del 20% rispetto alla media giornaliera, fatto che dimostra l’assoluta competitività dell’energia solare nel contesto attuale e prospettico”, spiega Stefano Cavriani, Consigliere di ITALIA SOLARE e co-coordinatore del gruppo di lavoro mercati dell’associazione.
Lo scenario
Dopo il crollo dei prezzi avvenuto nel corso della prima metà del 2020, dalla ripresa post-pandemia il mercato dell’energia ha registrato una costante salita.
I prezzi sono esplosi da settembre 2021, con l’avvio della stagione termica 2021-2022, quando è risultata evidente la riduzione delle forniture di gas dalla Russia.
L’invasione dell’Ucraina a fine febbraio 2022 ha infatti innescato una fase di assoluta incertezza e volatilità sui mercati energetici che, tra alti e bassi, è proseguita per tutto il 2022 con picchi di prezzo durante l’estate (giugno-settembre 2022) quando molti Paesi, in primis Italia e Germania, hanno inseguito ogni metrocubo di gas, a qualsiasi prezzo, pur di riempire gli stoccaggi in vista dell’inverno 2022-2023.
L’estate 2022 è stata caratterizzata da notevole siccità in tutta Europa, con la conseguente pesante riduzione della produzione idroelettrica e l’impossibilità di poter raffreddare adeguatamente le centrali termoelettriche ubicate lungo i fiumi.
Alla fine del 2022 il prezzo medio dell’energia si attestava intorno ai 300 €/MWh e le aspettative per il 2023 e 2024 quotavano prezzi superiori ai 200 €/MWh.
Le temperature straordinariamente miti registrate per tutto l’inverno 2022-2023, insieme alla notevole riduzione del consumo da parte delle industrie, hanno determinato una caduta dei consumi di gas del 20-25% rispetto ai valori storci, che hanno determinato il crollo dei prezzi del gas che è passato da 130 €/MWh a 40 €/MWh in meno di 3 mesi.
Nonostante la perdurante siccità, nel corso del 1° trimestre 2023 il PUN medio è stato 157 €/MWh, circa il triplo di quello che era nel 2019 (52 €/MWh), un prezzo che rende ancora oggi conveniente la realizzazione degli impianti fotovoltaici sia a livello residenziale sia a livello industriale.
L’offerta di gas dalla Russia è calata dell’85%, ma gli approvvigionamenti via LNG (USA e altri fornitori internazionali, in parte dalla stessa Russia ‘sotto mentite spoglie’) consentono al momento di supplire e procedere senza tensioni particolari.
Ma la competizione con l’Asia (Cina, Giappone, Sud Corea, India etc.) potrebbe innescare nuove impennate e il futuro resta incerto.
“La crisi è tutt’altro che risolta e il nostro futuro energetico è ancora a rischio. Per esempio, uno dei motivi per cui in Italia i prezzi sono scesi è anche la massimizzazione, voluta da un decreto del Governo Draghi, delle centrali a carbone, che consente a tali impianti di offrire in borsa energia elettrica a prezzo zero, anche se i costi di produzione vengono ovviamente recuperati in altre voci in bolletta”, spiega ancora Stefano Cavriani.
I prezzi della CO2
Il rialzo del PUN, avvenuto durante la seconda metà del 2021, è stato causato anche dal cambiamento del prezzo delle quote CO2 che, come si può osservare, è aumentato di 40 € circa tra aprile 2021 e dicembre 2021.
Durante il 2022 tale prezzo è oscillato intorno agli 80 € per poi salire strutturalmente al di sopra di tale soglia durante il Q1 2023, sfiorando i 100 €, grazie ai segnali della ripresa economica europea.
Negli ultimi mesi i prezzi dei futures dei permessi CO2 hanno addirittura superato i 100 €, raggiungendo i massimi storici.
ITALIA SOLARE è un ente del terzo settore che sostiene la difesa dell’ambiente e della salute umana supportando modalità intelligenti e sostenibili di produzione, stoccaggio, gestione e distribuzione dell’energia attraverso la generazione distribuita da fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaico.
Promuove inoltre la loro integrazione con le smart grid, la mobilità elettrica e con le tecnologie per l’efficienza energetica per l’incremento delle prestazioni energetiche degli edifici.
ITALIA SOLARE è l’unica associazione in Italia dedicata esclusivamente al fotovoltaico e alle integrazioni tecnologiche per la gestione intelligente dell’energia.
Circular Cities Declaration (CCD) report celebrates and highlights the great steps cities, many of them ICLEI members, across Europe are taking to support the transition to a circular economy. From Maribor’s circular economy strategy and Budapest’s community composting initiative, to Ghent’s repair cafés and Haarlem’s world-leading target for 100% of local procurement to be circular by 2030, the report and the city profiles present many exemplary and replicable solutions.
Throughout 2022, CCD signatories have been submitting individual reports sharing their key activities and interventions in the field of circular economy, and the challenges they have experienced. In total 40 reports were submitted, covering activities from 2021 and 2022.
ICLEI Europe, with support from the Ellen MacArthur Foundation, led a comprehensive analysis of these submissions, with the CCD report as a result. The two organisations note that this is the widest ever assessment of circular economy practices across European cities. It has identified eight key trends for how circularity is implemented in Europe’s urban areas, as well as the four main barriers hindering a circular economy.
Half of the 40 cities discussed in the report have circular economy strategies in place or in development.
Cities who need support with the development of one can benefit from the increasing amount of circular initiatives set up at European level to support them. Moreover, the report makes evident that there is a lot of potential to accelerate the circular transition. Beyond just city authorities, residents, national governments and the private sector all have levers they can pull to help achieve circularity.
The report highlights that the circular transition is happening across all of Europe in big and small cities, and across different sectors
For example, Leuven (Belgium) is setting up digital platforms to support repair services; Torres Vedras (Portugal) is using public procurement to invest in sustainable school meals; Copenhagen (Denmark) is using innovation to find radical new solutions for waste management; Ljubljana (Slovenia) encourages citizens to create their own circular solutions; La Spezia (Italy) requires the reuse of existing structures in construction; and Helsinki (Finland) enables food redistribution to make local food systems more regenerative.
Despite all this good news, the report does not turn a blind eye towards the challenges.
Progress towards making cities circular is not as fast as it could be due to a lack of skills and knowledge. Furthermore, a lack of finance options is holding back the pace of transition to a circular economy. The private sector and national governments must help unlock new opportunities. As purchasers of goods and services, cities can contribute to this by using their buying power to lead by example and drive change among their suppliers. Finally, citizens must be aware of their own crucial role. They shape cultural norms and political expectations – these need to adapt alongside the changes brought in by urban authorities if cities are to become truly circular.
The report’s great emphasis on the role of cities in achieving the circular transition fits the broader aims of the Circular Cities Declaration.
It was set up to not only support cities in achieving circularity, but also to highlight the crucial role they have in this process.
Cities are hubs of humanity and centres of economic activity
As Sarah O’ Carroll, Cities Lead at Ellen Macarthur Foundation, notes: “Our cities are uniquely positioned to drive the transition to a circular economy. Though they’re resource and energy intensive, they’re also innovative, interconnected, and home to concentrations of capital, data, and talent. Embedding circular economy principles in cities can result in meaningful change locally, and drive transformation across a nation. This report highlights the growing will, of cities of all sizes, to transition to a circular economy. While progress is not as fast as it could be, due to a lack of skills, knowledge, and finance, it’s inspiring to see many systemic circular solutions already underway at city level.”
Filipe Araujo, vice-Mayor of the City of Porto, echoes the key role of cities in the circular transition: “Shifting from a linear to a circular economy is essential if we want to achieve decarbonization and stay within planetary boundaries. It represents nothing less than a paradigm shift, as closing and shortening material loops means adopting completely new ways of producing and consuming. As cities, we have a number of policy levers at our disposal which can have a strong influence. We strongly believe that we can show the way forward, and lead and mobilise both people and organisations towards the circular transition.”
Simon Clement, coordinator for the Circular Economy at ICLEI Europe notes that “the CCD aims to have 150 signatories by the end of 2025. This would give a further boost to the circular economy in Europe and send a clear signal that there is a viable alternative to the linear economy. It is clear that the fight against climate change (and beyond the necessity to stay within planetary boundaries) cannot be won with the current “take-make-waste” approach. We would therefore like to invite cities and regions from all over Europe reading this report to join the CCD community and help leverage the action needed.”
The ICLEI members who have contributed to the report are: Ghent (Belgium); Copenhagen (Denmark); Espoo, Helsinki, Lappeenranta, Oulu, Tampere, Turku (Finland); Grenoble, Lille Metropole (France); Freiburg (Germany); Budapest (Hungary); Haarlem (Netherlands); Braga, Guimaraes, Torres Vedras (Portugal); Oslo (Norway); Ljubljana, Maribor (Slovenia); Murcia (Spain); Malmö, Umea (Sweden); and Izmit (Turkey).
ICLEI – Local Governments for Sustainability is a global network of more than 2,500 local and regional governments committed to sustainable urban development. Active in 125 countries, we influence sustainability policy and drive local action for low emission, nature-based, equitable, resilient and circular development. ICLEI Europe provides Members in Europe, North Africa, the Middle East and West Asia with a voice on European and international stages, a platform to connect with peers and tools to drive positive environmental, economic and social change. ICLEI Europe works closely with an extended network of local and regional governments and partners on a broad range of topics.
The Circular Cities Declaration (CCD) has been set up to support cities in their transition from a linear to a circular economy and to emphasise the critical and effective role that they play in this transition, while also providing a shared vision of what a circular city is. The Declaration has been developed by a broad partnership of stakeholders, led by ICLEI Europe to ensure that the vision and commitments contained are ambitious, yet achievable, and reflect the needs of all.
Next (re)generation MIND. PlusValue partner ESG. “Rigenerazione Urbana” è stato il tema del convegno svoltosi durante la MIND Innovation Week il 9 maggio, mettendo a confronto proposte e programmi di recupero e riqualificazione del patrimonio immobiliare su scala urbana, che puntino a garantire qualità e sicurezza dell’abitare sia dal punto di vista sociale sia ambientale, in particolare nelle periferie più degradate.
Si tratta di interventi che, rivolgendosi al patrimonio edilizio preesistente, limitano il consumo di suolo salvaguardando il paesaggio e l’ambiente.
Per rimanere attrattive e vivibili, oggi le città hanno bisogno di essere ripensate sotto diversi punti di vista.
– ruolo della rigenerazione urbana nella creazione di valore sostenibile e sociale
– la città dei 15 minuti, in relazione a mobilità e servizi
– consumo di suolo zero e come rendere reale questo slogan
– living e nuove proposte urbane.
Come portare avanti un’agenda comune con esperti del settore e decisori politici sul tema della rigenerazione urbana, agendo ciascuno con i propri mezzi e strumenti ma d’accordo a perseguire finalità comuni.
by Lendlease, PlusValue, SDA Bocconi, T-Factor
“Civic Nature” – Viaggio nella biodiversità urbana a MIND, Herbula Wild Garden
Inaugurazione del giardino temporaneo “Herbula Wild Garden” con l’installazione “Civic Nature, un percorso esperienziale nella natura urbana a MIND”, che combina analogico e digitale.
L’evento, all’aria aperta e pensato per tutte le età, si apre con un talk sul ruolo di MIND e sull’importanza della sua biodiversità all’interno della rete ecologica milanese, tenuto da esperti di Terra Viva, LAND e Polifactory.
by PlusValue, Polifactory, LAND, Terra Viva, T-Factor
MIND Innovation Week. Sei giorni di racconti e creazioni, di elementi di futuro che riempiranno i luoghi reali del distretto con una serie di appuntamenti – da quelli professionali a quelli aperti al pubblico – fisicamente ospitati dai singoli centri di produzione che li hanno generati, negli spazi pubblici e privati del distretto.
PlusValue, fondata nel 2015, con sedi a Londra e Milano, è una società di advisory che da anni supporta istituzioni ed aziende leader di settore ad adottare nuovi modelli di crescita sostenibile. Operando al crocevia dei temi di innovazione e sostenibilità, PlusValue è leader nello sviluppo di importanti progetti di trasformazione urbana, affiancando aziende di real estate nella valorizzazione di asset esistenti, come nel caso di MIND – Milano Innovation District, partnership pubblico-privata per lo sviluppo del più grande distretto dell’innovazione in Italia sulle Scienze della vita e lo sviluppo urbano sostenbile.
Da anni inoltre lavora sui temi della finanza ad impatto con Banca Europea degli Investimenti, Nazioni Unite e investitori privati.
– BYinnovation è Media Partner di PlusValue
ESG valore finanza: un nuovo studio di Bain & Company ed EcoVadis dimostra il miglioramento. Le attività ESG, che riguardano la sostenibilità, la diversità e la soddisfazione dei dipendenti, sono correlate a una maggiore crescita e redditività per le aziende: lo ha rivelato uno studio congiunto di Bain & Company ed EcoVadis.
Lo studio, intitolato “L’impegno in ambito ESG crea valore?” ha valutato qual è stato l’impatto delle attività e dei risultati ESG su 100.000 aziende, l’80% delle quali private. La ricerca fornisce nuove prospettive sui vantaggi delle prestazioni ESG per le società private e sottolinea l’importanza per le società di private equity di considerare i fattori ESG nel loro approccio.
“I nostri risultati forniscono un’ottica che prima mancava nel dibattito sulla correlazione tra attività ESG e performance finanziaria”, ha dichiarato Axel Seemann, advisory partner di Bain & Company. “I nuovi dati dimostrano che risultati ESG positivi sono una caratteristica delle aziende di successo. Ciò dovrebbe incoraggiare le società private e gli investitori a raddoppiare con fiducia l’impegno in ambito ESG. Ci aspettiamo solo che questa correlazione si rafforzi man mano che i dati ESG diventeranno più ricchi e variegati”.
La ricerca ha evidenziato come i vari aspetti delle attività ESG rilevati nelle schede di valutazione EcoVadis, tra cui l’implementazione di pratiche per ridurre le emissioni di carbonio e migliorare l’approccio DEI, l’integrazione della sostenibilità nei processi di gestione e l’approvvigionamento sostenibile, sono correlati sia ai risultati ESG che alle prestazioni finanziarie. I risultati mostrano che, oltre a portare benefici al pianeta e alla società, le attività ESG sono associate a una maggiore crescita del fatturato e a margini EBITDA più elevati.
Quattro correlazioni tra attività ESG e risultati aziendali
-1. Le aziende con maggiore presenza femminile nel team esecutivo ottengono risultati finanziari migliori. Le aziende che si collocano nel primo 25% del proprio settore in termini di diversità di genere nei team dirigenziali registrano una crescita annua del fatturato di circa 2 punti percentuali superiore a quella delle aziende del quartile più basso. E i loro margini di profitto EBITDA sono superiori di 3 punti percentuali rispetto allo stesso gruppo.
-2. L’utilizzo di energia rinnovabile è correlato a margini EBITDA più elevati nei settori ad alta intensità di carbonio. Nei settori delle risorse naturali, dei trasporti e dei beni industriali, le aziende che utilizzano più energia rinnovabile hanno margini EBITDA più elevati.
-3. Le aziende che si concentrano su pratiche etiche, ambientali e lavorative all’interno delle loro catene di fornitura sono più redditizie. Queste aziende hanno margini da 3 a 4 punti percentuali superiori a quelle che non si preoccupano delle credenziali ESG dei propri fornitori.
-4. I leader in ambito ESG hanno dipendenti più soddisfatti; le aziende con i dipendenti più soddisfatti crescono più velocemente e sono più redditizie. In tre anni registrano una crescita di fatturato fino a 5 punti percentuali in più rispetto a quelle con dipendenti meno soddisfatti e margini di 6 punti percentuali superiori rispetto alle aziende che sono indietro. Oltre ai principi fondamentali di una retribuzione equa e alla garanzia di un ambiente di lavoro sicuro, i benefici possono includere la formazione professionale, la salute mentale e fisica, l’assistenza all’infanzia e le opportunità di istruzione, tutti fattori che aumentano la soddisfazione dei dipendenti e, di conseguenza, la produttività e la fidelizzazione.
Questi risultati sottolineano i vantaggi che le aziende private possono ottenere intensificando i propri sforzi in ambito ESG, visto che attualmente sono in ritardo rispetto alle società pubbliche. Secondo la ricerca, solo il 35% delle grandi aziende private ottiene il massimo punteggio per la gestione delle emissioni di carbonio, rispetto al 53% delle grandi aziende pubbliche.
“Questi risultati dovrebbero motivare le aziende indipendentemente dal livello di maturità ESG a raddoppiare i propri investimenti per accelerare il percorso verso la sostenibilità”, ha dichiarato Sylvain Guyoton, Chief Rating Officer di EcoVadis. “Per le aziende ancora agli inizi, ciò significa sviluppare sistemi di gestione della sostenibilità con politiche, piani d’azione e reporting. Le aziende in una fase matura possono perseguire funzionalità più avanzate come la gestione rigenerativa delle risorse e la circolarità dei prodotti. In ultima analisi, l’inserimento a cascata di queste pratiche nelle rispettive catene del valore può supportare, ad esempio, le iniziative di decarbonizzazione e circolarità di Scope 3 e mettere questi partner commerciali sullo stesso percorso verso la creazione di valore. La nostra ricerca dimostra che ne varrà la pena”.
EcoVadis è un’azienda guidata da uno scopo, la cui missione è fornire valutazioni di sostenibilità aziendale affidabili a livello globale. Aziende di tutte le dimensioni si affidano a EcoVadis per monitorare e migliorare le prestazioni di sostenibilità delle loro attività e dei loro partner commerciali e aziendali. Le scorecard, i benchmark, gli strumenti per agire sul carbonio e gli insight di EcoVadis guidano un percorso di miglioramento delle pratiche ambientali, sociali ed etiche in 200 categorie industriali e 175 Paesi. Leader di settore come Ferrero, Lavazza, Rete Ferroviaria Italiana, BASF, Bridgestone, Johnson & Johnson, L’Oréal, LVMH, Unilever e JPMorgan sono tra le 100.000 aziende che collaborano con EcoVadis per guidare la resilienza, la crescita sostenibile e l’impatto positivo in tutto il mondo.
Bain & Company è una società di consulenza globale che aiuta gli artefici del cambiamento più ambiziosi a definire il futuro. In 64 città e 39 paesi, lavoriamo al fianco dei nostri clienti come un unico team con l’obiettivo condiviso di ottenere risultati straordinari, superare la concorrenza e ridefinire i settori. Completiamo la nostra esperienza personalizzata e integrata con un vivace ecosistema di innovatori digitali per offrire risultati migliori, più rapidi e più duraturi. Il nostro impegno decennale di investire più di 1 miliardo di dollari in servizi pro bono porta il nostro talento, la nostra esperienza e le nostre conoscenze alle organizzazioni che affrontano le sfide urgenti di oggi in materia di istruzione, equità etnica, giustizia sociale, sviluppo economico e ambiente. Sin dalla nostra fondazione nel 1973, misuriamo il nostro successo in base a quello dei nostri clienti e manteniamo con orgoglio il più alto livello di tutela dei clienti di tutto il settore.
Aziende e solidarietà. Anche dirigenti e manager possono servire in mensa, accogliere, ascoltare e accompagnare chi ne ha più bisogno.
L’indice del rischio di povertà in Italia è ancora molto alto, 16,8%, nonostante la ripresa dopo il periodo più difficile della pandemia (25,3% nel 2020, 25,4% nel 2021). Se a livello nazionale le stime migliorano grazie agli effetti dei principali interventi sui redditi familiari adottati nel 2022 che sono stati inclusi nel calcolo dall’Istat, nelle principali città italiane la forbice delle diseguaglianze sociali continua ad aprirsi.
Opera San Francesco per i Poveri, OSF, è la realtà fondata dai Frati Cappuccini di viale Piave a Milano, che dal 1959 si impegna ad assicurare ai poveri assistenza gratuita e accoglienza così come recita il suo Statuto ufficiale.
Soddisfa bisogni primari come quello di avere un pasto caldo, di potersi fare una doccia e indossare abiti puliti, ma garantisce anche il diritto alla salute con visite mediche e medicinali gratuiti.
Offre inoltre supporto a coloro che si trovano in difficoltà per la ricerca di una casa, di un’occupazione e per la gestione delle relazioni interpersonali.
Questi servizi ai poveri sono garantiti quotidianamente grazie al lavoro dei volontari, colonna portante di Opera San Francesco e alle generose donazioni dei suoi sostenitori, privati e aziende.
Sono sempre di più le aziende che sposano strategie di responsabilità sociale concedendo ai loro dipendenti la possibilità di dedicare ore o giorni a servizi socialmente utili. In Opera San Francesco è possibile fare un’esperienza di volontariato a favore delle persone in difficoltà nei servizi di Mensa, Docce e Guardaroba e nel Centro Raccolta. Il volontariato aziendale è un modo per sensibilizzare e coinvolgere i lavoratori, ma è anche un modo per migliorare l’affiatamento nel team e far crescere il senso di orgoglio e di appartenenza verso l’azienda.
“Sono grata di aver avuto l’opportunità di prestare il mio aiuto alla mensa dei poveri presso Opera San Francesco di Milano – racconta Content Strategist di Softec -. È stata un’esperienza toccante, grazie alla quale ho potuto constatare di persona come l’impegno dei volontari sia encomiabile e quanto sia importante lavorare insieme per costruire una società più giusta e solidale. Partecipare a questo tipo di attività è un’esperienza che consiglio a tutti. La solidarietà è un valore che va coltivato e praticato ogni giorno, e OSF è un esempio concreto di come si possa fare la differenza nella vita di tante persone”.
“Prestare volontariato presso Opera San Francesco – spiega Mattia Stabile, Key Account Manager di Softec – oltre che rappresentare un momento di employer branding, è stata un’esperienza edificante e di alfabetizzazione emotiva in grado di poter suggellare quanto sia importante donare. Quando si riesce a poter offrire in modo libero, si riesce ad ottenere in cambio molto di più di quanto si immagini. La cifra che ne deriva dovrebbe essere una costante presente da rispettare e canalizzare nella nostra quotidianità”.
La Mensa è il servizio storico di OSF, il primo a essere nato, ed è un luogo dove chi vive in difficoltà può trovare gratuitamente un pasto nutriente, equilibrato e completo sia a pranzo che a cena. Dal 1959, data in cui venne inaugurata la prima Mensa, ciò che viene offerto agli ospiti in un ambiente riservato e accogliente, grazie alla disponibilità dei volontari, è sempre lo stesso: pasti caldi, ascolto e conforto. Il servizio negli anni si è modernizzato ed esteso, ora le Mense sono due, e oggi OSF è capace di servire pasti a oltre 2.000 persone al giorno.