Category: Circular Economy

Da pannelli solari a barattoli. Sogliano Ambiente Spa, azienda leader nel settore del riciclo dei rifiuti, ha trovato una soluzione innovativa per il vetro derivato dai pannelli fotovoltaici grazie alla collaborazione con Cyrkl, la piattaforma globale dedicata alla compravendita di rifiuti industriali e all’approvvigionamento sostenibile.

L’azienda, da anni impegnata nel riciclo a 360 gradi dei rifiuti, ha recentemente ampliato le sue attività per includere il riciclo dei pannelli fotovoltaici.
Grazie a metodi di lavorazione avanzati, Sogliano Ambiente è in grado di estrarre una percentuale molto elevata dei materiali contenuti nei pannelli fotovoltaici, ottenendo risultati di efficienza senza precedenti.
Infatti, il 99% dei materiali in ingresso viene avviato al riciclo, mentre solo l’1% viene destinato allo smaltimento finale.

Attraverso il loro sistema di trattamento meccanico su linea, Sogliano Ambiente Spa ha raggiunto un importante traguardo: l’End-of-Waste sul vetro dei pannelli fotovoltaici, in conformità con il regolamento (UE) N. 1179 del 10/12/2012.
Questo significa che il vetro recuperato perde la qualifica di rifiuto e diventa una preziosa materia prima seconda, pronta per essere reintrodotta nel ciclo produttivo.

Per valorizzare il vetro derivato dai pannelli fotovoltaici, Sogliano Ambiente Spa ha collaborato con Cyrkl
Attraverso la piattaforma di Cyrkl, l’azienda ha trovato un partner specializzato nella produzione di vasetti e bottiglie per il settore alimentare, ad esempio per sughi. La connessione facilitata da Cyrkl ha creato un mercato per il vetro dei pannelli fotovoltaici, precedentemente considerato un sottoprodotto di poco valore.

Simone Grasso, country manager italiano di Cyrkl, ha commentato: “Siamo entusiasti di supportare Sogliano Ambiente Spa nel loro impegno per il riciclo dei pannelli fotovoltaici. Questa connessione dimostra come la circolarità possa creare opportunità di business sostenibili, riducendo al contempo l’impatto ambientale delle attività industriali. Siamo orgogliosi di facilitare tali connessioni e di fornire alle aziende gli strumenti necessari per trasformare i rifiuti in risorse preziose”.

La partnership tra Sogliano Ambiente Spa e il produttore di imballaggi in vetro è solo un esempio delle numerose connessioni di successo che Cyrkl ha facilitato nel settore della gestione dei rifiuti.
La piattaforma di Cyrkl ha già connesso migliaia di aziende in tutto il mondo, offrendo loro l’opportunità di trasformare i propri rifiuti in risorse preziose e contribuire alla transizione verso un’economia circolare.
Sogliano Ambiente Spa continua a essere all’avanguardia nel settore del riciclo dei pannelli fotovoltaici, dimostrando il suo impegno per l’efficienza e la sostenibilità.
Grazie alla collaborazione con Cyrkl, l’azienda è in grado di valorizzare il vetro derivato dai pannelli fotovoltaici, contribuendo così a ridurre l’impatto ambientale di questa importante fonte di energia rinnovabile.

Cyrkl è una startup green-tech la cui missione principale è di applicare i principi dell’economia circolare alla gestione dei rifiuti attraverso tecnologie innovative, analisi dei dati e apprendimento automatico.
Ad oggi Cyrkl aiuta migliaia di aziende a trasformare i rifiuti in risorse, grazie alla più grande piattaforma digitale sugli scarti in Europa dove è possibile caricare annunci virtuali di ogni tipo di scarto o rifiuto.
Grazie a Cyrkl le aziende risparmiano centinaia di migliaia di tonnellate di emissioni di CO2 che verrebbero altrimenti rilasciate nell’atmosfera.
Come parte delle sue attività di consulenza, il team di esperti di rifiuti si occupa inoltre di consulenze specifiche.
Gli esperti si recano presso gli stabilimenti industriali e analizzano tutti i flussi di rifiuti con l’obiettivo di trovare soluzioni alternative in termini di gestione dei rifiuti.
I risultati ottenuti sono analisi di mercato, risparmi ambientali ed economici (15% – 45%) e supporto nell’implementazione di nuove tecnologie di riciclaggio. Il portafoglio clienti include anche grandi aziende come LIDL e Škoda Auto.

cyrkl.com

www.soglianoambiente.it

Recupero componenti gomma a fine vita. Oldrati Guarnizioni Industriali SpA, società del Gruppo Oldrati, tra i più importanti nella produzione di manufatti in gomma, plastica e silicone, annuncia un investimento di più di 6 milioni di euro.
Tale progetto sarà portato avanti grazie al supporto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), in particolare con le risorse gestite dal Fondo Nazionale Complementare (PNC) che ha integrato e completato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che fa parte del programma Next Generation EU (NGEU) elaborato dall’Unione Europea nel 2021.

Tra gli obiettivi del progetto di ricerca di Oldrati, lo sviluppo di una competenza innovativa finalizzata alla rigenerazione di articoli tecnici in gomma ormai giunti a fine vita.
Una volta rigenerata, sarà possibile reimmettere la nuova materia prima nella filiera produttiva, riducendo così i rifiuti in discarica, il consumo di materie prime vergini e le emissioni di CO2.
Un processo spiccatamente innovativo e sostenibile nel mondo dei polimeri.

Il processo di selezione e validazione della candidatura è stato particolarmente approfondito e rigoroso
Infatti la società ha presentato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy un progetto in cui sono stati illustrati gli obiettivi, le risorse necessarie e gli esiti attesi alla fine dei 3 anni di ricerca.

“Ottenere il sostegno ad un progetto di ricerca particolarmente avanzato e innovativo come questo rappresenta un riconoscimento della nostra capacità di condurre progetti ad elevato tasso di innovatività. In particolare in un ambito chiave per migliorare la sostenibilità del comparto gomma e plastica.
Insieme a tutto il team dell’Area Ricerca e Sviluppo Oldrati, siamo particolarmente entusiasti di portare avanti un progetto così significativo. Lavorare su iniziative che contribuiscono fattivamente al miglioramento dell’ambiente ci fa sentire molto motivati e stimola un sempre maggiore orientamento all’innovazione sostenibile”, ha dichiarato Paolo Morandi, R&D Group Director.

Oldrati è un Gruppo internazionale tra i più importanti nella produzione di manufatti in gomma, plastica e silicone. Fondato a Villongo (Bergamo) nel 1964, è presente in Italia e a livello internazionale con 14 siti produttivi, circa 1700 dipendenti e 180 milioni di euro di fatturato.
La continua espansione del Gruppo si realizza con la progressiva integrazione di aziende ad elevato contenuto tecnologico e con la crescente internazionalizzazione.

oldrati.com

Ecodesign Circular Economy. Major success for sustainable products and the environment. Good news for consumers: members of the European Parliament took an important step to make sustainable products the norm.

Following an ambitious report from the Parliament’s environment committee agreed upon in June, today’s plenary vote has finalised the Parliaments position on the Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR).

The ESPR represents an important milestone in Green Deal legislation and will become the cornerstone of Europe’s product policy. It will replace the existing Ecodesign Directive, which is one of the EU’s most effective climate policies to date, ticking all the boxes: it substantially contributes to energy savings, cuts consumer electricity bills, while creating thousands of jobs and making products more repairable. Simultaneously, it advances a level playing field for industry. The proposal adopted today broadens the scope of ecodesign beyond energy products to anything from textiles, toys and furniture as well as intermediaries like steel. It also introduces new policy options such as introducing a product passport.

The EEB praises the Parliament’s vote today which confirmed a number of improvements on the Commission’s original proposal.
Key additions made by the Parliament include:
– Identifying high impact product groups to be prioritised in secondary legislation
– Strengthening the approach for tracking and restricting substances of concern found in products
– Introducing an outright ban on the destruction of unsold electronics and textiles
– Providing clearer measures to support a right to repair products and prevent early obsolescence

A blind eye on non-compliant online imports
The parliament failed to respond to calls from campaigners and industry to address the risk of non-compliant products entering the European market through online sales. On this point, the Parliament further reduced already weak responsibilities for online marketplaces. Effectively a green light to continue to flood the market with unsustainable products. Online marketplaces and retailers based outside the EU commonly sell products that do not meet European sustainability and safety requirements.

Campaigners also regretted that the Parliament’s position left open the possibility for weak voluntary initiatives to substitute legal requirements, and social sustainability and due diligence remained out of the scope.

Jean-Pierre Schweitzer, Policy Manager for Circular Economy at the EEB said: “On an important day for environmental policy making, the European Parliament’s vote on ecodesign introduces a much needed toolkit to drastically reduce the impact of our everyday products. Building on the success of ecodesign and energy labeling the new regulation should save emissions and consumer expenditure. It is regrettable, however, that lawmakers continue to ignore the risk of non-compliant products entering the market from online sales – creating unfair competition for European industry and undermining the effectiveness of future requirements.”

The Commission’s proposal on ESPR was published in March 2022. In May 2023 the European Council agreed upon a general approach. Now that the three institutions have defined their positions the legislation will be finalised in trilogues. Trilogues are hoped to commence quickly under the Spanish presidency.

The European Environmental Bureau (EEB) is Europe’s largest network of environmental citizens’ organisations, standing for environmental justice, sustainable development and participatory democracy. Our experts work on climate change, biodiversity, circular economy, air, water, soil, chemical pollution, as well as policies on industry, energy, agriculture, product design and waste prevention. We are also active on overarching issues such as sustainable development, good governance, participatory democracy and the rule of law in Europe and beyond.
We have over 180 members in over 38 countries.

eeb.org

EEB letter asking for an immediate ban on the destruction of unsold goods

Recupero bucce di arancia. Grazie a Cyrkl, la piattaforma globale dedicata alla compravendita di rifiuti industriali e all’approvvigionamento sostenibile, degli scarti di bucce arance derivanti dalla produzione di succhi sono state impiegate nella produzione di farine vegetali.

Dagli scarti dei succhi nasce una farina vegetale
Nel corso della produzione di prodotti alimentari, le aziende si trovano spesso nella situazione di dover scartare alcune risorse poiché non direttamente impiegabili nella loro produzione.
È il caso delle bucce di arancia che, sebbene non possano essere utilizzate direttamente nella produzione di succhi, possono avere moltissimi altri utilizzi.
Le bucce di arancia possono essere considerate come sottoprodotti, ossia scarti di produzione che vengono trattati come beni e non come rifiuti.
Riconoscendo questi scarti come tali, si eleva il livello di circolarità di questi materiali che vengono generalmente gestiti come rifiuti con destinazione compostaggio, permettendone un riutilizzo diretto nella produzione di alimenti per il consumo umano.
Spesso, a livello di gestione dei rifiuti, esistono molte soluzioni alternative a cui le aziende non pensano o di cui non sono a conoscenza.

In questo caso, Cyrkl ha supportato Prosit, azienda leader nel settore beverage, nella ricerca di un partner che lo aiutasse a valorizzare il proprio scarto. Grazie alla connessione facilitata da Cyrkl, Prosit ha potuto valorizzare queste bucce di arancia, inviandole alla trasformazione in farina vegetale. Si è così generato un beneficio economico dove in precedenza lo smaltimento presentava costi molto elevati.

La farina di bucce di arancia offre numerosi vantaggi sia per l’ambiente che per l’industria alimentare
Questo innovativo prodotto può essere utilizzato come ingrediente in vari prodotti alimentari, come biscotti, torte, pane e molto altro ancora. Inoltre, la farina di bucce di arancia è ricca di fibre e antiossidanti naturali, contribuendo a una dieta sana e bilanciata.

Come dare una seconda vita agli scarti industriali
Prosit ha potuto raggiungere nuovi clienti grazie alla rete di oltre 19.000 aziende di Cyrkl.
La piattaforma ha fornito a Prosit visibilità digitale, consentendo loro di connettersi con potenziali acquirenti interessati alla farina di bucce di arancia. Questa sinergia ha creato un mercato per un prodotto precedentemente considerato un sottoprodotto di poco valore.
Su questo principio si basa Cyrkl, un marketplace B2B che mette in contatto aziende produttrici tra di loro e/o con riciclatori.
Basata sui principi dell’economia circolare, la piattaforma consente alle aziende di caricare annunci dei propri rifiuti, materie prime seconde e sottoprodotti per trovare soluzioni di gestione migliori dal punto di vista sia economico che ambientale.
Il processo è molto semplice, attraverso una registrazione gratuita l’azienda può inserire un numero illimitato di annunci che dovranno contenere tutte le informazioni relative al rifiuto in vendita (quantità, localizzazione, foto, codice CER, caratteristiche, ecc.). Tramite un sistema di intelligenza artificiale, l’annuncio verrà visualizzato da tutti i potenziali acquirenti presenti sulla piattaforma in modo tale da fare incontrare domanda e offerta nel modo più trasparente possibile.

Cyrkl: Il motore della circolarità che connette aziende come Prosit per un futuro sostenibile
La connessione tra Cyrkl e Prosit ha dimostrato come la circolarità può creare opportunità di business sostenibili, riducendo al contempo l’impatto ambientale delle attività industriali. Grazie a Cyrkl, le aziende possono trovare soluzioni creative e alternative per i propri scarti.

“Questa connessione tra Prosit e il produttore di farine vegetali è un esempio tangibile di come Cyrkl stia promuovendo un’economia circolare e sostenibile”, ha dichiarato Simone Grasso, country manager italiano di Cyrkl. “Siamo orgogliosi di facilitare queste connessioni e di fornire alle aziende le risorse e gli strumenti necessari per trasformare i rifiuti in opportunità”.

Prosit è solo uno dei numerosi partner che Cyrkl ha aiutato a trovare soluzioni innovative per la gestione dei rifiuti.
La piattaforma di Cyrkl ha già connesso migliaia di aziende in tutto il mondo, offrendo loro l’opportunità di contribuire all’obiettivo globale di aumentare il livello di circolarità entro il 2030.

“E’ stato un privilegio poter collaborare con Cyrkl per valorizzare i nostri scarti di bucce di arancia. La piattaforma ha aperto nuove opportunità per la nostra azienda, connettendoci con acquirenti interessati alla farina di bucce di arancia. Grazie a questa sinergia, siamo riusciti non solo a ridurre il nostro impatto ambientale, ma anche a generare un nuovo mercato per un prodotto che in passato era per noi un costo ingente. Cyrkl sta dimostrando come l’economia circolare possa creare opportunità di business sostenibili trasformando gli scarti in un’opportunità di valore”, ha affermato Federico Fiaschi, CEO di Prosit Italia.

Cyrkl continuerà a promuovere la circolarità nel settore dei rifiuti, facilitando connessioni e creando opportunità per le aziende di trasformare i propri rifiuti in risorse preziose. Unendosi alla piattaforma, le aziende possono svolgere un ruolo attivo nella transizione verso un’economia circolare, contribuendo così alla salvaguardia dell’ambiente per le future generazioni.

Cyrkl è una startup green-tech la cui missione principale è di applicare i principi dell’economia circolare alla gestione dei rifiuti attraverso tecnologie innovative, analisi dei dati e apprendimento automatico. Ad oggi Cyrkl aiuta migliaia di aziende a trasformare i rifiuti in risorse, grazie alla più grande piattaforma digitale sugli scarti in Europa dove è possibile caricare annunci virtuali di ogni tipo di scarto o rifiuto. Grazie a Cyrkl le aziende risparmiano centinaia di migliaia di tonnellate di emissioni di CO2 che verrebbero altrimenti rilasciate nell’atmosfera. Come parte delle sue attività di consulenza, il team di esperti di rifiuti si occupa inoltre di consulenze specifiche. Gli esperti si recano presso gli stabilimenti industriali e analizzano tutti i flussi di rifiuti con l’obiettivo di trovare soluzioni alternative in termini di gestione dei rifiuti. I risultati ottenuti sono analisi di mercato, risparmi ambientali ed economici (15% – 45%) e supporto nell’implementazione di nuove tecnologie di riciclaggio. Il portafoglio clienti include anche grandi aziende come LIDL e Škoda Auto.

cyrkl.com/it

Slow Fiber per tessile sostenibile Made in Italy. La nuova rete Slow Fiber, nata dall’incontro tra Slow Food Italia e sedici aziende virtuose del tessile, rappresenta un esempio concreto di cambiamento positivo che passa da un processo produttivo sostenibile, volto alla creazione di prodotti belli, sani, puliti, giusti e durevoli, perché rispettosi della dignità della persona e della Natura nel suo delicato equilibrio.

Compriamo troppo e sprechiamo più che mai
Non solo in campo alimentare con il cibo che dovrebbe nutrirci e invece non arriva nemmeno sulle nostre tavole, ma anche nel settore dell’abbigliamento e dell’arredamento, nell’ambito di quella che ormai viene definita a ragione fast fashion.

È questa la presa di coscienza che sta dietro l’incontro tra Slow Food Italia e alcune note realtà del tessile del territorio nazionale che, con coraggio e spirito critico, hanno creato Slow Fiber, un movimento la cui voce, oggi più che mai, squarcia il panorama di un sistema di produzione nocivo e inarrestabile in cui da troppo tempo siamo intrappolati, come consumatori e come imprenditori.

Figlio dell’associazione Slow Food, che da anni è impegnata a promuovere un cibo buono, pulito e giusto per tutti, Slow Fiber propone lo stesso percorso e gli stessi valori nell’ambito del vestire e dell’arredamento, e quindi di rapporto con il corpo e con il bello, inteso anche come etico, giusto e misurato.

Secondo il report della Commissione Europea dal titolo Textiles and the environment in a circular economy: the role of design in Europe’s circular economy, la produzione e il consumo di prodotti tessili continua ad aumentare, così come il loro impatto sul clima, sul consumo di acqua e di energia e sull’ambiente.
La produzione mondiale di questi prodotti è quasi raddoppiata tra il 2000 e il 2015 e il consumo di capi di abbigliamento dovrebbe aumentare del 63 % entro il 2030, passando dagli attuali 62 milioni di tonnellate a 102 milioni di tonnellate.
Nell’Unione europea il consumo di prodotti tessili rappresenta attualmente in media il quarto maggiore impatto negativo sull’ambiente e sui cambiamenti climatici e il terzo per quanto riguarda l’uso dell’acqua e del suolo dalla prospettiva globale del ciclo di vita.
Ogni anno nell’UE vengono buttati via circa 5,8 milioni di tonnellate di prodotti tessili, ogni europeo acquista ventisei chili di vestiti all’anno e ne butta via undici dopo averli indossati appena 7-8 volte mentre solo il 13% di essi viene riutilizzato o riciclato.

I dati parlano chiaro, bisogna ripensare la moda e il mondo del tessile in un’ottica di sostenibilità
Slow Fiber si pone l’obiettivo di divulgare la conoscenza dell’impatto che i prodotti tessili hanno sull’ambiente, sui lavoratori della filiera e sulla salute dei consumatori per diffondere una nuova etica e cultura del vestire e dell’arredare. In quest’ottica, il proposito di Slow Fiber è anche quello di ampliare il network, coinvolgendo e invitando aziende italiane e internazionali a unirsi alla rete per ampliare la portata dell’impatto di questo cambiamento rendendolo corale, forte e immediato.

Come spiega Dario Casalini fondatore di Slow Fiber: «Negli ultimi decenni il modello del fast fashion ha imposto una coincidenza tra nuovo e bello. Capi che vengono prodotti in grandi quantità e bassa qualità e creano rifiuti. L’idea è invece quella di recuperare un concetto di bellezza che abbia anche dei valori etici perché essere sostenibili significa avere un atteggiamento intellettualmente onesto e quindi prendere in considerazione tutto il sistema».

Le aziende fondatrici del network si sono autoregolamentate attraverso Il Manifesto di Slow Fiber insieme alla creazione di specifici requisiti, KPI qualitativi che quantitativi e una tassonomia propria a marchio Slow Fiber costruita sulla base degli indicatori globali di eticità, sostenibilità e responsabilità sociale (ESG, SDGs e GRI). Questa autovalutazione ha una doppia funzione: allineare tutte le aziende del network a intraprendere o a rafforzare i propri percorsi di sostenibilità e a supportare i nuovi aderenti nella realizzazione di percorsi chiari, trasparenti, misurabili.

«È necessario un atto di volontà per ripensare il nostro posto nel mondo, per abbandonare un pensiero e un linguaggio predatori, a favore di una consapevole umiltà: quella che si prova di fronte a maestosi spettacoli naturali, di fronte ad un’intensa percezione di bellezza che ci fa presagire un senso di “giustezza – sottolinea Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia – . Slow Fiber ha deciso di sostenere Slow Food abbracciandone i valori del buono, pulito e giusto: perché la bellezza senza etica è marketing. Quando invece la bellezza implica l’etica è “bene”, e si rifà all’ideale greco del “Kalos Kai Agathos” bello e buono perché, come sostiene il filosofo e saggista bulgaro Todorov, l’esigenza di assoluto si riflette nella scoperta della bellezza».

La rete Slow Fiber in Italia
La forza di Slow Fiber risiede nella rete delle aziende del tessile italiano che attraverso il proprio operare dimostrano che è possibile creare prodotti tessili, per il vestire e l’arredare, che siano non solo belli, ma sani per chi li usa, puliti perché l’impatto ambientale dei processi produttivi è ridotto, giusti perché rispettano i diritti e la dignità dei lavoratori coinvolti nella loro realizzazione e valorizzano competenze e saperi tradizionali e sono in grado di durare nel tempo, contrapponendosi al concetto di fast-use e fast-fashion.

Le aziende del tessile italiano che aderiscono già a questi requisiti sono: Oscalito, L’Opificio, Quagliotti, Remmert, Pettinatura Di Verrone, Tintoria 2000, Angelo Vasino Spa, Olcese Ferrari, Tintoria Felli, Manifattura Tessile Di Nole, Holding Moda, Lane Cardate, Italfil, Pattern, Maglificio Maggia, Vitale Barberis Canonico.

Aziende intergenerazionali che vantano una storia importante nel settore della produzione vestiaria e dell’arredamento, che a oggi impiegano più di 1000 persone e raggiungono un fatturato complessivo di oltre 500 milioni di euro.

«Come per Slow Food, anche con Slow Fiber vogliamo proporre una rivoluzione, un cambiamento di paradigma della produzione, del consumo e, quindi, della percezione del tessile, e per farlo non potevamo scegliere partner migliore» afferma Dario Casalini «L’impegno è di farlo con il medesimo rigore scientifico e la medesima attenzione. L’augurio è quello di arrivare, senza fretta, molto lontano, seguendo i passi che Slow Food ha fatto in questi ultimi decenni».

Slow Fiber in fondo è un richiamo alla bellezza che ci circonda e a quella che apportiamo al mondo quando creiamo, produciamo e condividiamo saperi e strumenti mossi da un bene comune e non dal cieco egoismo.

Slow Fiber
L’idea di Slow Fiber nasce con l’obiettivo di recuperare la consapevolezza di come vengono fatti i prodotti, operando affinché avvenga un cambiamento verso la sostenibilità dell’ambiente e delle persone.
Slow Fiber vuole essere la risposta al fast fashion e, attraverso il loro processi produttivi, vogliono rappresentare un cambiamento positivo grazie alla creazione di prodotti belli, buoni, sani, giusti, puliti e durevoli.
La nuova rete Slow Fiber è nata dall’incontro tra Slow Food Italia e aziende italiane virtuose del tessile.
Queste realtà imprenditoriali a vocazione internazionale vantano una storia importante in tutta la filiera produttiva della moda e dell’arredamento e ad oggi impiegano più di 1000 persone, raggiungendo un fatturato complessivo aggregato di oltre 550 milioni di euro.
Queste primi sedici aziende che aderiscono già ai requisiti richiesti, sono: Oscalito, L’Opificio, Quagliotti, Remmert, Pettinatura Di Verrone, Tintoria 2000, Angelo Vasino Spa, Olcese Ferrari, Tintoria Felli, Manifattura Tessile Di Nole, Holding Moda, Lane Cardate, Italfil, Pattern, Maglificio Maggia, Vitale Barberis Canonico.

www.slowfood.it/slow-fiber/

Manifesto

Aziende

Recupero batterie di trazione. FPT Industrial, multinazionale leader nelle soluzioni propulsive a basso impatto ambientale – tra cui batterie per veicoli elettrici commerciali leggeri, autobus e minibus – e Reefilla, startup innovativa torinese che ha lanciato il primo servizio di ricarica mobile e predittiva, hanno dato vita a un progetto pilota finalizzato a dare una seconda vita alle batterie dei veicoli commerciali elettrici e in particolare al modello eBS37 montato sull’IVECO eDaily e minibus.

FPT Industrial e Reefilla hanno unito le loro forze in un processo virtuoso per dare una risposta concreta alla rilevante sfida di assicurare il riutilizzo delle batterie dei mezzi elettrici – una volta completata la loro vita utile – al fine di garantire piena sostenibilità e compliance con i nuovi regolamenti europei.

Prodotte da FPT Industrial nello stabilimento ePowertrain di Torino, dove vengono realizzati anche gli assali elettrici per veicoli commerciali leggeri e pesanti, minibus e auto ad alte prestazioni, alcune delle batterie eBS37, una volta non più idonee alla trazione elettrica, verranno riqualificate da Reefilla che si occuperà di recuperarne i moduli e oltre il 50% dei componenti interni.
I componenti vivranno nuova vita sui Fillee, power-bank mobili che Reefilla impiega per ricaricare i veicoli elettrici dei propri clienti. Grazie all’utilizzo di parti della batteria eBS37 ad alte prestazioni, Reefilla conta di incrementare notevolmente la capacità di ricarica dei propri Fillee.

Nata nell’aprile del 2021 a Torino, parte di i3P e accelerata dal Motor Valley Accelerator, Reefilla è una startup che ha sviluppato un ecosistema di prodotti e servizi di ricarica per la mobilità elettrica. È attiva oggi nelle città di Torino e Milano, dove offre un servizio di ricarica mobile e predittiva per flotte e privati. Una flotta di van elettrici porta alle vetture i Fillee, costruiti con batterie di seconda vita, garantendo un pieno di energia green grazie ai centri di ricarica dotati di pannelli fotovoltaici. Il tutto per permettere di trovare l’auto carica ovunque essa sia senza doverlo nemmeno richiedere.

Con l’avvio in soli sei mesi di questo progetto pilota, FPT Industrial crea un circolo virtuoso e responsabile per la gestione completa, dalla produzione al riutilizzo, delle batterie e contribuisce attivamente alla filiera carbon-neutral della mobilità elettrica.

La collaborazione con Reefilla è un perfetto esempio dell’approccio innovativo adottato da FPT Industrial per risolvere il problema delle batterie di trazione elettrica esauste. FPT vede infatti nella “seconda vita” di queste batterie sia un’opportunità di estrarne ulteriore valore, sia la possibilità di garantirne la massima circolarità.

Il Customer Service di FPT Industrial opera, d’altronde, già da tempo secondo l’approccio 5R – Riparare, Rigenerare, Riutilizzare, Riciclare e Recuperare – mettendo a disposizione dei clienti una metodologia di gestione del prodotto e una serie di servizi che hanno come obbiettivo la sostenibilità ecologica ma anche economica di tutta la vita utile del prodotto nel suo complesso e di tutti i suoi componenti.

Brand che ha nel proprio DNA la sostenibilità di progetti, processi e prodotti, FPT Industrial ha sviluppato il progetto pilota con Reefilla in una consolidata ottica di Open Innovation, creando cioè valore attraverso la collaborazione con start-up ad alto contenuto tecnologico.
Questa strategia agile e vincente consente a FPT Industrial di accelerare il proprio percorso di innovazione tecnologica in chiave sostenibile, schierandosi al fianco delle nuove realtà imprenditoriali presenti all’interno del suo ecosistema industriale.

“Oltre alle sue importanti ricadute in termini di second life delle batterie di trazione e di sostenibilità di tutto il processo,” afferma Andrea Cugnini, Head of ePowertrain Business Line di FPT Industrial, “questo progetto pilota realizzato con Reefilla dimostra che multinazionali e startup non solo possono, ma devono collaborare in un’ottica di scambio di idee e realizzazione di soluzioni innovative”.

“Innovare significa immaginare un futuro che rinnovi i paradigmi del passato; siamo orgogliosi di aver trovato stessa volontà e intenti in un grande player come FPT industrial”, afferma Marco Bevilacqua, Co-Founder & CEO di Reefilla, “Coniugare eccellenze industriali italiane nel mondo e startup è stato un processo tutt’altro che scontato, reso incredibilmente veloce da un team di persone votate al cambiamento e con grande immaginazione, tra i valori principali su cui abbiamo costruito Reefilla”.

Concluso positivamente il progetto pilota, le due aziende intendono procedere in discussioni di carattere tecnico e commerciale più ampie, al fine di interconnettere sempre di più le rispettive aree di business.

FPT Industrial è la società di IVECO Group dedicata alla progettazione, produzione e vendita di motori per applicazioni veicolari industriali, stradali e off-road, nonché di motori per applicazioni marine e power generation e di trasmissioni e assali. La società impiega nel mondo più di 8.000 persone in dieci stabilimenti e sette Centri di Ricerca & Sviluppo. La rete di vendita di FPT Industrial è formata da 73 concessionari e da più di 800 centri di assistenza in circa 100 Paesi. Una gamma di prodotti estremamente ampia che include sei famiglie di motori con una potenza da 42 a 1.006 cavalli, trasmissioni con coppia massima da 200 a 500 Nm, assali anteriori e posteriori da 2 a 32 tonnellate. FPT Industrial vanta inoltre la più completa gamma oggi presente sul mercato di motori a Natural Gas per applicazioni industriali, coprendo un intervallo di potenze da 50 a 460 cavalli. Questa offerta, unita alla grande attenzione alle attività di Ricerca & Sviluppo, rende FPT Industrial uno dei principali protagonisti a livello mondiale nel settore dei motori per uso industriale.

www.fptindustrial.com

Comuni Ricicloni 2023. Legambiente presenta i sempre più numerosi Comuni “liberi” dai rifiuti: sono 629 (+39 rispetto alla scorsa edizione). Non si arresta la crescita del Sud Italia con 176 Comuni Rifiuti Free (il 28%, + 11 rispetto alla scorsa edizione) ma il primato resta del Nord con 423 (il 67,2%, + 32 nuovi Comuni), mentre il Centro è fanalino di coda con 30 Comuni (solo il 4,8% e -2 virtuosi)

Tra le regioni a registrare più crescita la Sicilia che raddoppia il numero di Comuni Rifiuti Free (da 9 a 23) e la Sardegna che lo triplica (da 10 a 30) e si aggiudica il 1° posto nella classifica “Cento di questi Consorzi” sotto i 100 mila abitanti con la Comunità Montana del Gennargentu Mandrolisai.

Sulla strada giusta ma un traguardo ancora distante
È questa la fotografia dell’Italia che emerge dalla 30esima edizione di “Comuni Ricicloni”, lo storico dossier di Legambiente che fa il punto, premiando i risultati più virtuosi, sull’impegno degli italiani e delle singole comunità nella raccolta differenziata per un corretto smaltimento dei rifiuti. (*)

Secondo la nuova edizione del report 2023 (dati del 2022) sono 629 (+39 rispetto alla scorsa edizione) i Comuni Rifiuti Free, cioè quelli in cui la produzione annuale pro-capite di rifiuti avviati a smaltimento è inferiore ai 75 Kg. Il numero più alto finora raggiunto nell’ambito dell’iniziativa.
Non si arresta la crescita del Sud Italia, che conta 176 Comuni Rifiuti Free (il 28%, + 11 rispetto alla scorsa edizione).
Il primato resta ancora del Nord Italia con 423 (67,2%, +32 rispetto alla scorsa edizione). Fanalino di coda ancora il Centro Italia, che registra una lieve flessione: appena 30 Comuni (solo 4,8%, -2 rispetto lo scorso anno).
Tra le regioni che registrano una crescita maggiore la Sicilia che, rispetto alla scorsa edizione, ha più che raddoppiato il numero di Comuni Rifiuti Free (da 9 a 23); la Sardegna che addirittura lo triplica (da 10 a 30 comuni) e che si aggiudica la prima posizione in ambito consortile con la Comunità Montana del Gennargentu Mandrolisai nella speciale classifica “Cento di questi Consorzi” per la categoria al di sotto dei 100.000 abitanti.
Il Piemonte passa da 18 a 49 Comuni e il Veneto, dopo l’arresto dello scorso anno, aggiunge 18 Comuni arrivando così a 169 Comuni Rifiuti Free.
Peggiorano le performance in graduatoria di Abruzzo (-7 Comuni), Lombardia (-21 Comuni) e Campania (-20 Comuni). Rispetto a quest’ultima la diminuzione consistente è imputabile alla incompletezza di alcuni dati messi a disposizione da ARPA Campania, perciò utilizzabili solo in piccola parte.

Comuni Ricicloni 2023 gode del patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e Regione Lazio; in collaborazione con Conai, Conoe, Comieco, CoReVe, CoRePla, CiAl, Ricrea, Rilegno, CIC, Biorepack e con partner Novamont, Ecomondo e le riviste Rifiuti Oggi e La Nuova Ecologia.

I dati 2023
La percentuale di cittadini che risiedono nei Comuni Rifiuti Free e che contribuiscono a contenere i quantitativi di rifiuti da avviare a smaltimento, rapportata al totale della popolazione italiana, è del 6%, con un aumento di 34.206 persone servite da sistemi di raccolta differenziata significativamente efficienti.
Dei 629 comuni virtuosi, sono ben 409 i piccoli Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti, 180 quelli con un numero di abitanti compreso tra i 5.000 e i 15.000 e 36 quelli oltre i 15.000.
Oltre agli ormai consueti 4 capoluoghi del Triveneto: Trento, Treviso, Belluno e Pordenone.
Pochi i centri oltre i 30.000 abitanti, dove le difficoltà nel gestire in modo efficiente le raccolte sono maggiori se non opportunamente progettate e organizzate. Ad eccezione di Capannori (46.253 abitanti) e Fonte Nuova (32.684 abitanti), sono tutte realtà collocate nel Nord Italia: Castelfranco Emilia (33.054 abitanti), Carpi (71.869 abitanti), Montebelluna (31.095 abitanti), Conegliano (36.007 abitanti), Castelfranco Veneto (32.935 abitanti), Mira (37.542 abitanti) e Belluno (35.529 abitanti).
Tra i centri oltre i 50.000 abitanti riscontriamo solo i capoluoghi di Pordenone (51.725 abitanti), Treviso (97.298) e Trento (135.753 abitanti), unica città oltre i 100.000 abitanti.

“I numeri dell’edizione 2023 – ha dichiarato Giorgio Zampetti, Direttore generale Legambiente – ci confermano come il passaggio da un’economia di tipo lineare a una di tipo circolare sia possibile a partire dal lavoro di amministrazioni virtuose e sindaci attenti; ma, anche i dati della trentesima edizione del nostro concorso, che c’è ancora molto da fare, dai piccoli Comuni ai centri più grandi fino alle città, dove stentano a diffondersi sistemi di raccolta che tengono insieme qualità e prevenzione dei rifiuti avviati a smaltimento, primo tra tutti il porta a porta combinato con la tariffazione puntuale. L’efficacia che si estende a scala ancora più ampia quando lo stesso criterio viene inserito anche nella legislazione regionale, con una modulazione dei costi sostenuti dai Comuni per l’avvio a smaltimento del secco residuo, che premia i più virtuosi. Un gioco di squadra tra i diversi livelli amministrativi necessario a consentire che, le esperienze virtuose che premiamo oggi, possano diventare una buona prassi nazionale di economia circolare grazie anche alle risorse messe a disposizione dal PNRR per il tema della gestione dei rifiuti”.

“Cento di questi consorzi”
Dei 3.518.952 cittadini Rifiuti Free, 2.436.999 risiedono in un Comune la cui gestione dei rifiuti avviene a livello consortile. Una conferma della validità dei sistemi di gestione su larga scala ci arriva dai due Consorzi veneti della provincia di Treviso, il Consiglio di Bacino Priula e il Consiglio di Bacino Sinistra Piave.
Rispettivamente primo e secondo nella speciale classifica “Cento di questi Consorzi” sopra i 100 mila abitanti, organizzano la raccolta per 555.694 e 299.107 abitanti, contenendo la produzione di rifiuto da avviare a smaltimento a livelli bassissimi, al di sotto dei 50 kg/ab/anno.
A seguire, al terzo posto in classifica, con 70,1 kg/ab/anno e 175.247 abitanti Aimag Spa in Emilia-Romagna. Per la classifica sotto i 100 mila abitanti dopo la Comunità Montana del Gennargentu Mandrolisai in Sardegna con un pro-capite secco residuo (Kg/a/ab) di 47,0, seguono in Trentino-Alto Adige Amambiente Spa con 49,5 kg/ab/anno e Asia Azienda Speciale per l’Igiene Ambientale con 55,0 kg/ab/anno.

(*) La partecipazione all’edizione nazionale di Comuni Ricicloni è un atto volontario da parte dei Comuni, Consorzi e gestori di rifiuti, che decidono di aderire all’iniziativa con l’invio dei dati di produzione. Diversamente, nelle declinazioni regionali del premio, i dati vengono messi a disposizione dalle relative ARPA e Osservatori Regionali.

www.legambiente.it

dossier

EU food – textiles waste. The European Commission released its plans to revise the Waste Framework Directive (1), with a focus limited to new rules on the responsibility of textile producers, and new food waste reduction targets.
The European Environmental Bureau (EEB) warns the proposal may lack teeth to effectively slash overproduction and waste in the food and textiles sectors.

Food waste: hungry for better targets
The proposal puts forward new binding food waste reduction targets, which member states must achieve by 2030.
With food waste in the EU at record levels and reports of the region discarding more food than it imports (2), setting new targets for member states to cut back on food waste is a step in the right direction.
However, the EEB warns that the proposed targets of 10% in processing and manufacturing, and 30% at retail and consumption are too low to cut food waste down to sustainable levels.

The EU has signed up to Sustainable Development Goal 12.3 which aims to halve food waste by 2030, but the current proposal does not match that ambition.
In addition, the Commission’s decision to exclude primary production food waste from the targets means a huge chunk of the food waste picture has been overlooked.
To inspire the level of action needed to tackle the food waste problem, NGOs have been calling for legally binding food waste reduction targets of 50% to be set from farm to fork.

Orla Butler, EEB Campaigner said: “The EU must establish and attain comprehensive food waste reduction targets of 50% across the entire supply chain, from farm to fork. These targets should encompass primary production, extending beyond the manufacturing, retail, and consumer levels. Anything less than this puts the EU at risk of falling short of its climate goals, international commitments and citizens’ demands.”

Textiles: new rules for old clothes
The proposal puts forward plans for Extended Producer Responsibility (EPR) systems that would require fashion brands and textile producers to pay fees to help fund local authorities’ waste collection. Many EU governments are already setting up EPR schemes for textiles, and the EEB welcomes the Commission’s approach to harmonise them.

The EEB also welcomes the Commission’s plans to set ‘eco-modulated’ fees and calls for them to be ambitious.
The policy should support activities rooted in sufficiency, transparency and waste prevention, such as reuse and fibre-to-fibre recycling, and go beyond financing the collection of ever-more clothing. Moreover, EPR should support communities in the Global South who deal with unmanageable amounts of EU exports of clothing cast-offs (3).
The EEB regrets that the Commission has not included separate targets for textile waste prevention, collection, reuse and recycling in the proposal, despite a clear call from Members of the Parliament to do so when they adopted the EU Textile Strategy on 1 June (4).

Emily Macintosh, EEB Senior Policy Officer for Textiles said: “The EU has committed to stopping fast fashion. Now it is time for a truly transformative waste policy that sets appropriate fees on companies. We cannot give brands a free pass to keep overproducing low-quality products designed for short lifespans and expect to recycle ever-increasing amounts of textile waste.”

(1) https://environment.ec.europa.eu/publications/proposal-targeted-revision-waste-framework-directive_en
(2) https://www.theguardian.com/environment/2022/sep/20/eu-wastes-153m-tonnes-of-food-a-year-much-more-than-it-imports-says-report
(3) https://meta.eeb.org/2023/06/29/europes-free-pass-to-dump-clothing-cast-offs-in-the-global-south-must-end/
(4) The EU Textile strategy is a wide-ranging policy plan to bring down the environmental and social impact of Europe’s textile consumption, with a focus on fashion and clothing. https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2023-0215_EN.pdf

The European Environmental Bureau (EEB) is Europe’s largest network of environmental citizens’ organisations, standing for environmental justice, sustainable development and participatory democracy. Our experts work on climate change, biodiversity, circular economy, air, water, soil, chemical pollution, as well as policies on industry, energy, agriculture, product design and waste prevention. We are also active on overarching issues such as sustainable development, good governance, participatory democracy and the rule of law in Europe and beyond.
We have over 180 members in over 38 countries.

eeb.org

‘Driving a Circular Economy for Textiles through EPR’ by Eunomia (2022)

Alluminio uso e riuso. Il sistema italiano di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggi in alluminio è una eccellenza nel panorama europeo, in linea con i principi del nuovo Piano d’Azione per l’Economia Circolare del Green Deal europeo. 

È quanto emerge dai risultati dell’assemblea annuale di CIAL-Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio.

Nel 2022 è stato avviato a riciclo il 73,6% degli imballaggi in alluminio immessi sul mercato (ovvero 60.200 tonnellate) e, con il recupero energetico, il totale di quelli complessivamente recuperati cresce e si avvicina al 78%.
Il tasso di riciclo degli imballaggi in alluminio in Italia ha quindi già superato abbondantemente gli obiettivi al 2025 (50%) e al 2030 (60%).
Numeri importanti che hanno consentito di evitare emissioni serra pari a 423mila tonnellate di CO2 e di risparmiare energia per oltre 185mila tonnellate equivalenti di petrolio.

La scelta dei criteri di gestione della filiera del packaging in alluminio garantisce un rapporto costo-risultato tra i più efficienti d’Europa, realizzando un eccellente modello di sostenibilità sociale, economica ed ambientale accanto a una relazione estremamente costruttiva con il territorio, grazie all’azione combinata di istituzioni, imprese, operatori, cittadini e comuni.
L’efficienza e l’efficacia del sistema italiano di raccolta differenziata e riciclo è ancor più evidente se consideriamo lo spaccato del tasso di riciclo per le lattine in alluminio per bevande che per il 2022 è pari al 91,6%, in linea con quello dei paesi i cui sistemi sono basati sul deposito cauzionale e di gran lunga superiore al tasso medio di riciclo europeo del 73%.

“Per gli imballaggi in alluminio si supera il concetto ‘usa e getta’ e si afferma sempre più quello ‘usa e ricicla’ così come il concetto ‘mono-uso’, genericamente associato al settore del packaging, non si addice al packaging in alluminio, materiale per natura disponibile per un ‘uso infinito’. Sono due cambi di paradigma che esprimono molto bene la natura e la missione del sistema italiano di gestione del packaging in alluminio.” dichiara Carmine Bruno Rea, Presidente di CIAL (recentemente nominato Consigliere di Amministrazione di Conai – Consorzio Nazionale Imballaggi in rappresentanza della filiera alluminio, categoria produttori).

“L’alluminio è facile da raccogliere e da riciclare e noi in Italia lo facciamo molto bene. I risultati lo dimostrano” prosegue Rea “ma è anche utile sottolineare quanto l’alluminio sia il materiale ideale per la produzione di imballaggi (lattine per bevande, scatolette per alimenti, bombolette aerosol, tubetti, vaschette, foglio sottile in rotoli e per involucri, tappi, chiusure e capsule per il caffè, ecc.) perché è leggero, malleabile, resistente agli urti e alla corrosione ed è in grado di garantire un effetto barriera che protegge dalla luce, dall’aria, dall’umidità e dai batteri in linea, quindi, con gli altissimi standard richiesti nei settori food e beverage per una lunga e sicura conservazione, a tutela della salute umana e con un contributo imprescindibile alla prevenzione della formazione del rifiuto organico e alla riduzione dello spreco alimentare e degli scarti. Tutti elementi che rendono il packaging in alluminio, sempre più coerente con i principi della Prevenzione e quindi con le politiche e i modelli di sviluppo socioeconomico della Green Economy.”

I numeri CIAL nel 2022
– 243 imprese consorziate.
– 430 operatori convenzionati, 246 piattaforme e 12 fonderie su tutto il territorio nazionale garantiscono la raccolta, il trattamento, il riciclo e il recupero dell’alluminio.
– 5.547 Comuni (il 70% dei Comuni italiani attivi) collaborano con CIAL alla raccolta differenziata degli imballaggi in alluminio, nell’ambito dell’Accordo Quadro Anci-Conai, su tutto il territorio nazionale. Sono 46,5 milioni di cittadini coinvolti (il 79% degli abitanti italiani serviti).
– Quantità di imballaggi in alluminio immesse nel mercato italiano: 81.800 tonnellate.
– Recupero totale degli imballaggi in alluminio in Italia (quota di riciclo + quota di imballaggi avviati a recupero energetico): 63.600 tonnellate.
— Riciclo: 60.200 tonnellate di imballaggi in alluminio, pari al 73,6% del mercato
— Recupero energetico: 3.400 tonnellate (quota di imballaggio sottile che va al termovalorizzatore)
– Grazie al riciclo di 60.200 tonnellate di imballaggi in alluminio sono state evitate emissioni serra pari a 423mila tonnellate di CO2 e risparmiata energia per oltre 185mila tonnellate equivalenti petrolio.

AL 100% responsabile
– L’alluminio è riciclabile all’infinito.
– Il riciclo dell’alluminio garantisce un risparmio energetico del 95% rispetto ai processi tradizionali.
– Il 75% di tutto l’alluminio da sempre prodotto nel Mondo è ancora in uso.
– In Europa si ricicla la più alta quantità di alluminio pro capite nel Mondo.
– Oggi la produzione italiana si basa al 100% sul riciclo.

CIAL – Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio nasce nel 1997 con il compito di avviare a riciclo e recupero gli imballaggi di alluminio, alla fine del loro ciclo di vita, provenienti dalla raccolta differenziata fatta dai Comuni, contribuendo così al recupero di una preziosa materia prima, evitando sprechi e salvaguardando l’ambiente. Lattine per bevande, scatolette, vaschette, bombolette e foglio sottile in alluminio diventano, quindi, risorse fondamentali e imprescindibili per una crescita economica sostenibile e pulita, proprio come l’industria italiana del riciclo, tra le prime al Mondo per le importanti performance ambientali che riesce a esprimere. È per il rispetto dell’ambiente, per l’eliminazione delle discariche e per la valorizzazione economica di risorse riutilizzabili che CIAL opera da 25 anni nel nostro Paese – per nome e per conto delle imprese consorziate (produttori e utilizzatori di imballaggi in alluminio e riciclatori e recuperatori) – promuovendo la raccolta e il recupero e sensibilizzando milioni di cittadini con la collaborazione delle pubbliche amministrazioni.

www.cial.it

Comuni Sostenibili 2030: l’Italia è in ritardo sugli Obiettivi dell’Agenda. I Comuni devono essere protagonisti concreti e base del cambiamento.

Marco Filippeschi, coordinatore del comitato scientifico della Rete dei Comuni Sostenibili, è intervenuto all’evento “Mettere a terra la strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile. Il sistema multilivello di strategie regionali e agende locali”, organizzato a Milano da ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) all’interno del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2023.

“Bisogna alzare la testa. L’allarme lanciato dal segretario generale dell’Onu Guterres è inquietante. L’Agenda 2030 si sta attuando molto parzialmente e le resistenze sono fortissime. L’Italia, purtroppo, è fra i paesi in grave ritardo e con un governo che si oppone alle politiche più coraggiose dell’Unione europea, come nel caso della mobilità elettrica e della decarbonizzazione energetica. Servono una spinta politica di denuncia dei ritardi e una mobilitazione sulle azioni grandi e piccole per raggiungere gli obiettivi.
Il monitoraggio rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030 può dare una forte spinta dal basso. L’azione dei comuni è fondamentale. Spesso troviamo una sensibilità che è trasversale alle appartenenze politiche e dobbiamo farla esprimere appieno. La nostra sperimentazione, quella della Rete dei Comuni Sostenibili, punta a dare trasparenza all’azione amministrativa e ad affermare la pratica del monitoraggio volontario come impulso per realizzare agende locali impegnative tramite percorsi partecipativi.
È un metodo che ricerca il rapporto diretto con i comuni, senza automatismi, e che implica azioni concrete nei territori, con effetti misurabili anno per anno. Può integrarsi con altri sistemi di monitoraggio, sempre che si punti a produrre azioni concrete” ha dichiarato Marco Filippeschi.

La Rete dei Comuni Sostenibili è un’associazione nazionale senza scopo di lucro aperta all’adesione di tutti i comuni italiani e unioni di comuni, a prescindere dalla dimensione, collocazione geografica e colore politico dell’amministrazione comunale.
L’associazione promuove politiche per la sostenibilità ambientale, sociale, culturale ed economica, con un progetto innovativo e concreto, valorizzando le buone pratiche e accompagnando le amministrazioni locali alla territorializzazione e al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030.
È nata nel 2021 su iniziativa dell’Associazione delle Autonomie Locali Italiane (ALI), Città del Bio e Leganet, in collaborazione con ASviS, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile e in sinergia con il Joint Research Center della Commissione europea.
Nel primo anno e mezzo di attività hanno aderito quasi 80 comuni e città ed è in costante espansione con oltre 300 manifestazioni d’interesse.

www.comunisostenibili.eu