Category: Finanza – Istituzioni

The biggest greenwashing in history. Fossil gas labelled green in European taxonomy. European MEPs from the far right and the majority of the EPP voted in favour of the EU Commission’s proposal to inexplicably label gas as ‘green’ in the EU’s taxonomy of sustainable investments by 328 to 278.
Europe’s elected representatives have let citizens down, says Transport & Environment, which has labelled the vote a disaster for the climate and a gift to Putin.

Luca Bonaccorsi, sustainable finance director at T&E, said: “This must be the biggest act of greenwashing in history; enacted by the same people that are supposed to protect us from the climate crisis. The sun won’t set in the east just because a bunch of complicit politicians say so in a law. Nor will gas ever be clean and renewable. The laws of nature don’t lie, but the taxonomy does. This bill will not stand up to the many legal challenges being announced, and it will be shunned by investors.”

The provisions allow all new gas plants to be labelled green under the condition that they will be used ‘sparingly’.
This undermines the credibility of sustainable investing, says T&E, since no green fund or green bond includes gas today.
At best the EU’s rules will be ignored, at worst it will fuel a whole industry of fake green investments.

Luca Bonaccorsi concluded: “On top of being environmentally disastrous the bill is also unfair, with almost 75% of the estimated green funds going to France and Germany. The criteria to access green funds have been skillfully designed to steer all funds towards the two member states that co-authored the law. This is a truly sad day for Europe.

www.transportenvironment.org

Soffitto di cristallo: a che punto siamo? La IV edizione della survey Wyser. Per metà del campione è una cultura aziendale a fare la differenza nel superamento del soffitto di cristallo, non basta la presenza di donne in ruoli strategici. Per il 60% la flessibilità oraria è tra gli strumenti più utili a conciliare sfera lavorativa e familiare, ma le donne puntano sempre più su un equo congedo parentale. Il PNRR un’opportunità: investire più sui piani asilo nido (40%) che sulle certificazioni di genere (7%).

Sono passati 44 anni da quando l’espressione “soffitto di cristallo”, usata per la prima volta da Marilyn Loden, è entrata nel vocabolario comune per esprimere l’insieme delle barriere culturali che limitano opportunità, ambizioni e carriere delle donne. In questo arco di tempo sono state tante le azioni politiche, istituzionali e aziendali per colmare queste disparità, ma la situazione appare ancora lontana da un’effettiva gender equity.
Anche quest’anno Wyser, brand globale di Gi Group Holding specializzato in ricerca e selezione di profili di middle e senior management, ha lanciato una survey sul tema del soffitto di cristallo per indagarne gli effetti concreti sulla sfera professionale delle donne e contribuire a individuare delle soluzioni.

A cosa viene associato il soffitto di cristallo?
Per il 37% (43% delle donne vs 30% degli uomini) è un fenomeno legato a stereotipi e pregiudizi presenti ancora oggi nei luoghi di lavoro e per il 22% all’assenza di donne in posizioni decisionali.
Tuttavia, e come hanno dimostrato anche recenti fatti di cronaca, tra le caratteristiche a livello organizzativo aziendale che favoriscono l’abbattimento del soffitto di cristallo, la presenza di un management in prevalenza femminile (15%) sembra essere meno importante rispetto allo sviluppo di una più ampia cultura aziendale che ponga il focus su welfare e wellbeing (46%).
Infine, il 21% riassumerebbe il soffitto di cristallo come scarsa meritocrazia e l’11% come un bivio ancora attuale tra figli e carriera.

Conciliazione famiglia-lavoro: quali misure per supportarla?
Larga parte del campione intervistato sottolinea l’importanza della possibilità di gestire con relativa autonomia tempi e luoghi di lavoro. Per il 60%, infatti, la misura principale resta la flessibilità oraria, seguita dalla possibilità di lavorare da remoto (38%).
Meno rilevanza viene data al lavoro part-time (10%).

La necessità di coniugare vita familiare e professionale per poter superare gli ostacoli alla carriera passa però anche attraverso la possibilità di usufruire di asili nido (30% dei rispondenti) e da una più equa distribuzione del congedo parentale, coinvolgendo anche i padri (22%). Riguardo quest’ultima misura, sono le donne a esprimere una maggiore preferenza (27%) rispetto agli uomini (15%). Dato che può essere giustificato dai dati Istat 2020 che hanno visto il 79% delle donne con figli, otto su dieci circa, far richiesta per i congedi parentali, contro un ben più modesto 21% dei padri.

“I dati sul soffitto di cristallo, che proviamo a monitorare con cadenza regolare, suggeriscono ancora una volta che si tratta di un problema legato anche al tessuto culturale della società e non solo a una mera disparità sul mercato del lavoro” – dichiara Carlo Caporale, AD Wyser Italia – “Se proviamo a fare una comparazione, l’utilizzo del remote working come misura a supporto delle donne ha perso 5 punti percentuali nel corso degli ultimi due anni, proprio quelli in cui l’utilizzo è stato maggiore (43% del 2020 vs 38% oggi). Anche la richiesta di maggiore elasticità oraria, seppur molto alta (60%) è nettamente inferiore all’84% espresso nel 2020. Il dato più eclatante a mio avviso resta quello di un equo congedo parentale che dal 7% è balzato al 22% a prova inequivocabile, soprattutto dopo l’esperienza della pandemia, che il supporto alle donne che hanno necessità di conciliare vita familiare e carriera non può essere espresso solo attraverso una riduzione del tempo lavorativo o il trasferimento da una scrivania in ufficio ad una in casa, ma necessita di un sostegno pratico e una sensibilizzazione culturale sia della società sia della singola organizzazione”.

Quale apporto potrebbe avere il PNRR sull’equità di genere?
Il PNRR prevede di raggiungere, entro il 2026, un incremento del 5% nella classifica dell’Indice sull’uguaglianza di genere elaborato dall’omonimo Istituto europeo (EIGE) che oggi vede l’Italia classificata al quattordicesimo posto tra i Paesi UE (il nostro Paese ha infatti raggiunto un punteggio di 63,5 su 100, cioè 4,4 punti sotto la media europea).
Delle diverse misure previste, vengono preferite quelle che hanno un impatto diretto e concreto sulla vita professionale: più di 1/3 (36%) utilizzerebbe le risorse stanziate per la creazione di un fondo per il sostegno della parità salariale di genere e ben il 40% investirebbe sullo sviluppo di piani asilo e potenziamento dei servizi dedicati alla fascia 0-6. Meno incisive o prioritarie la proposta di “Gender Procurement” (7%) e il supporto all’imprenditorialità femminile (5%).

Continua Carlo Caporale: “Il PNRR deve essere un’opportunità per pensare sul lungo periodo ed investire sulla cultura aziendale e formazione delle donne per un accesso più lineare a quelle posizioni, ma anche a quelle professioni, che ad oggi sono ad appannaggio principalmente maschile. Istituzioni ed aziende non possono far a meno di collaborare ed allinearsi. All’interno del nostro Gruppo abbiamo aderito al progetto Women4 proprio per sostenere e promuovere la carriera delle donne in settori che sono prevalentemente appannaggio maschile, come logistica, mechanics e ICT”.

Gender Pay Gap: a chi spetta il compito di cambiare le regole del gioco?
Un tema collegato al soffitto di cristallo è quello del gender pay gap, che – anche come rivela la survey – necessita di un’azione combinata di diversi attori. Per il 45% spetta in primis alle istituzioni, con incentivi e sgravi fiscali o una normativa ad hoc. Per il 42%, invece, la riduzione del divario passa attraverso politiche aziendali di trasparenza retributiva.
“Ritengo che il ruolo che ricopre una realtà come Wyser, e più in generale Gi Group Holding, e la consapevolezza che la nostra attività ha un impatto sulla vita e sulla carriera delle persone, ci richiamino alla responsabilità di dare un contributo concreto nel rendere il mercato del lavoro più sostenibile quindi più inclusivo” conclude Caporale.

Wyser è il brand globale di Gi Group Holding che si occupa di ricerca e selezione di profili di middle e senior management. Nata in Italia nel 2013, nel corso degli anni si sviluppa in modo capillare sul territorio nazionale con le seguenti sedi: Milano, Torino, Padova, Bologna, Roma.
Nel mondo è presente in 13 paesi, oltre che in Italia, è attiva in Brasile, Bulgaria, Cina, Francia, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Serbia, Spagna e Turchia.

www.wyser-search.com

Cibo strumento di inclusione. Slow Food Youth & Food. Vengono dal Benin e dal Mali, dal Pakistan, dal Senegal e dal Maghreb, hanno tra i 17 e i 19 anni, il bagaglio pesante di chi ne ha già viste tante e la luce di chi comunque ancora crede di avere una chance di realizzare il proprio sogno attraverso il cibo, imparando un mestiere, inserendosi in una nuova comunità, raccontando una storia, la propria, a chi vorrà ascoltarla.

A Torino e Agrigento 60 minori stranieri non accompagnati scrivono il loro futuro
Sono i primi 30 giovani, ragazze e ragazzi, che partecipano al percorso di inclusione sociale, lavorativa e abitativa previsto dal progetto Youth & Food – Il cibo veicolo di inclusione, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Messo a punto da Slow Food, il progetto si svolge nell’arco di tre anni e coinvolgerà in tutto 60 minori stranieri non accompagnati nelle città di Agrigento e Torino, grazie alla collaborazione con Al Kharub cooperativa sociale, Sanitaria Delfino Società Cooperativa Sociale, Coop.Meeting Service Catering, Associazione Multietnica dei Mediatori Interculturali (AMMI), Comune di Torino, Servizio VIII – Centro per l’Impiego di Agrigento, C.P.I.A. di Agrigento.

In questi giorni in cui il nostro sguardo è rivolto al vicino Est, l’avvio delle attività del progetto ci riporta a una realtà che da anni passa sotto i nostri occhi ormai quasi inosservata, quella dei minori che arrivano in Italia non accompagnati, che stando ai dati del 31 dicembre 2021 della Direzione Generale dell’Immigrazione del ministero del Lavoro, sono 12.284, il 73,5% in più rispetto all’anno precedente.

«Il nostro obiettivo è garantire un cibo buono, pulito e giusto per tutti, dove il nostro “per tutti” comprende anche i più fragili, come i cittadini migranti e i minori in particolare. Sono gli ultimi: vittime della bugia della crescita infinita, che nutre ingiustizia sociale, iniquità ed esclusione. Attraverso questo progetto vogliamo delineare una narrazione di aggregazione, riscatto, dignità, a partire da un soggetto potente: il cibo» dichiara Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia.

Il progetto si divide in più fasi che prevedono un modulo di formazione – dai corsi di italiano alle nozioni sui diritti dei lavoratori, dall’apicoltura alla cucina internazionale – un periodo di stage, la creazione di start up in ambito agricolo e gastronomico e l’indipendenza abitativa.

«Per rendere sostenibile l’inclusione sociale è fondamentale assicurare l’inserimento lavorativo attraverso i tirocini e la nascita di start up grazie alle quali i ragazzi collaboreranno con le realtà del territorio e metteranno alla prova la propria creatività» sottolinea Abderrahmane Amajou, coordinatore della Rete Migranti di Slow Food e referente di Youth & Food. «Si tratta di ragazzi giovanissimi a cui manca l’affetto dei familiari. Ci auguriamo che, proprio grazie alle relazioni che i ragazzi stabiliranno, possano trovare una nuova famiglia sociale che li accolga e li faccia sentire parte di una comunità».

La scuola per mediatori gastronomici di Torino e le ricette del cuore per imparare l’Italiano
A Torino, dove sono stati selezionati 16 ragazzi, perlopiù provenienti da Pakistan, Senegal e Maghreb, e una ragazza dalla Somalia, il progetto è partito da poco: «Abbiamo messo in piedi una vera e propria scuola per mediatori gastronomici. A ogni ragazzo abbiamo chiesto una ricetta del cuore. A partire da queste abbiamo lavorato sull’Italiano: come si scrive una ricetta, quali verbi usare, le unità di misura… Abbiamo coinvolto un cuoco di ciascun Paese che ha preparato i piatti indicati dai giovani e ha insegnato loro a replicarli. È stato un momento molto particolare perché la maggior parte non mangiava il proprio piatto del cuore da quando ha lasciato il paese d’origine» racconta Stefano Di Polito che con la Cooperativa Meeting Service, che ha seguito le fasi di avvio del progetto nelle cucine attrezzate per la formazione professionale delle Fonderie Ozanam di Torino.

Un vero e proprio corso di cucina internazionale che nasce dall’orgoglio della propria provenienza e dalle emozioni che un cibo può suscitare. E così i ragazzi senegalesi hanno riassaggiato e imparato a cucinare il thiebou dien i pakistani hanno richiesto il biryani, mentre i maghrebini hanno raccontato le varianti del couscous. «Non appena finirà il Ramadan ricominceremo con i corsi di cucina internazionale e italiana, accanto alle più classiche lezioni di panetteria e pasticceria, propedeutiche a trovare un tirocinio. I tutor sono selezionati tra giovani nati e cresciuti in Italia ma dello stesso paese di origine dei ragazzi, che è anche un bel modo di far vivere la Torino multietnica. E poi, una sorpresa per chi vorrà seguirci: stiamo pensando a eventi gastronomici e servizi innovativi, in cui i protagonisti sono gli stessi ragazzi, per garantire la sostenibilità economica delle attività».

Le api, l’innesto e i diritti dei lavoratori per contrastare il caporalato ad Agrigento
Ad Agrigento i ragazzi sono 15 e arrivano principalmente dal Benin e dal Mali: «Alcuni hanno già una competenza acquisita nel loro paese, come Rachid che in Benin faceva l’apicoltore e che probabilmente sarà uno dei primi a trovare uno sbocco lavorativo. Nel gruppo c’è anche un ragazzo che presenta disturbi del comportamento a causa dei forti traumi che ha subito in Libia» racconta Carmelo Roccaro della cooperativa Al Kharub che segue Youth & Food ad Agrigento.

I giovani studenti sono molto curiosi, chiedono soprattutto quali prospettive lavorative li aspettano. «Stiamo approfittando di questi giorni di Ramadan per far affiatare il gruppo e fargli conoscere la città e il paesaggio intorno: i ragazzi parlano inglese, francese o arabo e per fortuna il nostro mediatore tunisino conosce tutte e tre le lingue. C’è anche un ragazzo del Bangladesh che non parla nessuna delle tre lingue, e quindi lo seguiamo in maniera particolare. Partiremo a maggio con il corso di cucina, poi attiveremo anche due moduli di apicoltura, per imparare a gestire le api e fare il miele ma anche per costruire i telaini e riparare le arnie. Un’altra competenza molto richiesta in agricoltura è quella della potatura e dell’innesto: su questo lavoreremo molto».

I ragazzi si presenteranno nelle aziende agricole per i tirocini e l’inserimento lavorativo con una competenza che potranno spendere nel proprio curriculum e saranno accompagnati dagli operatori impegnati nel progetto: «Nel nostro percorso cercheremo di trasmettere alcune nozioni di diritto dei lavoratori affinché i ragazzi possano riconoscere e tenersi alla larga dai pericoli dello sfruttamento e del caporalato e vivere sempre liberamente il proprio lavoro e la propria vita» continua Carmelo.

Il progetto è stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori.
Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD.

www.slowfoodyouthnetwork.org

www.conibambini.org

Strategie per Diversity Inclusion per migliorare resilienza e reputation. I concetti di diversità e inclusione si stanno sempre più affermando a livello mondiale quale valore fondamentale all’interno degli ambienti di lavoro: sono parte integrante delle strategie di sostenibilità e Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR) nelle organizzazioni e strumento efficace per migliorare resilienza e reputazione.

Per molte imprese l’integrazione e il rispetto delle diversità costituiscono una vera e propria strategia di business, che sta acquisendo sempre più valore nel corso degli anni.
Per Diversity si intendono le caratteristiche che determinano differenze e similitudini tra gli individui e che influenzano l’identità e la prospettiva che portano con sé sul posto di lavoro. Inclusion si riferisce, invece, all’insieme di pratiche inclusive verso tutti gli stakeholder presenti nel contesto dell’organizzazione, volte a valorizzare la diversità all’interno dell’ambiente di lavoro (genere, orientamento sessuale, origini etniche, cultura, abilità fisiche, etc.).

L’edizione 2021 del “Diversity brand index” attesta la grande importanza del tema dell’inclusione anche tra i consumatori. L’88% della popolazione è, infatti, più propensa ad avvicinarsi ai brand più inclusivi, il gap tra i ricavi di un brand inclusivo rispetto a uno non inclusivo può superare il 23% a favore del primo e le aziende maggiormente inclusive ottengono ottimi risultati anche con il passaparola: il Net promoter score dei brand più inclusivi aumenta dell’81,2% mentre quella dei marchi non inclusivi scende del 90,9%.

Investire in Diversity & Inclusion apporta una maggiore creatività e innovazione, altro tema chiave, quest’ultimo, per l’uscita dalla crisi attuale, ma anche garanzia di flessibilità e migliore capacità di risoluzione dei problemi.

Ma come è possibile applicare fattivamente delle politiche di diversità e inclusione?
In che modo sono così attuali?
Cosa si può imparare per renderle un vero traino del nostro business?

“Il primo passo per comprendere l’importanza dei temi emergenti in ambito di Diversity & Inclusion è partire dei propri pregiudizi e dalle credenze personali, derivanti dal contesto socioculturale in cui siamo abituati a interagire”, afferma Sara Brandimarti, Global Product Performance Manager Sustainability in Business Assurance di TÜV Italia.

Il ruolo dei pregiudizi (i cosiddetti unconscious bias), è essenziale nell’approcciare un contesto veloce e mutevole come quello attuale. Le organizzazioni e i lavoratori sono spinti a cambiare priorità, modalità di agire, contesti relazionali e culturali in modo sempre più rapido.
Lavorare sul concetto di inclusione e sull’accettazione della diversità come una risorsa da accogliere e stimolare, porta le organizzazioni a lavorare in maniera più aperta, innovativa e ad abbandonare le rigidità tipiche di un contesto sociale percepito come arcaico.

“Si tratta di temi complessi e delicati che vanno affrontati a livello strategico e con un taglio pratico che rendano coerenti, agli occhi dei portatori di interesse, le dichiarazioni dei membri del Board con la realtà vissuta e percepita dai lavoratori, fornitori, utenti dei servizi che sperimentano l’inclusione in prima persona”, aggiunge Brandimarti.

Per un’azienda può essere utile prendere come riferimento la linea Guida ISO 30415, che suggerisce all’organizzazione il perimetro di azione e gli step da seguire per assicurarsi un livello di integrazione ottimale del tema D&I all’interno dell’organizzazione stessa.

“Le tematiche relative a diversità e inclusione appartengono e contribuiscono alla dimensione sociale ed economica della sostenibilità”, dichiara Francesco Bovalo, Project specialist Sustainability nella Divisione Business Assurance di TÜV Italia.

Lo sviluppo di policy e iniziative in campo D&I contribuisce a 3 dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs): 5 Parità di genere, 8 Lavoro dignitoso e crescita economica e 10 Riduzione delle disuguaglianze.
La diversità è parte fondamentale delle strategie di sostenibilità delle organizzazioni, ed è perfettamente integrata, complementare e funzionale con la sostenibilità aziendale.
A livello aziendale è necessario prevedere un cambiamento culturale che deve passare anche dall’educazione, in quanto è sempre più evidente l’importanza di investire in progetti formativi che sviluppino consapevolezza.

“Un’organizzazione realmente inclusiva è un’organizzazione che sa accogliere la diversità sia nei processi aziendali, sia da un punto di vista relazionale, diffondendo una cultura organizzativa orientata alla valorizzazione della pluralità”, afferma Cristina Brodo, Business Unit Manager TÜV Italia Akademie. “Questo percorso passa necessariamente attraverso la formazione di tutti, dal top management e in generale a tutti i dipendenti per garantire sensibilizzazione e consapevolezza dei propri comportamenti”.

Per andare in supporto alle organizzazioni, TÜV Italia ha progettato un percorso E-Learning che possa diffondere in modo efficiente ed efficace tali argomenti, con una suddivisione in unità didattiche dove si alternano momenti di conoscenza ad attività di learning by doing, mappe concettuali ad interazioni in cui il partecipante ha la possibilità di mettersi in gioco e dimostrare quanto ha appreso.

La stimolazione continua, l’utilizzo di case study animati forniscono “ritmo” e rendono la fruizione dei contenuti piacevole e questo contribuisce all’interiorizzazione.

Fondato nel 1866 come associazione di controllo delle caldaie a vapore, il Gruppo TÜV SÜD è cresciuto diventando un’impresa globale. Opera con oltre 24.000 dipendenti dislocati in oltre 1.000 sedi in circa 50 paesi allo scopo di migliorare costantemente tecnologia, sistemi e competenze. TÜV SÜD contribuisce attivamente a rendere innovazioni tecniche come Industria 4.0, guida autonoma ed energie rinnovabili sicure e affidabili.

TÜV Italia fa parte del gruppo TÜV SÜD ed è presente in Italia dal 1987. TÜV Italia ha una struttura di oltre 600 dipendenti e 400 collaboratori, con diversi uffici operativi sul territorio nazionale, a cui si affiancano i laboratori TÜV Italia e Bytest a Volpiano (TO) e pH a Barberino Tavarnelle (FI), acquisite rispettivamente nel gennaio 2012 e nel gennaio 2013.
TÜV Italia organizza periodicamente webinar e seminari gratuiti, dove vengono affrontati I temi tecnici più attuali, altre ai numerosi corsi formativi professionali, dedicati ad approfondire e sviluppare competenze in tutti i settori in cui l’ente opera.

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Rompere soffitto di cristallo e aumentare la presenza femminile nei ruoli di leadership. SumUp: dai bias inconsci del “mini-me” alla sindrome dell’impostore: insieme a Felizitas Lichtenberg (she/her), Global Head of Diversity and Inclusion, e Nastasia Neumann (she/her), Lead Talent Acquisition Partner, la fintech SumUp mette in evidenza le strategie da applicare nel processo di recruiting e nella comunicazione per rompere il “soffitto di cristallo” e dare più spazio alle donne nei ruoli di leadership.

Nel mondo del lavoro, per le donne è ancora evidente la difficoltà a rompere il “soffitto di cristallo”, a raggiungere cioè ruoli di rilievo all’interno della propria organizzazione lavorativa o sociale o ad affermare la parità dei diritti, a causa di barriere e discriminazioni sociali, culturali e anche psicologiche.

A confermarlo sono anzitutto i numeri: secondo un sondaggio IBM, ad esempio, su 2.300 organizzazioni mondiali meno di 2 ruoli di responsabilità su 10 (tra cui CEO, vicepresidenti, direttori e senior manager) sono ricoperti da donne e un’analisi condotta da Preply rivela che le donne rappresentano solo il 4,7% dei più importanti CEO a livello mondiale.

Per raggiungere un equilibrio di genere sul lavoro è necessario affrontare i pregiudizi inconsci – a partire dal processo di assunzione: secondo il Gender Insights Report di LinkedIn, nell’esaminare i candidati i recruiter hanno il 13% di probabilità in meno di cliccare e visualizzare il profilo di una donna quand’esso compare nelle ricerche. Eppure, nel momento in cui vengono esaminati, i profili delle donne risultano qualificati tanto quanto quelli maschili.

È necessario, quindi, che le aziende lavorino su più fronti per abbattere barriere, stereotipi e pregiudizi e per creare una cultura aziendale che valorizzi la diversità e all’interno della quale la donna non si senta in difetto.

A fare il punto sul tema è SumUp, fintech leader nel settore delle soluzioni digitali e cashless per le piccole imprese e sempre al fianco delle donne e imprenditrici di tutto il mondo.

Insieme a Felizitas Lichtenberg (she/her), sua Global Head of Diversity and Inclusion, e a Nastasia Neumann (she/her), sua Lead Talent Acquisition Partner, la fintech sta infatti portando avanti un percorso che mira a valorizzare i migliori talenti professionali e individuali e a creare una cultura aziendale in cui la partecipazione femminile nei ruoli di leadership venga supportata.
Anche grazie a questo lavoro continuo, SumUp può oggi vantare il 51% di donne tra i dipendenti dell’azienda; inoltre, nell’ultimo anno, la presenza femminile in ruoli executive è passata dal 17% al 25%; nel 2021, con l’impegno ad assumere il 30% di donne nei ruoli dirigenziali, Sumup ha raggiunto l’obiettivo del 48%. Si tratta di risultati particolarmente importanti considerando il settore i cui opera la fintech. Inoltre, proprio in questi giorni la Vicepresidentessa del Design di SumUp, Pamela Mead, ha ricevuto il riconoscimento come una delle 25 donne leader nella tecnologia finanziaria da parte del Financial Technology Report: entrata in SumUp nel 2019, Pamela lavora con il suo team mettendo al primo posto nella progettazione dei prodotti l’accessibilità, per creare soluzioni che siano efficaci, utili, ma soprattutto inclusive per tutti i commercianti.

Un esempio e un apprezzamento importante che dà ancora più forza a SumUp nel proseguire questa crescita e la dedizione per aumentare ulteriormente la presenza di donne in ruoli di leadership. “Per farlo – spiegano Felizitas Lichtenberg e Nastasia Neumannè necessario decostruire i bias inconsci (come, ad esempio, la sindrome del ‘mini-me’ o i cosiddetti in-group bias), radicati nella società e nelle persone, inclusi i recruiter e i responsabili delle assunzioni e delle Risorse Umane. È fondamentale aumentare la consapevolezza generale in merito ai pregiudizi e a come le micro-disuguaglianze possano manifestarsi in ogni contesto, così da migliorare le strategie di ricerca, attingendo talenti da diversi e nuovi network. Allo stesso tempo, bisogna supportare le donne affinché superino convinzioni autolimitanti e sovrastrutture (ad esempio la sindrome dell’impostore)“.

Un processo delicato che parte dalle strategie da applicare già in fase di recruiting e nella comunicazione interna all’azienda, e che, come spiega SumUp, è necessario per costruire una cultura aziendale sana, che garantisce il rispetto dei diritti di tutti e favorisce la crescita professionale dei singoli e dei team di lavoro.

Proprio con l’intento di ispirare altre aziende ad avere un approccio inclusivo e accogliente che valorizzi le figure femminili, Felizitas Lichtenberg, Nastasia Neumann e SumUp condividono quattro punti chiave che stanno sperimentando per migliorare giorno dopo giorno la crescita delle donne in azienda.

1 – Evitare i bias in fase di recruiting
La collaborazione tra il team Diversity & Inclusion e quello delle Risorse Umane è fondamentale: da una parte è necessario incoraggiare candidature al femminile anche attraverso annunci di lavoro inclusivi, dall’altra bisogna formare i recruiter e gli HR Manager affinché non svolgano i colloqui basandosi, anche inconsciamente, su bias e pregiudizi. Proprio per questo, ad esempio, SumUp sta adottando una strategia per la quale i colloqui vengono svolti attraverso diverse interviste: mettere insieme più opinioni su un candidato aiuta ad eliminare i bias inconsci che un singolo recruiter potrebbe avere e a far sì che si ottenga una visione il più oggettiva possibile. In particolare, per i ruoli “senior” si prevedono anche più interviste con numerosi stakeholder interni all’azienda.

2 – Eliminare la sindrome del “mini-me” (o in-group bias)
Un approccio al recruiting di questo tipo aiuta ad arginare la cosiddetta sindrome del “mini-me” (o i cosiddetti in-group bias), che porta referenti e dirigenti a favorire o cercare candidati che siano il più simili possibile a loro per età e genere, mentalità, esperienza nel settore, con cui condividono formazione scolastica e lavorativa, ma anche hobby. Tuttavia, creare un luogo di lavoro con individui troppo simili tra loro può essere controproducente: si rischierebbe soltanto di ottenere un team poco diversificato, mancante di innovazione e punti di vista differenti.

3 – La condivisione fa la forza contro la sindrome dell’impostore
Uno spazio di lavoro sicuro è un luogo all’interno del quale sentirsi liberi, a qualunque livello di seniority, di condividere i propri errori e di mostrarsi vulnerabili, senza per questo sentirsi giudicati.
Raccontare le proprie difficoltà può aiutare a sentirsi meno soli, ad esempio raccogliendo esperienze dirette da parte di colleghi che si trovano – o si sono trovati – ad affrontare situazioni analoghe. Nel caso delle donne, ad esempio, è comune la cosiddetta “Sindrome dell’Impostore”, una condizione psicologica per la quale un individuo arriva a dubitare delle proprie competenze e a non riuscire a riconoscere neanche i propri meriti. A causa di questa condizione, molti professionisti non raggiungono ruoli di leadership: temono, infatti, di non essere adeguati e di non poter pretendere o meritare aumenti e incarichi di responsabilità. In un contesto lavorativo aperto all’ascolto, invece, una persona può scoprire di non essere la sola a vivere questa specifica condizione e, grazie al supporto di colleghi e colleghe, superare questo “disturbo” e ritrovare la propria serenità e sicurezza sul lavoro.

“Nei momenti in cui ho dubbi o insicurezze mi ritrovo addirittura a pensare cosa farebbe un uomo al mio posto”, spiega Pamela Mead, Vicepresidentessa del Design di SumUp, portando la sua personale esperienza nel superare la sindrome dell’impostore. “Riesco a superare queste incertezze cambiando la mia modalità di pensiero e spostando invece l’attenzione sui miei punti di forza e su ciò che so fare meglio. In questo processo, aiuta molto la condivisione con amici e colleghi: è un modo per ricordare a me stessa tutto quello che sono riuscita a fare. Allo stesso tempo, quando altre persone si confidano con me raccontandomi i dubbi su loro stessi, consiglio di focalizzarsi sui punti di eccellenza e su quello che hanno raggiunto. L’aspetto più curioso – e che fa molto riflettere – è che spesso quando ci si mette in discussione ci si accorge che in realtà gli altri dall’esterno hanno una percezione completamente diversa: ad esempio, arrivano a farmi i complimenti per come ho gestito una presentazione o per la sicurezza mostrata. Per questo, il messaggio importante che vorrei dare è: la voce interiore è sempre molto critica, bisogna ascoltarla, ma non farsi mai sopraffare”.

4 – Promuovere il processo di Allyship
Per aumentare la presenza femminile nei ruoli di leadership – in azienda e anche più in generale nei team e nei settori tecnico e scientifico – servono educazione all’ascolto e sensibilizzazione su vari livelli. Questo serve a promuovere un processo di Allyship, in cui tutti siano coinvolti attivamente per l’inclusione e la crescita degli altri, eliminando le micro-iniquità quotidiane. Questo significa, ad esempio, sostenere anche situazioni che non ci riguardano direttamente, ma che sono importanti per altri membri del team, condividere le proprie esperienze e fare network anche attraverso workshop interni: un esempio è l’Inclusive Leadership Workshop, a cui ha partecipato oltre il 50% dei leader di SumUp e su cui vengono formati i nuovi membri dei team. Proprio per questo Nastasia Neumann, Lead Talent Acquisition Partner di SumUp, prenderà parte al FemTechConf Women in Tech Q1 Summit – dove condividerà con professioniste provenienti da numerose aziende internazionali la propria esperienza relativa alla sindrome dell’impostore, con l’intento di trovare spunti e soluzioni per affrontare collettivamente la questione.

SumUp è l’azienda leader a livello globale nella tecnologia finanziaria che ha l’obiettivo di creare un mondo in cui i piccoli commercianti possono avere successo facendo ciò che amano. SumUp supporta oltre 3,5 milioni di commercianti in più di 30 mercati in Europa, Stati Uniti e America Latina, con strumenti e servizi pensati e realizzati appositamente per micro e nano imprese. SumUp offre alle piccole imprese un toolkit completo per gestire e far crescere le loro attività. L’ampia suite di prodotti include terminali hardware proprietari, SumUp Conto Aziendale e SumUp Card, e-commerce, pagamenti a distanza, fatturazione e registratori di cassa per i punti vendita. Con l’intento di valorizzare il proprio successo per rendere il mondo un posto migliore, SumUp si è impegnata a donare l’1% dei futuri ricavi netti a cause ambientali.

www.sumup.it

Crediti imposta acquisto EE e gas. Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del D.L. 21/2022 destinato a contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina, è stato ampliato e potenziato il novero dei crediti d’imposta a beneficio delle imprese a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti per l’acquisito di energia elettrica e gas naturale nei primi due trimestri del 2022.

Energia Elettrica
– il credito d’imposta per “imprese energivore” relativo al primo trimestre 2022, ai sensi dell’articolo 15 D.L. 4/2022;
– il credito d’imposta per “imprese energivore” relativo al secondo trimestre 2022, ai sensi dell’articolo 4 D.L. 17/2022;
– il nuovo credito d’imposta per imprese dotate di contatori di energia elettrica di potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW, diverse dalle “imprese energivore”, ai sensi dell’articolo 3 D.L. 21/2022.

I due crediti d’imposta per “imprese energivore” sono destinati ai soggetti come definiti dall’articolo 3 D.M. 21.12.2017 che abbiano subìto un incremento significativo, superiore al 30%, del costo medio dell’energia elettrica per KWh, al netto delle imposte ed eventuali sussidi, rispettivamente:
– fra il quarto trimestre 2021 e il quarto trimestre 2019, tenuto conto anche di eventuali contratti di fornitura di durata stipulati dall’impresa (credito spettante in relazione al primo trimestre 2022 ai sensi dell’articolo 15 D.L. 4/2022);
– fra il primo trimestre 2022 e il primo trimestre 2019, tenuto conto anche di eventuali contratti di fornitura di durata stipulati dall’impresa (credito spettante in relazione al secondo trimestre 2022 ai sensi dell’articolo 4 D.L. 17/2022).

Nel caso di energia elettrica prodotta e autoconsumata nel secondo trimestre 2022, il requisito di incremento significativo va valutato con riferimento alla variazione del prezzo unitario dei combustibili acquistati e utilizzati dall’impresa per la produzione di energia elettrica.

Il credito d’imposta per “imprese energivore” spetta nelle seguenti misure:
– pari al 20% della spesa sostenuta per la componente energetica, acquistata ed effettivamente utilizzata, nel primo trimestre 2022, ai sensi dell’articolo 15 D.L. 4/2022;
– pari al 25% della spesa sostenuta per la componente energetica, acquistata ed effettivamente utilizzata, nel secondo trimestre 2022, ai sensi dell’articolo 4 D.L. 17/2022 come modificato dall’articolo 5 D.L. 21/2022 che ha innalzato l’aliquota dal 20% al 25%;
– pari al 25% della spesa sostenuta per la componente energetica, prodotta e autoconsumata, nel secondo trimestre 2022 (in tal caso il credito di imposta è determinato con riguardo al prezzo convenzionale dell’energia elettrica, pari alla media, relativa al secondo trimestre 2022, del prezzo unico nazionale dell’energia elettrica), ai sensi dell’articolo 4 D.L. 17/2022 come modificato dall’articolo 5 D.L. 21/2022 che ha innalzato l’aliquota dal 20% al 25%.

A favore delle imprese diverse dalle “imprese energivore”, dotate di contatori di energia elettrica di potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW, è riconosciuto dall’articolo 3 D.L. 21/2022 un credito d’imposta in misura pari al 12% della spesa sostenuta per l’acquisto della componente energetica effettivamente utilizzata nel secondo trimestre 2022, in caso di incremento significativo del costo per kWh calcolato sulla media del primo trimestre 2022, al netto di imposte ed eventuali sussidi, superiore al 30% del corrispondente prezzo medio nel primo trimestre 2019.

Gas Naturale
– il credito d’imposta per “imprese gasivore” relativo al secondo trimestre 2022, ai sensi dell’articolo 5 D.L. 17/2022;
– il nuovo credito d’imposta per imprese diverse dalle “imprese gasivore”, ai sensi dell’articolo 4 D.L. 21/2022.
Il credito d’imposta per imprese a forte consumo di gas è destinato ai soggetti operanti in uno dei settori di cui all’allegato 1 al D.M. 541/2021, che abbiano consumato, nel primo trimestre 2022, un quantitativo di gas naturale per usi energetici non inferiore al 25% del volume di gas naturale indicato all’articolo 3, comma 1, D.M. 541/2021, al netto dei consumi di gas naturale impiegato in usi termoelettrici e che abbiano subìto un incremento significativo, superiore al 30%, del prezzo di riferimento del gas naturale, calcolato come media, riferita al primo trimestre 2022, dei prezzi di riferimento del Mercato Infragiornaliero (MI-GAS) pubblicati dal Gestore del Mercati Energetici (GME), rispetto al primo trimestre dell’anno 2019.

Il credito d’imposta spetta nella misura del 20% delle spese sostenute per la componente gas naturale nel secondo trimestre 2022, ai sensi dell’articolo 5 D.L. 17/2022 come modificato dall’articolo 5 D.L. 21/2022 che ha innalzato l’aliquota dal 15% al 20%.

A favore delle imprese diverse dalle “gasivore”, è riconosciuto un nuovo credito d’imposta in misura pari al 20% della spesa sostenuta per l’acquisto del gas, consumato nel secondo trimestre 2022, per usi energetici diversi da quelli termoelettrici, in caso di incremento significativo del prezzo di riferimento del gas naturale, calcolato come media riferita al primo trimestre 2022 dei prezzi di riferimento pubblicati dal Gestore dei mercati energetici (GME), superiore al 30% del corrispondente prezzo medio riferito al primo trimestre 2019.

Le principali caratteristiche dei crediti d’imposta per acquisto di energia elettrica e gas naturale sono similari:
– utilizzo esclusivo in compensazione, ai sensi dell’articolo 17 D. Lgs. 241/1997 (i crediti per “imprese energivore” e “imprese gasivore” sono utilizzabili entro il 31.12.2022) con facoltà di cessione solo per intero secondo le regole dei bonus edilizi, ai sensi degli articoli 3, 4 e 9, D.L. 21/2022;
disapplicazione dei limiti generali di compensazione; irrilevanza fiscale dei relativi contributi;
– cumulabilità con agevolazioni aventi a oggetto i medesimi costi, a condizione di non superare, tenuto conto anche della non concorrenza alla formazione del reddito e della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive, il costo sostenuto.

Il codice tributo del credito per “imprese energivore” previsto dall’articolo 15 D.L. 4/2022 per la componente energetica acquistata ed effettivamente utilizzata nel primo trimestre 2022, è “6960” – anno di riferimento 2022, istituito con la recente risoluzione AdE 13/E/2022.

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Solidarity and energy resilience: an action plan to save energy now! Beyond immediate efforts, Europe needs to take strategic actions to reduce our dependency on energy imports from Russia and other non-EU countries. The action must avoid quick fixes which might pose similar future risks. Finding alternative energy supply might be necessary and acceptable with a short time perspective but cannot be proposed as a lasting solution.

A longer-term and strategic perspective would speed up the transformation to domestic renewable energy supply, and drastically reduce the EU’s dependency on imported fossil fuels.

To decrease energy import dependency, European governments, businesses and citizens have the opportunity to reduce energy demand very quickly. With this paper, BPIE is presenting suggestions to reduce energy consumption in buildings with measures which have a short-term effect.

Behaviour changes such as lowering the room temperature by a degree or two, switching off appliances which are not urgently needed and leaving the car in the garage are ad hoc contributions available to almost everyone and are an immediate signal of solidarity with the victims of Putin’s aggression. In the long term, individual actions must be replaced by a clever far-sighted EU plan to structurally reduce energy demand.

Our list of suggestions are divided into different categories (projects/campaigns, financing, regulation) and three time horizons – actions that can be rolled out in the next 6 months, in 3 years, and in 5 years. All these types of measures are needed if the EU is to decrease its energy import dependency in the long run and boost its resilience.

BPIE (Buildings Performance Institute Europe) is a leading independent think tank on energy performance of buildings. Our vision is a climate-neutral built environment, aligned with the ambition of the Paris Agreement, and in support of a fair and sustainable society.
We provide data-driven and actionable policy analysis, advice, and implementation support to decision-makers in Europe and globally.

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It’s All Banking Insurance 2022. BRAINZ organizza la nuova edizione della mostra convegno IT’S ALL BANKING & INSURANCE con 100 Relatori, 20 Media e più di 500 partecipanti.
IT’S ALL BANKING & INSURANCE rappresenta un’opportunità esclusiva per agevolare l’incontro e il confronto tra Banche, Assicurazioni e Finanziarie con esperti di Soluzioni, Sistemi e Tecnologie. L’evento coniuga la vision strategica agli aspetti tecnici, calandosi nella realtà delle strategie operative.

Oltre 100 speaker a confronto su:
– Nuove tendenze di un mercato che oggi vive un’ulteriore accelerazione a causa dell’emergenza sanitaria
– Spinta tecnologica e resilienza del sistema assicurativo e bancario: scenari ed evoluzione
– L’evoluzione del business assicurativo e bancario: ecosistemi, bisogni dei clienti e opportunità

I partecipanti
TOP MANAGEMENT: Amministratore Delegato – Direttore Generale – Responsabile Strategie
MARKETING & CRM: CRM Director – Marketing Director – Chief Digital Officer – Chief Data Officer
IT & TECHNOLOGY: Chief Information Officer – Chief Technology Officer – IT Manager – Chief Security Information Officer
OPERATIONS: COO – Responsabile Organizzazione
RISK & CREDIT: Head of Risk Management, Credit Manager, Claims Director

I settori interessati
BANCHE – ASSICURAZIONI – FINTECH – ISTITUTI FINANZIARI – BROKER – INSURTECH

About Brainz
We are an innovative and dynamic organization that provides networking opportunities, skills and strategies to strengthen and develop meaningful & relevant relationships for Business-to-Business.
Thanks to 15 years’ experience of our staff, we are able to organize events that stimulate creativity, development of synergies and networking.
Our events are important meetings focused on strategy, innovation and technology.
To grow your career or your business, it is crucial the experience of meeting people face to face and sharing experiences, skills, knowledge and know-how.

17 Maggio 2022 – NH Milano Centro Congressi

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