Category: Energia

The biggest greenwashing in history. Fossil gas labelled green in European taxonomy. European MEPs from the far right and the majority of the EPP voted in favour of the EU Commission’s proposal to inexplicably label gas as ‘green’ in the EU’s taxonomy of sustainable investments by 328 to 278.
Europe’s elected representatives have let citizens down, says Transport & Environment, which has labelled the vote a disaster for the climate and a gift to Putin.

Luca Bonaccorsi, sustainable finance director at T&E, said: “This must be the biggest act of greenwashing in history; enacted by the same people that are supposed to protect us from the climate crisis. The sun won’t set in the east just because a bunch of complicit politicians say so in a law. Nor will gas ever be clean and renewable. The laws of nature don’t lie, but the taxonomy does. This bill will not stand up to the many legal challenges being announced, and it will be shunned by investors.”

The provisions allow all new gas plants to be labelled green under the condition that they will be used ‘sparingly’.
This undermines the credibility of sustainable investing, says T&E, since no green fund or green bond includes gas today.
At best the EU’s rules will be ignored, at worst it will fuel a whole industry of fake green investments.

Luca Bonaccorsi concluded: “On top of being environmentally disastrous the bill is also unfair, with almost 75% of the estimated green funds going to France and Germany. The criteria to access green funds have been skillfully designed to steer all funds towards the two member states that co-authored the law. This is a truly sad day for Europe.

www.transportenvironment.org

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Rinnovabili 2021 vanificato. Energy&Strategy – School of Management Politecnico di Milano ha presentato il Renewable Energy Report 2022. La ripresa è lenta mentre gli obiettivi al 2030 sono sempre più sfidanti.

Il 2021 è stato un altro anno sprecato: il mercato delle rinnovabili in Italia è cresciuto rispetto all’annus horribilis 2020, ma non quanto avrebbe potuto e dovuto, e a ogni anno che passa questo “spreco” diviene sempre più impattante, allontanando decisamente il raggiungimento degli obiettivi al 2030 (72% di fonti rinnovabili nella generazione elettrica secondo le ultime indicazioni del Piano per la transizione ecologica) e ancora di più quelli al 2050. Le installazioni sono in effetti ripartite con la ripresa post-pandemica, ma la quantità di nuovi impianti fotovoltaici ed eolici è solo di poco superiore a quella del 2019. A differenza dell’Europa, che procede a passi molto più spediti ed è ormai prossima al traguardo complessivo dei 700 GW.

La capacità di rinnovabili installata in Italia durante il 2021 è stata complessivamente di 1.351 MW (+70% di potenza rispetto ai 790 MW del 2020, quando era diminuita del 35%) e questo ha portato il Paese a superare la soglia dei 60 GW: l’aumento è stato trainato dalla nuova capacità di fotovoltaico (+935 MW, +30% rispetto al 2020), seguito dall’eolico, che ha registrato la crescita più marcata (+404 MW, +30%) e, ben distanziato, dall’idroelettrico (+11 MW), mentre le bioenergie sono addirittura in diminuzione (-14 MW).

Sono alcuni dei risultati contenuti nel Rapporto sulle energie rinnovabili (RER) realizzato dall’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano e presentato questa mattina in un convegno che ha visto protagoniste anche le molte aziende del settore partner della ricerca.

“Il 2021 è stato un anno complesso, con i colpi di coda della pandemia a cui si sono aggiunte tensioni per certi versi inattese sul mercato dell’energia – ammette Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy & Strategy – ma è davvero urgente riprendere a intensificare l’installazione di nuovi impianti alimentati da energie rinnovabili, così come gestire correttamente le strutture esistenti, per evitare di allontanarci ancora di più dal percorso verso la decarbonizzazione”.

Il ritmo di crescita è ancora troppo lento
Di questo passo, al 2030 avremmo un parco eolico e fotovoltaico di poco superiore ai 50 GW, rendendo impossibile l’obiettivo (aumentato con il PTE, il Piano per la transizione ecologica) di un installato totale di rinnovabili tra i 125 e i 130 GW. Queste cifre si possono raggiungere solo se il tasso di installazione sarà quattro volte maggiore dell’attuale per l’eolico (circa 1,75 GW/anno contro gli 0,38 GW/anno di oggi) e sette volte maggiore per il fotovoltaico (circa 5,6 GW/anno contro 0,73 GW/anno). E rimandando si peggiora solo la situazione. La buona notizia è che soluzioni concrete da mettere in atto ce ne sono, così come sono a disposizione di policy maker e operatori del settore studi e analisi, ad esempio sul ruolo che le energie rinnovabili potrebbero avere nel mitigare il prezzo dell’energia.

“Per centrare gli obiettivi europei al 2030 si dovrebbero installare in Italia almeno 60-65 GW di nuova capacità produttiva da fonti rinnovabili non programmabili, ma non è possibile senza una semplificazione normativa, in particolare nelle autorizzazioni, e un più facile accesso agli incentivi: qualcosa è stato fatto, ma la strada è lunga – continua Chiaroni – nonostante le rinnovabili rappresentino una grande opportunità per la competitività del nostro Paese, che vedrebbe non solo una drastica riduzione della propria dipendenza energetica, ma potrebbe anche raggiungere livelli molto competitivi del costo dell’energia grazie alla disponibilità di risorse come sole e vento. È indispensabile una programmazione integrata e coerente, perché le azioni previste per i prossimi anni determineranno il nostro posizionamento strategico nel futuro sistema economico globale. Saranno necessari anche ingenti investimenti (tra i 40 e 50 miliardi di euro al 2030, senza considerare quelli per gli accumuli e il potenziamento delle infrastrutture di rete) quindi vanno create le condizioni perché il mercato finanziario e gli investitori internazionali giochino un ruolo attivo nello sviluppo del settore”.

Se guardiamo alle aste per i grandi impianti, i sette bandi predisposti dal Decreto FER1 sono giunti a conclusione, ma con risultati non soddisfacenti: la partecipazione durante il 2021 è rimasta bassa, in larga misura a causa dell’andamento intermittente del rilascio delle autorizzazioni, e questo ha lasciato per tutti i gruppi un contingente non assegnato che andrà colmato con due ulteriori bandi previsti per il 2022.

Quanto al PNRR, come è noto, sono poco meno di 6 i miliardi di euro dedicati alle energie rinnovabili (1,1 per lo sviluppo dell’agro-voltaico; 2,2 per le Comunità energetiche nei piccoli Comuni; 0,68 per la promozione di impianti innovativi; 1,92 per lo sviluppo del biometano) all’interno dei 25,36 miliardi destinati a “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, in cui rientrano anche l’idrogeno e la mobilità sostenibile.
Si tratta però ancora una volta di singoli progetti specifici che non costituiscono un piano strutturato.

Gli interventi necessari riguardano anche il repowering e revamping (ricostruzioni, rifacimenti, riattivazioni e potenziamenti) dei numerosi impianti fotovoltaici ed eolici che in Italia hanno 10 o più anni di vita, e per i quali è indispensabile incrementare (o almeno mantenere) la produzione.
Un altro comparto da sostenere è quello dell’agri-voltaico, che permette la coesistenza di attività agricole o di allevamento con il fotovoltaico: da agosto 2021 sono state presentate più di 50 domande al Ministero dell’Ambiente. Infine, vanno ricordate le Comunità energetiche, che quest’anno sono salite a 26 (tutte basate su impianti fotovoltaici di 40 kW di potenza media a progetto) e che grazie al recepimento della direttiva europea RED II possono finalmente ora espandere i loro confini anche ad attori industriali e commerciali.
L’andamento del prezzo dell’energia e il ruolo delle fonti di energia rinnovabile (FER)
Il prezzo dell’energia elettrica (PUN) è stato soggetto a un aumento continuo da giugno 2021, con un picco a dicembre e una seconda risalita da febbraio 2022, quando è cominciata la guerra in Ucraina: a marzo, il PUN medio registrava un +411% rispetto a un anno prima, a causa dell’incremento del prezzo del gas (cresciuto di 5 volte tra dicembre 2019 e dicembre 2021) e successivamente con l’accendersi del conflitto.

Le rinnovabili potrebbero avere un effetto calmierante?
“Le offerte di impianti rinnovabili sono in grado di influenzare i prezzi in alcune ore della giornata – spiega Chiaroni – ma i volumi non sono sufficienti a stabilire frequentemente il prezzo marginale sul mercato dell’energia elettrica, mentre gli impianti a gas costituiscono la tecnologia marginale che predomina nella maggior parte dei casi, di fatto determinando l’andamento del prezzo dell’elettricità. Nonostante questo, il potenziale effetto ‘calmierante’ delle rinnovabili è stato dimostrato nella primavera del 2020, quando a causa delle restrizioni da lockdown il fabbisogno di energia elettrica è calato e i volumi offerti dalle rinnovabili sono stati più spesso sufficienti a coprire la domanda, portando gli impianti a gas a essere ammessi sul MGP solo in corrispondenza di prezzi molto bassi”.

Life Cycle Assessment: gli impianti alimentati da rinnovabili sono sempre la scelta migliore?
Gli impianti alimentati da energie rinnovabili sono sempre meglio delle fonti fossili, se si considera la CO2eq prodotta durante l’intero ciclo di vita di queste tecnologie?
Decisamente sì, anche se impianti prodotti in Cina hanno un impatto in termini di CO2eq emessa ben superiore a quelli realizzati in Europa: dal confronto tra le fonti per la generazione di energia elettrica risulta infatti evidente come alle tecnologie rinnovabili sia associata in ogni caso una quota inferiore di emissioni al kWh di elettricità prodotta rispetto alle fonti fossili.
Le emissioni minori riguardano l’energia nucleare, ma bisogna considerarne tutte le ricadute ambientali e sociali, oltre al fatto che non rappresenta una soluzione utile al raggiungimento degli obiettivi al 2030 laddove non via siano già impianti in funzionamento.
Per la gestione del fine vita di questi dispositivi si stanno poi sviluppando diverse possibilità, supportate dalla normativa dell’Unione Europea secondo cui prevenzione e riutilizzo sono le alternative preferibili, seguite da repurpose e riciclaggio: grazie alle tecnologie attuali, quest’ultima opzione risulta applicabile almeno all’80% degli impianti fotovoltaici ed eolici e si punta ad aumentarne ancora la quota.

www.som.polimi.it

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Miniera di biometano da rifiuti. Gruppo CAP promuove l’utilizzo di biometano tratto dalla FORSU e FANGHI grazie agli impianti presenti sul territorio lombardo.

70milioni di metri cubi di biometano, capaci di alimentare 200mila auto per 11mila km all’anno ciascuna
Sono reperibili letteralmente a Km0, grazie ai soli rifiuti umidi (la FORSU) e ai fanghi provenienti dalla depurazione delle acque. È questa la miniera di cui dispone la Lombardia, grazie ai 65 impianti per il compostaggio, la digestione anaerobica e aerobica già presenti, e che potrebbe addirittura fruttare oltre 150milioni di metri cubi semplicemente incrementando la raccolta differenziata. Una prospettiva importante sulla strada del miglioramento del mix energetico dell’Italia, in vista dei traguardi posti dalla transizione energetica in atto ma anche dagli ostacoli posti dall’attuale situazione internazionale.

A disegnare lo scenario è Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, una delle più importanti aziende pubbliche del settore, da sempre all’avanguardia sul fronte dell’innovazione tecnologica e dell’economia circolare, che ha aggiornato le stime e le proiezioni fornite da un documento commissionato a Kyoto Club nel 2020, aggiornandolo con i numeri di oggi.

“La transizione energetica è una sfida che dobbiamo affrontare da subito pensando alle nuove generazioni, e le aziende pubbliche devono essere mettere in campo tutto il loro know-how e il loro potenziale industriale” spiega Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo CAP “Dico sempre che la transizione non si può fare senza fare impianti nuovi, e l’economia circolare comincia sfruttando adeguatamente tutto quanto già esiste. Il nostro impegno nel recupero di materie prime seconde, dell’innovazione tecnologica testimonia la volontà di lavorare oggi per costruire il mondo di domani”.

Entro la fine del 2022, infatti, Gruppo CAP è in grado di produrre, sfruttando esclusivamente i propri impianti già esistenti nel territorio sul quale opera, oltre 10 milioni di metri cubi di biogas, da cui ricavare 5milioni di metri cubi di biometano in grado di fornire 51milioni di kwh all’anno, bastanti per alimentare 15.500 automobili per oltre 172milioni di chilometri, più della distanza dalla Terra al Sole. Inoltre, estendendo il trattamento della FORSU anche agli impianti di Pero e Cassano, si potrebbe arrivare a produrre 24milioni di metri cubi di biogas, pari a oltre 13,5milioni di metri cubi di biometano, in grado di fornire 123milioni di kWh all’anno, e bastanti per far viaggiare 41mila auto per 320milioni di chilometri. Energia totalmente green, perché derivante dal trattamento dei fanghi da depurazione, oltre 90mila tonnellate prodotte ogni anno negli impianti di CAP.

Ma si tratta solo del punto di partenza: secondo i calcoli effettuati dai tecnici di CAP, la Città metropolitana di Milano potrebbe recuperare 40milioni di metri cubi di biogas, dai quali si trarrebbero 24milioni di metri cubi di biometano, mentre considerando l’intero territorio lombardo si potrebbero produrre 112.659.000 metri cubi di biogas da cui trarre 67.595.400 metri cubi di biometano, quelli che servono ad alimentare un parco di 204mila auto per una media di 10.000 km ciascuna. Cosa significa in termini di energia? Quasi 600 milioni di kWh all’anno.

“Sono numeri importanti, che potrebbero anche aumentare efficientando la raccolta differenziata della FORSU” aggiunge Andrea Lanuzza, direttore generale di Gruppo CAP ” La Regione Veneto, per esempio, oggi ne raccoglie 110kg all’anno pro capite, un dato leggermente superiore alla Lombardia. “Quota 110” consentirebbe di incrementare la produzione lombarda di biogas da rifiuti fino a oltre 156milioni di metri cubi, pari a quadi 100milioni di metri cubi di biometano. In questo caso, i km percorribili prima di consumarlo tutto sarebbero 2.210.118.756, oppure ci si potrebbero alimentare oltre 283mila automobili”.

In Regione Lombardia sono presenti 65 impianti per il compostaggio dei rifiuti
11 si trovano nella Città metropolitana di Milano, 7 impianti di digestione anaerobica e 7 impianti per il trattamento integrato anaerobico/aerobico. Il biometano (e il biogas in generale) è una fonte rinnovabile programmabile e quindi, a differenza degli impianti solari ed eolici, un impianto a biometano può essere “acceso” quando vi è necessità, per compensare, per esempio, le fluttuazioni dovute all’aleatorietà delle altre fonti rinnovabili. Infine, è possibile sfruttare le infrastrutture di trasporto e stoccaggio esistenti, minimizzando il sostenimento di ulteriori costi infrastrutturali per la trasmissione e lo stoccaggio di energia elettrica che il prevalere di fonti rinnovabili non programmabili inevitabilmente richiede.

Gruppo CAP gestisce 5 impianti per la valorizzazione energetica del biogas da fanghi da depurazione (Bresso, Pero, Peschiera, Robecco e Sesto San Giovanni) e gestirà con la Biopiattaforma di Sesto 1 impianto per il trattamento della FORSU. In particolare, la Biopiattaforma, è un esempio di innovazione tecnologica e di compatibilità ambientale: vero esempio di simbiosi industriale, unisce infatti depuratore e termovalorizzatore in un’unica entità a zero emissioni di Co2.

Gruppo CAP è la realtà industriale che gestisce il servizio idrico integrato sul territorio della Città metropolitana di Milano secondo il modello in house providing, cioè garantendo il controllo pubblico degli enti soci nel rispetto dei principi di trasparenza, responsabilità e partecipazione.
Attraverso un know how ultradecennale e le competenze del proprio personale coniuga la natura pubblica della risorsa idrica e della sua gestione con un’organizzazione manageriale del servizio idrico in grado di realizzare investimenti sul territorio e di accrescere la conoscenza attraverso strumenti informatici.
Per dimensione e patrimonio Gruppo CAP si pone tra le più importanti monoutility nel panorama nazionale. Nel 2022 si è aggiudicato il premio Top Utility Ten Years come Utility italiana più premiata negli ultimi dieci anni.

www.gruppocap.it

To decarbonise homes: EU policies will benefit low-income households across Europe. European Green Deal policies to increase energy renovations and the uptake of clean heating in homes, combined with a smart recycling of carbon pricing revenues, would reduce energy cost and increase the disposable income of low-income households, a new study finds.

The study, by the Institute for European Energy and Climate Policy (IEECP) and commissioned by the European Climate Foundation (ECF), analysed the impacts of EU measures to reduce greenhouse gas emissions from buildings on energy poverty in 10 Central, Eastern and Southern EU countries. It found that the EU Green Deal could deliver a fairer society by giving energy poor households the opportunity to live in energy efficient homes and access to clean and affordable heating. The ten countries covered by the analysis are: Bulgaria, Czechia, Greece, Hungary, Italy, Poland, Portugal, Romania, Slovakia and Spain.

“Our research documents that, if well-designed, the EU Renovation Wave, which is part of the EU Green Deal, can cut low-income households’ energy costs by a third. Introducing three policies simultaneously – minimum energy performance standards for buildings, a phase out on the sale of fossil fuel boilers and a carbon price for heating fuels – would result in the lowest energy costs and the highest disposable incomes in 2050 compared to implementing only one or two of the policies. To ensure low-income households reap the benefits described, substantial public funding is needed,” says Vlasis Oikonomou, IEECP’s Managing Director.

Data from the Energy Poverty Advisory Hub indicate that the number of energy-poor citizens in the EU is between 50 and 125 million people. These Europeans are unable to keep their homes adequately warm and this number is highly likely to rise given the outlook on energy prices.
The EU is increasingly targeting energy poverty in its policy action with a set of building legislation measures, notably the EU Renovation Wave, aiming for a massive renovation of buildings and eradicating energy poverty in the coming decade.
In the five scenarios modelled, IEECP finds that minimum energy performance standards to upgrade buildings to energy label E by 2033 and then to label D by 2040 could make low-income households’ energy bills on average 19% lower in 2050 across the ten countries analysed compared to when no additional policies are implemented1. Such standards would also improve their thermal comfort and health as lower income households tend to live in inefficient homes.
If the standards are introduced in combination with a phase-out of fossil fuel boilers, energy costs will be 30% lower on average compared to business-as-usual in 2050.
If no additional policies are implemented to decarbonise Europe’s buildings, the EU will fail to reach its climate targets and low-income households in the ten countries will be spending on average 19% more on energy than they do now while being left out of the energy transition.

“The study released today is the first of its kind to specifically map the impacts of EU building policies on the lowest income quintile groups at national level, providing clear policy recommendations to address potential adverse effects”, adds Oikonomou.

(1) It should be noted that the study was conservative on the perspective of price rise for both energy and ETS CO2 prices, the expected impacts can then be higher.

IEECP is a non-for-profit, independent research foundation working, since 2015, on science-based climate change mitigation, energy efficiency and renewable energy policy, with an international interdisciplinary team of experts generating and disseminating scientific knowledge.
We work closely with EU institutions, international organisations, national, regional and local governments, think-tanks, NGOs, academics and the business world to lead the transition to climate neutrality and to a sustainable energy future for various sectors. We build valued partnerships with renowned organisations from across Europe as we believe collaboration and creating a community helps carrying our ideas and results further, to shape, together, a low-emissions, resilient future. www.ieecp.org

IEECP’s report series “Study on the impacts of policies to decarbonise residential buildings on energy poverty in Central, Eastern and Southern Europe and mitigation strategies” and summary report “A socially-just EU Renovation Wave”

www.ieecp.org

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Schermo solare riduce consumi energetici. L’uso delle protezioni solari potrebbe ridurre il consumo di energia per il raffreddamento degli spazi negli edifici europei fino al 60% entro il 2050.
Costituiscono infatti una prima efficace soluzione nella lotta contro il surriscaldamento degli edifici e consentirebbero di evitare 100 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 e, al tempo stesso, un risparmio di 285 miliardi di euro.

È quanto è emerso da un nuovo studio scientifico condotto da Guidehouse, sul quale è intervenuta anche ES-SO, European Solar Shading Organisation – l’organizzazione ombrello per l’industria europea delle schermature solari di cui fa parte anche Dickson-Constant, affermando che la ricerca dimostra che c’è un urgente bisogno di schermature solari automatizzate per rendere gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico.
ES-SO chiede che l’obbligo di utilizzo delle schermature solari automatizzate venga emanato dalla Direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici (EPBD).

Dickson SWK6
Nel panorama delle schermature solari, il tessuto SWK6 di Dickson rappresenta una soluzione particolarmente efficiente e sostenibile per gli edifici pubblici e residenziali.
È infatti un vero condizionatore naturale perché, come tenda verticale, offre elevato comfort termico: in estate respinge il 94% del calore, riducendo così le spese relative alla climatizzazione e contribuendo a migliorare il bilancio energetico dell’edificio.
Inoltre, con un’apertura del 6% SWK6 lascia entrare la luce naturale nell’edificio controllando la luminosità e offre sia un eccellente contatto visivo con l’esterno sia un’ottima privacy all’interno. La sua microperforazione e la grana regolare garantiscono un buon filtraggio della luce, consentendo una riduzione del 30% dell’utilizzo dell’illuminazione artificiale.
Può essere utilizzato sia all’interno sia all’esterno ed è progettato per resistere alle intemperie perché, grazie alla sua costruzione in Rachel Trameur, SWK6 non teme lo strappo e sebbene sia il tessuto per schermi più sottile e leggero sul mercato, la sua resistenza è 5 volte maggiore della fibra di vetro. Inoltre, il suo esclusivo processo di spalmatura protegge i suoi colori dai raggi UV e dalle intemperie garantendo allo stesso tempo un’eccellente durata nel tempo.

I tessuti microforati SWK6 di Dickson sono utilizzabili anche come tessuti per pareti e soffitti tesi o persino come pannelli acustici; sono disponibili in 21 colori coordinabili con gli altri tessuti della gamma Sunworker e in due larghezze, 150 cm e 300 cm, e le sue prestazioni tecniche ed estetiche lo rendono adattabile a tutti gli spazi e a tutte le architetture.

La ricerca di Guidehouse: schermature solari vs aria condizionata
Il cambiamento climatico comporta ondate di calore più intense e durature e si stima che gli edifici che richiedono aria condizionata aumenteranno del 60%. Nel suo studio, Guidehouse, che agisce come consulente per i mercati pubblici e commerciali di tutto il mondo, ha analizzato l’impatto delle schermature solari rispetto all’utilizzo dell’aria condizionata negli edifici.
Le simulazioni e i vari scenari sono abbastanza definiti: se le schermature solari intelligenti venissero applicate prima del raffreddamento attivo (scenario preferito), dovremmo essere in grado di fermare la crescita degli edifici che richiedono aria condizionata da qui al 2050.

I risultati della ricerca condotta da Guidehouse mostrano che le schermature solari automatizzate hanno un impatto decisamente positivo e questo non solo sul pianeta, ma anche sulla società e sulle persone.

Il pianeta: una strategia di riduzione della CO2
Nello scenario auspicato dallo studio Guidehouse, da qui al 2050 possono essere evitate circa 100 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra (I fattori di CO2 sono in linea con l’EPBD Impact Assesment del 2021 e sono basati sul Climate Target Plan 2030 della Commissione Europea).
Questa riduzione di 100 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 è equivalente alle emissioni annuali di CO2 di 22 milioni di automobili.

Società: una strategia che si basa sul risparmio energetico
Le schermature solari possono ridurre del 60% l’energia utilizzata per il raffreddamento degli edifici dell’UE. Secondo lo studio, questo risparmio energetico (di circa 870 Terawattora di elettricità) è approssimativamente equivalente al consumo finale di energia della Spagna, che ha 47 milioni di abitanti.

Le persone: una strategia efficace dal punto di vista dei costi
Dalla ricerca emerge che le schermature solari sono un investimento molto più conveniente rispetto al raffreddamento attivo degli spazi, come l’aria condizionata, dato che questa soluzione potrebbe far risparmiare fino a 285 miliardi di euro da qui al 2050. Questa somma è simile al PIL di Paesi come la Finlandia e il Lussemburgo insieme.

Combattere il surriscaldamento degli edifici. L’impegno di ES-SO
Poiché secondo lo studio svolto da Guidehouse le schermature solari automatizzate sono quindi la migliore difesa contro il cambiamento climatico, ES-SO sta esortando i responsabili politici dell’UE a rendere le schermature solari obbligatorie ai sensi della direttiva EPBD, come prima soluzione nella lotta contro il surriscaldamento, prima dell’utilizzo del raffreddamento attivo come l’aria condizionata.
Anders Hall, Presidente di ES-SO: “Al giorno d’oggi, gli edifici sono i maggiori consumatori di energia in Europa. Consumano il 40% della nostra energia e sono responsabili del 36% delle emissioni di gas serra. I risultati della ricerca condotta da Guidehouse sono decisamente impressionanti e dimostrano un potenziale risparmio energetico fino al 60% sul raffreddamento interno degli edifici entro il 2050. Questo studio dimostra che non ci devono essere ulteriori ritardi e che le schermature solari devono essere visti come la prima soluzione per combattere il surriscaldamento degli edifici. Siamo in attesa di un futuro in cui gli edifici dovranno essere più resistenti al clima e meno dipendenti dall’energia”.

ES-SO è un’organizzazione no profit fondata a Bruxelles. Mira a promuovere l’impatto positivo delle schermature solari sulla gestione del clima interno degli edifici, sostenendo in tal modo gli ambiziosi impegni di efficienza energetica dell’UE. ES-SO funge da organizzazione ombrello per le associazioni professionali di schermature solari presenti nella maggior parte dei paesi membri dell’UE, tra cui Dickson-Constant. L’industria europea delle schermature solari impiega oltre 400.000 persone nei 27 Stati membri e genera un fatturato annuo di oltre 22 miliardi di euro. Con sede a Bruxelles, ES-SO è stata creata per garantire che la voce del settore venga ascoltata al fine di dare un contributo positivo agli obiettivi energetici dell’UE. ES SO è inoltre coinvolta in vari progetti dell’UE e agisce sia a titolo contributivo che di consulenza.

DICKSON è una azienda di punta nel settore dei tessuti tecnici, Dickson è oggi riconosciuto in tutto il mondo come leader nei tessuti per interni e per esterni fabbricati in Francia. Venduto con due marchi di punta – DICKSON® e SUNBRELLA® – i suoi prodotti sono richiesti da nomi di spicco del design, dell’architettura e della nautica.
Guidando la crescita del gruppo, l’innovazione consente a Dickson di diversificare le sue linee di prodotti offrendo un’ampia selezione di tessuti tecnici e di design per soddisfare le esigenze di miglioramento della casa. La sua attività copre ora quattro mercati: protezione solare, tessuti per indoor & outdoor, tessuti per la nautica e pavimentazione in tessuto.
Combinando tecnologia avanzata e originalità, lo stile Dickson è ora disponibile in oltre 110 Paesi in cinque continenti.
Nel 2019, Dickson-Constant è diventata una delle prime aziende tessili certificate ISO 45001 sui requisiti di salute e sicurezza sul lavoro.

www.es-so.com

www.dickson-constant.com

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Stati Generali Geotermia. L’energia rinnovabile dal calore interno della terra: ritardi normativi, stato di attuazione e prospettive reali future. Evento organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi, dalla Fondazione Centro Studi del CNG e dalla Piattaforma Geotermica.

Nell’ambito di un rinnovato impegno internazionale di rilancio delle politiche energetiche ed ambientali, anche alla luce del PNRR, la necessità di una indipendenza energetica è diventata la vera emergenza che l’Italia e l’Europa sono chiamati ad affrontare in tempi brevi.

La mancanza di una normativa nazionale per la posa in opera di impianti geotermici a bassa entalpia (per abitazioni unifamiliari e condomini), il limitato impiego di media e alta entalpia (centrali per la produzione di energia elettrica, tele riscaldamento e pompe di calore), i gravi ritardi accumulati rispetto al resto d’Europa, la mancanza di un Piano Energetico Nazionale che contempli il calore della terra come una delle più importanti risorse rinnovabili sia in termini di efficienza che di investimenti, sono solo alcuni degli argomenti oggetto di confronto tra politici, geologi, enti di ricerca, università e portatori di interesse in genere.

PROGRAMMA
09.00 – 09.10 | Apertura dei lavori
– Emanuele EMANI – Consigliere Consiglio Nazionale dei Geologi – Coordinatore Piattaforma Geotermia
MODERATORE

09.10 – 09.30 | Saluti istituzionali

08.30 – 09.00 | REGISTRAZIONE PARTECIPANTI
– Arcangelo Francesco VIOLO – Presidente Consiglio Nazionale dei Geologi
– Lorenzo BENEDETTO – Presidente Fondazione Centro Studi Consiglio Nazionale dei Geologi
– Roberto CINGOLANI – Ministro della Transizione Ecologica

09.30 – 11.30 | Sessione mattutina: Interventi tecnici

– Bruno DELLA VEDOVA – Presidente Unione Geotermica Italiana (UGI)
Lo straordinario contributo della GEOTERMIA per la sicurezza e transizione energetica
– Nunzia BERNARDO – Delegata Ricerca sul Sistema Energetico (RSE S.p.A.)
Potenzialità della geotermia nella transizione energetica: la ricerca di RSE
– Adele MANZELLA – Primo Ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) | Istituto di Geoscienze e Georisorse
CNR e geotermia tra tradizione e innovazione
– Gennaro NIGLIO – Direttore Sviluppo e Innovazione GSE S.p.A.
Geotermia a bassa entalpia: gli strumenti a supporto e il potenziale stimato per Roma Capitale
– Nicolandrea CALABRESE – Responsabile Laboratorio efficienza energetica Edifici e Sviluppo Urbano del Dipartimento Unità per l’Efficienza Energetica ENEA
Il quadro energetico nazionale. Il ruolo degli impianti geotermici a pompa di calore verso l’indipendenza energetica
– Andrea DINI – Istituto di Geoscienze e Georisorse (CNR), in rappresentanza del Tavolo Nazionale Materie Prime Critiche e Gruppo di Lavoro Mining
Il litio dalla geotermia: una nuova opportunità

11.30 – 13.00 | Tavola rotonda: IL RUOLO DELLA GEOTERMIA TRA LE ENERGIE RINNOVABILI
– Giulia APOLLONIO – Giornalista RAI-Tg2
MODERATORE

INTERVENGONO
– Ilaria FONTANA – Sottosegretario Ministero Transizione Ecologica *
– Riccardo FRACCARO – Componente 10ª Commissione permanente (Attività produttive, commercio e turismo) – Camera dei Deputati
– Mauro COLTORTI – Presidente 8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni) – Senato della Repubblica *
– Ruggiero QUARTO – Componente 13ª Commissione permanente (Territorio, ambiente, beni ambientali) – Senato della Repubblica
– Cristiano ANASTASI – Componente 10ª Commissione permanente (Industria, commercio, turismo) – Senato della Repubblica
– Carlo DOGLIONI – Presidente Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
– Alessandro BALBONI – Assessore del Comune di Ferrara ai Rapporti Unife, Ambiente
– Maria SICLARI – Direttore Generale dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA)
– Giuseppe IIRITANO – Presidente del Comitato Promotore del Protocollo ITACA e Dirigente del Settore Lavori Pubblici della Regione Calabria
– Maurizio DELFANTI – Amministratore Delegato Ricerca Sistema Energetico (RSE S.p.A.)
– Andrea RIPA di MEANA – Amministratore Unico Gestore dei Servizio Energetici ( GSE S.p.A.) *
– Giorgio ZAMPETTI – Direttore Generale di Legambiente
– Luca ROSSINI – Responsabile Operations & Maintenance Geotermia Enel Green Power

13.00 – 14.30 | PAUSA PRANZO

APC: ai Geologi partecipanti alla sessione pomeridiana saranno riconosciuti n. 4 crediti formativi
14.30 – 14.45 | Apertura dei lavori
Paolo SPAGNA – Consigliere Consiglio Nazionale dei Geologi e Vicepresidente Fondazione Centro Studi CNG
MODERATORE

14.45 – 17.30 | Sessione pomeridiana – INTERVENTI TECNICI
– Paolo CERUTTI – Coordinator of the EFG Panel of Experts on Hydrogeology – European Federation of Geologists (EFG)
Il quadro della geotermia in Europa
– Aurelio CUPELLI – Manager Rete Geotermica
Geotermia a zero emissioni, il suo contributo alla decarbonizzazione del sistema elettrico italiano
– Lorenzo SPADONI – Presidente Associazione Italiana Riscaldamento Urbano (AIRU)
Potenzialità del teleriscaldamento in Italia
– Moreno FATTOR – Presidente Associazione Nazionale Impianti Geotermia Heat Pump (ANIGhp)
Geotermia a bassa entalpia abbinata alla decarbonizzazione e possibile diffusione sul territorio
– Loredana TORSELLO – Responsabile Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche (Co.Svi.G.)
Il ruolo della geotermia nella diffusione e potenziamento delle comunità energetiche rinnovabili: integrazione fra sistemi e risorse
– Rimsky VALVASSORI – Componente Area Tematica CNG – Materie Prime ed Energia
Il ruolo del professionista nella progettazione integrata in ambito geotermico
– Domenico SAVOCA – Presidente Associazione Nazionale Ingegneri Minerari (ANIM)
L’esperienza normativa delle Regioni
– Davide PEGORARO – Responsabile Comacchio S.p.A. – Main Sponsor
Perforazioni geotermiche: tecnologie e sviluppi

17.30 – 18.30 | CHIUSURA LAVORI

COMITATO SCIENTIFICO
Emanuele Emani – Consigliere CNG e Coordinatore Piattaforma Geotermia Consiglio Nazionale dei Geologi
Paolo Spagna – Consigliere CNG. e Vicepresidente Fondazione Centro Studi CNG
Gennaro Niglio – Direttore Sviluppo e Innovazione – Gestore dei Servizi Energetici (GSE)
Nunzia Bernardo – Delegata Ricerca sul Sistema Energetico (RSE)
Nicolandrea Calabrese – Responsabile Laboratorio efficienza energetica negli Edifici – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA)
Adele Manzella – Delegata geotermia del Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR
Fabio Minchio – Tesoriere, delegato Associazione Italiana Condizionamento dell’Aria Riscaldamento e Refrigerazione (AICARR)
Moreno Fattor – Presidente Associazione Nazionale Impianti Geotermia Heat Pump (ANIGhp)
Domenico Savoca – Presidente Associazione Nazionale Ingegneri Minerari (ANIM)
Gino Longo – Presidente Associazione Nazionale Idrogeologia e Pozzi d’Acqua (ANIPA)
Alberto Stella – VicePresidente Associazione Nazionale Imprese Specializzate Indagini Geognostiche (ANISIG)
Stefano Chiarugi – Presidente Ass.ne Acque Sotterranee
Luca Alberti – Delegato Associazione Internazionale Idrogeologi (IAH Italia)
Gabriele Ponzoni – Geologo past Segretario Federazione Europea Geologi (FEG)
Remo Giulio Vaudano – Consigliere Consiglio Nazionale Ingegneri
Lorenzo Spadoni – Presidente Associazione Italiana Riscaldamento Urbano (AIRU)
Silvia Delorenzi – Delegata Associazione Italiana Riscaldamento Urbano (AIRU)
Angelo Artale – Direttore Generale Federazione Industrie Prodotti Impianti Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni (F.IN.CO.)
Anna Danzi – Delegata e Vice Direttore Federazione Industrie Prodotti Impianti Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni (F.IN.CO.)
Bruno della Vedova – Presidente Unione Geotermica Italiana (UGI)
Renato Papale – Consigliere Unione Geotermica Italiana (UGI)
Emiliano Bravi – Presidente Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche (Co.Svi.G)
Loredana Torsello – Delegata Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche (Co.Svi.G)
Dario Bonciani – Delegato Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche (Co.Svi.G)
Giovanni Esposito – Presidente Consiglio Nazionale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati
Antonio Perra – Consigliere delegato Consiglio Nazionale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati
Ciro Spinicchia – Consigliere delegato
Fiorenzo Fumanti – Delegato ISPRA – Dipartimento per il Servizio Geologico d’Italia
Enrico Maria Guarneri – Delegato ISPRA – Dipartimento per il Servizio Geologico d’Italia
Luca Maria Puzzilli – Delegato ISPRA – Dipartimento per il Servizio Geologico d’Italia

Giovedì 16 Giugno 2022 – dalle ore 09.00 alle ore 18.30
Roma – Piazza Montecitorio, 131 – Hotel Nazionale, Sala Capranichetta

www.cngeologi.it

programma

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Rafforzare filiera idrogeno strategico per il rilancio economico e la transizione ecologica. I player energetici e della chimica chiedono un quadro normativo certo per l’idrogeno

Si è tenuta la Conferenza “Idrogeno: iniziative di sviluppo per la mobilità sostenibile e l’industria. La leva del PNRR e dei piani di ricerca e innovazione per lo sviluppo della filiera” promossa dal World Energy Council (WEC) Italia e dall’Associazione Italiana di Ingegneria Chimica (AIDIC) in collaborazione con BolognaFiere Water&Energy e Globe Italia.

L’industria dell’energia e della chimica italiana è pronta allo sviluppo della filiera dell’idrogeno, strategica per il rilancio economico e per la transizione energetica del Paese, ma chiede un quadro normativo chiaro e stabile. Questo, in sintesi, il messaggio lanciato nel corso dell’incontro, patrocinato da Assessorato all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti del Comune di Roma, H2IT, Università di Roma La Sapienza e Università di Pisa, e realizzato in partnership con IVECO Group, Kew Technology, Nextchem, RINA e Snam, che rappresenta anche la prima tappa di avvicinamento alla seconda edizione di HESE – Hydrogen Energy Summit&Expo (Bologna, 12-14 ottobre 2022).

Ha aperto la giornata di lavori Paolo D’Ermo, Segretario Generale WEC Italia, che ha dichiarato “la filiera dell’idrogeno è tra le piattaforme tecnologiche su cui bisogna investire da subito in ricerca e sviluppo per preparare un’opzione strategica di diversificazione e decarbonizzazione dei consumi energetici dell’Italia. Momenti di confronto come quelli di oggi vogliono raccogliere e trasmettere ad istituzioni e stakeholder nazionali tecnologie e soluzioni che le eccellenze dell’industria energetica e chimica italiane già stanno sviluppando e possono mettere a disposizione”.

Si è proseguito con l’intervento del Presidente AIDIC, Giuseppe Ricci, che ha definito il Convegno l’occasione per fare il punto sullo status e sulle prospettive dell’idrogeno; fornendo informazioni tecniche dovutamente supportate, e permettendo ai partecipanti di conoscere i punti di vista del mondo industriale, accademico e istituzionale. “Lo sviluppo del vettore idrogeno richiede la definizione di un modello di funzionamento che includa produttori, distributori e consumatori, senza dimenticare le interconnessioni con le infrastrutture. È necessario lavorare ad un sistema regolatorio nuovo ed acquisire sempre maggiore dimestichezza con le tecnologie ad idrogeno. La costruzione di hydrogen valley rappresenta in questo senso in buon punto di partenza”.

Sono quindi intervenuti Alberto Dossi, Presidente H2IT, che ha evidenziato come sia necessario sviluppare un quadro regolatorio chiaro e stabile che permetta di programmare gli investimenti e consolidare la filiera dell’idrogeno; Matteo Favero, Presidente Globe Italia, che ha ricordato l’importante lavoro di collaborazione tra l’associazione e WEC Italia sui temi della transizione ecologica e i prossimi appuntamenti in programma; e l’Assessore all’Ambiente, all’Agricoltura e ai Rifiuti del Comune di Roma, Sabrina Alfonsi, che ha evidenziato come i nuovi vettori, fra cui l’idrogeno, siano fondamentali per una metropoli come Roma che ha tra i suoi obiettivi la sostenibilità del sistema trasporti.

Stefano Besseghini, Presidente ARERA, ha introdotto le tavole rotonde con un video messaggio che ha affrontato in modo articolato il tema, a partire dal lavoro che si sta portando avanti a livello Comunitario sulla regolamentazione nell’ambito della revisione del pacchetto Gas. Il Presidente ha anche affermato che lo sviluppo del “sistema idrogeno” è un percorso da affrontare senza indugi da parte delle autorità di regolazione per consentire uno sviluppo su larga scala del settore, anche in ottica di diversificazione e sicurezza degli approvvigionamenti.

La prima tavola rotonda, dedicata alla mobilità sostenibile per la transizione ecologica e moderata da Paolo D’Ermo, ha visto la partecipazione di Giacomo Rispoli (MyRechemical), Michele Ziosi (IVECO Group) e Ginevra Rossetti (RINA). Il confronto tra gli interlocutori è partito dalla presentazione, da parte di Agostino Cavanna (AIDIC), del position paper sulla mobilità ad idrogeno recentemente redatto dall’Associazione. Come emerso dallo studio, la decarbonizzazione dei trasporti pesanti può ricevere un notevole impulso dall’uso dell’idrogeno e il comparto è pronto, con soluzioni applicabili già nel breve periodo. L’adeguamento del quadro legislativo resta un aspetto imprescindibile per la messa a terra dei progetti, che potranno ricevere un notevole impulso dallo sviluppo delle hydrogen valley e dalle soluzioni del waste to energy.

Per la seconda tavola rotonda hanno preso la parola rappresentanti del mondo accademico – Paolo De Filippis dell’Università La Sapienza – imprenditoriale – Dina Lanzi di Snam e Stefano Cocchi di Kew Technology – e associativo – Andrea Pisano di AIDIC – moderati da Piergiorgio Rosso di AIDIC. Gli speaker si sono confrontati sull’attuale scenario di produzione ed usi industriali dell’idrogeno, tra iniziative e nuove prospettive, dando spazio a innovazioni tecnologiche e impiantistiche, nonché al tema della miscelazione nelle reti di trasporto gas.

Luigi Crema (H2IT) ha moderato la terza ed ultima sessione, dedicata al tema “Ricerca e piani di sviluppo strategico per l’idrogeno”. Dal confronto tra Giorgio Graditi (ENEA), Michele de Nigris (RSE), Romano Borchiellini (Energy Center del Politecnico di Torino), Romano Giglioli (Università di Pisa) e Stefano Campanari (Politecnico di Milano), è emerso come la ricerca sia la base su cui costruire sinergie con istituzioni e imprese per poter guardare con fiducia agli obiettivi di sviluppo della filiera sull’orizzonte 2030. Tuttavia, anche dal mondo della ricerca si è sottolineato il necessario contributo della regolamentazione e normazione tecnica affinché si possano diffondere le applicazioni innovative come quelle dell’idrogeno negli usi finali più diversificati.

Marcello Capra, Delegato SET Plan presso il Ministero della Transizione Ecologica ha concluso i lavori riassumendo spunti e novità emerse durante la giornata. Il PNRR non deve essere concepito come lo strumento per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità che abbiamo abbracciato a livello europeo, ma come un punto di partenza valido e leva funzionale che ci metterà sulla giusta via. Essenziale è costruire un quadro normativo solido in grado di assicurare la competitività dell’idrogeno e supportare la produzione. L’Ing. Capra ha poi ripercorso in modo articolato i diversi e numerosi strumenti nazionali e Comunitari che mettono a disposizione importanti fondi destinati alla filiera dell’idrogeno sottolineando come queste rappresentino un’opportunità per le competenze industriali e tecnologiche dell’Italia nel settore.

La registrazione integrale dell’evento sarà disponibile sul sito HESE

www.hese.it

Decreto Energia passo avanti per accelerare le installazioni fotovoltaiche contro il caro bollette e una indipendenza dalle fonti fossili. La Solar Belt per impianti nei pressi delle aree industriali e la Linea diretta per andare “oltre” il tetto delle industrie per chi consuma più energia

ITALIA SOLARE esprime grande soddisfazione e apprezzamento per l’approvazione di alcune norme in linea con le proprie proposte, contenute nel decreto legge 17/2022 (Decreto Energia), finalizzate all’individuazione di aree immediatamente idonee per l’installazione di impianti fotovoltaici che possano anche beneficiare di iter autorizzativi semplificati (“Solar Belt”), e alla migliore valorizzazione dell’energia fotovoltaica autoconsumata (“Linea diretta”).

“Le Commissioni attività produttive e ambiente hanno approvato alcuni emendamenti al decreto energia che renderanno più semplice e conveniente installare impianti fotovoltaici, un passo in avanti importantissimo verso la riduzione delle bollette e della dipendenza energetica dall’estero oltre che ovviamente per partire finalmente con un piano reale e promettente di riduzione delle emissioni climalteranti”, commenta Paolo Rocco Viscontini, presidente di ITALIA SOLARE.

Con la norma della Solar Belt vengono dichiarate immediatamente idonee all’installazione di impianti fotovoltaici, purché senza vincoli culturali, le aree, anche agricole, adiacenti (entro 300 metri) ai centri di consumo di energia per uso produttivo, quali gli impianti industriali e le zone a destinazione industriale, artigianale e commerciale. Su queste aree sarà sufficiente depositare al Comune una semplice Dichiarazione asseverata di inizio lavori (DILA) per installare impianti fino a 1 MWp. Rimanendo nel limite di 3 km dalle aree produttive la potenza installabile con PAS ed esenzione da screening in assenza di vincoli sale a 20 MWp se in modalità agri-voltaica(1). Per gli impianti di taglia superiore sarà necessaria l’Autorizzazione Unica.

Questa norma appare particolarmente utile per favorire la realizzazione di impianti per autoconsumo a servizio delle imprese, consentendo ad esse di disporre di energia a costi bassi e non volatili.
Sono inoltre dichiarate subito idonee le aree adiacenti alla rete autostradale e ai siti nella disponibilità dei gestori di infrastrutture ferroviarie e delle società concessionarie delle autostrade.

Viene inoltre allargato l’uso della PAS per autorizzare gli impianti fotovoltaici fino a 20 MWp su terreni industriali, cave e discariche recuperate che si colleghino alla rete anche in AT (prima sussisteva il solo riferimento alla MT che di fatto limitava la PAS ai 10 MWp). È stata inoltre introdotta l’esenzione dalla verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale per gli impianti fino a 20 MW non ricadenti in aree ambientalmente sensibili.

“La disponibilità di queste aree per il fotovoltaico – aggiunge Rocco Viscontini – può produrre un’accelerazione del processo di diffusione delle Comunità energetiche rinnovabili, con estensione dei benefici alle famiglie e alle amministrazioni pubbliche”.

Nella stessa direzione va un’altra norma, anche questa coerente con le proposte di ITALIA SOLARE e approvata in Commissione, che permette alle imprese di realizzare impianti a fonti rinnovabili a terra per autoconsumo con un collegamento tramite linea elettrica privata lunga fino a 10 km (“Linea diretta”), purché su aree nella disponibilità delle stesse imprese. La realizzazione di impianti in autoconsumo tramite linea elettrica privata appare particolarmente interessante per le imprese energivore, che potranno risparmiare considerevolmente non solo a livello di quota energia ma anche per il fatto di non dovere usufruire per l’energia autoconsumata dei servizi di trasporto e dispacciamento dell’energia

ITALIA SOLARE ringrazia i parlamentari che hanno tradotto in norma alcune delle proprie proposte, prospettate anche alle Commissioni attività produttive e ambiente nell’audizione dello scorso 11 marzo, e auspica che le norme vengano confermate dal Parlamento, anche verificando la coerenza tra tutti gli emendamenti approvati.
L’Associazione ritiene utile che il Governo vigili ora sulla concreta applicazione di queste e altre norme introdotte a sostegno delle rinnovabili, emani velocemente i provvedimenti attuativi dei decreti legislativi sulle fonti rinnovabili e sul mercato elettrico, e attivi un monitoraggio degli effetti di tutte le disposizioni inerenti le fonti rinnovabili, con lo scopo di individuare eventuali criticità o esigenze di ulteriori interventi.

ITALIA SOLARE è un’associazione di promozione sociale che sostiene la difesa dell’ambiente e della salute umana supportando modalità intelligenti e sostenibili di produzione, stoccaggio, gestione e distribuzione dell’energia attraverso la generazione distribuita da fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaico. Promuove inoltre la loro integrazione con le smart grid, la mobilità elettrica e con le tecnologie per l’efficienza energetica per l’incremento delle prestazioni energetiche degli edifici.
“ITALIA SOLARE è l’unica associazione in Italia dedicata esclusivamente al fotovoltaico e alle integrazioni tecnologiche per la gestione intelligente dell’energia”.

www.italiasolare.eu

Da crisi extraprofitti a petrolieri. Dall’inizio del conflitto in Ucraina, le compagnie petrolifere hanno guadagnato almeno 3 miliardi di euro di extra-profitti dalla vendita di diesel e benzina in Europa, come dimostra la nuova analisi commissionata da Greenpeace Central and Eastern Europe.
Nel solo mese di marzo, l’industria petrolifera ha incassato una media di 107 milioni di euro di entrate extra al giorno (94 dalla vendita di diesel e 13 da quella di benzina), mentre i cittadini di tutta Europa sono stati vessati da aumenti senza precedenti del costo dei carburanti.
In Italia le entrate extra delle compagnie petrolifere nel mese di marzo sono state in media di 387,5 milioni di euro, pari a 12,5 milioni al giorno (10,4 dalla vendita di diesel e 2,1 da quella di benzina).

Sebbene i prezzi del greggio siano aumentati da gennaio a marzo di 19,38 centesimi di euro al litro, l’aumento più significativo ha riguardato i prodotti raffinati come il diesel, che ha registrato +30/31 centesimi al litro, e +36,52 alle stazioni di rifornimento. Anche i prezzi della benzina hanno seguito un trend simile ma più debole.

L’analisi di Greenpeace mostra come le multinazionali del petrolio stiano sfruttando la situazione di crisi per assicurarsi enormi margini di profitto lungo la filiera, mentre la base media dei loro costi resta poco intaccata.

«È inaccettabile che mentre milioni di persone in Europa lottano contro l’aumento delle spese per carburante ed energia senza precedenti, le compagnie petrolifere stiano facendo salire i prezzi per trarre profitti record dalla guerra e dalla crisi energetica che loro stesse hanno contribuito ad alimentare», dichiara Federico Spadini, campagna trasporti di Greenpeace Italia. «L’Unione Europea deve fermare chi sta approfittando della situazione e tassare questi enormi profitti, utilizzando le entrate ottenute per sostenere le famiglie più colpite e accelerare la transizione del settore dei trasporti verso forme di mobilità sostenibile e indipendente dal petrolio».

Il governo italiano ha già adottato una tassa sugli extra-profitti, che però deve essere rivista e migliorata perché è troppo timida sul contributo richiesto (appena il 10 per cento degli extra-profitti) e poco focalizzata sulle aziende dei combustibili fossili, che alimentano il conflitto in corso.
Greenpeace chiede inoltre alla Commissione UE di condurre un’indagine sui recenti aumenti dei prezzi dei carburanti per verificare che non siano dovuti ad accordi di cartello o di fissazione dei prezzi, e alle aziende dell’oil&gas di rendere pubblica l’entità degli extra-profitti accumulati.

Nonostante circa il 70 per cento del petrolio consumato in Europa venga usato per i trasporti, l’Unione Europea ha ignorato il settore nella bozza del piano REPowerEU per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia.
È invece necessario intraprendere da subito misure per potenziare il trasporto pubblico ed elettrico, vietare i voli a corto raggio che hanno già un‘alternativa ferroviaria, finanziare la mobilità sostenibile nelle città e mettere fine alla vendita delle auto con motore endotermico.
Gli sconti alla pompa di benzina non bastano per uscire da una crisi destinata a ripresentarsi fintanto che non elimineremo la dipendenza europea dai combustibili fossili.

www.greenpeace.org

approfondimento

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True cost of Big Oil’s profits: Trillions in unpaid health and environmental costs. BP, Eni, Repsol, Shell, and TotalEnergies have paid back just 5% of the trillions in societal and environmental debt.

Europe’s five biggest oil majors pocketed €47 billion in 2021 – mostly in profit for shareholders and management – taking their total profits to €850 billion since 1993, a new study into Big Oil’s unpaid societal and environmental debt shows.

The study, carried out by Profundo on behalf of T&E, shows that BP, Eni, Repsol, Shell and TotalEnergies are responsible for huge societal costs through pollution, deteriorating public health and carbon emissions, totalling a whopping €13 trillion. They have paid back a mere 5% of this in corporate taxes, the study reveals, leaving a mountain of unpaid costs at the door of society. With fuel prices at record highs and consumers facing a cost of living crisis, now is the time for the oil companies to pay back, says T&E.

Sofie Defour, climate manager at T&E, said: “While oil majors’ shareholders and managers have pocketed nearly a trillion euros over the past 30 years, they have left destruction in their wake. And it is ordinary people who are paying for it. With fuel prices soaring, it’s time for Big Oil to pay back its debt to society”.

The Rio Summit in 1992 was the first time that countries agreed to act on sustainable development and by this time there was no doubt that oil companies were fully aware of their impact on the planet. T&E has therefore used the years since as a timeframe for Big Oil’s debt to society using a number of measures.

The study finds that between 1993 and 2020:
– Europe’s five biggest oil producers have been responsible for around 13% of global CO2-equivalent emissions [1].
– The five oil companies were responsible for an estimated €9 trillion in unpaid health costs from air pollution.
– They were responsible for unpaid carbon costs of an estimated €4.2 trillion [2].
– Unpaid damage would be far higher when the costs of deforestation, human rights and indigenous population destruction are taken into account.
Shareholders and management were the major beneficiaries of this lack of societal responsibility. Between 1993 and 2020, €622 billion was distributed to the shareholders in the form of dividends and share buybacks. Managers of these five companies made over €2 billion in this timeframe. With soaring energy prices this year, shareholder and management profits will have grown significantly.

The oil majors have paid back a meagre 5% of the €13 trillion in societal damage through corporate taxes. In comparison, fuel taxes that are paid for by drivers at the pumps were in some cases over three times larger than the corporate tax paid by the five companies. Consumers have therefore been paying for external costs like health and pollution, while the oil majors have lined their pockets.

As Europeans face rising inflation – particularly at the pumps – Big Oil continues to profit. T&E calls on governments to help to alleviate the cost of living crisis and for oil companies to pay for the pollution they are responsible for.

For years Big Oil has sought to control the conversation on climate change legislation with Europe’s oil majors spending almost €4 billion worldwide in lobbying and an additional €3 billion in advertisements since 1993, the study shows.

Sofie Defour concludes: “This is not just about fairness. Big Oil is increasingly trying to dictate the pace of climate change mitigation. They seek to portray themselves as key actors in the transition by spending huge sums of money on lobbying and advertisements. Yet a legacy of unpaid oil debt shows that they are only interested in profits. Politicians must close their doors to Big Oil.”

[1] From scope 1, 2 and 3 emissions. Scope 3 emissions refer to the emissions associated with the fuel that is burnt, for which companies should take full responsibility and disclose. When companies trade oil, this will also contribute to their scope 3 emissions, but this also means that there is double counting of the emissions.
[2] In various jurisdictions, carbon costs have been introduced. These costs form the start of a mechanism of pricing of externalities and to use the market price to reduce GHG emissions by companies and/or industries. Industries generate Scope 1 (operations), Scope 2 (sourcing) and Scope 3 (the use of the products sold) emissions. Fuel for cars, trucks, shipping, and all other road vehicles has to date not been included in the EU’s carbon tax. This means the majority of the oil majors’ emissions have not been included in the main carbon emission pricing mechanism. The study therefore estimates how much the companies should have paid in carbon taxes if all of their emissions were to be included in the EU’s carbon market.

www.transportenvironment.org