Category: Energia

Green fuels kill biodiversity. EU fails to address deforestation from palm and soy biofuels in update to green fuels law.

In the final trilogue negotiations on the EU’s Renewable Energy Directive (RED), the EU drastically increased its target for renewables in transport from 14% to 29% (1).
Negotiators also included an obligation on EU states to include electricity in their energy quotas for transport. However, a focus on quantity over quality will see a big role of damaging biofuels in Europe’s future energy mix.
The Council and Commission’s failure to support a rapid phase out of soy and palm oil biofuels is a disaster for forests, says T&E.

Biofuels
Despite a push from the biofuels lobby to increase the role of crop-based biofuels, the cap will remain at 2020 levels and their use remains optional for member states. However, the Commission and Council rejected the EU Parliament’s proposal to immediately phase out palm and soy biofuels, which are heavily linked to the clearance of forests and conversion of peatlands.

On soy, the EU Commission is now tasked with reviewing the delegated act on high deforestation risk biofuels this year. Similarly, on palm, instead of an immediate phase-out, the Commission will assess the possibility of accelerating its removal from EU renewable energy targets.

Barbara Smailagic, Fuels Policy Officer at T&E, said: “The EU had a chance today to stand up for forests by ending the use of palm and soy biofuels now. It has failed. But with a review still to come this year, the Commission has a chance to put this right. Every day it delays the removal of palm and soy biofuels from its green fuels law, hundreds of football pitches worth of forest are lost.”

Renewable electricity
Currently most EU states simply require oil companies to blend so-called renewable liquids like ethanol or biodiesel to meet renewable energy targets. The update to the RED deal now includes an obligation on EU states to include electricity in their energy quotas for transport. This important change alters the balance of a law which previously only favoured biofuels and will mean that the oil industry is now going to have to finance renewable electricity in transport, says T&E.

Geert Decock, Electricity & Energy Manager at T&E, said: “Following the revision of the RED, oil companies can comply by supplying renewable electricity. While this won’t grab the headlines, this represents a sea change in Europe’s fuel politics. Instead of a green fuels law focused on blending for a combustion engine age, we now have a green fuels law that reflects the future of electric mobility.”

RFNBOs and advanced biofuels
Decision makers agreed on a combined sub-target of 5.5% for advanced biofuels and hydrogen and e-fuels – so-called Renewable Fuels of Non-Biological Origin (RFNBOs). A 1% binding target for RFNBOs is a major innovation for supplying more sustainable fuels to the transport sector, especially in helping to decarbonise aviation and shipping. However, the other 4.5% could be completely covered by advanced biofuels, which would drive up demand for unsustainable feedstocks like forestry residues (tree tops, branches, etc.) and manure from industrial livestock farming.

Transport & Environment‘s (T&E) vision is a zero-emission mobility system that is affordable and has minimal impacts on our health, climate and environment.
Since we were created 30 years ago, T&E has shaped some of Europe’s most important environmental laws. We got the EU to set the world’s most ambitious CO2 standards for cars and trucks but also helped uncover the dieselgate scandal; we campaigned successfully to end palm oil diesel; secured a global ban on dirty shipping fuels and the creation of the world’s biggest carbon market for aviation – just to name a few.
Credibility is our key asset. We are a non-profit organisation and politically independent. We combine the power of robust, science-based evidence and a deep understanding of transport with memorable communications and impactful advocacy.
Our staff in Brussels, Rome, Madrid, Berlin, Warsaw and London collaborate with our 63 national member and supporter organisations in 24 countries across Europe. All together our members and supporters represent more than 3.5 million people.
We coordinate the International Coalition for Sustainable Aviation (ICSA), which has observer status at the International Civil Aviation Organisation (ICAO) and are members of the Clean Shipping Coalition (CSC), which has observer status at the International Maritime Organisation (IMO).
We hold a seat on the board of ECOS, and are members of the Green 10 group of European environmental NGOs, Agora Verkehrswende, the Platform for Electromobility, the Coalition for Energy Savings, the Renewable Grids Initiative and the Electrification Alliance.

www.transportenvironment.org

Il sole per il Centro Cash di Sassari. SMARTEFFICIENCY per FOTOVOLTAICO. Il sole della Sardegna per il centro di distribuzione alimentare Ho.Re.Ca. dedicato ai clienti professionali di hotel e ristoranti

BFWE 2023 BolognaFiere Water&Energy, a Roma il primo Forum Fuels Mobility. Il 10 e 11 maggio BFWE porterà nella capitale, presso l’ex Gazometro Eni, l’intero settore per un confronto sulle nuove tecnologie a disposizione e sulle possibili integrazioni di tutti i vettori energetici, alla luce dei nuovi obiettivi ambientali europei

“Trasporti e mobilità al centro della transizione energetica”
Il mondo della mobilità e dei trasporti si prepara a una due giorni intensa di convegni e tavole rotonde, in cui esponenti politici di rilievo, esperti, imprese e associazioni del settore, organizzazioni pubbliche e private, si confronteranno sulle sfide ed opportunità legate alla transizione energetica e alla decarbonizzazione del settore.

Il 10 e 11 maggio 2023 si svolgerà infatti, presso il contesto architettonico del Gazometro Ostiense ENI a Roma (Via del Commercio, 9/11), il primo Forum Fuels Mobility, l’evento convegnistico biennale all’insegna dell’innovazione tecnologica che, a partire da quest’anno, si alternerà alla manifestazione fieristica prevista nel 2024 a Bologna.
Il Forum è promosso da BFWE – BolognaFiere Water&Energy, joint venture fondata da BolognaFiere, uno dei principali player italiani del mercato fieristico, e Mirumir, società che, da oltre venti anni, promuove e organizza iniziative espositive e convegnistiche sui temi dell’energia e dell’innovazione tecnologica.
L’evento è realizzato in collaborazione con Assogasliquidi-Federchimica, Assopetroli-Assoenergia e Unem.
Saranno due giorni dedicati alla trasformazione della mobilità e della rete di distribuzione carburanti, in cui l’intero settore si confronterà sulle nuove tecnologie a disposizione e sulle possibili integrazioni di tutti i vettori energetici. Verranno esaminate le normative di riferimento, il contesto geopolitico, le opportunità e le strategie di crescita economica, di tutela ambientale e sociale del settore.

“La mobilità e i trasporti sono fondamentali nel processo di transizione energetica. Il nuovo regolamento Ue vieterà dal 2035 la vendita di auto e furgoni con motori benzina e diesel, con l’obiettivo intermedio di ridurre del 55% le emissioni per le auto e del 50% per i furgoni entro il 2030 fino a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Il settore deve gestire questa transizione al meglio, senza pregiudizi, e anzi trasformarla in nuove opportunità tecnologiche, economiche, sociali e lavorative”, commenta Paolo Angelini, Amministratore Delegato BFWE, sottolineando che “ricerca, innovazione, sostenibilità sono le parole chiave del Forum Fuels Mobility”.

Va in questa ottica la scelta della location dell’evento, l’ex Gazometro di Roma, dove Eni sta procedendo al progressivo recupero delle aree industriali e alle opere di bonifica per creare un vero e proprio “Distretto dell’Innovazione” con aree dedicate allo sviluppo e alla sperimentazione per l’innovazione nel campo delle nuove energie, anche con la partecipazione di altre imprese, start up, università e centri di ricerca.

Nella prima giornata sono previsti interventi istituzionali di primo piano sui nuovi scenari energetici e ambientali nell’attuale contesto geopolitico. Sono stati invitati il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e il Commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni. Seguiranno tavole rotonde, con aziende e associazioni del settore carburanti, elettrico e idrogeno, sulla sfida della decarbonizzazione dei trasporti e su come la logistica si adatta e risponde a tale sfida. Per l’apertura del secondo giorno è stato invitato il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. Molti i temi trattati da associazioni e aziende durante le tavole rotonde a seguire: si parlerà di “Fuels rinnovabili”, trasporto pubblico e commerciale, tecnologie per la mobilità sostenibile, logistica, costi di approvvigionamento per le aziende e di rifornimento per i consumatori. La due giorni si chiuderà con una tavola rotonda sulla tema della ristrutturazione della rete carburanti, alla quale è stato invitato Massimo Bitonci, Sottosegretario del Ministero dell’Imprese del Made in Italy e coordinatore dell’apposito tavolo interministeriale.

BFWE e le manifestazioni in programma a ottobre
BFWE costituita nel 2021, intende sviluppare un progetto imprenditoriale che contribuisca alla conoscenza e alla condivisione delle tematiche connesse al valore economico e sociale dell’acqua, dell’energia e delle nuove applicazioni tecnologiche. BFWE gestirà, dal 11 al 13 ottobre 2023, sette manifestazioni dedicate alla transizione ecologica che si svolgeranno in contemporanea nel quartiere fieristico di Bologna.

ACCADUEO – manifestazione biennale internazionale dedicata alla filiera del settore idrico (www.accadueo.com);
CH4 – evento nazionale dedicato allo sviluppo della filiera di metano e biometano (www.ch4expo.it);
ConferenzaGNL – evento internazionale dedicato alla filiera del GNL (www.conferenzagnl.com);
Dronitaly – fiera italiana di riferimento per il settore dei droni per uso professionale (www.dronitaly.it);
Fuels Mobility – evento nazionale dedicato alla trasformazione della mobilità e all’evoluzione della rete di distribuzione (www.fuelsmobility.com);
HESE – Hydrogen Energy Summit&Expo – manifestazione nazionale dedicata allo sviluppo della filiera dell’idrogeno (www.hese.it);

Forum della Geotermia – alle manifestazioni già consolidate da quest’anno si aggiunge l’evento convegnistico dedicato alla geotermia, risorsa rinnovabile fondamentale per accelerare il processo di transizione energetica.

– BYinnovation è Media Partner di BFWE

www.bfwe.it

Stay warm Save energy: Insulating EU homes could reduce energy demand by 44%, saving up to 777 TWh. A new study released by BPIE (Buildings Performance Institute Europe) shows that improving the insulation of existing residential buildings in the EU would significantly contribute to securing the bloc’s energy independence and achieving the EU target of reaching climate neutrality by 2050.

Improved insulation of EU residential buildings would result in a reduction of energy demand for heating in buildings by 777 TWh, or 44% compared to 2020: 46% in gas savings, 44% in heating oil savings and 48% in coal savings.

“The results speak for themselves,” says Oliver Rapf, BPIE Executive Director. “Buildings must be treated as vital infrastructure contributing to EU energy security and climate neutrality. Deep renovation should be one of the EU’s highest priorities facing the energy crisis.”

In this analysis, BPIE modelled two renovation scenarios until 2050: The 2% Renovation Scenario and the Full Renovation Scenario.

The 2% Renovation scenario – following the goal renovation rate prescribed by the European Commission in the Renovation Wave Strategy – assumes that a 2% renovation rate is reached by 2030 and remains at that level until 2050. The Full Renovation scenario assumes that after 2030 the average renovation rate (now at 1%) will continue to grow at the speed needed to renovate all existing residential buildings before 2050.

The analysis shows that achieving a stable 2% renovation rate is insufficient to achieve EU climate goals and significantly contribute to energy independence. Under this scenario, 30% of buildings will be left unrenovated by mid-century and 235 TWh of potential final energy savings will be wasted.

To fully benefit from the savings potential (777 TWh), the entire residential building stock must therefore be renovated.

To reach EU climate neutrality goals by 2050, this means the current renovation rate of 1% must be at least doubled by 2030, reach 3% by 2035, and 4% by 2040.

Achieving this level of ambition means that EU building policies must carefully align short-term actions with long-term needs and ambitions.

“Building renovation activity must seriously ramp up in this decade,” continues Rapf. “The final negotiations of the EPBD in the coming months should define deep renovation as the standard and agree renovation requirements which deliver on this standard, are fair and backed by attractive financial support for all who need it.

The report concludes that the EPBD recast should require that financial programmes and advisory services prioritise projects achieving deep renovations. Minimum Energy Performance Standards (MEPS) should be designed on a differentiated basis according to ownership structure, and focus on worst-performing buildings across all segments first. Even in a step-by-step approach, all renovations and especially the first step should pull the building out of the worst-performing category. Public funds including emergency relief, recovery funds and subsidy schemes should all be designed towards supporting deep renovations of buildings. Member States should not wait for a ban of fossil fuel boilers to be introduced by the EPBD, and should stop fossil fuel subsidies immediately.

BPIE (Buildings Performance Institute Europe) is Europe’s leading centre of expertise on decarbonising the built environment, providing independent analysis, knowledge dissemination and evidence-based policy advice and implementation support to decision-makers in the public, private, and non-profit sectors. Founded in 2010, BPIE combines expertise on energy efficiency, renewable energy technologies, and health and indoor environment with a deep understanding of EU policies and processes. A not-for-profit think-tank based in Brussels and Berlin, our mission is to make an affordable, carbon-neutral built environment a reality in Europe and globally.

– BYinnovation is Media Partner of BPIE

www.bpie.eu

report

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FER2 chi l’ha visto? Così salta l’innovazione collegata allo sviluppo delle rinnovabili. L’Italia pagherà un conto salato in termini di competitività ed occupazione.

«La crisi energetica prosegue, i costi in bolletta diventano sempre più insostenibili e il Governo, che ora è nel pieno delle sue funzioni sulle rinnovabili è fermo. – ha dichiarato il presidente del Coordinamento FREE, Livio de SantoliIl FER2, che attendiamo da ben 1.228 giorni, 10, ore e 37 minuti (aggiornamento alle 10:00 del 20 dicembre 2022) è di nuovo incagliato e dopo il passaggio in Conferenza Unificata, non se ne è saputo più nulla. Il provvedimento che dovrebbe finanziare le tecnologie rinnovabili innovative è scomparso e nell’ultima versione conosciuta è assolutamente da rigettare se no le affosserà definitivamente».

«L’eolico off shore galleggiante, una grande occasione industriale per l’Italia, continuerebbe ad avere un contingente d’incentivazione insufficiente di 3,8 GW, con una tariffa base di 180 €/MWh, senza chiarimenti sulla gestione degli oneri di realizzazione delle infrastrutture di connessione, che gravano pesantemente sui costi di costruzione della tecnologia floating, caratterizzata da distanze dalla terraferma tali da prevedere la realizzazione di sottostazioni di trasformazione anch’esse necessariamente di tipo galleggiante. – continua la nota del Coordinamento FREE – Tutto ciò potrebbe avere conseguenze pesanti, decretando la scomparsa dell’eolico floating dal panorama italiano e generare un gap tecnologico e produttivo con le altre nazioni difficilmente colmabile in futuro».

«Sulle biomasse solide la riduzione del 3% delle tariffe poste a base d’asta negli anni successivi all’anno 2022 è punitiva per queste rinnovabili, per le quali, dal punto di vista dello sviluppo tecnologico, cinque anni rappresentano un periodo di tempo molto limitato. Questa riduzione è da portare all’1%. Oltre a ciò è necessario non fare confusione tra le tecnologie del biogas e quella delle biomasse solide scindendo i contingenti tra le due rinnovabili e aumentandoli. – prosegue Livio de Santoli – Le matrici utilizzate per la produzione e le tecnologie di trasformazione energetica per biogas e biomasse solide sono diverse, possiedono dinamiche di mercato differenti e che influenzano la sostenibilità economica degli investimenti. Perciò la loro coesistenza all’interno di una stessa procedura potrebbe determinare criticità in termini competitivi tra le due tecnologie e il meccanismo delle offerte di ribasso potrebbe avvantaggiare l’una o l’altra a seconda delle dinamiche di mercato delle materie prime. Sarebbe preferibile allora, avere un contingente limitato ma dedicato, che nel caso delle biomasse solide proponiamo sia di 250 MW. Infine è necessario correggere l’esclusione dei sottoprodotti della lavorazione del legno per la produzione di semilavorati e imballaggi in legno, che devono essere inclusi per avviare una vera economia circolare anche in questo settore».

«Le cose non vanno meglio per la geotermia per la quale si riscontra una sproporzione assurda dei contingenti, tra impianti tradizionali nuovi o in rifacimento con 250 MW e impianti a tecnologie innovative (reiniezione totale e altri) solo 60 MW. È necessario che almeno gli impianti innovativi a emissioni zero abbiano lo stesso contingente di quelli tradizionali nuovi. – prosegue il presidente del Coordinamento FREE, Livio de Santoli – Per gli impianti a emissioni zero e innovativi occorre una proroga di almeno 36 mesi sui tempi di realizzazione delle centrali che oggi sono interamente e letteralmente “mangiati” dai ricorsi. Per le ulteriori innovazioni, come i sistemi a iper-loop e per gli scambiatori in pozzo occorrono tariffe non inferiori a 250€/MWh, mentre per gli impianti di piccola taglia inferiori al MW occorre che lo stato si riappropri delle autorizzazioni semplificate, del tutto disattese dalle regioni. Questi impianti non hanno necessità di un incentivo perché possono inserirsi nel contesto delle comunità energetiche».

«Per quanto riguarda il solare termodinamico le tariffe incentivanti sono assolutamente incongruenti con i costi attuali, tenendo conto dei forti aumenti dei materiali e dei servizi: avere solo 200 euro/MWh per gli impianti da 5 MW fino a 15 MW farà sì che non ci sarà nessun investitore. È necessario aumentare del 50% i valori, portando, per gli impianti superiori a 5MW, l’incentivo da 200 a 300 euro/MWh. Risulta poi strano che si vogliano incentivare impianti solari termodinamici di piccola taglia con potenza inferiore a 300 KW, che non esistono più sul mercato italiano. I costruttori italiani, infatti, producono le turbine necessarie per la tecnologia solare termodinamica, della dimensione minima di 600 kW, ma consigliano, per la economicità dell’impianto, una taglia non inferiore ad 1 MW. Il Governo deve tener conto delle vere economie di scala, senza le quali sarà impossibile far decollare questa tecnologia tutta italiana, col risultato di dover comprare le componenti altrove, invece che dare spazio e possibilità di lavoro alle imprese italiane».

«Circa gli impianti alimentati a biogas è necessario che si abolisca la proposta periodica delle tariffe che è in contrasto con la previsione di una loro diminuzione annuale prefissata, prevista in misura pari al 3%. Quindi è sicuramente da abolire per tutte le tipologie di produzione che hanno dei costi di approvvigionamento delle materie prime. Per quanto riguarda la condizione di distanza dalla rete gas imposta per la realizzazione di nuovi impianti di biogas è necessario tenere conto che il costo di allaccio alla rete di trasporto del gas naturale già ad una distanza di 1,5 km è almeno di circa 2 milioni di euro, con forti aumenti nel caso sia necessario superare particolari ostacoli naturali o antropici ed è quindi assolutamente insostenibile per tutti gli impianti fino a 300 kW. Per cui è necessario escludere da questo vincolo almeno agli impianti fino a 300 kW. Oltre a ciò è necessario tenere conto della congiuntura.
Le condizioni relative all’alimentazione degli impianti previste dal decreto sono molto penalizzanti per i piccoli impianti e rischiano inoltre di creare tensioni inflazionistiche per i sottoprodotti. È necessario quindi abbassare la quota minima di sottoprodotti a un livello del 70%, livello che consente di conseguire un elevato risparmio di emissioni.
Infine relativamente agli impianti esistenti a biogas, per i quali il decreto prevede un regime di prosecuzione della produzione a determinate condizioni è necessario prevedere dei criteri minimi relativi all’alimentazione degli stessi impianti meno stringenti di quelli di nuova costruzione, perché tali impianti non sono necessariamente soggetti al rispetto dei requisiti di sostenibilità in quanto entrati in esercizio quando tali requisiti non erano. Vorrei ricordare che la revisione della direttiva fonti rinnovabili (la RED3), oggi in discussione in sede comunitaria, esclude la retroattività di questi requisiti».

«È un elenco d’osservazioni, quello fatto dai nostri soci che è sconfortante per il sistema Paese – conclude il presidente del Coordinamento FREE, Livio de Santoli – Oggi tutto il mondo sta puntando sulle rinnovabili e l’Italia attende da quattro anni un decreto per poter sviluppare l’innovazione in campo energetico sulle rinnovabili con soluzioni che ci potrebbero chiedere da tutto il Pianeta ed il FER2 è ancora incagliato su questioni facilmente risolvibili.
Se si continuerà ad agire con questi tempi, oltre la questione legata al clima, si pagherà un conto salato, visto che abbiamo una buona fetta di Pil legata alla realizzazione delle tecnologie per le rinnovabili, anche in termini d’occupazione ed economia.
Inoltre, ultima osservazione: perché anche questo Governo non vuole confrontarsi con gli operatori di mercato, i soli che potrebbero dare informazioni utili su strumenti e metodi di sviluppo industriale?».

Il Coordinamento FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) è un’Associazione che raccoglie attualmente, in qualità di Soci, 24 Associazioni in toto o in parte attive in tali settori, oltre ad un ampio ventaglio di Enti e Associazioni che hanno chiesto di aderire come Aderenti (senza ruoli decisionali) ed è pertanto la più grande Associazione del settore presente in Italia. Il Coordinamento FREE ha lo scopo di promuovere lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nel quadro di un modello sociale ed economico ambientalmente sostenibile, della decarbonizzazione dell’economia e del taglio delle emissioni climalteranti, avviando un’azione più coesa delle Associazioni e degli Enti che ne fanno parte anche nei confronti di tutte le Istituzioni.

www.free-energia.it

PropTech Monitor PoliMI. L’ecosistema PropTech, analisi e trend dall’Italian PropTech Monitor del Politecnico di Milano.

Sono stati presentati il 16 dicembre presso l’Aula Magna del Politecnico di Milano gli ultimi risultati dell’analisi sul livello di digitalizzazione del settore real estate in Italia, condotta dall’Italian PropTech Network (IPN) del Politecnico di Milano.
Il convegno Italian PropTech Monitor, arrivato alla sua V edizione, si è aperto con un punto di vista europeo portato dal Chairman della European PropTech Association, Dirk Paelinck.
L’attenzione delle istituzioni europee oggi è concentrata sull’attrarre investimenti per incrementare la sostenibilità ambientale dell’ambiente costruito proprio attraverso la digitalizzazione.
A seguire, il gruppo del Politecnico di Milano, guidato dai professori Stefano Bellintani e Andrea Ciaramella e dalla dott.ssa Chiara Tagliaro, ha delineato le tendenze dell’ecosistema PropTech italiano, commentando i risultati dell’indagine annuale di IPN.

Monitor
I dati, presentati da Silvia Leoncini e Alice Paola Pomè, pongono l’attenzione sul protagonista della giornata, l’Italian PropTech Monitor (IPM).
Lo strumento di IPN è arrivato a contare un totale di 273 aziende PropTech, mostrando un continuo incremento e un progressivo consolidamento del fenomeno in Italia.
Un nuovo cluster si aggiunge ai quattro già definiti negli anni scorsi, il ConTech (Construction Technology), che aggrega le soluzioni del settore delle costruzioni.
L’indagine annuale a cui ha partecipato il 25% delle 273 PropTech Italiane rivela che le PropTech nel nostro Paese sono realtà di piccole dimensioni (l’80% sono realtà di massimo 20 componenti), giovani (70% dei componenti sono Gen-Y), prevalentemente maschili (65% dei componenti uomini) e collaborative (1 PropTech su 2 ha avviato collaborazione con altre PropTech e aumenta la collaborazione con gli operatori più tradizionali). Le PropTech italiane risultano lavorare nella fase di gestione del ciclo di vita (40% dei rispondenti), principalmente offrendo servizi di Property management, Asset management e Facility/Workplace management. Pur avendo un connotato fortemente italiano (il 70% dichiara di avere strategie di espansione in Italia), il 28% delle PropTech rispondenti sta pianificando un’espansione in Europa.

“Interessante porre l’accento sul fatto che Il PropTech italiano”, dice Alice Paola Pomé, dottoranda del Politecnico di Milano che collabora con IPN nell’ambito della sua ricerca, “sta rivoluzionando i processi e i prodotti del real estate grazie all’introduzione principalmente di tecnologie come “Big Data Analytics”, “IoT” e “Artificial Intelligence”.

Concorda anche Daniele Levi Formiggini, Head of Real Estate – Neprix (sponsor dell’evento), che sostiene che “le nuove tecnologie delineano una profonda trasformazione del real estate e del modo in cui nel prossimo futuro progetteremo, costruiremo, gestiremo e commercializzeremo gli immobili”.

L’intervento di Veronica Soriano, Head of International Relations Italian Metaverse Association, spinge il pubblico a immaginare il futuro dello spazio, guardando a un real estate virtuale. Un nuovo luogo dove non si incontrano barriere fisiche, dove si parla di digital possession e dove si creano delle community.

L’attenzione di Maurizio Bernardo, Chairman di Assofintech, si concentra sull’importanza di fare ecosistema, annunciando un futuro evento proprio in collaborazione con IPN tra PropTech, FinTech, InsurTech e ConTech.

Infine, a commentare i risultati di IPM, è intervenuto Massimo Bollati, Direttore trasformazione digitale – Agenzia del Demanio, mostrando come anche gli enti pubblici italiani stanno virando verso nuove forme di digitalizzazione dei loro sistemi.

IPN Italian PropTech Network nasce all’interno di REC, Real Estate Center del Politecnico di Milano, un hub di innovazione e conoscenza dedicato al mondo Real Estate, animato dalle idee dove processo metodologico e sapere strutturato facilitano la circolazione di opportunità e ricerche.
L’Italian PropTech Network costituisce una piattaforma dove il sapere accademico del Politecnico di Milano incontra le aziende del settore del Real Estate presenti sul territorio italiano per uno scambio sinergico di innovazione e crescita.
In linea con la mission del Politecnico di Milano, IPN si prefigge l’obiettivo concreto di contribuire e supportare l’intero sistema italiano: siamo al servizio dei player italiani del real estate, supportati dalle ricerche del PropTech monitor.

italianproptechnetwork

Energia in Deco Industrie. SMARTEFFICIENCY per POWER QUALITY a Bagnacavallo. In questo stabilimento si producono oltre 53 milioni di flaconi l’anno.
I prodotti sono detergenti per piatti a mano (anche in busta ecoricarica), candeggine, WC disgorganti, detergenti grandi superfici, detergenti per piccole superfici, additivi bucato lavatrice (anche in busta ecoricarica), delicati e bucato a mano, ammorbidenti (anche in busta ecoricarica).
Gli impianti di produzione comprendono miscelazione automatizzata detersivi liquidi, 13 soffiatrici PE e 6 PET e 1 macchinario per il riciclaggio della plastica, 6 linee di confezionamento nei diversi formati completate da pallettizzatori automatici.

Investimenti nei rifiuti. WAS Report: in Italia il comparto è in forte crescita, con un valore della produzione nel 2021 di 13,1 miliardi di euro, in aumento dell’11% e con un EBITDA di 2 miliardi (+17%).

Corrono gli investimenti nel settore dei rifiuti in Italia, come non era mai avvenuto in precedenza: valgono in Italia oltre 900 milioni (+59,6% rispetto all’anno precedente) sfruttando anche la scia delle opportunità derivanti dal PNRR.
Ma il waste aumenta anche in termini di valore della produzione aggregato, pari a 13,1 miliardi di euro (+11% sull’anno precedente), e un EBITDA di 2 miliardi (+17%).

È il quadro che emerge dal Was Report 2022 “La gestione dei rifiuti in Italia: attori, investimenti e scenari innovativi nel quadro del PNRR”, dedicato all’industria italiana della gestione dei rifiuti attraverso l’analisi dei player della raccolta, trattamento, smaltimento e selezione.

Il rapporto è stato presentato questa mattina a Roma da Alessandro Marangoni, ceo di Althesys e coordinatore del think tank Waste Strategy nel corso del convegno Rifiuti: investimenti, chiusura del ciclo e PNRR. “Il WAS Report – ha detto Marangoni – offre il quadro di un’industria italiana della gestione dei rifiuti sempre più dinamica e dal perimetro in continua evoluzione, evidenziato nel 2021 anche dalla crescita degli investimenti e del valore della produzione. Non mancano però le criticità che il settore si troverà ad affrontare. Tra le altre, quelle nel comparto Forsu, con l’introduzione di ‘impianti minimi’ e quelle derivanti dal regolamento UE sugli imballaggi, che favoriscono il riutilizzo a discapito del riciclo”.

La fotografia del settore
La corsa agli investimenti è sicuramente l’elemento principale che ha caratterizzato l’azione delle utility analizzate: nel 2021, l’ammontare complessivo raggiunge i 912 milioni di euro, con un incremento del 59,6% sul 2020, quando erano pari a 571,3 milioni di euro. Le aziende hanno puntato sul consolidamento delle attività, su nuovi impianti e mezzi, anche sulla scia delle opportunità derivanti dal PNRR. Nel 2021 i principali 124 top player, pubblici e privati, della raccolta, trattamento e/o smaltimento dei rifiuti urbani hanno registrato un valore della produzione aggregato di 10,26 miliardi di euro. È un aumento del 9% circa rispetto all’anno precedente, con diverse imprese che crescono a doppia cifra, grazie alla ripresa economica post-pandemia e all’ampliamento del perimetro delle attività di diversi player. Il settore è tradizionalmente polarizzato, con pochi grandi operatori e una miriade di piccole e medie imprese e si allunga la distanza, già molto consistente, tra il primo e l’ultimo esaminato: il valore della produzione della più grande sale da 1,2 a 1,3 miliardi di euro, mentre quello della più piccola scende da 7,7 a 7,6 milioni di euro. A segnare la variazione maggiore sono però le grandi multiutility (+14%) e gli Operatori del trattamento e smaltimento (+13%). Seguono Piccole e medie multiutility (+11%) e Piccole e medie monoutility (+8%). Operatori metropolitani e Operatori privati vedono invece la crescita minore, per entrambe di poco superiore all’1%.

Aumentano le operazioni straordinarie
Il settore del waste management sembra proprio essersi risvegliato l’anno scorso anche sulla base delle operazioni straordinarie censite: acquisizioni e fusioni sono aumentate nel 2021 del 67%, passando a 35 contro le 21 registrate nel 2020. Sono, nel 60% dei casi rilevati, acquisizioni volte a crescere al di fuori del core business o a consolidarsi lungo la filiera. Le iniziative hanno interessato per lo più il Centro Italia, ma per la prima volta sul podio si trovano anche quelle nazionali. Spiccano le partnership che mettono al centro l’innovazione tecnologica. Tra gli ambiti esplorati figurano, ad esempio, lo sviluppo commerciale del «waste-to-chemical», la valorizzazione degli pneumatici fuori uso per ottenere prodotti chimici ed energetici sostenibili e la pirolisi per il trattamento del plasmix.

Il comparto dei rifiuti speciali
Cresce l’interesse anche verso il mercato dei rifiuti speciali, che si mostra sempre più redditizio e dinamico. Sono numerose le aziende di waste management che hanno esteso il proprio perimetro di business degli speciali: ad oggi oltre un terzo delle imprese è attivo in questo comparto, che ha visto un aumento del 10,6% dei volumi. Trend positivo anche per la redditività nel 2021, con un EBITDA/VP medio del 16% per i maggiori 50 player e un valore della produzione aggregato di 2,77 miliardi di euro. La distribuzione geografica vede il 50% delle aziende operanti nelle regioni settentrionali, il 14% in quelle del Centro e il 36% nel Sud. In linea generale, cinque regioni annoverano da sole quasi due terzi dei player: 31 sui 50 totali.

I progetti del PNRR
A poco più di un anno dall’apertura dei bandi, inizia a delinearsi il quadro dei progetti presentati per il PNRR: sono complessivamente 1.080 le iniziative, di cui 835 hanno ricevuto un punteggio dal Ministero. I progetti censiti sono relativi agli impianti per il trattamento rifiuti presentati nell’ambito della Missione 2 “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, Componente 1 “Economia circolare e agricoltura sostenibile”. Gran parte dei progetti riguarda le Linee relative agli impianti di trattamento/riciclo dei rifiuti urbani provenienti dalla raccolta differenziata, e quelle degli impianti innovativi per il trattamento di materiali assorbenti ad uso personale (PAD), fanghi di acque reflue, rifiuti di pelletteria e rifiuti tessili. Sono concentrate per lo più nel Meridione. Nel primo caso, il 52%, infatti, è nel Sud e Isole, il 29% nel Centro e il restante 19% nel Nord Italia. Il Lazio, con 94 progetti, vede la maggiore concentrazione, seguito da Calabria e Sicilia. In generale, le aree di intervento includono il revamping o la costruzione di impianti di selezione e/o trattamento, di centri di raccolta, la riconversione di TMB e persino la riqualificazione di una discarica. Tra tutti, prevalgono gli impianti per il trattamento della Forsu, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani.
In conclusione, il WAS Report 2022 mostra un settore in rapido cambiamento, grazie a investimenti, aggregazioni e innovazione tecnologica. Molteplici sono i fattori che stanno trasformando le catene del recupero dei materiali, e tra queste vi sono da ricordare l’estensione del principio EPR in altre filiere, la nascita di nuovi sistemi di gestione e lo sviluppo di tecnologie di riciclo innovative.

Althesys è una società professionale indipendente specializzata nella consulenza strategica e nello sviluppo di conoscenza. Opera con competenze di eccellenza nei settori chiave di ambiente, energia, infrastrutture e utility, nei quali assiste imprese e istituzioni.
WAS – Waste Strategy è il think tank di Althesys dedicato all’analisi della filiera produzione-consumo del waste management e del riciclo con un approccio integrato, che unisce la prospettiva aziendale e industriale a una visione di sistema. Lo scopo è fornire un quadro unitario e proporre strategie d’impresa e politiche di sistema che integrino i diversi aspetti: ambientali, sociali, industriali, economici, normativi e tecnologici.
Superare approcci parziali e frammentati è infatti fondamentale per lo sviluppo del settore e per definire le policy migliori per il Paese.

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Nuovo ruolo Utilities di fronte ai nuovi bisogni del consumatore. L’energia non è più solo una commodity ma un servizio a 360° per soddisfare un mercato sempre più consapevole ed esigente.

Ognuno può fare la sua parte nella produzione e nell’adozione di politiche comportamentali di risparmio energetico: l’informazione per formare il cittadino, la tecnologia per sviluppare l’omnicanalità, bollette più comprensibili, investimenti sugli installatori tra i pillars emersi nel dibattito, del quale sono stati protagonisti:
– Massimo Bello – AIGET Presidente
– Michele Governatori – Energy Programme Lead ECCO think tank
– Aurora Viola – Head of Market Italy ENEL
– Giorgio Tomassetti – CEO Octopus Energy Italia
– Stefano Fumi – Progetto Energia PostePay
– Isabella Malagoli – Direttore Generale Hera Comm
– Valerio Marra – Chief of Commercial and Trading Acea
– Massimo Brizi – CEO NeN

Durante l’ottava edizione di Utility Day, l’evento di IKN Italy che rappresenta il punto di incontro della community italiana del settore Gas & Power, gli argomenti si sono focalizzati sulle conseguenze – sia lato consumatori che utilities – del caro bollette e sulle strategie che stanno mettendo in atto le aziende per venire incontro alle esigenze dei propri clienti.
In Italia sono già stati fiscalizzati circa 60 miliardi di euro di costi bollette, solo in piccola parte compensati dalle norme per il recupero degli extraprofitti: questa cifra rappresenta più dell’intero capitolo 2 del PNRR (quello della transizione ecologica). Secondo i piani del Green Deal europeo, che prima il Presidente Draghi e successivamente il Presidente Meloni – in occasione di COP27 – hanno confermato, in Italia nel 2030 quasi ¾ dell’elettricità saranno prodotti da rinnovabili, per lo più con costi solo fissi. Lo “shock bollette” sta avendo effettivi negativi anche sullo strumento delle garanzie in origine, in quanto i clienti con forniture verdi faticano a comprendere come mai anche a loro si applichi l’effetto gas.

Numerose le realtà che si stanno trasformando in auto-produttori: si stima che nel 2022 siano state installate il triplo di FER (Fonti Energia Rinnovabile) rispetto al ‘21, malgrado le norme sugli extraprofitti.

Come evolverà il modello di business?
Ovviamente le rinnovabili rappresentano il mezzo per uscire da questa situazione e dalle conseguenze dei rincari su imprese e famiglie: attualmente registriamo il 40% di produzione da fonti rinnovabili, solo quando si arriverà al 70% si potrà abbattere il costo in bolletta. L’obiettivo sarà raggiunto però solo nel 2030. Come velocizzare i tempi?
Tutti sono coinvolti in questo percorso: la diversificazione degli approvvigionamenti, già attuata dal Governo, la semplificazione della burocrazia e l’investimento sugli installatori. Quest’ultimo rappresenta un tema cruciale emerso più volte nel dibattito, in quanto la domanda supera in modo considerevole l’offerta. Anche i cittadini possono contribuire: basti pensare che in Italia ci sono 2 milioni di tetti disponibili e adatti per ospitare gli impianti. Nel fare ognuno la propria parte nel produrre energia, il sistema Italia diventerebbe più libero e competitivo.

La tecnologia sarà il principale driver non solo per informare il cittadino, ma anche per formarlo
Il volume dei consumi deve essere ridotto: il 30% dell’energia utilizzata dai clienti viene sprecata per un uso non corretto. Bisogna quindi intervenire sulla cultura dell’utente, modificandone le abitudini, rendendolo consapevole degli sprechi conseguenti ad abitudini errate. Ma anche le bollette devono diventare più comprensibili: l’autorità richiede trasparenza, ma quest’ultima non corrisponde alla semplicità.
Le utilities sono chiamate a uno sforzo comunicativo, valutando anche l’inserimento di nuove professionalità. L’omnicanalità gioca un ruolo strategico, in quanto il cliente deve essere libero di scegliere il canale e di cambiarlo durante il suo percorso. Inoltre, la comprensione del consumo e del controllo diventa il vero valore per l’utente, possibile solo attraverso la digitalizzazione dei servizi volta a migliorare la Customer Experience.

IKN Italy, leader nella creazione e sviluppo di contenuti, eventi e corsi di formazione BtoB, ha raggiunto nel 2022 il traguardo dei 35 anni. Credibilità, specificità, indipendenza e ricerca continua con i responsabili, C-Level d’azienda, sono gli elementi che distinguono e caratterizzano IKN nel mercato.

IKN Italy, Leader nella creazione e sviluppo di eventi e progetti di formazione rivolti ai professionisti d’azienda, festeggia nel 2022 il 35° anniversario. Credibilità, esperienza, indipendenza, know-how, innovazione e networking sono le parole chiave che caratterizzano l’azienda. Sin dalla sua nascita, IKN Italy è stata in grado di rispondere in modo tempestivo alle esigenze di un mercato in costante trasformazione. Il suo obiettivo principale: assicurare contenuti aggiornati e concreti per accompagnare il middle management nella sua crescita professionale.

Il nome racconta la mission e i valori di un’azienda che ha nel suo DNA la capacità di innovarsi e reagire in maniera tempestiva per affiancare le aziende nell’approfondimento e nella scoperta delle competenze e delle metodologie per essere competitive nel loro mercato di riferimento.
IKN è, infatti, l’acronimo di:

“I” come INSTITUTE: IKN Italy nasce da Istituto Internazionale di Ricerca, filiale italiana di IIR Holding. Grazie all’esperienza maturata dal 1987 ad oggi, è in grado di proporre sia tematiche di grande attualità e interesse che relatori di alto livello. La reale fotografia di IKN Italy la “scattano” i numeri di questi 35 anni: oltre 90.000 partecipanti, 25.000 aziende e 15.000 tra relatori e docenti; cifre che posizionano IKN Italy leader indiscusso nel suo settore.

“K” come KNOWLEDGE: ricerca continua e ascolto delle esigenze degli attori dei diversi mercati di riferimento garantiscono lo sviluppo di contenuti non standardizzati ma specifici, unici ed esclusivi.
I settori sui quali IKN Italy concentra la sua attenzione sono: Farmaceutico e Dispositivi Medici, Energy & Utilities, Sanità, Banca e Assicurazioni, Retail e GDO, Industrial, Logistica, Green & Sostenibilità, Marketing e Vendite, Project Management.

“N” come NETWORKING: gli eventi e le iniziative formative di IKN Italy sono delle occasioni di confronto per interagire in maniera dinamica, condividere esperienze concrete e sviluppare nuove opportunità di business.

– BYinnovation è Media Partner di Utility Day

https://www.utilityday.it

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Fotovoltaico regole semplici, complete e stabili; non necessita di incentivi! ITALIA SOLARE, in una lettera aperta indirizzata al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, al Ministro delle Imprese e del Made in Italy e per conoscenza al Presidente del Consiglio, chiede che per contrastare il caro energia si cessi con interventi a pioggia finalizzati solo a ridurre la spesa energetica.

“Sarebbe invece più utile – spiega Italia Solare – abbattere la spesa energetica solo ai più bisognosi, utilizzando le risorse così liberate per favorire soluzioni strutturali contro il caro-energia, come l’installazione di impianti fotovoltaici e la fornitura di energia da fotovoltaico”.

Tre le priorità per gli operatori del settore
1. agevolare la realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici, in particolare in autoconsumo, e le comunità energetiche, sia completando il quadro normativo, sia valutando misure di sostegno alle imprese produttive che si dotano degli impianti;
2. facilitare il trasferimento ai consumatori dell’energia prodotta da impianti fotovoltaici (e più in generale rinnovabili) già in esercizio poiché risulta essere la più economica;
3. applicare in modo equo e non discriminatorio il regolamento (UE) 2022/1854 del Consiglio del 6 ottobre 2022 relativo a un intervento di emergenza per far fronte ai prezzi elevati dell’energia, correggendo le storture generate da alcune disposizioni introdotte dal precedente governo. In particolare, i ricavi di mercato dei produttori ottenuti dalla produzione di energia elettrica siano limitati a un tetto massimo di 180 €/MWh nel periodo 1° dicembre 2022 – 30 giugno 2023.

A tal proposito ITALIA SOLARE manifesta forte preoccupazione sul provvedimento, inserito nella legge di bilancio, appena annunciato, che esclude dall’applicazione del cap gli impianti fotovoltaici incentivati. Si continua a non capire che gli impianti incentivati con il Conto Energia sono costati da 4 a 7 volte di più degli impianti attuali, mentre per la maggior parte degli impianti la somma incentivo + cessione energia, a causa del price cap a circa 60 euro/MWh, è compresa tra i 210 e i 310 euro/MWh, neanche 2 volte il price cap attualmente previsto nella legge di bilancio.

Non ultimo, ITALIA SOLARE sottolinea l’urgenza di una adeguata soluzione alla problematica della cessione del credito associata ai bonus edilizi che coinvolge numerosissime imprese del fotovoltaico.

ITALIA SOLARE è un’associazione di promozione sociale che sostiene la difesa dell’ambiente e della salute umana supportando modalità intelligenti e sostenibili di produzione, stoccaggio, gestione e distribuzione dell’energia attraverso la generazione distribuita da fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaico. Promuove inoltre la loro integrazione con le smart grid, la mobilità elettrica e con le tecnologie per l’efficienza energetica per l’incremento delle prestazioni energetiche degli edifici.
“ITALIA SOLARE è l’unica associazione in Italia dedicata esclusivamente al fotovoltaico e alle integrazioni tecnologiche per la gestione intelligente dell’energia”.

www.italiasolare.eu

lettera aperta